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Autore: summers001    09/08/2017    3 recensioni
Captain Swan | AU | Nel mondo reale senza magia.
Dal testo:

"Allora," fece la poliziotta sexy "chi è lo sposo?"
Dal fondo della sala partirono una serie di urla di ragazzi e uomini più adulti che gridavano una serie di "io, io, io" per cercare di convincere la spogliarellista.
L'uomo alzò la testa al cielo e cominciò a ridere. Si morse le labbra quando vide la spogliarellista scendere le scale con fare aggressivo ed avvicinarsi. Gli si sedette addosso, mentre dal fondo della sala qualcuno ululava.
L'amica gli passò sul tavolo una serie di banconote. L'uomo le strinse, non sicuro di voler mettere le mani in tutta quell'abbondanza.
"Che direbbe tua moglie?" gli sussurrò la spogliarellista.
"E chi lo sa!" rispose l'uomo quasi intimorito. Non s'aspettava di scoprirsi timido in quella situazione.
"E dai, Killian!" lo spronò l'amica, che s'avvicinò alla spogliarellista e le infilò un paio di banconote nel reggisenoA Killian faceva comodo di sicuro avere un'amica lesbica e così estroversa. Non sapeva infatti cosa aspettarsi per il suo addio al celibato e a tutto poteva pensare eccetto che ad uno strip tease.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.




2016, otto di mattina
Dopo una veloce doccia, avevano aperto la finestra per far uscire via il fumo e la puzza di bruciato, s'erano radunati attorno al tavolo ed avevano mangiato. Il silenzio era così profondo che il rumore dei denti che scranocchiavano cereali, dolciumi e frittelle era assordante.
Ruby aveva lasciato da soli i due fratelli per andare a recuperare il vestito per il matrimonio dall'armadio. Era tornata velocemente per farlo vedere ad entrambi: era un pezzo unico, rosa, con la gonna morbida, qualcosa che nessuno le aveva visto addosso. Non ne era così sicuro, ma Killian poté giurare di averci visto dei fiori ricamati. Quando Ruby batté le mani per attirare la loro attenzione, dovettero per forza farle i complimenti. Se ne tornò allora scontenta nella sua camera e ne venne fuori poco dopo, vestita in jeans in canotta, recuperò le chiavi e s'avviò alla porta. "Io vado." urlò.
"Dove vai?" le rispose Killian con lo stesso tono di voce, senza neanche alzarsi dalla sedia. Da là riusciva a vedere la porta e la spiò sovrappensiero.
"Dalla sposa, dove sennò?" fece lei ovvia e raggiungendo i due "Solidarietà femminile!" si spiegò. Recuperò un messaggio sul cellulare e lo mostrò a tutti.
Killian dovette stringere gli occhi per poter leggere bene. Diceva chiaramente "aiuto", cosa che lo fece sorridere perché non era l'unico che era andato nel panico. "E da quando?" chiese con rinnovata allegria. Gli andava tutto a un tratto di scherzare.
"Ah. Ah. Ah." finse una risata Ruby. "Sono una femmina e siamo amiche!" rispose fingendosi offesa, aprì la porta e poi se la chiuse violentemente alle spalle.
"Sono davvero così amiche?" chiese Liam scettico, mentre le mura vibravano ancora.
Il caffé cominciò a bollire, schiantandosi contro il vetro della caraffa. Killian s'alzò per recuperarlo, prese due tazze ed un cucchiaino dalla credenza e ne versò per entrambi. Di fronte al fratello scrollò le spalle "Così dicono loro."
Rimasero per qualche attimo in silenzio sorseggiando caffé. E' strano il rapporto tra due fratelli: puoi stare con l'altro senza dire niente e sentirti perfettamente a tuo agio, come se fossi in compagnia di un altro te stesso, anche se non vi vedete da tanto tempo.
"E..." cominciò Liam, non sapendo come porre la domanda in modo delicato. "La tua ex?" disse alla fine sinceramente. Studiò con attenzione l'espressione di Killian, temendo di aver tirato alla superficie vecchi rancori di anni prima. Lo vide sospirare, rigirarsi il cucchiaino tra le dita ed aspettò. Sembrava pensieroso.
