Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: paige95    11/11/2017    3 recensioni
Un amore grande può essere veramente finito?
/Almeno vent’anni di matrimonio alle spalle e due figli adolescenti. Ron e Hermione però - nonostante i presupposti potrebbero far pensare il contrario - non avevano esitato a firmare il loro divorzio, la fine della loro vita insieme e il fallimento del loro amore. /
Dedicata con grande affetto a HarryPotter394
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Traumatiche scoperte
 
 
Non voleva ancora credere di aver commesso un simile errore. Aveva emesso quel mandato di arresto con la certezza che il responsabile fosse semplicemente un malintenzionato, disposto a rischiare Azkaban pur di continuare a rendere servigi alla Magia Oscura.
 
Invece era solo suo marito. Ron aveva rischiato tutto per salvarla e lei lo ricambiava arrestandolo.
 
Se solo si fossero parlati di più negli ultimi tempi, se fossero stati sinceri l’uno con l’altra, probabilmente non si sarebbero mai trovati in una situazione simile. Era mancato loro il dialogo ed ora soffrivano le pene di quella carenza.
 
Ma era stata lei la reale responsabile di tutto, aveva dato lei stessa inizio a quell’insensato folle gioco. Meritava lei Azkaban e non Ron, la vera innocente vittima passata sotto le sue grinfie. Lo aveva ingannato persino risposandolo, forse a quel punto avrebbe dovuto lasciare le cose come stavano, tanto ormai il danno era stato fatto, invece lei aveva voluto egoisticamente tornare ad essere sua moglie peggiorando una situazione già precaria. Suo marito preso dalla frenesia di salvarla, di non perderla, si era compromesso.
 
Non vi era il tempo per le lacrime, scorrevano decisamente troppo lentamente per la condizione in cui riversava Ron e lei non aveva un solo minuto da perdere.
 
Si era lanciata alla disperata ricerca di una soluzione, tentava di mantenere lucidità, ma i suoi sforzi venivano contrastati dai ricordi, dolci e amare rimembranze le affiorarono alla mente. Ma non poteva pensare che quelli sarebbero stati gli unici luoghi in cui poter rivedere suo marito. Li scacciò con determinazione, non era il momento di cedere alla debolezza, perché in quel momento più che mai doveva riscoprire la propria forza, e se non quella fisica, perché la malattia la stava lentamente privando della vita, almeno quella psicologica, che finché avesse respirato, avrebbe mantenuta vigile, poiché niente l’avrebbe privata di tale dote.
 
Chiuse gli occhi ed esaminò ogni meandro della sua mente per aggrapparsi a qualunque conoscenza giuridica che potesse scagionarlo, ma non le venne in mente nulla. Divorò nuovamente e velocemente tutti i libri messi a disposizione del Ministro della Magia, per svolgere nel migliore dei modi il suo ruolo, ma nella situazione in cui riversava ogni singola lettera pareva incomprensibile e profondamente priva di senso.
 
Richiudeva i libri con violenza, sperando che, come in un incubo, un differente spostamento d’aria avrebbe concesso il suo sereno risveglio accanto a suo marito, nella loro graziosa villetta e senza la falce della morte pendere impertinente sulla sua testa. Eppure la sensazione era identica, la terribile incapacità di muoversi, la paura che si infilava fin dentro le ossa penetrando nelle pieghe del cuore, l’impossibilità di gridare aiuto, perché tanto nessuno al mondo avrebbe potuto rimediare a tutti casini che aveva combinato. Lei aveva sempre risolti i guai in cui si erano cacciati, invece in quel caso specifico ne aveva creato uno enorme con le sue stesse mani. Era stata spinta dall’amore, le aveva fatto perdere completamente la cognizione della realtà, non voleva che soffrisse, non voleva tutto ciò che era accaduto, ma aveva sbagliato ogni cosa, non aveva previsto che proprio quel suo atteggiamento aveva realizzato i suoi incubi più oscuri.
 
