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Autore: Sunako_7    05/08/2017    2 recensioni
Sasuke e Gaara si frequentano da qualche mese, nonostante abbiano un dialogo quasi inesistente. Basterà questo per riuscire ad andare avanti o lo scontro con i problemi della vita e i fantasmi di un passato mai dimenticato li schiaccerà, costringendoli a separarsi? E se quel passato tornasse più reale che mai? E se altre persone entrassero nella vita dei due protagonisti? Un viaggio complicato e irto di ostacoli nella vita di questi due ragazzi chiusi, diffidenti, incapaci di comunicare eppure bisognosi di affetto e amore.
Questa ff è il continuo della mia one-shot "If I had a heart" anche se non è indispensabile leggerla per seguire questa long, ma alcuni dettagli potranno essere più chiari.
[GaaraxSasuke][Itachix?][accenni HidanxDeidara]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Itachi, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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everybody 1

Orizzonte

Che ci fai lì seduto? Dai vieni!”
Dai, siamo tutti insieme, qui ci divertiamo.”
Non stare da solo, non serve, qui ridiamo tutti insieme.”
Hanno ragione, dai!”
Il ragazzo guardò la mano entrata nel suo campo visivo e non seppe bene cosa fare. Alle sue narici arrivò anche l’odore caldo di quella pelle, sapeva di buono, di qualcosa di confortante che avrebbe offerto riparo e comprensione. Alzò gli occhi chiari, deciso ad accettarla e sollevarsi, ma la sua voce lo freddò.

No, lui no, non ancora.”
Era la
sua voce, non la udiva da anni, ma l’avrebbe riconosciuta ovunque.
La mano scomparve e l’odore divenne acre, marcescente, come di fiori lasciati a imputridire, dimenticati in un vaso di cristallo. Alle sue orecchie arrivò una musica distante, le parole erano distorte, come se la radio non fosse sintonizzata bene sulla frequenza giusta.

I am not the only traveler who has not repaid his debt
I've been searching for a trail to follow again

Sì, doveva trovare una nuova strada, il percorso giusto, ma dov’era? Lui non riusciva a vederlo. Non era il solo peccatore a calcare le strade, ma in quel momento lo era, era da solo. C’era il vuoto attorno a sé, nessuna mano tesa, nessun viso, niente, solo il vuoto e la polvere che volteggiava prima di depositarsi sulle cose e su chi era rimasto immobile. 
Come lui.


Gaara si svegliò quasi di soprassalto. Spalancò gli occhi, con il rimbombo del cuore nelle orecchie e in gola. Era stato solo uno stupido sogno, ma come tutti i sogni era sembrato tanto più vivido e lucido della realtà. Provava un senso di oppressione al petto al ricordo di quella mano tesa, scacciata dalla sua voce che gli aveva impedito di afferrarla. Eppure, contradditoriamente, era stato felice di udire quella voce, perché oramai era presente solo nei propri ricordi, non aveva altro modo per sentirla.
Un mugolio provenne dal suo fianco e lui si voltò a guardare la persona che ancora dormiva nel suo letto. 
Sospirò piano, decidendosi a scendere e raccattare qualche vestito. Aveva intenzione di andare a fare una doccia e poi di mettere sotto i denti qualcosa; era appena l’alba ma riposare ancora era fuori discussione, inoltre non voleva svegliare il suo ospite e avere a che fare col suo caratteraccio, non con quel malumore che il sogno gli aveva messo addosso.
Dopo una doccia, con una tazza di the caldo in mano e un piatto con dei toast davanti, la giornata appariva sotto un’altra luce.
Gaara si stava godendo la propria colazione con calma, immerso nella quiete e in compagnia del suo lettore di e-book, quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi con un tonfo poco delicato. I passi in avvicinamento stavano sancendo la fine del silenzio.

Cazzo fai già in piedi? O il tuo ospite non ti ha fatto dormire affatto? – una risata – Ho visto un altro cappotto all’ingresso.”
Gaara osservò Hidan, il suo coinquilino lasciarsi cadere sulla sedia a fianco alla propria, ancora col riso sulle labbra.

Ho dormito, ma mi sono svegliato presto – spiegò pazientemente, spegnendo l’e-reader – tu piuttosto rientri solo adesso. Nottata impegnativa?” domandò osservandolo servirsi dei toast sul tavolo.
Puoi dirlo forte! Con Deidara abbiamo rimorchiato un tizio fuori di testa e abbiamo fatto roba tutti assieme, sono distrutto! È stato un sabato sera col botto, ora ho intenzione di dormire almeno fino a oggi pomeriggio!” esclamò con la bocca piena, bevendo anche il the di Gaara.
Hidan era fatto così: senza filtri. Parlava senza preoccuparsi di filtrare quello che gli passava per la testa e le sue maniere andavano di pari passo; Gaara oramai ci aveva fatto l’abitudine dopo tutti gli anni di conoscenza e convivenza che li univano. In realtà non gli dispiaceva nemmeno del tutto, era un bel contrasto col proprio carattere riservato e schivo, anzi ad essere sinceri, doveva parecchio a quell’uomo irruento che si stava finendo la sua colazione.

Bene, sono felice che tu e Deidara abbiate passato un bel sabato sera, anche se quel tipo doveva essere quasi da ricovero psichiatrico se tu stesso l’hai definito fuori di testa” rispose pacato, strappandogli però di mano l’ultimo toast.
Hidan fece un sorriso storto, con gli occhi viola scintillanti di divertimento per poi passare un braccio attorno alle spalle di Gaara e tirarselo vicino. Il viso pieno di briciole, l’espressione sorniona e quel gesto affettuoso non riuscivano però a cancellare del tutto l’ombra spietata e affilata caratteristica del suo carattere, ma che il ragazzo riservava al mondo esterno, degno di ricevere tutto il suo disprezzo e la sua crudeltà. Tra le mura di casa e con le pochissime persone a cui si era legato, le cose erano un po’ differenti.

Credo che nemmeno tu possa lamentarti della tua serata – affermò ironico – ultimamente stai vedendo quel tipo un po’ più spesso o sbaglio?”
Gaara sorrise, lasciandolo fare e finendo di mangiare il toast prima di rispondere:

Mica mi sono lamentato infatti – precisò – sì, nell’ultimo mese ci siamo visti più di frequente, è un problema se si ferma anche a dormire?”
Era iniziato per caso: una sera il suo partner si era semplicemente addormentato, troppo stanco per rivestirsi e andarsene come al solito. Da quella volta in poi si era sempre fermato spontaneamente, senza drammi o discorsoni, non funzionava così tra di loro; semplicemente era apparso evidente agli occhi di entrambi quanto la cosa fosse più conveniente. Nessun rischio di incidenti nel mezzo della notte per un colpo di sonno, la possibilità di bere senza porsi qualche limite, e poi il letto a una piazza e mezza di Gaara era sufficientemente comodo per entrambi.

Sai che cazzo me ne frega! Fa’ come ti pare, come se ti avessi mai chiesto il permesso per far dormire Deidara qui – rise Hidan lasciandolo andare – ero solo curioso. Non era mai successo prima, anzi penso di poter dire che questa è la tua relazione più lunga… o trombamicizia, o come diavolo vuoi chiamarla.”
Gaara inclinò il collo su un lato, riflessivo; era vero, dopo quasi quattro mesi continuavano a vedersi seppur senza nessuna regolarità o obbligo tra di loro.

Hai ragione, ma non c’è molto oltre a questo… non credo almeno. Non saprei come definire questa cosa.”
Hidan gli batté una mano su una spalla e si alzò in piedi:

Che te ne fotte? Finché ti dà il culo va bene. Vado a dormire, a più tardi.”
Gaara si ritrovò a concordare solo in parte col suo coinquilino: normalmente non si faceva domande, prendeva quello che veniva, però quella volta le cose iniziavano a sembrargli un po’ diverse. In fondo nessun altro aveva mai dormito nel suo letto.


***


Sasuke entrò in cucina con solo una maglietta e dei boxer a coprirlo, andando verso la caffettiera elettrica per metterla in funzione senza bisogno di aiuto. Aveva imparato a muoversi in quella casa e la faccenda, in quella tarda mattinata domenicale, non gli fece squillare nessun campanello d’allarme nella testa. Qualsiasi cosa poteva attendere la sua razione giornaliera di caffeina.
Con una tazza fumante, si sedette di fronte a Gaara che stava leggendo e con cui si era scambiato solo un cenno. Continuarono a rimanere in silenzio per qualche altro minuto, ma quando Sasuke arrivò quasi alla fine del caffè, si sentì dire:

