Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: dreamlikeview    21/10/2017    6 recensioni
Dean, a quattro anni, assiste all'omicidio di sua madre. Nel corso degli anni inizierà a sentire il peso di quello che ha vissuto, a sentirsi in colpa per qualunque cosa negativa accaduta alla sua famiglia e molto altro.
Dopo molti anni di solitudine e vita travagliata, un ragazzo impacciato e un po' nerd, Castiel, porterà un po' di luce nella sua vita. Riuscirà ad essere felice?
[Destiel, Human!AU, nerd!Cas, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DESCLAIMER: La storia è scritta senza fini di lucro, i personaggi non mi appartengono in nessun modo e non intendo offendere nessuno. Giuro. 
PS. C'è l'avviso che i personaggi sono molto OOC. Siamo giunti all'epilogo e la vostra autrice è molto triste, però arrivate alle noticine finali, grazie a tutti per essere arrivati fin qui! 

__________

8 anni dopo, Milwaukee, Wisconsin.
You're the perfect melody,
The only harmony
I wanna hear.
 
Il sole era alto nel cielo, quella domenica di maggio, i bambini giocavano, e correvano nel parco, divertendosi tra di loro, come se non ci fosse stato un domani, si divertivano e scherzavano felici, senza alcun pensiero e Dean era lì seduto su una panchina, e li guardava, cercando con lo sguardo il suo bambino, non aveva mai visto creatura più bella di lui, con i suoi occhioni blu come quelli di Cas, era identico al padre, praticamente la sua fotocopia; un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra, quando finalmente lo trovò con lo sguardo. Se qualche anno prima, qualcuno gli avesse detto che lui sarebbe riuscito a crescere una simile creatura, probabilmente gli avrebbe riso in faccia, perché lui non aveva mai creduto di essere in grado di crescere qualcuno, ma Cas gli aveva fatto cambiare idea. Quando otto anni prima lui e Castiel erano convolati a nozze, nei loro completi blu – Cas – e nero – Dean – e avevano giurato di amarsi, in un parco della loro città natale, all’ombra di un bellissimo tramonto di metà giugno, sotto gli sguardi fieri delle loro famiglie e amici, davanti ai loro testimoni – Sam e Benny per Dean, Gabriel e Michael per Castiel – credevano che non avrebbero mai vissuto giorno più felice. Era stato tutto perfetto, fin dal loro arrivo sulle note di Take my breath away e il primo ballo su quelle di Heaven, con Dean che sussurrava nell’orecchio del moro le parole della canzone, facendolo tremare d’emozione e di gioia. Era stata una giornata magica, e i due quasi non avevano creduto fosse reale.
Durante il primo anno di nozze si erano stabiliti bene a Milwaukee, Cas aveva continuato a lavorare nella scuola materna e Dean aveva aperto la sua officina, che poi era diventata una delle più frequentate della città. Dopo qualche mese, il piccolo monolocale di Cas era diventato troppo stretto per due persone e si erano messi alla ricerca di una casa più grande, avevano cercato a lungo, senza trovare nulla di interessante e poi, per caso, erano passati fuori ad una villetta, a pochi chilometri dal centro, in vendita, ed era stato amore a prima vista. Quando l’avevano vista all’interno, dopo aver contattato l’agenzia immobiliare che si occupava della vendita di quella, avevano capito che quella fosse la casa perfetta per loro, perché c’era un piccolo giardino – come desiderava Castiel – un garage adatto all’auto di Dean e all’interno oltre ad una cucina spaziosa, c’erano tre camere da letto – e Dean si vergognò a primo impatto di dire che avesse pensato di vedere bene una culletta in una di esse – un salone e due bagni, tutto diviso su due piani. Pochi giorni dopo avevano firmato il contratto d’acquisto e avevano istituito un mutuo, si erano sentiti le persone più felici e realizzate del pianeta, avevano trovato la loro casa, quella che avevano desiderato di avere fin dai tempi del college. La prima sera che si erano trasferiti lì, avevano cenato seduti sul pavimento su due enormi teli, con due cartoni di pizza, circondati dalle mille scatole che avrebbero dovuto svuotare nei giorni seguenti, alla luce delle candele perché non gli avevano ancora attaccato la luce elettrica. Era stato romantico – e scomodo – passare la prima notte sul materassino nel salotto, stretti l’uno all’altro, perché la ditta di traslochi aveva lasciato il letto nel garage invece di portarlo al piano di sopra – entrambi avevano avuto una lunga discussione con loro in merito – avevano tinteggiato la casa nei giorni liberi o durante i weekend, e sistemato ogni mobile, si erano divertiti come ragazzini, anche quando Cas aveva iniziato a curare il giardino, soprattutto quando i fiori iniziarono a fiorire e Dean per prenderlo in giro ne raccoglieva alcuni e glieli faceva mettere dietro l’orecchio e poi gli scattava delle foto, facendolo imbarazzare e arrossire – e sì, Dean si era sentito un po’ stupido, ma era così felice che non