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Autore: esserre93    16/10/2017    0 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Era una delle tipiche giornate di pioggia a Seattle. Amelia era nel salotto di quella che ormai era diventata la sua casa e Arizona era alle sue spalle che le cingeva la vita; guardavano fuori dalla finestra la pioggia che cadeva incessante ormai da più di un’ora; le auto sfrecciavano davanti la loro casa come se ci fosse una tranquilla giornata di sole, mentre Amelia non riusciva ancora ad abituarsi a quel clima. A Los Angeles era sempre caldo, la casa che divideva con Addison era sulla spiaggia e assistere ad un temperale di quella portata era raro. Quel clima non si addiceva affatto al suo carattere. Nella casa regnava il silenzio da circa dieci minuti; potevano sentirsi solo le gocce di pioggia che battevano contro i vetri delle finestre e le pozzanghere che venivano a contatto con gli pneumatici delle auto.
- Sei malinconica – Arizona decise di rompere quel silenzio, era riuscita a decifrare i pensieri della sua compagna.
- Un po’, non riesco ad abituarmi a queste giornate cupe, anche se mi piace moltissimo stare qui con te
- Anche per me è stato difficile all’inizio, ma poi ti abitui
La conversazione venne interrotta dal suono del telefono di Arizona, che, sfilando le braccia dalla vita di Amelia, corse a rispondere alla chiamata. La mora assistette alla conversazione da lontano; dai movimenti del corpo della bionda, riuscì a capire che fosse successo qualcosa.
- Mi dispiace, devo correre in ospedale
- Ma è domenica
- Lo so, ma ci sono problemi con un paziente, devo andare
- Chiama un taxi, non voglio che guidi con questo tempo
- Dai, sono abituata
- Fa come ti dico, per favore
- Ok, puoi chiamarlo tu? Intanto vado a cambiarmi
Amelia acconsentì alla richiesta di Arizona e iniziò a digitare il numero  sul suo telefono. Non aveva nessuna voglia di lasciar andare Arizona, ma doveva. Qualche minuto dopo la bionda era pronta e il taxi era per strada ad aspettarla
- Mi chiami quando arrivi?
- Amore, ma che ti prende? Non è la prima volta che vado in ospedale senza di te
- Lo so, ma voglio stare tranquilla
- Va bene, non appena arrivo ti chiamo
Arizona lasciò un bacio delicato sulle labbra della mora e uscì di casa. Una volta sola, Amelia si stese sul divano e iniziò a fare zapping con il telecomando. Quella che era iniziata come una semplice giornata cupa, era diventata una giornata cupa e solitaria. Senza rendersene conto, crollò in un sonno profondo.
Si svegliò circa un’ora dopo. Guardò fuori dalla finestra: ancora pioveva. Prese il telefono che aveva accanto, sicura di trovare la telefonata di Arizona, ma non appena accese lo schermo, questo non segnò nessuna nuova notifica. Decise così di chiamarla.
Quando alle prime tre chiamate non ricevette nessuna risposta, decise di chiamare Meredith. Non sapeva se stesse in ospedale, ma non sapeva chi altro chiamare.
- Ciao Amelia
- Ehi Mer, sei in ospedale?
- No, sono a casa, perché?
- Hanno chiamato Arizona per un’emergenza; è partita più di un’ora fa, ma ancora non mi ha avvisata di essere arrivata ed è brutto tempo
- Stai tranquilla, vedrai che si è solo dimenticata
- Ho provato a chiamarla, non risponde
- Lo hai detto tu: aveva un’emergenza
- Lo so, ma non riesco a stare tranquilla
- Prova a chiamare in ospedale
- Va bene
- Fammi sapere qualcosa
Amelia chiuse la comunicazione e con mani tremanti digitò il numero dell’ospedale
- Grey Sloan
- April, sei tu? Sono Amelia
- Amelia, perché chiami in pronto soccorso?
- Arizona è lì? Ha ricevuto una chiamata per un’emergenza
- No, ma non l’abbiamo chiamata noi, probabilmente sarà successo qualcosa in reparto
- Dannazione, puoi controllare per piacere? 
- Ma cosa è successo?
