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Autore: pink_pig    11/09/2017    0 recensioni
In un tempo lontano, in un mondo a noi sconosciuto, una donna nata bastarda, divenne Regina del proprio Regno, ma non si aspettò mai che suo marito, il Re, si innamorasse di suo sorella maggiore, ripudiando lei e uccidendo il loro figlio!
Prima di morire giurò che, se potesse rinascere, non sarebbe mai più stata una donna buona e generosa, non si sarebbe mai più sposata con un Principe e che non non sarebbe mai più diventata Regina.
Nella Casa del Primo Ministro, Weya rinaque nel proprio giovane corpo, con gli occhi pieno di odio e la bocca sete di vendetta.
La moglie di suo padre la voleva morta? Weya la spedì all’inferno.
La sorella maggiore fingeva di essere un angelo? Weya le strappò la bellissima pelle dal viso.
La sorella bastarda le creava dei danni? Weya la porterà alla pazzia.
Chi aveva cercato o che cercherà di renderle la vita difficile lei lo ripagherà dieci volte peggio, e dalla morte non riusciranno a scappare.
E così la strada verso la vendetta ebbe inizio.
Ps. Storia tradotto dalla lingua cinese. All'interno allegherò il link originale dell'autore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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*006 un vecchio conoscente
 

Dopo quel giorno, Weya divenne la ragazza più discussa del villaggio, e i membri della famiglia contadina non la maltrattarono più, e la fecero andare a dar una mano nella locanda del tè appena fuori dal villaggio.
 
La piccola locanda era gestita dal figlio maggiore della contadina insieme alla moglie, e vendevano il tè e la piadina ai passanti del posto.
 
La giovane signora Cavallo era dispiaciuta per tutte le pene che aveva patito Weya in precedenza, quindi la faceva stare nella piccola capanna di legno dietro la locanda a bollire l’acqua, tenendosi il compito di correre avanti e indietro a servire i clienti.
 
Quando Weya si mise ad aggiungere altra legna nella stufa, la giovane donna entrò con aria agitata e disse: “Aggiungi in fretta altra legna, dobbiamo preparare una decina di tazze di tè e piadine per dei importanti clienti che si sono appena fermati a riposare nella locanda.”
 
Importanti clienti? Weya preparò subito il tutto e si diresse verso la locanda.
 
Il villaggio in cui alloggiava collegava le città del nord a quelle del sud della regione, quindi passavano spesso dei commercianti ricchi, ma non da definirsi importanti, quindi Weya si incuriosì e guardò di nascosto tra i tavoli. In mezzo alla sala c’erano delle guardie vestiti di verde in piedi intorno ad un tavolo, ma non riuscì a vedere chi ci fosse seduto. Guardò poi fuori dalla porta, dove c’erano una ventina di cavalli con la sella in nappa bianca e decorata nei bordi con l’argento, e questo faceva davvero tanta scena.
 
La giovane contadina, non vedendola, la chiamò ad alta voce: “Weya, muoviti per favore! I signori sono di fretta.”
 
Per un’indefinita ragione Weya si sentì strana, come se stesse per succedere qualcosa. Non riuscì a muoversi dalla propria posizione, rimase impalata.
 
“Weya? Dove sei?” urlò invece il marito e subito dopo sorrise ai signori. “Quella ragazzina è un po’ ritardata, spero possiate scusarci. Più tardi le darò una bella lezione.”   
 
“Non ce ne bisogno. Portateci solo il rinfresco, il mio padrone vuole solo proseguire subito il viaggio.” disse uno della scorta.
 
A queste parole, Weya sapeva che non poteva più starsene impalata, quindi entrò nella sala dalla porta sul retro con il vassoio colmo di acqua calda e piadine e, a passo veloce, si recò verso il tavolo centrale, ma se ne pentì non appena vide chi era il cliente che ci era seduto.
 
Quando Weya entrò, attirò lo sguardo di tutta la sala su di sé, anche quello del giovane padrone. I suoi occhi, che brillavano come luna nel buio e al contempo gelidi come il ghiaccio, si posarono lentamente su di lei.  
 
Weya impallidì e abbassò il capo il più possibile, fissando il pavimento, poi sollevò il vassoio fino al viso per coprirsi. Dopo qualche passo raggiunse il contadino e gli allungò il cibo, cercando di sembrare timida e non terrorizzata, e corse subito via, tornando nel proprio capanno.  
 
Un uomo di mezz’età seduto di fianco a Tuoba Jade* gli disse a bassa voce: “Settimo Principe, sta per diventare buio, dobbiamo cercare alloggio qui vicino per stanotte?”
 
Il Principe non gli rispose, ma fissò solo il punto in cui era sparita la ragazza, e gli occhi gli si illuminarono di divertimento. Questa ragazzina… era la stessa che aveva visto quel giorno al fiume.
 
Guardandola, sembrava avere più o meno dodici o tredici anni, era vestita con del panno bianco consumato e macchiato qua e la dal fumo della legna, e lo stesso valeva per il viso. Tuoba Jade notò le sue mani: erano bianche e lisce, ma troppo magre, e notò i suoi capelli, lunghi e neri, raccolti disordinatamente da una corda. Notò anche i suoi occhi prima che abbassasse il capo: erano grandi e neri come l’inchiostro, e brillavano di una luce strana; ed era anche talmente magra da sembrare indifesa, da fargli venire la voglia di proteggerla.
 
Il Principe Jade scosse il capo, incredulo di avere dei pensieri di questo genere. Era qualcosa che non poteva mai avverarsi.   
Poi gli venne in mente la scena di lei che manipolava gli adulti in riva al fiume, nel villaggio, e sorrise a questo ricordo.
 
Questa era davvero una ragazzina interessante.
 
Quindi rispose all’uomo: “No, sarebbe meglio metterci subito in cammino e di riposarci nella città qui vicina. Domani partiremo presto per tornare della data programmata nella Capitale.”
 
Nonostante non fosse d’accordo, Chin-seok annuì semplicemente perché sapeva com’era fatto il Principe: era una persona apparentemente cordiale, ma quando aveva deciso qualcosa non c’era modo per fargli cambiare idea.
 
Poco dopo si rimisero subito in cammino andando verso il nord.
 
Weya guardò i cavalli che sparivano pian piano alla vista, e sorrise tra sé: non avrebbe mai pensato che il primo conoscente che avrebbe incontrato fosse Tuoba Jade, il Settimo figlio del Re.
 
Il Principe Jade! Ah, era il nemico giurato di Zeno: in passato i due si erano scontrati tante volte ma nessuno aveva mai avuto la meglio. Quando Weya ripensava al passato, il suoi grandi occhi neri diventavano talmente profondi e gelidi da inghiottire qualsiasi persona che la guardasse, ma un pensiero le fece tornare al presente e l’angolo della bocca si sollevò lentamente. In teoria, in questo periodo, il Principe Jade dovrebbe essere in giro per il mondo a studiare, e non nel Regno, e lei sapeva che il suo ritorno era l’inizio di un’enorme crisi nella Capitale.     
 
Weya abbassò il capo e guardò le propria dita sottili e sporche: i suoi nemici erano allo scoperto mentre lei era ben nascosta… e questo era davvero esilarante.
 
Il sole era tramontato da poco e nel cielo si vedeva già la luna circondata da tante stelle luminose, e il caldo della giornata era stata portata via dal vento fresco.
 
Arrivati a casa, la vecchia contadina li corse incontro e abbraccio Weya sorridendo come non mai. “Signorina, c’è una buona notizia per te!”
 
I due sposini si scambiarono uno sguardo, e tornarono a fissare contemporaneamente la madre, chiedendosi se abbia sbattuto la testa da qualche parte per essere così calorosa con Weya.
 
La ragazzina aggrottò le sopracciglia sentendosi infastidita della sua improvvisa felicità, ma cercò di trattenersi e fece finta di essere curiosa. “Zia, cosa succede?”
 
La vecchia non notò niente di strano nello sguardo della ragazzina, e rispose subito: “Si tratta della Casa Li! Sono venute delle persone dalla Casa Li!”
 
“La mia Casa? Quello nella Capitale?”
 
“Sì, proprio loro! Tuo padre ha mandato la mama Lin per farti visita!” disse la vecchia contadina, sorridendo come una bambina felice. La mama Lin non era venuta a mani vuote, ma aveva portato 200 monete d’argento come regalo.
 
Weya si sentì ancora più confusa: se non si ricordava male, doveva passare ancora un anno prima che suo padre, il Primo Ministro, si ricordasse della sua esistenza, quindi di riportarla nella Capitale comunicando al mondo che la figlia piccola era ufficialmente guarita.  
 
Come mai avevano anticipato di un anno?
 
Dalla vecchia casa uscì una donna dalla pelle chiara e dall’aspetto pulito, sui trent’anni: indossava un vestito di seta blu scuro, con una forcella d’oro tra i capelli scuri e un paio di orecchini d’oro sulle orecchie. “Le porgo i miei saluti, mia Terza Signorina.*”
 
Weya la riconobbe subito, quindi sorrise: era la mama più fidata della Casa Li.
 
Quindi era giunto davvero l’ora di tornare a casa. Sicuramente a suo padre era giunto voce di quello che succederà a breve nella Capitale, per questo la voleva riportare così presto a Casa.
                                                                              
Il Principe Erede, il Pricipe Zeno… e ora il Principe Jade.
Bene. Perfetto. Meglio tardi che mai.
 
