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Autore: LordPando    14/10/2017    0 recensioni
Sei ragazzi, in un pomeriggio poco assolato, decidono di fuggire dalla scuola... e fin qui, tutto quasi normale.
Ma quella scuola è il Castello, isola centrale delle Terre Del Cielo, e il mondo è più a spero di quanto ci si aspetti. Perché se il piano è salire su un vascello mercantile, le cose si stravolgeranno e loro si troveranno costretti a diventare assassini per difendere le proprie vite.
Nel frattempo due cacciatrici cercano vendetta...
Un barone cerca una via di fuga dalla nobiltà...
Un Re cerca il proprio figlio morto...
E "se in un racconto appare una pistola, prima o poi dovrà sparare".
-cit.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’Esagono viene creato

 Il sole, come di consueto dopo le lezioni, stava per iniziare a tramontare e gettava la sua luce sulla sala, dalla quale si alzava un chiacchiericcio impossibile da capire.

 I nostri eroi sedevano sotto una fontana di pietra in una piazzola gremita da studenti e professori senza fare nulla di preciso, o almeno così era in apparenza. Se si fosse seguiti uno dei quindici raggi del sole delle Terre del Cielo, fino a quell’anonima fontana, si sarebbe visto che uno dei ragazzi mostrava agli altri una sorta di documento. Se si fosse continuata a seguire una diramazione leggera del raggio, si sarebbe notato che quel ragazzo era Nhon e la sua grafia alta e stretta marcava quel foglio. Se, per finire, si fosse seguito uno degli infiniti fili di luce fino ad udire quello che i sei stavano dicendo, si sarebbero visti sei amici firmare una sorta di patto. Più che un patto un codice, una serie di regole decise il giorno prima da uno di loro.

 E fin qui, tutto quasi normale. A differenza di quel che successe dopo…

 Nessuno taceva. Nonostante il momento fosse stato scelto con cura da Karl e Nhon e tutti avessero deciso di ascoltare quest’ultimo continuavano a parlare. «Signorine e signorini! Dato che mi avete fatto perdere quasi una giornata del mio tempo preziosissimo per scrivere questa roba» e agitò il foglio nell’aria «Dovreste almeno ascoltarmi!»

 Quelle parole ottennero l’effetto desiderato. Gli altri cinque si girarono e fissarono il ragazzo, che si schiarì la gola e cominciò a leggere.

 

Noi siamo l’Esagono. Nome decisamente azzeccato, e comunque anche se non lo fosse sono sicuro che non riuscirete a pensare di meglio. Quindi… ognuno di noi rappresenta una delle punte e siccome l’esagono è regolare -mi sarebbe dispiaciuto fare qualcosa di asimmetrico- ognuno di noi avrà pari importanza. Tranne me… voglio dire, io sono il capo! Prima che iniziate a lamentarvi sappiate che scherzavo. Okay? Immagino la faccia di Karl mentre sente tutto questo… ma non preoccupatevi. Scherzavo. Siamo un gruppo anarchico. E ora, un paio di regole!

  1. L’Esagono e composto da questi membri: Dora Brinami, Serae Cut, Maila Lassen, Karl Saiken, Vadenwu (detto Kalneby) Ihannes e Nhon Assaletj, e questi o i loro figli saranno, nei secoli dei secoli.
  2. Nulla separi l’Esagono: i litigi o la vecchiaia passeranno, ma la morte dell’esagono non arriverà con la morte dei suoi componenti.
  3. In caso di reclami sul regolamento o altro (comportamento scorretto di membri, non rispetto delle regole eccetera) rivolgersi a Nhon (che poi sarei io ma fa niente).
  4. Eventuali tentativi di abbandono dell’Esagono saranno severamente puniti. So che potrebbe sembrare fascista ma non è così. Credo. Ehi, mi avete dato solo un giorno per scrivere questa roba!

 

Questo, quello che vi era scritto sul foglio. Nhon lo aveva appena finito di declamare con un sorrisino soddisfatto all’angolo della bocca. Sapevano tutti che non era necessario un contratto per simboleggiare la loro amicizia, ma… erano l’Esagono! Ogni organizzazione che si rispetti ha un codice, nessuna esclusa! E quindi Nhon era stato incaricato di scrivere il tutto nella sua orrenda calligrafia e presentarlo, per il giorno dopo.

 «E allora? Che ne pensate?» Chiese.

 Ci fu un momento di silenzio interrotto da Dora. «Piuttosto bene.» affermò. Poi, uno dopo l’altro, tutti cominciarono a esprimere i propri pareri mentre cercavano una penna. Quella nuova invenzione delle penne a sfera al posto delle piume di mallòk era a dir poco geniale. Mano a mano, uno dopo l’altro, tutti apposero la firma sul foglio mentre lo spazio bianco lentamente scompariva coperto dalle scritte.

 Non ci furono ulteriori commenti -non che se ne aspettasse nessuno, l’intera faccenda era una pura formalità- e quindi decisero di dirigersi nella stanza di uno dei ragazzi per finire i compiti pomeridiani.

