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Autore: annalisa93    21/10/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Emma continuò ad osservare l'uomo allontanarsi, finché non fu sparito del tutto dalla sua visuale. Si era resa conto di provare sentimenti contrastanti nei suoi confronti: poteva sentire il terrore che le incuteva fin dentro le ossa, ma allo stesso tempo era attratta da lui, c'era qualcosa di familiare nella sua presenza, in grado di riscaldarle il cuore. Stava per perdersi nei suoi pensieri, quando si rammentò dell'oggetto che lui le aveva lanciato. Si guardò i piedi e, grazie alla luce del lampione, riuscì a trovarlo e a raccoglierlo. Dopodiché cominciò ad osservarlo attentamente. Sembrava essere una pila a bottone. «E cosa ci dovrei fare con questo?» Si domandò, grattandosi il capo, perplessa. «Forse Dave e Nate avranno qualche idea, meglio portarlo a loro.» Così dicendo, fece rientro nell'edificio scolastico, ignara del fatto che qualcuno la stesse spiando.

****

«Ragazzi, potete darmi una mano? Non riesco a sciogliere i nodi alle mani senza un po' di luce.» Affermò David, tastando le funi.

Sakura si staccò da Nathan. «Ha ragione Dave. Non è il momento di disperarsi, dobbiamo aiutare le ragazze.» Gli sussurrò.

A quel punto il ragazzo annuì impercettibilmente e si alzò da terra, aiutò Sakura a mettersi in piedi e si avvicinò alle due sedie, tirando fuori il cellulare. «Accendi la torcia e usala per illuminare le mani delle ragazze.» Lo passò a Sakura, che obbedì senza battere ciglio. Quando si avvicinò a Minami la udì respirare spasmodicamente, in cerca di aria. «Minami, tutto ok?» Le chiese Sakura, illuminandole le mani dietro la schiena. Lei si limitò ad annuire con un mugolio. Poi, quando Nathan le liberò le mani, cominciò ad aprire e chiudere i pugni per riprendere sensibilità. «Grazie.» La sua voce era debole, quasi un sussurro. Sakura le sorrise e l'abbracciò. «Sono contenta che tu stia bene.»

David, invece, era alle prese con l'altra prigioniera. «Da quando le ho tolto il fazzoletto non si è mossa, non vorrei fosse svenuta.» Li informò preoccupato. Nathan le si avvicinò e aspettò che David finisse di rimuovere le funi attorno alle mani prima di sollevarla dalla sedia. «Dobbiamo portarla fuori.»

Sakura passò il cellulare a David. «Prendi tu il cellulare, ci penso io a Minami.» Aggiunse, aiutando la ragazza a tirarsi su. A quel punto, David si mosse per primo verso l'uscita, illuminando la via da percorrere, seguito da Nathan, che teneva fra le braccia la ragazza svenuta, e Sakura che chiudeva la fila, sorreggendo Minami che faticava a camminare.

«Portiamola in quella specie di infermeria, vicino alla palestra grande.» Suggerì Sakura. Nathan annuì continuando a camminare, imboccando il corridoio dei pinguini, il corridoio che collegava il padiglione vecchio con quello nuovo, conosciuto come zona più fredda della scuola. La palestra si trovava proprio a metà del corridoio, mentre dall'altra parte, al piano terra del padiglione nuovo, c'erano i laboratori di scienze. David, che aveva un udito fine, riuscì a distinguere, nel silenzio del luogo, il rumore di qualcosa che bolliva, così incuriosito andò a controllare, lasciando Nathan e gli altri perplessi.

«Ecco, adesso dovrei esserci, devo aggiungerci giusto un po' di sodio e il gioco è fatto. Giusto, Stefano?» Domandò Emily, rivolta al tecnico di laboratorio, mentre prendeva una provetta contenente una polverina argentata. Svitò il tappo e, proprio mentre stava per rovesciare un po' del metallo all'interno della beuta sul fuoco, venne interrotta da David. «Secchiona! Che ci fai qui?» La sua voce la fece trasalire, le fece fare uno scatto che la portò a rovesciare per terra tutto il contenuto della provetta. «Oh no!» Emily guardò prima per terra e poi il ragazzo, con un'espressione sconcertata dipinta sul volto.

«Ops!» David sentiva di aver combinato un grosso guaio.

«Ops?! E' tutto quello che riesci a dire?» Emily era furiosa. Lasciò il suo esperimento e andò da David, pronta ad urlargli sul muso. «Ma ti rendi conto che adesso mi tocca rifarlo per colpa tua? Sono qui da due ore e mezzo, ho sopportato la fine del mondo, il vento, i vetri che scoppiavano, le luci che sibilavano, tutto per elaborare questo esperimento che tu mi hai rovinato! E' per domani, se non riesco a finirlo il professore mi darà un'insufficienza!»

«Dai, Lily, calmati. Non era mia intenzione rovinarti l'esperimento.» David mise le mani avanti, indietreggiando di qualche passo. Istintivamente si voltò verso Nathan, che intanto li aveva raggiunti, ed ebbe un'idea geniale. «Più tardi ti aiuterà Nate a finirlo, così potrete dire al professore che l'avete fatto insieme.»

A quelle parole i due amici lo guardarono con un'espressione incredula.

Lui, invece, sorrise soddisfatto. Non poteva presentarsi occasione migliore per far fare pace a quei due testardi di Emily e Nathan. Dovevano tornare ad essere amici, ora più che mai, visto che entrambi erano Guardiani. Il destino li avrebbe costretti a riavvicinarsi, a parlarsi, a ricucire il loro rapporto, e lui lo avrebbe aiutato. La bocca si allargò in un sorriso determinato. Finalmente avrebbe potuto riavere indietro i suoi migliori amici.

«Io non credo sia una buona idea...» Ammise Emily, mentre un velo di tristezza le oscurava gli occhi color miele.

Nathan non rispose, voltò la testa dall'altra parte.

«Andiamo, ragazzi! Non potete continuare così!» Sospirò lui, esasperato. «Ma vi rendete conto che è da tre anni che non vi rivolgete la parola? Come avete potuto dimenticare tutte le avventure che abbiamo vissuto insieme durante questi anni?»

Udendo quelle parole, i due si scambiarono un'occhiata di sottecchi. David aveva ragione, non potevano continuare così, lasciando che l'indifferenza si portasse via quindici anni di amicizia, come un'onda che spazza vie le conchiglie, ritirandosi dal bagnasciuga. Ma erano entrambi troppo orgogliosi per ammettere di aver sbagliato, perciò si trincerarono in un silenzio ostinato.

A quel punto, vedendo che nessuno dei due avrebbe ceduto facilmente, David scosse la testa. «È inutile che facciate così, tanto stasera venite a cena da me, miei cari.» Sibilò, beffardo. Loro erano cocciuti, ma lui lo era di più. «E non accetto un "no" come risposta.» Li avvertì.

I due sospirarono rassegnati. «E va bene! Hai vinto tu!» Esclamarono all'unisono.

«Allora? Quand'è che sei tornato?» Domandò Emily, rivolta a David, mettendo fine alla situazione di disagio che si era creata.

«Oggi pomeriggio.» Disse poi mostrando un sorriso a trentadue denti.

«E non è tornato da solo.» Aggiunse Sakura guardando Emma, che l'aveva raggiunta poco prima e adesso la stava aiutando con Minami, con uno sorrisino malizioso. Emily guardò Emma con un'espressione interrogativa. Il ragazzo subito procedette con le presentazioni. «Lei è Emma, la mia ragazza.»

Emily si pietrificò. «Cosa?!»

Di fronte alla reazione dell'amica, il ragazzo scrollò le spalle sconsolato. «Ma perché tutti reagiscono così quando dico che Emma è la mia ragazza?»

«Perché tu hai il tatto di un elefante, non sei in grado di trattare con una ragazza!» Gli dissero in coro Sakura ed Emily.

Lui, per tutta risposta, si spostò dalla porta, fingendo di essersi offeso, permettendo ad Emily di notare che in braccio Nathan portava una ragazza. «Ma che le è successo?»

«E' una storia lunga...» Rispose David.

«Dai, racconta.»

Lui, Emma e Sakura guardarono Nathan. Avrebbero dovuto raccontarle tutto ciò che era accaduto? O era meglio tacere?

L'amico annuì col capo. In fondo, come aveva dimostrato il disegno, anche Emily era una di loro, era suo diritto sapere. E poi c'era quel pazzo che pur di avere quel gioco avrebbe ucciso. Emily era un Guardiano e lui avrebbe benissimo potuto prendere di mira anche lei. Era compito loro avvisarla. «Vieni con noi, ti racconteremo tutto strada facendo.» Le propose David. Emily acconsentì, e salutando Stefano, si aggregò alla compagnia. Fecero il loro ingresso nell'infermeria che il giovane aveva appena terminato il resoconto del pomeriggio, lasciando la giovane sconvolta. «Secondo voi quel tipo può tornare davvero?» Domandò lei, mentre lui aiutava Nathan a stendere la ragazza sul lettino.

«Credo di sì. Il gioco sembra interessargli davvero, visto che per averlo ha persino preso in ostaggio due ragazze innocenti. Sono sicuro che appena lo avremo trovato verrà a prenderselo.» Rispose lui. «E noi ovviamente non glielo lasceremo fare.» Concluse con determinazione.

«Però c'è una cosa che non capisco... secondo quello che mi avete raccontato questo tizio vi ha detto di essere un Guardiano... ma allora perché non collabora invece di mettersi contro di noi?»

La domanda di Emily spiazzò i ragazzi. Aveva ragione. Perché lo sconosciuto si era messo contro di loro?

«Anch'io non riesco a capire...» Intervenne Emma, che intanto stava aiutando Sakura a sollevare Minami e ad adagiarla sull'altro lettino «Non capisco perché non si voglia unire a noi, mi ha pure dato uno strano oggetto che secondo me potrebbe esserci utile.»

«Cosa? E che ti ha dato?!» Domandarono Nathan e David sorpresi. Emma infilò la mano in tasca e prese lo pseudo bottone donatole dal tipo. «Ecco, è questo.»

Nathan subito si avvicinò e glielo sfilò dalle mani. Lo fissò per alcuni secondi, poi lo alzò, tenendolo con l'indice e col pollice, per guardarlo alla luce del neon sul soffitto, uno dei pochi ancora funzionanti. Sforzando un po' la vista, riuscì a tratti a distinguere dei puntini. Anche Emily e David lo raggiunsero, per scrutarlo con attenzione. «Sembra uno specchietto.» Suggerirono i due. A quel punto, colti da un'illuminazione, i tre si guardarono con un sorriso compiaciuto. Senza neppure dirsi una parola, Emily andò a spegnere l'interruttore della luce, David estrasse il cellulare e lo passò a Nathan, il quale lo puntò sul piccolo specchio che teneva con l'altra mano. D'un tratto videro il fascio di luce riflettersi sull'oggetto e colpire il muro di fronte a loro, proiettando un'immagine che li lasciò a bocca aperta.

 
 
   
 
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