Scritta sulla soundtrack Cuore in me del musical Il gobbo di Notre Dame.
Cuore in me
CAPITOLO 22
Cuore,
che
Cuore
sei?
Cuore
in me
Sanji
guardò il proprio riflesso nello specchio, il suo
corpo ignudo aveva la pelle ingrigita e le ossa premevano contro la
pelle. Con
il coltello si tagliò alcune ciocche di capelli biondi,
facendoli cadere per
terra, le sentì solleticargli i piedi. Guardò il
proprio riflesso nello
specchio e deglutì rumorosamente, facendo muovere il pomo
d’Adamo.
“Cuore
in me che cosa sei? Ora sei vuoto e sento solo la mia
assenza.
Nami
o Robin, fino alla fine non hai saputo scegliere,
vero?” domandò con voce rauca. Un rivolo di sudore
gli solcò il viso, i suoi
occhi cerchiati erano arrossati.
“Un’assassina,
l’altra una vipera ricattatrice. E tu in
mezzo. Sciocco e stupido cuoco. Perché non hai saputo
scegliere?!” si gridò con
voce rauca.
Fuori
dalla finestra della sua camera risuonava il verso di
alcuni uccelli, il verso delle cicale si era fatto sempre
più forte insistente.
Sanji
strinse il manico del coltello che teneva in mano,
alzò il braccio sopra di sé e guardò
il proprio riflesso anche nella lama.
“Oh,
quasi dimenticavo. Quando prepari qualcosa la cosa più
importante è sempre l’atmosfera.
Questo
è l’ultimo atto, se non sarò perfetto
questa volta,
non lo sarò mai più.
Mi
sono sempre servito come il più delizioso e prelibato dei
piatti. Questa volta, sarò un tripudio. Che la vittima
sacrificale risplenda
più del sole” disse con voce febbricitante.
Avvicinò
una poltrona alla finestra, spingendola con un
rumore stridulo.
“Mia
moglie sta tornando con il medico per obbligarmi a
prendere le pillole. Devo sbrigarmi se voglio che trovi la
sorpresa” mormorò.
Controllò che la poltrona fosse illuminata e si
allontanò. Spostò lo specchio
in modo che fosse ritto davanti alla poltrona.
Teneva
gli occhi sgranati e faceva un sorriso isterico.
Si
accomodò nella poltrona e accavallò le gambe
sottili,
guardò il proprio riflesso. La luce del sole gli creava
un’aureola di luce
dietro la testa, facendogli splendere di riflessi dorati i disordinati
capelli biondi.
Si
mordicchiò le labbra fino ad arrossarle, sentiva le dita
sudate e il manico del coltello si era inumidito. Chiuse gli occhi,
concentrandosi sul proprio battito cardiaco, isolandolo dai rumori che
provenivano da fuori. Cercò di regolare il respiro e il
battito cardiaco, erano
entrambi accelerati.
“Cuore
mio, muoio per te.
Nami
non so se mi ricongiungerò a te o alla mia Robin. Mi
allontano da entrambe, perdendomi nella mia incapacità di
scegliere.
Una
cosa sola è sicura, rivedrò il piccolo Rufy molto
prima
di Marimo. Glielo
saluterò”
bisbigliò.
Strinse
con più forza gli occhi, corrugando la fronte,
imperlata da pallide goccioline di sudore. I suoi muscoli erano tesi e
le vene
del collo gli si erano gonfiate, pulsando.
Sanji
si conficcò il coltello nel collo, squarciando la
pelle pallida con uno schizzo di sangue vermiglio, che man mano,
colando sul
suo corpo, si tingeva sempre più di denso rosso-nerastro. Il
cuoco perse la
presa sul coltello che rimbalzò sulle sue gambe e cadde a
terra, con un clangore
metallico.
Il
cadavere rimase immobile mentre la luce del sole si
faceva via via più aranciata, man mano che si avvicinava il
tramonto.
“Amorino,
sono a casa” disse Robin, aprendo la porta.
Il
suo grido di terrore e disperazione risuonò per tutta la
villa.