Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Hal_cyon    08/09/2017    3 recensioni
[Omegaverse, Fantasy, Elf & Human]
“Avrei dovuto ucciderti” mormorò l’elfo mentre l’attirava a sé.
“Avrei voluto che lo facessi.”
Perchè solo la morte poteva liberarli dalle loro nature di preda e predatore, dal bisogno che li legava.
Eppure l’odio non era che un sussurro in confronto a quel richiamo selvaggio.
Il regno è nelle mani del popolo elfico, che con la sua magia domina incontrastato riducendo la razza umana in schiavitù.
Le Omega della specie sottomessa sono le uniche in grado di procreare, motivo per cui vengono confinate nell'isolamento del Santuario ed "inibite" per tenere a bada il periodo del Calore.
Quando una di loro si ribella alla crudele usanza spetta al consigliere della regina disporne la punizione, ma l'Alpha radicato in lui ha altri piani per la mortale.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Header

II - Wolf in Sheep's clothing.


Var’Celen, il Prescelto dal Cielo.

Un titolo a cui ambivano tutti gli Alpha del regno, e che solo lui, forestiero di Uril Gawin, era riuscito ad ottenere.
Ripensandoci ora, mentre volava sul dorso dell’Evren con un’Omega umana tra le braccia, sembrava un dettaglio irrilevante.

Non importava che lui fosse il favorito della regina, un mago eccelso ed il compagno più ambito dalle femmine della razza.
Aveva ceduto al suo lato istintivo, permettendogli di capovolgere le priorità e mettere al primo posto una mortale.

L’elfo esigeva vendetta, l’Alpha moriva dalla voglia di affondare in lei, custodirla gelosamente, averla sempre sotto il proprio sguardo ovunque andasse.


Stava impazzendo, non vi era altra spiegazione.
 

Si rifiutò di ammettere che quella notte, al Santuario, aveva notato l’assenza di un’adepta ancor prima di contare le donne nella sala principale.
Sapeva che lei non era lì perché ad ogni ispezione riusciva ad identificarla anche sotto il pesante drappo nero.
Come l’arrivo di un cattivo presagio, gli faceva formicolare le mani e bruciare le narici, poiché possedeva una traccia distintiva
che nessun incenso riusciva a dissipare.

Era conscio del destino che l’attendeva una volta raggiunta Narawen: l’Omega, considerata una minaccia, avrebbe conosciuto
la vera crudeltà del popolo elfico.

Non reagiva all’inibitore e si era sottrattata al controllo della luna nuova, ed il prezzo per un simile affronto era la vita, forse con qualche tortura nel mezzo.
Lo stregone di corte adorava sperimentare, in fondo.

Ripensò alle grida disperate dei disertori mentre spire di lava bucavano loro la pelle come vermi in una mela, dentro e fuori,
scavando fino alle ossa, e strinse la Sacerdotessa al petto senza rendersene conto.

 

Una voce dentro la testa prevaleva su tutte le altre: non lasciare che la prendano.
 

Doveva rinnegare ciò che era per una mortale?

No. Il Re aveva commesso lo stesso errore, secoli prima, infatuato di un’umana al punto da ingravidarla e donare al regno un erede imperfetto.
L’esilio era stato l’ultimo di molte umiliazioni, la punizione così esemplare dal far desistere chiunque dall’imitarlo.

Inutile avvalersi della scusa del Legame, poiché gli elfi non credevano nel destino e sapevano che non c’era nulla che la magia non potessere risolvere. Lasciavano quelle favole alle razze inferiori ed i loro déi immaginari, smancerie romantiche che poco c’entravano con il rapporto viscerale che un Alpha e un’Omega consumavano al primo Calore.

Era la causa dell’attaccamento del Var’Celen alla ragazza dalla pelle scura. Una volta soppresso il bisogno con i giusti inibitori sarebbe tornata una semplice schiava senza poteri, buona solo per accendere candele al Santuario.

E finché quei ragionamenti razionali si srotolavano nella sua mente, l’elfo si ritrovò con il viso premuto tra i capelli neri della prigioniera,
consumato dalla necessità di scoprire quali forme celasse la pelliccia di lupo con cui l’aveva coperta.

Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui una femmina l’aveva accolto nel suo giaciglio, ma fino a quel momento non se n’era curato.
Adesso, invece, sembrava più importante di bere e respirare.

