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Autore: Mary P_Stark    23/08/2017    2 recensioni
1827. Andrew Spencer, erede del titolo degli Harford, parte per il Grand Tour europeo assieme ai suoi migliori amici, Keath e Leonard. Il viaggio ha sì lo scopo di fare nuove scoperte e conoscenze - come effettivamente avverrà - ma serve ad Andrew come via di fuga dal suo annoso, terribile problema. Il suo cuore sanguina per una donna che pensa di non poter avere.
Violet Phillips, al tempo stesso, è alle prese con un problema non dissimile: la Stagione a Londra, mille potenziali cavalieri e nessuno che realmente colpisca il suo cuore... poiché esso è già impegnato, e dall'uomo per lei più inavvicinabile di tutti.
Potrà il Grand Tour aiutare Andrew a chiarirsi le idee, e trovare il coraggio che ora gli manca per dare voce al suo cuore?
E potrà Lucius Bradbury, cugino di Alexander Chadwick, aiutare Violet nella riscoperta di se stessa e di una forza che non crede di avere? - SEGUITO DI "UNA PENNELLATA DI FELICITA'" e "SOTTO IL VELO DELLA NOTTE"
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
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13.
 
 
 
 
Lettie e Andrew stavano scrutando il panorama dalla terrazza deal secondo piano, infagottati nei loro mantelli pesanti, quando un paggio giunse con la notizia dell’arrivo di lord Lucius Bradbury.

Era passata una settimana dall’increscioso incidente che aveva visto protagonisti lei e Andrew e, pur se un po’ a fatica, le cose erano tornate alla normalità.

Come predetto da Eli, anche Patrick e Solomon erano giunti in soccorso dell’amico e, la sera precedente, avevano tenuto alzati fino all’alba sia Anthony che Randolf, con le loro accorate difese.

Questo aveva fatto sorridere non poco Savannah che, dopo aver salutato il marito con affetto, si era rifugiata nelle sue stanze per dormire, e i figli le si erano accodati.

Informato della strana combriccola di stanza a casa del figlio minore, anche Barrett si era voluto unire alla partita per pura curiosità, e aveva riso per tutto il tempo, di fronte a quelle strenue difese.

Evidentemente, aveva trovato assurdo che si dovesse giungere a simili estreme conseguenze, visto che riteneva Andrew più che papabile, come partito, per qualsiasi donna.

Come tutti avevano supposto, si era complimentato con Violet per il coraggio dimostrato ma, quando aveva proposto di insegnare anche a lei l’arte della boxe, la ragazza aveva caldamente rifiutato.

Maxwell ci era rimasto un po’ male, ma Elizabeth era intervenuta alla svelta, chiedendo al suocero di coccolare Arthur.

L’uomo si era ringalluzzito subito all’idea, e il progetto di trasformare Violet in una provetta boxeur era scemato.

Volgendosi sorpresa verso il paggio, quando udì il nome dell’amico, Violet tornò coi pensieri al presente e disse: “Curioso che sia giunto così presto.”

“Forse, ha altre notizie interessanti da riferirti” ipotizzò Andrew, sorridendole.

“Goodrich, fatelo pure accomodare nel salottino verde. Lo raggiungerò subito” disse a quel punto la ragazza, congedando il paggio.

“Io andrò a dare una mano a Lizzie coi piccoli. Stamattina, Alexander è partito presto per raggiungere Dundee, e rimarrà là per qualche giorno, per cui ne approfitto per fare il bravo zio.”

“Oh, ma… non è necessario, sai? Puoi rimanere anche tu” si premurò di dire Violet, non volendo certo escludere Andrew dalle sue chiacchierate con Lucius.

Andrew le sorrise, si chinò per darle un bacetto e mormorò: “Sono così ignorante in materia che, pur con tutto quello che ho studiato in questi mesi, impiegherò anni a essere al tuo livello, o a quello di Lucius. Chiacchierate finché volete, Lettie, davvero… a tempo debito, tu mi darai ripetizioni in privato così, un giorno, potrò rimanere anch’io e capire cosa dite dalla A alla Z.”

Il solo pensiero di dargli lezioni private – e tutto quello che sottintendeva – fece avvampare in viso Violet e Andrew, ritenendosi soddisfatto, se ne andò con un saluto e un ghigno furbo.

Sapeva di potersi fidare di entrambi, visto che era più che certo dell’amore di Lettie, e dell’amicizia di Lucius, perciò sarebbe stato da veri idioti fare il geloso con loro due.

E poi, era vero che capiva sì e no la metà di quello che si dicevano, quando parlavano della complessa struttura delle navi che Lucius intendeva costruire.

Perché fare la figura dell’idiota, se poteva evitarlo?
 
***

Tutto intento a fare il solletico al pancino di Serenity, mentre la bambinaia e Lizzie si occupavano di Arthur, un colpetto alla porta della nursery li avvisò dell’arrivo di qualcuno.

Andrew levò il capo, certo di veder comparire i genitori ma, quando scorse solo Lucius, si accigliò leggermente.

Perché aveva quello sguardo affranto? E che ci faceva, da solo, lì alla nursery?

“Buongiorno, Lucius. Non sapevo fossi già arrivato” esordì Elizabeth, sorridendogli.

“Cugina… buongiorno a te” riuscì a biascicare il giovane, prima di avvicinarsi contrito a Andrew.

Sollevando tra le braccia Serenity, Andrew gli domandò: “Che succede? Non eravate insieme a Violet?”

“Ecco, proprio di questo vorrei parlarvi, se posso.”

Aggrottando un po’ la fronte, Andrew fu lesto a consegnare Serenity alla bambinaia dopodiché, uscito dalla nursery assieme al giovane, si chiese cosa fosse mai successo.

Si era del tutto sbagliato, e Lucius si era accorto di provare qualcosa di più profondo per Violet, e ora voleva interrompere la loro amicizia?

Le aveva detto – o fatto – qualcosa che l’aveva turbata al punto di cacciarlo?

Che diamine era successo? Era mai possibile che, l’unica volta che non aveva controllato a vista Lettie, fosse stata l’unica volta in cui avrebbe dovuto esserci?

“Temo di averla sconvolta” borbottò Lucius, sempre più contrito. “Ho sbadatamente accennato a mio padre dei lavori di Violet, e lui ha voluto vederne alcuni, e così…”

Vagamente confuso, Andrew esalò: “Vostro… padre? Che c’entra lui?”

Qualcosa gli sfuggiva, e anche alla grande. Che c’entrava il padre di Lucius, con un eventuale disagio di Violet?

“Beh, per farvela breve, mio padre, Cornelius, ha così apprezzato i suoi lavori da volerla conoscere di persona, e così sono venuto qui per dirlo a Violet ma… pare che la cosa l’abbia sgomentata.”

Rilassandosi gradatamente, Andrew tornò a sorridere e, nel dare una pacca sulla spalla a Lucius, disse a mo’ di spiegazione: “Lettie non ha mai amato farsi pubblicità, per così dire. Finché, a conoscere i suoi lavori, sono persone della famiglia – o amici, come voi – allora va tutto bene. Ma, quando sono degli estranei a scoprire le sue doti, allora va nel pallone. Letteralmente.”

“Oh, capisco… ma non deve temere nulla, da mio padre. Certo, è un po’ burbero, ma solo perché vuole il meglio da noi tutti, ma non è mai stato sgarbato o ingiusto e, se ha detto di volerla conoscere, non è certo per criticarla.”

“Andiamo da lei. Vedrete che, in breve, si convincerà da sola, di potercela fare” lo rassicurò Andrew, avviandosi lungo il corridoio assieme a Lucius.

“Non volevo proprio metterla in ansia. E so che avrei dovuto mantenere il segreto, perché lei me l’aveva chiesto, ma non ci ho proprio pensato, e così… ho aperto bocca quando non dovevo” si lagnò il giovane Bradbury.

Andrew trovò divertente il fatto che Lucius si angustiasse tanto e per una cosa, di per sé, più che risolvibile.

In questo, somigliava molto a Lettie. Erano due anime molto altruiste e, forse proprio per questo, andavano così d’accordo, e lui trovava Lucius naturalmente simpatico.

Quando infine raggiunsero il salottino verde, Andrew fu il primo a entrare e, quando vide Violet in piedi, accanto alla finestra, il suo primo istinto fu quello di abbracciarla.

Subito, però, si fermò, si limitò ad avvicinarla e, sfiorandole solo una spalla con la mano, rese nota la sua presenza.

Non doveva trattarla come una bambina da accudire, ma come una donna da ascoltare.

La sua donna.

Violet sobbalzò leggermente a quel tocco e, nel volgersi a guardarlo, sospirò afflitta.

L’attimo seguente, si piegò verso Andrew come per farsi abbracciare ma, a sua volta, si bloccò e, scuotendo il capo, mormorò: “No, non sono più una bambina.”

Andrew le sorrise, compiaciuto che avessero pensato entrambi la stessa cosa.

“Lucius mi ha detto che cosa è successo, ma non vedo alcun problema in ciò che mi ha riferito. Perché sei così spaventata, Lettie?” le domandò lui, limitandosi a una carezza su una guancia.

Quegli occhi di cielo che tanto amava si inumidirono di lacrime ma, ancora, lei scacciò quella debolezza, preferendo trattare l’argomento senza sciogliersi in un pianto.

Era troppo facile tornare ai soliti schemi, in cui lei piangeva disperata e Andrew le risolveva i problemi.

Non voleva essere più così. Desiderava affrontare di petto i propri dubbi, le proprie insicurezze, e decidere da sola se aver bisogno o meno di un aiuto.

“Andrew, forse non sai che Cornelius Bradbury è uno dei più grandi armatori del regno, e conta una flotta di navi tra le migliori che si possano trovare per mare” sottolineò Violet con tono accorato.

“Ebbene?” la incitò lui, poggiando un gomito sul bordo del camino, lo sguardo sempre fisso su di lei.

“Come, ebbene?” protestò la ragazza, accalorandosi un poco. “I miei lavori sono semplicemente dozzinali, se paragonati ai suoi, e non posso certo presentarmi dinanzi a un autentico genio quale è lord Bradbury, millantando conoscenze che non ho!”

“Vi sembrano lavori dozzinali, i suoi?” replicò Andrew, lanciando un’occhiata a un silenzioso Lucius.

“Affatto. Li trovo davvero ingegnosi” mormorò il giovane, assentendo con vigore.

Lettie lo fulminò con lo sguardo, borbottato: “Lo dite soltanto perché siete mio amico.”

Andrew, allora, sorrise indulgente e asserì: “Anch’io sono tuo amico… pensi che menta anch’io, quando ti dico che sei brava?”

“Oh, beh, non penso necessariamente che voi due mentiate, ma che lo diciate per farmi contenta. Tu, per esempio, lo hai sempre fatto” gli ritorse contro Violet, storcendo appena il naso.

Il giovane Spencer rise, annuendo, e mormorò: “Touché, mia cara. Ma posso dirti che io ero accondiscendente, ma non per questo falso. Lucius, voi siete falso?”

“Spero proprio di no” sorrise a quel punto il ragazzo, scuotendo il capo.

“Bene, Lettie, hai dinanzi a te due persone che ti vogliono bene, che non sono false ma, magari, un po’ accondiscendenti. Io più di Lucius, lo ammetto candidamente…” dichiarò Andrew, sorridendo sornione. “…e che, dinanzi ai tuoi lavori, hanno espresso pareri entusiastici. Più competenti quelli di Lucius, più all’acqua di rose i miei, visto che so a malapena come fai a concepire simili splendori…”

“Oh, smettila Andrew” brontolò Violet, arrossendo leggermente.

Lui la ignorò e aggiunse: “Concludendo questa disamina della situazione, non vedo alcun ostacolo a che tu ti presenti – dove, Lucius?...”

“Ai cantieri navali di mio padre” sottolineò il giovane.

“Ah, ecco, ai cantieri navali Bradbury per conoscere il tuo mito in terra, se non rammento male …lord Cornelius Bradbury.”

“Come?” esalò sorpreso Lucius, fissando senza parole l’amica.

Violet, a quel punto, avvampò in viso e sbuffò. “Io e le volte che ti ho parlato di ciò che mi piace. E dire che pensavo non mi ascoltassi.”

“Sbagli, cara. Io ti ho sempre ascoltato. Magari, a volte, non capivo un accidente di ciò che mi dicevi, ma ti ho sempre ascoltato” le sorrise Andrew, dandole un buffetto sul naso.

“Se l’avessi saputo, ve l’avrei sicuramente presentato prima!” esclamò Lucius, aprendosi in un grande sorriso.

“Mi sarei vergognata a morte. Sapete che la nostra goletta è stato costruita nel suo cantiere?” ammise Violet, sospirando.

“Non ne avevo idea” scosse il capo Lucius, sempre più eccitato.

“Molto bene, Lucius. Organizzate un incontro, e io verrò con voi, giusto per evitare che Violet svenga per la troppa ansia, o scappi dalla portiera della carrozza” ironizzò Andrew, ritrovandosi contro gli occhi incendiati dell’amata.

“Andrew, non oserai, vero?!”

“Oh, ho già osato, cara. Lucius, ci pensate voi?”

“Ma certo. Non appena mio padre saprà di avere un’ammiratrice così carina, andrà in brodo di giuggiole” sorrise il giovane, accomiatandosi con un frettoloso inchino prima di sparire.

Rimasti soli, i due giovani si guardarono vicendevolmente, sornione l’uno, accigliata l’altra finché, dopo alcuni attimi di tensione, entrambi non sfociarono in una risata.

“Sei stato cattivo, sai?” asserì Violet, asciugandosi una lacrima d’ilarità.

“Affatto. Ho cominciato a capire come trattare la Violet adulta, e sto tentando di lasciare da parte i miei ricordi della Violet bambina” le chiarì lui, facendo spallucce.

Tornando seria, lei mormorò: “Anch’io sto cercando di comportarmi come la donna che desidero essere… anche se un abbraccio lo vorrei ugualmente.”

“Non devi neppure chiederlo” sussurrò lui, stringendola a sé e sfiorandole la fronte con un bacio. “Il mio primo pensiero è stato quello di raggiungerti, abbracciarti e lasciare che ti sfogassi, ma era il modo sbagliato. O meglio, non era più il modo giusto, per noi due.”

“No, infatti. Ho preferito questo. Il confronto con te, mi piace… ma anche l’abbraccio, mi piace.”

“Una cosa non esclude l’altra, ma la completa” sussurrò lui, chinandosi per darle un bacio sulle labbra.

Violet si lasciò andare contro di lui per un attimo, e assaporò la dolcezza di quella bocca prima di avvertire un tremore in tutto il corpo.

Quel tremore si trasformò in un’autentica fiammata di desiderio e, sgomenta, si scostò da Andrew per esalare sgomenta: “Oh, cielo!”

“E con questo, si chiudono i nostri baci” dichiarò roco Andrew, allontanandosi di un passo.

“Che intendi dire?” protestò lei, pur sentendo il cuore scoppiarle nel petto. Ma che le prendeva?!

Lui le sorrise malizioso e, nel poggiarsi una mano sul petto, che stava alzandosi e abbassandosi come se avesse corso per miglia, mormorò: “Mia cara, se reagiamo così a un bacio, cosa ci ostacolerà dall’andare oltre?”

“Oh” ansò lei, avvampando e crollando su una poltrona, del tutto spiazzata da quelle parole.

“Non l’avevi mai provato prima, vero?” si informò Andrew.

“Non… non così” scosse il capo Violet, ancora un po’ scossa.

“Beh, io non sono la persona adatta a parlartene. Devi chiedere a tua madre e, finché non avremo deciso la data del matrimonio, e ci saremo sposati, è meglio se io e te non rimaniamo da soli” la mise in guardia Andrew.

“Oh, ma non è necessario! Davvero!” si lagnò Violet, sentendosi defraudata di un diritto inviolabile.

“Credimi, è necessario. Tu sarai anche in grado di trattenerti, ma io non sono così forte, Lettie” le sorrise dolente, avviandosi verso la porta del salottino.

“Aspetta, Andrew! Non andartene!”

“Farò una passeggiata fuori, per schiarirmi le idee… non temere, va tutto bene, cara” dichiarò il giovane, uscendo un attimo dopo, come se avesse avuto il fuoco alle calcagna.

Rimasta sola, Violet fissò senza parole la porta ormai chiusa, prima di tornare a guardare se stessa, le sue mani ancora tremanti e il corpo che le stava urlando segnali contrastanti.

Si sentiva felice come poche altre volte e, al tempo stesso, derubata di qualcosa che desiderava con tutta se stessa.

Storcendo il naso, picchiò i pugni contro le sue cosce e borbottò: “Corpo traditore. Lo hai spaventato, ecco cosa.”
 
***

Alla fine della spiegazione alla madre, Violet non seppe se mettersi a urlare, o abbandonare la donna nella sua stanza, mentre questa si calmava per il troppo ridere.

Myriam, infatti, aveva le lacrime agli occhi per il gran ridere, e non riusciva assolutamente a calmarsi.

Già sul punto di alzarsi, Violet venne bloccata dalla mano della madre che, prendendo un gran respiro, le disse: “No, scusa, scusa. Hai ragione, non è giusto che io reagisca così, però… però…”

“Però, la cosa ti riempie di enorme ilarità, e non capisco perché” sottolineò la figlia, accigliandosi.

“Tesoro, non rido di te, ma dell’immagine che mi sono fatta della scena, con te seduta a richiedere le attenzioni di Andrew, mentre il poveretto fugge da te come se lo avessi ferito a morte” sorrise Myriam, asciugandosi una lacrima.

“Non è andata esattamente così, comunque il risultato è stato lo stesso, e ancora mi chiedo perché non è potuto rimanere” brontolò Violet. “Mi sentivo in maniera così strana che, per un momento, ho avuto paura di svenire.”

“Lettie, sarà il caso che affrontiamo una cosa che, ormai, è necessario trattare, visto che presto o tardi tu e Andrew vi ritroverete insieme sul talamo nuziale” disse infine Myriam, tornando seria.

“Come?” gracchiò la giovane, avvampando.

“Andrew è fuggito a gambe levate perché, evidentemente, non solo tu ti sei sentita travolgere dal desiderio, ma anche lui e, per gli uomini, è quasi un imperativo a… a…”

Tentennando, Myriam arrossì e sussurrò: “… a congiungersi con una donna.”

“Con… congiungersi?” ripeté in un balbettio Violet, arrossendo ancora di più.

“Esatto. E devo dire che Andrew ha dimostrato una volta di più di rispettarti moltissimo, visto che non ha approfittato della situazione” le sorrise Myriam, compiaciuta.

Violet non riuscì a parlare, e la madre le spiegò cosa avrebbe dovuto aspettarsi, la prima notte di nozze.

Preferendo non mentirle, si lanciò in una descrizione particolareggiata dell’atto – era inutile essere pudiche, rischiando che quella notte le apparisse come un incubo – e di come le sarebbe sembrato, alla fine.

Non lesinò sulle parti più critiche, ma descrisse anche ciò che le sarebbe potuto piacere, se Andrew fosse stato un partner premuroso.

Alla fine, Myriam le carezzò una guancia e disse: “Più di tutto, ricorda che l’ami. Servirà più di qualsiasi altra cosa io ti abbia spiegato oggi.”

“Grazie, mamma” sussurrò Violet, ancora abbastanza imbarazzata, ma più tranquilla.

“Quanto al resto, Andrew ha ragione. Devi presentarti da lord Bradbury a testa alta. Se lui ti ha voluto vedere, devi esserne solo orgogliosa.”

“D’accordo. Saprò a chi dare la colpa, se l’incontro sarà un fiasco” le sorrise Violet, accomiatandosi.

Quando fu sola, Myriam sorrise sorniona e mormorò: “Coraggio, vieni fuori da quell’armadio, Anthony. Pensi che non mi sia accorta che eri in camera, quando sono entrata?”

L’uomo uscì dopo un istante, borbottando: “Mi sto arrugginendo, se mi hai scoperto.”

“Sei mio marito, caro, e ho un certo fiuto, nello scovarti” gli sorrise lei, guardandolo avvicinarsi.

“Ne sono lieto” sussurrò lui, baciandole la fronte.

“Ebbene, che ne pensi?”

“Che dovrò ringraziare una volta di più la buona stella che ha voluto Andrew, sulla sua strada. Quanti altri giovani si sarebbero trattenuti?” sospirò l’uomo, sedendosi sul bordo del divanetto.

“Tu non ti sei trattenuto, ma va detto che non avresti trovato una donna illibata nel tuo letto” sorrise divertita Myriam, vedendo il marito sorridere serafico.

“A volte, il desiderio è una brutta bestia” si limitò a dire Anthony, facendo spallucce. “Ma… e l’incontro con lord Bradbury? Chissà perché vorrà vederla…”

“Forse, Lucius non ha sviluppato questo suo carattere delizioso tutto da solo” sorrise Myriam, levandosi in piedi per avvicinare il marito. “Andiamo a vedere i gemellini?”

“Immagino che troveremo lì anche i nostri figli. Non si vedono da nessuna parte” ironizzò Anthony, levandosi in piedi per offrirle un braccio.

“La nursery è un po’ affollata, in effetti, ultimamente” assentì Myriam, prima di mormorare: “Andrew sarà carino con lei, vero?”

“Se si è allontanato così di fretta, direi che non sarà indelicato, quando il momento lo richiederà” la rassicurò il marito, conducendola fuori dalla stanza.

“Vorrei solo che le rimanesse un bel ricordo” sospirò la moglie.

Anthony le sorrise, la baciò a una tempia e mormorò: “Andrew fu gentile con te?”

“Sì” disse solo Myriam.

“Non avevo dubbi, ma è bello saperlo. Vedrai che l’Andrew di nostra figlia sarà ugualmente gentile” asserì Anthony prima di aggiungere: “E ora, cambiamo argomento, prima che io decida di evirarlo.”

Myriam scoppiò a ridere e condusse ai piani superiori il marito, prima che iniziasse a cercare un falcetto nel locale attrezzi.

 
 




Note: Tutto sembra andare per il meglio, per i nostri innamorati - pur se Andrew ha qualche problemino a contenere le sue 'pulsioni' - ma, per Violet, non sono ancora finite le prove.
Oltre a dover capire come non far cadere Andrew in tentazione (se vuole arrivare illibata al matrimonio ^_^), dovrà affrontare il suo autentico mito in terra. Ce la farà, o cadrà preda delle sue antiche paure? Lo scopriremo presto.
Per ora, grazie a tutti/e per avermi seguita fino a qui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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