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Autore: missredlights    03/11/2017    3 recensioni
Cosa succederebbe se i figli dei più grandi ninja decidessero di scoprire come si sono conosciuti i loro genitori?
“Ma voi ve lo siete mai chiesto come si sono conosciuti i nostri genitori e di come si siano innamorati? Non siete curiosi di saperlo?”
“Sarada, pensi che me ne importi qualcosa di come quello scemo di mio padre abbia conquistato mia madre?”
“Boruto, io chiederei, visto che tu, come tutti i qui presenti non ne sappiamo proprio niente sull’amore o delle tecniche di conquista.” [tratto dal prologo]
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Chouchou Akimichi, Inojin Yamanaka, Sarada Uchiha, Shikadai Nara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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cap

“Non ti stai applicando, Inojin.”

“Non è vero, papà. Sono i tuoi disegni ad essere antiquati rispetto ai miei.”

Sai guardò in modo scettico il figlio per poi spostare lo sguardo sul suo disegno animato. Per terra, accanto al ragazzo, c’era la versione più piccola e bizzarra di un leoncino. Non avrebbe fatto paura nemmeno al più codardo nei nemici.

“Quella cosa non spaventerebbe nessuno, ma anzi riderebbero di te.”

“Tu non stai ridendo.”

“Ma non mi fa nemmeno paura.”

Inojin assottigliò lo sguardo, guardando male suo padre.

Lo stesso identico modo con il quale Ino lo guardava male.

Sai si sorprese nel constatare che, di sua moglie, Inojin aveva preso parecchio, oltre il colore degli occhi e dei capelli. Poteva anche essere la sua copia sia caratterialmente che fisicamente, ma certe espressioni e certi comportamenti erano di Ino.

“I tuoi disegni non mi piacciono. Riderebbero di me e sono in bianco e nero. I miei, invece, sono tutti colorati.”

Sai non capiva proprio come suo figlio potesse preferire il colore al bianco e nero, come non riuscisse a capire che i suoi disegni erano infantili oltre che brutti.

“In battaglia non ti aiuterebbero per niente. Hai studiato dai manuali che ti ho dato?”

“No, non ne ho avuto il tempo.”

Disse la pura e semplice verità, visto che sua madre si era messa in testa di fargli perfezionare il Capovolgimento Spirituale e, insieme a Choji e Shikamaru, lo aveva messo all’opera insieme a Chocho e Shikadai.

“Per colpa della mamma?”

“Sì. Mamma si è messa in testa che dobbiamo perfezionare le tecniche del trio Ino-Shika-Cho e non mi lascia un attimo di respiro. Specie adesso che si avvicinano gli esami chuunin.”

Inojin chiuse il rotolo di pergamena, imitato dal padre, e si sedette sul pavimento di casa, esausto.

“Riposati. Riprenderemo fra qualche minuto.”

“Va bene.”

Chiuse gli occhi per poi addormentarsi qualche istante dopo. Suo padre lo guardò scivolare nel mondo dei sogni, l’ombra di un sorriso gli increspò le labbra.

“È proprio come sua madre.”

Lo prese in braccio e lo portò nella sua stanza, adagiandolo sul letto e chiudendo la porta alle sue spalle una volta uscito. Guardò l’orologio appeso alla parete e a passo svelto camminò verso l’ultima stanza in fondo al corridoio. Quando vi entrò, non poté fare a meno di respirare a pieni polmoni. Quella era la sua stanza preferita – oltre la camera da letto, s’intende –. Lì dentro custodiva gelosamente i suoi disegni, i suoi libri e i suoi colori.

In tutti quegli anni Sai non aveva fatto altro che leggere libri su come approcciarsi agli altri e perfezionare il suo disegno. Dipingeva, disegnava e colorava qualsiasi cosa e da qualche tempo a questa parte si dedicava a ritrarre persone. I suoi soggetti preferiti erano sua moglie e suo figlio, disegnandoli in diversi momenti della giornata, disegnando di notte per paura di venir scoperto o quando aveva un momento libero dal lavoro con Naruto e Shikamaru.

Devo finire quel disegno.

Prese il blocco da disegno adagiandolo sul cavalletto e sedendosi sullo sgabello. Davanti a lui c’era il ritratto di Ino in tutto il suo splendore se non fosse per un piccolo particolare: il disegno di sua moglie era sprovvisto di bocca. Sai si era intestardito nel voler ritrarre quello splendido sorriso che sua moglie rivolgeva solo a lui, ma chissà come non riusciva a disegnarlo. C’era sempre qualcosa che non andava, o una linea un po’ storta o troppo lunga. Quel disegno era diventato la sua ossessione.

Perché non ci riesco?

Paradossalmente aveva pensato che la parte più complicata sarebbero stati gli occhi, e invece quegli occhi – così espressivi e pieni di vita – li aveva disegnati velocemente.

“Perché deve avere un sorriso così bello e così complicato?”

Stava davanti quel disegno per ore, cercando un modo per poter disegnare l’ultima parte mancante del disegno. Chiudeva gli occhi e immaginava di avere Ino davanti a lui che gli sorrideva.

Proviamoci un’altra volta.

Prese la matita e cominciò a tratteggiare dei brevi segni sul foglio, formando l’ombra di un sorriso. Pensava solo a quello, a come quelle labbra si schiudevano, a come le brillavano gli occhi quando parlava con lui o di lui e poi si fermò. Davanti a lui c’era finalmente il disegno di sua moglie concluso.

Ce l’ho fatta.

“Perché hai disegnato la mamma?”

Sai si voltò di scatto. Non si era minimamente reso conto della presenza di suo figlio nella stanza, accanto a lui.

“Da quanto tempo sei qui?”

“Da poco.”

“Che ne pensi del disegno?”

Inojin guardò il ritratto di sua madre, soffermandosi su ogni tratteggio e ogni particolare, non trovando nessun errore. Suo padre aveva fatto un ottimo lavoro.

“Molto bello. È lei, senza alcun dubbio. Lo colorerai?”

“No. Lo lascerò in bianco e nero.”

“Perché?”

“Perché non ha bisogno di essere colorato. È perfetto così com’è.”

Vide il padre alzarsi e chiudere il blocco da disegno. Quella era la sua occasione per fargli qualche domanda per quanto riguardava la scommessa. Ma cosa gli poteva chiedere?

“Tu ami la mamma, papà?”

Sai venne colto di sorpresa a quella domanda e si prese un bel po’ di tempo prima di rispondere a quella domanda intima.

“Tua madre è la mia pace e la mia redenzione.”

“Eh?”

Inojin rimase spiazzato da quella risposta, non capendone il significato. Che cosa voleva dire? Perché era la sua pace e la sua redenzione?

“Tua madre mi ha salvato. Non da un nemico che voleva uccidermi, ma da me stesso. Lei è il mio colore nei miei disegni in bianco e nero. Ecco perché non li coloro mai, perché ci pensa lei. Mi ha donato una vita bellissima e mi ha donato te.”

L’erede Yamanaka sentì le guance farsi calde e umide, ritrovandosi qualche lacrima che rigava le sue guance. Quella dichiarazione d’amore lo aveva spiazzato.

“Forza, dobbiamo allenarci col disegno.”

Gli scombinò leggermente i capelli e gli sorrise. Ino gli aveva insegnato tante cose nel corso di quegli anni: dall’esternare i suoi sentimenti all’amore, ma in una cosa aveva eccelso: aveva insegnato a Sai a sorridere. Lo stesso identico sorriso pieno d’amore e quella volta Sai lo rivolse a suo figlio.

“Devi eccellere nel disegno, intesi Inojin?”

“Sì, papà.”

Uscirono dalla stanza e si diressero di nuovo in giardino, riprendendo gli allenamenti da dove li avevano interrotti.

Come ha fatto mamma a salvare papà da se stesso?

   
 
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