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Autore: garakame    21/09/2017    3 recensioni
I soldati in caserma non avevano accettato subito l'arrivo del nuovo comandante. I motivi erano più che seri. In primo luogo era un nobile, non volevano essere comandati da una persona di grado sociale diverso; era già capitato e non si erano trovati per niente bene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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una nuova vita cap 3

Cap 3

Oscar era rimasta tutto il giorno in caserma. Si sentiva stanca fisicamente, ma soprattutto dentro. Non poteva credere che proprio André si trovasse in quelle condizioni. Tra la vita e la morte. Quando la notte prima aveva appoggiato le sue labbra sulle sue le aveva sentite così fredde. Aveva pensato più volte è già morto e io sto facendo tutto questo per niente. Si era fatta forza e aveva continuato. Non si era arresa e l'aveva salvato, ma ora? Ora André si trovava tra la vita e la morte e lei non poteva fare nulla per aiutarlo. Sentì bussare alla porta. Era Alain. "Comandante, sono venuto a chiederle come sta André" Oscar si alzò in piedi, girò attorno alla scrivania per avvicinarsi alla finestra. Con voce fredda disse: "Ancora non lo so, i medici mi hanno detto che ha bisogno di riposo, non deve essere disturbato." Lo sguardo di Alain era carico d'odio. Esplose in tutta la sua rabbia. "Come potete dire questo, sapete che André è innamorato di voi, ma non vi interessano le sue condizioni. I medici hanno detto…. Chi se ne frega cos'hanno detto. André ha bisogno di voi, non dei medici. Siete una donna senza cuore, non meritate il suo amore." Uscì dalla stanza sbattendo la porta. Se solo in quel momento si fosse girato avrebbe visto sul viso di Oscar scendere una lacrima, la donna si sedette per terra, raccolse le ginocchia al petto e iniziò a singhiozzare.

Il giorno dopo nonostante il parere contrario del medico Oscar prese una carrozza e ritornò a casa con André. Pensava che a casa, con le cure amorevoli della nonna si sarebbe ripreso più in fretta. Le sue condizioni erano stabili. Non era né migliorato né peggiorato, era ancora molto debole, il viaggio sarebbe stato rischioso, era consapevole di questo, ma voleva provare. La cosa che preoccupava di più il medico era lo strano torpore in cui l'uomo era caduto. Continuava a dormire, non beveva, non mangiava, dormiva sempre. Quando arrivarono a palazzo Jarjayes Oscar vide la nonna sulla porta, si contorceva le mani, gli occhi lucidi. Vide il nipote, pallido, gli occhi chiusi, pianse più forte. Il generale era all'interno della casa, anche lui aveva saputo dell'incidente. Anche se era un servo, ammirava il coraggio e la dedizione di André per Oscar. André fu portato nella sua camera, lì il medico lo aspettava. La nonna continuava a torcersi le mani, nervosa ripetendo "Il mio bambino." Oscar e il padre aspettarono fuori dalla stanza. Il generale parlò alla figlia "Ho sentito che l'uomo che ha sparato ad André aveva una maschera, era lo stesso che mi ha sparato, Oscar." Oscar sospirò "Quell'uomo uccide per il gusto di farlo, ero a pochi passi da lui, avrebbe potuto spararmi in fronte e farmi fuori, ha preferito colpire uno dei soldati." "Il carico di fucile è andato completamente perso durante l'esplosione. Ho parlato con il generale Bouiet, non ti da alcuna colpa per il fallimento della missione." Detto questo il generale se ne andò. Oscar rimase davanti alla porta, minuti interminabili. Il dottore uscì, il viso serio. "Madamigella, sono preoccupato per le condizioni di André." Oscar sentì i battiti del cuore rallentare. "Ha perso molto sangue, è debole, non si sveglia. Ho detto alla governante di farlo bere molto. Cercate di stargli vicino, è come se si stesse lasciando morire." Lasciarsi morire?No, non può essere. Il medico vide il turbamento sul viso della donna. Le mise una mano sulla spalla.

Oscar ringraziò il medico, poi entrò nella stanza. La nonna seduta accanto a lui piangeva e pregava. Il viso pallido dell'uomo era sofferente. Le ciglia lunghe e nere, sembravano piccoli ventagli, erano immobili. Le braccia di André erano appoggiate sulle coperte. La spessa fasciatura gli immobilizzava la spalla. La nonna si accorse di Oscar, "Madamigella, state voi un po' con André? Devo buttare l'acqua sporca di sangue, ma tornerò subito." "Si, vai pure, starò io con lui." L'anziana uscì, sembrava ancora più piccola, come se il dolore la stesse incurvando ancora di più. Povera donna, ha già sofferto tanto; e ora, anche il dolore di vedere tra la vita e la morte il nipote. Oscar cercava di rimanere lucida, di farsi forza. André, era il suo migliore amico, l'uomo che le aveva giurato di amarla per tutta la vita e da tutta una vita. Si sentiva annientata, impotente. Non voglio perderti, devi vivere. Rimase stupita, il cuore le batteva forte. Mi fa male il cuore, all'idea di perderlo, di non sentirlo più vicino a me, mi sento morire…. Si mise una mano sulla bocca. Mi sto innamorando di lui, tengo a lui più della mia stessa vita.. La scoperta la sconvolse. Sentì rientrare la nonna, Oscar le andò vicino, le mise una mano sulla spalla, "Si riprenderà, André è sempre stato forte." La nonna guardò la sua bambina, non la vedeva molto bene, perché le lacrime le offuscavano la vista. Le parole non riuscivano ad uscirle di bocca, assentì semplicemente. Oscar uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

 

C'era molta calma in quel posto. La sabbia fine, il cielo azzurro, un azzurro intenso che poche volte aveva visto. Il mare azzurro come il cielo, come gli occhi di Oscar. Il suono delle onde del mare lo rilassava. Si sdraiò sulla sabbia calda, le braccia e le gambe aperte. Si stava bene. Poi si alzò a sedere, stiracchiandosi. Si guardò intorno, non c'era nessuno. Era tutto molto strano, non aveva chiesto ad Oscar giorni di ferie per poter andare al mare. Come mai si trovava lì e non aveva addosso la divisa, ma il solito paio di calzoni e la camicia bianca? L'ultima cosa che ricordava era di essere stato colpito alla spalla, ma guardando sotto la camicia non c'era nulla. Aveva sentito tanto freddo e poi più nulla. Era bello stare al sole, il suo calore gli riscaldava il corpo e l'anima. Chiuse gli occhi, il rumore delle onde del mare sembravano cullarlo. Rimase in questa posizione per ore, poi stufo decise di fare una passeggiata. Si alzò, andò verso la riva per bagnarsi i piedi. L'acqua era fresca, minuscoli pesciolini si avvicinarono alla sua ombra, ma subito sparirono appena si accorsero della sua mano nell'acqua. André iniziò a camminare sulla riva, quel posto gli piaceva, lo faceva sentire bene.

 

Era passata una settimana dall'incidente. In caserma le cose erano ritornate normali. C'era il lavoro di sempre da fare, esercitazioni, ronde, appostamenti. Per Alain e i suoi compagni la vita sembrava più triste, a loro mancava un amico, silenzioso, discreto. Ogni giorno Alain andava dal comandante per avere notizie di André. Ogni giorno si sentiva dire sempre le stesse cose. Rientrava nella camerata spazientito, si metteva le mani sui fianchi, cercando di imitare la voce del comandante "E' sempre stazionario, la ferita è migliorata, ma è ancora in coma." Alain sbottava "Quella donna è fatta di ghiaccio. Come fa ad essere così insensibile? Mi parla di André come se non esistesse. Un giorno di questi dopo che mi avrà detto come sta, la prenderò a schiaffi." Gli uomini intorno a lui dopo aver sentito le notizie sull'amico, riprendevano a fare le cose di sempre, ma ogni tanto lo sguardo veniva attirato dal letto vuoto, un libro con la copertina nera appoggiato sopra le coperte ai piedi del letto.

Per Oscar non era facile continuare a mantenere il controllo e la freddezza che si era imposta. Era una settimana che non chiudeva occhio, continuava a fare la vita di sempre in caserma, poi tornava a casa la sera e rimaneva per tutta la notte a vegliare André. Sua madre e la nonna erano preoccupate, soprattutto la nonna non voleva che Oscar si stancasse così tanto. Solo con l'anziana donna Oscar riusciva ad essere sincera e le diceva: "Quando sono caduta da cavallo e ho rischiato di morire, lui mi è rimasto vicino. E' il mio migliore amico, non voglio essergli da meno." Dava un po' di tregua alla nonna, ma a se stessa non concedeva un momento di riposo. Gli effetti si facevano sentire sul suo umore e sul fisico. Ai soldati non era sfuggito il fatto che il comandante fosse sempre arrabbiato, più nervosa del solito. Era sempre pallida, profonde occhiaie le segnavano il viso.

Oscar si stupì una sera quando vide sua madre entrare nella camera. La figlia si alzò dalla sedia per cedere il posto alla madre. La donna prima di sedersi guardò il volto pallido della figlia. "Sono preoccupata Oscar, per te e per lui." Per André? Ma per lei è solo un servo. "Oggi è venuto il medico, Oscar. Ha detto che la ferita si sta rimarginando nel modo corretto. André è fuori pericolo, ma il fatto che non si svegli è la cosa più preoccupante." Oscar sospirò, chiuse gli occhi, si appoggiò alla sedia. Da una parte era contenta perché era fuori pericolo, ma dall'altra era disperata perché non si svegliava. La madre si alzò, accarezzò una guancia della figlia. Oscar rimase stupita del gesto, era la prima volta che lei le dimostrava il suo affetto. Da suo padre sapeva che non avrebbe mai ricevuto un tocco gentile, sua madre aveva ricevuto ordini precisi dal marito, niente smancerie. La figlia prese la mano della madre, baciandole il palmo, le sorrise. "Mi sono accorta che tu tieni molto a quest'uomo, siete cresciuti insieme, è normale, ma so che lui ti ama. Non pensare che ora io ti dica che è inutile, che il suo amore per te non ha nessun significato perché lui è un servo e tu sei nobile. So bene che la vita non ti ha dato molti affetti. Non farti scappare la felicità, ce l'hai molto vicina. A me hanno imposto di amare tuo padre, con gli anni ho imparato a conoscerlo e ad amarlo. Tu puoi scegliere, bambina mia. Fa quello che ti dice il cuore." M.me Jarjayes rimase con la figlia al capezzale dell'uomo. Oscar rimase stupita, ma felice per le sue parole. Erano anni che non stavano insieme così a lungo. André manchi a tante persone, ma soprattutto a me, svegliati ti prego.

   
 
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