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Autore: Redferne    08/10/2017    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 38

 

 

UN NOME E’ PER SEMPRE. COME LA DIVISA (SECONDA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vetro della finestra che andava in frantumi. Poi il corpo della volpe che veniva sbalzato all’indietro dal contraccolpo, sbatteva contro la parete alle sue spalle per poi finire a terra, accasciandosi mollemente su di un fianco.

Questa era l’immagine che il piccolo fennec aveva di fronte ai suoi occhi mentre li chiudeva trattenendo il fiato, ormai pronto ad udire il rumore dello sparo da un momento all’altro…

Che però non arrivò.

“Ok, mi arrendo.” rispose Nick con estrema calma, alzando entrambe le braccia verso l’alto. “Voglio solo poggiare le chiappe sul posto che spetta di diritto allo sceriffo, secondo la legge.”

Il puntino rosso in mezzo alla sua fronte scomparve all’istante.

Un attimo dopo scoppiò a ridere, piegandosi in avanti e poggiando entrambe le mani all’altezza dell’ombelico.

Finnick fece capolino da sotto il tavolo. Non ci stava capendo più un’acca.

“SANGRE DEL DIABLO!!” Esclamò. “Ma...ma que...”

“Tranquillo, vecchio mio.” Lo rassicurò lui. “Stà a vedere.”

L’istante successivo la porta si spalancò.

“Allora, ragazzi: vi ho fatto prendere una bella strizza, eh?”

Era Maggie. Imbracciava un fucile da cecchino tonalità verde erba, inframezzato da alcune chiazze più scure e da altre più chiare, il cui colore ricordava quello dei cactus o di qualche tipo di pianta grassa da salotto. Una sorta di cannocchiale rettangolare a sezione quadrata era montato sulla parte superiore, per tutta quanta la lunghezza del telaio.

“Lui si. Io, un po' meno.” rispose Nick indicando il suo compare, che nel frattempo si era deciso ad uscire dal suo improvvisato nascondiglio.

“Ma...ma allora era...”

“Certo che ero io!” rivelò lei. “Chi pensavi che fosse?”

“Ma...ma come...”

“Andiamo, Finn! Non mi dire che non mi hai vista prendere il fucile, poco prima di entrare in bagno! Sono sgattaiolata fuori dalla finestra, mi sono appostata su di un albero qui vicino e vi tenevo sotto tiro da lì!!”

“BUENO! MUY HILARIOSO, non c’é che dire...LO SCHERZONE DEL SECOLO, proprio!!” Commentò lui, ancora piuttosto seccato per la figuraccia rimediata in precedenza. Pienamente giustificata tra l’altro, viste le circostanze. “Y ahora che ci siamo ben spanciati tutti quanti dal ridere tranne il sottoscritto, mi vuoi dire perché lo hai fatto, chica? Que accidente ti é passato por la CABEZA, hm?”

“Prima di tutto, quella.” spiegò la daina indicando la paglia che lui aveva da poco preparato e che nel frattempo, a causa di tutto quanto il trambusto, era finita a rotolare sul pavimento. “Sbaglio, o ti ho detto che non voglio che tu faccia certe robe qui in centrale e alla presenza della sottoscritta? E poi ti ho detto anch’io di sloggiare di lì, visto che era arrivato Nick. E tu cosa hai fatto? Nulla! Non ti sei mosso di un millimetro! Come se neanche ti avessi parlato! Insomma...anche se i rapporti tra noi sono, come dire, piuttosto informali siamo pur sempre in una stazione di polizia. Cerchiamo di mantenere una parvenza di rispetto del regolamento, almeno all’interno di queste mura. Voglio dire...non é che CHIUNQUE si possa sedere sulla poltrona dello sceriffo in base a come gli gira, non ti pare?”

