“Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
un bambino di circa 7 anni mi corre
incontro abbracciandomi stretta alla vita
“Mi compri un cagnolino?” mi chiede il piccolo per
la millesima volta
quel giorno
“No
Aleksander te l’ho già detto, mammina è
allergica ai cani” rispondo io paziente
accarezzando la guancia di mio figlio.
“Un gattino?” riprova
lui facendo gli occhioni da cucciolo
“No
Aleks” rispondo sorridendo “Dovrai accontentarti
della tua ranocchia”
“Uffy,
ma io voglio un animaletto che giochi con me” si lamenta il
mio piccolino
stringendosi a me e strofinando il suo visino sul mio ventre
“Mi
spiace, rospettino! Ma non possiamo prendere nessun animale con il
pelo”
sussurro io dandogli un bacio sulla fronte
“E allora fammi un fratellino” ribatte
con aria furbetta
“Ma non ci penso proprio, se vuoi un fratellino vai da Karin
e rapiscile
un figlio, tanto non le dispiacerà visto che ne ha altri
2” gli rispondo
prendendolo in braccio
“Non è la stessa cosa! Daiiiii fammi un
fratellino” insiste dimenandosi
tra le mie braccia
“Fammi
pensare… no!” rispondo facendolo sedere sulla sedia
“Adesso
basta fare storie e mangia” gli ordino sedendomi di fronte a
lui, afferrando la
forchetta
“Dov’è Igor? Non lo
aspettiamo?” chiede Aleksander
“Igor torna stasera tardi”
rispondo addentando un pezzo di frittata cominciando a masticare
lentamente
“Amore
mio, torna a casa presto” penso guardando fuori dalla
finestra mentre un ampio
sorriso si apre sul mio volto
“Perché
ridi? Che c’è di divertente?” chiede
indispettito mettendosi in ginocchio sulla
sedia
“Nulla, pensavo e comunque sia signorino mettiti
immediatamente seduto
composto” lo rimprovero amorevolmente, lui sbruffa poi si
sistema sulla sedia e
comincia a mangiare
“Ma
perché non ricordo niente?” penso poggiando la
forchetta al lato del piatto,
fisso mio figlio con intensità ma questo non mi aiuta!
“Quegli
occhi, perché mi suscitano questa situazione? ”
cerco di ricordare ma alla
mente non affiora nulla
“ Mammina sicura di star bene?”
esclama Aleksander ridestandomi dalle
mie elucubrazioni
“Stavo solo pensando non preoccuparti” rispondo
evasiva: una strada,
latrati di cani, odore di sangue, la luna, piena e pallida che mi
sovrasta e
poi il freddo, un freddo insopportabile e la sua mano, riesco a sentire
la sua
mano fredda stringere la mia ma prima di questo non riesco a ricordare
assolutamente nulla.
“Mamma ho finito, posso alzarmi da tavola?”
“Sì
certo” rispondo spaesata, Aleksander schizza via e poco dopo
sento la musica
della sigla di un cartone animato propagarsi nel salotto
“Aleks,
quando finisce questo cartone vai a lavarti e poi a nanna”
urlo dalla cucina
“Ma
mamma” protesta lui
“Niente ma” rispondo io, non sono una madre molto
permissiva, anzi
“Uffy però” lo sento borbottare
“Domani
c’è scuola” ribatto io cominciando a
lavare i piatti. Quando finisco di
sistemare la cucina vado in salotto, Aleksander è andato a
dormire ed io mi
siedo sul divano prendendo in mano i compiti di tedesco dei miei
allievi e
cominciando a correggerli. Non ci perdo molto tempo comunque, sono
stanca e non
sono neppure dell’umore adatto, butto il pacco di compiti sul
tavolino e salgo
al piano superiore per farmi una doccia. Come al solito trovo il bagno
in
condizioni pietose, Aleks ha fatto di nuovo un pasticcio ma non ho
neppure la
forza di arrabbiarmi; mi spoglio lentamente piegando ogni capo e
poggiandolo
delicatamente sul davanzale della finestra poi entro nella vasca.