"Una volta mi disse che sarebbe venuta." ricordò Killian con un sorriso. Era stata una brutta giornata quella e forse per quello se la ricordava bene. S'era seduto vicino a lei ed avevano parlato tanto, come non facevano da mesi. Era sicuro di averle anche spedito una partecipazione, a cui lei però non aveva risposto. Tipico del suo modo di fare.
"Verrà?" chiese poi Liam.
Killian sorrise, lo guardò e pensò che forse se ne stava interessando un po' troppo. "Non dirmi che stai cercando una botta sicura!" scherzò ed istintivamente mimò un gesto col palmo della mano, come fanno i ragazzini a quindici anni. A pensarci bene il pensiero avrebbe dovuto infastidirlo. Beh, meglio Liam che qualcun altro, concluse alla fine.
"No!" rispose subito il fratello, quasi offeso e gli tirò un pugno sul braccio. "Voglio solo capire quante tragedie dovrò gestire."
Killian si massaggiò sul braccio sorridendo: gli era mancato Liam, era felice di averlo lì per qualche ora solo per sé. "Nessuna, nessuna." lo tranquillizzò. "Spero." aggiunse. "E c'è Ruby." spiegò, cosa che avrebbe dovuto di nuovo tranquillizzarlo.
Liam sorrise. Si guardò attorno, nella casa di Ruby, spiando tra le cose che teneva in giro. Una volta qualcuno gli aveva detto che per conoscere davvero qualcuno avrebbe dovuto guardargli la casa. Era un appartamento ampio, arioso, minimalista, ma con tante foto qua e là. Si concentrò su di una appesa al frigorifero. C'erano due coppie in un pub, Ruby con la fidanzata e Killian con la fidanzata, stampata in formato più piccolo del normale. Un'etichetta appiccicata sopra riportava la data "17 marzo 2016". Doveva essere del giorno in cui il fratello l'aveva chiamato e gli aveva detto che finalmente aveva una data.
"Di chi è stata l'idea di sposarvi sul ponte?" chiese Liam, ricordandosi di quella strana telefonata.
Killian sorrise quando quella storiella divertente gli tornò alla memoria, storia che tra l'altro gli era anche capitato di raccontare già ad una cameriera in una tavola calda proprio la sera prima. "Mia, ma sarebbe dovuta essere una minaccia!" gli raccontò. Quando gliel'aveva detto la prima volta gli aveva dato del pazzo e basta, senza sapere tutta la storia. Sorrise ricordandosi di quel giorno. Lei gli stava affianco e se la rideva a crepa pelle. Voleva così tanto prendere il cellulare, mandarle un messaggio e dirle tutto.
"Siete due pazzi!" commentò il fratello.
"Già." rispose Killian, pensando che avrebbe voluto raccontarle anche quello.



12 agosto 2013
Emma era sempre stata una persona solitaria. Non sentiva il bisogno di avere amici, né credeva di sentirsi mai a suo agio con qualcun altro o come era stato per gli uomini, non voleva curarsi anche dei sentimenti di qualcun altro. Una sera però successe che stava guardando il suo calice di vino. Adesso lo beveva in un bicchiere vero e proprio, non nella tazza del caffé. Guardò il bicchiere e lo alzò per aria brindando da sola.
Si sentiva sola. Per la prima volta si sentiva sola. Sbuffò: non poteva sentirsi sola! Tamburellò indecisa le dita sulla scrivania, sul computer sempre acceso, sul bicchiere e quando alzò gli occhi e vide il giacchetto rosso, decise impulsiva di alzarsi, buttare per sicurezza il bicchiere nel lavandino ed andare in qualche bar e le venne in mente proprio quello di Ruby, non distante da lì.
