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Autore: Vanya Imyarek    05/11/2017    8 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                                 CAPITOLO 10

DOVE  PRATICAMENTE  TUTTI  HANNO  SECONDI  FINI

 

 

 

 

 

 

 

                                                   

                                                             Dal Manoscritto di Corinna

 

 

Il mio insolito anticipo mi procurò la munifica concessione di un grugnito di approvazione da parte di Dylla. Non ebbi nemmeno particolari incarichi, quel mattino, né qualcuno fece commenti sulla mia sparizione del giorno precedente, né le guardie mi arrestarono per alto tradimento. Non fosse stato per la fifa anche Llyra si rendesse conto della seconda manomissione e iniziasse a indagare seriamente, avrei potuto dire di essermi sognata gli ultimi due giorni.

 Era un bene o un male? Non avrei saputo dirlo. Mi faceva senz’altro piacere non essere giustiziata, ma che fine avrebbe fatto Simay? Di nuovo … avevo fatto tutto quel chiasso per salvargli la vita, avrei voluto almeno sapere di aver avuto successo.

Avessi effettivamente creduto in un dio, avrei detto che le mie preghiere furono esaudite nel primo pomeriggio. Ero in cucina, cercando di convincere uno dei cuochi a darmi qualche avanzo in più, quando mi si avvicinò una ragazza che non avevo mai visto prima.

 “Scusami, sei Corinna?”

Qualcuno chiedeva di me- oh merda, la lettera. Dovetti fare del mio meglio per non guardare questa ragazza con aria terrorizzata.

 “Io. Cosa vuoi?”

“Devo portarti una comunicazione da parte del … Tempio di Achesay” fece un educato gesto con la mano per invitarmi a seguirla in disparte.

 Oh, bene … doveva averla mandata qui Simay. Non era una sacerdotessa, a giudicare dai colori sgargianti della sua tunica, forse una sua nobile parente. Stupida io a pensare che fosse un pericolo: a quanto avevo potuto capire dalle guardie, le donne non portavano armi in quell’Impero, e comunque quella ragazza era decisamente sovrappeso, non qualcuno abituato al combattimento o a trattare con gente pericolosa e pronta alla fuga.

 “Hai un messaggio da Simay?” le chiesi senza troppi giri di parole.

 “Per quello che ne sai tu, potevo essere qualcuno che cercava di estorcerti una confessione, o che stava pensando a tutt’altro” mi ammonì lei. “E avresti causato un sacco di domande. Non essere così spericolata”

 “E questo cosa c’entra?” la guardai male. “Non ho manco detto perché Simay dovrebbe mandarmi un messaggio”

 “Avresti potuto improvvisare su quello per discolparti, è vero” concesse la ragazza. “Ma avresti fatto meglio a non prendere rischi del tutto. Comunque sì, ti sto parlando per conto suo, riguardo a quello che gli hai rivelato ieri”

 Uh, era già andato a raccontarlo a cani e porci? Bene, avevo affidato la mia sicurezza a un’ottima persona. Magari la prossima volta che l’avessi visto avrei risparmiato la fatica a Llyra e l’avrei strozzato io stessa.

 “Non preoccuparti, io sono completamente dalla sua parte” mi disse la ragazza, come leggendomi nel pensiero – o più probabilmente guardandomi in faccia. “Voglio che quel ragazzo viva, esattamente come te. Se non è successo nulla per farti cambiare idea nell’ultimo arco di sole”

 “Perché, la vita di qualcuno sarebbe qualcosa su cui poter cambiare idea a caso?” ribattei, incrociando le braccia.

 Lei strinse le labbra, poi fece un sorriso tirato. “Sono contenta di vedere che ci tieni tanto. Ti fa molto onore, per una schiava” Decisi che la ragazza grassa non mi piaceva. “E proprio per questo, voglio farti una proposta che spero accetterai”

 “Dopo queste lusinghe, come potrei?” replicai, il sarcasmo ben evidente nella voce.

 Lei si accigliò e aprì la bocca come a voler replicare qualcosa, poi la richiuse. Oh, pensava che una schiava non valesse la pena di litigare?

 “E’ molto importante. Vogliamo chiederti di sorvegliare le mosse dell’Imperatrice per noi”

“Come, prego?”

 Puoi notare che la mia primissima reazione non fu particolarmente entusiasta. Avevo corso un rischio allucinante, avevo ancora ben chiara la paura del giorno prima, quando era stato un solo semplicissimo gesto, e questi mi venivano a proporre di diventare una spia? Erano fuori?

 E io non ero quella tanto preoccupata della vita di Simay? Quella che si era ritrovata, come avevo appena pensato, a correre rischi per la salvezza di qualcun altro? Dov’era finito il mio coraggio, nei cessi che Dylla mi aveva fatto pulire il giorno prima?

 Sì, tutto molto bello impegnarsi per il prossimo, specie se alla facciazza delle autorità, ma qui si trattava di mantenere in piedi una specie di attività delicatissima, con una posta in gioco incredibilmente alta, per cui io non avevo nessuna preparazione … tranne una notevole esperienza nel cacciare balle, si intende.

 “Ti stiamo chiedendo di riferirci tutto quello che puoi sapere sulla sovrana. Opinioni, abitudini, caratteristiche, modo di trattare i pericoli che le si sono parati davanti finora, tutto quello che può aiutarci a capire cosa aspettarci da lei. Certo, sentire qualcosa anche dei suoi piani per Simay sarebbe meraviglioso, ma capisco che siano di quei colpi di fortuna che capitano una volta nella vita”

 Così era già un attimino più ragionevole. Di sicuro non avevo le capacità per improvvisarmi infiltrata e scoprire piani segreti, ma memorizzare abitudini e imparare curiosità? Quello si poteva fare benissimo. Forse non mi faceva onore accettare solo una volta appurato che non ci fossero rischi, ma avevo anche il diritto di preoccuparmi un po’ della mia, di pelle.

