Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: svevalovesblue    06/09/2017    0 recensioni
«Harry» gli presi la sigaretta dalle mani e la spensi nel posacenere di vetro di suo padre, ricordavo di averlo già visto a casa sua ed ero abbastanza certa che non l'avesse usato prima di quel momento. «Devi smetterla di comportarti da bambino. Sono venuta qui sperando che mi avresti finalmente parlato in maniera esaustiva, ma è evidente che mi sbagliavo. Di certo non ho fatto più di settanta chilometri per vederti fumare. Cosa che, tra l'altro, odi» Lo guardai con fermezza, non stava più sorridendo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avevo passato un'intera settimana a pensare ad Harry e a quello che era successo a casa sua, fin troppo velocemente. Non mi capitava spesso di sentirmi così male, e mi sentii ridicola per essere sembrata così debole e stupida. Era un atteggiamento che avevo giudicato per anni e speravo che non peggiorasse la situazione fra me e Harry. Non volevo essere la vittima, la ragazza che accudisci come se fosse un cane bastonato trovato per strada solo perchè ti fa pena. Continuava a tornarmi in mente il suo sguardo severo, e, devo ammettere, trovavo «dovresti chiedere scusa a te stessa» una frase fatta. Può sembrare un pensiero cattivo, non intendo sminuirne il significato, e so benissimo che poteva averla detta per farmi realizzare che avevo esagerato, ma in un momento del genere avevo probabilmente bisogno di una sgridata, piuttosto che una scena da film drammatico. E poi, era successo una sola volta, non era di certo un'abitudine. In cucina, alle sette del mattino, si gelava. Per preparare la colazione, cosa che non facevo da anni, dovetti indossare il maglione più caldo che avessi. I termosifoni erano rotti da tre giorni in tutto il quartiere, per colpa della neve, e durante le vacanze di Natale non potevo che arrangiarmi. Mi tornò in mente l'inverno di qualche anno prima, prima che io e Harry ci lasciassimo per l'ennesima volta. Era appena tornato da Holmes Chapel e qui a Londra la neve aveva causato lo stesso problema, e inoltre le strade più strette come la mia erano impossibili da attraversare in macchina, nonostante i camion spazzaneve passassero in continuazione. Ci eravamo svegliati prima dell'alba con l'idea di camminare per la città ancora buia e poi fermarci in un bar in Hyde Park, ma la serratura della porta d'ingresso si era ghiacciata e spezzammo la chiave provando a sbloccarla. Per non rischiare ancora decidemmo di rimanere a casa e prepararci la colazione da soli. Baciarlo e sentire il sapore di caffè sulle sue labbra mi piaceva da impazzire. Controllai il telefono che avevo lasciato sul tavolo la sera prima, mentre bevevo il primo sorso di caffeina del giorno. C'erano due chiamate perse da mia madre e una decina di messaggi da parte dei miei amici. Avevo raccontato solo ad Hailey dell'incidente a casa di Harry, e si era arrabbiata così tanto da spaccare un bicchiere. Trovai la sua reazione esagerata, ma non dissi niente. Era sempre stata molto melodrammatica, e mi limitai a scusarmi un paio di volte mentre mi gridava discorsi sull'amicizia che reputai fin troppo banali. Aveva ragione ad arrabbiarsi, certo, ma non fino a quel punto. La situazione era tornata alla normalità, per così dire, solo dopo qualche ora. Mi aveva scritto che voleva portarmi a pranzo e passare del tempo con me, e soprattutto farmi uscire di casa. Strinsi la tazza che avevo in mano, seduta al tavolo della cucina, accanto alla finestra, e mi accorsi che aveva appena ripreso a nevicare. Il cielo era bianco e luminoso e la neve attuttiva ogni tipo di rumore. Gironzolai per la casa vuota e silenziosa bevendo un