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Autore: MaryS5    30/10/2017    1 recensioni
Carlos è un bravo ragazzo che vive felice con la sua dolce metà. Sembra andare tutto bene. La vita fila liscia, ma un giorno qualcosa turberà l’animo del giovane. Sarà costretto ad affrontare una prova che metterà a dura prova i suoi nervi. Sarà affiancato dai suoi migliori amici, ma ….Riuscirà a farcela?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexa, Big Time Rush, Carlos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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James e Carlos si diressero davanti all’ultima stanza a sinistra. C’erano tante persone nel corridoio. La maggior parte erano parenti che pretendevano di vedere le ragazze, quindi litigavano con gli infermieri già esausti.
Loro cercarono di non farsi notare per non essere cacciati via. Quando furono davanti alla porta Carlos sospirò felice e afferrò la maniglia. La aprì appena e, con l’amico sbirciò all’interno per vedere se la stanza era giusta e se non ci fosse nessuno.
C’erano tre letti occupati da tre ragazze, tutte assopite. L’ultima, proprio vicino alla finestra con la tendina bianca, era Alexa. Entrambi sorrisero.
Il latino fece per entrare, ma James lo fermò, << Io torno dagli altri, non possiamo entrare tutti e due >>, << Grazie amico >> rispose quello dandogli una pacca sulla spalla ed entrando, per poi richiudere la porta dietro di se.

La stanza era in penombra. La flebile luce che riusciva a passare attraverso le tendine era delicata e rilassante. Appena la porta fu chiusa del tutto le urla all’esterno sparirono. Si sentivano solo dei rumori ovattati e i macchinari che controllavano i valori delle ragazze.
Senza aspettare oltre si fiondò accanto ad Alexa in modo tale da dare le spalle alla finestra. La sua idea era che se fosse entrato qualcuno si sarebbe nascosto sotto il letto o dietro la lunga tenda. Le prese la mano destra con l’intenzione di svegliarla delicatamente, ma quella non aprì gli occhi. Allora, sopraffatto dalle lacrime, cominciò ad accarezzarla e lasciarle baci delicati sulla fronte. Le si coricò accanto e cominciò a giocherellare con i suoi riccioli.
Adesso si poteva definire calmo. Ce l’aveva fatta. Lei gli era accanto. Le si avvicinò tanto al viso in modo tale da respirare la sua stessa aria. Aveva bisogno di sentire il suo respiro. Di accertarsi che fosse con lui, viva. Mentre le sfiorava le guance con i polpastrelli cominciò a ringraziare sottovoce Dio. Aveva mantenuto la parola, lo aveva aiutato a ritrovarla. Passava lentamente le dita dalle guance, alla fronte ai capelli e poi scendeva ancora sul collo, sulle braccia, intrecciava la mano nella sua e risaliva ancora.
La vide serrare le palpebre e provare ad aprirle. << Alexa … >> sussurrò col sorriso. Quella si guardò un po' intorno stordita, per poi girarsi verso di lui. << Los … >> mugugnò con voce impastata. Il ragazzo sentì le lacrime salirgli ancora negli occhi. Serrò le palpebre e si avvicinò a lei mettendo la fronte sulla sua in modo tale da non farle vedere che stesse piangendo. Lei gli prese la mano e incrociarono le dita. << Sono felice c-che stai b-bene … ho a-avuto paura >> confessò stringendola. Quella sbatté più volte le palpebre nel tentativo di ricordare. Si guardò intorno confusa. << Sei in ospedale >> Carlos rispose alla sua domanda silenziosa. << C-che è successo? >> chiese piano. Sembrava non avesse voce. << Ti hanno rapita e tenuta prigioniera per giorni … t-ti ho cercata a lungo … n-non sapevo dove fossi >>. Guardandolo sorrise. Sembrò ricordare appena qualche particolare. Rimase per qualche secondo a fissare il soffitto senza vederlo veramente, riflettendo su tutto ciò che era successo. Poi si girò verso di lui e poggiò le labbra secche sul suo mento coperto dalla barba sottile.
<< O-ora ricordo … stavo tornando a c-casa … e-ero in s-strada. Cercavo l-la chiave nella borsa e q-qualcuno mi ha preso e t-trascinato via. Mi hanno preso la borsa … c-credevo volessero solo q-quella, così li ho lasciati fare, ma hanno preso il c-cellulare e lo hanno buttato … n-non hanno toccato i soldi come credevo … m-mi hanno messo su un furgone … …. … >> mentre parlava gli accarezzava il palmo per tranquillizzarsi e lui rispondeva passando le dita sulle sue guance morbide, << … … Urlavo, ma n-nessuno mi sentiva … un uomo grosso si è l-levato il passamontagna e mi ha dato un c-colpo in testa con la pistola. P-poi non ricordo b-bene, ho solo qualche flash. F-forse c’erano altre persone con me … non so … >> la sua voce era flebile e spenta. << Non aver paura. Adesso è tutto finito. Siamo insieme >>. << C’erano altre persone? >> chiese lei allarmata.
Carlos indugiò un attimo. Non voleva farla preoccupare. C’erano state molte vittime, ma non voleva farglielo sapere. Era sicuro però che prima o poi lo avrebbe domandato. << Si. Delle ragazze. Hanno rapito anche loro … >> << Perché? >> << … Volevano vendervi al migliore offerente … fare chissà che! Ma non importa, li hanno arrestati e sono sicuro che arresteranno anche chi era disposto a comprare. C’erano molte carte in quel posto, qualche cosa deve esserci pur scritto! >>. << Come fai a saperlo? Ci sei entrato? >>. Lui non voleva proprio rispondere. Le avrebbe messo paura per niente, ma il suo sguardo dolce e preoccupato lo convinse a parlare. << Si … dovevo trovarti … … >> << Ma quelli erano armati!! >> disse facendo per alzarsi. Lui la abbracciò forte impedendole ogni movimento.
<< Non mi importa … l’importante adesso è che ti ho trovata e che stai bene. Ti senti bene, vero? >>. Lei sorrise imbarazzata per tante attenzioni. << Si, sto molto meglio adesso >> rispose abbracciandolo. Era sorpresa di quello che aveva fatto per trovarla. Aveva rischiato la vita per lei. Ma un dubbio atroce le salì alla mente. << N-non hai fatto altre sciocchezze, vero? >>. Lui rimase immobile, con il mento sopra i suoi capelli. Sciocchezza? A che si riferiva per sciocchezza? Forse il fatto che aveva insistito per vedere i morti all’obitorio oppure che impazziva e diventava violento ogni volta che qualcosa non gli andava bene. Non poteva mentirle. Lo conosceva troppo bene, l’avrebbe capito subito.
<< N-no …cioè f-forse … ma che importa!! >> << Carlos! >> lei sciolse appena l’abbraccio e lo guardò severa. << Ok, ok si … probabilmente qualche pazzia l’ho fatta, ma adesso non ne parliamo. Quando ti riprenderai ti racconterò tutto quello che ho fatto >> lei stava per aggiungere qualcosa, ma quello la bloccò. << Non ero solo, non ho fatto niente di troppo folle. James, Kendall e Logan sono stati con me e mi hanno aiutato tanto. Non mi lasciavano solo un secondo. Nemmeno per andare in bagno! >> la fece ridere. Sollevato rimise il mento sulla sua testa e chiuse gli occhi. Rimasero tutta la notte abbracciati. Senza aggiungere altro. Carlos crollò addormentato molte volte, ma si risvegliava subito. Doveva controllare se fosse entrato qualcuno o se la sua piccola avesse avuto bisogno di qualcosa. Alexa invece non dormì molto, sentiva che aveva già dormito abbastanza. Ebbe tutto il tempo per pensare. Si chiese dove fossero gli altri, chi sapesse cosa era successo, perché nessuno era entrato per le ragazze che aveva alla sua sinistra, mentre Carlos sì. Ma soprattutto si domandò che giorno fosse, le sembrava di essere uscita di casa il giorno prima. Con la mente pensò sia alle cose importanti che alle cose stupide. Le mancava tutto quello che aveva lasciato. Voleva tornare a casa, riabbracciare le sue piccole, mettersi nel letto con il suo fidanzato, passeggiare, correre, ridere di gusto, forte senza paura di svegliare qualcuno.
Un rumore li fece sussultare entrambi. Si erano addormentati alla fine, abbracciati, uno contro l’altra. Un’infermiera robusta era entrata e li guardava male. << Lei non può stare qui!! >> disse puntando un dito su Carlos. << L’orario delle visite è solo fra un’ora! Esca FUORI!! >> cominciò ad urlare infischiandosi delle due ragazze che ormai li guardavano divertiti. << No, no mi ascolti un momento … >> provò a parlare il ragazzo. << Fuori! Fuori!! Questo è un reparto femminile!!! Solo le donne possono vigilare sulle parenti!!! Ma in questo contesto non è possibile nemmeno per loro!! almeno fino a domani! >> disse prendendolo per il braccio e trascinandolo fuori. Quello non potendo ribellarsi mandò un bacio alla sua ragazza, che rideva con le lacrime, e si lasciò trasportare alla porta. Appena fu fuori la donna gli chiuse la porta in faccia. Nel corridoio c’erano alcuni infermieri che lo guardavano confusi.
Sentendosi un po’ soffocare dagli sguardi indagatori, corse al piano inferiore cercando i ragazzi. La notte aveva pensato molto a loro; chissà se erano tornati a casa. Si fermò davanti alla porta chiusa della stanzetta in cui li aveva visti l’ultima volta. Bussò, ma nessuno gli rispose, così aprì appena la porta e si affacciò. Non c’era nessuno. Le sedie erano abbandonate, come la sera prima, intorno al lettino su cui stava una coperta stropicciata. Avendo la certezza che ormai fossero tornati a casa si allontanò pensando a cosa potesse fare. Non voleva uscire dall’ospedale, ma nello stesso tempo non voleva stare solo.