 Feci per assentire, ma forse quella ragazza fraintese le mie intenzioni, perché si affrettò ad aggiungere “Non temere, non sarà una mancanza di rispetto verso l’autorità imperiale. Darai solo all’Imperatrice la possibilità di non commettere un tragico errore verso un suo suddito leale. Paradossalmente, con la tua attività, le mostreresti devozione …”

 “Va be’, non me ne frega niente di quello …”

 “Ah … no? Be’, allora lasciami dire che non ci mostreremo ingrati nei tuoi confronti. Tu vorresti seguire il culto di Pachtu, vero? Ricordati che Simay è un novizio sacerdote, e proveniente da una famiglia adottiva importante. Se lui mettesse una buona parola per te con la Somma Sacerdotessa di Pachtu …”

 “Non lo sto facendo per la ricompensa” sbottai, fulminandola con lo sguardo – però mi piaceva sapere che nel caso avrei avuto qualche piccolo vantaggio anch’io.

 “Hai già fatto un grande passo, non capisco perché …”

 “Perché non mi lasci finire di parlare, cazzo! E’ un pezzo che sto cercando di dirti che mi sta bene!”

 Mi sarebbe stato bene anche fare una bella urlata, ma non potevo sapere chi stesse passando di lì, e dovetti tenere la mia giusta ira a un livello tristemente contenuto. Ma porca miseria, quella ragazza era esasperante! Se c’era qualcosa che odiavo, erano le persone che cercano di convincerti a fare qualcosa anche quando hai già detto che va bene, e quella ragazza neppure mi lasciava dirlo con il suo blaterare!

 “Oh, va be …”

 “Ecco”

 Lei si accigliò nel guardarmi. Ebbene? Non era abituata a sentirsi rispondere a tono da una schiava? “Sono felice della tua collaborazione. Io sono Qillalla Huarcayi …”

 “E tu sai già come mi chiamo io”

“Sì, lo so, Corinna. Ora, immagino che tu avrai dei problemi a uscire di qui …”

 “Chiedilo a Dylla, quella esce di testa se non rispettiamo al secondo i suoi orari”

 “E né io né tantomeno Simay potremmo venire qui a parlare con te, non senza attirarci l’attenzione di tutto il palazzo. Non di giorno, almeno”

 “Vuoi organizzare scabrosi incontri notturni?”

 Lei mi lanciò un’occhiata strana, che non riuscii bene a identificare. “Sì. Ci saranno di sicuro delle guardie, ma ho qualche idea su come sfruttare le abilità di Simay nella magia di Achesay. Devo solo capire se ne sia capace, altrimenti … ci inventeremo qualcosa, stanne sicura”

 “Molto organizzato” molto ipocrita, da parte mia, ma questa ragazza mi stava antipatica e dunque dovevo criticarla.

“Non ti preoccupare. Tu dovrai solo trovare il modo per segnalarci di avere informazioni. Non hai, cosa posso sapere, un oggetto personale da appendere fuori dalla finestra? Possibilmente una che dia sul Tempio della Grande Madre o sulla Casa dell’Istruzione dove starò per i prossimi mesi”

 “Sono una schiava” le feci notare. “Neanche i miei vestiti sono miei”

 “Il tuo atteggiamento me l’aveva quasi fatto dimenticare. Hai ragione, che insensibile … aspetta” armeggiò con la sua treccia, disfacendo il nastro blu che la teneva legata. Aveva dei capelli incredibilmente lunghi, anche rispetto alle donne del posto.

 “Ecco qui” dichiarò, porgendomi il pezzo di stoffa. “Legalo dove ti ho detto. Quando ti faranno domande, di’ loro … che è un segnale per il tuo innamorato che quella notte avrete via libera”

 “Perché, secondo te me la farebbero passare, una scusa del genere?”

 Tradotto: quell’idea non mi piaceva neanche un po’. Non volevo dare l’impressione a mezzo palazzo di essere una di quelle ragazzette facili, e non volevo che la gente (Sayre) pensasse che io fossi già impegnata.

 “Oh, le schiave lo fanno tutto il tempo”

 “Sei un’esperta, in queste cose?” replicai.

 L’occhiata che Qillalla mi lanciò può essere definita solo come tagliente. “Non importa. Stavo solo facendo un esempio, di’ loro quello che vuoi, dovrai avere un qualche talento per il sotterfugio se sei riuscita a consegnare quella lettera ieri”

 “Lusingata”

 “Non c’è di che. Accetti, allora?”

 “Mi pare di averlo già detto”

 “Ti ringraziamo infinitamente” rispose lei con un cenno del capo appena abbozzato. “Non resterai senza ricompensa, stanne sicura. D’ora in avanti, sarai tu a doverci contattare. Quando ci avrai segnalato che hai informazioni, aspetta di notte nei giardini. Che gli dei ti assistano”

 

 

La scoperta dei manoscritti aveva causato un importante cambiamento nella vita di Choqo: prima riteneva che le feste dell’alta società fossero noiose, ora le trovava intollerabili.

 Fare inchini, forzarsi un sorriso in faccia, dire le solite cose che nessuno pensava davvero e non significavano niente ma per qualche motivo era ritenuto educato dire, era già un fastidio quando a casa non aveva avuto nulla di interessante ad aspettarla; ora che doveva presenziare a un banchetto per il compleanno di una cugina che aveva visto sì e no cinque volte in vita sua prima di allora, e nella sua stanza c’era una storia di segreti e complotti cui aveva accesso solo lei, l’unica cosa che riusciva a pensare era: non vedo l’ora che questa precisa fase della mia vita finisca.