Non sapevo se dovevo svegliarti o meno come altre volte, quindi ti ho lasciato riposare. Tra l’altro mi eri sembrato un po’ stanco ieri.”
Sasuke si trovò a guardare quegli occhi acquamarina sconcertanti, che a volte lo facevano dubitare della propria sanità mentale, per tutto quello che di nuovo si era ritrovato a fare in quegli ultimi mesi.
Si rigirò in bocca l'ultimo sorso della bevanda rigorosamente nera e senza zucchero prima di rispondere:

Va bene così. Oggi non ho niente in programma, avevo bisogno di una giornata libera – un istante di riflessione – in effetti avrei dovuto avvisarti.”
Sembrava che avesse fatto una gran fatica ad affermare quella sua mancanza, e la realtà era proprio quella. Solitamente si sarebbe tagliato la lingua piuttosto che ammettere un errore o una distrazione, ma in quei mesi con Gaara aveva imparato a farlo ogni tanto. In realtà entrambi facevano delle piccole concessioni all'altro, erano stati costretti entrambi dalle circostanze: quello oppure si sarebbero saltati alla gola.
Non parlavano molto, al di fuori dello stretto necessario per prendere accordi su dove e quando incontrarsi non si sentivano nemmeno al telefono. Poi una sera si ritrovavano a bere qualcosa al bar dove si erano conosciuti e inevitabilmente dopo finivano a scopare a casa di Gaara, esattamente come la prima sera.
In quei quattro mesi però qualcosa era cambiato, il suo fermarsi a dormire era solo il fatto più evidente, c’era anche la maggiore frequenza con cui si vedevano, le rare chiacchiere futili che si scambiavano e il bisogno di non schermarsi più. Quando erano insieme potevano far cadere le armature che li rivestivano, Gaara gli permetteva addirittura di carezzarlo.
Intanto proprio questi sorrise, ironico, perché la frase di Sasuke era quanto di più simile alle scuse che esistesse, e sapeva bene lo sforzo che c’era dietro.

Beh, ieri sera non è che tu abbia parlato molto in effetti” lo punzecchiò.
Sasuke strinse più forte il manico della tazza, irritato, perché in effetti la sera prima non erano nemmeno andati a bere, semplicemente era entrato nell’appartamento, aveva baciato Gaara e si era fatto scopare quasi a sangue. Sì, aveva decisamente qualche problema col suo equilibrio e la sanità mentale.
Gaara non gli diede tempo di replicare perché, vedendo il suo disagio, si premurò di ammorbidirlo, non aveva voglia di litigare o passare il tempo a vomitarsi addosso acidità, anche se succedeva anche quello tra di loro.

Mi sono accorto che stai attraversando un periodo stressante, che succede? Puoi parlarmene se vuoi.”
O puoi anche stare zitto e continuare semplicemente a chiamarmi più spesso per sfogarti, la scelta è tua, io sono solo qui e non giudico.

Sasuke lesse tra le righe e forse la cosa gli diede ancora più fastidio. Perché, accidenti, da quando in qua lui riusciva a capire i sottintesi degli altri, e da quando qualcuno che non fosse Naruto riusciva a vedere i suoi? Quegli occhi chiari erano troppo penetranti e destabilizzanti, rifletté.
Posò la tazza vuota sul tavolo e poggiò un piede scalzo sul cuscino della sedia, mentre l’altro rimaneva a terra. Si voltò a guardare il panorama fuori dalla finestra, qualche sparuto albero frustato dal vento e immerso in una distesa di cemento. Osservò i rami nudi che si muovevano scompostamente e pensò che, quando sarebbe uscito, forse non sarebbe bastato il cappotto a difenderlo dal freddo pungente. In quella cucina poteva permettersi invece il lusso di stare in mutande e maglietta senza gelare, protetto, al sicuro.

Tra dieci giorni, mercoledì per l’esattezza, mi laureo. Sono stato in tensione per questo, la mia tesi era complicata, ho litigato col relatore più di una volta e ovviamente non posso prendere meno della votazione massima. Mio padre non me lo perdonerebbe – raccontò – niente che non potessi gestire, naturalmente, ma ho avuto da fare. Adesso dovrebbe essere tutto pronto, devo solo aspettare mercoledì e ripetere per bene il mio discorso” concluse.
Gaara aveva ascoltato sorpreso quello sfogo, non si aspettava sul serio che Sasuke raccogliesse il suo invito. Evidentemente doveva essere sotto pressione ben più di quanto avesse dimostrato, oppure…
con lui si sentiva libero di parlare. Tuttavia quest’ultima ipotesi venne accantonata, perché apriva un ventaglio di possibilità troppo ampio.
Gaara non rispose subito, era stato colto alla sprovvista da quel discorso, inoltre si trattava di qualcosa di cui aveva solo una minima conoscenza. E Sasuke aveva una famiglia, con un padre molto severo, ma… lo aveva perlomeno.

