Serie TV > The Originals
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    11/11/2017    3 recensioni
In questa storia della mia nuova serie "Comme un ouragan", Elijah è a New Orleans ed ha riportato indietro Tristan e Aurora, che però al momento vivono a Davilla Estate. Elijah non è soddisfatto di questa sistemazione e così decide di fare qualche cambiamento a villa Mikaelson... cambiamento che non sarà affatto gradito alla maggior parte della sua famiglia!
Ringrazio tutti coloro che seguono queste mie storie, per me tanto preziose e importanti.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Hayley, Rebekah Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Comme un ouragan'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Seconda parte

 

“Tesoro, raggiungi la zia Freya in macchina, per favore, io arriverò tra pochi minuti” disse Hayley alla figlia. La bambina osservò con interesse il giovane sconosciuto che accompagnava zio Elijah e zia Rebekah, poi salutò tutti con la mano e con un gran sorriso e si rivolse alla madre.

“Va bene, mamma, però tu fai presto, non farci aspettare come al solito!” disse, prima di uscire di corsa dal palazzo.

Elijah e Rebekah rimasero attoniti a guardare la bambina che correva allegra verso la macchina della zia, mentre Hayley li squadrava con un sorriso di trionfo dipinto sul volto.

“Cos’è questa novità? Dove state andando tu, Freya e Hope? E perché non mi avete avvertita?” domandò Rebekah, dispiaciuta.

“Tu non c’eri, mia cara, evidentemente preferisci un altro tipo di compagnia alla nostra” le rispose Hayley con malignità. “Tuttavia saremo sempre pronte a riaccoglierti se decidessi di ritornare in te stessa… Elijah, ti avevo avvertito che non avrei tollerato di sapere mia figlia nella stessa casa con questo mostro psicopatico, ma tu non mi hai ascoltata. D’ora in poi farò in modo che Hope torni qui solo per dormire e, durante la giornata, la porterò fuori in modo che stia il più lontana possibile da lui… e anche da te, visto che, a quanto pare, hai perso completamente la ragione e non sei più una persona di cui ci si possa fidare. Oggi andremo a pranzo in un pub, poi a prendere un gelato e al cinema e stasera mangeremo una pizza.”

Elijah era rimasto ancora più turbato di Rebekah a queste parole, ferito dal fatto che Hayley considerasse anche lui un pericolo per la bambina.

“Klaus è d’accordo? Non credo che gli farà piacere essere tenuto lontano da sua figlia” fu tutto quello che riuscì a dire.

“Ho già parlato con Klaus ed è d’accordo con me” ribatté la ragazza, compiaciuta. “Non ho intenzione di tenerlo lontano da Hope, anzi, lui ci raggiungerà al cinema e verrà con noi a mangiare la pizza questa sera. Sei tu quello che non dovrà più starle vicino, a meno che non riesca a staccarti da questo pazzo malvagio che ti ha plagiato e irretito! Ci vediamo, adesso devo andare, Hope e Freya mi aspettano.”

Detto questo, Hayley si affrettò a raggiungere la figlia nell’auto di Freya che l’attendeva fuori dal palazzo. Rebekah la seguì con sguardo deluso e addolorato, mentre Elijah pareva del tutto annichilito.

Petit chien…” mormorò Tristan, tornando alla sua lingua madre per esprimere la rabbia e il disgusto che provava per quella donna subdola e ipocrita. Era chiarissimo che questa decisione non era stata presa per proteggere Hope, bensì per ferire Elijah. Come al solito, Hayley mascherava le sue scelte più meschine con belle parole e dichiarazione di amore materno…

Voleva soltanto vendicarsi di Elijah che le aveva preferito lui e, per farlo, aveva scelto il metodo più crudele, da quella vipera infida che era.

Rebekah, seppure molto rattristata dall’atteggiamento di Hayley, tentò di reagire.