Possibile che nemmeno i libri la stavano aiutando? Le avevano indicato la via per tutta la vita ed ora si ribellavano a lei? Non lo poteva accettare, eppure continuava in quella frenetica indagine, non sapeva cos’altro fare, cessarla avrebbe significato arrendersi e lei non poteva categoricamente permetterselo.
 
Cosa avrebbe potuto dire a Rose e Hugo, come avrebbe giustificato l’assenza del loro padre? Non sarebbe mai riuscita a mentire ai suoi figli, non di nuovo, portava già un enorme peso sul cuore e questo ennesimo avrebbe contribuito a darle il colpo di grazia.
 
Doveva assolutamente tirarlo fuori da lì il prima possibile con una giustificazione più che valida, di modo che nessuno avrebbe mai e poi mai potuto mettere in discussione quell’assoluzione. Non poteva pensare che suo marito fosse in quella gabbia nera, dimenticata da ogni sorta luce, preda di Mangiamorte e Dissennatori: i primi non avrebbero tardato ad approfittare della dannata fortuna di avere a portata di mano il responsabile della loro prigionia e i secondi avrebbero solamente eseguito il loro dovere una volta che il prigioniero, dopo la definitiva sentenza, sarebbe stato condannato a vita.
 
Dovette chiedere appoggio alla scrivania al solo pensiero di quelle tutt’altro che rosee possibilità. Nessuno lo avrebbe sfiorato, né in un caso né nell’altro, nessuno avrebbe osato, perché, al contrario, lei non se lo sarebbe mai perdonata.
 
Voltava quelle pagine tanto violentemente da provocarsi qualche taglio con la carta. Ma il dolore e il sangue provocati da quelle sottili ferite erano nulla in confronto alla sofferenza dell’anima. Così le ignorò e proseguì nella sua attività compulsiva.
 
 
 
 
​***
 
All’improvviso la porta si spalancò, facendola sobbalzare e provocando un traumatico ritorno al presente. Ma sogno e realtà non erano mai stati così distanti come allora.
 
Harry entrò con una certa enfasi e, con la stessa espressione formale e irritata di poco tempo prima, fissò l’amica, richiudendo la porta alle sue spalle. Lei, con una forte percezione di colpevolezza in corpo, non riuscì a tenere testa a quel severo sguardo.
 
<< Allora, Hermione, sto aspettando >>
 
Era paradossale, il Ministro della Magia che veniva rimproverato da un suo sottoposto. Ma in quel momento ciò che la donna leggeva negli occhi di Harry era solo un grande affetto.
 
L’Auror, davanti all’indugio di lei, si avvicinò lentamente, prevedendo che la notizia non sarebbe stata delle migliori. Dopo aver fatto qualche passo, fu sufficientemente vicino a lei per percepire la sua agitazione.
 
La donna, mantenendo lo sguardo basso su un libro, che in quell’esatto momento a lei parve indecifrabile, provò a proferire qualche flebile parola.
 
<< Dimmi se sta bene >>
 
Harry poteva comprendere e condividere le sue stesse paure, così non poté fare a meno di placare la sua durezza e impiegare un tono più dolce.
 
<< Non gli accadrà nulla, ho provveduto io stesso >> si sporse e chinò in avanti per poter catturare gli occhi dell’amica << Mi dici cos'è successo? >>
 
Fu a quella domanda - più un dolce invito per la verità - che Hermione alzò lo sguardo e lo fissò con occhi quasi assenti, se non fosse stato per quel velo lucido che rendeva le sue iridi opache.
 
<< È colpa mia, Harry. Avrei dovuto dirglielo anni fa >>
 
L’amico era sempre più interdetto davanti allo strano comportamento dei due. Con pazienza e comprensione cercava di indirizzare la conversazione nella giusta direzione per riuscire a scoprire la reale giustificazione ai fatti a cui aveva appena assistito, senza inveirle contro o sforzarla in alcun modo.
 