 “Mi auguro che stiate passando una lieta serata, Choqo Duqasi”

 La ragazza stava facendo un così bel lavoro nel passare inosservata nel chiacchiericcio e nei sorrisi generali, che ci mise un paio di secondi per rendersi conto che quella persona stava parlando con lei. Si voltò alla ricerca del suo proprietario, e il suo cuore perse un paio di battiti. Essere approcciata da un Sacerdote della Vita non l’avrebbe entusiasmata in una buona situazione; incontrare lo specifico Sacerdote che l’aveva scoperta e le aveva inviato i diari stava già iniziando a mandarle dei brividi lungo la schiena.

 “Sì” fu tutto quello che riuscì a replicare.

 Il Sacerdote le sorrise, sollevando un po’ la testa per guardarla negli occhi (era parecchio più basso di lei). “Fare la vostra conoscenza mi rende molto …?”

 “Lieto” rispose lei automaticamente. Era la stessa risposta che dava a tutti i Sacerdoti quando le ponevano quel quesito, su che sesso lei li credesse essere. Proprio non ce la faceva, a considerarli come donne, neppure quelli dal viso delicato come appunto quello che le stava davanti. Almeno il collo corto e il torace largo e piatto la assistevano un po’ in questa opinione.

Il Sacerdote annuì. “Lieto. Io sono fratello Itzèn. Mi pare di avervi già incontrata qualche giorno fa, ma non abbiamo avuto modo di comunicare molto approfonditamente”

 Non avevano comunicato proprio, lui l’aveva beccata a infrangere un tabù e invece di denunciarla le aveva inviato del materiale supplementare. Che diamine gli passava per la testa? Cosa voleva fare?

 La ragazza cercò di trovare una risposta, ma le uscì una sorta di grugnito.

 “Sì, proprio così” rispose il Sacerdote. “Sareste disposta a seguirmi nel giardino? Penso che l’isolamento potrebbe aiutarvi con il vostro problema di timidezza”

 Choqo lo fulminò con lo sguardo. Che si aspettava? Che facesse i salti di gioia a vederlo? Che gli dedicasse tutti i salamecchi che chiunque altro pareva sempre rivolgere al suo ordine?

 Itzèn sorrise, limitandosi a farle cenno di seguirlo. Fu un po’ difficile seguire una persona così bassa in mezzo a tutta quella folla, ma infine trovarono un posto che sembrava essere stato ignorato dagli allegri festaioli. C’era soltanto una ragazzina dall’aria molto ansiosa, che filò via non appena li vide avvicinarsi.

 “Bene, Cho …”

“Cosa ti passa per la testa?” sibilò Choqo. Nessuno a portata d’orecchi, poteva dire e fare quello che le pareva. “Perché non mi hai denunciata? Perché mi hai mandato quei diari?”

 “Non volevi che fossi il tuo aiutante?” Itzèn stava chiaramente facendo del suo meglio per avere un tono accorto e un po’ colpevole, peccato che un angolo della bocca continuasse a sollevarglisi all’insù. “Volevi in me un avversario, un ostacolo da superare? Ti chiedo scusa per il mio giudizio errato, provvederò su …”

 “Sta’ seduto lì! Non voglio che tu ti metta tra i piedi. Voglio solo sapere perché mi hai mandato i diari di Chica!”

 “Per aiutarti nella tua ricerca della verità, magari?”

“Ma non ha senso! E’ nell’interesse del tuo ordine nascondere la verità! Se io dovessi rivelare l’esistenza di quei diari, tutta la religione che avete messo in piedi in questo trecento anni crollerebbe, insieme a tutto il controllo che avete sull’Impero! Non avreste più uno straccio di potere, e non è possibile che vogliate questo!”

 Il Sacerdote non era minimamente scomposto dal suo sfogo: l’osservò serenamente, con un mezzo sorriso, per tutto il tempo, poi la guardò dritto negli occhi. “E immagino che tu sia molto informata sullo stato interno del mio ordine, per discutere delle nostre intenzioni così appassionatamente” disse senza minimamente alzare la voce. “Dunque avrai già capito su che posizione mi collochi io tra Vitalismo Attivo e Passivo, cosa ne pensi della questione dei limiti, anche se forse le mie idee sul Fatalismo potrebbero essere considerate un po’ strane …”

 “Eh?!” Choqo si sentì arrossire. Non aveva capito mezza parola di quello che le aveva detto questo Sacerdote, e aveva già un bruttissimo sospetto su quali sarebbero state le conseguenze. Uno dei passi falsi più imbarazzanti della sua vita …

 “No? Non hai capito di cosa io stessi parlando? Molto strano. Dalla conoscenza approfondita che hai mostrato sulle nostre intenzioni, ho presunto che tu fossi un’appassionata di studi religiosi, e dunque informata su tutte le nostre divergenze ideologiche”

 Choqo abbassò lo sguardo a terra, le guance in fiamme e l’ardente desiderio di essere altrove.

 “Evidentemente sbagliavo. Allora posso interpretarti come quel tipo di persona che vuole sentirsi intelligente e anticonformista, ma alla prova dei fatti non è capace di creare idee proprie, e dunque si limita a pensare il contrario di quello che gli altri pensano?”

 “No!” sbottò Choqo. “Tu non mi conosci, e non hai il diritto per sputarmi addosso le tue sentenze”

 “Sputare sentenze è alla base della vita sociale umana. Anche tu, nel preciso istante in cui mi hai visto, mi hai sputato addosso una sentenza, anche se ti sei limitata a pensarla. E ho il forte sospetto che tu sputi la stessa identica sentenza addosso a ogni mio confratello e consorella, come se fossimo un’unica persona che condivide le stesse identiche caratteristiche”

 Choqo aprì la bocca per ribattere, e quasi si morse la lingua: la risposta che stava per dare non avrebbe fatto che confermare le parole di quell’ermafrodita! Itzèn guadagnò prontamente un posto d’onore nella lista di coloro che le stavano antipatici. Più degli altri Sacerdoti della Vita, così dimostrava di saperli distinguere, contento?

 “E questo perché, per l’appunto, tu hai bisogno di qualcuno di cui parlar male per sentirti intelligente – più degli altri, questo è importante. E noi siamo le persone perfette, in una posizione di prestigio, potere e autorità. Ma dimmi, di preciso, quali sarebbero le tue accuse, tanto radicali da coinvolgerci tutti dal primo all’ultimo?”

 Pessima mossa, caro Itzèn. Perché se le domande precedenti l’avevano lasciata a corto di parole, a questa sapeva precisamente cosa rispondere.

 “Perché siete degli ipocriti. Sostenete che la vita vada celebrata, ma non fate altro che imporre vincoli e precetti che dicano come fare. Il vostro ‘amare la vita’ non è altro che un modo per tenere le masse silenziose ad accettare il loro destino, senza lamentarsi, altrimenti guai, sarebbe blasfemia contro quella cosa grandiosa che è la vita. E cosa sarebbe la vita? Nient’altro che un dannato insieme di costrizioni, nessuno può davvero decidere per sé. Ci sei sbattuto dentro senza avere voce in capitolo, ma lo stesso ti trattano come se facendoti vivere ti avessero fatto una concessione magnifica, e tu dovessi ripagarli attaccandoti a una serie di aspettative e obblighi senza neanche pensarci sopra!”

 “Ragioni meglio di quanto pensassi” la ‘gratificò’ Itzèn. “Naturalmente non sono d’accordo con metà delle cose che hai detto, ma del resto, è anche quello il punto. Ma giusto per curiosità … tu hai detto che non facciamo che imporre limiti e costrizioni alla vita? Bene. Allora, quali sono le tue opinioni sui nostri servizi di assistenza ai poveri e alle loro famiglie? E quelle sui nostri ospedali? Le nostre scuole di preparazione per il test dei quattordici anni per le classi meno abbienti? E il fatto che per nostro giuramento, chiunque possa raccontarci qualunque cosa gli causi sofferenza potendo confidare nella riservatezza e nel massimo aiuto che possiamo offrire?”

 “Praticamente delle decorazioni. Vi servono per rendere il popolino contento e pronto a lodare la vita. E a portarvi offerte”

 “Carine queste decorazioni, curano anche gli ammalati e danno migliori possibilità di vita ai poveri e ai loro figli” ribatté l’ermafrodita, molto più piccato. “Hai lo stesso problema della maggior parte dei ragazzi della tua età …”

 “A occhio, sei mio coetaneo”

 “Non è questo il punto. Il punto è che non sei capace di vedere oltre a come le cose si presentano a te, personalmente, senza fare lo sforzo di capire che gli altri potrebbero avere una mente diversa. E’ anche per quello che ti ho procurato i diari di Chica – non ho ancora sentito i tuoi ringraziamenti, tra parentesi -: perché sapevo che avresti avuto a disposizione solo il modo in cui gli Imperatori della Vita videro la loro vicenda, e non avresti avuto modo di sapere, né probabilmente ti sarebbe interessato, sapere cosa l’Imperatrice Llyra, una dei grandi avversari dei due, avesse guardato agli stessi eventi. Il mondo non si divide tra chi è assolutamente nel torto e chi è assolutamente nella ragione, Choqo Duqasi. E mi sembra importante che tu lo impari”

 “E cosa te ne frega?” ribatté la ragazza. “Perché vuoi dirmi cosa devo pensare e cosa no? E che ne sai di me? Come fai a dire tutte queste cose?”

 “Hai una certa reputazione tra noi sacerdoti. Non sei molto brava a nascondere il tuo disprezzo nei nostri confronti, sai? Praticamente tutti quelli che visitano la vostra famiglia tornano con qualche storia interessante a proposito di te”

 Choqo si sentì nuovamente avvampare. Ma chi se ne importava dei Sacerdoti della Vita? Si mettessero pure a ridere e a giudicarla alle sue spalle, questo non li rendeva migliori! Non valevano la pena che arrossisse – cosa che faceva molto di rado, ma Itzèn era riuscito a farglielo fare due volte in una sola serata, che gli venisse qualche accidente!

“Non risponde alla domanda ‘che te ne frega’”

 “Magari perché sono un religioso. Riportare gli infelici sulla retta via è il mio compito”

 “Ma v-“ Choqo si trattenne dal riversargli addosso tutto quello che anni passati ad ascoltare schiave e stallieri le avevano insegnato, ma si ricordò improvvisamente del posto in cui erano. Appartati o no, una simile scenata avrebbe attirato l’attenzione, causato scandalo e pettegolezzi per gli anni a venire, reso lei la vergogna della famiglia, forse fatto sorgere dubbi sul matrimonio, rovinato i già traballanti legami con i genitori, eccetera eccetera. Itzèn, per quanto insopportabile, non valeva il disturbo.

 Il ragazzo fece un mezzo sorriso. “Ecco … vorresti urlarmi addosso, lo capisco dalla tua faccia, ma hai paura delle conseguenze”

 “No, è che non sei abbastanza importante”

“Così ferisci i miei sentimenti! Ma lasciamo perdere la tua vigliaccheria, e torniamo al punto precedente. Ora, pensi che la coppia imperiale e Llyra siano stati gli unici ad avere una qualche opinione su quegli avvenimenti?”

 “Il manoscritto di Corinna menzionava altre fonti” la ragazza decise a malincuore di non rispondere all’insulto per non rendere la conversazione infinita. “La storie umoristiche di Huicui, gli interrogatori della Dama Azzurra, suggeriva che Linca potesse essere viva ma mi pare un attimino improbabile …”

 “Le storie umoristiche: le trovi in ogni libreria. Gli interrogatori: farò in modo di farti avere anche quelli” Choqo se la prese con sé stessa per il piccolo moto di gratitudine che sentì a quelle parole. “Quanto a Linca … sì, fosse stata una ragazzina umana, avresti assolutamente ragione”

 “…Scusa?”

 “Non hai notato che tutti la descrivono come se fosse stata sbozzata nel legno?”

 Choqo ci impiegò qualche istante per capire, ma quando lo fece, le cadde la mascella in modo molto poco signorile. “Stai dicendo che era una Duheviq?!”

 “Non ne hai mai visto uno, vero? Altrimenti, ci avresti messo molto meno a capirlo. E non hai nemmeno la giustificazione di Simay o Corinna o la maggior parte della gente dell’epoca, che al tempo i Duheviq erano rigidamente isolazionisti! Dovresti girare più spesso per i bassifondi”

 “Ma come faceva un artigiano ad avere come schiava una di quelli?”

 Non aveva davvero senso. Anche se spiegava molte cose: il curioso aspetto della schiava, il suo atteggiamento ben poco da ragazzina (le avevano sempre detto che con quello che vivevano gli alberi mutaforma, non era mai un azzardo intelligente indovinare la loro età), e perfino l’antipatia di Capac nei confronti di Sayre.

 Gli uomini-albero erano tuttora creature profondamente legate alla Terra, aveva sentito dire che molti di loro ancora pregavano per il ritorno dell’antica Grande Madre; nei tempi antichi gli umani li consideravano creature a lei sacre, e gli unici ad avere un permesso ufficiale di avvicinarli erano gli stessi Sacerdoti della Terra. Chiunque avesse una di loro come sua schiava personale doveva avere una superbia al limite della blasfemia. Il che rendeva ancor più strano il fatto che il padrone di Linca fosse solo un artigiano, invece di un qualche importante nobile che avrebbe avuto molte più possibilità di vedersi concessa una simile stravaganza. Qual era la storia di Sayre e Linca?

 A sentire Itzèn, avrebbe potuto chiederla alla diretta interessata … trecento anni erano più di qualunque vita umana potesse raggiungere, ma un tempo ragionevolmente breve per i Duheviq. Non c’era nessuno che potesse dire che Linca non fosse ancora lì fuori, chissà dove …

“E chi lo sa?” il Sacerdote echeggiò i suoi pensieri. “Glielo chiederai. Perché posso garantirti che io troverò quella Duheviq”

 “E come intendi seguire una pista di trecento anni?” si accigliò Choqo.

 “Ho già controllato i registri dell’epoca: la schiava è data per scomparsa misteriosamente poco tempo dopo la morte del suo padrone. Ora, saprai almeno che è stato solo nelle generazioni più recenti che i Duheviq hanno iniziato a lasciare le foreste per trasferirsi nelle nostre città …”

“Sì, perché per come ci stiamo ingrandendo non è che gli abbiamo lasciato molta scelta …”

 “Quello è un altro discorso. Comunque, nelle mie chiacchierate con i più giovani, ho sentito queste storie a proposito di una ‘rinnegata’ che già molto prima avrebbe abbandonato Achesay per associarsi agli umani. Sono praticamente sicuro che si tratti della nostra Linca, ma i miei informatori hanno appena una cinquantina d’anni, e hanno sentito solo leggende dai loro procreatori. Dovrei andare dritto nelle foreste e chiedere agli anziani che ancora ci vivono, sono sicuro che molti di loro potrebbero ricordarsi di averla incontrata all’epoca dei fatti o poco più tardi. Potrebbero darmi una buona pista, se non dirmi direttamente dove sia”

 “E di preciso, perché dovresti prenderti tutta questa fatica?” replicò la ragazza. “Solo per rimettermi sulla retta via? Per insegnarmi ad essere più matura e considerare il punto di vista degli altri?”

 “Sì”

 “Non ci credo. Cos’hai in mente?”

 “Non credi di avere un gran bisogno di riflettere davvero sugli altri?”

 “E questo che vorrebbe dire?”

 “Che non mi hai nemmeno chiesto come faccia a sapere di questa storia. Non del tuo ritrovamento dei manoscritti, ma che i manoscritti fossero lì in primo luogo, e che cosa contenessero”

 La ragazza lo fissò. Era vero. Troppo occupata a pensare a come proteggere i propri segreti ed evitare scandali e complicazioni, non si era neanche posta quel problema. Già, come faceva a saperlo? Malitzin aveva rivelato la vera storia, di tutte le persone, ai suoi stessi sottoposti? Glielo chiese.

 “A quanto ho capito, non esattamente” fu la risposta. “Adesso è una storia che viene rivelata praticamente a tutti quando ricevono la consacrazione vera e propria, ma mi è stato detto che Malitzin lo rivelò solo a pochi, quelli che lo-a seguivano da più tempo, quando era ormai anziano-a. Poi furono loro a rivelarla a tutti gli altri, dopo la sua morte. E naturalmente, è la sua storia, interpretata in modo ancora diverso”

 “E tu vorresti raccontarmela?”

 “Se sarai tanto munifica da consentirmelo”

 Voleva sentirla? Leggere i manoscritti di Simay e Corinna li aveva molto rivalutati ai suoi occhi, principalmente in positivo, ma non era sicura di voler concedere lo stesso trattamento al fondatore di quell’ordine di ipocriti. Ma perché, aveva paura di cambiare idea? Aveva paura di perdere un’altra persona che le stava antipatica? No, non pensava sarebbe potuto succedere. Simay e Corinna le erano risultati fastidiosi soprattutto perché avevano permesso al culto degli ermafroditi di prendere piede; cosa poteva essere il fondatore stesso di quell’ordine, se non peggiore di loro? Era abbastanza sicura che a sentire quella storia l’avrebbe odiato di più, anzi.

 Dunque annuì a Itzèn.

 “Lieto della tua concessione!” il ragazzo le regalò un sorriso a trentadue denti, evidentemente convintosi di aver fatto un passo avanti verso il recupero dell’anima perduta. Povero illuso.

 “Immagino che alla tua famiglia non dispiacerà che tu riceva le visite di un Sacerdote, giusto?”

 “Al contrario, saranno entusiasti che io abbia finalmente sviluppato del sano interesse per la religione”

 “Perfetto! Allora mi metterò in contatto io, vuoi? Spedirò un attendente del tempio a chiedere quando siano i momenti migliori … tra parentesi, a che punto sei arrivata con le storie che stai leggendo?”

 “Al momento in cui Qillalla chiede a Corinna di fare da spia presso Llyra” rispose Choqo, con addosso la strana sensazione di star discutendo di letture comuni. “Stavo anzi per riprendere in mano i diari di Chica, per capire di più su queste manomissioni della lettera, e cosa ne sapesse di preciso lei”

“Dovremo rimandare i nostri incontri di un po’, allora: il-la nostro-a glorioso-a fondatore-fondatrice si unirà un po’ più tardi alla festa. Ne approfitterò per le mie indagini su Linca. E a proposito di festa, siamo nel bel mezzo di una. Temo che abbiamo entrambi trascurato gli altri ospiti troppo a lungo”

 Choqo sbuffò – parlare un po’ con tutti, ecco un’altra di quelle norme noiose che non sarebbe mai riuscita a tollerare. Tanto sapeva già che nessuna delle conversazioni che avrebbe intrattenuto con gli altri ospiti sarebbe stata interessante come quella per il giovane Sacerdote.

 Ma lui, da brava persona troppo inesperta della vita sociale per non rispettare alla lettera le sue leggi, la stava già salutando educatamente per poi dirigersi verso un paio di amministratori. Tanto valeva che lei facesse lo stesso.

 

 

                                                               Dal diario di Chica Guchanii

 

                           15  Achesudi  1592

 

In questi giorni mi pare di star vivendo in un incubo.

Vivo nell’ansia da quando la mia signora mi ha convocata per la prima volta, per discutere con me della manomissione della lettera: chi è stato? Cosa vuole fare? Per cosa dobbiamo prepararci? La mia signora potrà uscire illesa da questo problema? E che ne sarà di me? Queste domande non hanno fatto che tormentarmi negli ultimi due giorni. E tutto quel che è successo, a quanto ho capito da mio marito, è stato qualche insignificante disguido con alcuni rifornimenti dal Tempio di Achasay!

 Non ho quasi passato un istante che non fosse in attesa di una nuova convocazione di Llyra, senza risultati dall’altro ieri; ho dovuto fare una gran fatica, oggi, quando una delle ancelle mi ha raggiunta per richiedermi alla presenza dell’Imperatrice, per non sussultare o correre in modo molto poco dignitoso. Le altre donne per fortuna non vi hanno visto nulla di strano, sanno bene che io e la mia signora siamo state molto legate fin dall’infanzia, e gli sguardi che ho da loro ricevuto sono stati al più gelosi, non sospettosi.

La mia ansia è solo cresciuta quando ho notato una guardia al corridoio che portava alle sue stanze. Credo di aver accelerato il passo, anche se ho cercato di contenere la mia ansia. Ho trovato Llyra seduta al suo tavolino da toeletta, a osservare il suo armadietto dei gioielli. Mi è mancato il respiro, nel realizzare dove posava il suo sguardo.

“Grazie per avermi raggiunta, Chica” mi ha sorriso lei. “Ma ho paura di non poterti dare buone nuove”

Ha indicato l’armadietto. Mi è bastato uno sguardo per rendermene conto: i gioielli, di solito ben organizzati, erano disordinatamente accatastati e intrecciati gli uni con gli altri. Sembrava che qualcuno si fosse messo a frugarvi dentro in gran fretta. Ho immediatamente chiesto della lettera. Era di nuovo stata lasciata al suo posto! Di nuovo, il nostro misterioso nemico non ha trafugato nulla. Aveva forse bisogno di una seconda lettura per controllare dei dettagli?

 L’Imperatrice ha sorriso alla mia domanda, e con assoluta calma ha risposto: “Oh, no. Si tratta di una persona differente”

 Dopo una frase simile, ho davvero iniziato a pensare che entro breve l’ancella mi avrebbe svegliata per aiutarmi a vestirmi e iniziare la giornata. Come poteva essere possibile? Già era molto difficile capire come qualcuno fosse venuto a conoscenza del primo nascondiglio della lettera, ma il secondo, e a così breve distanza dal suo spostamento? Llyra lo aveva rivelato solo a me!

 No … mi sentii sbiancare. Agli occhi della mia signora, l’unica risposta possibile era che fossi stata io a manomettere la lettera. No, non potevo crederci, non potevo pensare a un simile tradimento della sua fiducia, non avevo fatto nulla, ma se lei on mi avesse creduta, che sofferenza le avrei dato? Se avessi insistito sulla mia innocenza, mi avrebbe creduta o le sarei parsa ancora più colpevole? E se mi avesse giudicata colpevole, che sarebbe stato di me, della mia famiglia?

 Ma la verità era che io non avevo toccato la lettera, se c’era un nuovo nemico della mia signora a piede libero, non potevo permettermi che lei non lo sapesse, per il bene sia suo che mio.

 Ho fatto per parlare, ma Llyra mi ha prevenuta: “Qualcuno deve avere origliato la nostra conversazione. Dovremo stare ancora più attente, d’ora in avanti, da qui la guardia che hai visto”

 Mi sono sentita come se avessi ripreso a respirare dopo una lunga apnea. La mia signora non dubitava di me, nonostante quella che sarebbe potuta passare per l’evidenza. Ho sentito lacrime pungermi gli occhi, in quel momento. Ho fatto per esprimere la mia gratitudine, ma di nuovo Llyra mi ha prevenuta.

 Mi ha detto che non avrebbe mai potuto dubitare di me, mi conosce da troppo tempo: ero un’amica troppo leale, e una donna troppo intelligente, per tentare una mossa simile. Non saprei descrivere a parole il sollievo e la gratitudine che ho provato in quel momento. Ma se i sospetti non erano su di me, chi poteva essere stato a manomettere la lettera?

Llyra è sicura che si tratti di una persona diversa da chi l’ha letta la prima volta: nel caso precedente, le lettere sopra la nostra erano state risistemate con cura, mentre quelle in cima erano tutte disordinate, come se il nostro nemico fosse stato allertato dell’arrivo di qualcuno e non fosse riuscito a ultimare l’occultamento delle sue azioni; e per la verità, se il nodo non fosse stato rifatto con uno stile diverso, non avremmo neppure pensato che il contenuto della lettera fosse stato scoperto. Chi ha frugato nell’armadietto dei gioielli ha gettato a Chicosi ogni cautela, pareva qualcuno interessato solo alla lettera, e in grande stato di fretta e agitazione. Comprensibile, ha commentato la mia signora, ma privo della cautela e della cura che il primo lettore ha almeno provato ad avere.

 Dunque, dovremo guardarci le spalle da almeno due fronti, entrambi, al momento, non identificati. La mia signora ha comunque teorizzato che si tratti di qualcuno di interno alla corte imperiale: sia la manomissione delle lettere che dei gioielli è avvenuta di giorno – è stata notata alla sera, mentre al mattino era tutto in perfetto ordine -, dunque l’autore doveva essere qualcuno in grado di aggirarsi per il palazzo senza far sorgere domande sulla sua presenza. Certamente, abbiamo concluso, una delle fazioni coinvolte è quella dei parenti di quella Tibisay che ancora mantengono incarichi di importanza: le fortune della famiglia sono state in declino da quando la concubina dell’Imperatore è fuggita, e vedere un giovane della loro famiglia sul trono andrebbe oltre le loro più sfrenate speranze di tornare all’antico prestigio.

 Ma potrebbero non essere stati direttamente loro: magari hanno usato un agente, qualcuno che potevano permettersi di sacrificare nel caso venisse scoperto. Forse un giovane di estrazione umile ma belle speranze, allettato dall’appoggio di un’importante famiglia? Un artigiano o uno schiavo corrotto con promesse di ricchezza? Dovremo pensare a qualcuno di discreto che possa indagare. E questa è solo una delle parti su cui dobbiamo capire di più: l’altra è molto più incerta, ma anche lì abbiamo un sospettato.

Non avevo dato peso a quei disguidi con il Tempio di Achesay, non ne avevo neppure compresa l’entità. Una scelta stupida: proprio da quel Tempio, dove sta il ragazzo, dovrebbero arrivare problemi? E’ possibile che Pacha sappia davvero qualcosa di questa vicenda. Ma in tal caso, nessuna di noi due ha capito bene come il Sommo Sacerdote pensa che affibbiare materiale scadente ai nostri artigiani potrà aiutare la causa del bastardo usurpatore! Né tantomeno riusciamo a pensare a chi possa essere stato inviato a leggere quella lettera da parte sua.

 In realtà, Llyra ha concluso le nostre riflessioni piuttosto in fretta: ha guardato spesso fuori dalla finestra, per poi, a un certo momento, farmi cenno di tacere. Ho obbedito, sapendo che la spiegazione sul perché sarebbe arrivata a breve.

E infatti dopo pochi minuti circa è comparsa la guardia che stava davanti al corridoio, annunciando la persona che ‘era stata richiesta’. Si trattava di una figura femminile avvolta in informi abiti neri, con un velo del medesimo colore a nasconderle il viso. Credo di aver sgranato gli occhi: la Datrice di Morte! In quel contesto, l’abbigliamento era inconfondibile. La guardia è stata immediatamente congedata, e solo a quel punto Llyra ha autorizzato la nuova arrivata a scoprirsi il volto.

 Si trattava effettivamente di una ragazza incredibilmente graziosa, con un bel viso tondo, un bel corpo e capelli notevolmente lunghi e lucidi. Necessità del suo mestiere, suppongo! Ha detto di chiamarsi Qillalla, ma a parte questo, non si sa né il nome del padre né il luogo di provenienza. Ho sentito dire che molte del suo ordine fanno questo, per non portare infamia alle loro famiglie. Sembrava anche incredibilmente nervosa di essere lì. Lo credo bene: una delle più basse servitrici di Qisna, al cospetto dell’Imperatrice! Non poteva essere altrimenti.

 La mia signora l’ha gentilmente invitata ad accomodarsi su un piccolo sgabello, per poi chiederle l’esito dei suoi tentativi di avvicinare Simay. La ragazza ha giocherellato tanto con il sigillo che portava al collo che ho temuto si strangolasse da sola, mentre raccontava ciò che era avvenuto. Ha già incontrato il ragazzo due volte, prima d’ora: nel primo incontro, si è allontanata con solo la convinzione che sarebbe stato un compito difficile, ma nel secondo … non sono sicura che in circostanze normali lasceremmo vivere a lungo questa ragazza.

 Ha imparato troppe cose. Non le era stato detto perché il giovane Simay dovesse essere contaminato, le era stato solo dato l’incarico di farlo; e ora il bastardo stesso ha scoperto la verità sulle sue origini, e lei è riuscita a strappargliela di bocca. Bisogna ammettere che è stata molto abile: ci ha fornito l’identità di almeno una delle persone che sono a conoscenza del nostro segreto.

 Quella piccola intrigante, Corinna! Non ho quasi parole per esprimere il disgusto che provo verso quella miserabile. La mia signora le ha mostrato incredibile compassione, accogliendola quando chiaramente non serviva, solo per risparmiarle il bordello. Cosa ci ha dato quella straniera in cambio? Prima non ha mostrato alcun rispetto, solo un’immensa maleducazione che Dylla è riuscita a farle passare dopo molti sforzi; e quando finalmente pareva vagamente esser stata domata, eccola a origliare in cose infinitamente più grandi di lei, e tradire la fiducia in lei riposta senza alcuna ragione! Temo di non essere riuscita a impedirmi di tremare dalla rabbia.

 La mia signora ha mostrato molto più contegno: è rimasta completamente inespressiva a quelle rivelazioni. La Datrice di Morte ha poi proseguito a raccontare come lei stessa abbia reagito: fingendosi un’attiva alleata del bastardo, e proponendogli di coinvolgere ulteriormente Corinna. Cosa che ha fatto: la schiava sarebbe una spia per conto loro, incaricata di riferire tutto quello che può sull’Imperatrice. Non ho affatto approvato la sua intraprendenza, il suo prendersi responsabilità che nessuno le aveva affidato, ma Llyra è stata di tutt’altra opinione.

 “Hai mostrato ottime capacità di reazione” l’ha lodata. “Era una situazione che richiedeva una buona capacità di improvvisazione, per guadagnare la fiducia del ragazzo e trovare qualcosa per cui fare incriminare seriamente la sua amica schiava. Ti faccio i miei più sentiti complimenti”

 Credo di aver visto gli occhi della ragazza brillare a quelle parole. L’ha ringraziata, naturalmente, ma poi ha tentato di chiedere cosa intendevamo fare riguardo al fatto che lei sapesse tutto. Benedetta ragazza, a quello non poteva aspettarsi una risposta davvero sincera, non se ne è resa conto?

 La mia signora l’ha rassicurata che finché sarebbe rimasta leale, le sarebbe stato permesso di continuare la sua vita al servizio di Qisna, presumibilmente con maggior considerazione presso le sue pari per aver portato a termine un compito così delicato. L’ha anche istruita su come procedere nella situazione: continuare a fingersi alleata del ragazzo, avvicinarsi a lui, sedurlo come da precedenti accordi, e intanto riferire le sue azioni a noi, perché potessimo prendere contromisure. La ragazza è stata poi congedata, dopo altre lodi e raccomandazioni. Solo a quel punto ho chiesto alla mia signora cosa intendesse fare davvero con quella sacerdotessa.

 “La consacrazione a Qisna impedisce di considerarla responsabile per il suo lavoro” ha riflettuto lei. “Ufficialmente, sta promuovendo la volontà della dea. Ma questo significa anche che se dovesse contaminare qualcuno che non è il suo bersaglio, sarebbe condannabile per le stesse ragioni: un insulto alla volontà di Pachtu. A quel punto, sarebbero gli stessi sacerdoti di quel dio a giustiziarla … ironico, non trovi? Dovremo seriamente metterci a cercare una carovana di Kisnar, e trovare qualcuno disposto a portarci uno strumento infetto. Quanto allo sfortunato che ci andrà di mezzo, sceglierò apposta una delle persone meno utili qui a palazzo”

 Ho annuito.

“Ti ringrazio per essermi stata di appoggio, Chica carissima”

 Ho sempre detto alla mia signora di non ringraziarmi: essere in sua presenza e assisterla è sia un dovere che un piacere, non una cortesia che potrei o vorrei rifiutarle. Ma lei ha sempre continuato imperterrita, e io ho perso la voglia di discuterne con lei. Mi ha poi congedata, raccomandandomi di tornare sana dalla famiglia: lei doveva pur trovare un po’ di tempo da dedicare anche a Quisquis, che tra il problema di Simay e quella mezza sommossa che gli artigiani hanno causato con le guardie dopo la faccenda della Dama non le ha permesso di vederlo quanto avrebbe voluto.

 E’ una tristezza vedere come la mia signora sempre si impegni per la sua famiglia e il suo popolo, e non ne ricavi che noie, e minacce a ciò che è suo diritto! Vorrei solo che questi problemi avessero rapida soluzione.

Giuro che quel che potrò fare per alleviare le sue fatiche, lo farò, costi quel che costi.

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate.

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

Yeah, un capitolo con tre punti di vista diversi. E il primo di Choqo di una certa lunghezza da un po’ di tempo, visto che serviva a introdurre un Sacerdote della Vita. Ora che avete visto un esemplare di questo tipo di clero, le vostre opinioni su di loro sono cambiate?

A parte questo, immagino che qualcuno sospettasse che Qillalla fosse la Datrice di Morte. Che ne pensate di lei?

Di nuovo grazie a chi ha letto, e un grazie speciale a chi vorrà recensire!

 

  
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