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Autore: Sarahblack94    16/10/2017    0 recensioni
Hazel Lavellan ha sconfitto Corypheus, sciolto l'inquisizione e riportato Solas in una silenziosa Skyhold. Il suo marchio si è misteriosamente cicatrizzato, ma i suoi sogni sono tormentati e ha spesso la sensazione di dormire per giorni interi, dimenticando la realtà. Si sveglia spesso sudata, con un nodo nello stomaco e il suo primo impulso è cercare Solas. I suoi compagni sembrano spettri e Blackwall è sparito senza lasciare tracce. E' troppo ordinario e tranquillo e le occorrono molti sforzi per elaborare ciò che la sua memoria dimentica durante il sonno. C'è qualcosa che non va, ma nessuno sembra notarlo oltre a lei [...] {SolasxLavellan}
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inquisitore, Solas, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!, Triangolo
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Capitolo II

Le tremarono le palpebre.

« Non abbiamo più tempo per riportarla indietro »
« Solas... »

Non era la sua voce, ma il suo ultimo ricordo la riportava a lui.

« Lavellan! »

Era la voce di Cassandra, che percepiva in lontananza. Era come se la stesse chiamando dall'alto, mentre lei giaceva sul fondo di un pozzo, nelle profondità della terra.
La sua voce era come un eco di speranza. Si sentiva debole, incerta, tra il sonno e la veglia. Troppo lontana.


« Cassandra...» Ma non fu che un sibilo tra le sue labbra deboli.
« Hazel! Ascoltami, guardami! » Ma Hazel non aveva occhi per vedere. Era tutto troppo sfocato.
« Lasciala dormire »

Una voce intervenne, profonda e aspra. Una voce che non conosceva. La spaventò.
Lottò contro il sonno che l'ancorava alla terra, contro un dolore che improvvisamente le rammentò il suo destino.
Il marchio bruciò, come se l'avesse colpita un fulmine sul palmo della mano. Gridò, contorcendosi dal dolore. Chiuse gli occhi e quelle voci le parvero più vicine.


« Vuoi prolungare la sua sofferenza? » La voce profonda parlò ancora, impassibile al dolore dell'inquisitrice.
« Forse c'è ancora una speranza! Non sappiamo cosa stia facendo laggiù! »

Cassandra lottava per difendere i suoi intenti. L'ardore era da sempre la sua più grande qualità, oltre alla cocciutaggine.

« E' con lui! Ecco cosa sta facendo! Dobbiamo riportarla indietro! » Cullen. Lo avrebbe riconosciuto tra oltre mille voci diverse. Gemette, provò a parlare ma non ci riuscì.
« Forse sarebbe il caso di svegliarla prima...»

Un tonfo, seguito da un clangore deciso.

« No! » Un grido contrariato. Altri rumori. Qualcuno si stava scontrando. Le voci continuarono a discorrere, ma erano sempre più lontane.

« A-s-p-e-t-t-a-t-e...»

Erano ormai troppo lontane affinché la sentissero. Affinché le sentisse.
Spalancò gli occhi, destandosi nel panico.
Le mancava il respiro e una scarica di dolore le trafisse il marchio cicatrizzato, come se la punta di una lama ne stesse incidendo uno nuovo.
Si tenne la mano, accasciandosi sul giaciglio che aveva condiviso con Solas la notte prima. Di lui, nessuna traccia.
Premette il viso contro le pelliccie ammassate sul pavimento, gemendo di dolore, senza nessuno che fosse lì ad aiutarla.
Si distese su un fianco, premendo le dita contro il marchio dolente nella speranza di attenuare la sua sofferenza.
Socchiuse gli occhi, imperlati di lacrime.
« Solas...» Riuscì a sussurrare, come una supplica.

Lui era la sua luce. La sentinella che vegliava su di lei, nel giorno e nella notte. Perché non era lì adesso?


--


Trascorse un tempo infinito, in cui il dolore le impedì di muoversi.
Era inerme, impotente, vittima di qualcosa che non comprendeva. Confusa.
Quelle voci smisero di parlare, lasciando solo il silenzio a riempirle la mente. Silenzio che portava via i ricordi, silenzio che dilaniava il suo spirito.


« Cassandra.. ascoltami Hazel.. Cullen.. è con lui, dobbiamo riportarla indietro...» Ripeteva, con un filo di voce, per non dimenticare.
Respirava piano, a fatica, sibilando tra i denti. Era certa di avere le visioni, di essere in preda alla febbre alta o a qualche malattia di cui nessuno le aveva parlato.

Erano ombre scure quelle che circondavano il suo giaciglio, indefinite e prive di contorni. Si muovevano, come nuvole di fumo nero, emulando movimenti umani.
La tormentavano, vorticandole intorno, senza rivolgerle la parola. Hazel le fissava, ma non riuscì a dar loro un senso.
Temeva che se non avesse tenuto la mente occupata a ricordare ciò che dicevano i suoi amici avrebbe ceduto al loro inganno, perdendo la ragione.

