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Autore: Napee    14/07/2017    2 recensioni
Il ragazzo si appoggiò pigramente con la schiena al muro, rilassando la sua posizione ed assumendo una posa ben poco elegante, ma nessuno osò fiatare a riguardo.
Vedeva milioni di volti semicelati sfilargli davanti senza davvero vederli, solo gli occhi restavano impressi. Quegli occhi che cadevano sempre sulla sua figura senza che lui lo volesse davvero.
Per un momento, si pentì di essersi presentato alla festa.
Gli accordi erano già stati presi senza il suo consenso, la sua presenza non era affatto richiesta, tuttavia gradita.
Presto gli si sarebbe parata davanti una giovane nobildonna, magari accompagnata dal padre, che avrebbe mostrato un fittizio interesse sulla sua vita sentimentale.
Sospirò frustrato di non avere l’opportunità di isolarsi da quel covo brulicante di serpi e potersi ritirare suonando la sua lira magari.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Robert Baratheon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.    Di melodie conosciute e lacrime di gioia

 

La notizia del matrimonio del principe ereditario e della principessa dorniana, fecero il giro del mondo, narrando dello sfarzo della cerimonia e decantando le prelibatezze servite ai nobili ospiti.
All’apparenza, i due sposi parevano raggianti.
Esternamente e caratterialmente, erano l’uno l’opposto dell’altra, ma parevano completarsi alla perfezione.
Laddove l’impulsività di lui ardeva, la ponderata pacatezza di lei dominava.
Laddove la timidezza di lei nasceva, la sfrontatezza di lui deviava gli sguardi curiosi.
Tuttavia, il sogno di un amore perfetto è un’illusione troppo dolce per non rimanervi incantati.
Il principe si alzò dal suo talamo nuziale con lentezza, spossato dall’ennesima notte di passione consumata con la sua consorte.
Raggiunse l’angolo adibito alla toeletta e si asciugò la fronte imperlata di sudore con un panno.
Distrattamente, osservò il suo riflesso nello specchio.
Il luccichio di spensieratezza nei suoi occhi viola era ormai svanito da tempo e la pesantezza di un matrimonio non desiderato iniziava a consumarlo internamente.
Troppo tempo era ormai passato da quel ballo e troppo tempo era passato da quando l’aveva vista.
Solo il ricordo di quella splendida fanciulla dagli occhi grigi gli dava la forza di vivere ogni giorno, solo la speranza di rincontrarla lo convinceva a respirare ancora.
Improvvisamente, un movimento alle sue spalle attirò la sua attenzione.
Osservò nello specchio il corpo nudo di sua moglie Elia, girarsi nel sonno.
Una principessa dorniana bellissima, educata fin dalla nascita per divenire regina al suo fianco.
Tuttavia, quella pelle bronzea discostava dolorosamente da quella nivea della donna che gli aveva rubato il cuore.
Elia aveva il suo corpo, ma il suo animo era stato affidato alla giovane Stark fin troppi mesi 
addietro.
Sospirando per quei pensieri tristi, coprì le sue nudità indossando dei pantaloni abbandonati a terra molte ore prima ed afferrò la sua lira, scoprendosi sorpreso della piacevole sensazione del degno finemente decorato sotto le sue dita.
“Custode dei miei sentimenti, per quanto tempo ti ho trascurata?” Chiese in un sussurro al suo fedele strumento, ma già sapeva la risposta.
Insieme alla giovane lupa, era svanita anche la sua voglia di suonare oltre a quella di affrontare la vita giorno per giorno.
Uscì sul balcone, dove l’aria fresca del mattino gli pizzicò l’addome nudo.
Si sedette sul parapetto, lasciando che una gamba ciondolasse nel vuoto ed iniziò a pizzicare le corde del suo strumento, suonando la stessa canzone di quella notte.
Mille e più note riempirono l’aria, narrando una storia che prendeva vita solamente nei ricordi del giovane principe.
S’immaginò un finale differente per loro due, magari un tenero bacio quella sera al posto di quella fredda e fugace fuga.
Un sfarfallio di labbra, simbolo incrollabile del sentimento che teneva dolorosamente in ostaggio il suo cuore.
Poggiò la lira al suo fianco, esausto.
Neppure quella notte il sonno era venuto a cullarlo, ma, beffardo, si burlava di lui riempiendogli la mente con le immagini di quella sera lontana, come ogni singolo giorno.
Immaginarla, pensarla, bramarla ogni ora che viveva e non poterla avere, non potersi deliziare della sua voce cristallina, della sua risata adorabile o del suo profumo floreale.
Sospirò poggiando la testa contro il ruvido muro.
Forse il suo tormento avrebbe trovato pace con la sua morte.

Il cavallo galoppava sul sentiero, seguendo la via indicata dalle guardie della sua scorta personale.
Le terre di Harrenhal non dovevano distare ancora molto, forse qualche altra ora a cavallo e per il calar del giorno sarebbero giunti a destinazione.
In verità, non aveva nessun interesse nel partecipare ad un torneo indetto da un qualche nobile per festeggiare l’ennesima primavera della figlia.
Prima o poi, anche quella donna avrebbe schiuso le cosce e non v’era motivo alcuno per festeggiare l’ennesimo anno in cui ciò non era ancora avvenuto.
Ma quella adorabile distrazione era giunta portando con sé una ben più lieta notizia, sputata come un ignobile pettegolezzo alle orecchie del principe.

“Tutti i giovani lupi parteciperanno al torneo”

“Si dice che porteranno anche la lupa selvaggia, la donna che cavalca come un uomo e maneggia la spada come un cavaliere”

“La gente del nord è davvero strana… invece che insegnar alle donne a scaldare il letto, quelli mettono delle spade nelle loro mani!”

Quella conversazione aveva scatenato prepotentemente il suo interesse e, d’improvviso, partecipare a quella ricorrenza era divenuta una sua priorità.
L’idea che potesse trattarsi di un pettegolezzo infondato, gli aveva carezzato la mente diverse volte.
Tuttavia, la voglia di rivederla aveva preso il sopravvento con violenza, appianando ogni dubbio o supposizione e lasciandolo sognante in attesa di incrociare nuovamente quelle iridi d’argento.
“Rhaegar, non preferiresti viaggiare in carrozza?” La voce della sua  consorte attirò la sua attenzione, distogliendolo dai suoi pensieri.
Era dolce e premurosa Elia, e non si meritava quello squallido destino, in un matrimonio senza amore, al quale era stata costretta.
“No, grazie. L’aria fresca è un piacevole lenitivo a questa calura.”
Menzogne.
In verità, temeva che in un abitacolo ristretto e chiuso, il suo batticuore potesse divenire assordante.
Tanta era la voglia di riempirsi gli occhi con la sua leggiadra bellezza, che ad ogni metro in meno che li separava, l’animo del principe si faceva sempre più leggero.
Il cuore colmo d’aspettativa cozzava contro la cassa toracica, lo stomaco pareva contorto in mille e più giravolte, mentre le mani tremavano e sudavano intorno alle redini del destriero.
Ancora qualche ora e l’avrebbe rivista.

Il prestigioso banchetto organizzato per i nobili partecipanti al torneo, pareva non avere un termine ultimo.
Un centinaio di ubriachi gentiluomini brindavano e cantavano e mangiavano alla salute della giovane figlia degli Whent.
Solo il principe se ne stava discretamente in disparte, con la sua consorte ed il suo seguito di guardie, osservando un punto ben preciso della grande sala.
Il vociare dei nobili, i canti ubriachi o le molestie alle cameriere, circondavano tutto intorno al più bel fiore che le terre di Westross avessero mai visto.
Lyanna Stark, bellissima come il sole al mattino, sedeva al fianco del lupo mansueto e del cucciolo.
Il suo sorriso felice rischiarava quella sala, donando prestigio anche a quelle squallide mura di pietra.
La sua risata cristallina suonava come una dolce melodia, incantatrice ed infantile al tempo stesso.
La osservava da lontano, come il più sincero degli adulatori, riempiendosi gli occhi con quella bellezza sfoggiata con così naturale semplicità.
Non si era accorta di lui, della sua presenza o del suo sguardo che non osava levarsi da lei.
“Sua altezza è un abile sonatore! Vi prego, deliziateci con una melodia come regalo per la mia adorata figlia!”
Il vocione del padrone di casa echeggiò per la stanza, risuonando come il frastuono dei corni da battaglia.
Neanche volse lo sguardo verso di lui, perché in quel preciso momento, quando gli occhi di tutti i presenti furono su di sé, anche la lupa selvaggia osò incrociare il suo sguardo.
Il candido rossore delle sue guance scemò velocemente, lasciando spazio ad un pallore pressoché mortale.
Le labbra adornate con un sorriso, mutarono in una linea dritta e severa, mentre gli occhi, brillanti ed arzilli, si sgranavano.
Il principe corrugò le sopracciglia sorpreso e contrariato da quella reazione inattesa.
Il momento magico tanto sognato, tanto agognato, era mutato in un incubo ad occhi aperti.
“Rhaegar…” lo richiamò sua moglie, poggiandogli una mano sul braccio per riportare la sua attenzione al presente.
Il principe si alzò dal suo posto, prese la sua lira ed andò a sedersi sul tavolo dei padroni di casa con irriverente sfacciataggine.
Garbato e ammaliatore, baciò il dorso della mano della festeggiata, poi si accomodò meglio sul legno scomodo.
Un sorriso sghembo disegnato sulle labbra ed iniziò a pizzicare le corde del suo strumento.
Neppure pensò a cosa suonare, le sue dita si mossero da sole, creando una combinazione di note melanconiche fin troppo chiare al suo cuore innamorato.
La musica si diffuse leggiadra nella stanza, stregando i presenti e suscitando sentimenti nei cuori degli spettatori.
Il principe alzò lo sguardo verso il pubblico, verso la donna che gli aveva rubato il cuore e la mente.
Incontrare quelle iridi argentee di nuovo, puntate su di lui, ebbe il potere di mozzargli il respiro in un attimo.
Le sorrise debolmente, sincero e garbato, mentre la melodia mutava divenendo sempre più allegra.
Lei ricambiò quel sorriso, ampliandolo, mostrandogli anche quelle perle bianche che erano i suoi denti e portandosi una mano sulla guancia, a coprirne il rossore dettato dall’imbarazzo.
Aveva riconosciuto la sua melodia.
La canzone proseguì, le sue mani componevano esorcizzando l’amore che provava per quella donna, creando suoni talmente soavi ed avvolgenti che potevano far struggere anche il cuore più freddo.
La vide chiudere gli occhi estasiata da cotanta maestria e godersi a pieno quella dichiarazione d’amore urlata con le note di un umile strumento.
Quale modo migliore per confessare un amore senza usare parole?
Il labbro inferiore della donna ebbe un tremito e, d’improvviso, calde lacrime presero a rigarle le guance nivee.
La melodia struggente che cantava l’amore era infine giunta fino al suo cuore.
Con un abile movimenti della mano, Rhaegar intonò le ultime note e terminò la canzone, rivolgendo un fugace cenno del capo al nobile pubblico come ringraziamento.
Un applauso fragoroso assordò il giovane principe, mentre con garbata modestia tornava al suo posto con il sorriso sulle labbra, consapevole del fatto che, quella sera, due cuori si erano incontrati.

  
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