<< Cosa non gli hai detto? >>
 
Non riusciva a dargli una simile notizia con la consapevolezza che avrebbe condannato qualcun altro a quella frenetica smania di suicidarsi per lei.
 
<< Niente >>
 
Si allontanò da lui, interrompendo quel fraterno contatto, ma Harry non era per nulla soddisfatto di quella frettolosa e vaga risposta. La afferrò delicatamente, ma con determinazione, per un polso, impedendole di riprendere quell’intensa ricerca.
 
<< No, Hermione, ora mi spieghi. Qualunque cosa sia >> l’amica sorrise amaramente a quelle parole, ricordando la conversazione che aveva avuto con suo marito quando gli aveva comunicato quella drammatica situazione << Ho il diritto di sapere perché mi hai dovuto ordinare di arrestare il mio migliore amico! >>
 
Prese un lungo respiro e si preparò a qualsiasi reazione dall’altra parte.
 
<< Sono gravemente malata, Harry >>
 
La pressione sul polso dell’amica si sciolse lentamente. Non si sarebbe mai immaginato una simile notizia, dovette appoggiarsi alla scrivania per non minacciare mancamenti. Hermione tentò di proseguire nel racconto, dopotutto quella era solo una parte della verità.
 
<< È per questo che ci siamo lasciati, ho preferito allontanarlo da me, piuttosto che condividere con lui questa pena. Gliel’ho detto quando ci siamo risposati, ma l’ha presa talmente male che da quel momento non fa altro che cercare una cura. Ha ottenuto quella pozione di Magia Nera >> indicò con disappunto e con un lieve cenno del capo la boccetta che era ancora sul ripiano in legno << da Malfoy in cambio della Pietra >> quella ulteriore informazione sconvolse Harry maggiormente << Ma io non lo sapevo, mi ha tenuta all’oscuro della promessa che avevano sancito mediante il Voto Infrangibile. Perché se lo avessi saputo >>
 
Un nodo in gola le impedì di continuare a parlare e quelle lacrime, che così strenuamente si era sforzata di contenere, ripresero la loro triste corsa. Il cognato non riusciva a risponderle, la salivazione si era totalmente annullata. Ma la fissava con tenerezza. Solo dopo diversi minuti di silenzio riuscì a riacquistare il dono della parola, pur essendo ancora terribilmente incredulo.
 
<< R-Ron mi ha chiesto di farti prendere quella pozione >>
 
<< No >> il suo era un rifiuto secco e categorico e si diresse nuovamente verso la libreria << Prima tiro fuori mio marito da quella prigione >>
 
Si rimise a rovistare tra quei codici sotto gli occhi di Harry. L'uomo impiegò davvero tanto per riprendersi da quel colpo, ma trovò la forza di reprimere il dolore ed essere di sostegno all’amica.
 
<< Hermione, così non lo aiuti. Ascoltalo, prendi quella pozione, a lui non capiterà nulla ad Azkaban. Posso garantirtelo >>
 
Si bloccò nuovamente e si voltò verso il cognato palesemente provata dal dolore, conscia del fatto che fosse estremamente sincero.
 
<< Ma, Harry >>
 
<< Lo so, ci sono poche probabilità che funzioni e potrebbe farti perdere i ricordi. Me lo ha detto prima di arrivare alla prigione, ma non mi ha accennato alla tua malattia >> non riusciva a dargli retta, era più forte di lei, doveva essere certa di salvarlo e se ciò significava perdere la vita lo avrebbe volentieri accettato << Hermione, siete entrati in un circolo vizioso, lui vuole salvare te e tu vuoi salvare lui, ma in questo modo vi distruggete a vicenda. Lo capisci, vero? E voi avete due figli e non potete proprio permettervelo di fare gli eroi >> cercò di puntare su un lato che sapeva essere debole per lei << Fatevi aiutare. Ti prometto che una soluzione la trovo e lo tirò fuori da lì. E se dovessi perdere i ricordi, te li farò riacquistare, ma un tentativo lo devi fare. Ron ha rischiato tanto per quella pozione e credo che il suo sacrificio sia più che sufficiente >>
 
Lo ascoltò attentamente, ma il suo cuore gridava maggiormente, sovrastando quelle verità, cercò di ignorare quel muscolo involontario, ma non ci riuscì. Salvarsi prima di lui era inconcepibile, avrebbe pensato a se stessa solo dopo che fosse tornato a casa e fosse stato al sicuro.
 
<< Harry, hai per caso qualche idea per scagionarlo? >>
 
 
***
 
Era trascorsa una strana settimana in casa Weasley.
 
Rose e Hugo percepivano una diversa atmosfera. Hermione aveva comunicato loro che Ron si era assentato per lavoro e che non sapevano quando sarebbe tornato. Era una missione speciale, per cui era difficile prevederne la fine. La donna era rimasta sul vago senza sbilanciarsi ulteriormente.
 
Tante volte il loro padre era dovuto partire per qualche incarico, ma stavolta avvertivano qualcosa di differente, nulla era come in passato e benché Hermione provasse sempre una certa pena per lui durante quelle assenze, non era di certo paragonabile all’umore e alla tensione che l’avevano investita nell’arco di quella settimana.
 
Sembrava davvero si fosse tutto sistemato, erano tornati a vivere tutti insieme, i loro genitori si era finalmente rappacificati, ma dal giorno di quelle seconde nozze paradossalmente la felicità si teneva maggiormente a debita distanza.
 
Spesso e volentieri avvertivano la madre piangere nel cuore della notte e quel comportamento fece notevolmente allarmare i ragazzi. Peccato che ogni volta la donna sviasse l’argomento con un grande e falso sorriso evidentemente per non angustiarli.
 
Non ricevevano alcun tipo di notizia da Ron ed anche questo li fece insospettire. Quando era in missione mandava sempre un gufo a loro per salutarli e uno ad Hermione per tranquillizzarla. Che si fossero lasciati di nuovo? Impossibile! Doveva esserci un’altra motivazione, magari strettamente connessa alla loro precedente separazione.
 
***
 
In quella piacevole mattina di agosto, Rose vagava per casa, già vestita e pettinata, alla ricerca della madre.
 
Guardò ovunque, tentò persino nella camera dei suoi genitori, ma di Hermione non vi era ombra. Stava uscendo distrattamente dalla stanza, quando il suo sguardo si posò su qualcosa di familiare che sbucava da sotto il letto. Si chinò per raccoglierlo, dando per scontato che non fosse il suo posto, e, quando vide la notizia in prima pagina allegata ad una grande foto di suo padre, rimase a bocca spalancata.
 
Quelle poche righe la illuminarono e dissolsero parecchi dubbi, che da più di una settimana la stavano logorando.
 
Suo padre era stato arrestato e ad averlo fatto era stata sua madre. Era troppo paradossale, per quale ragione avrebbe dovuto arrestare suo marito, se poi oltretutto si erano risposati da poco?
 
Ma non poteva essere uno scherzo, la Gazzetta del Profeta era chiara e trasparente su ogni genere di notizia, riportava solo i fatti nudi e crudi, senza alcun tipo di licenza poetica.
 
Quindi ricapitolò mentalmente i fatti: suo padre, Ronald Weasley, uno stimato Auror, aveva deciso una mattina come tante altre, in piena luna di miele, di diventare un ladro, rubando al Ministero un oggetto di estremo valore magico. Non aveva alcun senso, ma sapeva chi poteva aiutarla a chiarire. Strinse più saldamente quel giornale e riprese la sua ricerca con maggiore frenesia e disperazione.
 
<< Mamma! >>
 
La trovò dopo un paio di minuti, mentre si apprestava, vestita di tutto punto, ad iniziare una nuova giornata di lavoro.
 
La ragazza mostrò infuriata e incredula la Gazzetta ad Hermione.
 
<< Hai arrestato papà?! >> la fissò negli occhi per coglierne i segni della falsità << Perché ci hai mentito?? >>
 
Avrebbe dovuto immaginare che prima o poi lo avrebbero scoperto ed ora un nuovo timore si era materializzato e aveva preso forma davanti a lei. Tentò vigliaccamente - a suo parere - di giustificare quell’involontario gesto.
 
<< Tesoro, io non volevo arrestarlo. Sono stata costretta >>
 
Rose la guardò con riprovazione, aggiungendo un’ulteriore ferita al povero cuore della donna, e le voltò le spalle con la palese intenzione di allontanarsi da lei.
 
Hermione la bloccò, afferrandola dolcemente per la mano.
 
<< Dove vai? >>
 
La figlia si voltò di scatto verso di lei, mantenendo quello sguardo penetrante, che avrebbe potuto abbattere un muro se solo avesse voluto.
 
<< Vado da papà. Sono sicura che lui non ci avrebbe mai mentito, mentre tu lo hai fatto senza troppi problemi >>
 
Hermione sapeva che in realtà a mentire a quei ragazzi erano in due, ma non era il momento di informarli della sua tragica dipartita e tanto meno di macchiare l’immagine che avevano del loro padre, infondo l’unica colpevole restava sempre e solo lei.
 
<< Hai ragione, bambina mia, ma non possiamo andare ad Azkaban. Solo gli Auror possono entrare lì dentro e l’accesso è negato persino a me >>
 
<< Noto con piacere che hai preso alla lettera questa regola, mamma, perché non hai esitato a sbatterlo in prigione >>
 
La fissò con odio ed estremo sarcasmo, divincolandosi dalla sua amorevole presa con ribrezzo. Sua figlia non l’aveva mai guardata in quel modo, i suoi bellissimi occhi smeraldo erano rossi di dolore e rabbia.
 
<< Io vado da mio padre e non mi importa nulla se sei il Ministro della Magia, tu non me lo impedirai >>
 
Hermione non aveva affatto gradito quell’atteggiamento e tanto meno le insinuazioni sulla sia persona, così riacquistò un tono più autorevole.
 
<< E come pensi di arrivarci ad Azkaban? >>
 
Le corse dietro, nel vano tentativo di impedirle di commettere qualche sciocchezza.
 
<< Smaterializzandomi. E non mi interessa se sono minorenne e non mi è consentito usare la magia. Arrestami se ti pare >>
 
Hermione non fece in tempo a ribattere a tono, ma solo a sfiorarla, prima di ritrovarsi entrambe catapultate nei pressi della Prigione di Massima Sicurezza.
 
Rose era riuscita ad eseguire quell’ incantesimo alla perfezione, lasciando la madre palesemente stupita.
 
<< Chi diavolo ti ha insegnato a smaterializzarti?? >>
 
<< Papà >>
 
La figlia le rispose ovvia, alzando le spalle, ma quell’informazione non poté che irritare la donna.
 
<< Tuo padre mi sente e in quanto a te, sappi che hai violato una legge molto severa, Rose, dovrei toglierti la bacchetta per questo >>
 
<< Ma non lo farai, giusto, mamma? >> la provocò, attendendo una scontata conferma, che infatti non arrivò, cambiò il registro dall'impertinenza alla supplica << Voglio solo vedere papà. Mi manca tanto. Tornerà a casa? Ti prego, non condannarlo, sono sicura che non voleva fare quello che ha fatto, magari lo hanno costretto >>
 
Hermione ascoltò commossa le richieste della figlia, ma una soluzione non l’aveva e ogni promessa a lei rivolta sarebbe stata presto disattesa. L’abbracciò amorevolmente, non trovando altra risposta migliore. Percepiva i singhiozzi di Rose contro il petto e ringraziò che i loro sguardi non fossero in diretta connessione, perché anche i suoi occhi si stavano riempiendo drammaticamente di sale corrosivo. Le diede un bacio sui capelli vermigli, per placare un dolore che sapeva essere stato provocato da lei, ed anche se era conscia del fatto che l’abbraccio più desiderato sarebbe stato quello di suo padre, la strinse più forte a sé, infondendole quel poco di coraggio che le era rimasto in corpo. Sperò con tutta se stessa che, oltre a qualche caratteristica fisica, la loro figlia avesse ereditato anche tutta la temerarietà di suo marito, che mai come allora aveva dimostrato di possedere.
 
Hermione sciolse quell’abbraccio a malincuore e la prese per mano come quando era solo una bambina ed aveva bisogno di una guida più salda. Solo in quel momento ebbe davvero la netta consapevolezza di doverlo salvare, che presto lei non ci sarebbe più stata e quei due giovani avessero bisogno del loro padre.
 
<< Vieni, tesoro, stammi vicino e vediamo come sta tuo padre >>
 
Oltrepassarono l’ostacolo dei Dissennatori senza troppe difficoltà, superarono gli Auror all’ingresso dopo svariati tentativi di persuasione, dato che ad ogni detenuto era severamente vietato ricevere qualunque tipo di visita, specie se da familiari. La sua posizione la agevolò e con qualche fastidiosa minaccia riuscì a ricevere il lasciapassare per entrambe.
 
Attraversarono gli immensi e bui corridoi con non poco timore. Rumori inquietanti provenivano da ogni dove, strilli di dolore e tintinnii di catene rabbrividirono le due donne. Il gelo della presenza dei Dissennatori si avvertiva anche all’interno di quelle impenetrabili mura, non solo oltre i confini.
 
<< Tuo padre non sarà felice, quando scoprirà che ti ho portata in un posto simile >>
 
Avanzavano con la luce della bacchetta di Hermione ad illuminare alle due il cammino. Molti volti conosciuti venivano rischiarati al loro passaggio, ma il Ministro cercò di ignorarli, pregando di arrivare il prima possibile a destinazione.
 
Per fortuna le sue richieste furono presto accolte e una voce familiare, totalmente in contrasto con quel luogo, attirò la loro attenzione.
 
<< Rose! >>
 
Si voltarono entrambe verso la fonte e lo intravidero nella penombra. La ragazza gli rivolse un grande sorriso, riacquistato grazie alla vista dell'uomo, e corse incontro a Ron.
 
Quando fu nei pressi della cella ebbe l’impulso di posare le mani sulle sbarre per poterlo sfiorare, ma il padre la bloccò.
 
<< No, ferma! Tuo zio ha fatto un incantesimo >>
 
Ma la ragazza era fin troppo perspicace ed istruita per non cogliere il senso di tanta prudenza.
 
<< È per i Mangiamorte, vero, papà? >>
 
<< Certo che no, tesoro. È-è solo semplice routine >> tentò di cambiare discorso, anche se quell’impedimento gli aveva provocato un dolore insopportabile all’altezza del petto << Allora, cosa ci fate tu e la mamma qui? >>
 
<< Volevo vederti. Hugo non sa che sei qui dentro ed io l’ho scoperto dalla Gazzetta. Papà, non credo nella tua colpevolezza e sono certa che la mamma troverà un modo per tirarti fuori >>
 
Le sorrise dolcemente e il pensiero del male che stavano causando ai loro figli lo fece sentire anche peggio.
 
<< Certamente, tesoro mio. Sono convinto anch’io che la mamma non mi abbandonerà >> abbassò la voce, bisbigliando alla figlia << Anche se credo che a volte non le dispiacerebbe se io sparissi >> riuscì a strapparle un leggero sorriso, mentre lanciava un’occhiata complice alla moglie << A proposito, mi fai parlare un momento con lei? >>
 
Rose acconsentì con un po’ di dispiacere, avrebbe voluto parlare ancora con suo padre, ma si allontanò per lasciare qualche minuto di privacy ai genitori.
 
<< Hermione, come stai? >>
 
Sapeva già cosa le avrebbe voluto chiedere, così lo anticipò a ragion veduta.
 
<< Ron, la risposta è “no”, non ho preso la pozione e non ho alcuna intenzione di farlo prima di vederti fuori da qui. Tu, piuttosto, come stai? >>
 
<< Alla grande. Perché dovrei stare male? Non sono io quello con un piede nella fossa >> cercava di rasserenarla, ma il tono della sua voce non riusciva a non essere di forte riprovazione << Amore, prendi quella pozione se non mi vuoi vedere realmente arrabbiato. Da qui dentro non posso costringerti, ma cosa ci sto a fare chiuso in una cella di Azkaban se non tenti?? >>
 
Lo sguardo di Hermione si abbassò sotto i rimproveri del marito e i suoi occhi si posarono su qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
 
<< Ron, i tuoi polsi >>
 
Davanti a quella considerazione tirò giù velocemente le maniche della giaccia in modo da coprire quelle ferite.
 
<< Non è niente, tesoro >>
 
Harry aveva fatto tutto il possibile, ma ora era solo un semplice detenuto e non poteva ricevere un atteggiamento preferenziale rispetto agli altri.
 
<< Quelle sono le catene. E devi avere freddo, si congela qui dentro >>
 
Hermione cercò di comprendere il suo stato, scrutandolo attentamente con la luce della bacchetta puntata contro di lui, dato che non le era consentito nemmeno sfiorarlo.
 
<< Hermione, sto bene. Pensa a te e ai ragazzi. Ricordi quando mi hai detto che dovevamo mettere al primo posto la felicità dei nostri figli? Pensa a loro, Rose e Hugo hanno bisogno di te >>
 
Quella considerazione interruppe la sua accorata attività, portandola ad alzare lo sguardo sui suoi occhi. Gli stessi che poco prima ammirava sul volto di Rose.
 
<< Di entrambi, Ron >>
 
L’uomo spostò lo sguardo sulla ragazza alle spalle di sua moglie, probabilmente entrambi stavano pensando alla stessa persona. Percepiva la preoccupazione e l’ansia di sua figlia, anche se avvolta nelle tenebre e a qualche metro di distanza.
 
<< Se Rose è ciò che è, Hermione, è merito tuo >>
 
Non sapeva più cosa rispondere a suo marito, ma era convinta che sia Rose che Hugo non avrebbero retto alla perdita di entrambi. Ed era esattamente ciò che stava accadendo.
 
<< Questa prigione necessita di qualche modifica, Ronald >>
 
<< Sono pienamente d'accordo con te, quindi prendi la pozione, altrimenti non potrai modificare nulla >>
 
Gli sorrise commossa e lui ricambiò dolcemente. Avrebbe voluto abbracciarla e asciugare con le sue mani quelle lacrime che sapeva essere prossime a scorrere sulle pallide guance di lei.
 
<< Ron, domani c’è l’udienza >>
 
<< Sì, lo so, conosco la procedura >> non volle smettere di sorriderle, era l’unico modo che conosceva per non farle sentire il peso delle sue azioni << Tranquilla, ci sarò >> ed alternò quei sorrisi a qualche leggera battuta

​Si rivolse a lui profondente rammaricata. 
 
<< Non so come scagionarti >>
 
<< Non importa, amore. Promettimi solo che mi saluterai Hugo e tutti gli altri, visto che avranno saputo del mio arresto dalla Gazzetta. E poi >> stava diventando più simile ad un addio, quello che sarebbe dovuto solo essere un arrivederci all’indomani << promettimi che dopo la sentenza prenderai la pozione >>
 
Scrutò inevitabilmente il buco in cui era rinchiuso suo marito e sperò in un qualsiasi miracolo nelle prossime ventiquattro ore.
 
<< Te lo prometto >>
 

 
 
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Stavolta il ritardo è dovuto anche alla lunghezza del capitolo e non solo ai miei studi XD
 
Spero non vi abbia annoiato, ma ho trovato più corretto non spezzare questo capitolo in due parti :)
 
Alla prossima :)
Baci
-Vale
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: paige95