importava sentirsi stupidi. Poi dopo qualche settimana, Dean aveva confessato a Castiel che quella stanza, quella che potrebbe essere un bellissimo studio, Cas in realtà, per lui, somigliava di più una bellissima cameretta per un loro probabile bambino. Castiel aveva pianto dalla gioia tra le braccia di Dean perché non si sarebbe mai aspettato che desiderassero entrambi le stesse cose, e diversi mesi dopo, grazie a Sam – che viveva in California, lavorava per uno studio legale di Los Angeles, e aspettava solo di aprire il proprio – si erano messi in contatto con un’agenzia di madri surrogate e Dean aveva espresso il desiderio che il donatore fosse Cas, perché rappresentava tutto ciò che c’era di positivo nella sua vita e anche nel mondo, a suo parere, e quello era il suo modo di dimostrargli il suo amore. Avevano ospitato la donna, Sally, che portava in grembo il loro bambino a casa loro, in quella che sarebbe diventata la camera del bambino, per occuparsi di lui momento dopo momento e non far mancare nulla alla donna che li stava aiutando ad avere un figlio, inoltre Dean aveva sofferto delle voglie, ogni volta che ne aveva una tornava a casa con dolci e cose simili, sostenendo che il bambino ne avesse voglia, e non importava quanto Cas gli dicesse che non era possibile che lui lo sapesse, visto che non era lui la persona in stato di gravidanza. Dean borbottava contrariato e Sally rideva, dando ragione a Dean, il bambino ne aveva decisamente voglia. Nove mesi dopo era nato un piccolo delinquente, identico a Castiel, Andrew Novak-Winchester, e Dean aveva letteralmente perso la testa, inizialmente era stato assalito dai dubbi, ma poi con l’aiuto di Cas aveva capito che ce l’avrebbe fatta, entrambi ce l’avrebbero fatta. I due papà non avevano voluto sapere il sesso del figlio fino alla nascita, e quando si erano ritrovati con quella piccola creatura tra le braccia, entrambi avevano pianto di gioia – Dean non aveva mai creduto di poter piangere di gioia, e invece quando era nato Andrew, lo aveva fatto – e l’avevano stretto tra le braccia come la cosa più preziosa sul pianeta, quasi timorosi che potesse rompersi, Dean quella notte giurò che non avrebbe mai permesso a nessuno di far del male a quel piccolo angelo. Sam per i primi mesi di vita del bambino aveva preso delle ferie arretrate ed era rimasto con loro – anche lui aveva perso la testa per il nipote – ed aveva collaborato a decorare la cameretta – se per collaborato si poteva intendere che avesse deciso di rendere il suo bambino nerd fin dalla nascita – usando dei simpaticissimi adesivi di vari film di fantascienza, fantasy e persino della Disney. Mentre Bobby e Jody erano piombati a casa loro, con l’intento di dare una mano ai neo-papà a gestire la situazione, persino i genitori di Castiel erano andati da loro, ed erano rimasti qualche settimana con loro. Castiel non aveva mai dato di matto come in quel periodo, ma tutto sommato, si era sentito felice e completo. Dean ricordava bene le prime notti di Andrew a casa, lui e Cas facevano i turni per chi dovesse alzarsi e addormentarlo quando si svegliava nel cuore della notte reclamando attenzioni; poi decisero che era meglio farlo dormire con loro nel letto, perché non solo nonni e zio accorrevano e facevano un baccano infernale, ma il bambino solo quando si trovava tra i due papà, si calmava e dormiva profondamente. Dean non avrebbe mai dimenticato le prime volte, quando ancora imparavano a tenerlo in braccio e sia lui che Cas avevano serie difficoltà, non lo avrebbe mai dimenticato perché Sam aveva pensato bene di fare una serie di filmini, e ogni volta che ne riguardavano uno si divertivano come matti. Quando Andrew, a quasi un anno, seduto nel seggiolone, aveva detto per la prima volta papà, guardando Castiel con il suo adorabile sorriso a due denti, Dean aveva visto suo marito, che gli stava dando del passato di verdure, portarsi le mani alla bocca e piangere dalla felicità, mentre lasciava tutto e lo prendeva in braccio dicendogli che era stato bravissimo e gli baciava le paffute guanciotte rosee. Dean si sentì così profondamente orgoglioso di lui, come mai lo era stato prima. Per non parlare di quando era cresciuto abbastanza da poter dormire da solo, e la prima notte che l’avevano lasciato solo aveva trovato Cas immobile sotto la porta della sua cameretta, a fissarlo con quella sua aria tipica e Sto vegliando su di lui, Dean gli aveva detto quando aveva cercato di portarlo a letto; Andrew dormiva placidamente nel suo lettino, stretto all’orso di peluche che zio Sam gli aveva regalato qualche giorno prima, Dean aveva dovuto letteralmente trascinare in camera da letto il marito quella notte, ma anche lui sarebbe rimasto lì a vegliare su di lui. Ogni istante vissuto con quel bambino, era un piccolo ricordo che si aggiungeva alle mille cose positive successe nella sua vita, da quando aveva incontrato Castiel.
«Papà, papà!» lo chiamò a gran voce il marmocchio, stava giocando a calcio con alcuni dei suoi amici di scuola, indossava un adorabile completino con la maglietta blu con lo stemma di Superman e dei pantaloncini rossi – un altro regalo di zio Sam – ed era adorabile. Come tutti i bambini, Andrew adorava giocare a calcio e soprattutto vincere «Ho fatto goal, papà!» Dean sorrise orgoglioso e alzò i pollici in segno di vittoria. Era così fiero di lui che avrebbe pianto dalla gioia ogni volta che lo vedeva trionfare nelle sue piccole sfide.
«Vai così, scricciolo!» lo incitò in risposta «Sei il campione di papà!» gridò poi ridendo «Mi raccomando sta attento!» si raccomandò un po’ ansioso; il bambino portò le manine alla bocca, ridendo, un gesto che ricordava tantissimo Castiel che si copriva la bocca per non farsi vedere mentre rideva e poi riprese a giocare, sotto lo sguardo vigile di Dean. Se solo un altro bambino si azzardava a spingerlo, lui era lì pronto a fulminarlo con lo sguardo e fargli una ramanzina lunga dal Wisconsin al Kansas.
Passarono il pomeriggio al parco, e poi verso le sei, quando il sole stava tramontando, Dean lo chiamò per tornare a casa. Andrew era un po’ contrariato e si lamentò molto perché si stava divertendo con i suoi amici, ma ubbidì e raggiunse il padre prendendogli la mano, iniziando a raccontargli quanto si fosse divertito con i suoi amici, che ovviamente lui aveva fatto vincere la sua squadra, e che un suo amico, Ricky, l’aveva invitato il giorno successivo a casa sua a far merenda e giocare insieme alla playstation. Dean gli disse che ci avrebbe pensato e decise che ne avrebbe parlato prima con Cas, e poi gli avrebbe dato una risposta definitiva. Arrivarono a casa in pochi minuti, e Andrew, non appena varcò il cancelletto, corse dall’altro padre, che era intento a potare le piante del giardino, saltandogli totalmente in braccio. Dean sorrise a quella scena, dopo tutti quegli anni, sentiva ancora una piacevole sensazione di benessere invadere il suo petto, ogni volta che vedeva Cas con il loro bambino si sentiva così.
«Papà, papà!» esclamò, arrampicandosi su di lui come una piccola scimmietta «La mia squadra ha vinto la partita!»
«Sei un piccolo campione!» esclamò Castiel, sorridendo, il sorriso che rivolgeva al bambino era uno dei più belli che Cas avesse, e Dean lo amava profondamente. Li lasciò soli, andando in casa a posare la borsa con tutte le cose di Andrew – Cas ci teneva che ogni volta che andavano al parco, avessero il kit del pronto soccorso, perché Dean, potrebbe cadere e sbucciarsi un ginocchio, un completino di ricambio, nel caso fosse caduto nel fango e sporcato, lo faceva spesso e soprattutto se il giorno prima c’era stato un temporale, le salviette umide, perché se si sporca, non è bello che cammini tutto sporco nel parco, e ovviamente dell’acqua e degli spuntini, rigorosamente fatti in casa. , Dean portava letteralmente tutta la casa dietro ogni volta che usciva con Andrew, e lo stesso faceva suo marito. Forse erano un po’ ansiosi, ma poco importava, la salute del bambino prima di tutto. Poi tornò in giardino, e li guardò, santo cielo, erano la cosa più bella dell’intero pianeta, e lui era la persona più felice.
«Sei buffo» disse il bambino togliendo una foglia dai capelli del padre «Sei pieno di foglie!»
«Stavo potando le piante» gli spiegò Castiel, sorridendo e baciandogli la fronte «La tua piccola orchidea cresce bene, lo sai?» chiese il padre, vedendo poi il bimbo sorridere felice e spensierato. Già qualche settimana prima Castiel e il bambino avevano deciso che avrebbero fatto giardinaggio insieme e Andrew aveva scelto di coltivare insieme al padre un’orchidea, Cas aveva questa idea di far venire su suo figlio come un ragazzo dalla mente aperta, pieno di interessi perché no Dean, non puoi dirgli di amare solo i motori – lo aveva rimproverato il marito, e anche lui era della stessa opinione, anche se non lo ammetteva con Cas. Certo, avrebbe preferito che ad Andrew piacessero più le auto che le piante, ma in fondo i geni erano quelli dei Novak e lui avrebbe amato suo figlio anche se avesse deciso che gli piacevano le bambole o cose del genere, era suo figlio dopotutto e lui aveva giurato, la notte che era nato, che lo avrebbe amato, indistintamente, qualunque cosa avesse deciso.
«Evviva!» urlò felice, poi si fece rimettere a terra dal padre e corse a vedere come stesse il suo fiore preferito, per Andrew era diventata una cosa importante, e quando Castiel glielo diceva, innaffiava la pianta e se ne prendeva cura perché era giusto che imparasse a prendersi cura di qualcosa già così piccolo, secondo Castiel, in questo modo non sarebbe cresciuto come uno zotico senza responsabilità. Dean guardò il marito e gli si avvicinò mormorando ciao e stampandogli un morbido bacio sulle labbra, lo strinse gentilmente per i fianchi, tenendolo contro di sé, sorridendo contro le sue labbra. Era assurdo sentirsi ancora così innamorati, anche dopo dodici anni insieme.
«Bleah! Papà!» esclamò il bambino tornando da loro, portandosi teatralmente una mano sugli occhi «Non fate le smancerie!» esclamò divertito, fingendosi disgustato dalla scena.
«Perché? Vuoi un bacino anche tu?» chiese Dean scherzando, i due genitori si scambiarono un’occhiata d’intesa e si avvicinarono al bambino, che cercò di scappare dal bacio. Lo afferrarono entrambi e lo baciarono uno a destra e l’altro a sinistra mentre lui si lamentava e diceva che i baci erano cose da femmine.
«Santo cielo, è identico a te» si lamentò Castiel, sconsolato «Questo è un tipico atteggiamento da Dean Winchester».
«Certo» borbottò  Dean contrariato «Come al solito, se fa qualcosa che non ti piace è come me, vero?» ridacchiò, mentre Cas annuiva, perché ogni volta che Andrew faceva qualcosa di positivo era identico a Cas, al contrario era identico a lui. Scosse la testa divertito, e all'improvviso quel momento spensierato e divertente tra di loro, fu rotto dal cancelletto che si apriva di nuovo e da una voce che urlava: «Zio Sam è tornato, Andrew!», Dean e Castiel si voltarono in sincrono pentendosi di avergli lasciato le chiavi di casa, mentre il bambino, approfittando della loro distrazione, finalmente, sfuggiva alla loro presa e correva dallo zio e gli saltava in braccio ridendo, ed esclamando: «Zio Sammy! Salvami da quei due!» mentre i genitori borbottavano qualcosa come ingrato e poi «Cosa mi hai portato dalla California?» chiese; Sam rise, portando il bambino dentro, per dargli i regali che gli aveva portato – ogni volta che andava a trovarli, si ritrovavano con mille giocattoli nuovi, sfortunatamente Andrew era anche un bambino molto disordinato e vane erano le ramanzine di Castiel, lasciava in giro ogni cosa, proprio come Dean – lasciando nel giardino un’enorme valigia, che Dean portò nella stanza degli ospiti, che ormai era la stanza di Sam, perché andava da loro quasi ogni weekend, mentre Cas, con un enorme sorriso sulle labbra, tornava a potare e innaffiare il suo giardino, quello che aveva messo su con tanto amore fin da quando erano andati a vivere lì.
«Ehi! Non si salutano più i fratelli adesso?» domandò ironicamente, raggiungendo figlio e fratello nel salotto, mentre il minore alzava lo sguardo su di lui, scuotendo la testa.
«Dean, ciao» sospirò ridendo, si avvicinò al fratello e lo abbracciò con forza «Come stai?»
«Alla grande, Sammy» disse stringendo a sua volta il fratello, era felice di vederlo di tanto in tanto, da quando si era stabilito a Los Angeles, prima per uno stage e poi per aprire il suo studio legale – che si occupava principalmente di casi di abusi su minori e violenza domestica – si vedevano solo nei fine settimana in cui Sam riusciva ad andare da loro, ma era davvero orgoglioso di lui.
«Papà, posso andare sull’altalena mentre parli con zio Sam?» chiese, interrompendoli, Andrew, con gli occhioni brillanti, stringendo nella mano un nuovissimo peluche di Bugs Bunny.
«Certo!» esclamò il padre, sorrise al ricordo di quando, qualche anno prima, aveva costruito lui stesso l’altalena in giardino al figlio per farlo divertire anche in casa ed evitare che bruciasse i suoi neuroni con telefoni e playstation, lui e Cas erano d’accordo sull’evitare che il bambino usasse troppa tecnologia prima dei quindici o sedici anni.
«Vieni ti offro qualcosa da bere, tea freddo o succo di frutta?» chiese conducendolo nella cucina. Sam prese del tea freddo al limone, mentre Dean un bicchiere di succo di frutta alla pera, il maggiore gli offrì anche una fetta di torta di mele fatta da Castiel quel giorno, perché ne vale la pena, Sammy; poi si sedettero al tavolo, iniziando a chiacchierare del più e del meno, Dean raccontò a Sam alcune cose che erano successe ultimamente, il lavoro che procedeva bene, Bobby che andava a trovarli spesso per vedere suo nipote – d’altra parte Andrew lo chiamava nonno, da sempre – e che ancora stentava a credere che quel vecchio brontolone fosse così felice di essere chiamato nonno, lui che non aveva mai voluto essere chiamato papà dai due ragazzi; anche Jody adorava Andrew e adorava viziarlo, ogni volta che lo vedeva gli portava torte e biscotti vari fatti in casa «A te come vanno le cose in California?» chiese guardandolo «Ti vedo molto abbronzato, sicuro che lavori ancora in un ufficio polveroso?»
