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Autore: hazelnocciola    20/07/2017    7 recensioni
[FANFICTION INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
Chi ha detto che senza un Signore Oscuro da combattere i giovani maghi e le giovani streghe di Hogwarts possono vivere tranquillamente? Qui, i ragazzi della Scuola di Magia e Stregoneria si trovano ad affrontare un nemico ancora più temibile: l'adolescenza. Fra amori, amicizie, compiti in classe, gite ad Hogsmeade, burrobirre e il decidere che cosa fare del proprio futuro, i ragazzi di Hogwarts dovranno affrontare sfide molto più grandi.
In questa storia i vostri OC non affronteranno cani a tre teste o maghi senza naso, ma qualcosa di più spaventoso: la vita.
Spero di vedervi partecipare in tanti, ogni informazione si trova all'interno del capitolo.
Con questo vi saluto,
HN
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Tredici personaggi in cerca d’autore

Capitolo 1 - Yes! I Am A Long Way From Home

 


 


Joy, shipmate, joy!
(Pleas’d to my soul at death I cry,)
Our life is closed, our life begins,
The long, long anchorage we leave,
The ship is clear at least, she keeps!
She swiftly courses from the shore,
Joy, shipmate, joy!

Gioia, compagna di bordo, gioia!
(Piacere, griderò alla mia anima alla morte)
la nostra vita è conclusa, la nostra vita incomincia,
partiamo dopo essere stati tanto all’ancora,
la nave è libera finalmente, ora salta!
Velocemente fugge dalla riva,
gioia, compagna di bordo, gioia.

 




1 settembre, 2017
10:30

Cecilia Nott camminava con passo sicuro verso la stazione di King’s Cross. Era da sola, con il suo bagaglio (leggero come una piuma, grazie all’incantesimo fatto da suo padre) e dei tacchi dodici ai piedi. Camminava con confidenza, consapevole e lusingata delle occhiate che le arrivavano.

Era una ragazza incredibilmente attraente, con le lunghissime gambe scure ed il fisico allenato.

 «Tu potrai avere qualunque ragazzo o ragazza vorrai, principessa mia» le aveva detto una volta sua madre. Certo, al tempo Cecilia aveva nove anni e la madre glielo aveva detto perché il suo fidanzatino l’aveva mollata per un’altra, ma Cecilia credeva ancora in quelle parole.

Lei poteva avere chiunque, sì, ma c’era una sola persona che lei voleva.

Il bel Tassorosso era davanti alla stazione che l’aspettava. Josh non era bello quanto Cecilia e la ragazza sapeva che lui aveva il terrore di perderla, ma questo non faceva altro che farle amare ancora di più il suo ragazzo.

Vederli insieme era strano: lei era alta, con un portamento da vera principessa, con pelle scura e senza un’imperfezione, con riccissimi capelli neri, grandi occhi scuri, labbra carnose e sempre dipinte di un colore diverso. Josh era alto, sì, ma era anche largo. Non che fosse sovrappeso, ma oltre ai muscoli c’era molta ciccia. Come Josh fosse riuscito a far innamorare una come Cecilia di uno come lui, rimaneva per il Tassorosso il più grande mistero dell’umanità.

Il ragazzo, nonostante avesse passato gli ultimi giorni al mare nel Sud della Francia, aveva sempre il suo colorito pallido. Recentemente aveva tagliato i capelli mori ed ora erano molto più corti sui due lati. Non appena vide la sua ragazza, il suo sorriso si aprì ed i suoi occhi si illuminarono come se avesse appena visto una dea — cosa che per lui era.

 «Ciao, tesoro» gli disse Cecilia, mettendogli le braccia al collo per baciarlo.

Rimasero così per ancora qualche istante finché Josh non si staccò. «Mi sei mancata» disse.

 «Ci siamo visti una settimana fa» ridacchiò Cecilia, prendendogli la mano.

 «Quindi?» fece lui sorridendo.

Cecilia gli diede un leggero colpo sul braccio. «Andiamo idiota. E prendi la mia valigia!»

Josh alzò gli occhi al cielo, ma continuò a sorridere. «Sissignora.»

I ragazzi iniziarono a camminare verso il binario nove e tre quarti. Cecilia iniziò a notare facce familiari e salutò tutti con la mano, rimanendo però sempre abbracciata al suo Josh.

 «Come è andata in questi giorni?» le domandò il Tassorosso.

Cecilia fece spallucce. «Oh, il solito. Ho giocato a Quidditch, ho studiato, ho litigato con la mia matrigna…»

 «Cecilia» le disse Josh con tono di disappunto. Sapeva meglio di chiunque che Cecilia non sopportava la sua nuova matrigna, che poi tanto nuova non era dal momento che conosceva suo padre da ormai due anni, e ogni volta che la sua ragazza gli diceva che ci aveva litigato, Josh le rifilava sempre quell’occhiataccia di rimprovero.

