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Autore: Hell Storm    03/10/2017    1 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il Fuggitivo

Una falla nel sistema. Un pericolo mortale.

 

 

30/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure

Oklahoma/Contea di Cimarron/P1/Quartiere residenziale

Ore 20:01

 

36°77’33.22”N 102°52’40.88”O

 

-Charles, il mio aperitivo?- Chiesi al Mister Handy.

-Subito Lady Earp.- Mi rispose il robot.

Dopo aver salvato un altro gruppo di superstiti ed essere scampata ad una miriade di pericoli, qualche giorno di riposo me lo ero meritato. Certo dovevo continuare le mie attività lavorative, ma nei giorni feriali o di malattia il lavoro lo potevo svolgere tranquillamente dal mio appartamento. Almeno le faccende meno importanti.

Al nostro rientro da White Flat fummo nuovamente accolti come degli eroi. I nativi e il personale di White Flat avevano ricevuto assistenza medica, nuovi alloggi e delle mansioni inerenti alle loro competenze. I Rattlesnakes avevano perso due validi membri, ma in compenso Foster e i suoi tirapiedi erano stati messi al fresco. Esclusi due ufficiali un po meno fedeli al generale e alla sua visione del nuovo mondo. I due ci avevano fornito molte informazioni sugli affari del generale, ma dei deathclaw ci avevano solo confermato ciò che già sapevamo. Le informazioni su di loro, erano tutte racchiuse nell'olonastro criptato nascosto nel set da barba di Foster. Il motivo per cui egli stesso aveva cercato di sbarazzarsi della valigia di Trinity e di chiunque avesse cercato di fermarlo. Per nostra fortuna ciò non era accaduto, ma l'olonastro restava comunque criptato. Per accedere alle sue informazioni era necessaria la chiave di decriptazione che noi non avevamo. Spectrum avrebbe potuto violare l'olonastro, ma così facendo si sarebbero potuti perdere dei dati. Quindi ci toccava aspettare che Foster si risvegliasse dal coma. A già … le mie percosse lo avevano reso temporaneamente assente.

Escluso il caso del generale, in quegli ultimi giorni si stava aspettando anche un altro evento. Nell'ultima notte del duemilasettantasette si sarebbe festeggiato un capodanno da favola in superficie. Tutta la popolazione del P1 sarebbe potuta salire all'aria aperta, per festeggiare con musica e fuochi d'artificio, restando sempre sotto la protezione del RAD-SHIELD.

Per il momento la sottoscritta si stava godendo una serata in totale relax nel suo appartamento, riarredato con tutti i comfort per un'abitazione di lusso prebellica. A colmare il mio sogno, un Mister Handy maggiordomo personale, donatomi dalla direzione per le mie recenti imprese.

-Ecco a lei.- Disse Charles porgendomi il bicchiere di Atomic Cocktail.

-Grazie.-

Ero seduta sulla mia poltrona, con la vestaglia da sera, il profumo della cena ormai prossima e alla televisione stavano trasmettendo un'altra puntata del commissario Murray. Tutto stava filando liscio.

Poi squillò il telefono.

-Vado io!- Disse Charles andando a prendere il telefono. -Si, pronto? Gliela passo. La chiamano dalla sicurezza.-

Il robot mi passò la cornetta.

Solo per chiarire, Charles non mi chiamava Lady Earp per le mie nobili origini. L'avevo riprogrammato solo per darmi l'idea di appartenere al cast della serie radiofonica The Royal Court. Da piccola lo amavo tanto. E quindi … avete capito.

-Earp.-

-Capo, sono Green. Abbiamo un problema al centro medico.- Da come ne parlava, doveva essere una cosa seria.

-Che palle!-

-Del tipo?- Chiesi irritata.

Se mi stavano chiamando in un giorno di ferie, doveva essere una cosa più che seria.

-Il generale Foster, se n'è andato.-

-COSA?!-

-Non abbiamo ancora capito come, ma la videocamera mostra la sua stanza vuota.- Green aveva percepito la mia frustrazione.

-Vado al centro medico. Allarme generale di livello quattro. Diramate un avviso di cattura. Voglio tutti sulle tracce del generale! Ricevuto?-

-Affermativo!-

Mi alzai dalla poltrona e corsi a cambiarmi senza rimettere a posto la cornetta.

-Charles devo uscire. Mettimi la cena in caldo.-

-Subito, Lady Earp.-

Trovai la mia tuta di sicurezza Vault-Tec pulita e stirata. Non c'era tempo per le corazze aggiuntive, ma la fondina della 10mm era sempre a portata di mano.

Mi infilai gli scarponi e uscii di corsa senza aspettare che la porta si chiudesse.

-Le auguro una buona serata Sorvegliante.- Disse Charles richiudendo la porta.

In presenza di altre persone era meglio che mi chiamasse in modi più consoni.