sorso di caffèlatte dopo l'altro. Il divano in salotto era pieno di coperte e avevo dimenticato di rimettere al loro posto i DVD che avevo guardato la sera prima, che invece giacevano a terra in una pila disordinata e traballante. Poggiai la tazza sul tavolino in mezzo alla stanza e li raccolsi, sistemandoli nella libreria. Strofinai le mani nel tentativo di riscaldarle e finì il caffèlatte rimasto in un unico sorso, tornai in cucina per lasciare la tazza nel lavello. Mi iniziai a preparare quando arrivarono le dieci. Avevo letto per due ore consecutive, ed ero stata interrotta da un messaggio di Hailey che mi avvisava di farmi trovare pronta in tre quarti d'ora massimo. Andai a farmi una doccia e cercai nell'armadio dei vestiti che non mi facessero tremare per tutta la giornata, Hailey suonò il campanello prima che avessi finito di truccarmi. Quando uscimmo dall'appartamento e mi concentrai per chiudere la porta d'ingresso con cautela, sperando di non spezzare la chiave, una folata di vento gelido mi pizzicò la pelle e mi fece rabbrividire. Riuscii nel mio intento senza creare danni e tirai un sospiro di sollievo. Ora il centro di Londra era pieno di turisti carichi di buste regalo, artisti di strada, decorazioni natalizie in ogni angolo. Le strade non erano più ghiacciate e i taxi e le auto avevano ricominciato a circolare. E' sempre stata la mia città preferita, e sotto la neve era ancora più suggestiva. Strinsi un braccio intorno ad Hailey e la ringraziai di avermi convinta ad uscire di casa, mi sorrise e ricambiò l'abbraccio mentre imboccavamo il Southwark Bridge. Un po' di neve mi si era sciolta negli stivali e mi aveva inzuppato le calze e i piedi, che quasi non sentivo più. Avevo alcuni fiocchi fra i capelli e sul cappotto, e le guance arrossate. Hailey invece sembrava non soffrisse così tanto il freddo. Non tremava e ad un certo punto si era anche tolta i guanti, reputandoli troppo scomodi. Avevo conosciuto Hailey quattro anni prima, all'università. All'inizio non andavamo per niente d'accordo, finivamo sempre per discutere animatamente sulle nostre medie, essendo fin troppo competitive. Legammo nel secondo anno grazie ad Alex, un'amica che avevamo in comune. Alex era la persona più positiva e socievole che avessi mai incontrato, e passavamo così tanto tempo insieme da essere scambiate per sorelle, talvolta. Dopo l'arrivo di Hailey nel gruppo, però, cominciammo ad allontanarci, pur restando in buoni rapporti, e dopo esserci laureate perdemmo quasi completamente i contatti. In ogni caso, fu proprio lei a farmi conoscere Harry, oltre che Hailey. Il ventinove dicembre di tre anni prima organizzammo una cena in uno dei ristoranti più carini che potessimo trovare per festeggiare il mio compleanno. Eravamo una decina di persone, prevalentemente compagni di università, Hailey aveva portato il suo fidanzato, ed Alex arrivò per ultima, dietro di lei c'era un ragazzo alto, bellissimo. Si scusò per il minimo ritardo e lo presentò come Harry, un suo vecchio amico, che era rimasto con una ruota a terra. Continuò facendom gli auguri con voce acuta e l'espressione imbarazzata, tirando fuori dalla borsa un regalo. Ce ne aveva già parlato in passato descrivendolo come il classico ragazzo misterioso e perfetto, e ogni volta le dicevo che stava sicuramente esagerando perdendosi in frasi fatte. La ringraziai e mi presentai al ragazzo dicendogli di non preoccuparsi e che poteva restare quanto voleva. Mi strinse la mano e sorrise, «Grazie, scusa il disurbo e, be', buon compleanno.» Portava degli anelli ad entrambe le mani, e sotto la giacca una camicia blu. I capelli erano ricci e aveva degli occhi verdi, simili ai miei, che mi piacevano fin