«Lo sai che sono sempre in ufficio, ma ultimamente sto godendo del piacere di vivere in California e spesso quando finisco presto vado sulla spiaggia, ecco» spiegò divertito «E poi voi siete sempre i benvenuti, se quest’estate volete portare Andrew in vacanza, casa mia è a vostra disposizione, sai che vivo a pochi chilometri da Venice Beach e morirei di gioia ad ospitarvi, ho da sempre pronta una stanza per voi e una per Andrew» propose Sam. Lo proponeva ogni anno, ma Dean aveva quell’assurda paura di volare, e rifiutava sempre, dicendo che un viaggio in auto fin lì sarebbe stato troppo stressante per il bambino, che invece insisteva sempre per andare a casa di zio Sam, visto che stravedeva per lui. Il maggiore alzò lo sguardo al cielo teatralmente e borbottò un ci penseremo, liquidando la proposta del minore, che alzò gli occhi al cielo e sbuffò leggermente. Poi Cas comparve alle loro spalle, prese anche lui un bicchiere di succo di frutta, accomodandosi vicino al marito e ammiccò verso Sam, lui sapeva il motivo di quell’improvvisata, e voleva essere presente quando Sam avrebbe parlato con Dean. Sam era così agitato che un paio di settimane prima aveva chiamato il cognato, pregandolo di aiutarlo in quella decisione, perché temeva di parlarne con il maggiore, non perché temesse il suo giudizio o la sua reazione, ma perché era suo fratello e si sentiva in imbarazzo a parlare di cose così serie con lui, l’essere un idiota deve essere una prerogativa di voi Winchester, perché credimi, Sam, Dean vuole solo che tu sia felice – gli aveva detto Cas per convincerlo a parlare finalmente con Dean.
«Dean, devo dirti una cosa» disse improvvisamente Sam, guardando il fratello «Ricordi... che, ti dissi qualche tempo fa… che stavo frequentando qualcuno?» domandò, Dean annuì senza rispondere «Ho deciso di chiederle di sposarmi».
«Sammy, ma è fantastico!» esclamò, alzandosi e abbracciandolo «Quando me la presenterai?»
Sam sorrise sollevato e ricambiò la stretta dell’altro: «Presto, magari il prossimo fine settimana?» chiese in risposta.
«Ovvio, puoi farla venire anche subito! Vero, Cas?» chiese Dean con il sorriso sulle labbra.
«Ovviamente, la futura signora Winchester è la benvenuta qui, Sam» confermò il moro sorridendo.
«Va bene allora» disse sentendosi sollevato «E grazie, Cas» aggiunse sorridendogli in modo caloroso.
«Figurati, aiutare voi Winchester è il mio hobby preferito» ridacchiò, Dean lo guardò e comprese che Sam avesse chiesto consiglio a lui, per trovare il modo di dirgli questo. Amava Cas anche per questo, sempre disponibile ad aiutare gli altri, senza alcun secondo fine. Sorrise emozionato, perché Sam finalmente aveva messo la testa a posto, e lui si sentiva ancora più fiero di lui.
«Il mio fratellino diventa grande, eh?» chiese con una punta d’emozione nella voce.
«Adesso, smetterai di chiamarmi Sammy?»
«Eh? Cosa? Pft, mai! Sarai sempre il piccolo Sammy per me» affermò sicuro.
«Sono più alto di te di almeno dieci centimetri» ribatté l’altro, con finta serietà e il sorriso sulle labbra. Dean mise il broncio, pronto a ribattere che lui era comunque il più vecchio, e Castiel si diede uno schiaffo sulla fronte, scuotendo la testa, suo marito a volte era più infantile di Andrew, soprattutto quando parlava con Sam, ma andava bene così, lo amava anche per questo suo aspetto.
«Taci!» esclamò, facendo scoppiare suo marito e suo fratello in una fragorosa risata «Comunque, congratulazioni, Sammy» gli disse con quel velo d’orgoglio nello sguardo che aveva da sempre nei suoi confronti. Se non fosse stato per la caparbietà e l’insistenza di suo fratello, non sarebbe stato tanto felice, in quel momento.
«Perché ridete tutti?» domandò Andrew entrando nella cucina, arrampicandosi sulle gambe dello zio.
«Perché tuo padre è basso» rispose divertito Sam, prendendolo in braccio e versando anche a lui del tea al limone.
«No, zio, papà non è basso, è un Hobbit!» esclamò il bambino.