“Sono certa che Hayley non arriverà a tanto” disse, cercando di convincere il fratello e anche se stessa. “La sua è una reazione istintiva, ma quando avrà modo di rifletterci comprenderà che questo atteggiamento danneggia anche Hope. Bene, a quanto pare siamo rimasti soltanto noi in casa. Vogliamo pranzare?”

“Ti ringrazio, Rebekah, ma adesso non voglio niente, ho bisogno di restare un po’ da solo” replicò Elijah, scuro in volto e in tono cupo. Parve dimenticare persino la presenza di Tristan e, senza un’altra parola, si avviò per le scale verso la sua stanza.

Rebekah, turbata e imbarazzata, si rivolse a Tristan.

“Senti, io… vorrei parlare con Marcel di questa situazione” disse, senza sapere bene come spiegarsi. “Mi spiace lasciarti qui da solo, ma…”

“Non preoccuparti, me la caverò benissimo. Vai pure da Marcel” la tranquillizzò il giovane Conte. “E, a proposito, volevo ringraziarti per come ti sei occupata di Aurora, stamani. Lei è veramente cambiata e credo che senta il bisogno di un’amica.”

“Mi fa piacere passare del tempo con lei, te lo assicuro” rispose la ragazza, con un sorriso. “Bene, allora, se non ti dispiace, io andrei…”

Tristan, così, restò solo nel grande patio di casa Mikaelson. L’unica sua compagnia erano i muratori che continuavano a lavorare nell’ala est per preparare il suo appartamento ma, per come si erano messe le cose, adesso lui dubitava che quelle stanze sarebbero mai servite a qualcuno. Provava una gelida collera e un totale disgusto per Hayley e ciò che aveva fatto ad Elijah, ma anche la reazione del suo Creatore lo aveva ferito. Pareva che, nel dolore per l’allontanamento da Hope, si fosse completamente dimenticato di lui… Era stata solo un’illusione, dunque. Per Elijah la sua famiglia sarebbe sempre venuta prima di chiunque altro e, di fronte alla prospettiva di perdere l’affetto della nipote, nulla contava più, nemmeno il legame con il suo amante.

Era strano, però.

Se una cosa del genere fosse accaduta un anno prima, Tristan si sarebbe infuriato anche con Elijah, lo avrebbe accusato di mettere sempre la famiglia al primo posto e di abbandonarlo ancora una volta, come già aveva fatto mille anni prima. Gli avrebbe rinfacciato tutte le volte in cui lo aveva deluso e gli aveva fatto del male, rammentandogli anche la terribile condanna all’eterno annegamento nel container. Sarebbe stata l’occasione per sfogare ogni dolore e sofferenza provocatigli da Elijah.

Quella volta era diverso.

Tristan non si curava tanto del proprio personale dolore, della delusione che aveva provato; continuava invece a vedere con gli occhi della mente il volto ferito e addolorato di Elijah alle parole di Hayley, il suo sguardo vuoto e perso quando Hope aveva lasciato di corsa la casa.

La sofferenza di Elijah era per lui più difficile da sopportare della propria…

Fu questo il motivo per cui il Conte De Martel non prese la decisione di tornarsene, offeso, a Davilla Estate, come avrebbe fatto un anno prima; rimase invece nel patio di villa Mikaelson, da solo, seduto su uno dei divanetti, guardando senza vederli i muratori al lavoro nelle stanze che sarebbero dovute diventare sue.

E attese.

Attese che Elijah uscisse dalla sua stanza, che avesse voglia di parlargli, di sfogarsi con lui, di cercare assieme una soluzione.

Attese fino al pomeriggio inoltrato, poi alla sera, ma Elijah non si fece vedere e la porta della sua camera restò chiusa.

Era già quasi buio e gli operai avevano terminato il lavoro per quel giorno quando, finalmente, il vampiro Originale lasciò la sua stanza e si affacciò sul patio, stupendosi nel vedere che Tristan era ancora là, solo e a malapena visibile nell’oscurità che aumentava.