- Doveva avvisarmi del suo arrivo in ospedale, ma ancora non mi ha chiamata e sono preoccupata
- Va bene, cerca di stare tranquilla, ti farò sapere tra poco
Non appena April chiuse la chiamata, Amelia iniziò a vagare per la casa; aveva un brutto presentimento e man mano che passavano i minuti quel presentimento diventava paura. E se le fosse accaduto qualcosa? Se avesse avuto un incidente? Il cuore iniziò a martellarle nel petto, iniziò a sudare freddo e le mani continuarono a tremare senza sosta. La mora si diresse verso la cucina, dove riempì un bicchiere di acqua fresca. Non appena le sue labbra si bagnarono, il suo telefono iniziò a squillare di nuovo: era April
- Amelia, Arizona è su in ortopedia
- Sicura? L’hai vista? Sta bene?
- Certo, me lo ha detto l’infermeria: è con Callie ed un paziente
- Io la uccido
- Dai, si è solo dimenticata 
- Grazie April, non dirle nulla
- Va bene, buona giornata
- Anche a te
Amelia chiuse la comunicazione e dopo aver avvisato Meredith, sospirando profondamente si lanciò sul divano. Arizona si era dimenticata di chiamarla, mentre lei stava morendo di paura, in più era con Callie. Nonostante sapesse che fosse solo per lavoro, non poteva evitare di esserne gelosa.Guardò l’orologio: era arrivata ora di cena, ma non aveva nessuna intenzione di mangiare. Non sapeva quanto ci avrebbe messo Arizona in ospedale, così decise di guardare un film, di quelli che ti fanno versare cascate di lacrime. Era la giornata perfetta per deprimersi più di quanto già non lo fosse.
Lo schermo della tv stava mostrando i titoli di coda quando Arizona rincasò. Amelia non si mosse dalla sua pozione nonostante avesse sentito le chiavi nella toppa. Non si mosse, perché se avesse guardato Arizona, in quel momento sarebbe stata capace di dire cose di cui si sarebbe pentita amaramente.
- Amore, sono tornata
- Ti ho sentita
Il profumo di Arizona invase l’intera stanza e Amelia dovette lottare contro se stessa per non avvicinarsi a lei e baciarla. 
- Che ti prende? – la bionda si sedette sul divano accanto a lei e le si avvicinò per darle un bacio. Amelia però si spostò – Cosa ho fatto?
- Dimmelo tu – Amelia si alzò dal divano e si diresse verso la cucina. Non aveva né sete, né fame, ma doveva allontanarsi da Arizona
- Non capisco – la bionda la seguì e afferrandola per un braccio la fece voltare verso di lei
- Non capisci? Cosa avresti dovuto fare una volta arrivata in ospedale? Eh? Ho passato i minuti più brutti della mia vita, credevo ti fosse successo qualcosa
Le lacrime minacciarono di uscire, ma Amelia cercò di reprimerle, nonostante fosse quasi impossibile.
Sul viso di Arizona si dipinse un’espressione di colpevolezza, cosa che fece infuriare maggiormente la mora.
- Cavolo, l’ho dimenticato
- Lo so, ho chiamato in pronto soccorso e April mi ha detto che stavi con Callie
- Non credo ti abbia detto così, perché ero con Callie ed un paziente, non mi stavo divertendo
- Ci mancherebbe
- Mi dispiace, ok? Ma era una cosa grave e ho dimenticato di avvisarti
- Lo capisci che io sono entrata nel panico? Se non avevi intenzione di avvisarmi avresti dovuto dirmelo quando sei uscita di qua. Non posso sempre entrare nella tua testa
Arizona cercò di avvicinarsi di nuovo ad Amelia, ma questa si allontanò
- Non toccarmi
- Stai esagerando – la bionda si avvicinò di nuovo ad Amelia, che però iniziò a tirarle pugni sul petto e sulla schiena, liberando la paura e la rabbia di quelle ultime ore
- Ho avuto paura! Tu eri con Callie, mentre io ero qui a morire
Arizona aumentò la stretta su Amelia, che finalmente smise di divincolarsi, assecondando il gesto
- Mi dispiace, non pensavo potessi stare così. Non accadrà più. Non so che altro dire
- Se ti dovesse succedere qualcosa ne morirei
- Odio farti stare male – Arizona iniziò a baciare Amelia sulle labbra. La mora rispose con avidità a quel gesto: aveva bisogno di quel contatto, aveva bisogno di quella certezza, aveva bisogno di essere sicura che Arizona stesse realmente lì con lei. Quello che era cominciato come un bacio, si trasformò in altro. Le due donne si ritrovarono a far l’amore, si ritrovarono a spogliarsi l’un l’altra, si ritrovarono a dimostrarsi quanto amore provassero.
