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Autore: Gra Gra 96    05/07/2017    1 recensioni
E se i personaggi di Modern Family ricevessero una lettera dalla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?
Mitchell si alzò in piedi, assumendo la stessa posizione di quando si preparava a fare un’arringa davanti ai membri della giuria popolare. « Innanzitutto, perché mai avrebbero dovuto invitarci ad andare a Hogwarts, scuola di magia inglese, quando noi siamo di evidente nazionalità americana? E poi, perché non abbiamo ricevuto la lettera al compimento dei nostri undici anni, ma adesso? » chiese, con fare inquisitorio. « Non so, Cam, questa storia mi puzza di truffa. »
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Claire non ricordava di avere mai visto i membri della sua famiglia così agitati come il giorno della fantomatica partenza per Hogwarts – e per inciso, no, quella storia non la convinceva affatto. Sarebbe stata disposta a crederci solo quando si fosse ritrovata a sorseggiare succo di zucca in una chiassosa e maestosa Sala Grande, non prima.
Per prudenza, aveva anche imposto a Phil e ai ragazzi di non fare parola della faccenda con il resto della famiglia. Non sarebbe riuscita a tollerare le risatine di scherno di Mitchell o i rimbrotti di Jay su quanto fosse credulone suo genero. Così, per ogni evenienza, avevano annunciato a tutti di essere in partenza per un viaggio in roulotte lungo la costa orientale.
« Claire, dove ho messo la mia bacchetta?! » urlò Phil dal secondo piano.
La donna alzò gli occhi al cielo, prima di ribattere: « Non hai ancora una bacchetta, Phil! » E, in tutta sincerità, credeva proprio che non ne avrebbe mai posseduta una.
A interrompere il cinico flusso dei suoi pensieri fu Alex che scendeva le scale trascinandosi dietro un consunto trolley da viaggio. « Qualcuno si degna di spiegarmi come faremo ad arrivare alla stazione di King’s Cross a Londra in meno di due ore? »
Phil non rispose nulla, si limitò ad avvicinarsi alla moglie con aria furbetta, agitando nell’aria un fiammifero acceso. L’espressione di Claire si fece ancora più confusa.
« Useremo la Metropolvere! » annunciò baldanzoso. « Dal giorno in cui abbiamo ricevuto la prima lettera, intrattengo una corrispondenza formale con la professoressa McGranitt, così mi sono permesso di chiederle di collegare il nostro camino a quello del suo ufficio. Donna deliziosa, quella Minerva: autoritaria, dal piglio deciso ma sensuale. Proprio il mio tipo! »
Fu necessaria tutta la buona volontà di Claire per cancellare nel marito quell’aria sognante da lui assunta nel contemplare il suo tipo femminile ideale. Quando vi riuscì, l’orologio stava per scoccare le dieci, orario concordato con la vicedirettrice per la loro partenza.
Haley raggiunse trafelata la sala da pranzo, stremata dalla mole del suo set di valige color prugna. Indossava un grazioso abitino verde, colore appositamente scelto per essere coordinata con la bandiera del paese straniero. Claire scosse la testa, appuntandosi mentalmente di tenere una lezione alla figlia maggiore sulla non appartenenza dell’Irlanda al Regno Unito.
Una volta che furono tutti riuniti attorno al camino, Phil fece comparire dal nulla un vasetto contenente polvere volante. La distribuì solennemente tra i membri della sua famiglia, poi ne afferrò lui stesso una manciata e, fremendo dalla gioia, entrò nel cammino.
« Ufficio di Minerva McGranitt. » pronunciò chiaro e forte, scandendo bene le parole. Poi gettò la polvere volante ai suoi piedi e scomparve in un nugolo di fumo. Le tre donne non poterono esimersi dal lanciare un urletto di sorpresa.
« Allora è tutto vero! » esclamò Haley, strabuzzando gli occhi. « Credevo che fosse tutta una messinscena organizzata da papà per farci divertire. »
« Come sei stupida! » commentò Alex con tono saccente. « Per quanto solitamente non sia incline a credere ai fenomeni paranormali, da brava nerd quale sono ho sempre creduto nell’esistenza di Hogwarts e questa ne è la prova. »
E detto questo, imitò il padre e si dileguò tra le ceneri del caminetto. Haley fece lo stesso, pur ripetendosi in testa tutti i passaggi dell’operazione, preoccupata di dimenticare qualcosa di essenziale. Così, Claire assistette in silenzio allo spettacolo della sua famiglia che prendeva il volo verso un mondo di magia a cui la sua prepotente razionalità non le permetteva ancora di credere. Era tutta tremante, quando finalmente si decise a entrare nel camino, la polvere che le scivolava via dal pugno sudato. Nonostante l’agitazione, pronunciò correttamente: « Ufficio di Minerva McGranitt. » E via.
Fu solto a metà del viaggio che l’avrebbe condotta a sputare cenere sul tappetino della vicedirettrice che un terribile pensiero fece capolino nella sua testa. Luke. In quell’istante un ragazzo alto e dinoccolato si alzava dal letto e, ancora assonnato, si dirigeva in cucina per farsi preparare la colazione. Inutile dire che chiamò a lungo ma invano i membri della sua famiglia, che pensò subito ad un rapimento da parte di qualche gang malfamata, per imbattersi poi nel calendario. La data di quel giorno era sottolineata tante volte in rosso. 
« Ho capito! Sono partiti per Hogwarts e si sono dimenticati di me. » esclamò l’adolescente, incurvando leggermente le spalle. Gli sembrava assurdo e gli dispiaceva che anche suo padre non si fosse accorto della sua assenza, ma d’altronde, con tutta l’eccitazione che aveva in corpo, sarebbe stato strano il contrario. Recriminazioni a parte, adesso la cosa importante era trovare in fretta una soluzione, o sarebbe stato costretto a trascorrere il resto dei suoi giorni in una casa vuota e, cosa peggiore, senza nessuno che gli preparasse i pasti.
Guardò in giro alla ricerca di qualche indizio e il suo sguardo si fissò sul vasetto di polvere, ancora in bella mostra sul tavolino. Appurato che non bisognasse sniffarla, provò a lanciarla dentro il camino e quale fu la sua sorpresa quando si sollevarono delle fiamme alte e verdi.
Lasciandosi guidare dall’istinto, vi entrò e, avvolto da una sensazione di piacevole frescura che certo non si aspettava, disse ingenuamente: « Mondo della magia! »
E la Metropolvere lo trascinò chissà dove.
 
♦♦♦
 
Cameron non aveva intrattenuto una squisita corrispondenza con la professoressa McGranitt né tantomeno ricevuto il privilegio di viaggiare comodamente con la Metropolvere, ma aveva dato ancora una volta sfoggio della sua straordinaria abilità di organizzatore di eventi.
Aveva segretamente acquistato tre biglietti per Londra, progettando di trascorrervi una settimana intera prima della tanto agognata partenza per Hogwarts così da avere tempo a sufficienza per esplorare Diagon Alley da cima a fondo. E fu così che la famiglia Tucker-Pritchett trascorse indimenticabili pomeriggi di agosto a perdersi tra gli affascinanti scaffali del Ghirigoro, ad acquistare un improbabile manico di scopa - « E se nostra figlia avesse un innato talento per il Quidditch, Mitchell?! » - e a provare svolazzanti abiti da mago da Madama McClan - « Non trovi che il viola mi sbatta, Mitchell? Eppure va così di moda tra le streghe di oggi! ». Fu proprio durante una delle loro consuete passeggiate pomeridiane che al rosso avvocato sembrò di scorgere qualcosa di familiare nella direzione di Nocturn Alley, qualcosa che avrebbe giurato essere la fluente chioma di Gloria, la sua matrigna.
« Papà, questa situazione è già abbastanza strana così. Perché cerchi a tutti i costi di complicarla con l’aggiunta del nonno? » commentò Lily, scuotendo la testa.
« Sì, Mitch, rilassati. A quest’ora tuo padre sarà già seduto in poltrona in attesa della finale di campionato di domani. » disse Cameron, trattenendo una risatina. « Jay a Hogwarts, questa sì che sarebbe buona! » E risero tutti di gusto al pensiero del burbero capofamiglia che agitava infastidito la sua bacchetta nel tentativo di compiere la sua prima magia.
Certo non potevano neanche lontanamente immaginare che, proprio in quel comico frangente, la famiglia Pritchett al completo – Joe compreso – stava esplorando un caratteristico quanto malfamato negozio di Nocturn Alley, Magie Sinister. Jay era rimasto particolarmente affascinato da uno strabiliante aggeggio denominato “Armadio Svanitore”.
« Dannazione se questa è un’idea geniale! » stava appunto commentando ad alta voce, di fronte ad un visibilmente irritato signor Sinister. « Un armadio che fa sparire le cose e le fa riapparire dentro un altro armadio. Geniale! Sarebbe disposto a vendermi il brevetto? »
Il negoziante sembrava non avere affatto idea di cosa fosse un brevetto, ma non gliene sarebbe potuto importare di meno. Quell’insopportabile combriccola gli stava rovinando tutti gli affari della giornata. I suoi soliti acquirenti abbandonavano il negozio, insospettiti dall’eccessivo entusiasmo di quel vecchio babbano, oppure vi restavano come inebetiti ad ammirare la bellezza della moglie. Per non parlare del bambino più piccolo che non faceva altro che toccare tutto, col rischio di ammazzarsi e di farlo sottoporre ad un’inchiesta da parte del Ministero della Magia. E l’altro, il ragazzone dalla carnagione olivastra, continuava a chiedergli con insistenza di acquistare un filtro d’amore.
« Per la centesima volta: ti sembro forse un’insulsa fattucchiera che prepara filtri d’amore? Sparite tu e la tua lurida famiglia e lasciatemi lavorare in pace. » sbottò infine, esasperato.
Gloria non gliela fece passare liscia. « Cabron! Come osa insultare la mi familia? » esclamò furente, avvicinandoglisi minacciosa. Sinister si limitò annoiato a sfoderare la sua bacchetta.
A quel punto Jay decise che si era fatto già abbastanza tardi ed era ora di tornare all’albergo che aveva prenotato nella Londra babbana. Il giorno successivo si sarebbero dovuti svegliare presto per arrivare in tempo al Binario 11 e mezzo.
« Non ti sei neanche degnato di informarti, eh? Si chiama Binario 9 e ¾, lo sa persino Joe! »
E si voltò per chiedere conferma al fratellino, ma si accorse che non si trovava dietro di loro. « Vado a recuperarlo io. » propose, tornando sui suoi passi, ma si accorse ben presto che da Magie Sinister di Joe non c’era alcuna traccia. Il proprietario stava blandamente lucidando un calice d’argento, quando Manny gli chiese informazioni al riguardo.
« Quella piccola peste? Toccava tutto in continuazione. Non mi stupirebbe se fosse rimasto colpito da qualche maledizione, ad esempio gingillandosi con quella collana. »
A questa risposta ragazzo si fece di mille colori e lanciò al negoziante quello che presumeva essere il suo sguardo più minaccioso. In realtà gli conferiva più l’aria di un cucciolo abbandonato sul ciglio della strada in prossimità delle vacanze estive.
« Mi dica subito cosa ne è stato di mio fratello! » sbottò, battendo il pugno sul bancone, come aveva visto fare mille volte al suo patrigno. Si fece davvero male, ma trattenne le lacrime per un secondo momento. Fu in quel momento che gli occhi di Sinister andarono in direzione dell’imponente armadio che tanto aveva suscitato l’ammirazione di Jay.
« No, per favore, non mi dica che è andato a cacciarsi là dentro! » esclamò, costernato. « Per quello che ne sappiamo, l’armadio gemello potrebbe trovarsi ovunque nel mondo magico! »
« O anche nella casa di qualche babbano, per quanto ne sappiamo. Da decenni non se ne hanno più notizie. » furono le uniche confortanti parole che Sinister seppe rivolgere ad un Manny terrorizzato anche solo dal pensiero di quella che sarebbe stata la reazione di sua madre in merito. Fortuna che non aveva ancora imparato a usare la magia, o niente avrebbe potuto salvare il proprietario di Magie Sinister da una Maledizione Senza Perdono. 
  
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