Mamma lesse le mie poesie e mi chiese cosa provavo. Le dissi che provavo proprio ciò che c'era scritto. Sorse la preoccupazione nei suoi occhi smeraldo. La continua domanda di come stavo in quel momento. E si tormentava della mia tristezza; la inalava continuamente, come fosse sua. Eppure io mi sentivo così, persa in una goccia di rugiada; annegavo nel mare che meglio conoscevo. La vita mi pareva così ardua, che se avessi dovuto spiegarla, la lingua mi si sarebbe accartocciata nell'istante in cui avrei iniziato a narrarla. Non è cambiato molto ora. Continuo a sbattere la testa contro un muro che non c'è, giocando da sola a mosca cieca. E se è vero che gli adolescenti sono così fragili, dunque vorrei poter uscire per un attimo da questa vita di continui sbandi. Ho preso il biglietto per salire su questa giostra che continua a girare, ma invece di farmi divertire, mi fa venire la nausea.