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Autore: yozoranotenshi    09/10/2017    0 recensioni
criptogenètico agg. [comp. di cripto- e -genetico] (pl. m. -ci). – Di cui s’ignora la genesi, che ha origine sconosciuta.
Criptogenica. È così che si definisce Lea Moore, che ha appena completato la sua tesi di studi sulla genetica e i suoi vari campi d'applicazione. Oltre alla sua passione per le mutazioni, vi è un altro motivo per cui ha scelto di studiarle: lei, con i suoi occhi grigi, è una mutante.
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6:

 

 

L'uomo ci scortò fino al suo laboratorio che, con mia grande sorpresa, era davvero enorme.

 Al suo interno un ragazzo col tipico camice da scienziato e gli occhiali armeggiava con dei comandi, smise solo quando si rese conto della nostra presenza. 

 

"Oh..salve" disse in modo molto timido. 

"Loro sono le reclute speciali di cui ti parlavo. Lui è Hank McCoy, il nostro più brillante ricercatore" proferì l'uomo. 

"Ma è fantastico! Un altro mutante! Come mai non ce l'ha detto prima?" chiese Charles entusiasta ma l'uomo rimase come paralizzato "..perché non lo sapeva" risposi io, con fare ovvio portandomi due dita alle tempie in segno di disperazione. 

 

Il ragazzo cercò di giustificarsi ma neanche lui sembrava poi così convinto di quello che stesse dicendo. 

 

A quel punto intervenne la sorella di Charles "qual è la tua mutazione, sei super intelligente?" lui annuì visibilmente contento di quella domanda "ma sono fare anche questo" disse, mentre toglieva scarpe e calzini, sebbene un po' titubante. I suoi piedi avevano la stessa conformazione delle mani. Lui si lanciò e rimase attaccato al grande aereo al centro del laboratorio proprio con i piedi, a testa in giù. 

 

"L'hai peogettato tu quest'aereo?" domandai al ragazzo 

"Si, è supersonico ed è il più all'avanguardia mai costruito!" spiegò, fiero del suo operato, tanto che mi fece sorridere. 

 

Dopo la visita al laboratorio, che sebbene molto breve si era dimostrata altrettanto intensa, ci permisero di andare nelle nostre stanze. 

 

Non riuscivo a pensare a quello in cui mi stavo cacciando... gli altri mutanti avevano dei poteri straordinari, io potevo far volteggiare fiorellini o gocce d'acqua. Nemmeno la telepatia mi confortava, Charles aveva il mio stesso potere e qualcosa mi diceva che sapeva sfruttarlo anche meglio di me. Erik, invece, sapeva spostare tutti gli oggetti di metallo che voleva e lo faceva sembrare un gioco da ragazzi, Raven poteva assumere le sembianze che voleva. 

 

Il senso di disapprovazione che provavo nei miei confronti mi impediva di dormire e così decisi di fare un giro per la struttura privata della CIA

 

Camminando per il corridoio vidi una porta aperta e sentì una presenza al suo interno: decisi di scoprire di più. 

Con l'ausilio della telepatia capii che Erik stava cercando un fascicolo su Shaw per poi andarsene e proseguire le sue ricerche da solo, così decisi di entrare. 

 

"È una cattiva idea, non credo riuscirai a fare tutto da solo" esordii

"E quindi cercherai di fermarmi?" non sopportavo la sua arroganza, per niente. 

"Non m'importa di ciò che fai, a dire il vero. E di certo sarebbe inutile provare a fermarti, ma qui c'è qualcuno che ti vuole bene ed è in sintonia con te. Mi dispiacerebbe per quella persona" il riferimento a Charles per me era ovvio, ma non so quanto lo fosse per lui, perché lo vidi aggrottare la fronte. 

"Tu sei solo, qui qualcuno potrebbe guardarti le spalle" gli spiegai, prima di andare via nel silenzio da cui ero arrivata. 

 

Sentii la mente di Charles e decisi di andare da lui, si trovava all'uscita quindi percorsi lo spazio che ci separava. 

 

"Ti nascondi?" gli chiesi una volta fuori "a dire il vero, attendevo che Erik uscisse per provare a fermarlo ma qualcuno - usò un tono molto vago - mi ha battuto sul tempo" sorrisi a quell'informazione, nel mio piccolo sentivo di aver fatto qualcosa di positivo. Ma che potevo fare più di così?

 

"Tu puoi fare tutto ciò che vuoi. Sei formidabile, Lea, come fai a non rendertene conto?" disse, avvicinandosi a me. 

Eravamo uno di fronte all'altra, dietro il suo volto mi appariva la luce della luna in cui tanto amavo far rispecchiare i miei occhi.

 

"Falli brillare" mi chiese lui, ed io lo feci. Per una volta, mi sentì semplicemente in pace con la mia natura. Avrei voluto lasciare i miei occhi liberi per sempre. 

 

Lui mi sfiorò la guancia sorridente, sentivo la sua ammirazione mentre fissava i miei occhi e non mi sentivo per niente fuori posto, e non avevo più paura.

  
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