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Autore: Master Chopper    07/08/2017    3 recensioni
E' obbligatoria la lettura di '[SoF] Saga della Nascita' e di '[SOF] Saga dei Sette Peccati Capitali' per la comprensione delle vicende e degli avvenimenti trattati.
Il viaggio di Tengoku sta per concludersi, catturare Xian per costringere Sebastian alla resa pare l'unica possibilità di vittoria.
Ma cosa ha spinto il Boss degli Anonimato ad essere il peggior avversario che i Vongola abbiano mai affrontato?
Cosa rivuole indietro e qual è la sua vendetta?
- STORY OF A FAMILY: SAGA DELLA VERA FAMIGLIA -
Genere: Azione, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Reborn, Tsunayoshi Sawada
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stories of a Family [SoF]'
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Disegno (invisibile, grazie a Tinypic ed ImageShare, 'rtacci loro) a cura di nekomata04





Target Number 6: Questa è una vera famiglia


28 Aprile 2017. Groove Island nell’Oceano Pacifico.

 

La tenue luce solare dell’alba colorava il cielo d’ocra, scacciando le tenebre che per tempo immemore sembravano aver inghiottito il cielo.

Il mare attorno alla nera fortezza rifletteva appena i raggi solari, delineando la forma dell’isola, simile ad una rovina.

 

Tra i corridoi bui, un rumore di passi inarrestabile procedeva avanzando sempre più verso il centro di quella costruzione. Il suono rimbalzava tra i muri di pietra, accompagnando una figura che, veloce, si stava dirigendo verso la luce davanti a sé.

 

-Percepisco qualcuno !- Si mise in allerta, poco prima di sbucare fuori dal corridoio.

Con un salto emerse dall’oscurità, giungendo in una stanza rotonda, con al centro una lunga scalinata sollevata verso il piano superiore.

La figura atterrò, voltandosi di scatto mentre le suole delle sue scarpe strisciavano rudemente sul pavimento.

 

Alla luce delle torce già accese sulla parete, tre ragazzi lo guardavano con gli occhi spalancati, colti alla sprovvista dalla sua apparizione.

La figura allora si avvicinò, tremando leggermente ed incespicando nel parlare.

Le parole non riuscì a pronunciarle, sicché l’unica ragazza lì presente si alzò e gli corse incontro.

 

“ Boss !”

Esclamò Akane Mizuno, gettando le sue braccia al collo del ragazzino ed abbracciandolo con forza.

Tengoku rimase immobile, sentendo la corvina appoggiare la testa al suo petto, sebbene fosse più alta di lui, ed aumentare la forza della stretta.

Osservò le sue braccia, lasciate scoperte dalla divisa di pelle lacerata in più punti, e trovò numerose cicatrici che le solcavano la pelle, come tante stelle nel cielo.

“ Come al solito, ci hai fatto solo preoccupare.”

Ridendo con un sorriso gentile, Drake Schlmit avanzò verso i due, posando una mano sulla schiena di Akane e l’altra su quella del bruno, unendosi in quell’abbraccio.

“ Nurufufufufu !” Rise Kiiro, alle loro spalle, sollevando una mano ed agitando le dita in segno di saluto.

 

“ Io …”

Tengoku sollevò lo sguardo, incontrando quello paziente dei suoi tre compagni.

 Una lacrima gli percorse la guancia, strappandogli un brivido.

Provava una sensazione di caldo asfissiante nel petto, si sentiva straziato, sconvolto, privato di ogni parola o capacità cognitiva.

E si sentiva bene.

“ Sono felice che voi siate qui !” Riuscì a dire, spalancando un sorriso tremante, con il suo viso che iniziava a bagnarsi al passaggio di copiose lacrime.

I tre si strinsero ancor più forte, ed il Guardiano del Sole li guardò attentamente ed in silenzio, non volendo interrompere quel momento di riconciliazione.

 

 

 

Due uomini  stavano avanzando negli stessi corridoi, nonostante le ferite sanguinanti aperte sui loro corpi.

Tsunayoshi Sawada si era sollevato un X Gloves dal dorso della mano, solo per un istante, impaziente di sapere dove si trovassero grazie alla mappa.

Reborn, al suo fianco, trasportava sulla schiena Azura, priva di sensi. La rossa riportava delle ferite apparentemente più gravi di quelle dei due, ma respirava appena, stringendo debolmente le mani sulla camicia nera dell’assassino.

 

“ Non ci pensare… sono solo dei ragazzi, e non hanno mai avuto il tempo di abituarsi a questo mondo.”

Mormorò con voce ferma il Tutor, ed il suo amico si girò verso di lui.

Stava alludendo chiaramente all’undicesima generazione dei Simon, rimasti indietro nella fucina dove avevano perso un loro Guardiano ed amico, Angelo Adith.

Il Boss annuì in silenzio, per poi aggrottare le sopracciglia e mostrare un’espressione truce, un riflesso della paura che in quel momento lo aveva assalito.

“ Sei davvero sicuro che la ragazzina sul ponte fosse Primula, la figlia di Yukiteru ?” Domandò con palese nervosismo nella sua voce.

“ Assolutamente sì.”

“ E allora dobbiamo trovare al più presto Tengoku ed impedire che loro due si incontrino !” Il Decimo Vongola non si preoccupava nemmeno più di Sebastian, talmente tanto la sua mente era ormai presa da un pensiero fisso, tragico.

 

“È per via della profezia, giusto ?”

La voce di Reborn lo fece sussultare dalla sorpresa, costringendolo a voltarsi, pallido in volto, verso il Tutor.

“ Ti chiedi come lo sappia? Hai forse dimenticato che Yuni è un membro degli Arcobaleno come me ?”

“ Da quanto lo sai ?” Tsunayoshi chinò il capo, avvertendo per la prima volta i sensi di colpa nel non aver fornito prima quell’informazione al suo amico.

“ Da un anno.” Rispose l’altro, secco. “ E tutto è stato confermato dalla telefonata che mi facesti un mese fa, ordinando di riportarti indietro Ten. Io e te pensavamo che gli eredi al trono che si sarebbero eliminati fossero lui e Xian… ma a quanto pare ci sbagliavamo.”

“ Pensi anche tu che sia Primula ?” Tsuna tremava. Sapeva di non star dicendo tutto, ma soprattutto si sentiva un mostro a nascondere, dopo tutti quegli anni ed in un momento così delicato, la vera origine di Tengoku.

Un’origine svelata da un mistero che ancora lui si domandava chi l’avesse mai creato.

Reborn annuì nuovamente, calandosi la fedora sulla fronte.

“ Sono entrambi, geneticamente parlando, due eredi al titolo di Boss dei Vongola, sebbene non abbiano ancora raggiunto l’età minima di sedici anni. Taylor Vongola si è ritirata anni fa, Kiiro è stato diseredato, Lara ed Elisabetta sono morte entrambe… che dir si voglia, sembriamo in balia di una tragedia degna dei teatri siciliani.”

Concludendo il discorso, l’uomo di voltò verso il castano.

“ Tu lasceresti mai il potere a Primula, nel caso dovessimo riuscire a portarla via di qui ?”

“ Yukiteru non vorrebbe, e penso che entrambi si ritirerebbero in un paese straniero per evitare le guerre di successione.”

“ Ti ho sempre detto che avessi usato in passato il pugno di ferro, queste stramaledettissime guerre di successione non ci sarebbero più !” Il sicario perse il tono freddo mantenuto fino ad allora, stringendo i pugni per la rabbia.

 

Tsuna piombò nel silenzio.

“ Reborn… te la sentiresti di diventare il Boss dei Vongola ?”

 

 

 

Tengoku si era finalmente ripreso, ed ora grazie all’aiuto di Kiiro si stava lasciando curare le ferite dell’ultimo scontro, inferte da Xian.

La macchina assassina sembrava aver sviluppato, come aggiunta del suo nuovo aspetto, una capacità curativa più efficace delle semplici Fiamme del Sole.

Il bruno rabbrividì, osservando il biondo inserirgli in un taglio sul braccio una sostanza nera, direttamente espulsa dai pori del suo dito.

“ Sta’ tranquillo, nurufufu !” Lo aveva ammonito il nuovo curatore, lasciandogli osservare come la melma nera avesse aderito alla carne mancante, senza nemmeno sfiorare la pelle.

“ Quando le cellule inizieranno a guarire, la melma nera verrà rimpiazzata !” Rise la macchina assassina, e Ten lo ringraziò con un sorriso.

 

“ Ora che mi ci fai pensare …” Li interruppe Drake, alzandosi da terra per avvicinarsi al ragazzo.

“ Uh ?”

“ Che strada hai percorso per arrivare fin qui ?” E domandando ciò, il tedesco mostrò il dorso della mano, dove vi era incisa la mappa della fortezza.

Con l’indice l’altro percorse i corridoi, indicandogli minuziosamente il percorso. Quando ebbe finito, il Guardiano del Fulmine diventò visibilmente inquieto.

“ Dalla strada che hai fatto, dovresti esser sbucato oltre la fucina, ovvero nello stesso corridoio dove abbiamo perso di vista Corex, per poi percorrere la nostra stessa strada.” Rifletté, voltandosi verso Akane e Kiiro.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro, e la corvina si alzò di scatto.

“ E non hai incontrato Yukiteru ?” Domandò allarmata, ricevendo come risposta un preoccupato ‘No’ da parte di Tengoku.

“ Non può essere …” Mormorò Kiiro, premendosi una mano sulla maschera. Persino lui non era più tranquillo.

 

“ Non vi è sembrato di sentire una presenza in questa stanza, poco prima che arrivasse Ten ?” Drake volse lo sguardo alle scale che conducevano al piano superiore.

“ Ma  è assolutamente impossibile che Yukiteru sia riuscito a passare da questa stessa stanza, eludendo i nostri sensi !” Esclamò l’assassina, e Tengoku deglutì a vuoto alle sue spalle.