 «Oh, capirai! Ho solo per sbaglio rotto la sua piastra! Le avrei dato la mia ma l’avevo appena prestata ad un’amica…» fece la Grifondoro, fingendo un tono dispiaciuto.

Josh scoppiò a ridere. «Sei impossibile!»

 «Per questo mi ami.»


 
·•·•·•·
 
10:45
 
«Reece!» Il ragazzo in questione si girò e vide fuori dal finestrino del vagone la sua amica Effy Gaunt. La ragazza indossava una maglietta verde aderente, una gonna di tulle rosa, calze a righe rosse e nere e un cappello di paglia. Aveva il rossetto rosso. Era senza dubbio la persona più bella che Reece Waldegrave avesse mai visto.

Le sorrise e questa si affrettò a salire sul treno. Appena lo trovò gli saltò in braccio per abbracciarlo.

 «Oh, Reece non sai che cosa ti sei perso! Se solo fossi venuto in vacanza con me e i miei genitori. Il Perù è meraviglioso, non ho mai visto un posto più bello.»

Il ragazzo rise. «Mi sei mancata, Effy» le disse. Era vero. Non vederla per tutta l’estate era stata una tortura. A causa del lavoro dei genitori, Reece era rimasto tre lunghissimi mesi nella villetta dove abitavano. L’unico intrattenimento era stato scrivere un po’ (quando i genitori si trovavano a debita distanza) e giocare a Quidditch. Per il resto, non aveva fatto assolutamente niente, se non leggere le lettere di Effy.

Effy sorrise, scoprendo due file di denti bianchissimi. «Oh, che dolce. Mi sei mancato anche tu.»

Detto questo Effy si alzò per sedersi davanti a Reece.

 «Come è andata l’estate? I tuoi genitori?» domandò.

Reece scosse la testa. «Sempre gli stessi. Mio padre continuava a parlarmi di quanto mi piacerà lavorare al Ministero, mia madre di quanto le dispiacesse che la figlia dei nostri vicini non mi interessasse. Sono sopravvissuto solo grazie al nonno.»

Il viso di Effy si illuminò. «Adoro tuo nonno! Sa così tante cose sulle piante!»

Reece ridacchiò. «Sfido, è un erbologo!»

Effy alzò gli occhi al cielo, ma il muso durò poco. «Quest’estate ho letto i suoi studi sulle piante mnemoniche. Lo sapevi che queste piante possono agire direttamente sulla mente dei maghi in modo aggressivo e potenzialmente mortale? Fantastico no?» esclamò entusiasta.

Il ragazzo scoppiò a ridere. «Se lo dici tu, Ef.»

Erano tre mesi che Reece non rideva.

 «Dai, dimmi delle tue vacanze.»

 «Oh, Reece è stato incredibile…»


 
·•·•·•·

 
10:50

Laertes Enjolras Charrington-Abbey era un nome importante. Non perché la sua famiglia lo fosse, è come quando si dice di un naso: Quel ragazzo ha un naso importante non significa che sia un naso prestigioso, solo che sia un naso di rilievo, considerevole. Ecco, Laertes Enjolras Charrington-Abbey è di certo un nome considerevole.

Non che la sua persona fosse ignorabile: Laertes era di gran bell’aspetto con i suoi lunghi capelli neri, la carnagione pallida e gli occhi nerissimi lo facevano sembrare uscito da un concorso di bellezza.

Il Grifondoro iniziò a cercare fra la folla dell’ultimo minuto un viso specifico, finché non vide la biondissima testa della sua amica Freyja Árna Wellington che si girava da tutte le parti, probabilmente per cercarlo.

Leaertes sorrise, felice di vedere finalmente dopo la lunga estate la sua amica.

 «Freyja!» chiamò Laertes, cercando di farsi spazio fra gli altri studenti e le loro famiglie.

La Corvonero si girò e Laertes poté osservare per qualche secondo i bellissimi occhi grigi della ragazza.

Laertes sorrise e lei in meno di un secondo gli aveva già messo le braccia attorno al collo. «Mi sei mancato» gli disse.

Laertes sorrise. «Anche tu. Forza andiamo o non troveremo mai uno scompartimento decente.»

La Corvonero annuì, contenta di poter finalmente uscire da quell’ammasso di persone.

 «Com’è andata in Islanda?» le chiese Laertes, una volta saliti sul treno mentre con lo sguardo cercava uno scompartimento dove ci fosse posto.

 «Oh, al solito. I miei genitori erano sempre gli stessi, ma mi ha fatto piacere rivedere Ragnar» rispose lei, con tono malinconico.