------------------------- fine capitolo -------------------------
 
 
*007 Il ritorno nella Casa Li
 
 
Durante il viaggio di ritorno, Weya si era fermata per un paio di settimane nella villa dello zio Li nella città al nord, dove era stata cresciuta fino all’età di 7 anni.
 
Lo zio le diede due serve e due mame che si sarebbero prese cura di lei durante il lungo tragitto verso la Capitale. L’enorme carrozza era stata preparata dalla Casa Li: all’interno le tende erano decorate da perle preziose, sui cuscini rossi erano ricamati i fiori di peonia, che auspicava buona fortuna; tutto l’interno era decorato in modo magnifico, dalla poltrona al tavolo, dalle tazze di tè al vaso con i fuori. Tutto traslucida di ricchezza, ma dall’esterno questa non sembra altro che una carrozza come un'altra, passando quasi inosservata.  
 
Weya non fece caso a tutta questa ricchezza, perché sapeva che tutto questo era stato preparato appositamente dalla prima consorte di sua padre per colpirla e spaventarla psicologicamente. E questo era solo l’inizio.  
 
Bianca*, una delle due serve, posò con delicatezza una tazza di tè fumante sul tavolino in mezzo alla carrozza. Guardò per un secondo la sua nuova padrona che aveva chiuso gli occhi, come se stesse riposando, e non capiva come doveva comportarsi, se doveva starsene in silenzio o se doveva aiutarla a far passare il tempo. Però, a giudicare dal viso inespressivo della terza signorina, concluse che forse non si stava affatto annoiando. Guardò poi Viola*, l’altra serva,  e notò che anche lei sembrava confusa come lei, quindi si agitò ancora di più. Entrambe erano le serve regalate dal signore della città del nord alla terza signorina, ma nessuna delle due capiva questa ragazza, quindi non avevano il coraggio di aprir bocca per poi dire una cosa sbagliata.  
 
Con gli occhi chiusi, Weya ripercorse la scena di quando era stata riportata nella grande Casa Li: la Grande Madre della Casa l’aveva squadrata dal capo fino ai piedi e aveva annuito sorridendola in modo affabile. “Oh, questa bambina è davvero molto carina e ci porterà molta fortuna, portatela in camera sua per cambiar vestito.”
 
A quei tempi Weya era una ragazzina senza autostima, sempre terrorizzata, ed era davvero grata per queste dolci parole. Era una figlia bastarda nata nel febbraio maledetto ma, nonostante questo, la grande madre era stata misericordiosa e aveva chiesto a suo padre di riportarla a casa. Però, la Weya di un tempo non aveva idea di qual era il vero motivo del sorriso affabile della grande madre.
 
Quando era tornata nella grande Casa, Weya era un’analfabeta e si comportava da povera contadina.  
 
La figlia del Primo Ministro… analfabeta… nella Capitale nessuno riusciva a crederci. Ora che Weya ci ripensava, il Principe Zeno un tempo passava inosservato, come se fosse indifferente al Trono, per questo suo padre e la grande madre non avevano permesso che l’adorata figlia sposasse uno del genere, ma non potevano rifiutare la sua richiesta di matrimonio, tutto sommato lui era un Principe, ed era stato cresciuto da una delle Preferite del Re, anche se non sarebbe mai diventato qualcuno di importante. Ma questo era quello che credevano loro.
Poi, un giorno, il Principe Zeno diventò Re e lei, la figlia bastarda e analfabeta, la sua Regina.  
 
Nella vita passata, dopo aver salutato la grande madre nel primo giorno di ritorno a casa, Weya sentì la voce di una ragazza che stava recitando una poesia e si fermò a pochi passi dalla sala studio.
 
“Come il fiore di pesco, brillò lussureggiante. La moglie tornò, e la casa fiorì.”
 
Weya non capiva il significato di questi versi, la trovava solo molto piacevole da ascoltare, poi qualcuno la chiamò. “Ehi tu, che ci fai qui?”
 
Weya sussultò e vide una bella signorina fissarla.
 
Tutte le signorine che stavano studiando si girarono dalla sua parte, e Weya vide la ragazza rivolgersi a loro: “È una serva della Casa?”
 
A queste parole il pallido viso di Weya diventò rosso fino le orecchie, ma non aprì bocca.
 
La giovane signorina la guardò di nuovo e gli angoli della bocca si sollevarono lievemente, come se avesse capito chi era, ma disse con tono maligno: “Serva?! Nella nostra Casa non teniamo serve dall’aspetto così volgare!”  
 
Weya aveva abbassato il capo e guardò i vistiti che indossava, poi guardò quelli delle ragazze dentro l’aula. C’era una differenza abissale, quindi strinse la mani in due pugni e cercò di trattenersi. Non era giusto.
 
La bella signorina continuò, guardandola con disprezzo: “Perché sei ancora qui? Non vedi che stiamo seguendo la lezione del professore? Vattene, ci stai dando fastidio!”
 