«Vuoi prolungare la sua sofferenza...» Sospirò, cercando di collocare la voce sconosciuta nella sua lista dei suoi conoscenti.
Era talmente profonda da essere difficile da confondere, o dimenticare. Ritornò a Cassandra, a Cullen. Ai rumori di quello scontro.

Pur patendo le pene dell'Inferno non riuscì a non preoccuparsi per loro. Era questo pensiero a tenerla ancorata a terra, nonostante si sentisse mancare.
Ha sempre dato importanza all'amicizia e non ha mai pensato di abbandonare i suoi amici neanche una volta. Neanche quando era in gioco la sua stessa vita, come in quel momento.


« Cosa volete?» Un suono fragile, ma intinto di diffidenza. Strinse i denti, cercando di tirarsi sù, con aria di sfida.
Era caparbia, ne aveva passate tante e di certo non si sarebbe lasciata spaventare da qualche spirito in vena di burle.
Non vi fu risposta, ma le ombre si fermarono. Hazel lo notò.
« Si, ce l'ho con voi» La voce appena più indurita. Trovò la forza di mettersi seduta, sfidandole così.

Erano trascorsi diversi attimi e le ombre sembravano non voler comunicare con l'inquisitrice, ormai iraconda.
Decise di ignorarle e riuscì, lentamente, ad alzarsi. Era debole, ma abbastanza forte da camminare.
Si trovava ancora al piano inferiore della torre di Skyhold, dove Solas trascorreva il tempo.
Si appoggiò con una spalla contro la parete, guardando la stanza. Sollevò lo sguardo, in cerca dei suoi amici, nella speranza che fossero al piano superiore, ancora impegnati a discutere. Non era strana come supposizione, considerando che a Skyhold anche i muri avevano le orecchie e non era strano ascoltare conversazioni nel bel mezzo dei corridoi senza capire da dove provenissero.

Decise di indagare, di andare a parlare con loro.
Si trascinò contro il muro, passo dopo passo, nell'intento di attraversare la sala e raggiungere la porta che l'avrebbe condotta al piano superiore.
Il murales elfico della stanza l'aveva incantata fin dal primo momento, così simile a quelli intravisti nei vari templi elfici visitati nel corso dei suoi viaggi.
Era così assorta che fino a quel momento non aveva più guardato in direzione delle ombre, ma si accorse subito che erano ancora lì, senza volto né forma, immobili.
Si sentiva osservata, vulnerabile. Strinse i denti, rabbiosa, inviperita per via delle scariche di dolore che ancora l'attanagliavano.

Era ormai vicina alla porta, tanto che potè fermarsi al centro dell'uscio.


« Andate via! » Ringhiò, nell'intento di spaventarle, ma la verità è che nel profondo era lei ad avere paura.
Il suo marchio poteva aver aperto un varco da qualche parte mentre lei dormiva? Era per questo che continuava a soffrire? Il solo pensiero l'allarmava.
Accresceva la sua rabbia, anche per l'assenza di Solas. Lui doveva essere lì. Non poteva prometterle amore e abbandonarla così. Il marchio si fece sentire, ancora.


« Ritornate nel maledetto Oblio!!! » Strillò con tutto il suo fiato, contraendo lo stomaco.
Era ormai mattino e se davvero aveva creato uno squarcio nel cuore della notte Skyhold non era più al sicuro.
Tutti dovevano essere svegliati, vigli e pronti a reagire ad un eventuale invasione di demoni. Gli errori del passato le hanno insegnato fin troppo.


« ... »

Non si aspettava una risposta, una reazione. Forse avrebbe scommesso che sarebbero scomparsi, ma non questo.
Una risata, buia, roca. Una risata femminile, arida di sentimenti e intimidatoria rimbombò nell'intera torre come un tuono prorompente.
Il pavimento tremò e Hazel si tenne a stento in piedi. Spalancò gli occhi, restando a bocca aperta. Si guardò intorno, forse aveva attirato l'attenzione di qualcuno.
Anche gli scaffali della biblioteca di Solas tremarono, ma era innaturale e improbabile che tutti i libri disposti lì sarebbero caduti, come spinti da una forza misteriosa.
Invece accadde. Era come se fossero stati scagliati, seguirono una traiettoria imprecisa ma mirata. Uno di questi tentò di colpire l'inquisitrice, prima che lei scappasse su per le rampe di scale.

Corse con tutta la forza che aveva in corpo e il marchio le bruciò ancora, in maniera persistente.
Si accasciò sugli ultimi gradini, trascinandosi con gli avambracci, digrignando i denti.
Nessuno era sveglio, nessuno gridò, nessuno corse da lei.

Le voci che udì poco prima le sembrarono un eco ancor più lontano, mentre si sentì sprofondare all'interno di quel pozzo inesistente.

Sola.



   
 
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