 

 

 

“ Io non so nemmeno più perché sono viva.”

Quelle parole fecero vacillare Sebastian, in piedi ed immobile nella grande stanza di pietra.

Davanti a sé, rannicchiata per terra un corpo respirava debolmente, stringendo le mani pallide sul pavimento.

“ Tengoku mi ha domandato come avessi fatto a perdonarti …” continuò Primula, inerme e scossa dai singhiozzi.

“ Io non lo so nemmeno più. Ho perdonato persino te, ma adesso non so più cosa voglio dalla mia vita.

Cosa sarò? Perché sono ancora viva, se il mondo non ha un posto per me, ed io non so cosa fare ?”

L’uomo sospirò, rabbrividendo. Si sentiva toccato nell’anima, come ogni volta che quella ragazzina parlava.

Era un sensazione che odiava, certamente, ma gli era impossibile arrabbiarsi: non avrebbe mai tolto la vita ad un innocente.

 

Eppure lì davanti a sé c’era il quesito della sua stessa vita.

 

Aprì la bocca per parlare, ma in quell’istante una pressione sinistra si materializzò alle sue spalle.

Si voltò appena in tempo per scorgere due occhi fiammeggianti nel buio, prima che una forza sovrumana gli perforasse il petto.

Primula spalancò gli occhi, venendo macchiata dal sangue del corvino.

“ P…papà ?” Sussurrò con un filo di voce, spaventata a morte da quell’oscura presenza giunta come un fulmine a ciel sereno.

Yukiteru estrasse il braccio destro dal torace di Sebastian, per poi centrarlo con un calcio ascendente in volto, sollevandolo addirittura di un metro da terra.

Non sembrava più umano, i suoi riflessi avevano impedito persino ad un assassino come Sebastian di reagire in tempo. Esattamente come le specie davanti ad un ostacolo, si era evoluto sviluppando la propria velocità e furtività.

 

 

Il padre di Tengoku venne infine afferrato da una gamba, e scagliato via. Il suo volo ebbe fine solo quando si schiantò violentemente contro una parete, scatenando una scossa in tutto il piano.

Una crepa attraversò la stanza, arrampicandosi fino al soffitto e smuovendo una cascata di polvere che ricadde al suolo come una nebbia.

 

“ Siamo nemici genetici, nonostante io sia nato come umano e tu come un mostro oscuro.” La voce di Yukiteru rimbombò nel silenzio, e l’uomo un istante dopo si portò una mano al petto, tossendo sangue.

“ Fino al momento in cui ho avuto la conferma che fossi davvero tu quel Sebastian, Boss di una Famiglia inesistente ma alleata con i Vongola, ne è dovuto passare di tempo. Ho dovuto entrare a stretto contatto con la Famiglia, ingurgitando pillole del ringiovanimento per fingermi un rampollo dei Bovino… e vedo che tu hai fatto pressappoco lo stesso, non è vero ?”

Il suo corpo pareva ora notevolmente indebolito, eppure con lo stesso odio perenne fissava spietato il nemico, ridotto ad una poltiglia tra le macerie.

“ Si può sapere perché lo hai fatto? Perché sei rimasto lì, per farmi soffrire forse? Per ridere alle mie spalle, mentre io cercavo di capire se fossi davvero il bastardo che ha ucciso mia moglie e rapito mia figlia ?!”

 

“ Non mi interessava niente di te o dei Vongola …” Sebastian lo interrupe freddamente, con il suo tono cubo e lugubre dall’oscurità della crepa nella parete.

Fuoriuscì dal buio con un movimento sgraziato, inumano, ed alla fioca luce di uno spiraglio nel soffitto rivelò il perché: il suo corpo era stato in parte distrutto, e gli arti spezzati o scarnificati penzolavano senza vita. Il volto era ricoperto dai capelli, dai quali scivolavano gocce rosse sul pavimento di pietra.

Un normale essere umano in quelle condizioni non avrebbe potuto sopravvivere, e non ci sarebbero state cure per salvarlo. Eppure i muscoli esposti continuavano a pulsare lentamente, segno che la rigenerazione della Fiamma del Valhalla fosse ancora presente.

E con il silenzio che ne seguì, il corvino non terminò la frase, lasciando così un impeto di odio nel cuore dell’altro.

“ Papà !”

Prima che Yukiteru potesse avanzare e terminare quella bestia davanti ai suoi occhi, si sentì ostacolare da una presenza. Una stretta sul petto, e quando abbassò lo sguardo, dei lunghi capelli neri ed una fronte pallida premuta sulla sua pancia.

L’abbraccio di Primula lo riportò alla realtà, al vero motivo per cui era giunto fin lì, non lasciandolo annegare nell’odio. La paura di perdere il controllo non l’aveva aiutato, ma sua figlia sì.

 

“ Ti prego, non uccidere Sebastian !” Strillò la ragazza, tremando mentre stringeva forte il genitore.

“ Perché ?”

La voce di Yukiteru non era alterata, non c’era più l’odio ora che vedeva Primula.

C’era tristezza, come nel pianto di un bambino che perla prima volta scopre il significato della parola Morte.

“ Perché non posso ?” Ripeté, ed una lacrima scivolò dal suo viso sulla testa della figlia.

Insieme piansero, abbracciandosi dopo un tempo relativamente breve, quanto infinito.

“ Perché lui …”

 

“ Perché non è stato Sebastian ad uccidere nostra madre !”

 

 

Quella notte Primula non era riuscita a chiudere occhio a causa di un violento temporale che imperversava.

Il cielo era scosso da fulmini, i quali illuminavano la coltre grigia sopra il tetto della loro villa.

Si alzò dal letto con un salto, rabbrividendo nell’aria gelida di Gennaio. Nel momento in cui mise piede fuori dalla sua camera, le parve di sentire un suono basso ed ovattato proveniente dal piano di sotto.

Ne fu spaventata, ma volle pensare che si trattasse del vento: la posizione che ricoprivano sua madre e suo padre, sebbene non l’avesse ancora compresa, garantiva la protezione di numerose guardie del corpo all’interno e fuori dalla villa.

Scivolò oltre le camere, e lentamente percorse i gradini delle scale fino al piano terra, semplicemente seguendo nel buio quel suono. Di tanto in tanto i lampi illuminavano gli anfratti della casa, animandola come un incubo di ombre dalle forme più disparate.

Quando il rumore fu molto, molto vicino, percepì anche freddo, ed il suo corpo seguì la corrente d’aria.

 

Un raggio di luce tenue sbucava dalla porta semi chiusa, la quale ondeggiava al passare di un vento freddo.

Senza sapere il perché, come una falena attirata dalla fiamma, Primula sporse leggermente il capo all’interno di quella stanza, riconoscendola un istante dopo come lo studio.

La finestra era spalancata, e la pioggia trasportata dal vento, illuminata dai lampi, dilagava sul pavimento di legno, delineando nell’aria allo stesso tempo due figure.

Una donna, seduta alla scrivania e rivolta verso un uomo, in piedi di fronte a lei.

 

“ Quindi era questo il vero piano di mio padre.” La voce paralizzò la ragazza corvina sullo stipite della porta.

- Mamma ?!-

L’uomo rimase in silenzio.

“ Una macchinazione che ha portato via tuo figlio e mia sorella… ed io sarò la prossima, non è così ?”

Lara Vongola parlava con un tono incredibilmente pacato, dal quale però traspariva una tristezza ed un dolore immane.

“ Tu e la tua famiglia dovete fuggire con me !” Esclamò l’altro, prendendola per le spalle e chinandosi fino a raggiungere il suo volto.

“ Non mancherà molto! Aiutatemi a recuperare mio figlio in Giappone, ti prego! Non lasciare che il piano di tuo padre si concluda come lui voleva.”

 

“ Non ce la faccio.”

Quella fredda e tremante risposta venne accompagnata da un tremendo rombo di tuono, il quale scosse persino i muri della casa.

“ Io sono sangue di colui che ha macchiato con tutti i sette peccati capitali la purezza acquisita dopo anni ed anni dalla Famiglia Vongola. Non è mai esistito un essere più perfido di Dado Emauele Vongola, ed io sono la sua progenie.”

La donna si alzò, scostandosi le mani dell’uomo, il quale non poté fare altro che guardarla impotente.

Lara si avvicinò alla porta, e Primula arretrò rabbrividendo, ma non per la paura dell’essere scoperta: sentiva nell’aria una grave vibrazione, come delle voci che le rivelassero qualcosa, qualcosa che non voleva sentire.

 Tuttavia sua madre si voltò nuovamente, dandole le spalle, verso la figura nell’ombra.

“ Abbi fiducia di Yukiteru e della nostra piccola Primula. Loro sapranno reggere questo peso… non come me, che sono tanto debole da non poter reggere il peso di questo peccato.”

Mormorò, e dal modo in cui si alterò la voce, la ragazza capì che le sue labbra si erano aperte in un sorriso.

 

“ Cosa fai ?!” Sussurrò impietrito l’uomo, muovendo un passo in avanti.

“ Addio …”

Lara si puntò una pistola alla tempia, ed un fulmine colpì in pieno il muro dello studio, illuminando a giorno la stanza.

Tutto tremò in quell’istante, immortalandolo per sempre, senza scampo per gli occhi di Primula, che non riuscì ad evitare la vista del sangue che schizzava in ogni direzione dalla testa di sua madre.

 

Lei cadde, e così cadde il cadavere, spalancando la porta e rivelando uno sguardo di terrore nell’uomo dai lunghi capelli corvini.

Qualcuno gridò all’incendio, mentre fiamme avevano iniziato a divampare tra le librerie.

 

Sebastian guardò Primula per un istante che parve infinito, ma nessuna parola riuscì a fuoriuscire dalle sue labbra sigillate.

“ LARA !!” Urlò Yukiteru dalle scale, spaventando ancor di più la ragazzina.