Il centro medico si trovava nel quartiere residenziale. Era stato costruito nei pressi dell'entrata, quindi trovarlo era abbastanza facile.

Corsi come una disperata per un paio di "isolati" e arrivata nei pressi del parco, dovetti iniziare a schivare la gente. La neve era già sparita, rendendomi il percorso più agevole. Il difficile fu trovare dei passaggi tra i vari gruppi di persone.

-Signora.- Mi salutò un caporale.

-Sorvegliante.-

-Yáʼátʼééh Spirit.- Mi salutò una madre indiana con il figlio neonato in braccio.

-Da che parte è l'incendio Sorvegliante?-

-Ciao Red.-

In circostanze migliori mi sarei fermata a chiacchierare, o per lo meno avrei salutato. Ma ogni secondo era prezioso e il solo pensiero di avere un degenerato come Foster in giro per la struttura, mi faceva venire i brividi alla schiena.

Man mano che mi avvicinavo all'entrata il numero di persone diminuiva drasticamente. E finalmente raggiunsi il centro medico.

Entrai nella reception e corsi subito nel corridoio dei pazienti. Le stanze erano più di cinquanta, ma quella sera solo una era occupata. Quella con tre agenti alla porta.

-Sorvegliante, signora!-

-Lo avete trovato?!-

-Beh, ecco …-

-Beh cosa?!-

La lunga corsa non aveva migliorato il mio umore.

-In realtà l'ho lasciato andare io.- Confesso il più giovane del gruppo.

-Puoi ripetere?- Chiesi cercando di trattenermi.

Uno degli altri due agenti fermò il giovane.

-Come si è svegliato Foster lo ha tempestato di domande e minacciato di degradarlo.- Spiegò il collega. -Non è colpa sua. Lui sapeva soltanto che doveva sorvegliarlo.-

Presi dei profondi respiri e mi calmai. Il giovane aveva più o meno la mia stessa età e sicuramente un rimprovero non lo avrebbe aiutato. Il vero colpevole era Foster e il suo carisma manipolatorio. Oltre al non aver informato tutto il personale che il paziente speciale del centro medico era un pericolo vivente.

-Va bene. Non è colpa tua. So esattamente che tipo di persona è Foster.- Dissi al mio sottoposto per tranquillizzarlo.

-Cosa facciamo? Lo cerchiamo nei dintorni?- Mi chiese il terzo addetto.

-Prima di andarsene mi ha chiesto chi comandava e dove trovarlo.- Ci informò il giovane addetto. -Gli ho detto del colonnello e dell'amministrazione.-

-Ecco un punto di partenza per trovarlo. Seguitemi.-

Tornammo tutti e quattro verso la reception e uscimmo in strada.

-Lei crede che il generale possa arrivare all'amministrazione? Senza documenti o autorizzazioni?- Mi chiese uno degli agenti.

-Per adesso è solo un'ipotesi.- Gli risposi inserendo un quarto di dollaro nel telefono pubblico al margine della strada.

Digitai il numero della sala di monitoraggio e attesi. Ebbi il tempo di fare segno ad altri cinque agenti intenti nelle ricerche di unirsi a noi.

-Sala monitor.-

-Sono Earp. Ho bisogno di un rapporto sulle anomalie degli accessi agli ascensori nelle ultime due ore.-

Nell'attesa diedi anche un'occhiata alle porte degli ascensori. Vidi solo un ricercatore con la sua ventiquattrore fare ritorno verso casa.

-Sorvegliante? Signora è ancora li?-

-Si.-

-È assurdo. I sensori hanno rilevato il generale all'ascensore per l'amministrazione.-

-Allora è li che andremo. Informate le squadre di emergenza. Convergere all'amministrazione. Chiudo.-

Rimisi la cornetta al suo posto e mi diressi all'ascensore, seguita dagli altri agenti. Fummo abbastanza fortunati da trovare la piattaforma già al nostro livello. Entrati tutti premetti il pulsante. Grazie alle modifiche dei tecnici e degli addetti alla manutenzione, gli ascensori erano stati migliorati. Escluse le procedure dei controlli di sicurezza, la velocità di salita e di discesa era stata aumentate.

-Qualcuno deve averlo aiutato.- Ipotizzò uno degli agenti.

-Credi che ci sia una talpa?- Gli chiese un suo collega.

-Ehi, prima di giungere a conclusioni affrettate e pericolose provate a riflettere.- Li interruppi.

Ci mancava solo che si spargesse la paranoia del sabotatore.

-Ha qualche idea Capo?- Mi chiese l'unica altra agente donna.

-Nelle nostre banche dati sono presenti informazioni di svariato genere.- Spiegai. -Armamenti, scoperte scientifiche, arte, letteratura, dati sulle alte sfere dell'esercito. Tutto salvato per le generazioni future. I sistemi del P1 sono controllati secondariamente dai computer.-

-E il sistema di sorveglianza ha identificato Foster come un generale.- Intuì un altro agente.

