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Autore: Vera_D_Winters    24/09/2017    1 recensioni
Questa storia non so se considerarla una what if, un AU, un... boh.
Comunque sostanzialmente è dedicata al gdr in cui ruolo su facebook, il GDR OnePiece Caffè, quindi troverete citazioni a personaggi OC e alcune modifiche alla storia originale narrata da Eichiro Oda. Spero vi piaccia.
La trama parla di un'isola spaventosa, nascosta da una sorta di triangolo delle Bermuda, che attira a sè non tutti i viaggiatori, ma solo coloro il cui animo è stato toccato da un grave dolore o dall'ombra della morte.
Enjoy
Genere: Angst, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, ASL, Jewelry Bonney, Marco, Mugiwara
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Ann era morta.
Era durato forse pochi secondi, ma indubbiamente il suo cuore aveva smesso di battere, la sua coscienza si era spenta, ed ogni rumore di armi che si scontravano, ogni grido bellicoso, ogni lamento dei feriti che aveva intorno, tutto era svanito per lasciarle la pace di un ovattato oblio.
Non che a lei la pace fosse mai piaciuta, ma in quel momento non l'aveva affatto disprezzata.
Era morta. Non a lungo forse, ma abbastanza da far si che il frutto Mera Mera rinascesse altrove, e questo era un altro indizio della sua sicura e momentanea dipartita.
Ann tuttavia era stata strappata alle mani della fredda signora con la falce.
Ann era stata salvata.
La fenice si era risvegliata. Non si sapeva come, non si sapeva perchè, ma le sue lacrime avevano riportato la corvina alla vita sul suolo di una Marineford devastata, tra le macerie di un impero crollato.
All'inizio era sembrata solo una pioggia fastidiosa sul suo viso che stava divenendo freddo, poi però il fuoco di lei aveva richiamato le morbide fiamme blu, e insieme avevano danzato, e si erano unite in circolo, e avevano bruciato e soffiato calore fino al cuore silenzioso di Ann, che con un sussulto era tornata indietro dall'Aldilà, in un viaggio miracoloso che probabilmente non si sarebbe mai ripetuto.
Erano susseguiti poi giorni di coma, giorni in cui il mondo intero l'aveva creduta perduta per sempre, ed infine era giunta la totale guarigione.
Ora però Ann era morta di nuovo. Per forza, o non poteva spiegarsi quel freddo che le stava mangiando l'anima e che lei non avrebbe dovuto sentire.
Forse la grazia ricevuta doveva essere bilanciata da altra sofferenza.
Forse lei aveva dissacrato il nuovo dono della vita andando a cercare il pericolo ed ora meritava una punizione. Non ne aveva idea, ma di certo ciò che stava vivendo era simile alla sua momentanea dipartita a Marineford.
Tremava, tremava dall'interno e intanto cercava di figurarsi una via d'uscita. Indomita la corvina, se c'era una soluzione l'avrebbe trovata poichè non era persona da piangersi addosso inutilmente.
Solo che... non ricordava nemmeno come fosse finita in quella gabbia di cui non vedeva nè inizio nè fine. Nella sua mente le immagini si fermavano a lei che con il suo striker veniva ingoiata dalle acque fredde dell'oceano, poi più nulla a parte quelle pareti che aveva attorno e che sembravano estendersi all'infinito.
"E va bene Ann... cerchiamo di farcela su."
Provò ad alzarsi dopo quell'incitamento a se stessa, ma barcollò sulle proprie gambe e cadde nuovamente a terra, pestando malamente le natiche contro la pietra fredda e dura, imprecando sonoramente.
Ma i problemi non erano finiti.
Le pareti, senza alcuna logica e senza alcun preavviso, cominciarono a muoversi restringendo così lo spazio vitale che circondava la corvina. Lentamente e inesorabilmente l'avrebbero schiacciata.
Senza farsi prendere dal panico Ann provò a richiamare le proprie fidate fiamme, così da rendersi intangibile e magari uscire da quella situazione, ma non vi fu fuoco a correre in suo soccorso. Era come spenta.
E allora sì, sopraggiunse la paura mentre in un ultimo disperato tentativo di salvarsi posava i palmi delle mani contro il muro più vicino, puntando istintivamente i piedi a terra per fermare l'avanzata di quella infida pietra, mossa da chissà quale congegno infernale.

 

Sabo riaprì allarmato gli occhi, ma la luce del sole glie li fece richiudere di botto, non prima di averlo accecato per bene.
Lentamente fece un secondo tentativo, e sbattendo più volte le palpebre per abituarsi questa volta gradualmente al bagliore che lo attorniava, riuscì a spalancare del tutto le iridi chiare.
"Ma che diavolo?!"
L'esclamazione stupita abbandonò con poca grazia le sue labbra mentre si rendeva conto di essere appeso per la giacca alla polena della... sunny. Come diavolo era possibile? Come??? C'era qualcosa di sadico in tutto quello strano concatenarsi di eventi. Andava a cercare Ann e si ritrovava a dover salvare Rufy? Ma poi chi voleva salvare lì appeso come un salame?
Cercò di dondolarsi avanti e indietro per districarsi da quella situazione, ed infine riuscì a sganciarsi dalla criniera legnosa del leone che sovrastava la nave del fratellino, atterrando poi con un ovattato balzo sulla sabbia di quella che pareva un'isola deserta.
Rimessosi dunque in piedi, e dopo essersi levato di dosso i granellini dorati, tornò a guardarsi intorno in cerca della ciurma del fratello.
La nave incagliata e ammaccata però, pareva deserta come tutto il resto di quel luogo.
Mentre si grattava la testa e riemergeva dal lieve shock che lo aveva colpito, si rese conto di aver perso due cose: il suo cappello e il suo accompagnatore, il secondo decisamente più importante del primo.
Con uno scatto e una torsione del corpo si voltò a destra e a sinistra, prima di cominciare a correre per la spiaggia, in cerca del capitano degli ormai ex pirati di Barbabianca.
"Marcooo???? Marco dove sei???"
Andiamo... non poteva essere sopravvissuto solo lui. E anche se così fosse stato il corpo doveva essere da qualche parte... no, non doveva cedere a quel tipo di pensieri.
"Marcooooooooooo! Rufyyyyyyyyyyyyy! Robiiiiiiiiiin!"
Urlò a pieni polmoni il nome dei suoi amici e continuò a cercare senza posa, circondato solo da calda sabbia brillante sotto i raggi del sole, alti alberi dalla chioma verde e florida,  e le onde del mare lievemente mosso. Mare infinito e sconfinato, come se non esistesse nemmeno un'orizzonte cui affidarsi.
 

 

In un luogo molto diverso da quello in cui vagava il biondo rivoluzionario però, Rufy e Nico Robin starnutirono all'unisono.
"Qualcuno deve starci pensando molto intensamente."
Ridacchiò amabilmente la corvina, mentre il capitano annuiva strofinandosi l'indice sotto il naso con la sua inconfondibile risata.
"Spero stiano pensando a quanto sono grandioso."
Non erano mai stati più al sicuro viaggiando a tutta forza verso l'isola di Zou, per ricongiungersi ai loro compagni.


Marco si massaggiò il collo mentre a gambe incrociate cercava di capire dove fosse finito.
Respirava ed era vivo, e questo era ottimo, ma non era per nulla bagnato come avrebbe dovuto essere, e il suo sedere era seduto su qualcosa di troppo morbido.
Cosa ci faceva su un letto? Un letto di un'infermeria? Lui che da tempo immemore non si faceva più nemmeno un graffio...
Intontito e confuso scese dal letto, il rumore dei sandali che risuonava nitido sulle piastrelle nere su cui stava camminando. Non era nemmeno l'infermeria della sua nave quella... Qualcosa non andava.
Lasciò la stanza e percorse un lungo corridoio, accompagnato solo dal rumore dei suoi stessi passi, ma fu costretto a fermarsi di botto con un ansito e un fremito al cuore. Il terrore si impadronì di lui risalendo lungo la sua spina dorsale e raggelandolo lì dove stava mentre i suoi occhi registravano ciò che aveva dinnanzi a sè.
No, non era a casa. Non era mai stato tanto lontano da casa in vita sua...
 

 

Le bestemmie di Eustass Kidda le avrebbero sentite fin sulla luna, poco ma sicuro, ma a lei non importava minimamente. Tutto quello di cui le fregava era uscire da quel cazzo di labirinto. Non un labirinto metaforico, un labirinto vero, fatto di muri del cazzo in pietra, piante rampicanti e dall'apparenza velenosa e sapeva solo il cazzo quale altra diavoleria.
 Aveva già pensato e pronunciato la parola cazzo?
E dove cazzo era la sua fottuta ciurma di inutili e inetti caproni? Perchè ancora non erano venuti a cercarla? Come minimo erano passati giorni da quando era caduta in quel vortice marino che l'aveva trasportata in quel posto di merda dimenticato da tutti e tutto.
Non c'era metallo a cui appigliarsi, non c'era cibo, non c'era acqua, non vedeva se su di lei c'era il cielo, non sapeva se fosse giorno o notte e le gambe le facevano male da quel continuo camminare.
E aveva anche un sonno del diavolo, cazzo.
"Mi state prendendo per il culo????"
Urlò a nemmeno lei sapeva cosa, sollevando i pugni verso l'alto con fare rabbioso.
"Liberatemi subito!!! Ehiiii mi sentite???!!!"
Nessuno le rispose, ma in una stanza apparentemente lontana da quel labirinto infernale, qualcuno effettivamente la sentì.
La sentì forte e chiaro.

   
 
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