Laertes sapeva della difficile relazione che la ragazza aveva con i suoi genitori, ma era felice di sapere che con suo fratello era riuscita a passare un bel periodo. Poi, ricordandosi di un’altra persona che sapeva far sorridere Freyja, disse con tono malizioso:«Mi fa piacere sentirlo. Per quanto riguarda… il tuo innamorato?».

Freyja diventò completamente rossa e preferì distogliere lo sguardo. «Con Jònsi va tutto bene» disse piano, sempre rossa in volto.

Laertes tornò a cercare fra gli scompartimenti alla ricerca di un viso familiare, sempre ridacchiando sotto i baffi.

 «Ehi, Grier!» esclamò Laertes, vedendo il Tassorosso seduto nello scompartimento deserto.

 «Ciao, Laertes» rispose Andy.

Laertes lo guardò, non potendo fare a meno di notare il pigiama di Batman che il futuro Caposcuola stava indossando.

 «Non fare domande, ti prego» disse Andy. Laertes non aveva mai visto Andy così disperato, doveva essere successa una catastrofe perché il ragazzo si buttasse così giù.

 «Tutto bene, Andy?» domandò Freyja, sbucando da dietro Laertes.

Andy alzò lo sguardo su di lei, aveva gli occhi talmente spalancati che sarebbero ben potuti scivolare fuori dalle orbite. Andy sorrise, facendo l’espressione più inquietante che entrambi i ragazzi avessero mai visto. «Sì, certo. Tutto a meraviglia» rispose con voce calma.

Laertes fece un passo indietro, facendo fare lo stesso all’amica con un braccio. «Be’, ci vediamo, Andy» disse, prima di scappare via ridacchiando con Freyja.

 «Mai visto Grier così!» esclamò Laertes ridendo e andando a cercare un altro scompartimento, preferibilmente con persone meno inquietanti.


 
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11:05

«Finalmente ti ho trovato, Grier! Hai idea di quanto tempo abbiamo passato a fare avanti e indietro! Dove diavolo ti eri cacciato?»

A parlare era stata  Holly Sidney Warren, Corvonero del settimo anno e purtroppo e per sfortuna, una dei migliori amici di Andy. La ragazza stava guardando il ragazzo con i grandi occhi azzurri infuocati. In un’altra occasione, Andy avrebbe rabbrividito sotto l’espressione della ragazza, ma era troppo occupato ad annegare nella sua miseria per farlo.

La ragazza aveva i capelli biondi tagliati corti ed il viso morbido. Indossava una camicia bianca senza maniche che lasciava in bella mostra il tatuaggio a forma di soffione che aveva sulla spalla.

Holly era la sua migliore amica da quando era arrivato ad Hogwarts, senza conoscere nessuno e spaesato come non mai. La ragazza lo aveva invitato a sedersi con lei ed un suo amico nel loro scompartimento e il resto, come si suol dire, è storia.

I tre erano diventati un trio che non si era mai più separato, nonostante non fossero nelle stesse Case.

Accanto a lei, Benjamin Carrow lo guardava ridacchiando. Il ragazzo era alto, molto più di Andy, e magrissimo, i pochi muscoli che aveva non si notavano neanche. Aveva i capelli scuri scompigliati ed il suo solito sorriso storto. Aveva gli occhi socchiusi e leggermente rossi, Andy immaginò che avesse fumato dell’erba con suo fratello venendo alla stazione.

 «Che cazzo ti prende? Sono settimane che non ci vedi e questo è tutto l’entusiasmo che mostri?» fece Holly, decisamente scocciata di non vedere il suo migliore amico avere una qualche reazione.

Andy alzò il viso e la fissò negli occhi. Stava facendo quella faccia, la seconda faccia che Tizio detestava di più al mondo (subito dopo quella che faceva il Tassorosso quando aveva un’idea, stranamente, Holly adorava quell’espressione). Aveva il labbro inferiore tremante, gli occhi lucidi e aperti, le sopracciglia inarcate e— era un pigiama di Batman quello?

Holly alzò gli occhi al cielo e si sedette davanti ad Andy. «Okay, che cosa è successo?»

Per quanto ne sapeva, Andy si sarebbe potuto mettere a piangere. «È successo che voglio morire! Mi avete visto? Non ho dormito, ho dimenticato metà delle cose che dovevo portare, venendo in macchina avrò rischiato di morire almeno nove volte, sto indossando il mio pigiama, ho l’alito che puzza e i capelli spettinati e chi devo incontrare? Reece Waldegrave! Perché l’Universo mi odia così tanto? E non provate a dirmi che è il karma perché non ho fatto assolutamente niente di male per meritarmi tutto questo, quindi non—»

 «Okay, calma, calma» lo fermò Ben. «Reece Waldgrave il prefetto di Serpeverde? Non ti seguo.» 