Percorse la strada così velocemente da chiedersi per quale motivo stesse correndo tanto. Quando fu là davanti prese un respiro profondo ed aprì la porta trattenendo il fiato. Dentro non c'era quasi nessuno per fortuna. L'atmosfera era rimasta la stessa di un vecchio pub inglese, con legno ovunque, orologi qui e lì, un double decker in miniatura ed una cabina telefonica stipati di un angolo, mentre un unico televisore nell'angolo opposto era circondato da tifosi vestiti con una sciarpa in piena estate ed un paio di trombette in mano.
Ruby era dietro al bancone, seduta su uno sgabello. Guardava la partita anche lei e da quando la porta s'era aperta aveva attizzato le antenne, fino a quando non sentì qualcuno avvicinarsi, quindi si girò e vide Emma ed era così contenta che le rivolse un largo sorriso. Quel dolce saluto amichevole ammorbidì la donna, che le sorrise di rimando, si sedette e le ordinò una birra da bere. Tanto per cominciare!
"Te ne faccio provare una buonissima," rispose subito Ruby. "un po' amara." aggiunse mentre apriva il frigo, alle sue spalle, recuperava una bottiglia dopo averla cercata col dito e poi la posò sul bancone, stappandola, insieme ad un bicchiere. "Avanti prova!" la incitò poi.
Emma era rimasta spiazzata da quella gentilezza. Le parlava come se fossero amiche di vecchia data che non si vedevano da tanto tempo. Amava quell'atteggiamento, amava persone del genere ed amava provare quella sensazione di insolito agio, cosa che forse l'aveva colpita anche di Killian Jones.
Assaggiò quella birra e porca miseria se non aveva ragione! Lo stupore le si stampò sul viso. Rischiò di versarla e dovette recuperarsela dal mento e leccarsi il dito. "Sei un angelo!" disse alla fine.
Ruby sorrise "So come viziare una donna!" si fece un complimento ed un sorrisino. Una battuta del genere le ricordava così tanto Killian Jones. Era forse per questo che cercava lei? Era evidente che passassero molto tempo insieme: scherzavano allo stesso modo, facevano lo stesso tipo di battute, a volte anche gli stessi gesti.
"Hai un amico in me!" ironizzò Emma, imitando la frase di un vecchio cartone animato ed alzando poi il bicchiere per fare un brindisi per aria con sé stessa.
Ruby riconobbe la citazione e sorrise. "Non ne devi avere così tanti se vieni a cercare me qui dentro." disse tanto per parlare. Lei diceva sempre la prima cosa che le passava per la testa senza pensarci molto. Sperò di non essere stata offensiva e allora recuperò una pezzuola e fece finta di mettersi a pulire per non doverla guardare negli occhi. Forse aveva esagerato!
"Oh no, solo uno." rispose Emma tranquilla, guardando la birra come se attraverso liquido dorato riuscisse a leggere chissà quale grande rivelazione.
Ruby aveva alzato gli occhi e l'aveva vista assorta. Aveva pensato che non se la stesse passando così bene e che forse avrebbe voluto avere qualcuno a cui raccontarlo. "Ti va di uscire domani?" chiese, facendo mente locale anche sugli impegni della sua fidanzata, Dorothy.
Emma sbatté gli occhi, la guardò dritta dritta e poi fissò il bicchiere. "Ehm..." aveva cominciato confusa senza sapere come continuare e senza sapere cosa cavolo avesse capito.
"Non in quel senso!" aggiunse subito Ruby quasi urlando. Recuperò la pezzuola che stava usando e la usò per colpire Emma giocosamente "Non sono una stronza!" blaterò finta offesa. "E sei stata con Killian, brrr!" aggiunse alla fine con una smorfia disgustata.
La gioiosità della brunetta fece sorridere Emma, che però si sentì costretta a dire la verità. "Non ci sono stata!" confessò stringendo il bicchiere, quasi come fosse una vergogna ed in effetti lo era! Perché non ci era stata?
"Che cosa?" fece allora Ruby con voce finta ed acuta. "Potevi approfittare!"
"No." rispose Emma e si sentì quasi imbarazzata o in colpa per non aver davvero approfittato dell'occasione. Cavolo, avrebbe dovuto! Perché non l'aveva fatto? Avrebbe dovuto spogliarlo almeno, cavolo se non avrebbe dovuto.