Quando voltò lo sguardo, l’uomo misterioso era sparito, e solo le fiamme illuminavano il corpo della donna distesa su di lei.

 

“ No.” Sussurrò debolmente l’uomo, scivolando in ginocchio privo di forze.

Primula vacillò, cadendo anche lei sul pavimento, continuando a stringersi al genitore. Aveva paura di guardarlo in faccia adesso, sentiva il suo respiro gelido sul collo.

“ Perché l’hai fatto? Lara …” Yukiteru si abbandonò al pianto, avendo perso ogni speranza di riacquisire il sorriso. C’era sua figlia davanti a sé, e l’avrebbe protetta fino alla fine dei suoi giorni, eppure la sua maledizione sarebbe stata d’ora in avanti continuare a vivere con quel vuoto nel cuore.

 

- Non è passato nemmeno un anno, ma tu già mi manchi.- Si strinse nell’abbraccio di Primula, rimanendo in silenzio. Sebbene i suoi occhi fossero chiusi e ricoperti dalle lacrime, in quel momento visualizzava l’immagine di una donna, vent’anni prima, quando l’aveva conosciuta.

Sorridevano insieme, ignorando l’amore che un giorno sarebbe sbocciato e finito. Non ci pensavano, seppure quel momento sarebbe arrivato di certo.

Ed ora era l’unico pensiero nella mente di Yukiteru: il sorriso che l’aveva fatto innamorare, e che non avrebbe mai più rivisto.

 

 

Tsunayoshi e Reborn salirono le scale al massimo della loro velocità.

Il secondo piano era a pochi metri sopra di loro, eppure non si sentivano fiduciosi come quando avevano fatto irruzione, appena un’ora prima.

No. Il dubbio ed il terrore si erano impossessati dei loro cuori quando avevano raggiunto l’anticamera alla base delle scale, senza trovare nessuno.

Non avevano parlato, non si erano detti niente. Tutto quello che potevano fare era continuare a correre, veloce, più veloce.

 

Il secondo piano si manifestò ai loro occhi come una gigantesca e vuota sala in pietra. Il soffitto era leggermente asimmetrico, solcato da sottili squarci che regalavano una luce biancastra, troppo debole per illuminare l’oscurità.

E davanti alle scale, quattro figure. Infondo, nell’estremità opposta, altre tre.

Tsuna impallidì.

 

Pochi metri più avanti Drake, Kiiro ed Akane si voltarono di scatto, percependo la presenza di qualcuno. I loro volti erano scossi, ma non appena videro Reborn ed il Decimo Boss sembrarono agitarsi ancor di più.

Le ferite erano state curate, seppur in maniera superficiale al momento, ma erano appena arrivati lì, precedendo di pochi secondi i nuovi arrivati. Qualcuno di loro fece per parlare.

 

Nulla fu più importante.

Da i due lati della stanza Sebastian e Tengoku avevano già incrociato lo sguardo. L’uomo sorrise appena, e paziente aspettò che qualcosa accadesse. Dai suoi occhi vedeva esattamente cosa sarebbe successo, lo leggeva nello spettro vacuo e senza vita del ragazzo.

Ten mosse il suo primo passo in avanti.

Davanti a sé, dietro suo padre, vedeva Primula e Yukiteru, abbracciati in ginocchio e scossi da leggeri singhiozzi. E Sebastian continuava a ridere, a ridere, a ridere.

- Quant’è patetico un mondo che non puoi afferrare ?- Disse all’interno della sua mente, rivolgendosi all’entità che da sempre lo osservava. L’ombra, presente quando si era scontrato con Drake a Namimori, che aveva risvegliato un desiderio in lui terribile. Lo aveva chiamato “…mio…mio”.

- Mio figlio, ecco cos’era. Hai sempre vegliato su di me, vero? Anche quando non sapevo della tua esistenza. Ho vissuto fin’ora senza sapere di te… ed ora tu mi vuoi per te. Io sono il mondo che tu vuoi avere, distruggendo tutto ciò che incontri.-

 

Anche Sebastian si incamminò, e solo allora i presenti notarono che i due si stessero avvicinando.

- Ma io non sono di nessuno.-

Lo sguardo di Tengoku aveva perso ogni luce, era diventato proprio lo spettro pallido, o forse l’ombra.

“ Io voglio solo… solo …” Mormorò a fior di labbra, senza in realtà parlare con nessuno. Un’aura di luce intensa iniziò a sprigionarsi dai pori del suo corpo, ed in un batter d’occhio la sua sagoma venne rivestita di un accecante bagliore.

 

 

Il silenzio tombale venne scosso da una vibrazione intensissima, e per attimo sembrò davvero che l’intera Groove Island stesse per sprofondare nell’Oceano Pacifico.

Il soffitto di pietra esplose, ed i blocchi vennero sollevati nel cielo pallido dell’alba da una corrente di vento.

I ragazzi, assieme a Tsuna e Reborn, caddero immediatamente al suolo, stravolti da quella pressione inarrestabile.

Yukiteru strinse più forte che poteva Primula, sollevandosi per coprirla interamente con il suo stesso corpo. Un istante dopo una lastra di pietra si abbatté sui due, nascondendoli nella polvere.

“ NOOOO !!” Urlò una voce sulle spalle di Reborn. Il Tutor si voltò, bianco dalla paura, ed il suo volto pallido si rifletté negli occhi colmi di dolore di Azura, appena rinvenuta.

Nessun’altro riuscì però a rialzarsi da terra per correre verso il loro compagno e sua figlia. Reborn riuscì appena ad emettere un flebile sospiro, mentre le parole gli morivano in gola. Da lui si sarebbe aspettato di tutto, forse una strategia oppure una soluzione, eppure in quel momento non immaginava minimamente come si sarebbe evoluta la situazione.

 

Al centro della sala, Sebastian e Tengoku rimanevano immobili al centro di una tempesta di pressione e Fiamme del Coraggio di Morire nere ed arancioni, la quale intanto imperversava spazzando via qualsiasi cosa si avvicinasse.

Entrambi sembravano in procinto di fiondarsi l’uno sull’altro, rimanendo però immobili nell’attesa, emanando un Intento Omicida infinitamente grande.

Il Decimo Boss dei Vongola si alzò a fatica sulle sue ginocchia, tremando.

“ Tengoku …” provò a biascicare nel momento in cui protese una mano poco oltre le scale.

In un battito di ciglia la pressione gli riversò contro, scagliandolo violentemente in fondo alla rampa.

“ DAME-TSUNA !” Gli gridò contro Reborn, allungando un braccio per afferrarlo, ma il suo eterno amico scivolò tra le sue dita in balia di quella forza invisibile.

 

Sarebbe precipitato inesorabilmente, se due braccia non l’avessero prontamente afferrato appena sotto il gruppo di persone in cima alle scale.

I presenti riuscirono appena a scorgere un bagliore turchese, prima che alle loro spalle, frapponendosi tra loro e la pressione, si ergesse un alto muro di ghiaccio.

“ Nemmeno noi siamo in grado di avvicinarci.” Decretò lapidaria Himeko Ogawa, Guardiana della Neve, sorreggendo l’uomo e posandolo ai suoi piedi.

In quel brevissimo lasso di tempo prima che venisse respinto, Tsunayoshi aveva riportato ferite gravissime su tutto il corpo. Il braccio destro, quello allungato oltre la barriera di vento, si era fratturato ed ora era piegato in una posizione innaturale. Fortunatamente aveva perso conoscenza all’istante per via dello shock.

Kiiro si alzò di scatto, correndo verso il castano e mettendosi subito al lavoro per curare le ferite più gravi, mentre la Guardiana raggiungeva Reborn e gli altri con sguardo grave.

“ Sembra che tu ci debba delle spiegazioni …” Disse soltanto, ed il Tutor abbassò lo sguardo, forse per la prima volta in vita sua, abbattuto da quelle semplici parole.

 

 

Nell’occhio del ciclone, Sebastian spense il suo sorriso quando il figlio scatto verso di lui. Non vedeva alcun’espressione, alcun riflesso di umanità. Solo una maschera da macchina omicida pronta ad uccidere.

Tengoku sferrò un pugno, arrestando la sua corsa ad un palmo di distanza dal padre. Per un attimo i muscoli del suo braccio sembrarono illuminarsi delle stesse fiamme arancioni, ma prima che potesse affondare il colpo fu il corvino ad anticiparlo. Sebastian centrò in pieno volto il ragazzo, atterrandolo e facendogli cozzare la testa contro il pavimento, lasciando allo stesso tempo una crepa.

Non perdendo velocità intercettò il bruno, già intento a rialzarsi per saltare via, con un calcio nello stomaco. Sollevandolo da terra, puntò il dito indice verso di lui, ed un bagliore saettò nelle sue pupille.

“ Nero Fioretto !”

 

Tengoku piegò il collo, evitando che un raggio di energia proiettato dal dito gli perforasse la gola. Tuttavia il laser nero penetrò la spalla, ed iniziò ad espandersi fino a scaraventarlo all’indietro.

Poté fermarsi solo quando si scontrò su di una parete, venendo tuttavia ancorato dal colpo al muro.

Sebastian sollevò anche la mano libera, caricando un ennesimo colpo e mirando il suo bersaglio immobile.

Il ragazzo però non rimase fermo, e nonostante la situazione critica, riuscì a poggiare entrambi i piedi sulla superficie verticale e darsi la spinta. In una situazione normale, al minimo movimento il Nero Fioretto avrebbe lacerato la carne, probabilmente staccando il braccio, eppure il ragazzo saltò vero il padre seguendo l’esatta traiettoria con la quale era stato proiettato.

Non era assolutamente un calcolo umanamente possibile, addirittura più impegnativo di far passare una pallottola in un foro dell’esatta dimensione del proiettile.

 

Il corvino sussultò, vedendo il ragazzo azzerare immediatamente la distanza creata. Sparò a sangue freddo un secondo Nero Fioretto, e questa volta il colpo centrò il nulla assoluto.