-Questo gli darebbe il totale accesso a tutti i settori del bunker, ma a preoccuparmi è ciò che potrebbe fare nei punti più sensibili della struttura.-

Se Foster aveva fatto detonare i missili di White Flat causandone la totale distruzione, immaginatevi cosa avrebbe fatto con i comandi dei supporti vitali o quelli del Big Bang. Quello dei missili era stato un incidente, ma oltre al grugno potevo avergli distrutto tutte le rotelle.

-Ma gli operatori non avrebbero dovuto vederlo?- Obbiettò lo stesso agente.

-A quest'ora il personale è scarso e concentrato principalmente sul monitoraggio della superficie. Sappiate che quando questa storia avrà fine dovremmo ripetere le esercitazioni e rivedere i protocolli uno per uno.-

Normalmente qualcuno avrebbe sbuffato, visto che le riunioni del personale di sicurezza erano molto spesso lunghe e noiose. Controllo dei rapporti, studi degli schemi di perlustrazione, lezioni di etica comportamentale, esami per i candidati al programma degli agenti speciali … e tante altre belle cose che vi avrebbero fatto venir voglia di uscire in superficie senza rad-x. Ma in quel momento eravamo tutti d'accordo su di un unico punto. Avevamo commesso un'errore e se fossimo riusciti a rimediare, avremmo comunque dovuto dare una ripassata alle nostre procedure di sicurezza.

Arrivati al checkpoint a metà della tromba dell'ascensore fummo scansionati sotto la stretta sorveglianza dei robot sentinella e poi lasciati andare. Non potei fare a meno di chiedermi cosa avessero detto quei due al generale.

-Saluti Generale Edgar Foster.-

-Nell'attesa, gradirebbe qualche biscottino?-

-Vuole che le porti il pulsante per avviare l'autodistruzione del nostro super reattore?-

Raggiungemmo la nostra destinazione prima che iniziassi a parlare da sola. Lo speaker dell'ascensore ci diede il benvenuto nell'amministrazione e le porte si aprirono.

-FERMI DOVE SIETE!- Ci venne ordinato. -IN ALTO … ah, siete voi.-

Il soldato paratosi davanti a noi ci aveva puntato contro il suo fucile d'ordinanza, ma grazie alle nostre uniformi si accorse subito di aver preso un granchio.

-Cosa stai facendo qui soldato?!- Gli chiesi.

-Stavo per tornare a casa quando tre dei vostri mi hanno detto di stare qui a fare la guardia e attendere l'arrivo di un'altra squadra.-

Anche gli altri agenti erano rimasti turbati dalla situazione. Un gruppo di nostri colleghi aveva affidato un'importante incarico ad un soldato, non addestrato per tale mansione, per andare chi sa dove.

-Va bene soldato. Prendi l'ascensore e va a fare rapporto al tuo superiore. Qui ci pensiamo noi.- Gli ordinai.

Il soldato prese il nostro posto nell'ascensore senza fare discussioni e in breve le porte si richiusero.

-Di sicuro avrà capito male.- Ipotizzò uno degli agenti più anziani. -O forse …-

-O forse domani mattina la riunione la iniziamo alle sei.- Lo interruppi bruscamente. -E magari passeremo le prime tre ore a cercare gli idioti che hanno violato i protocolli.-

Il mio rimprovero ebbe l'effetto sperato. Tutti i presenti, me compresa, capirono che andare in giro con le tute di sicurezza blu della Vault-Tec e leggersi il manuale del bravo poliziotto di tanto in tanto non era sufficiente.

Ci lasciammo alle spalle l'atrio dell'amministrazione. Arrivati al primo telefono mi fermai per fare un'altra chiamata. Quelli dell'amministra non erano pubblici. C'erano quelli negli uffici e quelli a disposizione del personale alle pareti. Ne usai uno per chiamare di nuovo Green in ufficio.

-Agente Green.-

-Sono Rocket. Ho portato con me altri agenti.-

-Ottimo, sappiamo dove si trova Foster.-

-Dove?-

-Al QG. Raggiungeteci all'entrata.-

Terminata la chiamata tornammo a camminare. Raggiungemmo l'incrocio che ci avrebbe portati o ad altri uffici, o al QG. Continuammo ad andare dritti e finalmente trovammo il resto del personale. Erano tutti davanti alle grandi porte di legno che chiudevano l'entrata del QG, armati e in silenzio. Si voltarono tutti a farmi il saluto, e tra questi trovai Green.

-Allora, dov'è?- Chiesi sottovoce.

Lui mi fece segno di seguirlo alle due porte. Lo seguii attraverso la folla di agenti e una volta giunti a destinazione, Green aprì leggermente la porta di destra. La porta di mogano non emise alcun cigolio, ma Green preferì aprirla solo a metà.