L’acqua calda
mi scivola velocemente sul corpo, procurandomi una sensazione piacevole
ma
anche una grande sonnolenza. Mi sto insaponando le braccia quando
improvvisamente sento un rumore che mi fa sobbalzare, un rumore forte e
strano,
non so cosa sia, chiudo immediatamente l’acqua e tendo le
orecchie per
avvertire di nuovo quel suono ma riesco a sentire solo il mio respiro
“Devo
essermelo immaginato” sospiro riaprendo l’acqua ma
proprio in quell’istante lo
sento di nuovo, questa volta però il suono è
più forte, come se fosse più
vicino a me; richiudo nuovamente l’acqua e tiro indietro la
tenda della vasca
per vedere da dove
diavolo provenga quel
rumore, osservo attentamente il bagno ma non trovo nulla di strano
“Possibile
che me lo sia immaginata?” sospiro richiudendo la tenda, non
faccio in tempo
neppure a voltarmi che sento di nuovo quel rumore, questa volta
è ancora più
forte e rimbombante dei precedenti e soprattutto viene da dietro di me,
il
cuore comincia a battermi all’impazzata
mi volto lentamente e vedo un’ombra avventar
misi contro. Chiudo gli
occhi e urlo, un riflesso incondizionato, non ho paura ma ne
dovrà avere molta
mio figlio domani quando lo acciufferò; cerco di scansare
l’ombra ma nel
tentativo di evitarla mi sbilancio e mi aggrappo alla tenda perdendo
l’equilibrio e ritrovandomi sdraiata sul fondo della vasca,
con la schiena
dolorante, la tenda della doccia che mi copre la testa e con
l’ombra seduta
beatamente sulla mia pancia
“Potrei
sapere cosa stai facendo con la tenda della doccia in testa e una rana
sulla
pancia?” chiede una voce profonda e calda, profondamente
allibita. Mi tolgo il
telo dalla testa e guardo in cagnesco il mio interlocutore che mi fissa
allibito con un sopracciglio inarcato.
“Tranquillo
amore, non scomodarti a darmi una mano. Me la posso cavare benissimo da
sola!”
sussurro dolcemente fulminandolo però con gli occhi
“Sai che sei tanto carina
così?” risponde inginocchiandosi accanto alla
vasca prendendo la rana
“Grazie” sussurro schioccandogli un
bacio a fior di labbra “ Ben tornato
a casa” mormoro abbracciandolo
“Come mai tutto questo miele oggi? Che ti è
successo?”
“
Nulla, sono solo contenta di vederti” dico dandogli un altro
bacio sulle labbra
poi, a fatica, esco dalla vasca
“Sai che sei un pericolo pubblico?” ridacchia
fissandomi dal basso
“L’ho
già sentita questa!” rispondo prendendo una
spazzola e comincio a districare
quel cespuglio arruffato che ho al posto dei capelli
“E sai anche che sei bellissima?” mi
sussurra all’orecchio, un fremito
mi percorre la schiena, non l’avevo sentito muoversi
“Lo sai
che non è vero! Bugiardone” replico fintamente
offesa continuando a pettinarmi
“Sì invece “
sussurra dandomi un bacio sulla guancia e uscendo dal bagno. Scuoto la
testa in
segno di diniego mentre sorrido felice
“Grazie
Signore per avermi fatto incontrare un uomo meraviglioso come
Igor” penso
mentre continuo a pettinarmi e mentre lo faccio osservo
l’immagine riflessa
nello specchio: una
donna di circa 20
anni ricambia il mio sguardo; ha profondi
occhi scuri, lunghissimi capelli di un marrone quasi nero
che le
arrivano poco sopra il sedere,sette orecchini colorati le adornano le
orecchie,è
magrissima, tantoché le si possono contare le costole, la
pelle olivastra
costellata da tanti piccoli nei e
da una
miriade di cicatrici di colore e forma diversa, sparse su tutto il
corpo.
“Come mi sono procurata
queste cicatrici?” chiedo sfiorandomene una
“Scommetto che non è stato
piacevole” desidero veramente scoprire cosa abbia fatto negli
anni precedenti
alla nascita di mio figlio ma non so come mai a volte penso che per il
mio bene
e per quello di Aleksander sia meglio continuare a ignorare il mio
passato. Mi
dirigo in camera da letto, la luce è spenta e a tentoni
raggiungo il grande
letto matrimoniale e mi ci butto sopra, finendo
“casualmente” tra le braccia di
Igor che mi abbraccia stretta
“Sei
riuscita a tenere testa ad Aleks?” sussurra al mio orecchio
“Più o meno, abbiamo
fatto dei passi avanti. Adesso invece del cane vuole un
fratellino”
Igor ridacchia divertito mentre io non ci trovo niente di
divertente
“E
bè, è un salto di qualità”
mormora baciandomi la tempia
“Io non
sono sicura di volere un altro bimbo” rispondo triste, se il
non ricordare
nulla della mia vita passata mi mette a disagio, il non avere la
più pallida
idea di chi sia il padre di mio
figlio
mi fa star male
“Avevo
16 anni quando è nato Aleks e i fatti sono 2: o ero una di
facili costumi
oppure amavo il mio ragazzo alla follia e non m’importava di
rimanere incinta” penso
stringendomi a Igor.