Il minore dei Winchester guardò Castiel, con intesa e poi «Ottimo lavoro, amico, vanno istruiti fin da piccoli» scherzò, risero tutti, spensierati mentre Sam batteva il cinque con Castiel e proponeva a suo nipote di guardare un film insieme, accompagnato dagli sbuffi e dai lamenti di Dean, che ormai si era arreso al fatto che sia suo fratello che suo marito avessero condizionato il bambino con le loro saghe preferite. Prima però, Sam prese il cellulare e fece una videochiamata alla sua ragazza in California, presentandole finalmente suo fratello maggiore, il famoso Dean aveva commentato, e Dean si era chiesto cosa avesse esattamente raccontato suo fratello alla donna, ma poco importava, gli bastava vedere quel sorriso da idiota sul volto di suo fratello – terribilmente simile al suo quando parlava di Cas – per capire quanto fosse felice e innamorato di lei. Dean quasi non credeva che davvero, finalmente, sia lui che suo fratello avessero trovato la felicità, e «Benvenuta in famiglia!» le disse con un sorriso sincero sulle labbra. Poi Andrew trascinò tutti in salotto sul divano, per guardare per l’ennesima volta un film degli X-Men, e quella domenica sera si concluse con loro quattro davanti alla tv, con Castiel che richiamava Sam perché dava troppe patatine al bambino, e con Dean che sghignazzava senza ritegno.
 
Sam si fermò da loro per un paio di giorni, perché, a detta sua, vedeva il nipote troppo poco, ma Dean sapeva che c’era qualcosa che nascondeva, e non tardò a capirlo. Era in officina quando Sam andò a trovarlo, mentre Cas era al lavoro e Andrew a scuola. E iniziò a parlare, dicendo che quella sera avrebbe portato Andrew a fare una passeggiata perché lui e Castiel dovevano parlare, che loro si erano sentiti e le argomentazioni di Cas erano valide e che dovevano assolutamente parlare tra di loro. Dean andò in paranoia, iniziando a farsi milioni di domande, perché Castiel aveva parlato con Sam? Perché aveva parlato con un avvocato? Voleva il divorzio o cosa? Non era felice con lui? Che diavolo stava succedendo? Sam gli disse di non preoccuparsi, ma lui era già in paranoia, e aspettava solo la sera per poter parlare con Cas, mentre lavorava si chiedeva cosa fosse andato storto nel loro matrimonio, cosa potesse spingere Castiel a chiedere il divorzio, si chiese se avesse fatto qualcosa di sbagliato, se avesse fatto qualche errore di cui non si era accorto. E se avesse portato via Andrew? Come avrebbe fatto senza il suo piccolo raggio di sole? Come avrebbe fatto senza di lui che di prima mattina saltava sul suo letto perché dovevano assolutamente guardare insieme un episodio dei suoi cartoni animati preferiti? Come avrebbe fatto senza di lui che lo guardava con i suoi occhioni enormi quando voleva qualcosa a cui Cas aveva detto di no? Non avrebbe mai potuto insegnargli a guidare e a prendersi cura della sua auto, non avrebbe più potuto insegnargli a provarci con le ragazze – o i ragazzi – non avrebbe più potuto vederlo ogni giorno correre per la casa… e già faceva male. Già si immaginava a dormire in un sacco a pelo dentro all’officina, mentre Cas avrebbe tenuto la loro casa e lui sarebbe rimasto per strada, da solo, al freddo e al gelo. No, qualsiasi cosa avesse fatto, avrebbe rimediato, perché non poteva perdere la sua famiglia in quel modo.
Quando tornò a casa, un po’ sporco di grasso e stanco, portò al suo adorato marito un mazzo di fiori, presi dal fioraio a pochi metri dall’officina, Cas amava ricevere fiori da Dean, quando le cose tra di loro andavano male o quando litigavano, anche se accadeva davvero raramente. Sam aveva già portato Andrew fuori e Cas era in cucina ai fornelli, in casa si sentiva un invitante profumo di cibo, ma Dean sentiva lo stomaco contratto, non riusciva a smettere di pensare al fatto che Cas volesse il divorzio, e a chiedersi il motivo, okay, Sam non aveva detto espressamente questo, ma dovevano parlare, Castiel aveva parlato con lui, da soli, e Sam era un avvocato. Di cosa si poteva parlare con un avvocato? E poi perché Sam aveva deciso di prendere le difese di Castiel e non le sue che era suo fratello?
«Dean?» lo chiamò voltandosi, sorrise notando il mazzo di fiori tra le sue mani «Ho dimenticato qualche ricorrenza?» chiese dolcemente avvicinandosi a lui, gli prese il volto tra le mani e lo guardò negli occhi, con quello sguardo che da sempre riusciva a penetrargli l’anima e a capire i suoi turbamenti «Che succede?» domandò. Dean appoggiò i fiori sul tavolo, e guardò il marito negli occhi, perché voleva lasciarlo? Perché si stava comportando così? Cosa gli aveva fatto? Notò che non portava la fede al dito, e andò ancor di più in paranoia, dimenticando che Cas la toglieva sempre quando cucinava altrimenti si rovinava. Perché aveva tolto la fede? Perché voleva cacciarlo via dalla sua vita?
«Cas…» mormorò appoggiando la fronte contro la sua «Non lasciarmi, ti prego» disse con la voce rotta, non si era accorto di averla presa così male «Non andare via, non portarmi via Andrew, non potrei sopportare di vivere senza di voi» confessò, senza smettere di guardare gli occhi blu del marito, che gli restituirono uno sguardo confuso «Qualsiasi errore abbia fatto, ti prego… vedrò di risolvere tutto, lo giuro» disse in un sussurro.
