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Autore: Vago    27/10/2017    3 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Un corvo planò lentamente sui coppi di uno degli ultimi tetti che precedevano il mare.
Pochi, rapidi battiti d’ali gli permisero di rallentare a sufficienza perché i suoi artigli potessero arpionare il rivestimento del tetto prescelto.
Le ultime fiamme si stavano lentamente estinguendo, circondate da una massa di corpi frementi.
Più volte il suo scuro becco colpì il coppo che gli stava davanti, facendolo risuonare ritmicamente.

Non posso nemmeno darti la colpa di tutto questo, Fato maledetto.
Quel tipo che stavo inseguendo non è nemmeno una delle tue creazioni.
Devo calmarmi. Non posso permettere alla frustrazione di offuscarmi la mente.
Ragiona.
Cosa è successo in quel vicolo?
Aveva le spalle al muro. Poi ha fatto qualcosa e io ho avuto un’altra ricaduta.
Com’è possibile? Quel Buco della Trama che poteri ha su di me?
Poi quella stramaledetta luce.
Come ha fatto a produrla? Non mi sembra avesse qualcosa con sé e un bagliore di quell’intensità avrebbe bisogno di una fonte bella grossa.
Che abbia un potere anche lui?
Mentre mi parlava sembrava abbastanza sicuro di potermi uccidere…

Il corvo zampettò avanti, raggiungendo la grondaia che delimitava la superficie di quel tetto.
Il suo becco si aprì verso il cielo, lasciando il suo rauco gracchiare spandersi verso le stelle di quella notte.

Non ha senso.
Ponendo come punto uno che lui era convinto di potermi uccidere da disarmato e, come punto due, che il suo potere comprenda quella luce, non riesco a far coesistere queste due cose.
Lui era sicuro di quel che faceva.
Sapeva che non lo avrei potuto colpire, almeno, questa era l’impressione che dava.
Deve avere qualcos’altro nascosto.
E lui non può essere l’assassino.
Troppo impulsivo, non conosceva la città per nulla e, fosse stato il mio uomo, avrebbe avuto con sé almeno un coltello, quello che ha ucciso il drago al molo.
Mi manca un tassello.
No, non un tassello, una linea di collegamento. Una orribile linea di collegamento dal colore insopportabile che mi sta tra le gambe con il solo intento di farmi inciampare.
Detesto le linee di collegamento di questo tipo.
Qual è la miglior mossa che posso fare, ora?
È buio, non credo si muoverà fino all’alba. Con la notte potrei vedere troppo facilmente riconoscere la luce che produce.

Il corvo si levò in volo, superando il molo con pochi battiti d’ali.
La luna, arrivata al culmine del suo arco, faceva risplendere le piume nere dell’uccello di screziature violacee.

Quanto tempo ho ancora, prima dell’alba?

Cinque ore, circa.
So che lui, o loro, visti gli ultimi eventi, sono come topi in trappola dentro la città e lo saranno per le prossime cinque ore.
Devo sfruttare questo tempo nel modo giusto.
Devo calmarmi e trovare un buon posto per riflettere.

Il corvo si fermò a mezzaria, immobile, planando rigidamente verso la superficie del mare.
Le sue ossa si fecero, morbide, malleabili, per poi fondersi con le sue carni e il suo sangue.
Quel corpo divenne quasi liquido, appallottolandosi su sé stesso in una sfera che cominciò a precipitare verso la superficie scura dell’acqua.
Una medusa allargò i propri tentacoli al di sotto della propria testa

Meglio, molto meglio.
L’ultima volta che ho assunto questa forma ero sulla costa dell’Isola dei monaci… e ci sono rimasto per oltre due anni.
È sicuramente una delle migliori per pensare senza doversi preoccupare di dover fare cose inutili, come battere le ali, nuotare o respirare.
Dunque, dove ero rimasto?


Il sole sorse sulla linea dell’orizzonte, tingendo di rosso le onde del mare.
Un gabbiano si levò in volo, schizzando tutto attorno scintillanti gocce d’acqua. Il suo ventre scivolava a pochi centimetri dalla cresta delle onde che si dirigevano verso la riva e i suoi piccoli occhi neri fissavano le assi in parte carbonizzate che componevano la banchina.

Tre uscite, ci sono solamente tre uscite.
Nord, ovest e sud.
Dubito che voglia tornare nelle Terre dopo aver ucciso appena un singolo drago.
Devo salire più in alto.

Le piume del gabbiano si scurirono tutte, meno quella centrale della coda, che rimase candida. Il suo corpo si ridusse di dimensioni, mentre le ali continuavano a battere per fargli compiere stretti cerchi verso l’alto.

Bene, da qui riesco a vedere tutta la città. Una buona visione d’insieme, non mi interessa vedere i singoli, ora come ora.
Sto facendo un passo indietro, rispetto a prima, ma potrebbe essere il modo per uscire dal vicolo cieco in cui sono caduto.
Questa città si è sviluppata poco, nonostante sia uno dei pochi moli sicuri del Continente. Non può essere un bersaglio allettante.
Dimenticati del tipo che ti è scappato.
Dimenticati anche della luce.
Ora non sono importanti, sono inutili tasselli da mettere alla fine al loro posto.
Spero.
L’assassino, cosa sai di lui con certezza? Devi eliminare ogni cosa che non è sicura.
Ha ucciso a Gerala, due volte. Cosa differenziava i due tentativi?
Il primo drago, quel burocrate, non è stato carbonizzato in un rogo. Era ai piedi della città e il draghicida ha lasciato cadere il suo corpo sul terreno, dopo averlo pugnalato. Non ha dato origine a un incendio, quella volta.
Poi si è evoluto, nel ristorante. Ha studiato con attenzione il luogo, ha strangolato i camerieri e i cuochi senza destare sospetti e, nel contempo, ha somministrato una droga ai commensali, per poi ucciderli tutti grazie all’incendio generato dalla sua unica vittima, quella sposa.
Stava ancora sperimentando.
Come ha fatto a scappare, una volta appiccato il fuoco? Gli interni erano di legno e tessuto, utilizzando la tovaglia come miccia, il fuoco non ha impiegato più di due minuti a crescere.
Due minuti…
Inoltre sapeva dove prendere il montacarichi alla base di Gerala nonostante fosse notte.
C’era già stato, per forza.
Forse addirittura più di una volta.
Poi è stato il turno di Derout.
Di nuovo, un’unica vittima per ucciderne molte, o almeno così sperava.
Un intero quartiere di draghi…
Ma qualcosa è andato storto. Le case intonacate e l’aria marina umida hanno fermato l’incendio a una singola abitazione, limitando le vittime.
Di nuovo è poi riuscito a scappare senza attirare su di sé attenzioni, che conoscesse anche quella città?
In quel caso, però, ha commesso un errore, non conosce così bene le fiamme come immaginavo, non è stato in grado di valutare di quanta esca avesse bisogno il fuoco per poi estendersi per tutto il quartiere.
La scomparsa di quel Michael sulla nave non posso considerarla. Non ho trovato il corpo, non ci sono state fiamme, non ho nulla che lo ricolleghi o lo possa porre su quella barca.
Fino a quando non siamo arrivati qui.
Non ci fosse stato l’incendio sulla banchina avrei anche potuto credere di averlo perso.
Quel drago, però, è stato ucciso con il suo stile.
Le domande qui sono due.
Come faceva a sapere che era un drago? Lo conosceva o ha trovato una maniera per riconoscerli?
E, in secondo luogo, è già stato qui?
Probabilmente, visto come si è comportato prima, le risposte sono, in ordine inverso, “si” e “la prima”.
Ha sempre attaccato posti che conosceva e in cui sapeva muoversi. Quindi, supponendo che sia già stato qui, prima di cominciare a mietere vittime, potrebbe aver conosciuto gli addetti al porto e, tra questi, quel drago là.
Non è inverosimile che fosse sulla banchina per andare a scaricare alcune merci dall’Ala di Albatros, quando è morto.
Il quadro, fino ad ora, è plausibile.
Passato e presente sono verosimili, non mi resta che provare ad indovinare il futuro.
Devo alzarmi di più.

Il corvo riprese a battere le ali con foga, alzandosi sempre di più verso il cielo cristallino che si stava rischiarando.
Al molo, i pescatori le cui barche non erano state coinvolte nel rogo stava levando gli ormeggi per iniziare la loro giornata, dalla parte opposta delle case, i primi viaggiatori cominciavano a dirigersi verso le tre porte di terra che collegavano la cittadina agli altri insediamenti, che, come macchie scure, cercavano di risaltare sullo sfondo rigoglioso.

Ha avuto un processo di evoluzione, il mio assassino.
Ha sperimento cose sempre più complesse, prima di arrivare qui.
Qual è il suo obiettivo?
L’isola dei draghi mi sembra troppo al di là delle sue possibilità.
Mi serve qualcosa come un villaggio con una buona percentuale di draghi, oppure un loro quartiere rinomato.
Pensa, Viandante. Cosa può essere una preda allettante?
Case, villaggi, quartieri, draghi potenti, draghi con nomi importati, casate, cittadine, città…
Città!
Sono un idiota, dovevo pensarci immediatamente.
C’è Aravan a nord. La città dei draghi.
Letteralmente.
Una città fondata, costruita ed abitata unicamente dai draghi.
Tra l’altro è una delle mete turistiche più gettonate, ultimamente, da parte di tutte le razze.
Si sente davvero così pronto per una cosa del genere?
È una città, maledizione, come pensa di poterla mettere a ferro e fuoco?
Spero non abbia un altro asso nella manica.
In ogni caso, ora so dove devo andare, e non avrà modo di sfuggirmi.

Il corvo aprì il becco per lasciarne uscire un gracchio di gioia, le sue ali, quindi, si irrigidirono, in modo da farlo planare verso nord.
L’aria gelida d’alta quota gli avvolgeva le piume scure, scaldandosi a mano a mano che scendeva verso il livello del mare.
I primi carri pieni di merci cominciavano a mostrarsi tra le vie sotto il suo ventre fasciato.
   
 
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