“Tristan?” lo chiamò, quasi incredulo, come se avesse dimenticato di averlo portato alla villa con sé.

Il giovane trasalì alla voce del suo Sire, alzò la testa e gli rivolse uno sguardo al contempo affettuoso e addolorato per essere stato dimenticato così a lungo.

“Credevo che…” mormorò Elijah, che appariva molto confuso. “I muratori sono andati via? E dov’è Rebekah?”

“Tua sorella è andata da Marcel, aveva bisogno di parlare con lui; i muratori hanno finito di lavorare e se ne sono andati circa un’ora fa” rispose Tristan, come se fosse normale parlare di simili banalità.

“Vieni nella mia stanza” disse, laconico, il vampiro Originale. “Ritengo che dovremmo parlare.”

Tristan ne era altrettanto convinto, perciò annuì, si alzò dal divanetto e salì le scale per raggiungere la stanza del suo Sire. Elijah lo fece entrare e chiuse la porta.

Il ragazzo si guardò intorno per un attimo, ma non fece nemmeno l’atto di accomodarsi. Rimase in piedi, fermo davanti al suo Creatore, come per una resa dei conti. Poiché Elijah non accennava a iniziare il discorso, fu lui a parlare.

“Ciò che ha fatto Hayley è qualcosa di inqualificabile” esordì, “e dimostra, come se ce ne fosse ancora bisogno, che ci sono delle creature che vivono sul fondo delle paludi del Bayou che hanno un quoziente intellettivo e una sensibilità notevolmente maggiori dei suoi. E’ un’ipocrita e finge di voler agire per il bene di sua figlia quando, chiaramente, la sua è soltanto una vendetta per essere stata messa in secondo piano.”

Elijah non replicò e non tentò di difendere Hayley dalle accuse taglienti di Tristan. Per una volta, si rendeva conto che ciò che il giovane diceva era la pura e semplice verità: la donna stava usando Hope per ferirlo… e, purtroppo, aveva usato l’arma più efficace in suo possesso.

“In una situazione normale, preferirei strapparmi il cuore da solo e darlo in pasto ai cani piuttosto che cedere ad un suo ricatto” continuò Tristan, acido, “ma questa non è una situazione normale. Ritengo pertanto che la cosa migliore per tutti sia che io torni a vivere con Aurora a Davilla Estate.”

A quelle parole inaspettate, Elijah alzò lo sguardo. Fino a quel momento i suoi occhi erano apparsi privi di espressione, ma ciò che il Conte De Martel aveva detto gli accese una nuova luce dentro. Fissò il ragazzo come se volesse sondarlo da capo a piedi.

“Probabilmente non saremmo mai dovuti tornare a New Orleans” riprese il giovane Conte, turbato da quello sguardo così insistente e profondo, “ma ormai siamo qui e non saprei come spiegare ad Aurora un nuovo trasferimento. Posso tuttavia riprendere il mio posto al quartier generale della Strix e al fianco di mia sorella, in modo tale da risolvere questa spinosa questione. Se io non ci sarò, Hayley non avrà più motivo di tenerti lontana Hope.”

“E tu lo faresti davvero? La daresti vinta ad Hayley?”

“Come ho già detto, non lo farei mai in una situazione normale” ribatté Tristan. “Il solo pensiero mi ripugna… ma credo che non ci sia un’altra soluzione. Non mi importa assolutamente niente di quella stupida cagnetta né delle implicazioni negative che tale comportamento potrebbe apportare al benessere psicologico di tua nipote, sia chiaro. Però…”

“E allora perché lo fai? Io ti conosco bene, sei fiero, orgoglioso, arrogante. Perché mai dovresti cedere ad un simile ricatto?” insisté Elijah, avvicinandosi al ragazzo.

