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Autore: NPC_Stories    08/09/2017    1 recensioni
Sono un ranger elfo dei boschi della foresta di Sarenestar, o foresta di Mir come la chiamano gli umani. Il mio nome è Johlariel, per gli amici Johel.
Sì, ho degli amici.
Sì, per davvero, anche se sono un elfo, quelle voci che girano sul nostro conto sono solo calunnie. In realtà sono un tipo simpatico e alla mano.
Questa storia è una raccolta di racconti, alcuni brevi altri lunghi e divisi in più parti, che narrano dei periodi in cui ho viaggiato per il mondo insieme a un mio amico un po' particolare. Per proteggere la sua privacy lo chiamerò Spirito Agrifoglio (in lingua comune Holly Ghost, per comodità solo Holly). Abbiamo vissuto molte splendide avventure che ci hanno portato a crescere nel carattere e nelle abilità, e che a volte hanno perfino messo alla prova il nostro legame.
...
Ehi, siamo solo amici. Sul serio. Già mi immagino stuoli di ammiratrici che immaginano cose, ma siamo solo amici. In realtà io punto a sua sorella, ma che resti fra noi.
.
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Nota: OC. A volte compariranno personaggi esistenti nei libri o nella wiki, ma non famosi.
Luglio 2018 *edit* di stile nel primo capitolo, ho notato che era troppo impersonale.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1302 DR: Equipaggiamento primavera-estate (Parte 2), ovvero Sentirsi fuori posto come un nano in una distilleria di birra analcolica


Io ed Holly eravamo seduti sulle pendici di Monte Waterdeep, il lato rivolto verso il porto sulla foce del fiume Dessarin, e guardavamo con scarso interesse le poche chiatte fluviali che attraccavano ai moli. La stagione era quasi matura per la ripresa del traffico navale marino, ma ancora non si erano visti nuovi mercantili.
“Preferirei che tu non mi accompagnassi in questa seconda parte del viaggio.” Dichiarò di punto in bianco.
Non era la prima volta che il mio amico mi faceva un discorso del genere: quando passavamo da Waterdeep, c’era sempre qualche luogo in cui Holly doveva recarsi da solo. Sospirai. Il mio fiato si condensò in una nuvoletta di vapore nell’aria fredda, cosa che a Holly non succedeva.
“Lo so, tu preferisci sempre che io non ti accompagni in... dovunque tu vada... quando siamo qui. Ma ti confesso che sono curioso, Holly, e sono stanco dei tuoi misteri.”
“Non c’è nessun mistero.” Si affrettò a correggermi. “Mi preoccupo solo per la tua incolumità.”
“Di certo non mi tranquillizza sapere che ti rechi in un posto così pericoloso da spingerti a lasciarmi indietro.”
“Pericoloso per un Or-tel-quess,” mi corresse di nuovo “non molto pericoloso per un non morto dalla reputazione oscura come me.”
“Tu hai una reputazione oscura?” gli domandai, sinceramente curioso. Nella mia foresta natale aveva una buona reputazione, al punto che il mio clan gli aveva concesso l’onorificenza di Amico degli Elfi, e ormai aveva una buona reputazione anche nella foresta di Wealdath (perlomeno nella zona in cui ci conoscevano). Altrove, mi risultava che non avesse alcuna reputazione, sembrava che avesse scelto di muoversi per le terre civilizzate come un’ombra.
“Lì ho una brutta reputazione, più o meno come tutti. Non particolarmente brutta. Normale.”
Non risposi. Stavo riflettendo sul da farsi.
“Potrei camuffarmi.” Proposi dopo un po’. Mi sembrava una buona idea.
“E da che cosa?”
“Da umano.” Mi guardò scettico. “È un posto di umani?”
Lentamente, scosse la testa.
“Ma... ci sono degli umani?”
Dappertutto ci sono gli umani” confermò.
“E come sono visti?”
“Nello stesso modo in cui sono visti ovunque: come prezzemolini di merda.”
“Ah, ottimo, ottimo! Che umano sia, allora!” mi fregai le mani, pensando a come nascondere le mie orecchie a punta e i miei tratti elfici. “Che cosa mi consigli, magia o camuffamenti normali?”
“Meglio di tutto sarebbe una trasmutazione.”
“Urgh. Non ho niente contro gli umani, ma non mi sentirei a mio agio ad avere un corpo umano, più goffo e con i sensi attutiti. Mi sentirei continuamente in pericolo.”
Si strinse nelle spalle, accettando le mie argomentazioni.
“Lo capisco, ma allora ti consiglio di usare un camuffamento normale e aggiungerci sopra anche un’illusione. Possibilmente opera di un mago esperto.”
“Hai proprio paura di questo posto” mi permisi di dare voce alle mie considerazioni.
“Io non ho mai paura, Johel, ma tu sei la compagnia più decente che abbia trovato finora...” (era il suo modo per dire che sono il suo migliore amico) “e la tua decisione di seguirmi in un luogo del genere mi rende nervoso. Parlando chiaro, è solo per rispetto alle tue capacità da guerriero che non ti stordisco e non ti chiudo in un armadio fino al mio ritorno.”
Stavolta rimasi a bocca aperta. Holly aveva già fatto cose del genere, ma mai a me. C’è una particolare formula per capire se sia il caso di lasciare indietro qualcuno per la sua sicurezza, una cosa che Holly chiama “teorema dell’armadio”:


