Capitolo
10
-
Come va la caviglia? –
Joelle
alzò lo sguardo verso il ragazzo appoggiato alla parete
dell’infermeria. Sgranò leggermente gli occhi,
sorpresa di trovarlo lì.
-
Molto meglio, dovrei essere in grado di mettermi in piedi
molto presto a sentire l’infermiera. –
-
Bene –, mormorò Erlend, - mi fa piacere.
–
Lo
vide vagare con lo sguardo per la stanza come se fosse alla
ricerca di qualcosa.
-
Lui non è qui. –
-
Lui chi? –
-
Will. Penso che sia una cosa molto stupida quella che state
facendo voi due; insomma, è palese che vi morite dietro
quindi che senso ha
nasconderlo? –
-
Credo che sia il discorso più strano che abbia mai sentito
fare dalla ragazza di qualcuno. –
Rise,
gettando la testa all’indietro.
-
Mon Dieu, possibile che nessuno di voi due l’abbia capito?
Tu hai usato Bentley per farlo ingelosire e lui ha fatto lo stesso con
me. Vi
volete a vicenda, dovete solo ammetterlo. –
Ci
mise qualche secondo a metabolizzare il significato di
quelle parole.
Se
le cose stavano effettivamente così allora forse era venuto
il momento di prendere definitivamente in mano le cose.
-
Devo fare una cosa, tu mi scusi vero? –
Ridendo,
annuì. – Naturalmente, vai e prenditelo.
–
*
-
Odio questo periodo dell’anno – sbuffò
Constance, osservando
corrucciata le ghirlande che agghindavano il castello e le statue
canterine a
ogni angolo.
Mancavano
solo due giorni a Natale e tutti quelli che la
circondavano avevano quell’aria stucchevolmente festosa e
allegra che le dava
letteralmente sui nervi.
-
Cosa c’è che non ti piace del Natale? –
chiese Enea,
sorpreso.
-
Praticamente tutto, specialmente i cori natalizi – rispose,
storcendo le orecchie all’ennesimo incontro con armature
fischiettanti Jingle
Bell’s.
-
A me è sempre piaciuto, mi ricorda i momenti passati in
famiglia. –
-
Non ti facevo un tipo sdolcinato. –
-
E io non pensavo che tu fossi la versione bionda e attraente
del Grinch. –
Constance
si voltò verso il compagno di Casa, sorpresa.
-
Attraente? Mi consideri bella, Palter? –
Il
biondo si strinse nelle spalle, fingendosi incurante. –
Oggettivamente sei bella, non ci vedo nulla di strano nel confermarlo.
–
-
Non ti ho chiesto come sono oggettivamente. Voglio sapere
come tu pensi che io sia.
–
Enea
parve meditare sul darle o meno la risposta che gli stava
passando per la testa, ma alla fine decise di buttarsi e al diavolo le
conseguenze.
Dopotutto
più di un rifiuto non poteva certo ottenere.
-
Sì, penso che tu sia molto bella –
confermò.
Sorridendogli,
Constance gli si avvicinò e si alzò in punta di
piedi per baciarlo delicatamente sulle labbra.
Quando
si separarono, la ragazza accennò al rametto di vischio
sopra le loro teste.
-
Immagino che si debba seguire la tradizione, no? –
Dopo
l’ennesimo sorrisetto sensuale riprese a camminare come
se nulla fosse successo e a lui non rimase altro che seguirla.
*
-
È quasi Natale, siamo nel pieno primo giorno delle vacanze e
tu stai chiuso qui a studiare? –
Killian
alzò lo sguardo dal libro che stava sfogliando,
comodamente seduto su una delle innumerevoli sedie libere della
biblioteca
praticamente deserta.
-
Non sto studiando, è una lettura di piacere. –
-
Storia di nobili famiglie Purosangue -, lesse Shana, - che
noia. Coraggio, diamo un senso a questa giornata, Lawson. –
Lo
prese per mano, costringendolo a mettere via il libro e tirandolo
in piedi con sé. Incurante dello sguardo contrariato della
bibliotecaria, lo
trascinò con sé fuori e poi lungo la rampa di
scale fino al pianterreno.
