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Autore: Signorina Granger    11/10/2017    13 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
C’è un’area ristretta, protetta da una barriera inaccessibile, dove le persone vivono in armonia, nella ricchezza, ognuno ha il suo ruolo e vige la più totale giustizia.
L’opportunità di accedervi viene data a tutti, quando ogni quattro anni ha luogo un Processo di selezione, fatto di test e prove, al quale viene sottoposto chiunque abbia già compiuto vent’anni, dando a chi più se la merita la possibilità di vivere una vita migliore nell’Offshore.
L’occasione è una sola e se sprecata recuperarla è impossibile.
Benvenuti nel Processo.
[La storia prende ispirazione dalla serie “3%”]
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 1: Il Processo 



Bianco
Tutto all’interno era talmente candido da far sembrare il pavimento piastrellato e le pareti quasi dotati di luce propria, tanto che la maggior parte dei ragazzi, entrando, si ritrovò a dover socchiudere gli occhi per sopportare la luce improvvisa. 

“Cavoli… devono essere dei malati dell’igiene.” 

Hailey corrugò leggermente la fronte, guardandosi intorno con attenzione mentre camminava a pochi passi dietro la donna, vestita anch’ella di bianco, che li aveva accolto fuori dall’edificio.

“Dici che l’Offshore è interamente così? Spero di no…” 

Alethea, che camminava accanto a lei, inarcò leggermente un sopracciglio scurissimo, mentre i suoi capelli neri entravano in netto contrasto con l’ambiente che circondava lei e il gruppo con cui era entrata. 

“Manca ancora l’ultimo gruppo, quindi dovrete aspettare qui prima di ascoltare il discorso… quando sarete tutti potrete entrare.” 

Quando la donna bionda si fermò, voltandosi per rivolgersi brevemente ai ragazzi e accennare alla grande porta a vetri alle sue spalle , Hailey dovette quasi inchiodare sul pavimento immacolato per evitare di scontrarsi con lei, accorgendosi di essere osservata da un considerevole numero di suoi coetanei, già presenti nell’ampio e spoglio ingresso. 


Le parole della donna vennero accolte con un silenzio quasi tombale, nessuno aprí bocca per replicare in qualunque modo e tutti si limitarono ad obbedire, fermandosi accanto ai ragazzi già presenti. 



“È tutto così incredibilmente tirato a lucido che mi sento quasi in colpa di entrare qui con queste scarpe.” 

Theodore, impegnati a guardarsi intorno con la fronte corrugata, si domandò se non corresse il rischio di finire eliminato solo per aver sporcato il pavimento immacolato mente accanto a lui Alastair sorrise, guardandolo con una punta di divertimento negli occhi scuri:

“Puoi sempre togliertele e entrare nell’ingresso in calzini.” 
“Davanti a Kubrick e al Consiglio dell’Offshore? Un modo come un altro per venire scartato in partenza immagino, grazie per il consiglio.” 

“Prego. Salve ragazzi.” 

L’ex Serpeverde rivolse un lieve cenno a due tra i ragazzi che erano appena arrivati nella struttura e che gli si erano avvicinato, ricevendo un lieve sorriso da parte di Kieran mentre Phoebus, accanto a lui, era impegnato a guardarsi intorno con una nota di smarrimento negli occhi scuri. 

“Ciao Al… Clark. Siete qui da molto?” 
“Meno di una decina di minuti.” 

Alastair si strinse nelle spalle con noncuranza mentre Theodore, al contrario, si voltò per lanciare un’occhiata che traboccava impazienza alle porte ancora chiuse, mentre accanto ai pannello di vetro un paio di tizi vestiti di bianco non facevano altro che parlottare tra loro, sicuramente a proposito degli stessi candidati e del Processo che stava per iniziare. 

L’idea di essere una specie di marionetta nelle mani altrui non gli piaceva neanche un po’, ma se era il prezzo per entrare nell’Offshore l’avrebbe comunque pagato, ne era certo. 