Prenderai il massimo, naturalmente” replicò, asciutto.
Naturalmente” ribatté Sasuke, con una punta d’acidità. Altri risultati non erano nemmeno da prendere in considerazione come possibili.
In cosa ti laurei?” domandò Gaara, moderatamente curioso. Sapeva che l’altro era una studente, a differenza sua, ma non avevano mai parlato delle rispettive occupazioni.
Dal loro scambio di battute venne fuori che Sasuke si sarebbe laureato in architettura, alle 14 nell’aula magna della prima università della città, portando come argomento una complessa trattazione sull’urbanismo, nuovi materiali e un impatto più ecologico.
Gaara ne rimase impressionato e affascinato: lui era scappato dalla sua famiglia adottiva a sedici anni, quando avevano scoperto ciò che succedeva tra lui e suo fratello Kankuro.
Aveva scongiurato in quel modo che li rispedissero in orfanotrofio, permettendo almeno al fratello di sfruttare le agevolazioni che una famiglia poteva offrire. In fondo era sempre stato Kankuro quello che piaceva di più, quello che riusciva a mettere su una maschera per risultare gradevole, non Gaara col suo cipiglio scontroso e la sua scarsa loquacità. Dopo la sua fuga, aveva mentito sull’età e si era arrangiato con lavoro in nero, accantonando ovviamente gli studi, in quel modo era rimasto anche fuori dai radar dei servizi sociali. Aveva abitato in topaie, gli unici posti che potesse permettersi con la paga che riceveva, risparmiando su ogni centesimo. Con la maggiore età era riuscito a trovare occupazioni più dignitose, aveva incontrato anche persone che lo avevano aiutato, come Hidan, ed era riuscito a prendere il diploma frequentando le scuole serali pur continuando a lavorare. Ora a ventitré anni si ritrovava segretario in uno studio legale e col sogno, nemmeno troppo segreto, di diventare a sua volta avvocato.
Si era iscritto come studente lavoratore alla facoltà di giurisprudenza solo da pochissimo, ancora non aveva dato nessun esame, né aveva potuto frequentare le lezioni per via del lavoro, ma stava già studiando. E sentire parlare Sasuke di università, di laurea e di quella vita spensierata da studente che non avrebbe mai avuto era affascinante; da quei racconti scarni riusciva a immaginare come sarebbe potuta essere anche per lui.
Avrebbe voluto fargli domande, ascoltarlo parlare per ore, ma non chiese nulla, né mostrò l’entusiasmo che in realtà lo stava divorando, bensì ascoltò col viso impassibile quel poco che Sasuke si lasciò sfuggire.

Non sono mai stato a una laurea” commentò solamente, alla fine.
Sasuke sollevò un sopracciglio, sorpreso da quell’affermazione. Chiuso com’era nel proprio ambiente, non riusciva a concepire che qualcuno potesse avere uno stile di vita diverso e quell’affermazione invece gli sbatteva in faccia quella realtà. Esistevano davvero persone che non avevano genitori soffocanti, che non dovevano sempre apparire perfette, ma potevano anche commettere errori, essere rilassati, inseguire i propri sogni e desideri senza alcuna costrizione. Da non credersi, quasi.

No? Nessuno dei tuoi amici si è laureato?”
No, nessuno” rispose Gaara, riflettendo che non ne aveva poi così tanti di amici, più che altro conoscenti.
Sasuke si alzò per posare la tazza nel lavandino, dicendo in tono leggero:

Beh, da adesso in poi potrai dire di conoscere un laureato.”
Buttò quella frase lì, tanto per rispondere, senza pensare al reale significato di quelle parole o di come Gaara avrebbe potuto interpretarle. Come al solito non si curava poi troppo di ciò che provavano gli altri, concentrato su se stesso e i propri bisogni, incapace di empatizzare.
Si portò alle spalle di Gaara e si chinò a baciargli il collo:

Ho ancora qualche ora libera.”
Quello lo disse con più attenzione, gli interessava sul serio la reazione del ragazzo, perché questo avrebbe decretato o meno la soddisfazione dei propri bisogni. E Sasuke, nei suoi ventidue anni di vita, era inesperto su molte cose, capiva poco di se stesso e ancora meno degli altri, ma aveva ben chiaro cosa voleva e come fare per ottenerlo.