-Guarda per terra.-

Allungai la testa nel passaggio e diedi una sbirciata. Nella grande sala erano presenti solo un paio di tecnici. Stavano continuando a lavorare, senza sapere che nel frattempo stava avendo luogo una massiccia operazione di ricerca.

Ciò che però attirò la mia attenzione, fu l'ombra sul pavimento. A quell'ora le luci accese erano poche. Quindi quelle che erano state accese nell'ufficio del colonnello illuminavano una buona porzione di sala. Le luci proiettavano sul pavimento anche un ombra. Una che si muoveva.

-Sicuri che sia lui? Non potrebbe essere Baker?- Chiesi riportando la testa dietro la porta.

-No. Io sono qui.- Mi informò il colonnello.

-Baker?!-

Non avendolo visto prima, il colonnello mi fece venire un colpo tale da chiamarlo in modo inusuale.

-È sicuramente il generale.- Mi confermò lui.

-Ne è sicuro?-

-L'ufficio è stato progettato per rispondere, in qualsiasi momento, all'ufficiale con il grado più alto. E sulla carta il mio grado vale meno di quello di Foster.-

-Sta dicendo che ora il P1 risponde a quel maniaco?- Chiese uno degli agenti li presenti.

Mi rubò la battuta. Insolito. Cioè … sono io la protagonista. Comunque.

-No, non scherziamo. Ha avuto solo l'accesso. Per fare qualcosa di serio dovrebbe dare l'ordine ad un'altra persona. Neppure io potrei mobilitare le nostre truppe senza aver consultato Wright e i capi squadra.-

Baker non stava mentendo. L'ufficio del comandante poteva anche aver scelto un nuovo proprietario, ma il comandante del P1 restava sempre il colonnello. Tra la paura e le corse, non mi ero presa un minuto per pensare veramente. Stando al protocollo, dopo l'insediamento del primo comandante, la nomina di un nuovo comandante sarebbe stata decisa dal consiglio. Ad ogni modo, Foster non andava lasciato libero.

-Come ci muoviamo signore?- Gli chiesi.

-Raggiungiamo l'entrata della stanza con altri dieci agenti e poi facciamo irruzione.-

-Va bene. Green, seleziona altri nove validi membri per un irruzione.- Ordinai.

Green riunì la piccola squadra da me richiesta selezionando gli agenti meglio armati e più idonei ad uno scontro. Non erano la squadra Vault, ma con le loro corazze e le armi in dotazione avrebbero comunque dato del filo da torcere al buon generale. Uno di loro aveva anche una pistola al plasma.

-Siamo pronti signora.- Mi informò Green.

-Bene. Entriamo, saliamo le scale, sei per scala, voi nove ci coprite, noi tre facciamo irruzione e lo arrestiamo. Se è in possesso di un'arma vi autorizzo ad aprire il fuoco. Gli altri invece restano qui fino a nuovo ordine. Partiamo al tre. Uno … due … -

Arrivata al tre aprii le porte, permettendo agli altri di entrare nella sala del QG. Pensavo che le porte fossero più pesanti e massicce. Ci misi così tanta forza che le porte sbatterono contro le pareti laterali, emettendo due forti tonfi sufficienti ad attirare l'attenzione dei pochi tecnici presenti a quell'ora.

Mi fermai appena sotto alla grande vetrata dell'ufficio a controllare che il gruppo si dividesse per coprire entrambe le scale ai lati. Buttai anche un occhio in alto, ma di Foster non si vedeva neanche l'ombra.

Presi le scale di destra, insieme a Baker e altri quattro agenti. Il colonnello non aveva estratto ne la sua pistola, ne il suo coltello. Saliva i gradini disarmato e sicuro di se. Io invece tenevo la mia 10mm puntata verso l'alto, con il suo mirino laser alla ricerca della brutta faccia di Foster.

Riuscimmo a raggiungere il piano superiore senza incontrare resistenza. Ci riunimmo con Green e i suoi davanti all'ufficio. Nei pressi dell'entrata erano presenti la scrivania della mamma di Nick e una fila di sedie dove coloro che avevano bisogno di incontrarsi con il colonnello potevano aspettare il loro turno.

Mi avvicinai con cautela alle maniglie delle due porte. Mi accorsi subito che qualcuno aveva attivato il sistema delle serrature magnetiche. Foster non voleva essere disturbato.

-Bloccate.- Bisbigliai.

-Potremmo scassinare la serratura con una forcina.- Consigliò una degli agenti.

-No, ha le serrature attivabili dal terminale.-

-Allora usiamo il terminale.- Disse Green indicando il terminale sulla scrivania di Maria.

-Prova a vedere.- Gli dissi temendo che l'accesso fosse possibile solo da quello di Baker.

-E se lasciaste fare qualcosa anche a me?- Ci chiese il colonnello facendosi strada fino all'angolo destro dell'area d'attesa.

