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Autore: Crilu_98    21/10/2017    3 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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"Non sono pronta!"
Ecco cosa pensai quando insieme a Mark e Connor mi trovai davanti alla folla di operai.
Il punto era che a Rosenville nessuno scioperava (nonostante il lavoro in fabbrica o nei campi fosse duro, faticoso e spesso ingiusto) e anche se qualche pazzo avesse deciso di mettere in piedi una simile iniziativa, essa non avrebbe mai avuto le proporzioni di ciò che vidi quel giorno a San Francisco.
Uomini in abiti da lavoro o con quelli delle feste, donne dall'aria volitiva ed arrabbiata, addirittura piccoli monelli che sgusciavano tra le gambe dei passanti, agili come cavallette… Tutti erano pervasi da una strana euforia che da un momento all'altro avrebbe potuto trasformarsi in rabbia e violenza. Soprattutto perché gli agenti che tenevano d'occhio la situazione da ogni angolo della strada erano tesi, nervosi e pronti a scattare al minimo cenno di tumulto.
-Non abbiamo molto tempo!- commentò Mark in tono grave. -Il corteo principale muoverà verso il Mission District, dove raccoglierà altri manifestanti, e poi punterà verso il centro della città… Anche se dubito che li lasceranno avvicinare al municipio!-
-Clarke non è qui in mezzo!- intervenne Connor, scrutando attentamente la folla -E dobbiamo anche tenere d'occhio la fabbrica di Calloway!-
-Siamo solo in tre!- esclamai, esasperata -Come potremmo cercare Clarke qui e sorvegliare la fabbrica allo stesso tempo?-
-Perché non siamo da soli!- mi rispose Mark, alzando la mano in un cenno di saluto. Spalancai gli occhi quando dal corteo emerse la figura familiare di Tony, seguito da Giacomo e da altri pescatori italiani.
-Cosa ci fa lui qui?- domandò Connor con la fronte aggrottata. Era sorpreso quanto me e anche vagamente ostile.
-Ieri sera il signor Walker mi ha spiegato cosa sta succedendo e ha chiesto il mio aiuto. Se ci dite come è fatto questo Ezra Clarke, state pur certi che noi lo troveremo!-
Mi voltai verso mio fratello:
-Quindi è questo il piano?-
-Esatto!- annuì lui -Mentre io, Tony e gli altri ci mescoleremo agli operai tu e Connor vi dirigerete verso la fabbrica!-
Storsi il naso in una smorfia dubbiosa:
-Non mi piace molto. Perché non possiamo rimanere anche noi qui e mandare gli amici di Tony alla fabbrica?-
-Perché tu sei l'unica ad aver visto in faccia Winter ed è probabile che ci sia anche lui, se ci abbiamo visto giusto. Inoltre tu e Connor non sembrate affatto operai!-
Osservai prima il mio abbigliamento sobrio ma di buona qualità, poi i lineamenti aristocratici di Connor e sospirai: per quanto l'idea di mio fratello non mi piacesse, era la nostra unica possibilità.
 
Si rivelò anche essere l'idea migliore, ma questo lo ammisi solo dopo diverso tempo. Lì per lì, infatti, mi sembrò solo un gran disastro!
A causa dello sbarramento delle forze dell'ordine il corteo fu impossibilitato a seguire il percorso previsto. Dopo numerose proteste e qualche rissa, stando a quello che mi raccontò poi Mark, la folla sempre più infervorata ed arrabbiata prese a dilagare per le strade laterali, cercando di evitare per quanto possibile lo scontro con i poliziotti armati e pronti a sedare il tumulto con la violenza.
Nei quartieri periferici di San Francisco si scatenò il caos.
Fu così che quando io e Connor arrivammo alla fabbrica di Calloway, questa era stata già presa d'assedio dagli operai. Per quanto cercassimo di chiedere in giro, nessuno sembrava aver visto però Ezra Clarke.
-Stammi vicina, Elizabeth!- mi ordinò Connor, mentre gli spintoni si facevano più violenti e le grida più alte. Mi aggrappai al suo braccio, ma con la coda dell'occhio scorsi una figura familiare oltre il cancello della fabbrica.
"Winter!" realizzai, mentre il criminale entrava nel cortile da una porta laterale, senza essere visto.
-Connor, andiamo! E' lì!- gridai, con quanto fiato avevo in gola, sporgendomi verso la fabbrica. Ma la folla era troppo pressante e quel semplice gesto bastò a spezzare il nostro contatto fisico: mi voltai per cercarlo e chiamarlo, ma Price era sparito in mezzo ad una moltitudine di facce sconosciute. Non ebbi altra scelta che andare da sola, perché il timore che Winter sparisse insieme alla nostra unica possibilità di salvare Barbara era angosciante.
La porta che l'uomo aveva utilizzato era chiusa a chiave, perciò dovetti fare il giro della recinzione fino a trovare un lato che quasi sfiorava il muro della costruzione vicina, fortunatamente non assediato dal corteo di protesta. Un albero da frutto dai rami eleganti ed arcuati era cresciuto sul lato della strada, estendendosi fin sopra al muro: pregando affinché non si spezzasse sotto al mio peso, mi arrampicai sulla pianta e mi lasciai cadere dall'altra parte.
Mi graffiai le mani e strappai la gonna in diversi punti quando atterrai sulle ginocchia, ma non me ne curai: incespicando, vagai alla ricerca di Winter, pensando in fretta ad un modo per fermarlo.
 
P.O.V. Mark
 
Fui strattonato e spintonato a lungo prima di individuare Clarke in mezzo alla folla. Avevo perso di vista Tony e i suoi compagni perciò mi feci largo da solo attraverso gli operai, fino a raggiungere il palchetto improvvisato dal quale il sindacalista stava arringando il popolo. Non appena il suo sguardo incontrò il mio gli mancarono le parole ed impallidì vistosamente.
Per qualche istante comunicammo così, con gli occhi: i miei accesi di una furia indescrivibile, i suoi sgranati per la sorpresa e per la paura. Poi, da vigliacco qual era, alzò il dito contro di me, voltandosi verso i poliziotti che sostavano poco lontano:
-Agenti, è un evaso! Un criminale! Catturatelo!-
La folla si agitò mentre gli agenti tentavano di attraversarla per raggiungermi, ma fortunatamente qualcuno mi riconobbe e decise di ostacolarli per garantirmi la fuga. Ma io non intendevo fuggire, perché avevo visto Clarke defilarsi silenziosamente.
Non so per quanto tempo navigai in mezzo a quella marea umana nel caldo umido di una delle prime giornate primaverili. So solo che tornai finalmente a respirare quando Ezra si infilò in un vicolo laterale ed io lo seguii.
-Fermati!- rantolai, riprendendo il fiato -Fermati, Clarke!-
Ovviamente non mi ascoltò e fui costretto a lanciarmi di peso su di lui per frenare la sua corsa. Gli rifilai un calcio tra le costole, seguito da un pugno sul volto e un altro sul petto: ero ridotto alla stregua di una belva inferocita e colpivo alla cieca, senza riflettere. Riuscivo solo a pensare a Barbara, a quanto dovesse essere spaventata, all'amicizia tradita da un compagno di cui mi fidavo, all'uomo che avevo assassinato e agli occhi terrorizzati di una giovanissima Lizzie…
Stavo per scaricare l'ennesimo colpo su Clarke, ma un braccio vigoroso mi bloccò.
-Basta! O lo ammazzerà!- esclamò una voce sgomenta dall'inconfondibile accento italiano.
Tony mi spintonò via ed afferrò Ezra per il bavero della giacca, aiutandolo a mettersi a sedere. Solo allora vidi realmente chi avevo davanti: un uomo inerme e spaventato, col volto tumefatto per i miei pugni e gli occhi lucidi. Ciononostante, la mia rabbia non si era affatto sopita.
-Faresti meglio a dirmi subito dove l'avete portata, Ezra!- sibilai, mantenendomi ad una certa distanza per non cadere nella tentazione di picchiarlo di nuovo.
Il sindacalista balbettò qualcosa di incomprensibile e Tony lo sollevò, spingendolo contro il muro.
-Non ha sentito il signor Walker?- domandò, beffardo -Dove avete messo la signorina Calloway?-
-Io… Io non lo so!- piagnucolò l'uomo, cercando di farsi più piccolo davanti alle nostre espressioni minacciose.
-Non farmi perdere la pazienza!- ruggii -Mi fidavo di te! Cristo, ti ritenevo addirittura una brava persona! E invece sei solo un verme schifoso, troppo codardo anche per affrontare i tuoi errori! Oh, ma te la faccio pagare, Clarke, fosse anche l'ultima cosa che faccio prima di essere giustiziato, io te la faccio pagare per tutto ciò che mi hai fatto!-
-Arrabbiarsi così non serve a nulla!- mi redarguì Tony, poi fece un cenno d'intesa ai suoi compari che attendevano in fondo alla strada.
-Signor Clarke, dia retta a me, le conviene parlare. Perché altrimenti la lascio con i miei amici laggiù, li vede? E loro non sono gentili quanto noi…-
-Voi non capite!- strillò Clarke, con le pupille dilatate che roteavano come impazzite -Se parlo mi ammazzeranno come un cane! Non è gente con cui si scherza!-
-Tu gli hai consegnato mia sorella, bastardo!- ringhiai, scostando l'italiano e afferrandolo per la gola.
-Anche io potrei ammazzarti per questo! Come vedi, la scelta è tua!-
Ezra annaspò in cerca d'aria, mentre la mia presa si faceva sempre più serrata. Infine, con un singulto, mi fece segno di lasciarlo andare.
-L'hanno nascosta nel cantiere di una fabbrica in costruzione, sulla Terza Strada.-
-Sia più preciso!- gli intimò Tony.
-Sentite, non lo so, va bene? So solo che l'hanno sistemata lì in modo che non potesse scappare, in attesa di eliminarla una volta fatto il colpo!-
Mi voltai verso l'italiano pallido in volto:
-Per quanto ne sappiamo, Winter potrebbe aver già messo le mani sulle armi di Calloway!- sibilai, mentre l'angoscia mi chiudeva la gola.
-Allora dobbiamo fare in fretta!-
 
P.O.V. Elizabeth
 
Iniziai a perdere le speranze quando compresi di essermi persa: il complesso di edifici costruiti attorno alla fabbrica di Calloway era molto più complesso di quanto non sembrasse ad una prima occhiata ed io, che vi ero entrata una volta sola, non sapevo riconoscere la struttura principale dagli uffici o dai magazzini.
Il vociare concitato degli operai si era affievolito, segno che dovevo essere ormai sul retro della fabbrica. Fu per puro caso, quindi, che incappai nel posto giusto al momento sbagliato: stavo per girare l'angolo di quello che presumevo fosse un magazzino per gli imballaggi, quando mi resi conto che davanti a me Winter e altri due uomini stavano caricando le armi in tre ampie casse.
Subito mi tirai indietro e mi appoggiai con la schiena al muro: avevo il respiro accelerato ed il cuore che batteva così forte nel petto da oscurare ogni altro rumore.
"Li ho trovati!" pensai, sgomenta "E adesso che faccio? Oh, stupida, stupida Elizabeth! Dovevi pensarci prima!"
Poi i miei pensieri si zittirono di colpo. Sentii l'inconfondibile suono di una pistola che veniva armata e pochi istanti dopo una fredda canna d'acciaio fu premuta contro la mia tempia.
 
 
Angolo Autrice:
Beh, Lizzie in effetti non è stata molto intelligente… xD vedremo come se la caverà! Che ne pensate del capitolo? Il titolo può essere tradotto sia con "sciopero" sia con "colpo, sorpresa" in riferimento ovviamente alle macchinazioni di Winter.
Ci stiamo avvicinando all'epilogo ed io intanto ringrazio tutti coloro che hanno recensito perché abbiamo raggiunto quota 100 recensioni!!!! Grazie grazie grazie!!!!!!
 
 
   Crilu
   
 
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