Cosa doveva farne di lei? Darla in pasto alla corte della regina e guardare da lontano il suo declino?
Riportarla alla prigione di Moonbright e sperare che non tentasse di nuovo la fuga?

Probabilmente sarebbe accaduto ancora senza qualcuno a tenerla a bada.

Ad ogni buon conto, per ora necessitava di un luogo dove sostare in attesa dell’alba, quando qualcuno avrebbe richiesto la sua presenza per spiegare i sopprusi al Santuario. I Beta che lo accompagnavano avevano assistito alla scena.
Poteva già sentire le critiche di sua Maestà riecheggiare nelle orecchie per la mancanza di contegno
dimostrata di fronte ad un’umana di nascita inferiore, e represse uno sbuffo d’insofferenza.

 

L’Evren planò sul versante est delle montagne, mentre il cielo sfumava dalla tenebra ad un grigio pallido,
ancora carico di nuvole per le lunghe nevicate invernali.

Una spaccatura separava le alture, come se un gigante avesse scavato una via nella roccia a mani nude.
Attraverso di essa scorreva il fiume della Serpe, ed abbarbicata sulla parete scoscesa stava l’imponente fortezza di Northpass.

La scalinata per accedervi, dall’alto, pareva l’intestino di un grosso mostro di pietra.

Gli elfi non erano esattamente i benvenuti a Northpass.

La fortezza rappresentava l’ultimo tentativo di resistenza dei mortali, nonché l’ingresso che avevano creato per scendere nel ventre della montagna stessa.
Il controllo di Narawen non poteva giungere fin lì, perciò sospettavano che i rivoltosi attendessero l’occasione di un riscatto nei cunicoli sotterranei.


Il Var’Celen era noto agli esseri umani, per questo preferiva cambiare aspetto quando si trovava fra loro.
Fece atterrare la creatura alata lontana dai confini, e con la Sacerdotessa issata sulle spalle iniziò ad incamminarsi verso il primo contingente di guardia.

Passo dopo passo il viso mutava, perdendo i tratti affilati ed indurendo il profilo della mascella. Gli zigomi e la fronte ampi, una zazzera di capelli scuri,
la pelle del medesimo colore dell’Omega ed ecco creata l’immagine di un povero fuggiasco di Goldcrest, con le sole iridi violacee a tradirlo.

I soldati di ronda si limitarono a confiscare il pugnale che la ragazza teneva ancora in cintura, un ricordo della ferita ormai rimarginata a cui l’elfo non era particolarmente legato.

“È malata?” chiese una guardia, sbirciando sotto la testa di lupo che copriva il capo di lei.

Il Var’Celen dovette trattenersi dal ringhiare, e rispose in un perfetto dialetto del luogo che la febbre non l’aveva mai abbandonata negli ultimi giorni.

“Ho bisogno di vedere un guaritore” supplicò, “deve essercene uno tra voi.”

I soldati si scambiarono occhiate dubbiose.
A volte dimenticava quanto fossero diventati diffidenti dopo la guerra, avvezzi ai giochetti di prestigio dei nemici.
Un viandante di Goldcrest che arrivava a piedi, senza bisacce ed avvolto nelle pellicce doveva aver destato sospetto, ma l’elfo non disponeva di un volto più credibile, al momento. L’aveva sottratto ad un servitore del Santuario, dimentico dell’espressione minacciosa che mostrava normalmente.

Il silenzio che seguì la sua richiesta gli fece temere il peggio, finché uno di loro disse: “alla cittadella, prima del Vortice.”

Così chiamavano la scalinata apparentemente infinita che conduceva alla fortezza, ora impraticabile a causa del ghiaccio che aveva divorato ogni fessura nella pietra. A corte si vociferava di un secondo ingresso attraverso i tunnel, ma non vi era tempo di cercarlo.
Sarebbe bastato un capanno per ripararsi dal vento pungente ed un focolare a scaldare le membra, per adesso.

Il soldato più loquace fece strada attraverso un accampamento rudimentale, difeso solo da palizzate di legno che qualsiasi Evren avrebbe potuto spazzare via con un colpo d’ala.

L’ombra della fortezza gettava nell’oscurità l’insediamento umano alle sue pendici, casupole accatastate tra loro che parevano sbucate dalla roccia stessa, tanto erano grezze. Solo la milizia pattugliava la zona, ed il Var’Celen inalò il puzzo terribile di corpi sporchi, feci e chissà cos’altro che saliva dai camini accesi.