Nell'angolo era stata sistemata una pianta da vaso, che Baker sposto dietro di se. Il colonnello sollevò la piastrella e infilò la mano nel foro nascosto. Prima di fare altro però, si voltò verso di noi e con aria sospetta, ci fece segno di voltarci.

-Retro front.- Ordinai "apprezzando" la fiducia del colonnello.

Quando tutti si voltarono udimmo il suono emesso da una tastiera elettronica.

-Un codice di sblocco. C'era già o se lo è installato lui di nascosto?- Pensai.

Si sentì lo sblocco delle serrature. Voltandomi nuovamente vidi Baker rimettere apposto la pianta e avvicinarsi alla porta. Lo seguii con Green e la pistola pronta all'uso. Baker mi guardò. Io controllai gli altri, e constato che tutti erano pronti gli feci un cenno.

Le porte si aprirono e noi facemmo irruzione.

-Mani in alto!-

Lui era li. In piedi in mezzo alla stanza, con il camice da ospedale, un blocco degli appunti in mano e … uno dei sigari del colonnello in bocca. Alla faccia della riabilitazione.

All'inizio quel bastardo non ci badò neanche. Si era sicuramente accorto di noi, ma la sua attenzione non era rivolta a noi. E dire che un'entrata in scena come quella la sognavo da tempo.

-E così esiste davvero una colonia di superstiti.- Disse Foster sfogliando il blocco degli appunti.

-E il suo esercito, generale.- Continuò Baker appoggiando la mano sulla mia pistola e spingendola verso il basso.

Intuendo il messaggio non posi resistenza. Foster era disarmato e per il momento non serviva tenerlo sotto tiro. Feci segno agli altri di fare lo stesso.

-Devo ammetterlo colonnello. Non mi sarei mai aspettato un simile prodigio. L'Enclave ha speso bene le sue risorse.-

-L'Enclave? Questo tizio è a conoscenza del governo ombra?- Pensai.

Quella dell'Enclave era la leggenda metropolitana più sinistra del periodo prebellico. La notizia di un'occulta cospirazione, volta a salvare l'élite capitalista del nostro paese, aveva portato la nazione in una situazione di paranoia e terrore politico. E la scomparsa del presidente degli Stati Uniti, avvenuta all’inizio dell’anno, non fece altro che incrementare i sospetti.

-Si, i nostri ingegneri si sono dati da fare.- Affermò Baker avvicinandosi alla scrivania.

Mentre il colonnello camminava, Foster alzò lo sguardo, incrociandolo con il mio. Il bastardo non si era dimenticato del trattamento che gli avevo riservato. Come io non mi ero dimenticata di lui e del suo modus operandi.

Mi accorsi anche che il suo brutto muso era tornato come nuovo. I chirurghi del centro medico avevano fatto un bel lavoro. Forse avvalendosi di un proiettore genico per facilitare la ricostruzione facciale.

-Volevo informarla che da adesso che ci sono io, il comando passa a me.- Confessò il generale tornando a guardare il blocco degli appunti.

Il colonnello si sedette e si avvicinò al microfono collegato al terminale della sua scrivania.

-Qui è il colonnello Roland Baker. Cessato allarme. Tutti gli agenti e i soldati coinvolti nella recente attività possono tornare alle loro mansioni. Chiudo.-

-E per cominciare, la informo che ho intenzione di indire un processo.- Continuò il generale appoggiando il blocco degli appunti sul tavolino da salotto.

-Green, dica agli agenti di sgomberare. La situazione è sotto controllo.- Ordinò il colonnello. -Ma resti qui con Red.

Mentre il colonnello accendeva il suo terminale, io controllavo Foster e i suoi movimenti. Non lo stavo più tenendo sotto tiro, ma non avevo neppure rimesso la pistola nella fondina.

-Una dei suoi sottoposti si è dimostrata una traditrice coi fiocchi e i suoi compagni l'hanno seguita senza battere ciglio.-

Foster si era spostato vicino alla vetrata che dava sulla grande sala. Da come parlava doveva essere abbastanza soddisfatto. Ma io riponevo tutta la mia fiducia nel colonnello, che in quel momento stava esaminando il suo umidificatore per sigari. Vedendo la sua espressione accigliata, doveva essersi accertato della mancanza di un sigaro. O anche più di uno.

-Ma non mi dica!- Ironizzò Baker rimettendo apposto l'umidificatore.

-Poi ci sono quei dannati selvaggi. Gli avevo offerto la mia ospitalità e loro si sono ribellati appena ne hanno avuto l'occasione. Mi stupisce che gli abbiate dato asilo.-

Quel bastardo aveva fatto marcia indietro e passando davanti alla scrivania usò il vaso della piantina sul mobile come posa cenere. Baker non apprezzò il gesto, ma non disse niente. Si limitò ad alzarsi, prendere il vaso e andarlo a svuotare nel cestino ripulendo la pianta.

-Si colonnello. Dovremmo dare una bella lavata ai nostri ranghi prima di riunirci alla forza maggiore!- Affermò il generale esaminando la mensola alla mia destra.

La mensola conteneva diversi libri, alcuni oggetti personali e un paio di elmetti dell'esercito. Foster prese quello meno datato in mano e lo esaminò.

-Certo, un processo si dovrà fare, ma … - Baker si fermò un attimo quando vide che il generale aveva preso uno degli elmetti.

-Ma?- Chiese Foster riemettendo apposto il cimelio e tornando a camminare.

-Ma le decisioni da queste parti vengono prese da un consiglio.-

Il colonnello si era portato con la piantina al frigo bar, mentre Foster continuava ad esaminare l'ufficio. Il generale non mi degnò neanche di uno sguardo quando mi passò davanti. Era sicuro che non avrei alzato un dito senza un'ordine diretto.

-Si, certo. Valuteremo anche la questione di questo … "consiglio". Devo dirle che però mi sarei aspettato una collezioni più ricca, colonnello.-

Il colonnello era rimasto indifferente a tali parole. Aveva preso un decanter con dell'acqua e lo stava usando per innaffiare la piantina.

-Un combattente del suo calibro dovrebbe avere delle armi, o per lo meno, qualche ricordino.- Scherzò Foster studiando le foto appese alla parete di sinistra. -Io per esempio, nella mia tenuta avevo una bacheca piena di pallottole appartenenti a più di dodici battaglie combattute dal nostro glorioso esercito.-

-Ho passione per la letteratura e la storia. Al mio vecchio gli oggetti militari non interessavano e lo stesso valeva per mio nonno. Dicevano che chi amava collezionare lame, pallottole e fucili, o non aveva mai messo piede su un campo di battaglia, o dentro di se aveva qualcosa di sbagliato.- Spiegò il colonnello.

-Lei dice?- Chiese Foster senza badarlo più di tanto.

-Per un veterano, una vecchia pallottola usata è solo un pezzo di piombo che ha provocato dolore e … NON LA TOCCHI!!!-

L'avvertimento del colonnello rimbombò nella stanza, nell'area di aspetto e forse anche nella sala. Fummo tutti colti alla sprovvista. Specialmente Foster, che ebbe un sobbalzo tale da scattare all'indietro e rimanerne sbigottito. A momenti il sigaro gli cadde. Green ritornò nell'ufficio con la pistola spianata e io non ebbi neppure il fegato di muovermi per dirgli di stare calmo. Non avevo mai visto o sentito il colonnello sbraitare in quel modo.

-Non la tocchi.- Si ripete Baker con un tono più calmo.

Stavo guardando Foster mentre Baker parlava. Quindi non riuscì a capire a cosa si riferisse.

-È solo una bandiera.- Lo contraddì Foster.

Con un pizzico di fantasia, intuii che Foster doveva aver allungato le sue manacce anche sulla bandiera degli Stati Uniti, che insieme a quella dell'Oklahoma era stata appesa alla parete dietro alla scrivania. Le stesse che vidi nel suo vecchio ufficio il giorno della Grande Guerra.

-Quella, non è “solo” una bandiera. Quella è la bandiera con cui mi sono paracadutato sulle scogliere di Anchorage. Mi fu affidata dai miei superiori e io la portai attraverso i crepacci, i burroni e le postazioni nemiche. Quella fu la prima a sventolare in Alaska dopo undici anni di occupazione cinese. E tutti quelli che sono morti, nella neve, in acqua, nei bunker, sotto il fuoco dell'artiglieria, a migliaia di miglia da casa, e non hanno ricevuto neppure una degna sepoltura, lo hanno fatto per gli ideali di libertà e democrazia che quella bandiera rappresenta.-

Più Baker parlava e più capivo il vero valore di quella bandiera in particolare. Negli ultimi anni, tra le rivolte, i morti e le guerre per il possesso delle risorse energetiche, la bandiera con le stelle e strisce per alcuni aveva perso gran parte del suo significato. Ma quando questa diventava un monumento ai caduti, valeva la pena di appenderla ad una parete. E difenderla ancora.

-Per i politici e burocrati di Washington una bandiera ammaccata è solo un pezzo di stoffa da buttare, ma per un vecchio veterano come me ha ancora un significato. Quindi le chiedo cortesemente di non toccarla.-

-Le ricordo che sta parlando con un suo superiore. Membro dell'organizzazione da anni e devoto alla causa. Se non fosse per la sua carriera esemplare, la manderei direttamente davanti alla corte marziale.- Foster riacquisto il coraggio.

Credeva ancora di essere lui il nuovo re del castello.

-Ora esca dal mio ufficio.-

-Negativo.-

-Prego?-

-Non prendo ordini da lei.-

-Ma lei è un ufficiale dell'Enclave! Cos'è questa? Una base di traditori?!-

Il generale stava per dare di matto.

-Non ho mai detto di appartenere all'Enclave! E non ho mai detto che questa base appartiene alla vostra fazione.- Lo informò Baker.

Questa volta il sigaro cadde. Foster diventò pallido come un cadavere e il suo respiro quasi assente. Avrei voluto scattargli una foto.

-Un … un momento?- Balbettò Foster. -Ma allora … voi chi sareste? Ho visto una bolla di carico. Qualcuno ha prelevato da un magazzino ottantacinque porta lampade, quattordici panchine e sei telefoni pubblici per un progetto di ampliamento. Chi ha un magazzino con così tante cianfrusaglie? Chi siete voi?-

-Siamo l'esercito americano.- Affermò schietto Baker.

Foster ebbe dei tremolii e alla fine crollò in ginocchio. Il gigante era stato sconfitto. Non che avesse mai avuto qualche possibilità. Fu abbastanza patetico. Specialmente con quel camice da ospedale.

-Com'è possibile? Mi avevano informato che non ci sarebbero stati problemi. Che alla fine saremmo rimasti solo noi. Il presidente … la Vault-Tec … -

-Spiacente generale, ma ora per noi, lei è un nemico.- Lo informò Baker.

-Un traditore.- Pensai.

Foster borbottò per un attimo e in men che non si dica, tornò ad essere lo scorbutico vecchio caprone.

-Sarò anche un merdoso vecchio traditore per voi.-

-Puoi giurarci.-

-Ma scordatevi che parli! Non vi dirò altro.- Affermò il generale.

-Peccato. Sa noi, abbiamo tanto da offrire.- Disse Baker andando a sedersi dietro alla scrivania. -Un alloggio, del cibo, sicurezza. In cambio noi vorremmo solo delle informazioni.-

Foster si rialzò barcollando leggermente e valutò l'offerta del colonnello.

-E in cambio? Devo svuotare il sacco? Dirvi tutto quello che so?!-

-Per adesso vogliamo solo la chiave di decriptazione dell'olonastro. Quello che ha cercato di eliminare.-

-Insieme a Trinity.- Avrei voluto aggiungere.

-Se non le va, può riunirsi ai suoi uomini nelle celle di isolamento della nostra prigione. Ventitré ore di solitudine al giorno in una cella tre per due e un'ora nell'area comune per sgranchirsi le gambe. Sempre da solo.-

-Quell'olonastro contiene informazioni riguardanti gli esperimenti sulle … creature. Nulla sull'Enclave.- Ammise Foster.

Il colonnello sedeva alla sua poltrona con lo sguardo perso verso la sua pianta da vaso. Sembrava più interessato al vegetale che al generale. Se generale si poteva ancora definire.

-Se lei ci darà la chiave e prometterà di non causare problemi, allora riceverà un trattamento speciale.-

-Voglio anche il mio team.- Pretese Foster.

-Anche la signorina Brooks?-

-Ma certo. È la mia segretaria. E voglio anche Jackson.-

Baker spostò lo sguardo su di me, senza muovere la testa. Voleva avere un mio parere.

Io mi passai un dito sotto il mento a mo di gola tagliata, e feci un smorfia di contrarietà senza che Foster mi potesse vedere.

Baker tornò a guardare il generale e prese la sua decisione.

-Mi è stato dato motivo di credere, che lei abbia attentato alla vita della signorina Brooks. Quindi, per il bene di entrambi, non dovrà neppure avvicinarsi a lei.-

Foster non si oppose. Sapeva di non avere alcuna carta da giocare.

-E i miei uomini?-

-Riceveranno tutti un alloggio nei pressi del suo. Jackson compreso. Ma fino a nuovo ordine, non potrete uscire senza permesso e scorta armata. E dovrete tutti collaborare, nessuno escluso. L'agente Green la farà scortare al quartiere residenziale e più tardi uno dei nostri tecnici verrà per la sua deposizione. Può andare.-

Foster annui senza discutere e si voltò.

-Ma la avverto!- Lo bloccò Baker. -Se lei o uno dei suoi, dovesse provare a scappare. Se lei o uno dei suoi, dovesse minacciare uno dei nostri residenti. Se Jackson, dovesse solo toccare un terminale o entrare in un'area ad accesso limitato. Lei sarà il primo a scoprire la differenza tra un pugnale piantato nel culo e una barra di uranio infilata giù per la gola.-

Questo era il maggiore Roland Baker. Il Mastino di Anchorage. Uno dei cinque migliori soldati che si erano scatenati nella battaglia per la liberazione dell'Alaska. Foster poteva anche essere il generale più stronzo in circolazione, ma il vero guerriero era Baker.

-Adesso, può andare. Benvenuto a … Beacon City.-

Foster doveva aver recepito bene il messaggio, chiaro e tondo. Con quelle minacce, la sua grinta e la sua arroganza erano svanite completamente. Riaffiorarono leggermente quando mi passò affianco e mi diede un ultimo sguardo.