L’uomo abbassò lo sguardo appena in tempo per accorgersi che il bruno adesso lo guardava a testa in giù, con le gambe in aria e preparandosi a sferrare un calcio.

- È incredibile !- Esclamò internamente, realizzando che il ragazzo avesse ruotato attorno all’asse del laser nella sua spalla mentre era a mezz’aria, compiendo una manovra ancora più impossibile della precedente.

 

Fu costretto a dissolvere il raggio, rispondendo grazie ai riflessi del suo Istinto d’Emulazione con un calcio.

Nel momento in cui le gambe si scontrarono, quella di Tengoku emise un inquietante suono, probabilmente dalle ossa. Un secondo dopo il suo calcio frantumò di netto l’arto del corvino, spezzandolo e lasciando che sangue e frammenti d’osso schizzassero nell’aria.

“ Nero Bocciolo !”

 

Dal moncone sanguinante venne generata un’esplosione di energia oscura, la quale prese la forma di un pugno fiammeggiante e si scagliò sul petto del ragazzo. L’esplosione che ne scaturì lo respinse all’indietro, permettendo a Sebastian di atterrare sulla sua unica gamba rimasta.

Il bruno si alzò lentamente puntando le mani per terra, nonostante il colpo non sembrava star risentendo dei danni. La sua espressione immutata venne osservata con divertimento dall’uomo.

Quest’ultimo sorrise infatti, senza nemmeno aver bisogno di guardare la nuova gamba che si stava generando dal buco nella carne.

“ Le tue Fiamme non sono abbastanza forti.” Asserì, assumendo uno sguardo truce.

Sollevò un braccio, questa volta sparando una rapida sequenza di Nero Fioretto verso il figlio, ancora per terra.

Tengoku reagì in fretta, saltando di lato per iniziare a correre nell’esatto momento in cui toccò terra. Saettò lungo tutta la sala, evitando i fasci di luce violacea che lo inseguivano, tagliando la pietra come se fosse carta.

Girando attorno al padre molteplici volte, lo costringeva a voltarsi ogni qual volta compiva un giro di oltre centoottanta gradi, così aspettò il momento propizio e gli saltò contro. Nella frazione di secondo impiegata dall’uomo per individuarlo, riuscì a perforare con il suo pugno… un braccio.

Sebastian infatti, sollevando l’avambraccio, si era lasciato perforare il muscolo, ed ora fissava il figlio da qualche centimetro di distanza. La Fiamma del Valhalla iniziò a ripristinare le cellule, bloccando il polso di Ten nella carne, e solo allora il bruno notò un bagliore nella mano libera dell’avversario.

“ Nero Fioretto !”

 

Quattro laser lo colpirono, perforandogli il busto e costringendolo a ritirarsi, strappando di forza il braccio del padre nel quale era incastrato.

Vedendolo allontanarsi il corvino non fece caso alle minuscole fiammelle ancora accese sulla sua giacca in prossimità dell’arto amputato. Quelle scintille infatti si spensero subito, non appena rigenerò il braccio con semplicità incredibile.

 

 

Dietro la barriera di ghiaccio, i superstiti vennero interrotti dalla discussione, quando Akane sussultò in direzione della stanza. Il muro era quasi del tutto trasparente, e l’assassina aveva assistito al mancato tentativo del suo amico di attaccare Sebastian.

“ Non ce la può fare !” Ringhiò frustrato Drake, provando sulla pelle il dolore di non poter essere d’aiuto dopo tutto quello che aveva fatto per arrivare fin lì.

Si sentì afferrato per un braccio, e voltandosi notò sua sorella. Azura, con lo sguardo verso terra ed i capelli rossi scivolati sul volto, manteneva una salda presa sul suo polso.

“ Azzardati un’altra volta a dire così …” La minaccia non aveva emozioni di rabbia o di odio, come era solita fare la ragazza, ma solo di tristezza e paura. Azura non poteva lasciarsi andare allo sconforto, accettando una sconfitta da parte di Tengoku, quel Tengoku che conosceva da sempre.

Lui era coraggioso, forte, si era fatto avanti per proteggere tutti noi.

“ No, ha ragione lui: di questo passo non potrà mai vincere.” La voce fredda di Himeko Ogawa fece sussultare la tedesca, che però non ribatté in alcun modo.

“ In questo momento Tengoku ha manifestato una sua versione dell’AT Field.” Continuò l’albina, osservando attraverso la loro unica difesa dalle continue esplosioni di pressione.

“ AT Field? Intendi l’Absolute Terror Field ?” Kiiro sembrò insospettirsi ripetendo quel nome, e la risposta della Guardiana non tardò ad arrivare.

“ Sì. È un termine relativamente nuovo della psicologia, definisce la chiusura emozionale e comunicativa che i bambini autistici innalzano per proteggersi. In questo momento Tengoku ha spento ogni sua emozione, reagisce solo attraverso l’istinto di sopravvivenza di uccidere… ma quando terminerà la battaglia, nel caso vincesse, rimarrà così per sempre.”

 

I giovani rimasero senza parole, provando una sensazione di sconforto che inizialmente tentarono di negare, per poi abbandonarsi alla disperazione.

“ Non può essere vero.” Balbettò Azura, cadendo in ginocchio. Drake la sentì piangere in silenzio, e stringendosi ad Akane, rabbrividirono cercando di trattenere le lacrime.

“ E quello cos’è ?!” Esclamò improvvisamente proprio Himeko, guardando il campo di battaglia.

 

 

Al centro della sala si stava irradiando un calore misterioso, e la fonte sembrava essere proprio il corpo di Tengoku. Il ragazzo, in piedi, lasciava che ogni parte del suo corpo brillasse, illuminata da fiamme opache, flebili e apparentemente molto fragili.

D’improvviso però la pressione generata iniziò a cambiare direzione, venendo risucchiata dal suo corpo e conglomerandosi nel centro. Il fuoco stesso si spense, apparendo poi sotto forma di piccole X incandescenti sospese sulla pelle del ragazzo.

“ Shadow Counter …”

 

Sussurrò con voce piatta, innaturale, sollevando lo sguardo. Sopra i suoi occhi verdi, ancora spenti, brillava una fiaccola arancione, che altri non era se non il suo ciuffo albino in mezzo alla chioma bruna.

“ X-Cover !”

 

Sebastian rimase colpito da quella nuova forma, aspettandosi che il ragazzo lo attaccasse frontalmente. Eppure ciò non accadde, ed i due rimasero fermi a fissarsi.

- Cos’è? Un nuovo attacco, per caso ?- Rifletté, studiando come le fiammelle galleggiassero nell’aria.

- Comunque sia… non avrà effetto !- Un sorriso si allargò sul suo volto, ed in quel momento preparò dall’indice un Nero Fioretto.

“ Ti ho già detto che le tue fiamme sono troppo deboli per danneggiarmi !” Esclamò sprezzante, sparando il raggio di luce nero e violaceo.

 

Il laser percorse interamente la stanza, raggiungendo il bersaglio senza trovare ostacoli.

Con un movimento netto, Ten spazzò via il colpo estendendo il braccio, ed il proiettile perforò la roccia della parete dietro di sé.

 

“ Cosa ?!!” Impallidì il corvino, e così fecero anche gli spettatori da oltre il blocco di ghiaccio.

 

“ Ha potenziato le sue Fiamme ?” Si stupì Kiiro, ma questa volta fu Reborn a rispondergli, prendendo parola dopo un lungo silenzio.

“ No, le Fiamme di Tengoku sono sempre le stesse, ha solo deciso di concentrarle in punti più piccoli per avere una difesa dal Nero Fioretto …” Il Tutor Hitman si sollevò da terra, dove si era seduto accanto a Tsunayoshi, ancora privo di sensi.

Eppure, dopo quello che aveva detto, non sembrava sereno e fiducioso nei confronti del protetto.

Con l’indice indicò il ragazzo, e tutti poterono notare che dal braccio usato per deviare il colpo, Tengoku avesse iniziato a perdere sangue.

“ Si sta autodistruggendo… perché non è in grado di controllare il suo potere !” Ringhiò ferocemente quelle parole così dure, prima di avvicinarsi a Drake.

Il tedesco non seppe cosa fare, ma l’uomo fu più veloce e gli infilò una mano nella tuta. Sotto gli occhi di tutti, estrasse una busta di plastica, contenente un anello ed una pistola.

“ Vado a svolgere il mio lavoro… una volta per tutte.”

 

 

Anche Sebastian aveva intuito quanto quella difesa non fosse affatto efficiente, e per questo non perse tempo prima di sparare un’altra raffica di laser.

Il bruno saltò in avanti, senza tentare altre strategie di avvicinamento. Alcuni proiettili lo sfiorarono, mentre altri rimbalzarono sulle croci di fiamme, lasciando però tagli aperti sulla sua pelle.

Nel momento in cui si fu avvicinato abbastanza all’avversario, sollevò un piede ed utilizzò un Nero Fioretto come trampolino per sollevarsi da terra. Senza perdere velocità, ritirò le gambe al petto solo per un attimo, distendendole all’improvviso per colpire con un devastante drop-kick il padre.

Sebastian vomitò all’istante un’ingente quantità di sangue, sentendo come la sua cassa toracica fosse stata schiacciata sui polmoni.

Gocce rosse schizzarono in aria quando lui venne scagliato via, posandosi sugli arti inferiori del ragazzo.

“  Nera Scintilla !”

 

Le stille di sangue brillarono sinistramente, un istante prima di esplodere come tante granate, illuminando la stanza.

“ Possedere l’Istinto d’Emulazione vuol dire adattarsi ad ogni possibile situazione.” Il torace di Sebastian iniziò a rigenerarsi, nel mentre lui sollevava entrambe le braccia sopra la sua testa.

“ È la lotta per la sopravvivenza presente nell’Origine delle Specie di Charles Darwin. Evolversi significa affrontare delle sfide, imparare dai propri errori, ma soprattutto conoscere ogni modo di sovrastare con la propria supremazia gli avversari !”

L’uomo gonfiò il petto con aria solenne, sospirando profondamente per svuotare i polmoni da tutta l’aria.

“ Chi sopravvivrà oggi potrà considerarsi il più forte… ma tra dieci anni ci sarà qualcuno di ancora più forte. Tra venti, trenta, quaranta o cento, saranno nate circa quattro volte tanto delle generazioni capaci di cose che noi ora crederemmo impossibili.”

Incrociò le mani in alto, distendendo le dita, mentre con sguardo impassibile osservava suo figlio rialzarsi dal cumulo di cenere e sangue sul pavimento.

“ E le nuove generazioni di una stirpe di malvagi non è degna di esistere. Per questo i Vongola spariranno qui ed oggi !”

Da ogni suo dito si propagò un fascio di luce, ma a differenza dei precedenti sembravano molto più lunghi e solidi. I laser, non appena toccarono le pareti o il soffitto, continuarono ad estendersi in multiple direzioni, come se avessero toccato degli specchi.

 

“ È il mio Inno alla Disperazione !” 

Con quelle parole, l’intera sala venne riempita da fili neri intrecciati tra di loro in aria, formando un labirinto di gabbie, dove al suo centro, Sebastian agitava le mani con la maestria di un direttore d’orchestra, alterando la forma di quella trappola.

 

Tengoku evitò rapidamente che una barriera di fili lo tranciasse di netto, per poi saltare non appena un raggio rimbalzò esattamente in mezzo alle sue gambe.

“ Freude, schöner Götterfunken, Son von Phobetor …” Cantava con voce gutturale il corvino, incrociando il suo sguardo con quello spento del ragazzo.

Con un impercettibile gesto, fece muovere contemporaneamente ogni fascio di luce, tramutando la gabbia in una rete dal diametro dell’intera stanza.

La ragnatela iniziò a precipitare sul bruno, separandolo dal suo avversario, lasciando spazi troppo piccoli di distanza tra un laser ed un altro.

“ … wir betreten feuertrunken, Himmlische, mein Alptraum.”

 

Il ragazzo, mosso solo da istinti omicidi, realizzò in un batter d’occhio che non ci sarebbe stato modo di sopravvivere a quell’attacco, né di evitarlo. Così, con naturalezza, compì l’unico gesto che potesse fare: saltò in avanti, caricando il padre e fronteggiando la barriera a testa bassa.

 

L’impatto fu devastante, ed un ronzio metallico riempì l’aria. Al minimo contatto con i laser, la X-Cover iniziò a frantumarsi. Le croci infuocate bruciavano intensamente, cercando di respingere l’attacco, ma si estinguevano morendo sul corpo di Tengoku.

Così la pelle del ragazzo, in attesa che la sua armatura si esaurisse del tutto, iniziava a bruciare, lasciando che anche il sangue evaporasse in una trasparente nebbia rossastra.

Eppure lui non urlò, non emise un suono.

 

Fu un’altra voce ad anticiparlo, quando un lampo nero saettò nella sua direzione, scagliandolo via.

La barriera di fili all’ora, essendosi piegata all’interno per sostenere il peso dello scontro, si infranse esplodendo in una pioggia di laser neri.

I colpi rimbombarono per tutta la sala, devastando le pareti con la potenza di fulmini e facendo tremare l’intera fortezza.

 

Il muro di ghiaccio di Himeko venne colpito, e per poco non cedette, mentre i superstiti cercavano di proteggersi indietreggiando sulle scale.

Sembrò durare in eterno, eppure ebbe un fine, nel silenzio più assoluto di quell’isola sconosciuta nell’Oceano Pacifico.

 

 

Il soffitto, ormai ceduto in più punti, lasciava che la luce dell’alba, così calma ma allo stesso tempo potente, illuminasse il campo di battaglia.

E fu proprio quando un raggio di luce colpì la sua palpebra, che Tengoku riprese conoscenza.

Il rumore delle onde portato dal vento lo raggiunse, assieme alla polvere illuminata dal sole che danzava attorno a lui.

Si sentì inspiegabilmente spaventato, accorgendosi un istante dopo del luogo dove si trovava.

- C’è sangue sul mio corpo ?- Realizzò, percependo ogni ferita bruciare, il sangue appiccicoso tra le dita ed il respiro affannato.

- Cosa ho fatto ?- Tremava, non sapendo che fare, come fosse arrivato a quel punto, il perché…

 

“ Tenbaka …”

Si sentì chiamare da una debole voce alle sue spalle.
Solo una persona lo aveva chiamato così fino ad allora. Era stato un nomignolo ideato dai bulli della sua scuola, per poi tramutarsi in parole di provocazione ma allo stesso tempo affetto, da parte di un uomo.

Così si volto, con la speranza nel cuore, fino a venir attraversato  da un brivido e spalancare la bocca, senza fiato per urlare.

 

Davanti a sé, steso in una pozza di sangue, si trovava Reborn. Il suo corpo era ricoperto da buchi, e dal suo occhio destro, coperto in parte dal fedora, colava parte del sangue attorno a lui.

Il completo lacerato, ed una mano pallida stretta appena sulla sua, con una forza impercettibile.

“ Reborn !” Singhiozzò Tengoku, chinandosi sull’uomo, troppo spaventato persino per toccarlo.

“ Idiota… non sono ancora morto.” Tossì l’altro, emettendo una bassa risata vedendo dall’occhio sano le lacrime del ragazzo.

Solo allora il bruno notò che, nella mano stretta da Reborn, gli era stato inserito al dito indice un anello. Lo guardò per qualche istante prima di riconoscerne la fattura dorata, ornato con due pietre a forma di goccia unite fra loro per formare un cerchio, una rossa e l’altra gialla.

“ Questo è l’anello che mi regalasti alla Festa della Famiglia.” Si convinse, tirando su col naso e stringendo la mano del sicario. La sua determinazione vacillò, ma provò di tutto per scacciare la paura.

“ Esatto… è stato il mio regalo per scusarmi di ciò che avevo fatto. Che uomo orribile sono …” Mormorò Reborn, volgendo lo sguardo verso il cielo limpido sopra di sé.

“ Di cosa stai parlando ?” Senza sapere perché, il ragazzo percepì un’immensa tristezza e dolore da parte del suo Tutor.

 

L’assassino rimase in silenzio per molto tempo, prima di schiudere le sue labbra secche e pallide.

“ Quando io venni a Namimori per la prima volta, il 10 Settembre duemilasedici… tu eri consapevole del tuo destino di diventare Boss dei Vongola, e conoscevi persino la profezia di Yuni.”

Quelle parole tolsero definitivamente ogni parola dal bruno, che ammutolì spalancando gli occhi.

“ Anch’io però ne venni a conoscenza, recuperando informazioni dagli archivi segreti dal mio insegnante, Dado Emanuele Vongola, il padre di Yukiteru, e di tua madre Elisabetta.”

“ Tu sapevi delle mie vere origini quando mi incontrasti ?” Domandò l’altro, ma lui negò con la testa, sopportando a denti stretti il dolore che ne comportò.

“ Purtroppo no, questo l’ho scoperto poche ore fa, intuendolo dal comportamento di Tsuna… comunque sia, nel momento in cui arrivai a Namimori, proprio lui mi mandò un altro ordine: spararti con il Proiettile del Coraggio di Morire. Compresi qualche giorno dopo il perché… il risveglio della tua Fiamma aveva interferito con il blocco della memoria imposto quando eri piccolo, così dimenticasti gran parte del tuo passato, compresa la profezia.”

 

Tengoku ricordò la sofferenza di quei giorni a seguire, ogni momento in cui si era sentito estraneo nel mondo in cui viveva, senza alcun legame con nessuno. Gli fu difficile concepire che il giorno prima dell’arrivo di Reborn, lui potesse ricordarsi perfettamente del suo passato.

Un passato che a volte si manifestava davanti ai suoi occhi, come la prima volta che aveva rincontrato Simon, o i Guardiani di Tsunayoshi.

 

“ Lo facemmo perché speravamo che tu non seguissi la profezia, finendo per uccidere altri candidati al titolo di Boss dei Vongola. Per un egoistico motivo ti ho privato di parte della tua vita come se nulla fosse… neppure ti conoscevo, ho solamente eseguito un ordine. All’epoca riuscivo a stento a guardarti in faccia, per questo aspettai quasi un anno prima di presentarmi nel mio vero corpo …”

Una lacrima percorse la guancia sinistra dell’uomo, non venendo però notata dal ragazzo, a causa della prospettiva.

Reborn rimase lì, fermo, aspettando che l’altro gli vomitasse in faccia tutto l’odio, dovuto ad una menzogna potente come un veleno.

Improvvisamente, però, si sentì afferrare da dietro la schiena. Quando riaprì l’occhio, vide Tengoku sollevarlo di peso da terra con entrambe le braccia.

“ Cosa- ”

“ Non m’importa niente di cosa fosse la mia vita prima di conoscerti… perché è stato allora che ho iniziato davvero a vivere.”

Quelle parole, pronunciate con un sorriso timido, zittirono Reborn per la prima volta in vita sua. L’uomo non riuscì a dire null’altro, ed abbassando la testa affinché il fedora gli scivolasse sugli occhi sorrise.

 

Il bruno si sollevò da terra, alzandosi in piedi. Nonostante le gambe doloranti, iniziò a camminare verso l’unica uscita, in direzione del muro di ghiaccio che proteggeva le scale.

Il suono dei suoi passi rimbombava nel silenzio.

 

“ L’anello ti permetterà di controllare il tuo potere, e di non perdere ricordi come quella volta.” Mormorò Reborn, ed il ragazzo annuì. Aveva iniziato a provare un calore proveniente proprio dal dito indice.

Lo faceva sentire protetto e sicuro, come prima pensava di potersi sentire solo con il Tutor ed i suoi amici al fianco.

 

Raggiunse la barriera,  ed attraverso la superficie trasparente osservò i volti di persone familiari.

Akane, Kevin, Azura. Loro tre piangevano commossi, e lui non seppe come rispondere, sentendosi così felice da esserne imbarazzato. Kiiro semplicemente lo guardava, eppure giurò che anche lui stesse fremendo dall’emozione.

Accanto a loro, Himeko e Tsunayoshi gli sorridevano. Himeko riponeva sin dal loro primo incontro speranze in lui, e vederle realizzare esattamente come aveva predetto, le ricordò il coraggio di un uomo da lei amato.

Il Boss dei Vongola invece aveva un sorriso molto simile a quello del ragazzo, timido, inadeguato, non sapendo cosa dire o come comportarsi in quella situazione.

Sembrava volergli dire “ Scappiamo adesso.”

 

- No… adesso proprio non posso. Ho un compito da portare a termine prima di tornare a casa.-

Sussurrò al suo cuore, posando il corpo del Tutor alla base del muro.

“ Ascolta …”

Mormorò l’uomo, attirando la sua attenzione. Con non poca fatica, strappandosi un ringhio soffocato di dolore, estrasse dall’interno della sua giacca una pistola.

“ Con questa… potrai valorizzare al meglio la tua forza.” Sorrise, posandogliela nel palmo della mano, prima che il ghiaccio lo trasportasse dall’altra parte, insieme agli altri.

 

Il bruno osservò l’arma, riconoscendola esattamente come l’anello.

Era una vecchia Smith & Wesson 357 Magnum, dall’impugnatura in legno laccato di rosso cremisi. Sul manico era stata incisa la frase:  “Occīdo ergo sum”, ovvero in latino “ Uccido dunque sono”.

Era in tutto e per tutto la pistola di Reborn, da lui usata durante il test contro Leon nell’Arena dei pistoleri, unica occasione in cui l’aveva usata.

 

Un ronzio lo riportò alla realtà, costringendolo a girarsi.

Lì vide di nuovo lui: era rimasto immobile ad osservarlo fin dal suo risveglio.

Sebastian aveva uno sguardo duro, quasi di disprezzo, e sollevando le braccia sopra la sua testa sussurrò:

“ Inno alla Disperazione !”

 

Nuovamente i fasci di luce presero a rimbalzare sulle pareti, restringendo ogni movimento con la loro letalità.

In quel momento Tengoku era da solo, senza nessuno che potesse salvarlo o aiutarlo. Era solo con se stesso. Solo, con la sicurezza di non essere veramente solo.

Sollevò la pistola e sparò un solo colpo.

 

Il proiettile sorvolò la stanza in una direzione casuale. Lo stupore di Sebastian sopraggiunse quando realizzò che la pallottola fosse passata esattamente nel suo Inno alla Disperazione senza incontrare i fili.

Un istante dopo la perse di vista, ed iniziò a sentire un fruscio rapido nell’aria, come di un serpente che striscia tra i cespugli. Il rumore si muoveva senza sosta, a volte allontanandosi, a volte avvicinandosi, ma non persistendo mai nello stesso punto.

- No! È impossibile che stia rimbalzando sulle pareti, altrimenti avrebbe dovuto almeno scontrarsi contro i miei Fili della Disperazione !- Rifletté, cercando di assumere una mentalità fredda, da calcolatore quale era sempre stato.

Per un attimo pensò di guardare Tengoku, e di cercare riferimento in lui, ma fu allora che il fruscio si avvicinò di più.

 

Volgendo lo sguardo sopra di sé, poté vedere troppo tardi l’unica opzione che non avesse calcolato: il proiettile sparato stava letteralmente rimbalzando sui suoi Fili della Disperazione, a volte seguendone la traiettoria come se fossero dei binari. Non si muoveva in direzioni casuali, ma ne ripeteva i rimbalzi al contrario, diretto quindi  alla loro origine.

Prima che potesse evitarlo, il colpo gli frantumò il dito indice, e tutto ciò che poté fare fu emettere un grido di rabbia.

Senza quel singolo dito, un decimo dei fasci di luce nella stanza si dissolsero.

 

- Aveva calcolato tutto… eppure impugna quella pistola da pochi secondi.- Pensò il corvino, vedendo un’ombra saettare nelle zone sicure liberate dal suo controllo.

Un battito di ciglia dopo Tengoku apparve di fronte a lui, colpendolo a tempo zero con un pugno in pieno volto.

L’uomo venne scaraventato duramente a terra, conficcandosi nel pavimento e spaccandolo.

“ Nera Scintilla !”

Come prima, le gocce di sangue posatesi inevitabilmente sul corpo del ragazzo esplosero, coprendolo con un boato.

Il bruno venne scagliato all’indietro dall’esplosione, ma poco prima di toccare terra riaprì gli occhi.

 

Sebastian poté vederli, non era più lo spettro di prima. Lo sguardo bruciava intensamente come un focolare inestinguibile, fonte di speranza e forza. Nonostante il suo corpo ora fosse ricoperto di nuove ferite sanguinanti, l’ombra di un sorriso vittorioso lo scherniva dal suo volto.

Il ragazzo, una volta atterrato, sorprendentemente non si diresse nuovamente verso il suo avversario, bensì corse nella direzione opposta.

 

- Cosa credi di fare ?!- Ruggì il corvino, ferito da quell’affronto. Con una furia animalesca infilò le mani nelle ferite ancora non rigenerato del tutto, ed in seguitò scagliò dalle sue dita, con la precisione di un fucile su lunga distanza, le proprie gocce di sangue.


“ Nera Scinti-”

Un attimo prima che le stille potessero esplodere, raggiungendo la schiena di Tengoku, quest’ultimo si voltò di scatto, puntando la pistola. Sparò in rapida successione tre colpi, tanti quanti i grumi di sangue che vennero rapidamente dispersi davanti ai suoi occhi.

Tante piccole esplosioni sopraggiunsero, lontane, illuminando il vero e proprio sorriso di sfida del ragazzo.

 

Sebastian sussultò, non rendendosi nemmeno conto di cosa l’avesse colpito.

- Ti stai prendendo gioco di me …- Constatò che le pallottole lo avessero trafitto al petto, perforandolo da parte a parte nella frazione di secondo in cui non aveva realizzato il contrattacco.

Quando risollevò lo sguardo, non vide più davanti a sé suo figlio.

Meravigliato si voltò in ogni direzione, ammutolendo quando infine lo individuò.

 

Il ragazzo stava correndo in direzione del muro di ghiaccio, trasportando sulle spalle Yukiteru e Primula. I due avevano perso conoscenza, e le loro ferite ancora aperte sanguinavano, eppure un debole respiro muoveva ancora i loro petti.

Il loro salvatore saltò verso la barriera, coprendo una lunghissima distanza grazie alle lezioni di Free Running alle quali ormai era avvezzo grazie a Reborn. Li posò alla base della barriera, ed oltre i restanti superstiti furono felici di accogliere i due sani e salvi.

 

“ Perché perdi tempo a salvare gli altri ?” Mormorò confuso Sebastian, quasi cantilenando la domanda. Sembrava impazzito, come se l’improvvisa ribalta del suo avversario l’avesse sconvolto nel profondo della sua anima.

Il ragazzo si voltò verso di lui, e sorrise. Non un sorriso beffardo, di sfida, bensì un sereno sorriso di gioia. Gonfiò il petto respirando, ed i suoi occhi pieni di vita brillarono.

In seguito sollevò entrambe le mani: quella destra impugnava la pistola verso il padre, mentre la sinistra teneva sollevate solo due dita.

 

Sparò i restanti due proiettili rimasti nel caricatore, i quali vennero evitati con dei semplici salti dall’altro.

“ Per due motivi.” Dichiarò mantenendo il sorriso.

“ Il primo: Io sarò per sempre grato a chiunque mi abbia salvato la vita, ed a maggior ragione non li lascerei mai morire per colpa mia.”

 

Improvvisamente Sebastian ringhiò, ed iniziò ad avvicinarsi caricando dalle mani un nuovo bagliore violaceo. Tuttavia, nell’esatto istante in cui mosse il primo passo, il piede gli venne tranciato di netto, e perse l’equilibrio cadendo in avanti.

“ Cosa ?!!” Sussultò, sferrando un pugno sul terreno per sollevarsi in aria.

Anche lì però, una forza invisibile lo colpì alla schiena, paralizzandolo dal dolore. Ricadde di peso al suolo, iniziando automaticamente a curare le proprie ferite.

Fu allora che lo vide, o meglio, lo percepì.

Si accorse che intorno a sé, lungo tutta la stanza, sei oggetti di minuscole dimensioni stavano rimbalzando lungo le pareti a velocità immane, diventando invisibili persino per i suoi occhi.

Realizzò, impallidendo.

“ Tu… stai …” guardò il figlio, tornato serio.

 

“E questo è il secondo motivo… Shadow Counter: Requiem della Speranza !”

Tengoku avanzò, mentre intorno a sé, ed ovunque nel raggio di cinquanta metri, i sei proiettili da lui sparati avevano formato una trappola mobile in continua mutazione. Semplicemente osservando il funzionamento dell’Inno alla Disperazione del padre, era riuscito a formulare una sua imitazione, più veloce ed imprevedibile.

“ Mi trovo in disaccordo con quanto hai detto prima …” Disse con tono rilassato, camminando verso Sebastian.

 

“ Certamente tra un paio di generazioni tutto ciò che ad oggi esiste sarà diventato obsoleto e troppo debole per sostenere una comunità in continua evoluzione… eppure tutti questi anni di storia hanno dimostrato che l’essere umano coltiva nella propria specie una qualità, ancora resistente e mai estinta.”

Con la determinazione che gli bruciava negli occhi, rinfoderò la pistola, sollevando davanti al proprio volto il dorso della mano. Il suo riflesso sulle pietre dell’anello lo fece sorridere ancor di più.

