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Autore: Ms Mary Santiago    28/10/2017    5 recensioni
[STORIA A OC - Conclusa]
Dal testo:
Un Torneo interscolastico sul modello dell’ormai abolito Tre Maghi, ma che coinvolgesse tutte e quattro le maggiori scuole di magia.
Il preside di Ilvermorny, Eric Miller consulente per il Macusa, era stato già messo al corrente dell’idea ed era stato a dir poco entusiasta.
O almeno così le aveva riferito Harry.
Viktor Krum, che dopo essersi ritirato dal Quidditch aveva dirottato la sua carriera verso l’insegnamento e successivamente la presidenza a Durmstrang, si sarebbe convinto facilmente le aveva assicurato Hermione.
E infine Beauxbatons.
Ron aveva dichiarato di essere certo della volontà di Gabrielle Delacour di adoperarsi per garantire l’amicizia e la cooperazione tra le scuole.
Non restava che il suo benestare per dare il via all’organizzazione delle cose.
- E a tutti i presidi sta bene che il Torneo venga ospitato a Hogwarts? –
Harry annuì. – Lo ritengono giusto dato che la proposta è partita da noi. –
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gabrielle Delacour, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Viktor Krum
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 10

 

 

 

 

 

 

 

- Come va la caviglia? –

Joelle alzò lo sguardo verso il ragazzo appoggiato alla parete dell’infermeria. Sgranò leggermente gli occhi, sorpresa di trovarlo lì.

- Molto meglio, dovrei essere in grado di mettermi in piedi molto presto a sentire l’infermiera. –

- Bene –, mormorò Erlend, - mi fa piacere. –

Lo vide vagare con lo sguardo per la stanza come se fosse alla ricerca di qualcosa.

- Lui non è qui. –

- Lui chi? –

- Will. Penso che sia una cosa molto stupida quella che state facendo voi due; insomma, è palese che vi morite dietro quindi che senso ha nasconderlo? –

- Credo che sia il discorso più strano che abbia mai sentito fare dalla ragazza di qualcuno. –

Rise, gettando la testa all’indietro.

- Mon Dieu, possibile che nessuno di voi due l’abbia capito? Tu hai usato Bentley per farlo ingelosire e lui ha fatto lo stesso con me. Vi volete a vicenda, dovete solo ammetterlo. –

Ci mise qualche secondo a metabolizzare il significato di quelle parole.

Se le cose stavano effettivamente così allora forse era venuto il momento di prendere definitivamente in mano le cose.

- Devo fare una cosa, tu mi scusi vero? –

Ridendo, annuì. – Naturalmente, vai e prenditelo. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Odio questo periodo dell’anno – sbuffò Constance, osservando corrucciata le ghirlande che agghindavano il castello e le statue canterine a ogni angolo.

Mancavano solo due giorni a Natale e tutti quelli che la circondavano avevano quell’aria stucchevolmente festosa e allegra che le dava letteralmente sui nervi.

- Cosa c’è che non ti piace del Natale? – chiese Enea, sorpreso.

- Praticamente tutto, specialmente i cori natalizi – rispose, storcendo le orecchie all’ennesimo incontro con armature fischiettanti Jingle Bell’s.

- A me è sempre piaciuto, mi ricorda i momenti passati in famiglia. –

- Non ti facevo un tipo sdolcinato. –

- E io non pensavo che tu fossi la versione bionda e attraente del Grinch. –

Constance si voltò verso il compagno di Casa, sorpresa.

- Attraente? Mi consideri bella, Palter? –

Il biondo si strinse nelle spalle, fingendosi incurante. – Oggettivamente sei bella, non ci vedo nulla di strano nel confermarlo. –

- Non ti ho chiesto come sono oggettivamente. Voglio sapere come tu pensi che io sia. –

Enea parve meditare sul darle o meno la risposta che gli stava passando per la testa, ma alla fine decise di buttarsi e al diavolo le conseguenze.

Dopotutto più di un rifiuto non poteva certo ottenere.

- Sì, penso che tu sia molto bella – confermò.

Sorridendogli, Constance gli si avvicinò e si alzò in punta di piedi per baciarlo delicatamente sulle labbra.

Quando si separarono, la ragazza accennò al rametto di vischio sopra le loro teste.

- Immagino che si debba seguire la tradizione, no? –

Dopo l’ennesimo sorrisetto sensuale riprese a camminare come se nulla fosse successo e a lui non rimase altro che seguirla.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- È quasi Natale, siamo nel pieno primo giorno delle vacanze e tu stai chiuso qui a studiare? –

Killian alzò lo sguardo dal libro che stava sfogliando, comodamente seduto su una delle innumerevoli sedie libere della biblioteca praticamente deserta.

- Non sto studiando, è una lettura di piacere. –

- Storia di nobili famiglie Purosangue -, lesse Shana, - che noia. Coraggio, diamo un senso a questa giornata, Lawson. –

Lo prese per mano, costringendolo a mettere via il libro e tirandolo in piedi con sé. Incurante dello sguardo contrariato della bibliotecaria, lo trascinò con sé fuori e poi lungo la rampa di scale fino al pianterreno.

- Dove stiamo andando? –

- Lo vedrai. –

Percorsero il parco ormai completamente innevato fino a giungere ai margini della Foresta Proibita.

- Non per frenare il tuo entusiasmo, ma l’ultima volta che siamo stati lì dentro non mi sei sembrata troppo entusiasta della cosa quindi perché siamo qui? –

Shana continuò a guardare a terra, cercando qualcosa e ignorandolo palesemente.

- Shana … -

- Ecco, l’ho trovata – decretò, alzandosi in piedi e voltandosi verso di lui.

Teneva tra le mani una bella palletta di neve fresca.

Ebbe appena il tempo di realizzare quello che stava per fare che la palla di neve lo centrò in pieno volto.

- D’accordo, questa è guerra … pura e semplice guerra – decretò, chinandosi ad afferrare a sua volta un po’ di neve.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Bentley esultò non appena la sua regina mangiò il pedone bianco.

- Scacco al re! –

Contrariata Lenochka esaminò i pezzi sulla scacchiera alla ricerca della strategia migliore per salvarsi e ribaltare le sorti della partita.

Gli scacchi non erano mai stati il suo gioco preferito, ma quando si trattava di rivaleggiare contro qualcuno allora la sua vena competitiva tornava a emergere con prepotenza.

- Se muovi l’alfiere così … - cominciò Joseph, che osservava la partita da una buona ventina di minuti.

- Non valgono suggerimenti. –

- Nessuno ha detto questa regola all’inizio della partita -, replicò il Serpeverde, - e in corsa di partita non possono essere aggiunte nuove regole. –

Lenochka annuì, sorridendo compiaciuta.

- Ben detto, Joe. Rassegnati, Ben, perderai. –

Seguì il suggerimento di Joseph, muovendo l’alfiere e riuscendo a trarsi d’impaccio.

Bentley mosse a sua volta il cavallo, avvicinandosi abbastanza da impensierirla nuovamente, ma fu allora che vide un buco nella difesa dell’americano.

Mosse la regina.

- Scacco matto. –

L’imprecazione particolarmente colorita venne soffocata dal cinque che si scambiarono lei e Joseph.

- Questo è profondamente sleale, due contro uno non è corretto. –

- Facci causa, Ashwood. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Osservò l’ammasso informe che ricopriva lo spiedino.

Aveva sempre odiato fare quelle cose, di solito era Erlend quello che riusciva ad azzeccare alla perfezione la cottura.

Contrariato, allungò una mano verso il divano.

- Passami un altro di quei cosi. –

Robert obbedì, allungando verso William il sacchetto contenente i marshmallow.

- Vorrei conoscere quello che ha inventato questo modo di mangiarli, così gli potrei ficcare lo spiedino in un occhio. –

Audrey rise, addentando un’Ape frizzola.

- Credo che sia morto parecchio tempo fa, Will. –

- Allora lo resuscito e poi lo uccido di nuovo. –

- Oppure potresti semplicemente avvicinarli di meno alla fiamma, in questo modo non si brucerebbero – intervenne la voce di Erlend.

Lanciandosi un’occhiata complice, Audrey e Robert si alzarono dal divano.

- Noi andiamo a fare una passeggiata, voglio disegnare ancora qualche angelo delle nevi prima che faccia buio, ci vediamo più tardi – disse la francese, prendendo per mano il fidanzato e guidandolo fuori dalla Sala Comune di Corvonero.

Rimasti soli, Erlend si avvicinò al camino e gli tolse lo spiedino dalle mani.

Lo avvicinò poco a poco alla fiamma, osservandolo mentre si arrostiva alla perfezione. Dopodichè lo passò a William.

- Ecco fatto, non è poi così difficile. –

- Lo dici tu, questi cosi complottano contro di me – replicò, arricciando il labbro inferiore in un’espressione da cane bastonato che lo intenerì.

- Ho parlato con Joelle poco fa. –

- So che uscirà dall’infermeria in serata. –

- Già, ma non mi riferivo a questo … -

Le iridi cobalto di Will catturarono le sue e un lieve imbarazzo si dipinse sul volto del moro. – Ah, stai parlando di quell’altra cosa. –

- Già, mi ha detto tutto e devo dire che ha ragione: siamo due idioti. La cosa è molto più semplice di quanto la facciamo, Will. –

Già, dopotutto era solo questione di mettersi in gioco una volta per tutte.

- Hai ragione, è molto semplice – convenne, afferrandolo per il bavero della camicia e attirandolo a sé.

Lo baciò con un trasporto estremo, al quale Erlend ricambiò con altrettanto vigore, e finirono a rotolarsi sul tappeto davanti al caminetto ardente.

Tra un bacio e l’altro, il biondo diede voce alla domanda che più gli premeva.

- Questo cosa significa … per noi due? –

- Immagino che significhi che per quanto proviamo a starci lontani non ce la facciamo. Credo che faccia di noi una coppia. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Zahra fece capolino da dietro alla sua spalla, sbirciando la lettera che Charlotte stava finendo di firmare.

- A chi scrivi? –

- Oh, solo a mia madre. Manca poco alla fine del torneo e presto torneremo tutti a casa, ma rivederla durante la seconda prova mi ha fatto sentire la nostalgia di casa. –

- Immagino che sia normale. Non hai mai parlato prima di tuo padre … lui com’è? –

- Lui -, mormorò piano, - non c’è … non c’è mai stato a dire la verità. Mi ha sempre cresciuta mia madre, non credo nemmeno che lui sappia che sono una strega … o che esisto a dirla tutta. –

- Charlie, io … -

- Non potevi saperlo – l’anticipò, sorridendole gentilmente, - quindi non preoccuparti. Sono abituata a stare senza un padre, ormai non ci faccio più nemmeno casa. Mamma ha sempre portato avanti la famiglia, non mi ha mai fatto mancare nulla, e a me sta bene così. –

Lilith e Jason si avvicinarono alle poltrone, incuriositi dalla piega vagamente malinconica che stava prendendo la conversazione tra le due ragazze.

- Basta con quei musi lunghi -, disse la rossa, - è quasi Natale e fuori c’è la neve. Insomma, non possiamo stare chiusi qui a deprimerci. –

- E manca poco alla terza prova. Io e te, Charlie, potremmo anche morire per quanto ne sappiamo. Credo che un minimo di divertimento ci spetti per diritto – concluse Jason, prendendosi una gomitata dalla fidanzata.

- Così non sei d’aiuto. –

Le strizzò l’occhio. – Lo so, sono proprio un ragazzaccio, potresti sempre darmi una punizione. –

Zahra tossicchiò, rischiando di strozzarsi, mentre Charlotte avvampava per l’imbarazzo.

Lilith gli assestò un pugno sul braccio, facendolo gemere. – Imbecille. –

- D’accordo, credo proprio che dopo quest’uscita andare a divertirci sia d’obbligo –, decretò Zahra, - magari lasciando questi due da soli a sfogare i loro bassi istinti. –

Prese per mano Charlotte e la guidò fuori dalla Sala Comune di Grifondoro.

- Dove andiamo? –

- A fare danni, mia giovane yankee. –

Ridendo, si lasciò condurre da lei.

Conoscendo Zahra la cosa sarebbe certamente andata in porto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Due aggiornamenti nello stesso giorno, probabilmente devo essere impazzita xD

Scherzi a parte, questo è il terzultimo capitolo della storia … ciò significa che nel prossimo capitolo avremo la terza prova e che, come sempre, vi chiedo di inviarmi la vostra personale classifica per la prova tramite mp.

Detto ciò, ci sentiamo al prossimo capitolo che non tarderà ad arrivare.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

   
 
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