- Non farmi più una cosa del genere – circa un’ora dopo, Arizona e Amelia erano distese sul tappeto del salotto. Arizona aveva la testa sul petto di Amelia, che giocava con le ciocche dei capelli della bionda.
- Mi dispiace davvero, ma ciò che è successo in ospedale è abbastanza grave ed ero preoccupata, in realtà lo sono ancora. Non so come andrà a finire
- Cos’è successo?
- I parenti di un paziente di Callie hanno sporto denuncia nei suoi confronti. Secondo loro ha commesso un errore durante un semplice intervento 
- Lei come sta?
- Male, non è la prima volta che capita
- Ma ha davvero commesso un errore, oppure i parenti non riescono ad accettarlo?
- Callie mi ha giurato di aver fatto tutto bene, ma sono sorte delle complicanze e il paziente è andato in arresto cardiaco
- Chi c’era con lei?
- La Edwards
- Le hai parlato?
- Si, ha confermato ciò che mi ha detto Callie
- Quindi non dovrà preoccuparsi e neanche tu, vedrai che andrà tutto bene. Quando andrà davanti alla commissione disciplinare?
- Domani, nel pomeriggio
- Mi dispiace, non ci voleva proprio
- Per niente. Ti dispiace andare a prendere Sofia domani? Non so che ora si farà per me e Callie
- Ci penso io. Posso portarla qui?
- Certo, dove altrimenti?
- Non so, pensavo che Callie volesse portarla da Meredith
- Tranquilla, può venire con te
Amelia ne fu felice. Era molto che lei e Sofia non trascorrevano del tempo solo loro due e le mancava. Quando era da Meredith riusciva a vederla spesso; Callie e sua cognata dopo il lavoro si incontravano e i bambini giocavano insieme, ma da quando lei e Arizona avevano iniziato a convivere, Sofia era venuta di rado. Callie ancora non aveva accettato la loro decisione di sposarsi ed era venuta meno alla parola data ad Arizona riguardo sua figlia. Amelia sapeva che Arizona ne soffriva molto e solo in quel momento capì quanto potesse essere difficile per lei starle accanto, soprattutto in un momento delicato come questo.
- Sono stata una stupida
- Perché?
- Ho pensato solo alla mia gelosia nei confronti di Callie, invece di pensare a quanto possa essere difficile per te starle accanto e difenderla a spada tratta
- È vero, non è facile, ma avevi le tue buone ragioni. Dovrei darti delle certezze, invece ti riempio di dubbi
- Non è così, io sto benissimo con te, dobbiamo venirci solo incontro

Il giorno dopo, Amelia e Arizona si recarono in ospedale separatamente. Per Arizona stava per iniziare una delle giornate più impegnative da quando era diventata il capo di chirurgia, mentre Amelia sperò che filasse tutto liscio. Alla fine del turno avrebbe preso Sofia a scuola e avrebbero trascorso una bella serata insieme.
Il suono del suo cellulare la distolse dai pensieri di quel momento e salutando Arizona con un bacio sulle labbra, si diresse vero il pronto soccorso.
Il 911 dal pronto soccorso si trasformò in codice rosso e Amelia dovette prepararsi per intervenire chirurgicamente. L’uomo era arrivato in pronto soccorso dopo una violenta caduta dal tetto della sua abitazione. Aveva riportato un trauma cranico vasto con conseguente ematoma sub-durale. Sarebbe stato difficile intervenire, ma Amelia ce l’avrebbe messa tutta.
- Dannazione! Dannazione!
- Dott.ssa Shepherd, sta erniando 
- Grazie Wilson, lo sto vedendo
- E perché non fa nulla?
- È troppo tardi
- Non è mai troppo tardi, lo dice sempre lei 
- Questa volta è così, controlla le pupille 
La Wilson fece come le aveva chiesto Amelia
- Non reattive
- Appunto
- Cavolo
- Wilson, che hai oggi? Siamo in un ospedale, le persone muoiono purtroppo
- Mi scusi Dott.ssa è che la neurochirurgia non fa per me
- Come mai?
- Il cuore batte ancora, come fai ad accertare la morte di un paziente se il suo cuore batte?