 «È il ragazzo per cui il nostro caro Andy ha una cotta» rispose per lui Holly.

Ben spalancò gli occhi. «Cosa? Reece Waldegrave? Perché?»

Holly alzò gli occhi al cielo. «Perché è un gran figo? Sfortunatamente è gay, metà delle ragazze a scuola ci sono rimaste malissimo, me compresa…»

Il Corvonero le lanciò un’occhiataccia. «Tu? E perché avresti dovuto farlo?»

La ragazza lo guardò incredula. «Hai presente di chi stiamo parlando, vero? Alto, capelli neri, occhi azzurri, un fisico perfetto?»

 «Quindi solo per il suo aspetto fisico» riassunse Ben.

 «Lo dici come se fosse poca cosa! Hai idea di quanto esercizio ci voglia per ottenere un fisico del genere? Se ti allenassi un po’ di più potresti anche raggiungerlo, Benjamin…»

 «Be’, scusami se non sono appena uscito da Baywatch!» scattò Ben, alzando le mani per aria.

 «Perché ti devi sempre comportare come se—»

 «RAGAZZI!» gridò Andy ai suoi amici per richiamare la loro attenzione. «Io qui sto per morire di disperazione e preferirei che mi cagaste!»

Holly e Ben si scambiarono un’ultima occhiata prima di spostare la loro attenzione sul Tassorosso.

 «Vi ringrazio» disse Andy, accasciandosi sul sedile.

 «Andy, perché sei in pigiama?» domandò Ben dopo qualche secondo, realizzando cosa stava indossando l’amico. «Non che non apprezzi Batman, lo sai, ma Spiderman è su di un altro livello…»

Sì, Andy si sarebbe potuto mettere davvero a piangere proprio in quel momento, ma cazzo se gli erano mancati.

 

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12:35

 «Quanto manca?» fece Malorie sdraiandosi sul sedile. Non c’era nessuno nello scompartimento fatta eccezione per lei ed il fratello minore, quindi non si doveva far alcun problema.

Aveva i lisci capelli rossi sciolti e quasi sfioravano terra. Malorie era una bella ragazza: capelli rossi ed occhi azzurri erano sempre una combinazione vincente. Era molto alta, ma proporzionata, con un seno generoso, lunghe gambe bianche e polsi sottili. Le mani erano piene di calli a causa della chitarra.

Suo fratello le somigliava, condividevano il colore dei capelli e degli occhi, ma era il sorriso che faceva capire alle persone che erano imparentati: due lunghe file di denti bianchi, leggermente sporgenti su entrambi e che si mostravano facilmente alle persone.

Ma Elliot era più alto, nonostante fosse un anno più piccolo, e decisamente più grosso di Malorie: si allenava talmente tanto a Quidditch che aveva sviluppato delle spalle larghissime e braccia muscolose. A Malorie capitava di essere gelosa della voglia di allenarsi del fratello, ma sapeva bene di essere troppo pigra per mettersi a fare esercizio fisico.

 «Siamo partiti da un’ora e mezza, Malorie. Manca tanto» rispose stizzito Elliot. Ecco un altro vizio, oltre alla pigrizia: l’impazienza. Fare un viaggio con Malorie era praticamente impossibile.

Malorie arricciò il naso. Sapeva quando c’era qualcosa che non andava nel fratello. «Come mai così incazzato?» domandò, iniziando ad irritarsi anche lei.

Elliot sospirò. «Non lo so, okay?» rispose secco. Cosa, che prima di quel momento si trovava con la testa che penzolava dai sedili e le gambe per aria si alzò di scatto per incenerirlo con lo sguardo. Inarcò le sopracciglia e le scusa del fratello arrivarono subito: «Scusami. Facciamo finta che mi sono svegliato con il piede sbagliato e la chiudiamo qui?».

Dal momento che il tono si era addolcito, Malorie sorrise per poi tornare nella sua posizione originaria. In quel momento, fuori dallo scompartimento si sentì il rumore di una piccola esplosione e subito dopo oltre il vetro si vedeva solo il buio più nero.

I gemelli sentirono delle risate che provenivano di sicuro da dei ragazzini dei primi anni e poco dopo una voce più adulta che urlava implorante: «Andiamo ragazzi, niente scherzi! Fateli quando saremo arrivati!».

Elliot si girò verso Malorie, che scrollò le spalle. La ragazza si alzò e andò ad aprire la porta dello scompartimento. Un po’ di fumo entrò, seguito da un ragazzo che riconobbe in fretta: «Ben ritrovato, Grier».