(pericolosità del luogo / competenza della persona) x (1 + coefficiente del dito in culo)


La pericolosità del luogo e la competenza della persona che lo accompagna non penso necessitino di spiegazioni. Il risultato è da moltiplicare per (1 + un valore che indica quanto sia molesta la persona), valore solitamente compreso fra 0 e 1.
Se il risultato è inferiore a 1, si parte per la grande avventura. Se è superiore a 1, la persona finisce in un armadio (o simile impedimento fisico). Se il risultato è 1, come penso in questo caso, la decisione poteva essere arbitraria e circostanziale.

Decisi che avrei seguito tutti i suoi consigli, e andai alla ricerca di un mago. Ci eravamo dati appuntamento per il primo pomeriggio, alle pendici del monte, vicino a un particolare salice. Quando tornai dalle mie commissioni, all’ora stabilita, nessuno avrebbe potuto giurare che fossi qualcosa di diverso da un giovanotto chondathan.
“Mh. Avresti avuto più fortuna camuffandoti da donna.” Fu il saluto di Holly. Evitiamo di commentare il suo coefficiente del dito in culo, che è meglio.

Tutte le navi erano in porto in attesa di riprendere a navigare nella bella stagione, o almeno così credevo. C’era una nave che non era destinata a prendere il largo. In un porto segreto, nascosto in una caverna di Monte Waterdeep che si estendeva sul mare, c’era un mercantile che portava in una sola direzione.
Evitai di chiedere a Holly se era sicuro delle sue azioni, visto che sembrava in vena di farmi la stessa domanda.

Il mercato non era molto grande, occupava una larga via ma le vie per loro natura non potevano essere molto lunghe. Non c’era lo spazio.
Almeno pensavo che fosse un mercato, vista la quantità di... in mancanza di una definizione migliore diciamo gente... che vi si accalcava. Ma non riuscivo proprio a capire cosa vendessero, non c’era merce esposta.
“Vendono schiavi.” Mi spiegò Holly, quando gli esposi la mia perplessità. Da quel momento, evitai di guardarmi intorno.