“COMO, COMO, COMO?!” Saltò su il fennec. “Relax, BELLEGAMBE. TAKE IT EASY. Ti esprimi come un libro stampato, SACRE BLEU. Impara muy rapida ad HABLAR como mangi, si ce tieni ad andare d’accordo con lo zietto HUCKLEBERRY FINNICK, TU AS COMPRIS? Y poi, por quel che gliene impippa al me medesimo, AQUEL TONTO che tu te ostini a LLAMAR sceriffo diventerà tale solamente quando se svolgeranno regolari elezioni. Altrimenti, por come la vedo io es solo un POBRE PENDEJO CHE HA AVUTO EN PRESTITO SIN SCADENZA dal vero sceriffo la sua stellaccia de latta, CLARO?”

Maggie lo fissò stranita.

“E dai, Finn!” Intervenne Nick, ridendo. “Lo sai bene che se parli con il TRADUTTORE MULTILINGUA SIMULTANEO inserito non ti capisce nessuno!!”

“Tu ZIPPATI QUELLA FOGNA, che l’aria é già abbastanza inquinata.” lo ammonì l’amico. “Y comunque TRANQUILO, che tra poco ce ne ho anche per te!!”

“A dirla tutta non ero ancora sicura se giocartelo oppure no, quel tiro.” precisò la vice, riprendendo a parlare. “Poi é entrato Nick e ti sei messo a fare tutta quella stupida manfrina, e allora ho capito che era giunto il momento di darti una bella lezione.”

“Brava!” si complimentò lui. “Y così te sei messa en combutta con quel colossale monumento all’idiozia travestito da volpe rossa, vero? E ve siete accordati per farme prendere un bello spaghetto! Complimenti, davvero!!”

“La cosa bella é che non era nemmeno premeditato” lo interruppe Nick. “Eppure, ha funzionato alla grande. Ero lì, a sorbirmi tutto quanto il tuo bel discorsetto e a fare finta di ascoltarti, quando ho buttato un occhio fuori dalla finestra e ho visto lei che mi faceva dei segni. E sono stato al gioco, qualunque cosa avesse intenzione di fare. Ci siamo CAPITI AL VOLO, esattamente come me e te un attimo fa, quando ti sei tuffato sotto la mia scrivania. Non é incredibile?”

“Gia, fantastico. Davvero, socio. Ed il mirabile risultato che tu e OCCHIDOLCI stavate per ottenere era quello de farme venire un infarto coi controfiocchi. POBRECITO EL MI CORAZON!! Se io tiravo le cuoia, me dite chi é che teneva en piedi toda quanta la baracca, qui dentro? Come avreste fatto, senza il vostro fidato FURWERK FOLLETTO TUTTOFARE, mh? DO YOU REALLY WANT TO HURT ME? DO YOU REALLY WANT TO MAKE ME CRY? Ma davvero volevate farmi male? Ma davvero volevate farmi piangere?!”

“E va bene, ti chiedo scusa. Ma adesso non farla tanto lunga” disse Maggie. “E’ stato divertente dopotutto, no? E nessuno si é fatto male, a quanto mi risulta.”

“Già. Almeno per il momento.” replicò Finnick. “FATELO UN’ALTRA VOLTA E VI MASTICO LA FACCIA, A TE E A QUELL’ALTRO STR...”

“Beh, peccato” lo bloccò lei. “E dire che con i soldi di Carrington avevo preso un bel regalo anche per te...ma se non la pianti di frignare e di pestare i piedi potrei anche ripensarci...”

“Un regalo, eh? WELL, WELL, WELL...” rispose lui, cambiando immediatamente tono. “Esto si que es un discorso muy interessante, muchacha...e dimmi, di che si tratta, eh? Cos’é? COS’E’?”

Nick osservò il suo compare, mentre una smorfia ironica gli si stava formando all’angolo della bocca. I due sembravano una madre col suo cucciolo, con quest’ultimo intento ad assillarla per costringerla a consegnargli il giocattolo che aveva detto di avergli appena comprato. Di questo passo avrebbe persino iniziato a saltellarle attorno.