Come ultima offesa, lo guardai andarsene con un sorrisetto malizioso stampato in faccia e la mano destra a fargli un saluto militare abbastanza sciatto.

Sconfitto e umiliato, il generale Foster abbandonò l'ufficio del comandante accompagnato da Green.

-Posso parlare liberamente signore?- Chiesi al colonnello appena la porta si chiuse.

-Prego.-

In quello stesso momento la porta si riaprì e Wright fece la sua comparsa.

-Buona sera.- Salutò il tenente.

-Capisco dargli un alloggio, ma lasciare quelle persone in libertà potrebbe metterci in serio pericolo.-

-Posso capire i tuoi timori Red, ma mettere tutte le galline in un unico pollaio le farà cantare in coro, invece che da sole.-

-Che intende dire?- Gli chiesi.

-Gli appartamenti dall'Z11 fino all'Z15 nel quartiere residenziale hanno tutti una stanza nascosta.- Mi spiegò Wright. -Alcuni specialisti staranno li notte e giorno a sentire cosa i nostri ospiti si diranno tra di loro.-

-Mettetevi pure comodi e servitevi.- Ci invitò Baker.

-E se scoprissero il tranello?- Chiesi sedendomi sul divano.

-Gli appartamenti non hanno cimici. Abbiamo recuperato dai magazzini alcuni set di apparecchiature all'avanguardia per il controspionaggio. I tecnici li potranno vedere e ascoltare rimanendo nascosti dietro pareti di metallo da due centimetri e degli specchi finti.-

-Già me lo immagino. Foster che ci maledice tutti davanti hai suoi uomini e un attimo dopo gli ricorda di non parlare delle basi segrete in presenza di estranei.- Scherzò il colonnello.

Mentre Baker andava a raccogliere il mezzo sigaro di Foster, Wright mi invitò a scegliere un bevanda dal frigo bar. Tra bottiglie di rum, whisky, vodka, vino e altri alcolici di classe io scelsi una semplice Sunset Sarsaparilla. Non ero abituata a bere scotch invecchiati e cosa più importante ero ancora in servizio. Okay, l'ultima era una formalità alla quale non sempre badavo.

-Jackson resta comunque un grosso rischio.- Dissi stappando la mia bottiglia.

-Gli avremmo anche tolto e smontato il Pip-Boy, ma questo non cambia che è un dirigente della Vault-Tec.- Sottolineò Wright.

-E più della metà della nostra tecnologia è Vault-Tec. Se è furbo e dotato come sembra, potrebbe hackerare i sistemi della struttura e renderci impotenti.- Continuai io.

-Ecco perché sarà quello tenuto sotto più stretta sorveglianza. Se respira, se mangia o se va al bagno noi dovremmo saperlo in anticipo. E se dovesse violare la custodia … dovremmo intervenire.-

Il colonnello aveva tagliato la base bagnata dal sigaro e ripreso a fumarselo. Dovevano piacergli un sacco. Per fortuna ne era stata stipata un'abbondante scorta nei magazzini.

-Comunque … decine su decine di agenti e milioni di dollari in sistemi di sicurezza che si fanno mettere nel sacco da un vecchio del cazzo appena uscito dal coma.- Ironizzò il tenente.

-Tu ridi, ma non sei tu a comandare quegli agenti.- Gli feci notare. -Comunque domani ho intenzione di indire una riunione per rivedere tutte le procedure e i protocolli. Finiremo a metta pomeriggio, ma almeno potremmo dormire sonni tranquilli.-

-Dopo comunque andrò a fare una visita a quelli della banca dati. A quest'ora dovrebbero essere già stati informati del mancato aggiornamento. Da adesso il sistema riconoscerà Foster e i suoi uomini come prigionieri sotto custodia.-

-Non hai sentito la parte dell'Enclave?- Chiesi al tenente.

-Di che parli?-

Feci un veloce riassunto della conversazione tra Baker e Foster. Anche Wright rimase di sasso nel venire a conoscenza dell'Enclave.

-Miseria. Ma allora è vero! Il governo ombra non era una balla.-

-Lei che ne pensa colonnello?- Domandai.

Baker diede una lunga tirata al sigaro, per poi rilasciare una cospicua quantità di fumo.

-Penso che i nostri benefattori hanno fatto la cosa giusta nel creare questa base in completo silenzio. I loro timori erano ben fondati.-

-E adesso signore? Ci metteremo a cercare anche questa Enclave?- Gli domandò Wright.

-No. Per adesso dobbiamo concentrarci su Woden e la sua Orda. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è sprecare risorse nell'andare a cercare un fantasma nascosto in qualche altra fortezza, per poi ritrovarci a dover combattere su un altro fronte.-

-E se tra dieci, venti … trent'anni fossero loro a trovare noi?- Domandai.

-Allora in quel caso, andremmo in guerra contro l'Enclave.-

   
 
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