"Cosa?" si ripeté di nuovo la brunetta con la stessa vocina acuta e fastidiosa.
"Lo so che ti dice tutto." sentenziò Emma distratta, che nel frattempo pensava a Killian Jones, a quelle stupide giacche che gli piaceva indossare ed a quanti strati di vestiti si portava sempre appresso che quasi lo nascondevano. Se potesse solo dare una sbirciatina... Perché non poteva essere solo quello? Perché non potevano fare sesso e basta? Una sveltina! Con tutti gli uomini a cui piacciono le sveltine, solo a lei doveva capitarne uno per bene che non si approfittava?
"Sì, ok." concluse Ruby, chiudendo quella pantomima. Studiò la nuova amica assorta e si chiese a cosa stesse pensando, prima che fosse lei a rivelarglielo.
"Gli uomini diventano delle ragazze quindicenni dopo i trenta." cominciò Emma in un monologo. "Sono lì che sognano la loro perfetta vita romantica, il loro perfetto matrimonio, i loro perfetti figli." continuò rigirandosi il bicchiere quasi vuoto tra le dita "Devono rendere tutto così pesante." biascicò alla fine, buttando giù quello che rimaneva.
Ruby sorrise ascoltando. Poi si abbassò e prese due bicchierini. Recuperò poi due bottiglie dietro di lei, una blu ed una rossa. Le versò entrambe in entrambi i recipienti creando due shottini che parevano arte astratta col rosso che si sfumava nel blu passando per il viola. Tracannò il suo incitando Emma a fare lo stesso, aspettando quella scarica di adrenalina che serviva. "E' che a trent'anni superano quel punto." spiegò alla fine la barista bruna.
"Quale punto?" chiese Emma, per niente pronta ad ascoltare chissà quale teoria assurda, quando in realtà voleva solo lamentarsi e basta con qualcuno.
Ruby sembrò pensarci bene prima di parlare. Voltò gli occhi in alto a sinistra, ammirando chissà quale immagine che si stava figurando nel cervelo. "Un giorno ti svegli e lo sai. Tutte le altre femmine non contano più un cazzo." concluse volgare ma sorridente.
"E' ridicolo." rispose Emma. Avrebbe voluto dire "gran cazzata" ma doveva essere gentile. Era sicura che per lei quel giorno non sarebbe mai arrivato: perché complicarsi la vita così? Perché mettere un punto così perenne lungo una strada che potrebbe sempre cambiare? Era una cazzata. E sapeva di volere qualcosa di diverso per sé stessa. Forse viaggiare, tanto per cominciare.
"Vedrai." sospirò poi Ruby, come fa una che la sa lunga. "Nel frattempo dobbiamo trovarti un uomo!" rinsavì alla fine.
"Oh dio, no!" si lamentò Emma, ma Ruby aveva già fatto il giro del bancone, l'aveva presa sotto braccio e l'aveva trascinata sul fondo della sala dove tutti potevano vederla e la presentò urlando agli uomini che erano lì. Quella sera Emma conobbe uno sceriffo, un fotografo ed uno scrittore. Ruby le aveva rubato il telefono, lasciando il suo numero ad ognuno di loro, ma nessuno l'aveva mai richiamata per fortuna. Quella sera s'era divertita se non altro ed aveva guadagnato un'amica.


Col cavolo che Killian Jones non si sarebbe arreso con lei.
All'inizio, subito dopo quella mattina di luglio, aveva provato a chiamarla in perfetto stile romantico tutte le mattine alla stessa ora. Una volta le aveva inviato persino la foto di una tazza di caffé ed una ciambella. Emma l'aveva cancellata ed era finita lì. Le telefonate e le email non erano finite però e ci aveva riprovato. Ancora una volta, Emma ignorava e poi cancellava. Fine. Era arrivata al punto che di mattina si sedeva alla scrivania, guardava il cellulare precisa alle otto e un quarto, aspettava quella chiamata e premeva "ignora" automaticamente.