“Calma, Finn. Una cosa alla volta.” disse.

“Allora” aggiunse poi, rivolgendosi alla daina. “E’ quello, il nuovo gingillo che hai ordinato?”

“Precisamente” rispose lei, mostrandoglielo con orgoglio. “Fucile sparadardi di precisione NSGH725 della HENFIELD. Un autentico gioiello.”

“HENFIELD?” Chiese lui. “Ma non avevano interrotto la produzione in serie molti anni fa?Da quel che ne so io, ormai si limitavano a vendere vecchi avanzi di magazzino ai collezionisti, spacciandoli per costosi pezzi di antiquariato.”

“Era così fino a qualche tempo fa” precisò la vice. “Ma, recentemente, hanno trovato nuovi finanziatori e hanno iniziato a ricapitalizzare l’impresa, riaprendo il settore ricerca e sviluppo. Anche questo modello é un prototipo, a produzione limitata. Ne hanno realizzati pochissimi esemplari e hanno provato a lanciarli sul mercato, tanto per tastare il terreno.”

“Sarà...” fece Nick, alquanto perplesso. “...ma fossi in te, ci andrei piano con l’entusiasmo. Per carità: a prima vista, sembra un gran bell’aggeggio. Ma stiamo sempre parlando di gente che é fuori dal giro da un sacco di anni...siamo sicuri che sia affidabile?”

“Puoi stare sicuro, te lo dico io” lo rassicurò Maggie. “Per quel che riguarda le pistole non se la sono mai cavata granché, ma con i fucili e le carabine sono I MIGLIORI, te lo garantisco. Lo sono DA SEMPRE. Lo erano anche prima di andare in crisi e di rischiare di chiudere bottega. E lo erano già agli inizi del secolo scorso, quando furono i primi ad inventare i moschetti ad avancarica. E lo erano addirittura nel secolo prima ancora, quando c’erano gli archibugi con tanto di miccia e stoppino. Hanno L’ESPERIENZA E LA TRADIZIONE ALLE SPALLE, dalla loro. E non scherzo se ti dico che, non appena ricominceranno A FARE SUL SERIO, sbaraglieranno tutta quanta la concorrenza in men che non si dica.”

“Sembra che tu te ne intenda parecchio” ammise la volpe. “Quindi, non ho motivo per mettere in dubbio ciò che mi dici. Ti credo sulla parola.”

“Piuttosto” aggiunse poi, indicando l’arma. “Tornando al discorso di prima delle modifiche, neanche quella roba che gli vedo sopra mi sembra propriamente DI SERIE...”

“Beh, é come hai detto tu. Siccome avevamo un bel po' di soldi da spendere e tanto non erano nostri, gli ho fatto mettere qualche aggiunta.” rispose lei, cominciando a illustrargliele una per una. “Guarda qua: MIRINO TELESCOPICO CON FUNZIONE DI ZOOM, e non solo. Dispositivo NOCTON – VISION per l’impiego...beh, ecco...notturno, per l’appunto. Lo suggerisce il nome stesso. E’ in grado di amplificare anche la più tenue fonte di luce, ed in mancanza di meglio utilizza quella lunare e del firmamento per una nitidezza pressoché perfetta. Poi, già che c’ero, ho fatto impiantare un VISORE AD INFRAROSSI CON RILEVATORE TERMICO, per individuare qualunque fonte di calore. TUTTO IN UNO, ovviamente: puoi cambiare le visuali a piacimento tramite un commutatore, azionando questa levetta sul lato sinistro.”

“Wow! Notevole.” Esclamò Nick, ammirato.

“E non é tutto.”

Gli fece un breve cenno, invitandolo a guardare meglio. Nella parte frontale della base che supportava il cannocchiale, proprio nel centro, vi era situato un minuscolo vetrino dalla forma circolare, che ricordava d’istinto un cicalino o un sensore luminoso.