Il nuovo Caposcuola indossava i pantaloni della divisa al contrario, aveva la camicia sbottonata, la scarpa sinistra con le stringhe slacciate e la destra in mano.

 «Quei mostriciattoli del primo anno! Hanno fatto esplodere la Polvere Buiopesto e i petardi! Dentro al treno! E proprio mentre mi stavo cambiando!» sbraitò il Tassorosso, dimenando la scarpa in mano per enfatizzare il tutto.

Malorie si risedette. «Perché ti cambiavi ora?» chiese, ignorando tutto il resto del discorso e concentrandosi sul fatto che il ragazzo si stesse mettendo la scomodissima divisa della scuola con più di sei ore di anticipo.

Grier arrossì fino alla punta delle orecchie. «Nessun motivo.» Poi si girò verso Malorie. «Mi devi aiutare, Cosa! Li ho rincorsi per tutto il treno, non ce la faccio più! Posso dare il ruolo di Caposcuola a qualcun altro?»

 «Tipo a chi?» rispose lei, schernendolo.

 «Tipo… Tipo a….» Poiché nessun nome gli veniva in mente, Andy si guardò intorno e, vedendo solo Elliot rispose: «Tipo a Elliot! Ciao, Elliot, comunque. Mi fa piacere rivederti.»

Elliot alzò una mano per salutarlo. «Il piacere è tutto mio, Grier.»

Malorie fece per dire qualcosa, ma un’altra esplosione proveniente da poco lontano la interruppe. Si girò verso il Tassorosso e lo vide che la guardava implorante. «E va bene, ci penserò io. Dopotutto sono anche io sono un Caposcuola. Tu intanto mettiti a posto, per affrontarli ci vorranno tutte le forze di cui disponiamo. Fratellino, con me. Andiamo a far vedere ai nuovi arrivati chi è che comanda.»

Elliot sorrise sotto i baffi per poi alzarsi e seguire la sorella fuori dallo scompartimento.


 
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15:55

«E ha iniziato a gridare per tutta al casa, urlando insulti a Cecilia» stava raccontando Carter a Ofélia e Berenice, mentre mangiavano le Gelatine Tutti I Gusti Più Uno. Se ne infilò una rossa in bocca e sorrise soddisfatto. «Frutti di bosco» annunciò mandando giù la caramella.

Il ragazzo aveva la pelle abbronzata, dopo le vacanze passate in Spagna con la sua famiglia, anche i capelli solitamente mori si erano schiariti, avvicinandosi al castano. Sorridendo scoprì i denti bianchi e una fossetta si formò sulla guancia sinistra.

Poi si girò verso Berenice, aspettando che questa prendesse la sua. La Serpeverde ne prese una gialla e la lanciò per aria prendendola al volo in bocca. Poi sorrise anche lei: «Limone».

Fu il turno di Ofélia e questa ne prese una verde con fare titubante. Le diede un morso e poco dopo la sputò in un fazzoletto. «Olive.»

 «Le olive sono buone» ribatté Berenice.

 «Lo saranno per te» rispose Ofélia prendendo poi un lungo sorso d’acqua.

Entrambe le ragazze si girarono verso Carter aspettando che questi continuasse la sua storia.

Era sempre stato così e i ragazzi speravano che non cambiasse mai. Nonostante fossero in tre Case diverse, Carter in Grifondoro, Ofélia in Tassorosso e Berenice in Serpeverde, i tre erano rimasti uniti.

Era strano vederli insieme, avevano caratteri così diversi che era incredibile che si trovassero bene insieme, ma era così e Gloriana era la colla che riusciva a tenerli insieme.

 «Poi Cecilia è voluta venire da sola in stazione, mentre a me hanno accompagnato mia madre e Vincent» continuò Carter. «Mia madre era così arrabbiata che ha iniziato a chiedermi di cosa voglio fare finita Hogwarts! Sono ancora al sesto anno, ne mancano ancora due! Possibile che voglia iniziare a stressarmi ora?»

Ofélia sorrise dolcemente, mentre Bebe si mise a ridacchiare sotto i baffi. Sfottere Carter era da sempre una delle sue passioni preferite.

 «È facile per voi due: sarete entrambe al San Mungo finita la scuola» fece Carter con tono amaro. Odiava il fatto che le sue due migliori sarebbero rimaste insieme anche finita Hogwarts, chissà dove sarebbe finito lui. Per quello che importava a metà della sua famiglia poteva finire anche a chiedere l’elemosina sotto ad un ponte.

 «Lo sta facendo di nuovo!» gridò Berenice, facendo quasi saltare in aria la Tassorosso seduta accanto a lei.

 «Cos’è che sto facendo?» fece Carter, visibilmente irritato dall’improvvisa reazione della Serpeverde.