Poi a volte Killian non lo faceva. A volte non chiamava. A volte era meno di un nome sul display del cellulare e nei primi giorni di agosto la cosa cominciò a scemare. Emma quasi ci rimaneva male quando l'orologio segnava le otto e sedici minuti. Si rialzava ed andava a fare colazione. La prima volta che lui non chiamò, provò ad aspettare fino alle otto e diciassette prima di decidere che era ridicolo.
Il 13 agosto erano cinque giorni che Killian Jones non chiamava. Era seduta di nuovo alla scrivania, tamburellando il pollice sul cellulare e sperando come una quindicenne che quella chiamata arrivasse, che lui non avesse deciso di arrendersi o che se la fosse dimenticata. Col dito apriva applicazioni e poi le chiudeva. Alle otto e sedici era diventata nervosa. Solo una volta quella chiamata era arrivata in ritardo. Di nuovo si ripeté che era ridicolo, così alzò gli occhi per controllare il computer e nel frattempo continuava nervosa a suonare il tamburo sul cellulare. Guardava, ma non vedeva niente, fino a quando sentì il rumore di uno squillo ed alzò il telefono allarmata. "Oh cazzo!" aveva cominciato lei una chiamata per sbaglio. "Oh cazzo, cazzo, cazzo, cazzo." cominciò a ripetere mentre provava a chiuderla compulsivamente. Attivò poi il silenzioso e lo buttò in un cassetto. Se avesse potuto l'avrebbe anche chiuso con un lucchetto.
Diavolo! E adesso?
Che lui stesse pensando che lei lo stava pensando? Ma come diavolo si stava comportando! Si alzò, si andò a lanciare sul letto a faccia in giù e si strinse il cuscino sopra alla testa. Sentì il cellulare squillare dall'altra stanza, ma lasciò perdere, schiacciandosi le piume nelle orecchie. Si addormentò senza pensarci e si svegliò più tardi quando invece era il telefono fisso a squillare.
Era ancora in quella fase di confusione da dormiveglia quando s'alzò, recuperò la cornetta e biascicò un "Pronto?" confuso.
"Apri la porta." disse solo una voce maschile dall'altro lato.
Emma scattò sull'attenti. Killian.
Raddrizzò la schiena, si pettinò i capelli con le dita, si tirò su i pantaloni, aggiustò il reggiseno e si infilò un paio di scarpe da ginnastica bianche e sporche. Non si rese conto neanche del fatto che stesse aprendo la porta quando si trovò là davanti ad abbassare la maniglia ed ormai era tardi per ripensarci.
Killian era là che l'aspettava, con lo sguardo dritto e gli occhi scuri nell'ombra. Teneva una mano sullo stipite della porta mentre stringeva il cellulare e l'altra appesa alla cintura. Emma rimase impalata senza sapere cosa dire, poi si ricordò di quello che era successo e disse solo "Ok, perché?" indicando il suo cellulare, col quale probabilmente l'aveva chiamata.
"Non volevo perdere l'abitudine." spiegò velocemente. "Posso entrare?"
Emma sospirò e lo lasciò passare.
"Possiamo sederci da qualche parte?" chiese lui dopo essersi guardato attorno in tutto quel disordine.
Fare una discussione da seduti è completamente diverso dal farla in piedi. Quando sei piedi c'è già quel minimo di adrenalina che ti gira in circolo e che piano piano, discutendo, s'amplifica e ti da coraggio di dire certe cose o semplicemente la spinta per rispondere a tono. Da seduti invece, sembra che tutto vada più lentamente. C'è una calma insolita, impropria, che fa a cazzotti con le parole che senti e pronunci. Manca l'impeto che dovrebbe esserci in qualsiasi discussione. Emma non sarebbe mai riuscita ad essere sincera da seduta ed aveva persino paura di doverlo essere. Incrociò le braccia e si tamburellò le dita addosso. Cedette e s'avviò al divano, spostò i cuscini ed appallottolò una coperta che nascose dietro. Lo invitò quindi a sedersi ed aspettò per fare lo stesso.