«Ma cosa…?» Castiel sbatté le palpebre e si allontanò da lui scioccato «Come ti vengono in mente certe idee?»
«Sam ha detto che hai parlato con lui, e che io e te dovevamo parlare assolutamente» spiegò il biondo, sentiva gli occhi pungere, e il mondo che pian piano aveva costruito crollare come un castello di carte «E tu hai tolto la fede. Io non voglio divorziare, Cas» disse serio «Dimmi dove ho sbagliato e io-» iniziò a dire, ma fu interrotto.
«Divorziare?» chiese il moro, scuotendo la testa, poi scoppiò a ridere, perché Dean non sarebbe mai cambiato e subito pensava al peggio «Santo cielo, la tua fantasia lavora davvero bene» scherzò avvicinandosi di nuovo a lui «Okay, ho parlato con Sam, ma per un’altra cosa, opposta al divorzio, e sai che non porto la fede quando cucino, perché altrimenti l’acqua potrebbe rovinarla» disse ancora, scuotendo la testa, mentre Dean iniziava a darsi dell’idiota «Non te l’ho detto prima perché volevo che fosse una sorpresa, ho aspettato che Sam venisse qui perché volevo che fosse tutto sicuro, prima di chiedertelo» spiegò «Certo che tuo fratello è uno stronzo a farti credere che voglia il divorzio» commentò ad alta voce, strappando un sorriso al marito che si sentì un po’ più sollevato; così gli prese le mani e lo fece sedere su una sedia, poi si inginocchiò di fronte a lui, sorridendo. Alzò lo sguardo verso il suo e Dean vi lesse un amore infinito, quello che li aveva uniti fin da quando si erano conosciuti, come aveva potuto pensare che Castiel volesse il divorzio? «Dean, vuoi essere il padre del nostro prossimo figlio?» chiese con gli occhi lucidi d’emozione, come se fosse una proposta di matrimonio. Dean boccheggiò, allora era questo ciò di cui dovevano parlare, strinse le mani del marito tra le proprie, senza riuscire a dire mezza parola, mentre una lacrima di gioia sfuggiva al suo autocontrollo, Castiel voleva un altro figlio con lui, stavolta voleva che fosse suo.
E lui che aveva pensato al peggio, a volte era un vero idiota.
«Cas…» lo chiamò, il marito lo guardò ancora, senza distogliere lo sguardo dal suo, sorridendo «Ma sei sicuro?» chiese preoccupato «E se poi viene come me?» domandò ancora.
«Sarà un piacere avere un mini te che corre per la casa» rispose con ovvietà «Dean, sei un padre fantastico. Davvero, Andrew è un bambino felice e sereno per merito tuo». Dean sorrise guardando il marito negli occhi, Castiel desiderava avere un figlio da lui, così come lui sette anni prima aveva desiderato avere un figlio da Cas. Come poteva dire no a quegli occhioni che ancora, nonostante i tanti anni di relazione e di matrimonio, continuavano a scuotergli l’anima e ad ammaliarlo?
«Okay, sì» rispose finalmente alla domanda del marito, tenendo ancora le loro mani intrecciate, lasciandogli un delicato bacio sulle nocche, sorridendo contro di esse «Voglio essere il padre del nostro prossimo figlio», Castiel immediatamente si alzò in piedi e lo baciò con dolcezza, sorridendo contro le sue labbra, Dean ricambiò, stringendosi il più basso contro il proprio corpo, sorridendo a sua volta.
Quando Sam riportò Andrew a casa, vide i coniugi sorridere felici, e capì che tutto era andato per il verso giusto, anche se lui aveva di proposito fatto andare in paranoia il maggiore.
«Andrew?» lo chiamò Dean, il bambino lo guardò con il cipiglio alzato, tipico dei Novak – santo cielo quanto somigliava a Cas «Vorresti un fratellino o una sorellina?» chiese. I suoi occhi si illuminarono, saltò al collo del padre urlando di gioia, e ridendo.
«Solo se poi siamo come te e zio Sammy!» esclamò lui, e Dean si commosse un po’, perché non credeva che il suo rapporto con il fratello, potesse suscitare tanta aspettativa nel figlio. Guardò il minore e un tenero sorriso gli nacque sulle labbra. Lui e Sam ne avevano affrontate tante, nel corso degli anni, eppure erano ancora lì, più uniti che mai, e il suo fratellino stava addirittura per sposarsi, non credeva di poter assistere a tutto quello.
«Sai Andrew» disse prendendo il bambino in braccio «Io e zio Sammy andiamo tanto d’accordo perché ci siamo sempre presi cura l’uno dell’altro» Andrew sorrise e abbracciò forte il padre «Tu ti prenderai cura di lui o lei?»
«Te lo prometto, papà!»
Anche se quella promessa, somigliava a quella che lui troppi anni prima aveva fatto alla madre, stavolta le circostanze erano diverse, e aveva la consapevolezza che sia lui che Cas avrebbero aiutato loro figlio a prendere le decisioni giuste e a non fare scelte azzardate. Loro sarebbero stati la sua guida per tutta la vita.
 
Quando circa un anno dopo, la piccola Claire Novak-Winchester – una bellissima bimba con gli occhi verdi e i capelli biondissimi, la fotocopia di Dean da neonato in pratica – nacque, Andrew, sotto lo sguardo fiero dei suoi genitori, prese la sorellina in braccio, guardò Dean, poi posò lo sguardo sulla neonata e: «Ciao Claire, sono tuo fratello Andrew» disse sorridendo, senza smettere di guardarla, mentre Dean sentiva gli occhi pungere e le lacrime di gioia che minacciavano di uscire dai suoi occhi, e Castiel gli stringeva un braccio attorno ai fianchi, sorridendo a sua volta «Ti prometto che sarò un bravo fratello maggiore per te, come papà lo è stato per zio Sammy, e mi prenderò sempre cura di te».
 
Take me over the walls below
Fly forever, don't let me go
I need a savior to heal my pain
When I become my worst enemy, the enemy.
Take me high and I'll sing
You make everything okay
We are one in the same
You take all of the pain away.
(My demons)
The end.


____________
Hola people!
Wow, oggi è sabato e io sto pubblicando nel giorno giusto. Mi sento un po’ triste in questo momento, perché questi Dean e Cas mi hanno accompagnato durante l’estate più lunga e triste della mia vita. Vi confesso che quando quel lontano 29 luglio pubblicai il prologo, ero in piena crisi d’ansia per un colloquio di lavoro che avrei dovuto avere il lunedì successivo, e posso dire che questa storia mi abbia portato fortuna, perché proprio questa settimana ho saputo di essere stata presa! Tornando alla storia, sono così triste per la sua fine, appena ho cliccato completa, mi si è stretto il cuore, vi confesso di averla cambiata, quando ne ho scritto la trama, prima ancora di iniziare a scriverla – penso fosse intorno alla fine di giugno/inizio luglio – era completamente diversa, ma sono soddisfatta di come sia venuta alla fine, e lascio in questa storia un pezzo della mia anima. Questi Dean e Cas mi mancheranno tantissimo, e mi mancherà in generale questa storia. Quando ho finito di scriverla, aveva un conteggio di 50.000 parole, parola più, parola meno, e ora sono quasi 90.000, non so come siano lievitate tanto, ma ne sono davvero soddisfatta. Ho adorato il mio Dean con problemi esistenziali, pieno di sensi di colpa, amo il Santo Sam che fa di tutto per il fratello, e l’adorabile Cas che farebbe di tutto per Dean.
Ma più di tutto, mi mancherete voi, che avete seguito questa storia, coloro che l’hanno seguita fin dal primo capitolo, coloro che hanno letto in silenzio, quelli che hanno speso un click per leggere. Io non so davvero come ringraziarvi, attraversavo davvero un brutto periodo quando ho iniziato a scrivere questa storia, e ci ho gettato dentro ogni cosa negativa e all’inizio nemmeno volevo pubblicarla, perché sono un’idiota fondamentalmente. Vi ringrazio dal profondo del mio cuore per essere arrivati qui, per non aver lasciato la storia anche quando era diventata troppo angst, e per aver seguito i miei Dean e Cas fino alla fine. Davvero, a chiunque abbia letto, seguito, ricordato o preferito la storia, grazie. A voi che avete letto, fin qui, grazie. E soprattutto a voi, che mi avete sempre fatto sapere cosa pensavate di ogni capitolo, invogliandomi a pubblicare, grazie di cuore, davvero. Ringrazio anche chi vorrà farmi sapere cosa pensa della storia adesso, anche se è conclusa, eh!
Spero che il finale sia di vostro gradimento, e scusate per le note autrice lunghe, ma dovevo farlo. Spero che questi Dean e Cas vi abbiano lasciato qualcosa e io come autrice vi abbia lasciato qualcosa con questa storia. Non dico che pubblicherò una volta a settimana, perché non ne avrei il tempo, ma sto lavorando a dei progetti, sempre Destiel per il momento – ho anche una Cockles in cantiere, ma non so se mai vedrà la fine lol – e spero di riuscire a farveli leggere presto, se vorrete ancora seguirmi come autrice!
Ho scritto un papiro, ma andava fatto. Vi rinnovo i miei ringraziamenti, e vi sono grata per avermi seguito. Grazie di vero cuore a tutti voi, che siete arrivati fin qui. Per citare il nostro amato Dean Winchester, you are awesome! E per citare Cas, I love all of you – anche se lo sappiamo che ha detto prima I love you a Dean, pftttt. Grazie davvero a tutti per il supporto, e per la fiducia, soprattutto chi segue la storia dagli albori. 
See you soon, people! 

P.s Questa è la canzone "Sad Song" che ha ispirato tutta la storia, e queste "Heaven" e "Take my breath away" sono le colonne sonore del matrimonio dei Destiel! Thank you!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: dreamlikeview