- Lo so, la morte celebrarle è difficile da accettare, ma è il nostro lavoro. Il cervello è uno degli organi più complessi e dobbiamo accettare che da un momento all’altro possa non funzionare più, nonostante il cuore continui a battere
- Non sono abbastanza forte per questo
- Sarei forte per qualcos’altro, Wilson, ne sono sicura
Amelia uscì dalla sala operatoria e iniziò con il giro di visite. Non si aspettava un discorso di quel genere dalla Wilson, ma dovette darle ragione. Accertare la morte celebrale era una cosa tremenda, soprattutto per i famigliari.
- Dott.ssa Shepherd
- Buongiorno campione, come stai oggi?
Amelia era appena entrata nella stanza dell’unico paziente pediatrico di cui si era occupata in quel periodo. Stephan aveva 11 anni, era una forza della natura, ma la vita aveva deciso di metterlo di fronte ad uno ostacolo più grande di lui. Amelia lo aveva operato più di una volta senza ottenere i risultati sperati. Aveva studiato a fondo il suo caso, ma non si era mai vista una cosa del genere prima d’ora. Amelia aveva deciso di tenerlo sotto osservazione ancora per qualche giorno, prima di dimetterlo definitivamente. Odiava gettare la spugna, ma non aveva altra scelta
- Sono un po’ stanco
- Lo so, ma tra qualche giorno potrai tornare a casa 
- Sono guarito? 
- No piccolo, mi dispiace
- Avevi detto che avresti fatto di tutto
- Lo so
- Me lo avevi promesso!
Amelia si avvicinò al bambino e sedendosi sul suo letto, lo prese tra le sue braccia e lo strinse a sé. Il bambino iniziò a piangere e ad Amelia si spezzò il cuore. In quel momento promise a se stessa che non avrebbe ancora mollato la presa.
Il suo telefono iniziò a squillare e dovette allontanarsi.
-Passo più tardi e parliamo
Amelia uscì dalla stanza e si recò nel luogo in cui le aveva dato appuntamento Arizona.
Entrò nella stanza del medico di guardia del suo reparto e venne travolta dalla sua compagna.
- Ehi, ehi, qualcuno qui è molto eccitato
- Esatto ed ho pochissimo tempo – Arizona iniziò a spogliare Amelia, che cercò di lasciarsi andare. Non riuscì nel suo intento. La mente era fin troppo occupata.
- Scusami, non riesco 
- Perché?
- Ho troppi pensieri, non riesco a rilassarmi
- Ok va bene, ne parliamo?
- Ho perso un paziente e sto cercando ancora una cura per Stephan
- Posso fare qualcosa?
- No, però grazie lo stesso. A te come è andata?
- Callie è intrattabile, anche se la commissione disciplinare le dà ragione
- È una buona notizia 
- Si e non vedo l’ora di chiudere questo caso. Stasera faccio tardi, saluta Sofia da parte mia e non aspettatemi sveglie
- Mmm sicura che vuoi che io non ti aspetti sveglia? – Amelia iniziò a stuzzicare Arizona, baciandole l’incavo del collo
- Ok tu puoi aspettarmi sveglia, anzi devi
La bionda lasciò un bacio sulle labbra di Amelia ed entrambe uscirono dalla stanza. Prima di tornare a casa, la mora sarebbe passata da Stephan, gli doveva delle spiegazioni.
- Ciao piccolo
- Ciao
- Sei arrabbiato con me, vero?
Stephan, anziché rispondere, si voltò dalla parte opposta di quella di Amelia. La donna, però, gli si avvicinò e si sedette accanto a lui come aveva fatto qualche minuto prima
- Mi dispiace, ma non mi sono arresa, sto ancora cercando una cura, solo che questa volta non posso prometterti nulla
- Io ti ho creduto
- Lo so ed io ce l’ho messa tutta
- Non è vero
Amelia prese tra le sue braccia Stephan e lo strinse più forte che potette. Era un bambino dolcissimo, ma soffriva immensamente. Non aveva un padre come punto di riferimento, mentre la madre si faceva in quattro per permettersi un’assicurazione sanitaria.
- Ci vediamo domani mattina, va bene?
- Come vuole
Amelia lasciò un bacio sulla testa del bambino e prima di uscire lo guardò per un’ultima volta, per accertarsi che stesse bene. Avrebbe trovato qualcosa per farlo stare meglio, ce l’avrebbe messa tutta, doveva salvare quel bambino.
 
   
 
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