-
Dove stiamo andando? –
-
Lo vedrai. –
Percorsero
il parco ormai completamente innevato fino a
giungere ai margini della Foresta Proibita.
-
Non per frenare il tuo entusiasmo, ma l’ultima volta che
siamo stati lì dentro non mi sei sembrata troppo entusiasta
della cosa quindi perché
siamo qui? –
Shana
continuò a guardare a terra, cercando qualcosa e
ignorandolo palesemente.
-
Shana … -
-
Ecco, l’ho trovata – decretò, alzandosi
in piedi e
voltandosi verso di lui.
Teneva
tra le mani una bella palletta di neve fresca.
Ebbe
appena il tempo di realizzare quello che stava per fare
che la palla di neve lo centrò in pieno volto.
-
D’accordo, questa è guerra … pura e
semplice guerra –
decretò, chinandosi ad afferrare a sua volta un
po’ di neve.
*
Bentley
esultò non appena la sua regina mangiò il pedone
bianco.
-
Scacco al re! –
Contrariata
Lenochka esaminò i pezzi sulla scacchiera alla
ricerca della strategia migliore per salvarsi e ribaltare le sorti
della
partita.
Gli
scacchi non erano mai stati il suo gioco preferito, ma
quando si trattava di rivaleggiare contro qualcuno allora la sua vena
competitiva tornava a emergere con prepotenza.
-
Se muovi l’alfiere così … -
cominciò Joseph, che osservava
la partita da una buona ventina di minuti.
-
Non valgono suggerimenti. –
-
Nessuno ha detto questa regola all’inizio della partita -,
replicò il Serpeverde, - e in corsa di partita non possono
essere aggiunte
nuove regole. –
Lenochka
annuì, sorridendo compiaciuta.
-
Ben detto, Joe. Rassegnati, Ben, perderai. –
Seguì
il suggerimento di Joseph, muovendo l’alfiere e
riuscendo a trarsi d’impaccio.
Bentley
mosse a sua volta il cavallo, avvicinandosi abbastanza
da impensierirla nuovamente, ma fu allora che vide un buco nella difesa
dell’americano.
Mosse
la regina.
-
Scacco matto. –
L’imprecazione
particolarmente colorita venne soffocata dal
cinque che si scambiarono lei e Joseph.
-
Questo è profondamente sleale, due contro uno non
è
corretto. –
-
Facci causa, Ashwood. –
*
Osservò
l’ammasso informe che ricopriva lo spiedino.
Aveva
sempre odiato fare quelle cose, di solito era Erlend
quello che riusciva ad azzeccare alla perfezione la cottura.
Contrariato,
allungò una mano verso il divano.
-
Passami un altro di quei cosi. –
Robert
obbedì, allungando verso William il sacchetto
contenente i marshmallow.
-
Vorrei conoscere quello che ha inventato questo modo di
mangiarli, così gli potrei ficcare lo spiedino in un occhio.
–
Audrey
rise, addentando un’Ape frizzola.
-
Credo che sia morto parecchio tempo fa, Will. –
-
Allora lo resuscito e poi lo uccido di nuovo. –
-
Oppure potresti semplicemente avvicinarli di meno alla
fiamma, in questo modo non si brucerebbero – intervenne la
voce di Erlend.
Lanciandosi
un’occhiata complice, Audrey e Robert si alzarono
dal divano.
-
Noi andiamo a fare una passeggiata, voglio disegnare ancora
qualche angelo delle nevi prima che faccia buio, ci vediamo
più tardi – disse la
francese, prendendo per mano il fidanzato e guidandolo fuori dalla Sala
Comune
di Corvonero.
Rimasti
soli, Erlend si avvicinò al camino e gli tolse lo
spiedino dalle mani.
Lo
avvicinò poco a poco alla fiamma, osservandolo mentre si
arrostiva alla perfezione. Dopodichè lo passò a
William.
-
Ecco fatto, non è poi così difficile. –
-
Lo dici tu, questi cosi complottano contro di me –
replicò,
arricciando il labbro inferiore in un’espressione da cane
bastonato che lo
intenerì.
-
Ho parlato con Joelle poco fa. –
-
So che uscirà dall’infermeria in serata.
–
-
Già, ma non mi riferivo a questo … -
Le
iridi cobalto di Will catturarono le sue e un lieve
imbarazzo si dipinse sul volto del moro. – Ah, stai parlando
di quell’altra
cosa. –
-
Già, mi ha detto tutto e devo dire che ha ragione: siamo due
idioti. La cosa è molto più semplice di quanto la
facciamo, Will. –
Già,
dopotutto era solo questione di mettersi in gioco una
volta per tutte.
-
Hai ragione, è molto semplice – convenne,
afferrandolo per
il bavero della camicia e attirandolo a sé.
Lo
baciò con un trasporto estremo, al quale Erlend
ricambiò
con altrettanto vigore, e finirono a rotolarsi sul tappeto davanti al
caminetto
ardente.
Tra
un bacio e l’altro, il biondo diede voce alla domanda che
più gli premeva.
-
Questo cosa significa … per noi due? –
-
Immagino che significhi che per quanto proviamo a starci
lontani non ce la facciamo. Credo che faccia di noi una coppia.
–
*
Zahra
fece capolino da dietro alla sua spalla, sbirciando la
lettera che Charlotte stava finendo di firmare.
-
A chi scrivi? –
-
Oh, solo a mia madre. Manca poco alla fine del torneo e
presto torneremo tutti a casa, ma rivederla durante la seconda prova mi
ha
fatto sentire la nostalgia di casa. –
-
Immagino che sia normale. Non hai mai parlato prima di tuo
padre … lui com’è? –
-
Lui -, mormorò piano, - non c’è
… non c’è mai stato a dire
la verità. Mi ha sempre cresciuta mia madre, non credo
nemmeno che lui sappia
che sono una strega … o che esisto a dirla tutta. –
-
Charlie, io … -
-
Non potevi saperlo – l’anticipò,
sorridendole gentilmente, -
quindi non preoccuparti. Sono abituata a stare senza un padre, ormai
non ci
faccio più nemmeno casa. Mamma ha sempre portato avanti la
famiglia, non mi ha
mai fatto mancare nulla, e a me sta bene così. –
Lilith
e Jason si avvicinarono alle poltrone, incuriositi
dalla piega vagamente malinconica che stava prendendo la conversazione
tra le
due ragazze.
-
Basta con quei musi lunghi -, disse la rossa, - è quasi
Natale e fuori c’è la neve. Insomma, non possiamo
stare chiusi qui a
deprimerci. –
-
E manca poco alla terza prova. Io e te, Charlie, potremmo
anche morire per quanto ne sappiamo. Credo che un minimo di
divertimento ci
spetti per diritto – concluse Jason, prendendosi una gomitata
dalla fidanzata.
-
Così non sei d’aiuto. –
Le
strizzò l’occhio. – Lo so, sono proprio
un ragazzaccio,
potresti sempre darmi una punizione. –
Zahra
tossicchiò, rischiando di strozzarsi, mentre Charlotte
avvampava per l’imbarazzo.
Lilith
gli assestò un pugno sul braccio, facendolo gemere.
–
Imbecille. –
-
D’accordo, credo proprio che dopo quest’uscita
andare a
divertirci sia d’obbligo –, decretò
Zahra, - magari lasciando questi due da
soli a sfogare i loro bassi istinti. –
Prese
per mano Charlotte e la guidò fuori dalla Sala Comune di
Grifondoro.
-
Dove andiamo? –
-
A fare danni, mia giovane yankee. –
Ridendo,
si lasciò condurre da lei.
Conoscendo
Zahra la cosa sarebbe certamente andata in porto.
Spazio
autrice:
Salve!
Due
aggiornamenti nello stesso giorno, probabilmente devo essere impazzita
xD
Scherzi
a
parte, questo è il terzultimo capitolo della storia
… ciò significa che nel
prossimo capitolo avremo la terza prova e che, come sempre, vi chiedo
di
inviarmi la vostra personale classifica per la prova tramite mp.
Detto
ciò, ci sentiamo al prossimo capitolo che non
tarderà ad arrivare.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary