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Autore: GattyP    10/11/2017    1 recensioni
- Chi diavolo vi ha dato il permesso di entrare a casa mia? - chiesi precipitandomi dentro - Uscite o chiamo la polizia!
- Calma, Anderson - disse Sirius con un sorriso non sapevo se amichevole o sarcastico - vogliamo solo un’informazione e ce ne andiamo.
- Io non vi ho dato il permesso di entrare e non vi dico niente! - Mi precipitai verso la porta, per uscire e chiedere aiuto, quando Minus si frappose tra me e l’uscita.
(Prequel de "Lily Anderson: primo anno ad Hogwarts"
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo III

 

Sono una “respingente”

 

Ho frequentato Severus per diversi anni, se si può indicare con questo termine l’incontro, più o meno casuale, a distanza anche di mesi, in qualche luogo della città. Generalmente era contento di vedermi e, se ero sola, si fermava generalmente a parlare con me. Ci raccontavamo quello che avevamo fatto e qualche altra informazione sulle nostre famiglie o sulla scuola: lui aveva iniziato a frequentare un collegio privato su al Nord, in una specie di castello, a quanto capivo. Spesso parlavo io e lui ascoltava, interrompendomi solo per qualche gentile commento. Qualche tempo dopo mi sono trasferita a Paisley e, pertanto, nei successivi tre o quattro anni, non l’ho più incontrato. Tuttavia arrivava ogni tanto in famiglia qualche notizia sui vecchi abitanti della zona in cui vivevamo precedentemente e ricordo di aver saputo, non ricordo neanche da chi, della morte del padre di Severus, avvenuta però diverso tempo prima. Non avevo nessuna idea di cosa facesse nel frattempo, o dove fosse.

Ci siamo rivisti diversi anni dopo e quell’incontro, in quel momento, ha dato una svolta alla mia vita. ma conviene cominciare dall’inizio.

Era il 22 dicembre 1977, la vigilia di Natale ed avevo ormai diciassette anni. La neve scendeva copiosa sul paese in cui vivevo, coprendo abbondantemente tutte le strade e le squallide abitazioni e dando la giusta atmosfera alle festività imminenti. Vivevo ormai da sola (anche se formalmente sottoposta alla tutela di una lontana parente, che si disinteressava però completamente di me), mia sorella era partita dalla Scozia,  mia madre era morta: frequentavo una scuola serale a Paisley (con risultati non troppo lusinghieri, a dire il vero) e cercavo di aiutarmi con qualche lavoretto, nelle abitazioni di due o tre vecchiette.

Avrei passato il mio primo Natale da sola (la mia lontana parente non aveva alcuna intenzione di avermi intorno) e, un po’ triste perché mi avvicinavo alle festività senza l’affetto di qualche familiare o parente, mi avviavo lentamente verso casa, cioè verso l’abitazione (due stanze, una cucina, un bagno) che avevo preso in affitto. In strada non c’era nessuno (in effetti la mia abitazione era collocata in una zona poco frequenta di Paisley). Tuttavia, improvvisamente, ho sentito dei rumori sulla sinistra, in un vicolo. Mi sono girata istintivamente e ho visto correre verso di me un paio di ragazze con lunghi abiti scuri e stivali neri. Una delle due, una bella ragazza con lunghi capelli lisci rossi, rivolgendosi alla seconda, una biondina con i capelli corti, la invitava ad affrettarsi: - Mary, forza, seguimi -. In mano tenevano piccole aste di legno (bacchette, ma ancora non sapevo cosa fossero).

- Arrivo, Lily - diceva l’altra. Dietro a loro, improvvisamente, intravvidi due o tre figure al loro inseguimento.

Le ragazze mi superarono senza degnarmi di uno sguardo. L’altro gruppo, appena uscito sulla via in cui mi trovavo, lanciarono quelli che mi sembravano lampi di luce di vario colore e scie di scintille verso le due ragazze che, fermatesi dietro un gruppo di macchine, rispondeva nello stesso modo. Io, paralizzata dal terrore, rimanevo immobile, visibile in mezzo alla strada! Uno degli inseguitori, puntando la bacchetta verso di me, pronunciò alcune parole. Io ancora non avevo realizzato cosa si trattasse e rimasi un attimo perplessa; poi, quando una innocua luce mi colpì, senza alcuna conseguenza, realizzai che poteva trattarsi di qualcosa di pericoloso e cominciai a correre lontano da loro, verso un vicino riparo; appena raggiunto un luogo sicuro, mi buttai a terra, nascondendomi dietro ad un’automobile. Nel frattempo messuno parlava, ma i lampi attraversavano la via, incrociandosi sopra la mia testa.

Improvvisamente alla mia destra apparve un altro personaggio, un ragazzo. Costui, schieratosi con le due ragazze, impegnava vigorosamente gli aggressori (almeno così a me sembrava, ma in realtà non guardavo lo scontro e pensavo solo a raggomitolarmi). Poi questi scomparvero improvvisamente: non fuggirono, si volatilizzarono (un momento c’erano; il momento successivo si erano volatilizzati). Subito il ragazzo andò dalla bionda e dalla rossa, chiedendo se tutto andava bene. Sono a questo punto intervenuta e, alzandomi in piedi, ho detto loro: - Scusate, cosa è successo? Non capisco. Cos’erano quei colori che attraversavano la strada?

La rossa, rivolgendosi ai due compagni: - Non preoccupatevi, ci penso io.

Poi, puntando la bacchetta contro di me, ha pronunciato la formula “Oblivion”. Mi sembrava tutto così strano. Le ho detto: - Come? Non capisco… Cosa hai detto?

I tre si sono guardati sbigottiti. La rossa ha ripetuto nervosamente la parola, sempre puntando contro di me la bacchetta. Poi il ragazzo ha anche lui fatto lo stesso gesto e ripetuto la stessa formula, senza nessun effetto. La situazione mi sembrava del tutto inverosimile. A che gioco stavano giocando? Mi sono ancora avvicinato a loro e ho ripetuto, questa volta con un tono di voce decisamente più seccato:  - Cosa state facendo? Mi volete spiegare cosa sta succedendo?

I tre ora sembravano quasi spaventati: avevano forse più paura adesso di qualche minuto prima, quando erano stati aggrediti. La biondina, a questo punto, puntando la bacchetta pronunciò un “Imperius”. La rossa, intanto cercava di trattenerla: - Aspetta, non farlo! E’ una maledizione senza perdono, non puoi usarla! - Tuttavia non mi accorsi assolutamente di nessuna differenza rispetto ad un attimo prima: ero solo decisamente più seccata, anche perché non capivo cosa stessero combinando: - Insomma, a che gioco state giocando? Mi volete spiegare. Devo chiamare la polizia? - chiesi ai tre, con tono di voce veramente irritato.

- Come è possibile, Sev? - chiese la rossa al ragazzo.

- Non lo so, Lily, la babbana non è condizionabile in nessun modo, è impossibile… - E mi ha lanciato un altro incantesimo, usando un’altra parola (che ora non ricordo). Naturalmente non ha sortito neanche questo alcun effetto.

Io però ho collegato, a quel punto,  il nome, la voce e la figura: “Severus Piton, mi puoi per favore spiegare cosa sta succedendo? Sono Milly Anderson, abitavo vicino a te a Spinner’s End. Eravamo amici. Cosa diavolo state combinando?

Severus mi guardava sbalordito. - Ciao, Milly, non pensavo proprio di incontrarti qui. Hai diritto ad una spiegazione su quanto è successo. Ma non mi so spiegare perché non riusciamo a controllarti…

A questo punto non mi controllai più: - Perché volete controllarmi? Basta! Chiamo la polizia! - strillai, francamente adirata. - Cosa state combinando? Per l’ultima volta, cosa sta succedendo?

- Vieni a casa mia, è qui vicino, ti prego -  disse la biondina, Mary. -Ti spiegheremo tutto.

   
 
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