 «Oh, lo sai benissimo caro mio» rispose con tono accusatorio e puntando addirittura il dito con il ragazzo. «Quella faccia la conosco bene. Quando ti metti a pensare alla tua famiglia e a cosa farai e bla bla bla! La conosciamo la solfa, caro il mio Dallas. Non attacca con noi, quindi togliti quella faccia triste prima di far deprimere la piccola Lìa!» Finito di strillare, attirando anche l’attenzione di un ragazzo che nel frattempo era passato davanti a loro, Bebe si gettò sul sedile, sempre tenendo gli occhi puntati su Carter.

 «Piccola?» domandò Ofèlia, guardandola storta. Se c’era qualcuno di piccolo era proprio Bebe, con il suo metro e cinquantadue.

 «Mm, hai capito!»

I ragazzi si guardarono negli occhi per qualche secondo, prima che tutti e tre scoppiassero sonoramente a ridere.


 
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L’Hogwarts Express raggiunse la stazione di Hogsmeade alle 19:30.

 
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20:00

Andy si sedette al tavolo dei Tassorosso, accanto a Josh Bailey. Non erano propriamente amici, frequentavano giri diversi, ma era un ragazzo incredibilmente gentile, forse un po’ invasivo, ma mai con cattive intenzioni.

 «Ehi, Grier» lo salutò l’altro Tasso. «Ti ho visto correre per tutto il treno, cos’è successo?»

Per tutta risposta, il Caposcuola fece cadere la faccia contro il tavolo, facendo un forte rumore che attirò l’attenzione di molti ragazzi intorno a lui, ma aveva fatto tante di quelle figure di merda da quando si era svegliato che non gli interessava neanche più.

 «Brutto momento?» domandò Josh, facendo un sorriso gentile.

Andy emise un suono disperato. «Uccidimi Josh» disse.

Josh aggrottò la fronte confuso e, vedendolo, Cara Spencer, una Tassorosso del quinto anno che sembrava essere informata di qualunque cosa, gli venne in soccorso. «È il nuovo Caposcuola.»

Josh si mise a scuotere le spalle di Andy (che continuava a rimanere sdraiato sul tavolo). «Amico, è grandioso! Riuscirai a trovare sicuramente lavoro dopo questo!»

Sentendo la parola “lavoro” Andy emise un altro suono straziante. Come poteva andare peggio quella giornata?

In quel momento, le porte della Sala Grande si spalancarono e l’orda di primini si fece avanti. Andy si tirò su per sbirciare le facce dei nuovi arrivati.

La professoressa Teresa Ogden, insegnante di Trasfigurazione e incubo numero uno dei tre quarti degli studenti, tirò fuori dal mantello di velluto rosso un foglio di pergamena. 

 «Hannah Marvel!» chiamò la Ogden.

La piccola ragazzina andò tremante verso lo sgabello. Era molto più alta dei suoi compagni e aveva i capelli biondi raccolti in una coda. Il cappello stette circa quindici secondi sulla sua testa prima di urlare: «GRIFONDORO!».

La bambina corse verso il tavolo dei Grifoni, dal quale si era alzato un boato di grida e si sedette.

Andy pensò alla sua cerimonia. Ci erano voluti esattamente nove secondi prima che il Cappello decidesse e Andy non era mai stato così felice di andare a sedersi con i Tassi, esattamente come sua madre.

Lo Smistamento di Dorothy era durato tre minuti invece. Più avanti, Doodie gli rivelò che il Cappello era indeciso fra Corvonero e Tassorosso, ma la ragazzina preferiva essere in una Casa diversa rispetto a suo fratello. Andy non sapeva ancora come prendere la cosa.


 
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20:30

Carter era seduto al tavolo dei Grifondoro, accanto alla sorellastra Cecilia.

Erano in pochi a saperlo, ma il padre di Cecilia, in seguito alla fuga della moglie, si era risposato con la madre di Carter. Neanche due mesi di relazione ed erano già andati a nozze. A Carter dava ancora fastidio, così come a Cecilia: neanche il tempo di dimenticare qualcuno che già avevano trovato un rimpiazzo. 

Ma a Carter la sorellastra piaceva. La conosceva già bene dal momento che lei era il Capitano della squadra di Quidditch ed erano diventati più legati l’uno all’altra, nonostante non sopportassero i rispettivi tutori legali.

 «Come cazzo è vestito quello?» fece Lance Torres, un Grifondoro del quinto anno seduto davanti a Carter.

 «Be’, detto da te Torres…» disse Cecilia, facendo riferimenti agli strampalati vestiti che Lance era solito indossare.

Lance la guardò storto, per poi girarsi di nuovo verso l’uomo che si era appena fatto avanti dal tavolo dei professori.

Era giovane, più di tutti gli altri. Aveva i capelli rossi lisci all’altezza delle guance, un lunghissimo naso e enormi occhi azzurri. Ma non era l’aspetto ad attirare l’attenzione, bensì i vestiti: indossava un lungo mantello giallo con stelle verdi che sembravano disegnate da un bambino, stivali rossi ed un cappello a punta rosa shocking, con tanto di pompon celeste.

 «Ragazzi, vi presento il vostro nuovo preside: il professor Silvanus Yozef Mortemore!» annunciò la Ogden.

Probabilmente il nuovo preside si aspettava un applauso, ma questo non ci fu. Forse se lo era immaginato, ma a Carter sembrò di vedere un briciolo di disappunto nel suo sguardo.

 «Cari ragazzi, vi sembrerò troppo giovane per essere un preside, eppure anche io, come gli altri 
professori merito il vostro rispetto: ho camminato questi corridoi e ho vissuto sotto questo tetto nei panni di uno studente appena undici anni fa. Eppure sono ancora uno studente, sarete voi a dovermi insegnare come fare il mio lavoro, ragazzi miei. Sono nelle vostre mani, ma adesso, pensate a mangiare!»

Il professor Silvanus alzò le braccia e in quel momento il cibo si materializzò davanti a tutti gli studenti.

Iniziò un coro di voci e di posate che sbattevano contro i piatti.

Carter si buttò sul pollo davanti a lui e se ne riempì il piatto, per poi andare addosso alle salse.

 «È un Corvonero.»

Carter alzò lo sguardo e si accorse che Laertes stava ancora guardando verso il tavolo dei professori.

 «Che dici?» domandò lui.

Laertes rimase ancora uno o due secondi a guardare il tavolo per poi spostarsi sul cibo. «Dico che era un Corvonero. Non trovi anche tu?» rispose, inchiodando i suoi occhi neri come la pece in quelli di Carter.

Carter deglutì a fatica il pezzo di carne che stava masticando. «Non… non lo so.»

Parlare con Laertes gli aveva sempre messo difficoltà: era un ragazzo a posto, un po’ diverso dagli altri, ma sembrava stare bene così come stava.

Carter si mandò al diavolo per pensare a quello invece che alla bontà divina che aveva davanti.


 
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21:30


«Quest’anno vinceremo noi la Coppa delle Case, te lo assicuro, mio carissimo Carrow, te lo assicuro.» Era da quando avevano lasciato la Sala Grande che Holly non aveva smesso di parlare della Coppa delle Case. Ce l’aveva ancora con Grifondoro per averla vinta l’anno precedente.

Una Grifona, Cecilia Nott, non aveva fatto altro che vantarsi della vincita, sostenendo che fosse tutto merito delle sue vincite sul Campo di Quidditch. Okay, che Grifondoro aveva vinto ogni partita quell’anno e va bene era merito della Capitana, ma quest’anno era il loro anno.

 «Quindi tu cerca di non rovinare tutto durante le partite, Carrow, ti terrò molto d’occhio» lo minacciò la bionda, puntandogli il dito addosso.

 «Ti vorrei ricordare, mia piccola amica» iniziò a dire Benjamin mentre salivano le scale che conducevano verso il Dormitorio dei Corvonero, «Che ti sei fatta togliere ben trentasette punti per i tuoi commentini  durante le partite.»

Holly, a quanto pareva, si faceva prendere troppo dalle partite, cosa che una cronista non dovrebbe proprio fare. La Ogden non aveva avuto pietà riguardo a quello.

Holly preferì non ribattere, sapendo che l’altro Corvo aveva ragione. Ma che poteva farci? Doveva pur tifare per una squadra, no?

I due ragazzi continuarono a camminare per le scale, finché non arrivarono alla porta.

Erano stati praticamente i primi a lasciare la Sala Grande, dato che Benjamin insisteva nell’avere un grandissimo mal di testa, deve essere stato il treno, vieni con me nella Sala Comune, Holly, ti prego! Ci beviamo un tè!

La ragazza aveva ceduto e ora si ritrovavano a dover risolvere l’indovinello per entrare nella stupidissima Sala Comune.

Alla fine tutti andavano ovunque, che senso c’era nel continuare a tenere segrete le Sale Comuni? Stupida rivalità fra le Case, pensava sempre Ben

Arrivati alla porta, una voce disse: «Ho una coda che non posso mai muovere. Cosa sono?».

Per quanto riguardava Ben, non aveva assolutamente voglia di mettersi a pensarci, quindi decise di fare solo finta, aspettando che fosse Holly a trovare la soluzione.

Era una cosa che faceva dal primo anno ed era ancora convinto che Holly non se ne fosse mai accorta. Ovviamente, lo sapeva.

I due rimasero un paio di minuti con il mento fra le dita, finché Holly non fece schioccare il pollice con il medio. «Trovato!» esclamò tutta orgogliosa. «La risposta è: pianoforte.»

Le porte si aprirono e i due ragazzi poterono entrare.

 «Cazzo, era ora! Grazie Holly» fece Ben quando finalmente entrarono.

 «Nessun problema» rispose lei con un gesto della mano come a dirgli — ci sono abituata, Benjamin.

I due ragazzi si salutarono per andare ognuno nella rispettiva camera da letto.

Era presto, ma dopotutto, le lezioni iniziavano i giorno dopo.
















Spazio autrice:


Dunque? Che ne pensate? Fatemelo sapere per recensione! Io devo dirmi piuttosto soddisfatta di come è venuto fuori il primo capitolo. Ovviamente i personaggi sono stati appena appena introdotti e mancano tantissimi dettagli su di loro, ma ci sarà molto tempo perché tutti li conosciate.

Ho inserito tutti i personaggi e mi sono resa conto che in alcuni casi dei personaggi secondari compaiono più spesso rispetto a dei personaggi principali: questo non è dovuto ad un mio cambiamento di idea, infatti ripeto che i personaggi principali li ho chiamati così perché dovrebbero avere, almeno secondo le mie intenzioni, più rilevanza rispetto ad altri, ma voglio continuare a dare uno spazio non indifferente anche ai personaggi secondari.

Come avrete visto ho anche usato qualche riga per descrivere l’aspetto fisico dei personaggi. Queste descrizioni naturalmente non avverranno regolarmente, sono solo per dare un’idea, oltre a quella del Prestavolto, di come siano gli OC.

Ora, in nome dell’interattiva ho delle domandine per voi, alle quale dovete rispondermi per messaggio privato e non per recensione.

La mia richiesta è, per chi ne ha voglia e soprattutto piacere, di creare qualche professore. Avete già conosciuto Teresa Ogden, indiscusso terrore degli studenti di Hogwarts con nessuno escluso e Silvanus, ma ne mancano un bel po’.
Avrei bisogno di
· Un insegnante di Pozioni
· Un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure
· Un insegnante di Erbologia
· Un insegnante di Storia della Magia
Nessuno di voi è obbligato a crearne uno. Per quelli a cui farebbe piacere, tenete conto che in questa Hogwarts ci sono diversi personaggi bizzarri e i più originali saranno premiati! Quindi sappiate che creandomi una versione leggermente diversa di Piton o della McGranitt non vedrete il vostro insegnante nella storia.

La scheda che vi chiedo di compilare nel caso è questa (va assolutamente inviata via MP, con come oggetto il nome dell’insegnante e la materia insegnata, es. ‘Teresa Ogden - Trasfigurazione’; le schede con oggetto diverso non verranno considerate):


 

Nome completo:


Età:


Ex-casata e se è capo della Casa (la Casa Serpeverde è già stata presa):


Aspetto fisico:


Carattere:


Materia insegnata:


Rapporto con gli studenti:


Rapporto con gli insegnanti:


Cosa pensa del nuovo preside?


Prestavolto:


Gli insegnanti non avranno certo la stessa rilevanza degli alunni, ma compariranno spesso e avranno un grande impatto emotivo sui personaggi.


In aggiunta ho queste domande per voi alle quali dovete rispondermi via MP.
1. Cosa ne pensa il vostro OC del nuovo preside?
2. È felice che ricomincino le lezioni?
3. Cosa si aspetta dal nuovo anno? Ha buoni propositi?
Dovete rispondermi ad ogni domanda.

Ringrazio le persone che hanno messo la storia nelle seguite e addirittura nelle preferite!

Sono sempre aperta per ogni idea riguardante la storia e le interazioni. Se avete incontrato un personaggio che pensiate possa stare bene con il vostro in una relazione sentimentale o in un flirt, scrivetemi sempre via MP.

Un bacio a tutti e alla prossima,

HN




Riferimenti: Il titolo del capitolo è preso dalla canzone Yes! I Am A Long Way From Home del gruppo post-rock scozzese Mogwai.
La poesia è invece presa dalla raccolta di poesie Leaves of Grass (Foglie d’Erba) di Walt Withman ed ha come titolo Joy, shipmate, Joy!.


Nuovi personaggi:



 

Silvanus Yozef Mortemore, preside di Hogwarts, ex-Corvonero.




Teresa Ogden, insegnante di Trasfigurazione, ex-Serpeverde, Capo della Casa Serpeverde.




Cara Spencer, Tassorosso, V anno.



Lance Torres, Grifondoro, V anno.








  
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