"Io e te non abbiamo mai parlato davvero." disse Killian e pareva sicuro con la sua voce. Eppure faceva delle lunghe pause, la studiava bene ed incamerava così tanta aria da rimanere col fiato sospeso. Emma non rispose e tenne la testa bassa, un po' concordando con quell'affermazione un po' per assumersi la metà delle responsabilità. "Facciamolo ora." concluse lui alla fine.
"Ok." rispose lei, nell'illusione di dover riaprire le ferite che s'era fatta da quando l'aveva conosciuto, per chiuderle alla fine con la stoccata epocale che l'avrebbe convinta a dimenticarselo per sempre. Come quand'era bambina, che aveva mangiato così tanti funghi da farsi venire mal di pancia e vomitarli, così da dimenticarseli per sempre. Ancora oggi l'odore dei funghi le dava la nausea! E' un meccanismo fisiologico, serve a farti evitare una cosa che ti fa male. Si sarebbe fatta così tanto male che avrebbe poi voluto evitare per sempre Killian Jones. E cosa fa più male di una chiacchierata sincera a quattr'occhi?
"Mi piaci davvero." confessò lui senza mezzi giri "Sei la donna più forte, coraggiosa e bella che abbia conosciuto finora e non riesco a non pensarti."
Emma aveva ormai messo in conto la fine di quella storia. Sentire quelle parole chiaramente le fece più male di quanto s'aspettasse. Sentirle era diverso dal saperle. Bene, stava funzionando.
"Stavo per sposarmi e stavo per fare una cazzata. Ho avuto l'esperienza di una storia lunga quasi la metà della mia vita ed era diventata solo un'abitudine." si confidò con lei. Allungò una mano nel frattempo e prese quella di lei, che si chiuse istintivamente prima di allentare la presa. "Non dobbiamo mettere un'etichetta. Voglio solo vedere come va, cenare con te, andare a vedere un film, fare l'amore..." lasciò cadere la frase, sperando che lei reagisse in qualche modo all'ultima proposta ed in effetti la fece sorridere. Poi Killian distolse lo sguardo un attimo, guardò a terra, cominciò a sorridere nervoso. "Un giorno spero di avere una famiglia, un posto dove tornare, persone ad aspettarmi. Un cane?" Si chiese indeciso. Poi tornò a guardare lei, come se per esprimere quel desiderio gli servisse intimità dal contatto visivo. "Ma non adesso. Per ora voglio te." Era stato molto chiaro, aveva scandito bene ogni parola. Chissà se l'aveva provato quel discorso.
Era così semplice per lui dire che la voleva? Dirglielo negli occhi? Emma s'alzò, per cercare quell'adrenalina che sperava le avrebbe infuso coraggio. "Non funzionerà. Ci risparmieremmo mesi di terapia." Si guardò attorno e vide il frigorifero e pensò immediatamente alla bottiglia di vino che c'era dentro "O una cirrosi." Cercò di ironizzare alla fine, utilizzando l'ironia come uno scudo.
"E se funziona?" chiese Killian con lo sguardo più sincero, curioso ed emozionato che avesse mai visto fargli.
"Finirà." mise in chiaro lei, cercando autocontrollo nella sua voce ferma che addirittura la stupì. Si ricordò di dover parlar chiaro allora e cercò le parole per spiegarsi meglio. Finì per dire qualcosa che aveva sentito forse in un film, ma era quello che sentiva. "Siamo su due strade diverse."
"Per ora ci siamo incrociati." rispose lui, mantenendo lo stesso paragone e la stessa scontatezza di una commedia di serie B. "Anche se preferivo in una posizione più orizzontale." aggiunse allusivo, senza mai smentirsi ed alleggerendo l'intera situazione.
Emma chiuse gli occhi, cercò di estraniarsi e di riflettere. Poi però d'impulso le uscì un "Ok." dalle labbra. Quando risollevò le palpebre Killian era davanti a lei, sorrideva. La luce giallo acceso di mezzogiorno entrava dalla finestra, aveva un che di etereo e schifosamente romantico, ma anche caldo, familiare e dolce. Lo sapeva di volerlo ancora, ma non s'aspettava di poterlo volere così spontaneamente e naturalmente. C'era qualcosa che lui le tirava fuori.