“Terza Signorina, andiamocene.” Disse una serva che era alle sue spalle.
 
Weya si sentiva talmente umiliata da volersi sotterrare, ma proprio ora una voce dolce e melodiosa disse: “Claris*, lei è la tua terza sorella maggiore! Come puoi essere così maleducata?”
 
Per Weya considerò la proprietaria di questa dolce voce la sua salvatrice. A posteri scoprì che era lei Li Chance, la primogenita. Per un lungo periodo Weya fu ammaliata dalla sua voce, dal suo aspetto, e la considerò davvero un’angelo.
“Signorina, signorina!” la chiamò ripetitivamente Viola.
 
Weya aprì gli occhi e tornò al presente. Tornò a sedersi con la schiena dritta e sorrise, mostrandosi come una ragazzina docile e carina. “Cosa c’è?”
 
Viola rispose: “Signorina, siamo arrivati.”
 
Weya spostò la tenda e guardò fuori dalla carrozza: avevano già superato il cancello della Capitale, e ora erano quasi arrivati alla grande Casa Li. La casa non era situata nella zona centrale e affollata della città, ma era situata nella zona ricca della Capitale, dove alloggiavano tutte le persone importanti del Regno. All’epoca la villa era stata architettata per il fratello del Re, ma lui non ci si trasferì mai perché lo considerava troppo in periferia. Poi questo Duca venne accusato di essere un ribelle e si suicidò.  
 
La villa venne confiscata dal Re e concessa poi al Primo Ministro Li.
 
La villa era grandissima: dietro le mura esterne c’erano diverse case con giardini, poi c’era un enorme giardino con piante, fiori, montagnole, un piccolo piume che ci passava in mezzo, tanti canali tra un palazzo e l’altro, un laghetto decorato da finte montagne di pietra alte diversi metri. Forse questa Casa non era una delle più grandi, ma sicuramente una delle più belle.
 
Dopo qualche minuto la carrozza si fermò. Una vecchia serva dall’esterno spostò la tende e le comunicò che erano arrivati a Casa. Viola e Bianca scesero per primi, poi aiutarono la loro signorina a scendere.
 
Entrò dalla porta principale della villa, poi percorse diversi corridoi all’aperto, sui lati c’erano diverse canne di bambù su cui erano appesi gabbie di uccelli: c’erano delle allodole, degli uccelli rossi, altri gialli, altri dal collo blu… erano davvero tanti e molti non li aveva mai visti.
 
Strada facendo incontrò tante serve che camminavano con la schiena dritta ed erano vestite di blu scuro con la giacca verde. Quando la videro, la salutarono inchinando il busto, proprio come all’epoca.
 
 Nella vecchia vita, quando vide questa scena, non sapeva come comportarsi. La Grande Madre non le aveva mandato nessuno per insegnarle le buone maniere, quindi era cresciuta come un’anima libera, senza alcuna educazione, veniva quindi sopranominata ragazza selvaggia. A quel ricordo Weya sorrise, e non si fermò a guardare le serve che erano ancora inchinate, ma seguì semplicemente la mama.
 
“L’avete vista? È la terza signorina.”
 
“È molto carina e ha anche un bel portamento. Non dicevano che era cresciuta in campagna?”
 
“Infatti! Una signorina nobile è sempre pur nobile. Anche cresciuta in campagna non ha perso la propria eleganza.”
 
Weya non era interessata alla loro conversazione, continuò a camminare finché non arrivò nella casetta oltre il cortile di Loto. Ad aspettarla fuori c’era una serva, che la salutò con sorriso felice: “Mia terza signorina.”
 
Weya ricambiò il sorriso ed entrò dentro.
 
Bianca e Viola la seguirono e quando entrarono nella stanza rimasero a bocca aperta: il pavimento di marmo era talmente pulito e liscio che ci potevano specchiare, sul soffitto era appeso una lampada imperiale ottagonale, l’arredo era fatto di legno di palissandro, di color scuro, con ricamato sul legno dei fiori bianchi.
 
Le due serve trattennero il respiro. Tutto ciò era troppo lussuoso ma, a differenza di loro, Weya non fece una piega e si guardò nemmeno intorno. Con il sorriso stampato sul viso, si diresse verso l’anziana donna seduta in fondo nella stanza, e si inginocchiò abbassando il capo. “Vi porgo i miei saluti, nonna.” Poi si girò verso le signore sedute vicino a lei. “Madre e zie.”
 
---------------------- fine capitolo -----------------------
 
 
 
 
 
 
*Principe Tuoba Jade = Tuoba Yu (Yu=Giada)
* Terza figlia del padrone. Le serve chiamano le figlie dei propri padrone in ordine di nascita.
*Baizhi = Bianca
*Ziyan = Viola
*Changxi = Claris
  
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