“Questo, credo che tu e Finn lo abbiate già visto all’opera qualche minuto fa.”

Dal vetrino partì un sottilissimo fascio di luce, una linea color rubino. Persino il pulviscolo attorno ad essa venne irradiato, risultando visibile ad occhio nudo e riempiendo l’aria circostante.

“Puntatore al laser.” disse. “Si attiva non appena sfiori il grilletto. Una volta che inquadra il bersaglio, non lo puoi mancare. Potresti centrare una delle zampe posteriori di una zanzara tigre a dieci miglia di distanza nel bel mezzo di un black – out!!”

“Eh, si...” buttò lì Finnick, in disparte. “Come dico sempre io, il GRILLETTO VA ACCAREZZATO PIANO PIANO...”

Nick e Maggie lo guardarono.

“Ah, quasi dimenticavo…” riprese a parlare lei, mascherando l’evidente imbarazzo con un acceso colpo di tosse, e portandosi la mano destra chiusa a pugno all’altezza della bocca. “...lo CHASSIS é realizzato in lega ultra – leggera, peserà quattro chili e mezzo al massimo. Compresi i proiettili. Estremamente maneggevole e facile da trasportare, in caso si debba cambiare continuamente postazione di tiro. Ed il telaio é interamente intercambiabile per adattarlo a qualunque tipo di contesto. Ne esistono quattro diverse versioni: di colore bianco e azzurro per l’utilizzo marino, giallo, marrone e sabbia per il deserto, grigio chiaro e scuro per l’ambiente urbano...e, ovviamente quella che si ritrova sopra adesso, per la giungla. Come potrai ben immaginare, le ho fatte arrivare tutte quante.”

“Ammetto che la tecnologia ha la sua discreta importanza” aggiunse lui, mentre si sforzava di ignorare l’orrido doppio senso del suo compare. “Ma non dimenticare mai che, in fatto di armi, l’ultima parola la detiene sempre l’abilità di chi le usa.”

“Puoi dirlo forte.” replicò la vice. “Infatti, non vedo l’ora di provarla e dimostrarti le mie capacità!”

“Possiamo farlo anche subito, allora. Tanto, per questa mattinata, con il giro di ronda ho concluso. E chiamate urgenti non ne abbiamo ricevute, a quanto mi risulta. Ma prima vorrei dare un’occhiata anche ai miei, di pacchi.”

“Ah, certo...fà pure. Sono sulla mia scrivania.”

Nick proseguì verso la postazione di lei. Sopra il tavolo vi erano tre scatole di cartone, dal colore nero e dalla forma rettangolare, di quelle utilizzate per confezionare i capi di abbigliamento. Su di esse, all’interno di una barra bianca che attraversava tutta la parte superiore, spiccava il logo BEAVERCROMBIE & FRITZ, scritto a caratteri blu e rossi. E sotto di esso, scritta ancora più in piccolo:

 

VESTIAMO TUTTI,

DALL’ELEFANTE AL TOPOLINO,

CON GRAZIA ED ELEGANZA.

 

DAL 1891.

 

Lè scartò in un batter d’occhio, tradendo una certa impazienza.

Eccolo. Finalmente. Il suo completo preferito. La sua carta d’identità formato vestito. Tanto da diventare ormai un’esigenza irrinunciabile. Tutti gli altri abiti, al confronto, rappresentavano soluzioni di emergenza. Si sentiva come nudo da quando aveva dovuto rinunciarvi, seppur solo temporaneamente.

Camicia verde chiaro con motivi hawaiiani. HAWAII UGUALE KAWAII, come diceva lui. Pantaloni grigio – marroni (se grigi o marroni non lo aveva ancora capito, e a quel punto cominciava a rassegnarsi all’idea che non lo avrebbe capito mai). E cravatta a righe dello stesso colore rosso e blu della marca che l’aveva realizzata, su sfondo ancora più blu. Realizzato tutto quanto a mano, e su misura. In pura seta.

Afferrò tutto quanto e se lo portò al petto, stringendolo forte. Un aroma di nuovo e fresco, simile a quello di un cucciolo appena nato, gli riempì le narici. E di quest’ultimo aveva anche la morbida e leggera consistenza.

“Venite da paparino, tesori miei...quanto mi siete mancati!” Disse soddisfatto, mentre inspirava a pieni polmoni quell’inebriante fragranza.

Maggie, a quella scena, osservò Finnick, come alla ricerca di spiegazioni.

Il piccoletto si portò l’indice della mano destra alla tempia per poi farlo roteare ripetutamente su sé stesso, con un movimento a cavatappi. Il tipico gesto che si compie quando si sta ad indicare un PAZZOIDE.

“Sai como se dice dalle nostre parti y pure dalle tue, muchacha: QUELLO E’ GIA’ FUORI ANCOR PRIMA DE USCIRE DA LA PUERTA DE LA SU CASA!!”

In quel mentre Nick si voltò verso di loro.

“Ok. Sono pronto.” disse, rivolgendosi alla daina. “Ora possiamo andare a provare il tuo fucile, se lo desideri.”

“Veramente...non ancora.” rispose quest’ultima. “Ci sarebbe...si, ecco, ci sarebbe ancora una cosa.”

“Ah, si? E che cosa?”

“Si, insomma...é arrivato anche un altro pacco, per te.” bofonchiò lei. Sembrava imbarazzata, persino.

“Davvero? E da parte di chi?” Domandò lui, sorpreso.

“Da...da PARTE MIA. Si trova giù da basso, nella tua cell...ehm, sul tuo letto.”

“E di che si tratta?”

“Questo lo dovrai scoprire da te. Del resto, se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa, non ti pare?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick scese nel seminterrato e raggiunse la cella dove di solito dormiva. Vi era un pacco marroncino, incartato alla bell’e meglio. Lo afferrò e, dopo averlo scartato, rimase senza parole e senza fiato.

Una divisa. Nuova. DA SCERIFFO DI CONTEA.

Un biglietto bianco cadde ai suoi piedi. Lo raccolse e lo lesse.

 

E’ GIUSTO CHE UN COMANDANTE, IL MIO COMANDANTE, DEBBA AVERE LA SUA UNIFORME.

FAMMI VEDERE COME TI STA.

 

Una strana sensazione lo avvolse. Di sicuro era gratitudine, certo. Ma anche qualcosa d’altro. Qualcosa che non riusciva bene a spiegarsi cosa fosse. Ma che, nel fondo del suo cuore, sapeva di comprendere. E di capire appieno.

Naturalmente, e come sempre, giunse puntuale Carotina a chiarirgli al volo l’arcano.

Gli occhi gli si inumidirono.

 

INTEGRITA’. ONESTA’. CORAGGIO.

Sono le tre virtù che ogni poliziotto deve rispettare, per essere degno del lavoro che svolge e del distintivo che porta.

E che sono rappresentate dalla divisa che indossi.

Questo non é un semplice vestito, Nick. Per noi tutori della legge e dell’ordine é SACRO. SACRO COME UNA BANDIERA.

E’ impregnata delle tre virtù che ti ho elencato prima, fino all’ultima fibra del tessuto che la compone.

Quando la porti, fai un giuramento. Nei confronti di chi l’ha portata prima di te e nei confronti di chi la porterà dopo di te. Nei confronti di chi é morto e di chi ci vive ogni santo giorno, insieme a lei. E di chi deciderà di viverci.

Giuri di fare tuoi quei tre principi, e di fare in modo che dall’uniforme entrino in te, fin nel profondo del tuo essere, per non abbandonarti mai più.

Perché dal giorno in cui decidi di diventare poliziotto, lo rimarrai per il resto della tua vita. Lo sari ogni giorno che poserai le tue zampe su questa terra, e fino a che non lascerai questo mondo. Lo sarai fin dal primo istante in cui ti alzi dal letto fino all’ultimo prima di coricarti. E anche nei tuoi sogni, mentre dormi. Lo sarai nella vita di tutti i giorni, sia che tu sia di servizio oppure no. Questa divisa ti diventerà come una seconda pelle, e sarà sempre con te. Anche senza che tu la vesta.

Quando si diventa poliziotti, LO SI DIVENTA PER SEMPRE, NICK.

 

Per sempre…

Eppure, fino a non molto tempo fa, era certo di non volerci avere più nulla a che fare.

 

“SA COSA LE DICO, CAPITANO? CHE POTETE ANDARVENE ENTRAMBI ALL’INFERNO, LEI E TUTTO IL CORPO DI POLIZIA AL GRAN COMPLETO!!”

 

Ed invece...eccola lì, di nuovo tra le sue mani. Di nuovo. Un’altra divisa. Beige, questa volta.

Che poi, in fin dei conti, é sempre la stessa. Indipendentemente dal colore. Il costume che, a detta della coniglietta, trasformava la gente comune in supereroi pronti a combattere in nome della giustizia e a rendere questo mondo un posto migliore.

Peccato che non donasse anche i superpoteri. L’INVULNERABILITA’, ad esempio. Avrebbe fatto un gran comodo, QUEL GIORNO.

Aveva cercato in tutti i modi di sfuggirle, ma alla fine lo aveva ritrovato.

Forse aveva proprio ragione Judy. Dal momento in cui aveva deciso di entrare in polizia, di fare il salto della barricata, diventando uno di quelli da cui era sempre fuggito a zampe levate solo a fiutarne l’odore ad un miglio di distanza da quando aveva dodici anni, quell’uniforme gli si era cucita addosso ogni giorno sempre di più fino ad entrargli nella carne, nel sangue, nell’anima. Non poteva più farne a meno neanche se l’avesse voluto, ormai.

O forse, più semplicemente, la sua piccola coniglietta ottusa gli aveva fatto una testa così a suon di chiacchiere, al punto che non era più così semplice cambiare idea e rinunciarvi.

Fatto sta che si sentiva come se lui e quel vestito fossero legati l’uno all’altra, indissolubilmente.

 

E’ stata lei a fare in modo che entrasse nel tuo destino, pensò. E adesso ne fa parte, con o senza la sua presenza.

Accettalo di buon grado e fattene una ragione, UNA VOLTA PER TUTTE.

 

Sorrise.

 

I miei complimenti, Carotina.

Sarai contenta, adesso.

Finalmente hai completato l’opera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo essersi cambiato, Nick andò nell’ex – ripostiglio adibito a simil – palestra. Appoggiata ad una parete, vicino alle altre cianfrusaglie ammontonate, vi era una grossa specchiera a muro.

Vi guardò la sua immagine riflessa.

Se non fosse stato per i pantaloni lunghi, la forma ed il colore ricordavano vagamente quella in uso presso gli SCOUT RANGERS. Anche se la loro tendeva di più verso il verde. E poi avevano anche il berretto. Per non parlare del fazzoletto rosso annodato attorno al collo, e…

 

Non é proprio il caso di tirare in ballo quella storia in un momento simile, pensò.

Non provarci neanche. Te lo proibisco.

 

Più che giusto. Certe cose era meglio lasciarle dov’erano, almeno per il momento.

Ricominciò a rimirarsi allo specchio. Assunse dapprima una posa impettita ed un’espressione austera, poi ruotò leggermente su entrambi i fianchi guardandoseli, ed infine su sé stesso.

Si concesse un fischio di ammirazione nei propri confronti.

“Fiuuu...stavolta devi proprio ammetterlo, mio caro Nick. Sei un fico. UN VERO FICO.”

Già. Proprio niente male. Gli donava, sul serio. Sembrava fosse nato per vestirla. Carotina glielo diceva sempre.

Inoltre le misure erano perfette. Gli calzava come un guanto.

Prese la stella che aveva poggiato poco prima lì vicino, e le diede una bella lustrata contro al tessuto, sfregandola ripetutamente. Poi posò gli occhi sulla parte sinistra del petto, dove l’avrebbe sistemata tra poco.

Che pensiero carino. Gli aveva persino fatto realizzare una targhetta col suo nome ricamato sopra.

Nicholas P…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dici che non se n’é accorto?” Chiese Maggie, mentre se ne stava appoggiata con le spalle ad una delle pareti.

“Chi? Lui? Figurati!” Rispose Finnick, stiracchiandosi. “Se c’é una cosa che al mio socio non sfugge mai sono proprio I PARTICOLARI. I piccoli dettagli lo tengono sveglio la notte. Sai, é un fan del tenente FURLOMBO...lo adora, quel vecchio telefilm. Lo adora mucho.”

“Sarà...” replicò lei, poco convinta. “Ma a quest’ora dovrebbe già averla provata, ed io non sento ancora nulla...”

“Fidati della mia parola, CHIQUITA. E’ questione de SEGUNDOS, de secondi. T’AL DIS ME. Te lo dico io. Basta metterse a contare, como nei duelli western. Allora, UNOS...”

Alzò il pollice della mano sinistra.

“...DOS...”

L’indice gli fece subito compagnia.

“...Y TRES!”

Nell’istante stesso in cui pronunciò quel numero ed alzò in simultanea il dito medio, dal piano sotto giunse una voce alterata.

“MA...MA CHE...CHE DIAVOLO...”

Il fennec scoppiò a sghignazzare di gusto, con lei che lo aveva seguito a ruota.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Allora, piaciuto LO SCHERZONE?

Beh...spero che ve la siate presa un po' meno di quanto se l’é presa il buon Finnick!!

E comunque...non in faccia, mi raccomando.

Piuttosto, vi devo chiedere scusa.

Inizialmente questo episodio doveva essere diviso in due parti, ma sono già in leggero ritardo con la pubblicazione, e se mettevo tutto quanto i tempi di attesa da parte vostra rischiavano di diventare ETERNI.

No, sul serio: ci sarebbe voluta un’altra settimana, come minimo. E non mi pareva giusto.

E comunque, ritengo tranquillamente che ci sia abbastanza roba da farci una terza parte. La prossima é davvero l’ultima, lo giuro!

In effetti, quello é un altro motivo per ho optato per questa decisione improvvisa. Diciamo che il capitolo rischiava di risultare davvero troppo lungo, e di concentrare troppa roba tutta insieme. Magari queste ultime due parti saranno un po' più brevi del consueto, ma per me é meglio così, almeno per questa volta. Le sorprese, all’interno di una storia, vanno centellinate con perizia.

Intanto ringrazio hera85, darkdestroyer, Plando, Sir Joseph Conrard, LittleCarrot, Lord_Fener (nel suo caso, anche per ASPETTANDO I RINFORZI), claire_ari (che sorpresa...non me lo aspettavo proprio. Sai...la forza dell’abitudine!) e Freez shad per le recensioni, puntualissimi e gentilissimi come sempre.

E un ringraziamento speciale va ad EnZoTdG che ha cominciato a recensire i miei primi otto capitoli. E’ sempre bello, quando accade. E’ un’opportunità per riparlare dei vecchi episodi ed analizzare aspetti che ai tempi mi erano sfuggiti o su cui avevo sorvolato.

Bene. La prossima settimana pubblicherò il secondo capitolo della mia long su Rocky joe, e poi...sotto con la terza ed ultima parte!!

Grazie ancora tutti e alla prossima!

 

See ya!!

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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