Holly si diresse a passo sicuro verso una rampa di scale che, scoprii presto, portava al livello superiore della città. Entrammo in una bottega che vendeva soprattutto armi, ma anche oggetti magici. Il proprietario sembrava un nano calvo dal colorito malsano.
Ci rivolse una domanda in una lingua che non conoscevo, ma Holly gli rispose con parlata fluente.
Il nano passò alla lingua comune.
“Certo che vendiamo oggetti magici. Per chi può pagare.” Chiarì, sfregando il pollice e l’indice.
Holly mise una mano alla borsa delle monete e la scosse per far udire il tintinnio.
“Non temete, mastro Murghol. La mia borsa è sincera.”
“Che cosa cercate?”
Holly gli espose la sua richiesta. Il nano fischiò.
“Posso procurarvi l’oggetto, ma mi serviranno alcuni giorni... e un pezzetto di demone.”
“Questo mi porta alla seconda richiesta.” Disse Holly senza battere ciglio. “Potete trovarmi un oggetto che mi permetta di recarmi su altri Piani?”
Il nano si lanciò in una dissertazione su vari tipi di oggetti i cui scopi mi sembravano indistinguibili, ma Holly a quanto pare riusciva a seguire il discorso senza problemi.
“Un Amuleto dei Piani mi sembra la soluzione giusta.” Decise infine. “Non ho certo desiderio di percorrere il mondo in cerca di Portali altrui.”
“Il suo utilizzo è rischioso.” Avvertì il bottegaio, ombrandosi.
“È un problema mio.”
“E vi costerà più di qualcosina!”
“Anche quello è un problema mio.” Rispose Holly, sempre con la solita flemma.
“Inoltre vi sarà del tutto inutile qui, dove il viaggio planare è interdetto.”
“Vorrà dire che non lo userò qui. Se non sbaglio le politiche del negozio sono... un quarto alla commessa, tre quarti a lavoro concluso?” chiese conferma, per mettere a tacere le obiezioni del nano.
Borbottando la sua perplessità, il nano prese il sacchetto di monete e chiamò un altro suo collega per fargliele contare.
Dopo che il collega del bottegaio ebbe svuotato la borsa del mio amico nel retrobottega, il nano glie la restituì, perché il sacchetto che Holly gli aveva porto era una piccola Borsa Conservante. Certo, altrimenti non avrebbe potuto contenere tutte quelle monete. “Per quanto riguarda l’altro oggetto?” indagò il pragmatico mercante.
“Rimandate la sua produzione a quando vi avrò portato il focus necessario. Se dovessi morire nel tentativo sarebbe una spesa inutile.”
“Bah! Se doveste morire nel tentativo non credo v’importerebbe dei soldi!”
Holly rise alla battuta, ma solo per cortesia. Dopotutto era solo una messinscena, lui non poteva “morire nel tentativo”. Nemmeno se la sua intenzione fosse stata davvero recarsi su un altro Piano e prendere un pezzo di demone. Almeno credo che non potesse morire. Ne sono quasi sicuro.

“Hai davvero intenzione di recarti su un altro Piano per prendere un pezzo di demone?” gli chiesi appena fummo fuori dalla portata d’orecchio. Mi rispose sussurrando in elfico, una lingua che sicuramente poche persone lì conoscevano.
“No, è più sicuro evocarne uno sul Piano Materiale. Ma qui tutti mentono sui loro piani, e in particolare gli idioti esagerano le proprie imprese.”
“Desideri passare per un idiota?”
“Un giorno capirai che essere sottovalutati a volte è la più grande fortuna che possa capitare a un guerriero.” Sibilò con irritazione. Certo era questa la sua tecnica, ed era uno dei motivi per cui si impegnava a farsi passare per un essere vivente.
“Alcuni guerrieri scelgono la via dell’intimidazione.” Osservai. “Le loro motivazioni sono comunque ragionevoli.”
“I nemici davvero potenti non si lasciano intimidire da una reputazione di grandezza.” Tagliò corto. “Tutti gli altri sono solo vermi non degni di nota.”

Scendemmo le scale che avevamo salito poco prima, passammo necessariamente attraverso il mercato degli schiavi e infine approdammo a una piazza leggermente più larga. A un lato della piazza c’era un oggetto che non manca mai in nessuna città: una bacheca.
“Ti servono soldi?”
“Hai sentito mastro Murghol. Quegli oggetti mi costeranno.”
“Pensavo che avessi fondi a sufficienza.”
“Per questi acquisti sì, ma a malapena. Dai, non rovinarmi il divertimento.” Mi mise a tacere, mentre vagliava le proposte della bacheca cittadina.