Distratto com’era andò a sbattere contro una ragazza. << Ancora tu! Allora è un vizio!! >> era l’infermiera che era stata tanto gentile con loro. << Oh scusa non ti avevo vista >> si scusò imbarazzato. << Com’è andata? La tua ragazza sta bene? >> chiese lei apprensiva. Solo in quel momento si accorse che Jenny aveva delle occhiaie molto profonde. << Si, sta bene adesso. Ma tu non hai ancora finito il tuo turno? >> << Purtroppo no … questa sera straordinari >> disse con un sorriso stanco. << Sei andato a trovare i tuoi amici? >> si informò. << N-no, ma non sono andati via? >> << Certo che no! Hanno voluto aspettarti. Non c’era bisogno che rimanessero tutti e tre, ma hanno insistito >>, << Come sta Logan? >> chiese in pensiero. << Credo stia molto meglio stamattina. Un paio di giorni o tre settimane massimo e tornerà come nuovo. Ha bisogno solo di stare un po’ tranquillo >> lui sorrise sollevato. << Se li cerchi sono alla mensa >> << grazie tante >>. Salutò con la mano e si diresse nel posto indicato.
Avvicinandosi alla porta sentì un brusio enorme. In effetti scoprì che c'erano tante persone e guardando l’ora capì. Era tempo di colazione. La mensa assomigliava molto a quella dei suoi studi oppure anche a quella di una scuola, la differenza era che si presentava bianca e lucente, poi la maggior parte delle persone che ci stavano portavano un camice bianco. Alcuni erano pazienti, altri semplici visitatori e la minoranza medici con un bicchierino di caffè in mano, pronti a ripartire. Fece scorrere lo sguardo tra i banchi. In poco tempo scorse tre figure conosciute sedute intorno ad un tavolo spoglio. Si avvicinò loro in fretta. << Ragazzi!! >> li salutò guardandoli. Quelli lo accolsero calorosamente con delle pacche sulla spalla. Avevano tutti e tre una bibita. Si concentrò subito su Logan, ma teneva lo sguardo sul bicchierone di cartone, troppo occupato ad esaminarlo per prestare attenzione a lui.
<< Purtroppo mi hanno scoperto e cacciato via a calci! >> disse provocando a tutti una risata. Si sedette tra loro. << Come sta Alexa? >> chiese Logan sorprendendolo. << Molto meglio. Sembra quasi che non sia successo niente! >>. A quell’ultima frase il moro si irrigidì. << Se vorrai dopo andremo a trovarla tutti insieme >> propose. << Quando inizia l’orario delle visite? >> chiese James impaziente. Carlos guardò l’orologio, << Tra una mezz’oretta >>.
Cominciarono a chiacchierare. I tre volevano sapere cosa aveva fatto il latino entrando nel capannone e dopo nella stanza della ragazza. Lui raccontò tutto loro, soffermandosi su ciò che gli aveva rivelato Alexa. Loro rimasero senza fiato quando confessò che un uomo gli stava per sparare in piena fronte. Ne era uscito per un pelo!
Ad un tratto si sentì un forte rumore. Un vassoio rosso era scivolato dalle mani di un addetto alle pulizie. Chi era intorno a lui si mosse ad aiutarlo. Non era successo niente di ché, ma un minuscolo neonato tra le braccia della madre, sentendo il botto, era scoppiato a piangere. Il chiacchiericcio generale ricominciò immediatamente. Logan sorrise teneramente.
<< Scusatemi >> disse alzandosi. << Dove vai?! >> domandò Kendall allarmato. << State tranquilli! Mi allontano solo un attimo. Appena sarà l’ora di andare da Alexa vi raggiungerò. Ci vediamo davanti la sua stanza! >> e si allontanò. I ragazzi non nascosero la loro preoccupazione. È vero che sembrava stare meglio, ma c’era il dubbio che fosse diventato imprevedibile anche lui. Comunque lo lasciarono andare.




Salve e benvenuti. Vi rubo solo un attimino cari lettori. Innanzi tutto vorrei ringraziare di cuore chi si è speso per leggere e seguire questa storia. Grazie infinite a chi mi ha lasciato il grande piacere di una recensione. Come potete vedere stiamo quasi per arrivare alla fine; mancano all'incirca 3 capitoli. Ci terrei tanto se tu, gentile persona di passaggio, lasciassi un commentino, se non vuoi ... beh non importa, la vita per te andrà comunque avanti ahahah.
Auguro a tutti quanti la migliore fortuna e una vita più bella, gioiosa e semplice possibile.

 
  
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