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Autore: Imfabulouiss_    04/10/2017    0 recensioni
"Sei me, quando sono arrivato qui.
Posso esserci per te.
Cosa vuoi che faccia?
Hai bisogno di urlare?
Che cosa vuoi sentirti dire?
Vuoi piangere?
Sono qui e sono la tua famiglia ora.
Dimmi solo di cosa hai bisogno."
Cher Ross è una giovane ragazza di Boston che, dopo aver progettato per anni la sua fuga, finalmente trova il coraggio di mettere in atto il suo piano e lasciare la città nella quale è cresciuta.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre leggi ascolta "Sweer creature" -Harry Styles, se ti va.
 

31 Gennaio 2013, ore 14:56

CHER POV
Era il mio giorno di riposo e ovviamente Dio non era dalla mia parte, dal momento in cui aveva deciso di far venire giù un vero e proprio diluvio. I miei piani erano di chiamare Aaron e sfruttarlo per farmi compagnia in un modo o nell'altro e per non stare sempre sola, peccato che a causa della pioggia non potessimo andare chissà dove, o almeno non dove avevo pianificato di andare. Effettivamente avrei potuto invitarlo nel mio appartamento, evitando di dare la colpa al mal tempo, ma l'idea di stare con lui non mi allettava così tanto. Forse avrei preferito stare sola. Decisi improvvisamente che in quella casa c'era bisogno di qualcosa che mi facesse realmente sentire a casa, e non parlo di candele profumate, ma di qualcosa (o qualcuno) per cui dover tornare a casa. L' idea di un animale domestico tra le mura di quell'appartamento cominciò a balenarmi per la testa. Non avrei mai preso un cane, li avevo sempre odiati, ma un gatto? Chissà magari poteva essere una buona idea. Presi subito il mio portatile e digitai velocemente sulla barra di ricerca, anche se non ero nemmeno sicura del fatto che i gatti si vendessero. 

Uscii di casa senza nemmeno preoccuparmi di mettere in ordine la cucina, nella quale sembrava che fosse appena scoppiata una guerra tra polpa di pomodoro e sale che ahimè mi era sfuggito un po' ovunque: sul pavimento, sui fornelli, sulla tavola e chissà dove altro ancora. Un vero disastro. Mi trovavo immersa nel traffico alla ricerca di un negozio in cui vendessero animali e non avevo idea di dove potessi trovarne uno, visto che la mia ricerca non aveva portato a grandi risultati, così chiesi a vari signori per la strada e me la cavai trovandone uno a pochi km dal mio appartamento. Da fuori non era male per niente; l'insegna verde spiccava nel vicolo in cui si trovava e non doveva essere un negozio molto grande a giudicare dall'esterno. Appena entrata si udì per tutta la stanza il suono di un campanello. Avevo ragione, non era molto grande. Sulla destra si potevano ammirare una serie di gabbie contenenti pappagalli, criceti e conigli. Erano così adorabili. Notai anche un grande acquario proprio vicino la cassa e per un attimo credetti di non aver mai visto così tanti colori in un solo acquario. C'erano ovviamente anche articoli per animali, dal cibo di ogni preferenza a guinzagli per cani di ogni colore e tipo. Mi avvicinai alla cassa. Era deserto. Cercai di scandirmi la voce mentre mi guardavo intorno e aspettai qualche istante. Ancora niente. Infondo doveva esserci qualcuno se la porta era aperta. Dopo un paio di minuti apparse da una porta una signora anziana. I suoi capelli erano bianchi ed era vestita di verde. Un bel completo verde sgargiante. Notai un cartellino (anch'esso verde) attaccato alla sua camicia: "Miss Green". Per un momento mi chiesi se fosse ironica oppure seria, poi decisi che forse era solo un po' pazza. Infondo è così che ragiona la mente di ognuno di noi quando vede qualcosa di strano o fuori dagli schemi, no? Da che mondo è mondo la gente vestita da evidenziatore verde viene considerata pazza, strana o come volete, anche se secondo me, pensandoci bene, non ha alcun senso. 

"Buon pomeriggio signorina, che cosa desidera? Cosa posso offrirle di bello?" esclamò entusiasta. Sembrava una di quelle persone sempre di buon umore.

"Io starei cercando un animale da compagnia..." dissi gentilmente nascondendo come al mio solito le mani nelle tasche dei jeans neri, ormai rovinati dal tempo e strappati dalla sottoscritta sulle ginocchia. 

"Un gatto a dirla tutta" continuai dopo abbassando la voce. 

"Venga con me! Lei è proprio fortunata, proprio ieri ho trovato uno scatolone con ben cinque povere bestiole! Erano soli e al freddo, il mio spirito da animalista non ha potuto fare a meno di raccoglierli da quel sudicio marciapiede. Ti dirò la verità: di solito non vendo gatti e perciò te lo regalo" disse lei facendomi segno di seguirla nel retro del negozio.

La seguii passando proprio per la porta da cui era uscita poco prima e in quello che doveva essere poco più che uno sgabuzzino trovai una piccola cuccia per cani traboccante di adorabili gattini. Dovevano avere meno di due mesi. Mi colpì subito uno in particolare; aveva gli occhi gialli e il suo pelo era interamente tigrato. Era bellissimo. La signora disse che era un maschio.

Lo avrei chiamato Tom.

Velocemente comprai qualche sacchetto di croccantini, due ciotole in metallo e un collare rosso con tanto di targhetta incisa.

Il viaggio in macchina fu tranquillo, nascosi Tom nella borsa dal momento in cui trasportare animali in macchina senza gabbia era sicuramente contro il codice della strada, o per lo meno non approvato.

Appena entrata in casa lasciai chiudere la porta alle mie spalle e delicatamente poggiai la borsa a terra, aspettando che fosse lui a uscirne, senza mettergli paura. Mi diressi verso la camera e tirai fuori dall'armadio una coperta vecchia che avevo trovato lì quando ero arrivata per la prima volta nell'appartamento. Poggiai la coperta sul pavimento vicino il mio letto cercando di formare una specie di cuccia. Misi le ciotole in cucina e le riempii una di croccantini e una d'acqua. Mi sedetti sul divano impaziente di vedere Tom uscire dalla borsa con le sue piccole zampe. Mi stancai di aspettare e presi il mio computer portandolo sulle gambe mentre ero distesa sul divano. Dopo poco mi accorsi con la coda dell'occhio che era finalmente uscito dalla borsa e stava annusando alcuni cartoni pieni di libri che avevo usato per tenere la tv alzata da terra. Feci finta di niente. Passò mezz'ora e mi ritrovai con Tom che passeggiava sulla tastiera del mio portatile digitando tasti a caso. Risi e iniziai ad accarezzarlo, all'inizio si mostrò diffidente ma dopo poco me lo ritrovai raggomitolato sulla pancia a fare le fusa. Era esattamente ciò di cui avevo bisogno.

La sera decisi di uscire per andare ormai nel solito pub a bere qualcosa. Portai con me il portatile e mi misi in un angolo nascosto del locale, anche se non era poi molto affollato, come al solito.

"Cher cosa ordini stasera?" disse Roxy masticando una gomma rumorosamente e guardandomi con la solita aria scocciata. Ormai ci conoscevamo, visto che spesso la sera ero solita a passare anche dopo il lavoro.

"Portami il solito" le risposi posando la borsa sul tavolo e iniziando a tirare fuori il portatile. "Aggiungi anche un sandwich, grazie"

Sorrise e si dileguò.

A distrarmi dal mio lavoro fu proprio l'arrivo di due individui nel pub, spostarono le sedie del bancone e si sedettero ordinando qualcosa da bere. Avevano un aria familiare e non ci misi tanto a capire di chi trattasse. Uno era il ragazzo per cui Gwen ormai aveva perso la testa e l'altro era il suo amico. Li osservai per un po', poi ripresi a digitare sulla tastiera del mio portatile. Da quando ero arrivata a NY avevo iniziato a scrivere sulla signora strana che incontravo tutte le volte che mi dirigevo in quel pub. Fantasticavo e inventavo storie su di lei e la sua esistenza, fissandola a volte anche per ore, lei non sembrava nemmeno accorgersene.

 

HARRY POV 

Mi trovavo nel solito vecchio pub in cui andavo a bere con Lou quando quest'ultimo aveva tanto da parlare, il ché accadeva abbastanza spesso da farmi recare in quel luogo più o meno tre volte a settimana (nonostante vivessimo nello stesso appartamento).

"Harry caro, secondo te dovrei chiamarla?" mi chiese prendendomi in giro chiamandomi in quel modo. Ovviamente si stava riferendo alla ragazza che gli aveva gentilmente lasciato il numero sul retro dello scontrino quando il giorno prima eravamo stati nel solito posto in cui andavo a fare la pausa pranzo.

"Se ti interessa..." dissi con faccia ovvia

"E cosa potrei dirle? Non posso uscirmene in un modo qualsiasi, ho bisogno di fare un'entrata d'effetto, qualcosa di stu-pe-fa-cen-te." disse scandendo bene l'ultima parola.

"A mio parere tu hai preso qualche sostanza stupefacente, il ché è ben diverso" dissi ridendo.

"Harry non sei affatto divertente. Piuttosto, guarda con i tuoi occhi chi c'è seduta a quel tavolo..." disse indicando in modo discreto (si fa per dire) il tavolo dietro di me.

Mi girai cercando di non dare nell'occhio. La vidi subito, era la ragazza dai capelli rossi, quella dell'accendino, proprio lei seduta a quel tavolo intenta a scrivere al computer. Sembrava così presa e di tanto in tanto si tirava su con l'indice gli occhiali posati sul naso. 

"Che casualità, anche lei qui... Non trovi Harry?"

"Smettila Lou"

"Dai ieri ho visto come la guardavi, so che hai un debole"

"Non mi interessa" mentii spudoratamente. 

Mi aveva stregato totalmente, spesso durante il giorno mi trovavo a pensare a lei con la sua chioma rossa. Alcune mattine avevo desiderato insistentemente che il tempo si velocizzasse e la pausa pranzo arrivasse prima, e ovviamente era accaduto tutto il contrario.

Stavamo per andarcene quando la vidi passare e dirigersi verso l'uscita. Camminava a passo deciso, fregandosene delle occhiate di tutti, camminava come se ci fosse un tappeto rosso sotto i suoi piedi, assolutamente affascinante. Le caddero dalla borsa alcuni fogli senza che lei se ne accorgesse e mi sbrigai subito a raccoglierli da terra. Le corsi dietro lasciando Lou dentro a pagare il conto. Appena fuori dal pub mi guardai intorno cercandola. Sospirai dando vita a una piccola nuvola nell'aria. La vidi a pochi passi da me mentre cercava di aprire quella che doveva essere la sua auto.

"Hey! Scusa il disturbo, ma credo proprio che questi siano tuoi" le dissi gentilmente cercando di accennare un sorriso.

Si girò guardandomi spaesata e puntò gli occhi sui fogli nelle mie mani.

"Oh sì, sono miei, grazie. Non so proprio cosa avrei fatto se li avessi persi" disse con voce lieve. Prese i fogli dalle mie mani gentilmente e sentì il calore delle sue dita sfiorare le mie.

"Ti sono caduti mentre uscivi dalla porta" precisai io.

"Beh grazie ancora" disse sorridendo appena. Stava per girarsi di nuovo quando mi presentai.

"Comunque sono Harry" dissi porgendole la mano.

"Cher" disse semplicemente stringendomela. Rimanemmo per qualche secondo in silenzio a fissarci. "Beh ci vediamo, Harry" continuò guardandomi e cercando di trattenere un sorrisino. 

"Ci vediamo" le dissi come per conferma. 

Continuai a guardarla mentre si girava e raggiungeva di nuovo la sua macchina, poi se ne andò.

Sentii la voce di Louis alle mie spalle:

"Wow, per un attimo mi è sembrato di trovarmi sul set di un film tratto da qualche libro di Nicholas Sparks"

  
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