troppo. Già a metà serata la maggior parte degli invitati era un po' brilla, Hailey compresa, che non faceva altro che prendermi in giro e farmi arrossire di fronte a lui. «Parlaci, Zoe! Sono sicura che non morde... o forse si?» mi sussurrò all'orecchio con voce maliziosa, e ridacchiò versandosi un altro po' di vino bianco nel calice che temevo potesse cadere, per quanto lo stesse agitando qua e là. Le presi la bottiglia dalle mani e le dissi ridendo che forse non era il caso di continuare a bere. Parlando, io e Harry ci accorgemmo che avevamo molte cose in comune, come l'amore per la fotografia, e si creò subito una perfetta sintonia fra di noi, per quanto possa sembrare banale. Quando invece stavamo chiacchierando con gli altri invitati, ci scambiavamo occhiate e sorrisetti carichi di imbarazzo a vicenda. Dopo la cena gli altri vollero fare una passeggiata e, fra una risata e l'altra, ci scambiammo i numeri di telefono. «Dobbiamo assolutamente vederci di nuovo.» Si passò una mano fra i capelli e sorrise, mentre apriva lo sportello della macchina di Alex, che stava ancora parlando con Hailey e i pochi amici rimasti, per appoggiarci un braccio sopra. Anche io stavo sorridendo, e gli risposi che io e i ragazzi, gli stessi di quella sera, avremmo festeggiato capodanno a casa mia, e mi avrebbe fatto molto piacere se fosse venuto. Accettò l'invito con piacere e ci salutammo, indecisi se abbracciarci o stringerci la mano. Optammo per la prima. La sera del 31 dicembre ci baciammo per la prima volta e festeggiammo fino all'alba. Un mese dopo, ci fidanzammo. Hailey e io pranzammo in un ristorante nei pressi del Millennium Bridge. La sala era accogliente e abbastanza semplice. Le pareti erano bianche e le vetrate la rendevano ancora più luminosa. Quasi tutti i tavoli erano occupati da gente di qualunque età e noi ci sedemmo ad uno di quelli che si affacciavano sulla strada. Quando tolsi i guanti, vidi che anche le mie mani erano arrossate, e fui felice di riscaldarmi, finalmente. Hailey ordinò una zuppa ed io un piatto di carne, e scoppiai a ridere quando notai che ci aveva appena provato con il cameriere. «Non prendermi in giro!» disse ridendo a sua volta mentre controllava il cellulare. Decisi di dare un'occhiata al mio e mi ricordai delle chiamate perse da parte di mia madre. Le scrissi che ero andata a dormire prima e che in quel momento ero a pranzo con Hailey. «Allora, stasera ti va di vedere un film da me? Non mi va di uscire, se vuoi puoi anche fermarti a dormire» mi chiese mentre giocherellava con la forchetta. Era elegante, molto più di me, e aveva l'aria di essere stanca. I capelli castani le ricadevano sulle spalle, indossava i tacchi e un tailleur nero. Sulle labbra un rossetto rosso scuro, opaco. Era sempre stata una bella ragazza con dei buoni gusti. «Certo, la cena la ordiniamo a domicilio?» Intanto il cameriere ci aveva portato i piatti e augurato buon appetito sorridendo ad Hailey, che sorrise a sua volta. «Si, come al solito» Nel pomeriggio passammo da casa mia e preparammo velocemente il borsone da portare a casa sua, dove avremmo guardato Notting Hill per l'ennesima volta. Con una mano teneva il volante e con l'altra cambiava continuamente stazione radio. Non nevicava più, e mi accorsi di non aver pensato ad Harry per tutto il giorno. La strada era trafficata, e restammo in macchina per più di quaranta minuti. «Hailey?» Mi guardò velocemente, «Sì?» Cercai di avere l'espressione più seria possibile. «Dovrai aiutarmi a organizzare la mia festa di compleanno.» Scoppiammo a ridere «Pensavo dovessi dirmi qualcosa di serio, e comunque l'avevo già dato per scontato.»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: svevalovesblue