L'angolino oscuro:
Avevo detto che sarei tornata ed eccomi qui, stavolta niente one-shot bensì una long *lancia coriandoli* nemmeno io credevo che da sola sarei mai riuscita a portarla avanti, sono decisamente sorpresa ma il merito non è solo mio, bensì di Fra aka Happy_Pumpkin la mia fedele zucchetta che mi sopporta oramai da più di nove anni. Se questa storia sta venendo pubblicata è solo grazie a lei, ai suoi incoraggiamenti costanti, alla pazienza di fronte ai miei dubbi, gli scleri sull'IC, sullo stile, su *inserire argomento random*. Insomma, mi è stata vicino e grazie alle discussioni con lei le mie idee si chiarivano e riuscivo ad andare avanti, quindi questa fanfiction è interamente dedicata a lei e ho deciso di pubblicarla proprio oggi per il giorno del suo fantameraviglioso compleanno, surprise! *O*
Parlando di altro, questa fanfiction altro non è che il seguito della mia one-shot If I had a heart non è obbligatorio leggerla per poter seguire questa long, ma di sicuro alcuni particolari risulteranno più chiari. La storia riprende all'incirca quattro mesi dopo la conclusione della one-shot, Sasuke e Gaara hanno continuato a frequentarsi, ma hanno un dialogo quasi inesistente, ogni tanto si aprono, si lasciano sfuggire qualcosa su loro stessi, ma nonostante i loro silenzi la relazione è andata avanti. Sasuke si ferma addirittura a dormire e Gaara gli permette di carezzarlo, cosa che invece normalmente non riesce a tollerare, eppure tutto ciò basterà per permettergli di andare avanti? Questo lo scoprirete leggendo XD
La mia storia tratterà anche lo spinoso argomento dell'incest, in questo caso tra Gaara e Kankuro, lo andremo a sviscerare più approfonditamente mentre nella one-shot lo avevo appena accennato senza dedicargli molto spazio. E' un argomento che mi affascina, in effetti amo anche l'Uchihacest, e spero di essere stata all'altezza di temi tanto delicati, ma ne parleremo meglio nei capitoli successivi. Per il momento abbiamo questo breve prologo che ci offre una panoramica generale della situazione, della vita dei nostri protagnisti ma successivamente la storia si arricchirà di altri personaggi. Tra l'altro adoro Hidan e trovo che con Gaara funzionino maledettamente bene *O*
La storia è quasi interamente scritta, quindi gli aggiornamenti saranno abbastanza regolari e ravvicinati e di certo la concluderò, non la lascerò a metà, non temete! Il titolo della fanfiction Everybody hurts è lo stesso di una canzone dei R.E.M. sono una loro fan e quindi la conoscevo già, ma qualche tempo fa l'ho ascoltata e ho avuto un flash, mi sono detta: "E' lei! E' perfetta per la mia storia" e già questo vi dovrebbe far capire qualcosa su come andranno le cose qui, angst e drammoni a manetta XD
Le due frasi in corsivo nel sogno sono invece della canzone The night we met di Lord Huron ed è la canzone che mi ha fatto venire in mente come poter scrivere questa long, l'ho ascoltata a ripetizione per ore mentre scrivevo, sì mi fisso leggermente sulle cose XD
Il titolo del capitolo invece vuole richiamare ciò che gli occhi dei due protagonisti vedono, il limite oltre il quale i loro sguardi si bloccano. Però anche se c'è il sole che nasce e tramonta sulla linea dell'orizzonte, che acceca, non è detto che al di là non ci sia nulla e che sia impossibile oltrepassarlo, ma al momento loro non vedono nient'altro. 
Detto ciò, ho parlato un sacco e penso anche a sproposito quindi mi dileguo e mi auguro di riuscire a trasmettervi qualcosa e che vogliate lasciarmi una recensione, rendendomi partecipe dei vostri pensieri e riflessioni sulla storia, alla prossima!

   
 
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