Era giusto che vivessero così, rintanati come topi ad annegare nel loro liquame. Non vi era posto per certa feccia entro i confini di Narawen.

“Svegliamo subito il guaritore. Puoi aspettare qui dentro” disse lo scarno umano che li aveva scortati, indicando l’ennesimo mucchio di sassi che i nativi chiamavano casa.

“Ti ringrazio.”

Non gli sfuggì l’occhiata che rivolse alla Sacerdotessa. Il Calore attirava attenzioni indesiderate perfino tra le classi di infimi Beta, dopotutto.

Era solo quesitone di tempo prima che qualcuno iniziasse a tempestarlo di domande.
Gli occorreva un diversivo, sufficiente a trascorrere del tempo lontano dalle intemperie e riprendere i contatti con il suo esercito.
Con un po' di fortuna avrebbe risolto presto il problema.

 

L’elfo depose la fanciulla sul pavimento, accanto al fuoco, ed andò all’apertura che fungeva da finestra per osservare la situazione:
mentre il popolo dormiva, le guardie si stavano radunando attorno alla casa tra bisbigli ed ammonimenti, attirati dall’odore della sua prigioniera.

Patetici animali.

L’Alpha non era migliore in questo vista la fame che lo consumava dalla fatidica notte al Santuario, però si sentì comunque in diritto di avanzare pretese sul corpo dell’Omega. Era il consigliere reale, non un qualunque zotico voglioso di-

“Oh, salve.” Il guaritore entrò titubante, ricoperto da strati su strati di pelli consumate e con la barba incrostata di brina.
Non appena lo sguardo cadde sulla figura addormentata della ragazza una tinta di rosso gli colorò le guance.

“Ecco, se posso azzardare... non credo sia febbre comune” balbettò, inginocchiandosi accanto a lei.
Il modo in cui umettò le labbra diede il voltastomaco all’elfo, intento a combattere una battaglia personale contro l’Alpha dentro di sé che pregava di lacerare il patetico ometto in mille pezzi.
Le scostò i capelli dal viso e premette una mano sulla fronte sudata, per poi rimuovere la pelliccia in un lento ed approfondito esame.

Non si accorse dei movimenti del Var’Celen. Non si accorse che si stava portando alle sue spalle.

“Vista l’età forse potrebbe essere il primo Calore. I sintomi sono gli stessi.”

Indugiò per un istante di troppo sull’incavo dei seni, visibile attraverso la veste strappata, e fu il suo ultimo errore.

Una mano invisibile lo afferrò per il collo, finché l’elfo mimava l’atto da poco distante senza toccarlo veramente.
Le vene si gonfiarono, e dalla bocca sfociò un mare di saliva che rese le sue proteste dei gorgogli senza senso.

“Sei un guaritore perspicace” disse il suo assassino, gettandolo contro la parete come un fantoccio inanimato.
“Ma da oggi faranno a meno di te.”

 


Quando si affacciò alla porta i soldati della ronda diurna lo salutarono con un breve inchino.

“Maestro” disse uno di loro, “verrete a visitare mia moglie, vero?”

“Certo.” Il Var’Celen sorrise attraverso la folta barba bianca, mostrando una chiostra di denti marci.
Era rivoltante, ma sarebbe servito allo scopo.

“Non appena mi sarò occupato della nostra ospite sarò subito da te.”

 

‹ Note dell'Autrice  
Apro un sondaggio perchè davvero non mi so decidere: secondo voi questa storia ha bisogno di un triangolo amoroso? Non è nei piani, ma la drama-queen in me lo esige.
Comunque, p
ian piano le cose procedono. Nel prossimo capitolo rivelerò il nome del nostro dispotico elfo - ricordando che gli elfi sono fissati con i nomi lunghi e complicati - 
e intanto aggiorno con la mia fantastica Mappa!

Approfitto di questo spazio per ringraziare
 LatazzadiTea e Lady Red Moon, che hanno recensito per mia somma gioia dandomi la carica per continuare.
Non abbandonatemi che sennò mi passa l'ispirazione. 
Inoltre ringrazio Passant96 che quatta quatta mi ha aggiunta tra i preferiti. Grazie mille^^



Spero di non avervi deluso troppo, ma solo un pochino. Ci vediamo al terzo capitolo! 
 

Halcyon

 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Hal_cyon