“ Ed è la Speranza !” Rettificò, lasciando in silenzio e privo di parole il corvino.

“ La speranza è la fede nel futuro, quello che ci spinge a vivere giorno dopo giorno, anche se ci sentiamo soli e senza niente… perché il futuro è incerto, e tutto ciò che possiamo fare è appunto sperare.”

 

Un sottile strato di roccia cristallina aveva ormai ricoperto il corpo di Sebastian, sviluppandosi dai punti dove i proiettili lo avevano colpito. Ben presto diverse crepe si aprirono, fino a che il suo corpo pietrificato, inerme per terra, non si sgretolò nella polvere.

I proiettili nell’aria si dissolsero in sei scie di fuoco, e la Fiamma del Coraggio di Morire accesa sulla fronte di Tengoku svanì.

 

 

Il ragazzo si ritrovò così immobile, di fronte alla testa del padre sul pavimento, e solo il silenzio attorno a loro.

In lontananza Himeko finalmente poté dissolvere lo scudo di ghiaccio, ed i ragazzi gioirono della vittoria. Fu la voce di Tsunayoshi Sawada, levatasi tra di loro, ad interromperli.

“ Lasciateli parlare …” disse soltanto, trattenendo le loro preoccupazioni.

 

 

 

“ Tu hai solo… recitato.” Lontano dalle orecchie di tutti, Tengoku si inginocchio, osservando con una sensazione di vuoto nel petto il volto di suo padre.

“ Sì. È così.” Sorridendo come mai aveva fatto prima, con un debole sorriso colmo di dolcezza, l’uomo schiuse le sue labbra. Sembrava che la cristallizzazione dovuta alla Fiamma del Cielo gli impedisse di rigenerarsi, ed ora parte della sua pelle iniziava a dissolversi come cenere al vento.

“ Perché l’hai fatto? Tu non hai mai voluto ucciderci tutti !”

“ Quando scoprii che era la Famiglia Vongola ad accudirti, uno sbagliato senso di vendetta mi costrinse ad odiare indiscriminatamente tutti loro. Vivevano felici, mentre io ancora sognavo la notte in cui persi te e tua madre… tutto ciò che volevo, era rendere anche le loro notti un inferno, riempiendo i sogni con incubi e paura.”

Dopo aver detto ciò l’uomo rise sommessamente.

“ Che schifo …” Aggiunse, amareggiato.

“ Perché allora mi hai detto che avrei dovuto ucciderti? Perché mi hai costretto a farlo ?” Stringendo la testa tra le sue mani, il bruno conteneva a stento le lacrime, facendo però arrossare i suoi occhi verdi e tremare le labbra.

Anche questa volta Sebastian attese molto prima di parlare.

 

“ Io mi sono pentito da tempo dei miei crimini… eppure agli occhi della gente sono finito per diventare ciò che un tempo più temevo: un mostro. Per questo ho voluto che tu mi uccidesti. Chi sconfigge il mostro è un eroe, come in ogni fiaba.”

Il ragazzo tremò, scosso dai singhiozzi, ed utilizzando tutte le sue forze per parlare senza cedere alle emozioni, sussurrò:

“ Ma tu non sei un mostro. Non è colpa tua se mia madre è morta e se mi hanno portato via da te !”

“ Ognuno onora i propri caduti in guerra, mai quelli della fazione avversaria.” Fu questa la dura risposta dell’altro.

“ Però tu …” proseguì. “ Tu sei mio figlio, ed io ho giurato, sin dal primo momento in cui ti ho visto, di proteggerti per sempre.”

Un sorriso stanco, ormai prossimo a spegnersi, trafisse il cuore del bruno come una freccia.

“ Io non voglio essere un eroe. Io voglio il mio papà …”

 

Sebastian chiuse le sue palpebre.

“ Ti vorrò sempre bene, Tengoku. Io e tua madre non smetteremo di prenderci cura di te.”

 

 

La polvere nel vento strappò quel sussurro, facendolo volteggiare nel cielo limpido, dove ormai il sole era sorto vittorioso.

Era nata la luce ed erano morte le tenebre.

Così come ora nel vuoto del cuore di un ragazzo di soli quindici anni, si era accesa una piccola luce.

 

 

- Non vi dimenticherò mai.-

 

   

E tra le bianche nuvole sopra il mare piatto, due figure sembrarono intrecciarsi in un abbraccio, illuminate dai raggi solari e trasportate lontano dalla brezza dell’alba.

 

 

 

 

Cos’è il Bene?

Un’entità, un Dio, una legge? Il riflesso del Male?

Cos’è il Male? Una minaccia da cui tutti scappano, ma tu scegli di non farlo.

Per il Bene tutti lottano, ma tu no.

Tu sei nel mezzo, in quello che viene chiamato grigio, come se la vita fosse una questione di bianco e nero.

Nel mezzo c’è gente che muore sorridendo, pensa alla propria famiglia, pensa ad un sogno che non vedrà mai realizzare.

E questo è Bene o Male?

Chi può dirlo?

D’altronde ci hanno insegnato a distinguere il bianco dal nero, non la giustizia dalla realtà.

 

 

 

 

30 Aprile 2017, Italia.

 

All’interno della base di Verde, Arcobaleno del Fulmine, costruita sul litorale pugliese, tra gli stretti corridoi si muoveva molta gente.

D’improvviso la porta di un corridoio particolarmente corto si spalancò, lasciando che due uomini entrassero.

Tsunayoshi Sawada da due giorni ormai necessitava di muoversi solo su di una sedia a rotelle, avendo riportato gravi danni alla spina dorsale. I dottori però, garantivano che avrebbe riacquisito entro qualche mese il controllo delle gambe.

Alle sue spalle, aiutandolo a spingere la sedia, c’era Hayato Gokudera, l’ultimo sopravvissuto dei Guardiani della decima generazione Vongola, assieme a Chrome Dokuro.

“ Siamo arrivati in ritardo? Come sta ?!” Sbraitò subito il cenerino ai presenti in quella stanza, i quali sedevano su delle sedie davanti ad una grande porta azzurra.

“ Gokudera, non mi sembra il caso di urlare …” Mormorò imbarazzato il Boss al suo amico, prima di rivolgere un sorriso alle altre persone.

Tra di loro erano presenti tutti gli Arcobaleno, Simon Kozato e Tengoku, assieme a Drake, Azura, Akane, Momoka, Kiiro e Kevin. Anche Taylor e Devon sedevano tra di loro, rendendo il corridoio molto pieno e difficile da attraversare.

Tengoku sollevò lo sguardo verso il castano, alzandosi e venendogli incontro sorridendo.

Poggiò una mano sulla sua.

 

“ Sembra che si sia appena svegliato.” Rivelò, ed a quel punto persino il burbero Gokudera si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

Così i due uomini si andarono a sedere tra gli Arcobaleno, notando che tutti stessero parlando con Verde riguardo le condizioni sanitarie di una certa persona. Yuni si scambiò uno sguardo d’intesa con il Boss, non dicendo però nulla.

 

Tra i ragazzi invece il clima era diverso. Nessuno di loro parlava quel giorno, eppure si guardavano, lanciandosi a vicenda messaggi gli occhi messaggi. Si facevano forza, chi stringeva i pugni, e chi sorrideva nervosamente.

Dopo la notte della missione Meet me in the Woods si sentivano cambiati:

Azura e Ten si facevano forza rimanendo vicini, sebbene qualche mese prima ad un gesto del genere sarebbero solo arrossiti allontanandosi di colpo. Drake ed Akane sorridevano, stringendosi tra le braccia dell’altro.

Kevin e Momoka, entrambi rivisti dopo molto tempo, forse erano quelli più sorprendentemente maturati in una sola notte. Il rosso aveva iniziato a parlare liberamente, con il suo fare un po’ impacciato ed involontariamente provocatorio, mentre la castana non si sentiva più in soggezione in sua presenza, o meglio, in presenza di individui di sesso maschile. Quando gli fecero notare questi cambiamenti, loro reagirono sorpresi, come se non ci avessero mai fatto caso.

 

Kiiro aveva rivelato la sua identità a Taylor, e così i due fratelli poterono riabbracciarsi dopo sette anni di lontananza. La ragazza e Devon annunciarono al biondo il loro fidanzamento ufficiale, ed il rinato Pinocchio non poté che esserne felice.

 

I diciotto così attesero in quella sala per almeno un’ora, prima che un uomo uscisse dalla grande porta azzurra. Era di grande stazza, ma il suo corpo era coperto da un camice da medico, ed il suo volto da una mascherina e da una cuffia dello stesso colore.

Si avvicinò a Tengoku, e gli disse una sola cosa, posandogli una grande mano sulla spalla.

“ Desidera parlare con te.”

Il ragazzo ringraziò con un lieve cenno della testa, per poi alzarsi di scatto dalla sedia. Sfiorò la maniglia della porta, bloccandosi.

- Non succederà assolutamente niente.- Si disse, e riprese la facoltà di sorridere.

 

Sentendosi gli occhi di tutti sulla schiena, avanzò, aprendo la porta e chiudendosela alle spalle.

 

 

La stanza che lo accolse era molto luminosa, e ci mise qualche secondo per abituarsi alla luce. Le pareti erano bianche, ma non coprivano il lato opposto a quello della porta, dove attraverso un davanzale si affacciava il sole al tramonto.

Qualche gabbiano solcò il cielo, stridendo tra i promontori.

Lì, si affacciava il Mare Adriatico.

Era come se la meraviglia del paesaggio cercasse a tutti i costi di far mancare allo spettatore parole per descriverla. Ebbene, le parole erano sprecate.

 

E lì, disteso su di un letto e sotto una coperta bianca, un uomo si era subito voltato verso il ragazzo.

Reborn sembrava essere nelle condizioni peggiori di tutta la sua vita, eppure con il volto scoperto dal cappello, silenzioso e regale, ispirava rispetto e serenità.

Schiuse le labbra in un leggero sorriso, una smorfia beffarda.

“ Non hai riconosciuto Giustizia, vero ?”

“ Giustizia? Intendi il padre di Kevin ?” Sussultò sorpreso il bruno, domandandosi di cosa stesse parlando. Comprese con qualche secondo di ritardo che si stesse riferendo al medico grande e grosso.

 

Il Tutor ridacchiò.

“ Cosa è venuto a dirti ?” Tengoku stava facendo appello a tutte le sue forze per non sembrare nervoso.

“ Una cosa stupida: che non sarebbe potuto essere il miglior assassino del mondo perché avrebbe iniziato a badare ai suoi figli.” L’altro fece spallucce.

 

Per due notti il ragazzo si era svegliato di soprassalto, con sempre lo stesso incubo: Reborn che moriva per colpa sua. Soltanto che, davanti a sé il suo migliore amico era stato ferito gravemente proprio per salvarlo.

Non poteva accettare di essere lasciato solo. Non almeno, senza avergli detto ciò che più gli premeva dire.

 

“ Tengoku …” Sussurrò l’altro, interrompendolo prima che potesse parlare, lasciandolo così con la bocca spalancata ma senza fiato in gola.

Si affrettò subito a riprendere possesso della voce, seppur arrossendo.

“ Ehm… sì ?”

 

L’uomo guardava l’orizzonte, senza aver mai incrociato gli occhi con i suoi dal momento in cui era entrato in quella stanza.

“ Volevo solo dirti una cosa, un ultimo palloso insegnamento che sicuramente ti costerà la vita, un giorno.”

Grattandosi nervosamente il mento sotto lo sguardo attento ed impaziente dell’altro, sembrò quasi imbarazzarsi.

“ Tu hai un dono preziosissimo, e non abbandonarlo mai: tu non riesci ad odiare, e non puoi immaginare quanto sia raro al giorno d’oggi. Non odiare mai, perché l’odio genera solo l’assassino brutale, primitivo, quando io ti ho dato le basi per eliminare ogni tuo ostacolo utilizzando il cuore ed il cervello.”

Accompagnato dalla melodia del mare, una brezza di vento mosse i corti ma irti capelli scuri dell’assassino.

“ Diventa un uomo che non abbandona mai i propri sogni, una figura di riferimento per il prossimo. So che puoi farlo, non mi sono mai sbagliato in vita mia !” Sorridendo con un luccichio negli occhi scuri, Reborn strinse la coperta tra le mani. Le emozioni stavano attraversando quell’uomo così freddo e cinico.

 

“ Vuoi dire… come lo sei stato tu per me ?” Sussurrò con un filo di voce il ragazzo, abbassando la testa per non far vedere all’altro i suoi occhi tremare dalla commozione.

Il Tutor inarcò un sopracciglio, incuriosito.

“ Non ho mai avuto un vero e proprio padre, siccome la mia vita è stata spesso separata da una vera famiglia. Però… con te ho trovato l’unico uomo che riuscirei ad identificare come mio padre, Reborn.”

Non ottenne una risposta, così continuò, in preda al suo flusso di coscienza ed emozioni.

“ Sei stato incredibile! Mi hai aiutato, hai creduto in me quando non avevo amici, ed ora è solo grazie a te se posso guardarmi intorno e trovare il calore di persone per le quali darei la mia stessa vita.”

Il ragazzo strinse i pugni, sorridendo seppur le lacrime stessero solcando il suo volto.

“ Raggiungerò ogni mio sogno! Per tutti quelli che hanno creduto in un Ten-baka senza alcuna speranza, che aveva paura di non riuscire a raggiungere il domani. Invece adesso ho trovato il coraggio… il coraggio di vedere il futuro !”

 

Il sole finalmente iniziò a tramontare nel mare, ed improvvisamente i suoi raggi rossi come il fuoco si infransero sull’acqua, riflettendosi con il doppio dell’intensità.

 

Fu un attimo, ed il bruno si dovette coprire gli occhi con le braccia, a causa di quel lampo accecante. Il silenzio del promontorio e l’odore di salsedine riempivano la stanza, tra le pareti di pietra bianca e le lenzuola svolazzanti alla brezza marittima.

Quando finalmente poté schiudere le palpebre, la luce del sole incorniciò ciò che si trovava davanti ai suoi occhi.

 

 

Reborn, con il suo sguardo fermo ed immobile rivolto verso l’orizzonte. Il suo petto non si muoveva più al ritmo del respiro, e gli occhi, prima pieni di luce e vita, ora si erano spenti silenziosamente in un battito di ciglia.

Come una statua, nella sua magnificenza era privo di vita, eppure da quel corpo immobile, alla prima occhiata anche un completo sconosciuto avrebbe saputo leggere la leggendaria vita di quell’uomo.

 

Tengoku cadde in ginocchio, ed in quel momento la porta alle sue spalle si spalancò, lasciando che tutti i presenti nella sala attese entrassero con la preoccupazione nel volto.

Un timore, che realizzarono essere vero.

 

Il ragazzo senza un padre ed una famiglia strisciò ai piedi del letto, aggrappandosi alla mano pallida dell’uomo il quale era ancora lì disteso. A stento cercò di produrre un suono dalla sua gola, mentre gli occhi arrossati rimanevano spalancati come in un attacco d’asma.

 

 

Il 30 Aprile 2017 si spegne la vita di un uomo, conosciuto da tutto il mondo con il titolo di Tutor Hitman Reborn.  Alcune testimonianze dicono che Reborn nacque come un ragazzo povero italiano, ed in seguito intraprese la carriera dell’assassino su commissione della mafia.

Divenne subito famoso, tanto da esser selezionato tra gli assassini più forti del mondo, e venir inserito a diciannove anni nel progetto Arcobaleno. Da allora si è dedicato ad istruire i giovani successori Boss, guidandoli con il suo sorriso beffardo, ed il suo sguardo sempre attento.

 

 

“ REEEBOOOOOOOOOOORN !!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ STORY OF A FAMILY] Fine.

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Definitivamente, il mio ultimo bentornati su le pagine di questa storia.

Sono passati ben due anni, quasi tre, dall’inizio di questa fan fiction. Il 14 gennaio 2015 Master Chopper, ovvero io, pubblicò il primo capitolo di quella che inizialmente era nata come una storia ad iscrizioni OC.

Direte voi: “Cosa centra?”. Bhe, dopo tutto questo tempo, devo dire che faccio fatica a credere che personaggi come Azura, Drake o Momoka siano stati creati da altri autori. Ovviamente non è un insulto, tutto ciò che voglio dire ai creatori di questi original characters è… grazie! Senza di voi l’intera storia non sarebbe mai andata avanti, quindi vi ringrazio, anche quelli che ormai hanno abbandonato questa storia (con la speranza che un giorno ne leggano il finale, e che magari lo recensiscano, anche a distanza di anni).

 

Che dite, scacciamo la tristezza del finale con un po’ di dati statistici e chicche della storia?

Allora, Story of a Family conta 38 capitoli complessivi, con 14 capitoli per le prime due saghe (Saga della Nascita e Saga dei Sette Peccati Capitali) e 6 con la Saga della Vera Famiglia. 766 pagine totali (wow, per cento pagine stavo sudando freddo e non lo sapevo) e ben 60 OC (ho calcolato tutti i personaggi con un nome creati per questa storia, alcuni sono stati solo nominati).

Il messaggio iniziale della storia era quello dell’abbandono, ma allo stesso tempo dell’inizio del viaggio di un ragazzo che, seppur trascinato dagli ordini di suo padre, cercherà risposte sul proprio io.

La seconda saga vede la vera e propria evoluzione dei personaggi centrali (per questo altri personaggi si faranno da parte) in un viaggio duro, ma ricco di esperienze atte a non far spegnere la forza di volontà che li spinge a lottare. Sotto questo punto di vista vediamo il tema del sacrificio in Drake, che non fidandosi della forza dei suoi amici decide di abbandonarli e salvare loro la vita, oppure di Korvo, che muore piangendo di gioia per la sua allieva ritrovata.

Nella terza ed ultima saga si svelano i misteri riguardo al passato del protagonista, mostrando quanto in fin dei conti l’odio sia sempre sbagliato, e tutto ciò che ne segue come la sete di vendetta o la voglia di prevalere sull’altro.

 

Ciò che canta Sebastian quando sferra il suo attacco è una versione modificata dell’Inno alla Gioia, composto da Friedrich Schiller e messa in musica da Ludwig Van Bethooven. Cercando il corrispondente delle parti modificate scoprirete il vero messaggio nascosto nelle parole di Sebastian, o meglio, nella sua dedica.

L’intera storia è colma di riferimenti. Prevalentemente dalle opere Assassination Classroom di Yusei Matsui e History’s of the Strongest Disciple Kenichi di Shun Matsuena per le evoluzioni dei combattimenti. Ogni tanto la storia presenta delle Jojo References, ovvero il termine nato dall’internet per definire citazioni dalle Bizzarre Avventure di Jojo (per lo più insensate e demenziali, da parte mia).

Il personaggio di Giustizia è ispirato a Hyena Plissken di Fuga da New York, mentre Sebastian nasce dall’idea del personaggio Sacher Torte dell’opera Bakuretsu Hunter (è da ispirazione per i poteri “da stregone”).

 

Qui troverete una (terribilmente realizzata) linea del tempo riguardante i personaggi più incasinati a livello di eventi. Così, giusto per schiarirvi le idee e qualche dubbio.( http://i63.tinypic.com/2w6hr2u.png )

 

Sarei contento di sapere, visto che ormai la serie è finita, quali sono i vostri personaggi preferiti, i momenti che vi sono piaciuti nella serie, ma allo stesso tempo cosa non vi è piaciuto e cosa avreste preferito al posto di ciò.

Fatemi sapere qui sotto! Vi aspetto!

   
 
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