 “Speravo avremmo cominciato subito, non amo aspettare.” 
“Phoebus, so che muori dalla voglia di finire sotto giudizio, tra meno di due ore penso sarai accontentato… cosa credete che ci faranno fare, all’inizio?” 

“Spero niente di troppo doloroso o complicato… Ho sognato di trovarmi davanti un Dissennatore, ieri notte.” 

Kieran piegò le labbra in una smorfia, quasi rabbrividendo alla sola idea mentre, intorno a loro, il silenzio lasciava rapidamente il posto ad un leggero chiacchiericcio, mentre tutti i presenti confabulavano tra loro a proposito dell’imminente inizio del Processo. 


“Io ho sognato di peggio.” 
Il borbottio sommesso di Phoebus fece quasi scoppiare a ridere l’amico, che si trattenne dal chiedergli a voce alta se non avesse per caso sognato sua cugina in abito da sposa mentre anche l’ultimo gruppo faceva finalmente il suo ingresso nella struttura.

“Dico che l’Offshore è pulito come questo posto? Perché temo che in quel caso verrei depennata immediatamente!” 

Mairne si guardò intorno con gli occhi chiari sgranati, parlando con tono sinceramente preoccupato mentre accanto a lei invece Lilian sorrise, assestandole una gomitata incoraggiante:

“Sono sicura che te la caverai Mairne.” 
“Lo spero, sai che imbarazzo tornare a casa per non aver seguito la maniacale pulizia del luogo?” 

“Noah ti deriderebbe per sempre.” 
“Già… Ora… dove sono i vecchi bacucchi che ci devono giudica-“

La bionda non finí la frase, interrompendosi bruscamente quando Noah le rifilò un’energica gomitata all’altezza dello stomaco, suggerendole silenziosamente di stare zitta mentre Lilian reprimeva a fatica una risatina e il mago che li aveva accompagnati dentro si schiariva la voce, attirando così l’attenzione di tutti su di sé:

“Ora che siete tutti presenti potete entrare per ascoltare il discorso di apertura del Signor Kubrick… gradiremmo che vigilasse il più totale silenzio. E ora prego, seguitemi.” 


*


Fermo, in piedi davanti ad un microfono, le mani che stringevano la ringhiera mentre, qualche metro più in basso rispetto alla terrazza dove si trovava, centinaia di paia di occhi erano puntate dritte su di lui, sull’uomo che, ne erano sicuramente tutti consapevoli, sarebbe stato a dir poco determinante per il futuro di ognuno di loro. 

Benjamin esitò prima di iniziare a parlare, facendo vagare gli occhi chiari sui presenti, sui duecento ragazzi che aveva davanti, prima di avvicinarsi leggermente al microfono e iniziare, ripetendo a voce alta il suo discorso una volta per tutte:

5%. Solo il 5% di voi, tra meno di un mese, formerà il gruppo diretto all’Offshore. La società perfetta, dove non c’è ingiustizia, ognuno ha le stesse chance e il posto che merita.” 


Vediamo quanti di voi riusciranno a guadagnarselo 




Kay, gli occhi fissi sul “Direttore”, annuí impercettibilmente alle sue parole, osservandolo con attenzione e non potendo fare a meno di sperare silenziosamente di riuscire ad accaparrarselo, quel posto. 
Ma sarebbe davvero riuscito ad arrivarci, in quella ristrettissima percentuale, in mezzo a tutti quei ragazzi, molti più grandi e magari anche migliori di lui con la magia? 

Per qualche istante smise di prestare attenzione alle parole di Benjamin per guardarsi intorno. Era in piedi accanto a Jeremy, in mezzo agli altri candidati, che stavano ascoltando le parole di Kubrick senza fiatare. 
Quanti erano dentro quella stanza, disposti in file? Un numero che si aggirava intorno al 200, probabilmente… tutti con lo stesso obbiettivo. E se solo il 5% sarebbe arrivato fino in fondo, allora 190 dei presenti sarebbero tornati presto a casa. 
Nella parte che tutti morivano dalla voglia di lasciare per condurre una vita nettamente migliore.



Questo Processo viene fatto per un motivo, assicura che soltanto i migliori tra noi possano godersi i benefici della vita nell’Offshore.” 


Benefici a cui tutti i presenti ambiscono, anche se non sanno di preciso di cosa si parli. L’immaginazione viaggia e si aggrappano ad essa, finché possono, per avere qualcosa di ideologicamente perfetto a cui aspirare. 
Ambire a qualcosa è sempre meglio di non avere niente a cui aggrapparsi per immaginare una vita migliore di quella che si ha. 


Le labbra di Erza si inclinarono in un lievissimo sorriso, osservando l’uomo che stava parlando quasi con impazienza, come se morisse dalla voglia di cominciare. E in effetti era così, si era praticamente ritrovata a contare i giorni nelle settimane precedenti… aspettava quel momento da almeno due anni con trepidante impazienza, ma non aveva potuto prendere parte al Processo precedete perché ancora troppo giovane, non aveva ancora compiuto vent’anni. 
Ma ormai ne aveva ventuno… ventun anni passati in un angolo, ad immaginare e a sognare un mondo molto vicino ma che non conosceva, ventun anni passati ad ammirare le luci da lontano, chiedendosi che cosa ci fosse oltre quella barriera che li divideva. 

Forse, con un po’ di fortuna, stava per avere finalmente una risposta. Se solo i migliori riuscivano ad accedere nell’Offshore, aveva tutta l’intenzione di rientrare in quella cerchia. 


Spero che farete del vostro meglio e che vi fiderete di questo Processo, perché tutti questi anni di sacrificio siano valsi a qualcosa. Qui possono essere ricompensati.” 



Margaret inarcò leggermente un sopracciglio a quelle parole, evitando di commentare ad alta voce ma pensando comunque che era esattamente quello che sperava, come probabilmente tutti i presenti. Chi più chi meno, certo, ma erano tutti cresciuti, o almeno la maggior parte, in situazioni non del tutto semplici… cresciuti sognando qualcosa di migliore, aspettando quel momento con trepidazione, ascoltando avidamente i racconti di quei ragazzi che facevano ritorno dal Processo dopo aver fallito. 

Margaret aveva sentito molte storie sulle prove, talmente tante da non sapere più che cosa pensare. 
Ma di certo sapeva di voler avere, finalmente, una qualche soddisfazione da quel Processo. I suoi genitori non ci erano riusciti, i suoi fratelli nemmeno… forse per lei le cose sarebbero andate diversamente. 



E così, vi do il benvenuto nel Processo. Ricordate sempre: ciascuno di voi crea il proprio merito.” 



Un modo carino per dire che se facciamo qualcosa che non gli quadra ci sbattono fuori a calci? 


Asterope inarcò un sopracciglio, appuntandosi mentalmente di comportarsi in modo pressoché esemplare da quel momento in poi… o almeno, finché non avrebbe capito come andavano le cose lì dentro. Si presumeva che in quell’edificio non sarebbero stati giudicati per come si chiamavano o per il loro rendimento scolastico, ma solo per le azioni compiute all’interno di quelle quattro mura, per il risultato delle prove. Anche se nessuno di loro poteva sapere come venivano mossi i fili di quell’organizzazione, ovviamente. 

“Dici che è vero o è solo il solito discorso su quanto siano democratici, giusti e corretti?” 
“Non saprei… spero per la prima: i migliori restano, chi non se lo merita va a casa. Sarebbe corretto così.” 

Erza si strinse nelle spalle e Asterope annuì, continuando a tenere gli occhi scuri fissi su Benjamin mentre questi concludeva il discorso di apertura:


Qualunque cosa accada, lo meritate.” 



Jeremy si unì pigramente all’applauso che aveva coinvolto tutti i candidati più i collaboratori di Kubrick quando il mago mise fine al suo discorso, guardandolo rivolgere un cenno al suo “pubblico” prima di parlare nuovamente:

“Il vostro percorso inizia ora, ma prima di sottoporvi alla prima esaminazione dovrete dividervi nei gruppi in cui siete arrivati e sistemarvi in file per la registrazione e la pesa delle bacchette… e prima ancora, vi saranno dati dei vestiti e mostrato dove cambiarvi. Buona fortuna, candidati.” 


“Ah, ecco.”  Al sentire il mormorio di una voce decisamente nota Jeremy si voltò, ritrovandosi così a guardare un suo ex compagno di Casa, Theodore Clark, in piedi a pochi metri da lui accanto ad un paio di ragazzi che non ricordava dai tempi della scuola, di certo erano più grandi di lui. 

“Mi suonava strano che ci facessero girare qui dentro vestiti così.” 
“Parli come se fossimo degli appestati, Theo…” 

“Non dico questo Kier, dico che ai loro occhi molto probabilmente lo siamo. Ciao Jeremy, non ti avevo visto.” 
“Ciao Theo… allegro e ottimista come sempre.” 

Il Corvonero si strinse nelle spalle, rivolgendo un mezzo sorriso all’ex compagno di scuola senza dire nulla prima di seguire Alastair e il fiume di ragazzi che stavano uscendo dalla stanza per andare a cambiarsi, alcuni appartenente perplessi da quella scelta.


“Spero solo che i vestiti non siano bianchissimi, mi sembrerebbe di stare in ospedale!” 
“Allora andiamo a vedere quel che passa al convento, Kay…” 

Jeremy rivolse un cenno all’amico, suggerendogli di muoversi mentre il biondo sorrideva, continuando a muoversi con evidente impazienza:

“Tu non sei in fibrillazione, Jerry?” 
“Sono curioso, sì, ma a differenza tua non lo dimostro come un bambino di 8 anni… rilassati, Kap.” 

“Ci proverò.” 

Kay sorrise all’amico, appartenente poco preoccupato per le prove imminenti quanto più molto curioso e impaziente, prendendo il Corvonero sottobraccio per trascinarlo con sé, seguendo la massa fuori dalla stanza. 


*


Hailey sbuffò leggermente mentre continuava a strofinarsi distrattamente una mano sul braccio sinistro, lasciato nudo dalla maglietta a maniche corte che lei e tutti gli altri indossavano. Non li avevano fatti vestire di bianco, quindi almeno riuscivano a distinguersi dai maghi che lavoravano come esaminatori, ma il fatto che fossero tutti vestiti di un tenue grigio non aveva entusiasmato nessuno, aumentando la sensazione collettiva di essere, in un certo senso, chiusi in una trappola. 

Ma la Corvonero cercava di rincuorarsi pensando che, se le cose fossero andate bene, non avrebbe più rivisto quei vestiti perché, alla fine del percorso, avrebbe indossato a sua volta dei vestiti interamente bianchi. Segno che era riuscita ad entrare a far parte di quella ristretta cerchia di persone. 

“Perché ci mettono tanto? Devono solo esaminare le bacchette!” 
“Hai fretta, Hailey?” 
“No, vorrei solo cominciare sul serio, l’attesa mi sta uccidendo.” 

Alethea rivolse un piccolo sorriso comprensivo all’ex compagna di Casa, che si alzò in punta di piedi per cercare di vedere la ragazza dalla carnagione chiara e i capelli scuri in piedi davanti al banco dell’esaminatrice, che stava annotando le proprietà della bacchetta della ragazza su un rotolo di pergamena dopo averla “registrata”.


“11 pollici, flessibile, nucleo di crine di unicorno… legno di biancospino. Corretto… Nymphea?” 

La Tassorosso annuì, rivolgendo un sorriso cortese alla donna che aveva pronunciato il suo nome con una nota d’incertezza nel tono di voce, come se si stesse chiedendo se non avesse letto male. 