 «Potrei proporre di evitare camera mia, da quando il mio coinquilino è stato espulso… diciamo che è una Camera Nhon.» Camera Nhon. Avevano inventanti quel termine quando avevano per la prima volta la sua metà della stanza 42. Ogni volta qualcos’altro ornava il pavimento, che fossero libri o quaderni o penne o elementi della sua attrezzatura da schermidore. Da allora, ogni volta che il ragazzo descriveva la sua camera -o metà di camera, quando riuscivano ad affibiargli un coinquilino- come Camera Nhon, tutti se ne tenevano alla larga. “A me il disordine piace!” soleva dire. “Nulla in contrario” era la risposta “ma tienici fuori”. L’ultimo coinquilino di Nhon si era arreso e aveva cominciato ad ordinare anche le cose dall’altro per far avere alla camera un aspetto più decente, ma dopo tre mesi era quasi impazzito e si era lamentato con il corpo docenti. E così la Camera Nhon era tornata a colpire.

 «In camera mia» cominciò Maila «Anija si sta truccando.» Anija… quando è che la coinquilina di Maila si sarebbe resa conto di essere brutta anche con i chili di trucco che metteva? Comunque, occupava tutta la stanza con i suoi esperimenti estetici e per questo cacche camera di Maila era inagibile.

 «A me hanno assegnato la camera piccola e lo sapete…» La solita sfortuna. La stanza di Karl -115- era la più piccola di tutto il Castello e la occupavano in due. Da quando glie l’avevano assegnata il ragazzo non faceva che lamentarsi con tutti per la cosa.

 Rimanevano Kalneby, Dora e Serae. «Camera mia è… non lo so.voglio inventare una scusa ma non ce ne sono. Aspettate! Ce l’ho! L’ultimo gruppo di pobnoi da allevamento mi hanno… quasi invaso la stanza. Ecco, sì, questo.» Tutti lo guardarono infuriati.

 «Camera tua è perfetta! Stai zitto!» Cominciò Serae.

 «No, davvero, lo giuro, i pobnoi sono dappertutto! La loro presenza invade vestiti e cassetti, letti e divanetti… nulla sfugge alla loro ira funesta e…»

 «Taglia corto. Dora, tu invece? Che scusa vorresti affibbiarci?» lo interruppe Nhon.

 La ragazza sospirò. «Nulla. Camera mia va bene.»

 Karl sorrise. «Allora siamo d’accordo! Tutti da Dora!» disse, un po’ troppo ad alta voce e procurandosi quindi uno scappellotto da quest’ultima.

 Qualche minuto dopo, erano tutti nella camera della ragazza, libri aperti e penne alle mani. Ovviamente, lo studio non avrebbe retto cinque minuti, ma nonostante questo non si può dire che non fossero in buona fede. Con un pizzico di esibizionismo Karl lanciò il suo volume e lo riprese al volo, aprendolo alla pagina giusta, con un piccolo applauso generale e disappunto di Nhon che stava per essere colpito dal libro. Il ragazzo infilò quattro dita nella pancia di Karl che, molto più alto di lui, lo colpì dietro la testa.

 Dopo quel piccolo inconveniente gli altri scelsero la pagina in maniera più normale e cominciarono a leggere. Per “storia degli antenati” avrebbero dovuto sapere praticamente tutto sulla genealogia dei Giròn, famiglia altolocata il cui attuale erede ere il Barone  Mezzanotte. La cosa era decisamente difficile con i commenti di Kalneby che di tanto in tanto declamava il suo disappunto verso quella nobile famiglia.

 «Ma vi rendete conto? Quelli non sono nemmeno andati qui al Castello… magari avessimo avuto noi qualche professore a casa!»

 «Errore, signorino.» Affermò Serae stizzita. «Non ci saremmo incontrati e adesso il tuo professore privato ti starebbe bacchettando le dita perché pronunci Gìron e non Giròn, dunque studia e taci, che per domani abbiamo da portare il compito!»

 «Io resto dell’idea che del Castello si possa fare a meno. Anzi…» Rispose lui. «Penso che se potessi me ne andrai anche ora.»

 «E faresti un favore a tutti noi!» Gridò Karl.

 «Parla più piano, idiota!» disse Maila. «Siamo in camera di Dora, non nella mensa!»

 Per evitare una spiacevole discussione fra i due, Kalneby si intromise. «Non stavo scherzando, in realtà. Potrebbe essere interessante! Pensateci: ci sono milioni di modi per andarcene, e siamo abbastanza intelligenti da pensarne uno nuovo. O almeno…» E qui scoccò un’occhiata malevola a Maila «quelli di noi che non lo sono, che restino a terra! Perché non provarci?»

 Con un cenno d’assenso Nhon disse «Magari su una nave mercantile… Datemi mezz’ora!» Quei due erano così. Idea, mezz’ora o poco più, e avevano il piano. Questo era l'inizio di quella che sarebbe stata un'avventura che avrebbe sconvolto le loro vite.

SPAZIO AUTORE
E di nuovo buongiorno a tutti amici e amiche di EFP! Come va, come state? Io sto benissimo anche se mi annoio un po'. Gli editing non sono di certo la parte più divertente dello scrivere. Ma comunque... ciancio alle bande! Dovremmo parlare del capitolo, un alro dei capitolo introduttivi! Vi ricordo che questi sono capitoli già scritti che sto semplicemente revisionando prima di pubblicare. Quando si tratterà di scrivere davvero dovrete aspettare un po' più di tempo... ma per ora va bene così. Siete contenti?
*fieno rotola* EHI! *Nessuno lo caga*
Comunque nel caso volesete lasciare un commentino sarebbe verament gradito. In più, un piccolo grazie a hola1994 che ha inserito la storia fra le seguite. Grazie.

   
 
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