“Questa è una città che si basa sul commercio” mi spiegò “quindi molti annunci riguardano la scorta di carovane o il ripulire le vie da mostri che minacciano i flussi mercantili. Oh guarda, ad esempio: distruggere una colonia di Mante Oscure. Un po’ triviale, ma qualcuno è disposto a pagare 2000 monete d’oro per questo, quindi lo terrei in considerazione.”
Buttai gli occhi al cielo, o a quello che ne faceva le veci.
“Uuuuh, distruggere Daurgothoth. Facciamo che no.” Commentò, mettendo da parte un’altra pergamena e riattaccandola alla bacheca.
“Cos’è un Daugo... coso?”
“Daurgothoth. Un possente dracolich che vive da qualche parte in una caverna non lontana da Waterdeep. Insomma, perfino io ho consapevolezza dei miei limiti.”
Sentii il gelo lungo la schiena. “Un dracolich? Sei serio?”
“Andiamo, non fare quella faccia, se fosse interessato a distruggere la città lo avrebbe già... nah, topi lunari? Io non vado in caccia di topi lunari!” commentò con disgusto, mentre riappendeva un altro foglio.
Lo lasciai continuare per un po’.
“Distruggere l’insediamento di Ch’Chitl... io sono convinto che alcune pergamene siano qui per fare uno scherzo agli imbecilli.”
“Che cos’è...?”
“Non vuoi saperlo.”
“Ah.”
“Parliamoci chiaro, se si trattasse di entrare furtivamente a Ch’Chitl e rubare qualcosa potrei anche prenderlo in considerazione, tipo per un milione di monete d’oro, visto che sono più o meno immune alle influenze mentali... ma non tenterei la fortuna con un attacco in grande stile.” Continuò a discorrere in tono colloquiale, fregandosene del fatto che non riuscissi a cogliere i suoi riferimenti.
All’improvviso piombò nel silenzio. Aveva in mano una pergamena e la fissava con sguardo vitreo.
“Che cosa hai trovato?” la lingua in cui era scritta mi era ignota.
Tacque per qualche secondo ancora, come se non mi avesse sentito.
“Devo parlare con una persona. Ti accompagno al quartiere meno pericoloso, tu cerca di restare in una taverna e non cacciarti nei guai.”
“Ma...”
“E se non torno, riprendi la nave e torna a Waterdeep senza di me.”
Va bene, adesso ero preoccupato.

Mi portò in una taverna relativamente tranquilla e piena di umanoidi il meno mostruosi possibile. Principalmente mezzorchi, ma c’erano anche umani e qualche non lo so.
Seguii il suo consiglio e passai le successive due ore tenendo un profilo basso, in compagnia di una pinta di brodaglia poco alcolica. Avevo trovato il capitano della nave che ci aveva portato lì: un umano dal volto duro e affilato che sospettavo essere un criminale incallito, ma che rispetto alla fauna locale era una visione rassicurante.
Holly alla fine tornò. Il suo ingresso in taverna gli attirò qualche occhiata sospettosa, ma nessuno disse nulla.
“Adesso mi puoi spiegare?”
“Prima torniamo a Waterdeep.”
“Come, di già?”
“La nave salpa stasera, se non mi sbaglio.”
Chiedemmo conferma al capitano. Sì. Saremmo salpati quella sera.

Il cielo stellato ci vide nuovamente su Monte Waterdeep.
“Ti sei chiuso abbastanza nel tuo maledetto mutismo, adesso vuota il sacco!”
Holly evidentemente non ce la faceva più a tenere per sé i suoi pensieri, perché non se lo fece ripetere.
“Ricordi quando ho detto che sarei andato a Ch’Chitl al massimo solo per una breve missione furtiva? Ecco, me la sono chiamata. Quel messaggio in bacheca diceva di rivolgersi a... una persona il cui nome non ti direbbe nulla. Questa persona è a capo di un’organizzazione malvagia che si occupa di contrabbando di oggetti proibiti, schiavismo, e della diffusione di un culto nemico del mio.”
“A Chichitel?”
Mi guardò con perplessità. “No, certo che no. Ch’Chitl è un insediamento di Scorticatori Mentali.”
Ah. Di questi avevo sentito parlare, ma vivevano solo nei miei incubi. Sentii di nuovo montare la nausea.
“Dimmi che niente al mondo ti spingerà ad andare lì.”
Si strinse nelle spalle. Un gesto che stavo cominciando a odiare.
“Uno dei membri di questa banda è stato catturato e portato lì. Pagano 60.000 monete d’oro per riaverlo vivo.”
Mi scappò un fischio di ammirazione. “Una persona importante?”
I soldi non avevano tutta questa attrattiva per me, nemmeno per il doppio sarei mai andato a salvare un essere così abietto, tantomeno in un luogo così pericoloso.
“Sì, molto importante. Temono anche che gli illithid possano leggergli nella mente alcuni segreti dell’organizzazione e venderli al miglior offerente, anche se finora forse non si sono resi conto di chi hanno per le mani. Per questo, i capi del culto sono disposti a pagare la metà della cifra suddetta, per avere la sua testa mozzata.”
Cominciai a capire dove sarebbe andato a parare il discorso.
“È questo che vorresti fare? Andare a Chilitli e uccidere questo tizio, come un comune sicario?”
Corrugò la fronte, segno che stava riflettendo e che non era di buon umore.
“Sarò completamente sincero con te, Johel. Mi ripugna aiutare qualcuno che se tornasse in libertà causerebbe solo morte e dolore, ma nessuno, e dico nessuno, merita di subire le torture di cui quei mostri sono capaci. E dal momento che non approvo la schiavitù, non approvo nemmeno la sua, anche se per ironia della sorte è proprio uno schiavista. Loro sono incoerenti quanto il loro maledettissimo dio, vogliono per sé stessi delle libertà e dei privilegi che calpestano tranquillamente negli altri, ma non è una scusa per essere incoerente a mia volta. Quindi sì, tutto sommato credo che andare lì e ucciderlo sia la soluzione meno ripugnante. Non renderò la libertà a un criminale incallito, ma almeno lo libererò dalle sue pene. Lasciarlo in mano a quelle cose per me sarebbe molto più indigesto che dargli una morte rapida.”
“E guadagnerai trentamila monete.” Conclusi, cercando di tener fuori ogni giudizio, ma senza riuscirci del tutto.
“Ci credi se ti dico che mi importa poco, ormai? Me ne servirebbero sette volte tante, per rientrare delle mie ultime spese, ma sarebbe maledettamente più facile e più remunerativo saccheggiare la tana di un drago piuttosto che penetrare in una città di illithid.”
“Lo dici come qualcuno che ha esperienza in materia.” Commentai con sarcasmo.
Le mie parole furono accolte solo dal silenzio.
“Beh, ogni tanto qualche drago giovane e arrogante decide di fare il nido vicino alle rotte commerciali, e lo sai come la pensa la città.”
“Oh, santo cielo.”
“A volte fuggono e basta, non è necessario ucciderli.”
“Holly”
“Hm?”
“La prossima volta che insisto per venire con te, chiudimi in un armadio.”

Passai i successivi due mesi nelle Terre Centrali Occidentali, visitando diverse foreste per intrattenere buoni rapporti con le comunità elfiche del luogo. A volte combattei al loro fianco contro orchi, gnoll e altri nemici naturali dei nostri insediamenti. Furono due mesi fruttuosi, ma il pensiero del perché giravo da solo non mi lasciava mai completamente. Nel mio zaino conservavo le spade corte di Holly e pochi altri effetti personali che non avrebbe potuto portare con sé da incorporeo, visto che era così che intendeva recarsi a Chitilili.
Quando tornò aveva l’aria stanca, perfino per un fantasma. La fatica fisica non poteva pesare su di lui, ma quella spirituale sì.
“Hai fatto?” Domandai, quando alla fine mi ritrovò.
“Quello che dovevo.” Disse soltanto, a denti stretti.
Gli restituii il suo ciondolo Trappola Fantasma, e non appena fu di nuovo corporeo lo strinsi in un abbraccio fraterno. Non se lo aspettava. Penso che ne avesse bisogno, anche se non lo avrebbe mai ammesso, e volevo fargli sapere che non lo condannavo per quello che aveva fatto. Ero stato troppo in pena per lui per perdermi in giudizi morali.
“Ehi... che... che diamine... non fare l’elfo... guarda che questo comportamento fa solo aumentare il tuo coefficien...”
“Oh, stai zitto e basta.” Lo lasciai andare. “Torniamo a casa?”

                 

   
 
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