“Sì, corretto. Posso andare?” 
“Sì, direi che è tutto in regola. Devi solo farti prelevare del sangue, poi aspetta nell’altra stanza.” 

“Grazie.” 
Nymphea riprese la bacchetta in mano per poi superare il tavolo, dirigendosi verso la strega che teneva gli occhi fissi su lei, le mani guantate e una siringa già in mano, in piedi a pochi metri di distanza. 


Un ago di una lunghezza non indifferente. 
La Tassorosso accennò una smorfia ma poi si disse di non pensarci, avvicinandosi alla strega e dicendosi che no, non sarebbe stato un aghetto a spaventarla. 
Di sicuro aveva prove ben peggiori ad aspettarla. 




“Faggio, nucleo di corda di cuore di drago… flessibile e 13 pollici e mezzo.” 
“Esattamente. Devo farmi prelevare del sangue?” 

“Sì, poi dovrete aspettare oltre il muro che tutti abbiano finito la procedura.” 

Zavannah annuì distrattamente, riprendendo possesso della sua bacchetta per poi dirigersi verso una delle donne che stava perforando il braccio di tutti i candidati.
La bionda finì col sedersi proprio accanto a quella che riconobbe subito come una sua ex compagna di scuola, anche se di un anno più giovane, che le sorrise debolmente:

“Ciao Zavannah.” 
“Ciao Nym… come stai?” 

“Starei meglio senza un ago nel braccio, ma me la cavo.” 
“Poteva andarci peggio, immagino.” 

Zavannah accennò un sorriso, stringendosi nelle spalle con noncuranza mentre porgeva il braccio lasciato scoperto dalla maglietta alla donna che aveva accanto.

“Già… chissà in cosa consisterà la prima “esaminazione”. Pensi sarà qualcosa di pratico o di più “teorico”?” 
“Non lo so, so solo che siamo in tanti… e vogliono arrivare ad una decina, quindi penso che faranno di tutto per scremarci in fretta. In genere ci sono diverse prove che nemmeno riguardano l’uso della magia, forse la prima sarà così.” 

La bionda fece spallucce mentre stringeva leggermente la presa sul bordo della sedia dov’era seduta, cercando di ignorare il fastidioso bruciore che sentiva all’altezza della spalla sinistra mentre Nymphea invece si alzava, visibilmente sollevata di aver finito:

“Immagino che lo scopriremo presto. Buona fortuna, in ogni caso!” 
“Grazie. Anche a te.” 

Zavannah rivolse un lieve sorriso all’ex compagna di Casa, che ricambiò prima di girare sui tacchi e andarsene, cedendo così il posto a Berenice mentre la bionda la seguiva con lo sguardo: non la vedeva da qualche anno, ma l’aveva comunque riconosciuta subito… Nymphea McLyon era sempre stata, da quel che ricordava, piuttosto gentile e cortese con chiunque le si avvicinasse. Sarebbe stato un vero peccato vederla andare via in fretta.


*


“Ti prego, dimmi che anche tu ti senti molto stupido vestito così.” 
“In effetti mi sento una specie di carcerato…” 

Noah annuì distrattamente mentre Milo, seduto accanto a lui, si sfiorava il braccio con le dita, cercando di ignorare il bruciore che sentiva ancora:

“È normale che dia ancora fastidio? … non pensi che ci abbiano iniettato qualcosa di strano, vero?” 
“Non essere così drastico, Dwight, siamo qui da meno di un’ora!” 

“Beh, non si sa mai… c’è Mairne.” 

Il Grifondoro accennò alla bionda, che si stava effettivamente avvicinando a lui e all’amico con un sorriso stampato sul volto, apparentemente di ottimo umore:

“Eccovi qui. Non amo particolarmente gli aghi in realtà, spero non ci siano altri prelievi da fare, in futuro.” 
“Io invece ho come la sensazione che sia la prova più semplice che dovremmo affrontare qui dentro, Mairne.” 