Perché ti amo e non voglio che tu soffra, questa era la risposta che salì spontaneamente alle labbra del Conte De Martel. Ma per quella sera si era già esposto abbastanza e non avrebbe calpestato la propria dignità fino a quel punto…

“Perché è una situazione che mi mette a disagio e…” cominciò a dire Tristan, scegliendo con cura le parole. Ma non fu necessario, perché Elijah lo interruppe stringendolo convulsamente contro il suo petto e sigillandogli le labbra con un bacio intimo e profondo, lunghissimo. Senza staccarsi dalla sua bocca, lo sollevò e lo portò fino al letto, dove lo spinse, imprigionandolo con il peso del suo corpo.

Mentre si liberava degli abiti e li strappava letteralmente di dosso al giovane, Elijah pensava confusamente che non avrebbe mai sopportato di perdere Hope, ma che sarebbe stato altrettanto devastante per lui rinunciare a Tristan. Per tutto il giorno si era lacerato alla ricerca di una soluzione al crudele ricatto di Hayley e non l’aveva trovata, ma non poteva accettare che il suo giovane amante se ne andasse un’altra volta. L’immagine del suo incubo, di Tristan che sprofondava con il container in un luogo che lui non poteva raggiungere, era sempre viva e dolorosa nella sua mente e questa volta non avrebbe permesso che qualcosa li separasse.

Il contatto dei loro corpi allacciati fu una ventata d’aria fresca dopo l’opprimente angoscia che lo aveva attanagliato per tutta la giornata. Elijah continuò a baciare Tristan sempre più intensamente, esplorando con la lingua la sua bocca, accarezzandolo in modo sempre più audace e infine entrando in lui e lasciando che le loro carni si unissero e si fondessero. Voleva sentire che il giovane che amava era lì con lui e che non lo avrebbe perso mai più, voleva perdersi in lui, fino a smarrire il confine tra i loro corpi. Lo possedette ripetutamente, per ore, lentamente e pazientemente per arrivare a quella fusione totale che desiderava, alla completa estasi di esplodere nell’infinito insieme a Tristan, senza più tempo né spazio, senza pensieri e preoccupazioni, in un universo in cui esistessero soltanto loro due.

Alla fine, dopo ore di passione e tenerezza, Elijah avvolse uno stremato e disfatto Tristan in un abbraccio protettivo e tenero, baciandolo affettuosamente sulla fronte e nascondendosi con lui sotto le lenzuola, come per prolungare la sensazione di vivere in un mondo che fosse tutto per loro. Lo guardò con dolcezza, pensando a quanto quel ragazzo fosse diventato prezioso e insostituibile nella sua vita.

Ti amo, Tristan, avrebbe voluto dirgli, ma qualcosa ancora lo trattenne.

Quel timore, mai del tutto sopito, che di quelle parole il Conte De Martel avrebbe potuto ancora approfittarsi, in qualche modo. La sensazione, vaga ma inquietante, che una simile ammissione di debolezza sarebbe stata tuttora eccessiva. Erano legati, avevano trovato una sorta di equilibrio, avrebbero lottato per costruirsi un futuro insieme giorno dopo giorno, ma non era il momento di lasciarsi andare ad ammissioni che avrebbero potuto portare a conseguenze inimmaginabili.

Invece di ammettere ciò che provava, invece di lasciarsi sfuggire quelle due lievi parole che avrebbero sconvolto il mondo di entrambi, Elijah scese con la bocca sulla gola morbida del giovane e lo morse, assaporando ancora una volta il suo sangue. Anche quello era un modo per fondersi con Tristan, per unirsi a lui in modo inscindibile e perdersi nel suo sapore e nella sua più profonda essenza.

E solo dopo tutto ciò Elijah riuscì finalmente ad abbandonarsi al sonno, con il giovane Conte sempre più sperduto che si addormentava sfinito sul suo petto.

Niente più incubi, non quella notte.

 

 

FINE

  

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Originals / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras