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Autore: badheadache    06/11/2017    2 recensioni
Draco semplicemente pensava che a Potter piacesse la loro competizione, e anche lui la trovava divertente e soddisfacente, anche se ogni volta arrivavano ad insultarsi le famiglie. Era qualcosa simile a una certezza. Peccato che quest'anno Draco avesse altro da fare rispetto a insultare Potter. Gli sarebbe mancato, sicuramente.
Mentre percorreva il corridoio del treno, pensò a come sarebbe stato se lui e Potter fossero diventati amici. Draco l'avrebbe consegnato al Signore Oscuro? Era una bella domanda. Probabilmente, se Potter non fosse così odioso, non l'avrebbe fatto. Ma era odioso, quindi Draco poteva anche non avere alcun rimorso, se avesse dovuto consegnarlo.
Forse.
(Warning: Slytherin Harry)
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Hateful

Capitolo 2 – Serpentese

 
Draco non avrebbe mai pensato che la sua vita agiata sarebbe stata oppressiva. Grandi feste inutili, etichette assurde da seguire, equitazione e caccia, amicizie per interessi, frivolezze, scope da Quidditch dell’ultimo modello.
Invece a un certo punto lo era diventata.
Mentre saliva sull’Hogwarts Express, controllò sua madre con un ultimo sguardo, un groppo in gola.
Poteva essere l’ultima volta che la vedeva. Scacciò via il brutto pensiero e salì sul treno, pianificando per la millesima volta ciò che avrebbe dovuto dire, come avrebbe dovuto comportarsi. Niente di difficile, lo faceva ogni santo anno.
Ma quella volta era diversa. C’erano delle vite, in mezzo.

“Ciao Draco! Come stai?”
Pansy Parkinson era sbucata da uno scompartimento e lo fissava sorridente. Finalmente, constatò Draco, si era tolta l’orribile frangetta che portava l’anno precedente, e ora sembrava molto più matura. Da quello che aveva passato anche lei quell’estate, forse poteva essere già diventata adulta, come si sentiva essere diventato Draco. Le famiglie purosangue non avevano pietà, in questo ambito.
“Ciao Pansy cara. Tutto bene, come al solito”. Entrò scivolando nello scompartimento, occupando un posto di fianco alla finestra. All’interno trovò Blaise, che lo salutò calorosamente, e Tiger e Goyle, i quali se ne stavano un po’ in disparte. Non a caso: sapevano che a Draco era stata affidata una missione del Signore Oscuro in persona, anche se a loro non erano stati rivelati i particolari. Avevano il compito di aiutarlo con qualsiasi mezzo.

“Allora Dray? Ti vedo più cadaverico del solito. Te la passi male, al Manor? Ti avevo detto che potevi trasferirti da me, se necessario”. Blaise sbuffò teatralmente, incrociando le braccia. Draco si intenerì a quelle parole: Blaise era sempre disponibile verso di lui, anche se Draco stesso non raccontava molto dei fatti che erano ultimamente successi a casa sua. Probabilmente, se avessero scoperto che andava in giro a dire a qualcuno anche un dettaglio insignificante, avrebbero ammazzato prima sua madre, poi lui. Blaise l’aveva certamente capito, Draco lo sapeva. Apprezzò la sua discrezione.
Blay, quel soprannome lo usava Pansy al secondo anno, ed era ridicolo. E poi volevo semplicemente stare con mia madre, visto che ti devo vedere per tutto il resto dell’anno”. Con la risposta pronta, alzò gli occhi al cielo. Con lui era sempre così. I loro discorsi avevano sempre significati nascosti che solo loro potevano capire, e questa caratteristica si era rivelata molto utile negli ultimi tempi.

Restarono a parlare del più e del meno senza sbilanciarsi, in perfetto stile Serpeverde. Draco, dopo essersi cambiato, si diresse verso il primo vagone, per la riunione dei prefetti. Prima di uscire si fermò da Tiger, che lo guardò impaurito, dicendogli di incontrarsi nello stesso vagone, dopo. Draco informò lui perché sembrava più sveglio di Goyle, anche se minimamente. Nel mentre, Pansy e Blaise fecero finta che non stesse accadendo nulla. Draco si ringraziò per avere scelto qualche amico degno di intelligenza, il primo anno. Uscì dallo scompartimento.

Anche Potter li aveva scelti, gli amici.
Era un pensiero che gli era arrivato talmente velocemente senza neanche accorgersi di averlo partorito. E ora, Potter se ne stava in qualche scompartimento del treno, a ridere e scherzare con i suoi strambi e odiosi amici, a passare le estati in quella sudicia tana che era la casa dei Weasley, a odiare Draco: perché suo nemico naturale, in quanto figlio di un Mangiamorte ed erede di questo incarico pesante, in quanto suo coetaneo scolastico, in quanto lui Grifondoro dall’animo nobile e Draco Serpeverde fino alle viscere. L’aveva riempito di scherzi, alcuni imperdonabili. A Quidditch aveva compiuto azioni che potevano implicare la morte di Potter, ma lui non se ne era mai lamentato. O meglio, sicuramente se ne era lamentato, ma non l’aveva mai accusato di tentato omicidio. In effetti, Potter aveva di peggio a cui pensare, dato che alla sua vita attentavano ogni anno con scarsi risultati. Draco semplicemente pensava che a Potter piacesse la loro competizione, e anche lui la trovava divertente e soddisfacente, anche se ogni volta arrivavano ad insultarsi le famiglie. Era qualcosa simile a una certezza. Peccato che quest’anno Draco avesse altro da fare rispetto a insultare Potter. Gli sarebbe mancato, sicuramente.

Mentre percorreva il corridoio del treno, pensò a come sarebbe stato se lui e Potter fossero diventati amici. Draco l’avrebbe consegnato al Signore Oscuro? Era una bella domanda. Probabilmente, se Potter non fosse così odioso, non l’avrebbe fatto. Ma era odioso, quindi Draco poteva anche non avere alcun rimorso, se avesse dovuto consegnarlo.
Forse.
Draco si faceva già tanti problemi per dover uccidere Silente, a cui non doveva nulla, e che aveva sempre odiato. Lui non era un assassino, punto. Insultava sia gli esseri umani che gli animali, senza distinzioni - tanto reagivano allo stesso modo – ma non arrivava mai, mai ad uccidere. Chi era lui per giudicare utile o no la vita di qualcuno?

*

Sbatté la porta dello scompartimento forte, con stizza. Era sicuro che Potter li avesse spiati, aveva intravisto il suo odioso braccio ossuto in un nanosecondo, ma pensava fosse solamente una sua visione creata dall’ansia. Ne aveva molta ultimamente, ed era proprio quella a fargli pensare che Potter era stato lì, in un modo o nell’altro. Per fortuna Draco aveva come parola d’ordine “discrezione” per il compito a lui affidatogli, quindi non aveva rivelato molto: anche se Potter avesse sentito, si sarebbe solamente chiesto perché Tiger e Goyle dovevano ingurgitare pozione Polisucco i primi giorni di scuola.
Aveva un che di patetico ciò che cercava di escogitare, se lo sentiva in fondo, nelle viscere. Eppure, per la prima volta, preferiva essere patetico che riuscire nel suo intento. Dio, che rammollito era diventato.

Dopo aver fatto un veloce salto in bagno per cambiarsi, ritornò nello scompartimento. Evitò accuratamente di guardare quello di Potter e i suoi amichetti più di un millisecondo, accertandosi solo che il Prescelto fosse effettivamente lì.
E lo era. Draco non capiva come facesse. Se lo sentiva quando Potter era in giro, cazzo. Diventava improvvisamente più agitato, e gli andava al cervello una scarica di adrenalina che gli faceva commettere un sacco di azioni sconsiderate e avere sempre la battuta tagliente pronta. Era tutta colpa di Potter.
Aveva sentito parlare in giro che possedesse un fottuto mantello dell’invisibilità, ma Draco non ci credeva. I mantelli dell’invisibilità erano costosissimi e inutili, perché dopo pochi giorni si consumavano. Era quasi meglio farsi addosso un incantesimo di Disillusione, anche se Draco dubitava che Potter fosse capace di farne uno, data la sua deficienza ad imparare incantesimi diversi da quelli insegnati in Difesa Contro le Arti Oscure.
Scrollò le spalle e si preparò ad inoltrarsi all’interno di altre conversazioni gremite di significati nascosti con i suoi amici Serpeverde.

*

Si sedette sulla scomoda panchina del tavolo Serpeverde. L’aveva sempre odiata, ma quell’anno non ci fece nemmeno caso, talmente era concentrato a mantenere un’espressione solo leggermente schifata. Aveva lo stomaco annodato, e cercò di spiluccare due bocconi di coscia di pollo, mentre dall’altra parte della sala Weasley si abboffava come un maiale denutrito. Come se non fosse preoccupato per la misteriosa scomparsa del suo amichetto Potter. Dannazione, lo era di più lui: era come se Potter gli stesse dicendo, attraverso quel posto vuoto “sto facendo ritardo perché sto meditando sulla conversazione appena origliata di Draco Malfoy”.

Draco si sforzava di non pensarci, davvero. Ma in quel momento della sua vita i pensieri stavano diventando i suoi peggiori nemici. Guardò la Granger prendere a librate Pel di Carota. Almeno qualcuno oltre a lui si era accorto dell’assenza di Potter.
Che entrò trafelato subito dopo. Peccato dovesse per forza attirare l’attenzione di tutti.
Draco mentirebbe se dicesse di non essere stato stupito da ciò che accadde dopo, anche se la sua espressione comunicava esattamente il contrario –grazie ad anni di addestramento. Infatti, da purosangue qual era, era consapevole della enorme autorità magica del Cappello Parlante.

Che in quel momento aveva appena chiamato Potter.
E Tom Riddle. E Draco giurò di aver sentito anche la sua panca chiamarlo. Tutta la scuola lo chiamò.
Chi cazzo era? E perché Potter ora si stava contorcendo per terra, senza che nessuno lo fermasse, davanti a un silenzio di ghiaccio? Che cazzo stava succedendo di sbagliato?
Perché prima urlava e poi implorava?
Perché il Cappello lo aveva smistato a Serpeverde?

Draco smise di sforzarsi a finire la cena.
 
*
 
“Non è possibile!”
“Calmati Pansy. Qua tutti non ci stanno capendo un cazzo”.
Draco osservava la Sala Comune in subbuglio; tutta Serpeverde non si era ancora mossa verso le camere, e gli studenti parlottavano dell’avvenimento in Sala Grande. Molte studenti avevano uno sguardo inviperito, al pensiero di dover dividere la sala comune e i bagni con Potter. Altri erano semplicemente interessati dall’evento: a quanto pare, nessuno era mai stato smistato due volte.
Draco non sapeva a che pensare. Era convinto che da un momento all’altro Potter varcasse la porta della Sala Comune, con tutte le sue valigie, la sua civetta e gli occhiali più storti del solito e rotti sul naso. Quel pensiero gli infondeva tensione, e quindi se ne stava all’erta, silenzioso. Cosa sarebbe successo? Sapeva che la parola del Cappello era inequivocabile. Eppure non c’era neanche l’ombra di Potter; inoltre, probabilmente, se si fosse presentato sarebbe stato mangiato vivo dalla Casa delle Serpi, nel vero senso della parola. In quella sala c’era la progenie dei veri nemici di Potter.

Draco era preoccupato per questo, quasi non volesse che lo Sfregiato morisse in quell’angolo di sotterraneo. Allo stesso tempo si trovò ad odiarlo più di prima, perché qualsiasi fossero le prerogative, Potter riusciva a stravolgerle. E ora come cazzo avrebbe fatto a mantenere segreta la sua missione? E soprattutto, ad avere meno sensi di colpa? Sapeva che Potter era legato a Silente quasi fossero fidanzati, lo guardava come se fosse suo padre. Lui avrebbe dovuto ucciderlo, davanti al naso storto di Potter.
Che schifo di situazione.
“Ragazzi, secondo me Potter non arriverà mai. Stiamo solo perdendo tempo: essendo il cocco di Silente riuscirà a rimanere a Grifondoro, e tutti saremo più felici”.
Blaise aveva assolutamente ragione. Lo raggiunse e se ne andò a prepararsi per dormire. Come se ci sarebbe riuscito.
 
*
 
La mattina dopo Draco scelse di indossare una camicia bianca candida, senza nessun gilet. Non faceva ancora troppo freddo, e amava andare in giro il più leggero possibile. Aspettò che Blaise finisse di mettersi a posto i capelli – lui quella fase l’aveva superata quest’estate, e ora il gel era solo un brutto ricordo – e scese in Sala Comune. Ci trovò Pansy assieme a Daphne Greengass, ma di Potter neanche l’ombra. Come se ci avesse sperato.

Si avviarono in Sala Grande, silenziosi, ma il muro della Sala Comune non si aprì. Indispettiti, sapevano che ciò significava che ci sarebbe stato un annuncio alla casa di Serpeverde. Si sedettero sui divanetti aspettando che tutti i loro compagni finissero di prepararsi e arrivare.
Draco sbuffò sempre più rumorosamente, pensando al fatto che quel tempo poteva usarlo in altri modi: dormendo, ad esempio. Poi si ricordava che non riusciva a dormire, quindi sbuffava di nuovo. Era un dannato cerchio. Dopo minuti interminabili di sbuffi crescenti, comparve sulla soglia un trafelato professor Lumacorno, eletto Capocasa il giorno precedente. Al ricordo, Draco sbuffò un po’ più forte.

“Cari studenti, vi tratterrò qui per pochi minuti. Devo farvi questa comunicazione per ciò che è successo ieri al signor Potter: come avrete sentito, è stato rismistato a Serpeverde. Ora, non sappiamo il perché della cosa e dovremmo indagare…” Si rimise a posto il mantello, mentre pensava a come continuare il discorso. “Ma la decisione del Cappello è inequivocabile: Harry Potter sarà, da oggi, membro effettivo della casa Serpeverde”.
Nella sala ci fu un vociare furioso. Draco sentì sudore freddo sulla sua nuca, mentre incrociava lo sguardo gelido di Blaise.  Potter Serpeverde? Era un completo ossimoro. E ora, inoltre, la sua missione diventava ancora più difficile. Desiderò prenderlo a pugni per una giornata intera: guardandosi attorno, vide che solo Lumacorno sembrava contento di acquisire Potter, assieme a pochi studenti del primo anno, ignari di tutta la situazione. E che situazione: lo Sfregiato che passava dall’alta e onorevole torre di Grifondoro al sotterraneo umido e freddo di Serpeverde. Sembrava una barzelletta.
Seppure la questione preoccupasse totalmente Draco, questi non lo diede a vedere. Dopo aver scoccato quello sguardo a Blaise si ricompose nella sua perfetta e argentea maschera. Era pronto ad affrontare quella strana giornata.


*

In Sala Grande Potter si sedette nel suo tavolo Grifondoro, seppur indossasse una cravatta verde e argento. Draco non riusciva a non pensarci, e mentre si versava il suo the alla vaniglia continuava a cercare una risposta.
Perché Potter è Serpeverde? Perché è stato chiamato dal Cappello?
Davanti agli occhi continuava a rivedere Potter che si contorceva sotto il Cappello e urlava cose incomprensibili: ne era rimasto quasi spaventato. Ormai stava cercando di abituarsi alle torture gratuite del Signore Oscuro, ma sapeva che non le avrebbe mai sopportate comunque.

All’improvviso, un’illuminazione: in tutto questo c’entrava sicuramente il Signore Oscuro.
Pensandoci, era un avvenimento assolutamente in suo stile, simile all’estrazione dello Sfregiato per il Torneo Tremaghi.
Se solo Potter non avesse avuto quella dannata cicatrice in fronte, probabilmente tutte quelle cose strane non gli sarebbero successe. Nemmeno una.
Allora era davvero Serpeverde? Il Cappello Parlante è un’autorità nel mondo magico: forse si era ricreduto, non poteva sbagliare. E forse Potter era cambiato davvero.
Per autosopravvivenza, Draco decise di smettere di pensare, e di godersi il suo the.

A lezione di Storia della Magia, Draco non era l’unico a volersi ammazzare: tutti i suoi compagni, tutti, anche quello stramaledetto Potter, stavano palesemente dormendo. Inoltre, la lezione era coi Corvonero, e non riuscivano nemmeno a fare in modo che succedesse qualcosa di esaltante. Anche soltanto una pergamena lanciata.
Potter stava lì, vicino a un Corvonero visibilmente compiaciuto di essere vicino alla star del momento. Probabilmente si era offerto di dare gli appunti a Potter, poiché lui era in catalessi totale. Era vergognoso, con la sua cravatta annodata male, la camicia stropicciata, i capelli disordinati, gli occhiali storti. Gli mancava solo la bavetta.
Draco, dopo aver guardato schifato tutto Potter, in quanto non aveva nulla da fare, fu quasi preso da spavento quando lo vide scattare a sedere, col fiatone, poi guardarsi intorno e finalmente rilassarsi.
Si sa, Draco era un fifone: una verità innegabile. Ma comunque un grande osservatore. Draco capì Potter stava sognando qualcosa.
Si rigirò immediatamente fissando la pergamena vuota, arrovellandosi in cerca di risposte, accasciandosi sul banco. Si incantò a osservare per tutto il tempo la camicia nera ed elegante – forse anche lui dovrebbe passare al nero – di Blaise.
 
*
 
Harry non riusciva a seguire. Continuava a pensare a tutti i suoi bagagli, la sua Edvige, che venivano spostati nei sotterranei Serpeverde. Ora non poteva più vederla se non in guferia: voleva davvero essere risucchiato dal banco e non avere più problemi. Inoltre, ogni volta in cui riusciva ad assopirsi, vedeva Voldemort intento a fare ricerche, con un sorriso sul volto. Desiderava rovinarglielo.
Finita le lezione, si diresse da solo al dormitorio Serpeverde a prendere i libri per Trasfigurazione. Aveva davanti tutti i figli di Mangiamorte che cercavano di ignorarlo, come d’altronde faceva lui stesso. Dopo essere entrati nel sotterraneo, la porta si richiuse davanti a Harry.

Harry non sapeva la parola d’ordine.
Iniziò a sudare freddo. Aveva passato di peggio, ma mai aveva provato una tale esclusione a scuola. La considerava casa sua, Hogwarts: si sentiva come se l’avesse tradito.
Tirò un calcio alla parete. Ovviamente non successe nulla: rimpianse la Signora Grassa, con la quale poteva almeno parlare un po’, aspettando qualcuno che aprisse la porta dall’altro lato.
Chi sorvegliava il dormitorio Serpeverde? Non c’era nessuno. Solo un muro. Forse il fantasma di Serpeverde?
Impossibile, il Barone Sanguinario stava di solito in una torre a sbattere catene e lamentarsi.
Forse c’era una bestia, come il Basilisco. Ma sicuramente sarebbe stata degna di nota, da megalomane qual era Salazar.
Tirò un altro calcio.
Era Tom l’erede di Serpeverde, non lui. Perché cazzo ci era finito lì sotto?

Appoggiò la testa contro il muro, sospirando. Iniziò a toccare il muro con la mano, come per trovare una serratura. Si sentì ancora più stupido.
Poi, però, sentì una piccola deformazione. Non era simile alle altre presenti nel muro, principalmente dei piccoli bozzi creati dalla pietra: no, era levigato, piacevole al tatto. Si avvicinò e lo osservò da vicino. All’altezza del suo bacino c’era una piccola incisione dello stemma di Serpeverde, il Basilisco – o qualunque altro serpente fosse, Harry non era un grande fan.
Improvvisamente capì: si sentì come al secondo anno, davanti al rubinetto del bagno di Mirtilla Malcontenta. Sorrise, felice, e si preparò a parlare in Serpentese.
 
*
 
Draco sentì un suono strano. Stava dirigendosi in camera, per prendere i libri, quando un sussurro molto, molto forte riecheggiò nella Sala Comune. Erano in pochi: lui, i suoi compagni di classe e qualche studente del quinto anno, ma tutti avevano sentito quel sibilio spaventoso. Poi, la porta della Sala Comune si aprì, rivelando un Potter soddisfatto di sé stesso, che marciò a passo sicuro verso le camere, come se sapesse già dove fossero.
Non degnò uno sguardo nessuno, e in pochi secondi era già sparito dentro al corridoio per i dormitori maschili.

“Quindi Potter sa ancora parlare Serpentese?”
Pansy era più che spaventata, stupita. Tutti lo erano, perfino Draco. Non sapeva a che pensare.
“Forse non è mai stato così Grifondoro come credevamo tutti”.
“Ma non dire cazzate!” Draco sbraitò contro Blaise, nervoso. “E’ sempre stato un eroe del cazzo. Di Serpeverde non è nemmeno la sua cravatta”.
“Sei geloso!” Pansy gongolò e si sporse verso di lui: “Perché non vai a chiedergli dove ha preso quella cravatta? Secondo me l’ha tinta!” rise.
“Non sono geloso, perché dovrei esserlo?” Draco non capiva come Pansy riuscisse a pensare a certe stronzate. “Mi dà sui nervi, non so se si è notato negli ultimi cinque anni”.
Potter tornò trafelato. Si fermò davanti a loro, e con fare dannatamente innocente, chiese: “Scusate, sapreste dirmi la parola d’ordine per entrare?”
Draco si sforzò di stare zitto, ma nessuno di loro fiatava. Esplose: “Che cazzo vuoi P-“
“E’ Boa Constrictor!” Zabini urlò sopra di lui, trattenendo Draco.
“Uhm, grazie Zabini”. Abbassò lo sguardo e si diresse verso Trasfigurazione.
Draco continuava a guardare con voglia di uccidere Blaise.
“Dai, Dray, mica potevi urlargli addosso solo per la sua esistenza. Anche se avresti avuto tutte le ragioni di questo mondo. Ti ho evitato altri grattacapi”.
Grazie tante”. Gli sibilò.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Salve a tutti! Ho finalmente aggiornato questa storia che già dal primo capitolo è riuscita a riscuotere un successo che sinceramente non mi aspettavo: grazie di cuore! Più mi seguite e più mi motivate a continuare.


Comunque, questo è un capitolo di “mezzo”, in cui si rivivono le scene dell’altro capitolo dal punto di vista di Draco, aggiungendo qualcosa in più, ma non molto. Prometto che gli altri saranno più movimentati!
Draco è però un personaggio molto, molto introspettivo. Si merita di avere tutti quei pensieri, che già sono contraddittori. Ma noi amiamo Draco anche per questo.

Insomma, se volete farmi sapere qualcosa, consigli, critiche, io ci sono. O anche solo per farmi sapere che vi  piaciuto questo capitolo. E’ sempre bello ricevere una recensione in più.
Al prossimo capitolo!
  
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