Noah inarcò un sopracciglio, parlando con tono incerto mentre invece la bionda sbuffava, sedendo sulle sue ginocchia:

“Il solito ottimista. Pensa positivo Noah, o mi metterai in agitazione! Il grigio non ti dona molto però, devo dirtelo.” 

“Questo colore non sta bene a nessuno.” 
“Non ti offendere, sono solo sincera.” 

Mairne sorrise all’amico, che roteò gli occhi mentre accanto a lui invece Milo sorrideva con aria divertita, evitando di chiedere alla bionda perché, invece che sulla sedia vuota accanto a lui, fosse andata a sedersi proprio sulle ginocchia di Noah. Molto probabilmente solo per disturbarlo almeno un po’. 


“Perché fate queste facce? Parlare con voi è un supplizio oggi, credo che andrò a conversare con Lily, sicuramente sarà più stimolante piuttosto che avere a che fare con i vostri musi lunghi. Sembra che siate diretti al patibolo!” 

“Tengo a ricordarti che non abbiamo idea di quello che ci aspetta, ergo non sappiamo cosa pensare.” 
Noah si strinse nelle spalle e questa volta il turno di alzare gli occhi al cielo fu della ragazza, che borbottò qualcosa su quanto fossero pessimisti prima di scivolare dalle gambe del ragazzo, trotterellando poi verso Lilian e sedersi accanto alla Grifondoro.

“Posso chiederti perché siete così tanto amici? Siete molto diversi, in effetti.” 
“Oh, è semplice Milo: un bel giorno ci siamo conosciuti, sul treno per andare ad Hogwarts, lei ha attaccato bottone e dopo un’ora di viaggio Mairne Connelly aveva deciso che ero diventato il suo migliore amico.” 

“Giusto. E tu chi sei per contestare tale decisione?” 
“Nessuno, immagino.” 


*


Dopo aver sottoposto la sua bacchetta alla Pesa e essersi fatta prelevare del sangue Louella raggiunse Margaret nella “sala d’attesa”, prendendo posto accanto a lei e abbozzando un sorriso nel trovarla in silenzio e con un’espressione quasi cupa dipinta sul volto mentre teneva gli occhi fissi su un punto indefinito del pavimento:

“Nervosa, Meg?” 
“Come penso sia giusto che sia… Sarebbe strano il contrario, non pensi?” 

“Forse sì, ma noi temerarie Grifondoro non possiamo farci spaventare da qualche test… o almeno, mi piace pensarla così.” 

Louella si strinse nelle spalle e Margaret sorrise appena, non riuscendo a non invidiarla almeno un po’: a differenza di molti tra i presenti lei era nata e cresciuta in una famiglia considerevolmente agiata per gli standard a cui erano abituati. Sicuramente anche lei voleva vivere nell’Offshore, ma se avesse dovuto tornare a casa non le sarebbe nemmeno andata tanto male… meglio rispetto a molti tra gli altri candidati, per lo meno. 

E lei aveva, comunque, una famiglia da cui poter tornare, una famiglia affettuosa e che l’amava. E Margaret lo sapeva, non tutti tra i compagni/avversari potevano avere la sua stessa fortuna. 


Le due rimasero in silenzio per qualche minuto – cosa abbastanza inusuale, probabilmente dettata dal nervosismo a cui erano entrambe sottoposte – finché una voce non giunse alle loro orecchie e a quelle di tutti i loro compagni, calamitando subito su di sé l’attenzione di tutti i ragazzi:

“Candidati? Qui abbiamo finito… potete spostarvi al piano di sopra, sempre divisi in gruppi, per i colloqui.” 








……………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Buonasera! 
Chiedo scusa per il ritardo, avrei voluto pubblicare il capitolo già un paio di giorni fa, ma nel weekend alla fine non sono proprio riuscita a scrivere. 
In ogni caso eccomi qui, ovviamente in questo capitolo non ho eliminato nessuno, ma è altamente probabile che le cose cambino già dal prossimo capitolo… vi ho avvisate. 

A presto, 
Signorina Granger 

   
 
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