Resto
sveglia a lungo ascoltando il rumore del vento che soffia , producendo
rumori
sinistri
“Anche quel
giorno c’era questo vento” all’improvviso
una profonda angoscia mi assale, non
so il perché ma sento che questa sensazione va pian piano
acuendosi, rendendomi
nervosa e piano piano il nervosismo si trasforma in terrore facendo
sembrare anche le
cose abitudinarie, come il respiro
del mio fidanzato, il frusciare delle foglie, gli scricchiolii delle
vecchie
assi, suoni terribilmente spaventosi. Mi alzo dal letto e comincio a
girovagare
per casa guardandomi intorno
circospetta
“Perché
questa sensazione mi è terribilmente famigliare?” il cuore mi batte
all’impazzata rimbombando
cupamente nel mio petto, facendomi addirittura male, gli occhi sono
lucidi e
leggermente appannati, le mani sudate e le gambe tremanti. Sono ferma
al centro
del soggiorno illuminato da una pallida luna che proietta cupe ombre in
ogni
dove, non mi ero accorta di quanto potesse essere spaventosa
un’ombra: lunga,
scura e aguzza!
“Smettila
Rebecca, sei patetica” mi sgrido mentalmente ma questo non fa
che peggiorare il
mio stato d’animo
“Non è un film del
terrore questo, non c’è motivo di aver
paura” non faccio nemmeno in tempo a
finire di formulare questo pensiero che sento un forte cigolio alle mie
spalle; un terrore
cieco mi assale paralizzandomi
completamente
Non
fateci caso care, questa casa ha più di 200 anni
è normale che
scricchioli
Un
ricordo mi affiora alla mente risalente a 5 anni prima, una voce dolce
e
gentile pronuncia quella frase ma questo non mi fa sentire meglio
poiché subito
dopo un altro ricordo mi torna alla mente
Questa
casa fu costruita da un mio parente che era uno stratega molto
abile che aveva come ragione di vita la guerra; credo sia per questo
che abbia
costruito i nascondigli e passaggi nascosti. Dovete sapere che le assi
di legno
che costituiscono le pareti non sono le stesse di quelle che si vedono
dall’esterno . E la zona tra le 2 sequenze di assi
è percorribile, ma non per
tutto il perimetro della casa, solo alcune zone che poi portano a una
specie di
rifugio sotterraneo.
Queste
parole continuano a martellarmi in testa spaventandomi ancora di
più, grosse
lacrime cominciano a rigarmi le guancie e ormai sia le mani che le
gambe
tremano convulsamente contro la mia volontà, come se fossero
dotate di vita
propria. Lentamente e con uno sforzo
sovraumano mi giro in direzione del rumore: ogni cosa è
perfettamente al suo
posto e il silenzio è assoluto, tutto è
perfettamente come dovrebbe essere.
Troppo perfetto, e questo non mi piace. Faccio 3 passi avanti, per
accertarmi
che davvero sia tutto a posto, è solo una questione mentale
perché so bene che
non c’è niente o meglio nessuno ma il mio cervello
ha bisogno di una prova
tangibile di ciò. Altri 3 passi, ormai il mio naso
è a meno di un cm dalla
parete, il cuore ha quasi ripreso il suo battito normale e non tremo
più. Lentamente
m’inginocchio sul tappeto e poggio entrambe le mani sulle
lisce assi, fisso una
fenditura(determinata dalla maggiore lontananza di 2 assi rispetto alle
altre)
e lentamente avvicino il viso a essa, dopo aver preso un profondo
respiro do
una piccola sbirciatina all’interno, trattengo il respiro.
“È
tutto buio qui dentro” penso tranquillizzata, il cuore ha
ripreso il suo ritmo
abituale e la paura è completamente passata. Il tutto dura
soltanto un secondo.
Sto ancora scrutando in quell’abisso buio quando
improvvisamente il cuore mi
schizza in gola battendo a 1000 e la paura torna a essere la signora
incontrastata del mio corpo: qualcosa mi ha afferrato per le spalle e
mi ha
strattonata via. Non ho nemmeno il tempo di urlare
“Si può sapere cosa stai combinando?”
sibila Igor avvolgendomi in una
coperta e stringendomi a se
“Io…”
“Non
importa, adesso torna a letto e cerca di dormire” sospira
rassegnato cingendomi
le spalle e portandomi verso le scale, però nonostante
questo io continuo a
tenere la testa girata verso l’apertura
“È stato solo per un secondo ma giurerei di aver
visto qualcosa di verde
quando Igor mi ha tirata via di la, qualcosa che somigliava
terribilmente un
occhio umano, identico a quelli di Aleksander” penso
girandomi, un brivido
freddo mi percorre la schiena. Intanto un fragoroso tuono preannuncia
un’imminente temporale
“Sarà una
notte da incubo, per molti versi” penso stringendomi a Igor
Salve, scusate il ritardo mostruoso! Ringrazio le 5 persone che hanno recensito e quelle che hanno messo trai preferiti o nelle seguite, scusate ma sono di fretta. Grazie a tutti al prossimo aggiornamento che probabilmente sarà a Settembre anche se non ci giurerei, se riesco a trovare il tempo prima di partire aggiorno altrimenti dovrete aspettare XD