"Ok." fece Killian, che forse s'aspettava una reazione diversa, forse più entusiasta? Si ritrovò poi nel silenzio più lungo che avessero passato assieme. "Mi vuoi sposare?" chiese all'improvviso, con lo stesso tono di voce di Emma.
L'espressione di lei cambiò improvvisamente: sbarrò gli occhi ed aprì la bocca che quasi le cadde a terra. Pensò che la sua reazione non doveva essere stata così sottile, perché Killian scoppiò a riderle in faccia, sputacchiando addirittura e piegandosi in avanti. "Scherzavo, scherzavo!" la tranquillizzò.
"Non è divertente!" si lamentò lei.
"Sì che lo è." disse ancora sorridendo. S'alzò e le andò vicino. Le mise le mani sui fianchi ottenendo subito la sua attenzione, ma c'era quella smorfia quasi offesa sulla faccia di lei. Le massaggiò allora la costole oltre la maglietta con un movimento lento e circolare, monotono quasi fosse un tenero cucciolo. Killian pensò che si sarebbe dovuto abituare a quella sensazione al tatto, rispetto alla curve morbide di Milah e non vedeva l'ora di farlo e sapere esattamente la forma di Emma tra le sue dita. "Vieni qui." le bisbigliò in un orecchio e stranamente Emma sorrideva. Baciarla fu spontaneo e naturale. Breve, asciutto, ma andava bene così, era solo l'inizio. "Cominciamo dalle cose normali." le propose.
"Mi stai chiedendo un appuntamento?" domandò lei che teneva ancora gli occhi chiusi. Gli si avvicinò e gli prese le labbra, gesto a cui lui rispose con trasporto e sorpresa.
"La mia amica dà una festa." spiegò invece.
Emma stava sudando nel suo appartamento a mezzogiorno di metà agosto. Oppure sudava perché si era appena ricordata quel discorso fatto con Ruby sull'approfittare della situazione. Gli girò le braccia attorno al collo e sentì sulla pelle che anche lui stava sudando e tutto si stava trasformando in una rovente sauna sexy. "Festa?" domandò.
"Stasera, in maschera, al pub." le spiegò. Si avvicinò di più a lei, chiuse gli occhi e poi sembrò come ripensarci. Prese il cellulare e guardò l'orario. "Cavolo." bestemmiò, perché era tardi e si stava emozionando un po' troppo più in basso.
"Ok." rispose Emma, mentre seguiva il suo sguardo.
"Ok?" chiese Killian stupito.
"Sì." rispose Emma facendosi scappare una risata "Ok." confermò un'ultima volta mordendosi il labbro.
"Ok." ripeté Killian. Le prese una mano, chiuse gli occhi per non pensare a quello che stava per dire ma dirglielo e basta. "Devo tornare a lavoro, la mia pausa è finita dieci minuti fa." spiegò. La mollò e basta per non doverci pensare un'altra volta e s'avviò fuori alla porta. Per un momento l'idea di chiamare in ufficio e restare a casa con lei gli aveva tintillato il cervello, ma non poteva. Aveva quel nuovo senso di responsabilità in testa che lo faceva sentire una persona diversa. Era lei che glielo faceva fare. Si girò per guardarla un'ultima volta, la sua Emma, e lei era là e sorrideva. La raggiunse di nuovo per un ultimo bacio, le bisbigliò un "A stasera." e se ne andò.
Quando chiuse la porta, Emma si portò le mani alla bocca incredula. Fu difficile tornare a lavorare per quella giornata e dovette impiegare tutto l'autocontrollo di cui era capace prima di chiudere tutto ed andarsi a preparare.
Sembrava tutto un cavolo di film.


Quella sera stessa bussarono alla porta. Emma non guardò nemmeno dallo spioncino. Aprì e basta, sapeva già chi c'era dall'altro lato. Aveva ancora una tazza di caffé freddo e stantio in mano che puzzava quasi, così volò in cucina e lo buttò prima che potesse macchiare tutto.
"Swan?" si sentì chiamare dal salotto.
"Arrivo!" rispose in automatico e pareva così surreale e così normale. Si guardò nel vetro della credenza, cercando capelli fuori posto e poi andò da lui. Killian se ne stava al centro della stanza con una benda sull'occhio, un lunghissimo cappotto di pelle nera, pantaloni aderenti ed una camicia a sbuffo. Tutto nero, completamente nero. Aveva anche una spada di plastica appesa alla cinura, così finta e piccola che probabilmente era destinata ad un costume per bambini. Emma scoppiò a ridere e non riuscì a fermarsi subito, riaccendendosi anzi ogni tanto come un motorino. "E chi saresti, un incrocio tra la morte ed un pirata gay?" scherzò.
"Capitan Uncino!" fece lui finto offeso, tirando fuori dalla manica un manicotto di plastica a cui era attaccato un bel uncino finto almeno quanto la spada.
"Aah!" rispose solo Emma, cercando di trattenere le risate.
"E tu..." provò Killian che voleva indovinare, studiandola con una mano appesa al vuoto, ma non gli veniva niente in mente.
Emma teneva i capelli fissati in alto, stretti stretti ed arrotolati in uno chigon per nasconderli. Portava una camicia bianca, un paio di pantaloni eleganti neri a vita alta e scarpe stringate da uomo. Non gli veniva proprio niente in mente.
Emma allora, cercando di rendergli più facile l'impresa, prese un cappotto, un impermeabile marroncino dall'attaccapanni, lo indossò e poi cacciò dalla tasca una lente d'ingrandimento. Killian fece finta di annuire con la testa, ma era evidente che ancora non ci fosse arrivato. "Sherlock Holmes!" fece ovvia.
A Killian comparve un sorriso sulle labbra. Forse s'aspettava una damina indifesa? "Elementare!" scherzò poi.
Emma gli si parò davanti e sospirò. "Cominciamo?" chiese col sorriso sulle labbra, annodandosi al suo collo.
"Cominciamo!" ripeté lui prima di baciarla.



 




 
Angolo dell'autrice
Hellloooo!
Sono tornata abbastanza presto, nevvero? Mi stanno ignorando in altre storie, ecco tutto, non vi credete speciali u.u 
Ok, sto peggiorando la mia precaria situazione xD
Avviso velocissimo: per una settimana non avrò proprio il pc a disposizione quindi penso che ci vorranno almeno una ventina di giorni per il prossimo aggiornamento! Ci siamo tolti il primo peso. 
Secondo: mancano 3 capitoli!! Non so se sono più triste o emozionata! Dunque forse ve l'ho già detto ma... Il penultimo sarà un capitolo sia su Killian sia "tappa buchi". Non so se avete notato ma la trama è molto frammentata (ma va xD). Per esempio ho usato molto il presente per raccontare la storia passata di Killian con Emma e con Milah. Ho tirato in ballo questa volta la foto del 17 marzo 2016, perché se vi ricordate (capitolo 4), Killian ripensa a quando lui e donna X hanno deciso di sposarsi sul ponte di Brooklyn ed in quali circorstanze. Oppure una volta (forse capitolo 3?!) Killian guarda delle foto della fidanzata in una vacanza al mare. Beh il penultimo capitolo rivedrà la storia dall'inizio ma a casa di Killian, tirando le somme dalla parte di lui (e quindi del suo rapporto con Milah all'epoca) e poi, non voglio descrivere precisamente questi momenti che sono stati già "raccontati", ma metterli in un contesto. Non so se mi sono spiegata. Vi volevo preparare insomma a porre attenzione a queste piccole cose. Ho lavorato così tanto a questa storia della frammentazione che mi dispiace farla perdere xD 
Mi sono fatta la recensione da sola lol
Colgo l'occasione per salutare di nuovo Chipped Cup e mi dileguo. Alla prossima :*
  
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