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Autore: Blue Flash    11/11/2017    2 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Red and black 

I capelli ancora parzialmente umidi erano attaccati al collo, ma di tanto in tanto la ragazza, con le dita, cercò di ravvivarli  in un gesto che compiva automaticamente. Si sarebbero asciugati nel giro di poco tempo, ma quella era l’ultima delle sue preoccupazioni. Ciò che al momento preoccupava l’animo della kunoichi era la compagnia con la quale si trovava. 
Le avevano detto che il rifugio, uno dei tanti che l’Akatsuki possedeva, si trovava non molto lontano da dov’erano in quell’istante, al confine fra il Paese della Cascata e quello del Fuoco. Probabilmente non ci avrebbero impegnato molto a raggiungerlo, anche perché si erano mossi piuttosto rapidamente una volta finito lo scontro e da allora non si erano più fermati. I grandi occhi nocciola di Reyko si poggiarono sulla figura di Sen che correva al suo fianco. Il suo pelo grigio si era asciugato decisamente prima dei propri capelli, e questo la sollevò parecchio perché non voleva che il lupo si ammalasse. Per Reyko il suo compagno di avventure era tutto ciò che le rimaneva di un antico lignaggio, ma soprattutto era il migliore amico che avesse mai potuto desiderare. I ricordi chiari del loro primo incontro erano scolpiti nella mente, di come lei fosse una bambina e lui un cucciolo ed entrambi si fissavano minacciosamente. L’aveva addirittura morsa, ma questo non aveva impedito a Reyko di proteggerlo anche nonostante la loro iniziale rivalità. Suo padre le aveva detto che se un lupo ed un uomo riuscivano a creare un legame questo diveniva indissolubile. Il lupo avrebbe sempre protetto il proprio padrone e lui avrebbe fatto altrettanto. 
Ecco perché si era unita all’Akatsuki. 

Svariate ore prima
«Sei veloce, questo devo proprio concedertelo, Eremita, ma niente può fermare Samehada.» 
Kisame sembrava deciso a non concederle alcuna tregua durante il combattimento e questo era abbastanza prevedibile. Una cosa che però Reyko non mise totalmente in conto era la forza di quella katana. Ne aveva sentito parlare ma non aveva idea che Pelle di Squalo potesse essere tanto difficile da contrastare. Il tutto perché quella spada assorbiva il chakra del proprio avversario. 
I primi colpi furono i peggiori, ma una volta capito il trucco era diventato più semplice sfuggire alla spada, cercando di andare con attacchi a distanza, la sua specialità. 
In alcuni istanti ci fu un notevole contrasto fra l’acqua di Kisame ed il vento di Reyko, cosa che li lasciò entrambi senza fiato poiché in maniera quasi involontaria avevano creato un tifone che aveva distrutto il loro campo da combattimento. 
Solo quando Reyko abbassò lentamente il braccio, che aveva sollevato per ripararsi dalla polvere, vide ciò che l’aveva spinta ad esitare. 
Kisame era riuscito ad avvicinarsi incredibilmente a Sen, rinchiudendolo in una Prigione Acquatica, una tecnica tanto interessante quanto fastidiosa da contrastare. Il solo vedere Sen in quelle condizioni, incapace a nuotare e respirare, le fece fermare il cuore, tanto da spingerla sull'orlo della confusione mentale.
Fu proprio quell’esitazione che segnò il colpo di grazia per Reyko. Infatti il vero Kisame, perché quello doveva esse un semplice clone, apparve alle sue spalle ed intrappolò anche lei in quella prigione d’acqua. Le mancò il fiato, ma soprattutto le mancarono le forze per via del combattimento contro Samehada. Non aveva neanche avuto il tempo di passare alla modalità eremitica, cosa che avrebbe volentieri fatto se solo le avessero concesso il giusto momento, ed allora rischiò di annegare la dentro. 
Passarono troppi secondi circondata dall’acqua e quando finalmente lo spadaccino dissolse la tecnica Reyko cadde a terra, quasi senza forze, ma soprattutto incapace di continuare a combattere. 
«Hai perso.» sentenziò, allora, l’ex membro dei Sette, puntandole nuovamente la Samehada contro. 
Una smorfia di dolore e di rabbia si fece largo sul viso di Reyko, che avrebbe tanto voluto continuare a combattere, ma il suo corpo la pensava diversamente. 
«Hai barato. Il tuo bersaglio era fin dall’inizio Sen, perché sapevi che in questo modo avrei esitato vedendolo prigioniero della tua tecnica.
» ammise la ragazza con i vestiti bagnati che si ritrovò circondata anche dagli altri due ragazzi dell’Akatsuki. 
«Nessuno ha mai detto di giocare lealmente però mi dispiace non aver visto la tecnica eremitica.» l’apostrofò Kisame quasi con dispiacere prima di tenderle una mano per aiutarla a rialzarsi. 
Reyko, titubante per parecchi istanti, solo dopo un latrato preoccupato di Sen, si convinse di non aver scelta. Aveva perso ed adesso lei sarebbe entrata in quell’organizzazione di cui non sapeva niente. 
Gli strinse la mano e Kisame, dopo averle rivolto uno dei suoi sorrisi da squalo la tirò su senza neanche usare troppa forza.
«Dunque benvenuta ufficialmente nell’Akatsuki, Reyko.» urlò il biondissimo Deidara, prima di avvicinarsi a lei e darle una sonora pacca sulla spalla.
In tutta risposta la ragazza lo fulminò con lo sguardo, con espressione di chi voleva dire “Non farlo mai più”, ma Deidara non sembrò cogliere quel concetto. Sembrava solamente contento della vittoria di quel loro compagno. L’unico che rimase in disparte fu Itachi Uchiha, che si limitò a lanciarle un lungo sguardo con i suoi inquietanti occhi rossi. 
«Adesso dovrai venire con noi a conoscere il nostro leader, d’accordo?»
In realtà anche se non fosse stata d’accordo Reyko non avrebbe potuto farci niente, perché aveva dato la propria parola, sottovalutando decisamente il proprio avversario, scelta che non avrebbe fatto in futuro. 


Kisame era in cima al gruppo e stranamente rallentò, segno che forse dovevano essere quasi arrivati. Ormai il sole era calato già da un pezzo e loro si erano mossi senza sosta per raggiungere uno dei rifugi di cui avevano parlato. In quegli istanti una serie di interrogativi iniziarono a farsi strada nella nunkenin, che non aveva ben chiaro quale sarebbe stato il proprio ruolo o il suo compito all’interno dell’organizzazione. Ma soprattutto non sapeva ancora che genere di organizzazione fosse l’Akatsuki.  Sicuramente non si trattava di niente di legale, visto e considerato che erano stati assoldati nunkenin provenienti dai vari grandi villaggi, quindi doveva essere qualcosa che aveva a che fare con l’illegalità. La cosa non le fece né caldo né freddo perché in fondo, se proprio doveva essere sincera con sé stessa, lei non aveva più uno scopo nella vita. L’unica cosa che avrebbe tanto voluto fare le era scivolata dalle mani a pochi passi dal suo compimento, e questo l’aveva resa quella che era adesso. 
Forse, nell’Akatsuki, avrebbe in qualche modo trovato il proprio posto nel mondo, lontana dalla solitudine di allora, nonostante il suo animo eremitico le suggerisse, spesso e volentieri, di allontanarsi dalla gente. Da piccola non lo faceva apposta, il suo essere riservata era un aspetto caratteriale che l’aveva da sempre distinta, che era cresciuto durante l’addestramento eremitico e che era divenuto la norma una volta essersi allontanata per sempre dal proprio paese. Magari in quel caso avrebbe incontrato delle persone con i suoi stessi problemi, con la sua stessa dicotomia fra cuore e ragione. Oppure, a giudicare dall’entusiasmo di Deidara, si trattava di esaltati che avrebbero voluto mettere in atto qualche strano piano. 
Era così persa nei propri pensieri che perfino lo Sharingan, Itachi, se ne rese conto, così da richiamare la sua attenzione.
«Va tutto bene?»
Stranamente, quel tono di voce quasi pacato, sembrò sincero, ma Reyko dubitava fortemente che uno solo di loro potesse davvero interessarsi alla sua salute. 
«Sì, stavo solo pensando—… che cosa fa l’Akatsuki? Voi non mi avete spiegato molto, ma come ho già detto deduco si tratti di opere criminali.» sentenziò a sua volta, con tranquillità prima di rabbrividire a causa di una folata più fredda delle altre. 
«Deduci bene, ma sarà il nostro Leader a spiegarti tutto.»
«Vostro Leader? E perché non è venuto lui a chiedermi di unirmi all’organizzazione?»
Questa volta Itachi si voltò verso di lei, lasciando che gli occhi scuri si scontrassero contro quelli cremisi del ragazzo, ma sul suo viso non sembrò esserci traccia di qual si voglia emozione.
«Il nostro Leader si muove molto raramente, ma questo lo scoprirai una volta conosciuto.»
In pratica non le aveva detto un bel niente, anzi, si era limitato a lanciarle uno sguardo particolarmente minaccioso e poi le aveva fatto segno di seguirli nelle profondità di quell’ennesimo bosco. 
L’unica cosa udibile, in quegli istanti, fu il rumore di acqua, segno che si stavano avvicinando a qualche fonte ed infatti, prima che la kunoichi potesse fermarlo, Sen partì a correre verso quello che sembrava una grande fonte ai piedi di una montagna. La prima cosa che colpì particolarmente la ragazza non fu tanto la luna piena alta in cielo quanto la grande cascata che cadeva a picco su quella sorta di lago. Raramente le era capitato di ammirare qualcosa di tanto bello, ma dovette ammettere a sé stessa che quella vista era particolarmente affascinante. Era come se la natura incontrastata regnasse sovrana da quelle parti, cosa che da eremita apprezzava particolarmente. Nessuno ci credeva ma da quando aveva appreso le arti da eremitiche era come se fra lei e la natura vi fosse uno stretto rapporto, qualcosa di inspiegabile. In quegli istanti si sentì subito meglio ed infatti anche i suoi compagni notarono quella reazione. 
«Ti piace, Eremita?» le chiese quasi retorico Kisame, iniziando a camminare sull’acqua.
«Siamo arrivati al rifugio.»
«E’ questo il rifugio?»
Forse il tono di voce risultò vagamente incredulo, perché non aveva di certo idea che quel posto tanto bello fosse perfetto per nascondere dei criminali come loro. 
Eppure, lasciando che lo sguardo attento vagasse intorno a loro, non vide minimamente traccia di un qualsiasi rifugio, o qualcosa che somigliasse ad esso. C’era solamente… la cascata. Le fu tutto chiaro in quell’istante, infatti a passo spedito Deidara, Kisame ed Itachi si diressero verso l’acqua che pioveva dal cielo. E Reyko non esitò nell’andare insieme a loro, in fondo, adesso, le era addirittura sorta una certa curiosità su ciò che l’avrebbe attesa superata quella parete d’acqua. 
Con estrema tranquillità sia lei che Sen camminarono sulla superficie del lago e raggiunsero gli altri prima di attraversare la cascata che non sembrò bagnarla neanche un poco. Era strano, ma fortunatamente non avrebbe avuto i vestiti umidi per la seconda volta in meno di ventiquattro ore. Oltre l’acqua, infatti, vi era un lungo corridoio illuminato da un paio di lanterne poste ambo i lati. Decisamente tetro, ma visto e considerato che quel posto doveva decisamente esser segreto quell’ambiente era compatibile perfettamente con l’idea che si stava facendo dell’Akatsuki.
Sen annusò il posto, perché era così che faceva con i luoghi che non conosceva, e quando Reyko incontrò i suoi occhi percepì una sorta di preoccupazione in essi. S’abbassò sulle ginocchia, carezzando ancora una volta il pelo del lupo ed allora gli parlò come aveva sempre fatto. 
«Non preoccuparti, andrà tutto bene. Adesso siamo con loro e vedremo che cosa ci dirà il Leader. Tu stai al mio fianco e se qualcuno ti da fastidio reagisci liberamente.»
Perché Reyko non avrebbe mai e poi mai osato ostacolare l’istinto animale di Sen, anzi, spesso e volentieri lo lasciava libero di muoversi e di cacciare da solo se ne sentiva il bisogno, questo perché senza alcun problema Sen sarebbe sempre tornato da lei. Era una cosa che andava avanti da sempre e questo non sarebbe mai cambiato. Il lupo le leccò con vivacità la guancia, cosa che la costrinse a storcere il naso in un’espressione divertita, prima di puntellarsi sulle gambe per rialzarsi. 
Entrambi, dopo quella sorta di iniezione di coraggio, ripresero a seguire il trio che camminava dinnanzi a loro, anche se di tanto in tanto aveva notato sia Kisame che Itachi voltarsi a controllare che andasse tutto bene. L’unico che invece marciava spedito era Deidara, come se non vedesse l’ora di arrivare. 
Il cuore mantenne un battito regolare per tutta la durata del percorso lungo il corridoio e finalmente si fermarono dinnanzi ad una porta in legno, con incisi degli strani disegni. Provò a studiarli ed a capire che cosa effettivamente rappresentassero, ma non le diedero il tempo perché quella porta immensa si spalancò, rivelando un ampio salone oscuro. 
L’unica fonte di luce, all’interno di quella grotta, perché quella era decisamente una grotta, proveniva da un’apertura sul tetto, una sorta di lucernario artificiale. L’ambiente, oltre ad essere parecchio oscuro era anche abbastanza spettrale ed infatti quello che per un attimo pietrificò la kunoichi fu l’immensa statua che si trovava alle spalle di un gruppo di persone. 
Anche le altre persone li dentro sembravano possedere quella cappa scura con disegnata la nuvola cremisi, e la strana sensazione che anche lei avrebbe dovuto indossarla si fece strada in Reyko. Non che le dispiacesse il nero, però quello rendeva tutto altamente  inquietante. 
Sia lei che Sen esitarono un attimo sulla soglia prima di oltrepassarla, richiamando su di loro una serie di occhiate scettiche e curiose, che la ragazza ricambiò. Non si sarebbe spaventata di altri criminali, anche se alcuni avevano un’aria decisamente spaventosa, che inquietava, ma decise di farsi coraggio ed avanzare con la sicurezza di chi aveva un passato sanguinoso alle proprie spalle. 
In tutto, all’interno di quella grotta, vi erano parecchie persone e se era riuscita a contare correttamente, aveva individuato nove elementi, compresi i tre che l’avevano portata fin li. 
«Allora ci siete riusciti.»
Una voce profonda e gutturale costrinse Reyko a mettersi sulla difensiva, e la ragazza dovette farsi forza per non sfoderare la spada. Sen, dal canto suo, digrignò immediatamente i denti in direzione di colui che aveva parlato. 
Un tipo con il viso praticamente del tutto coperto, un paio di grandi occhi verdi ed inquietanti ed il simbolo del Paese della Cascata tagliato, proprio come tutti loro.
«Ovviamente. Non è stata un problema, siamo riusciti a metterla fuori gioco subito, senza neanche darle il tempo di mostrare le tecniche eremitiche, maledizione.» 
Fra tutti loro Deidara si dimostrò essere il più loquace, e con grande sorpresa di Reyko si fermò a fianco ad un tipo dai capelli rossi e gli occhi annoiati, quasi quanto si annoiava lei. 
«Non avete visto le sue arti eremitiche? Che peccato, ho sempre desiderato vedere un’eremita all’opera. Anzi—…» ed quel tipetto, che sembrava essere solamente un ragazzino, mosse un paio di passi nella sua direzione, studiandola attentamente.
«Mi sarebbe sempre piaciuto possedere una marionetta come te. Rientreresti sicuramente fra le mie preferite.» 
Quelle parole risuonarono nella mente di Reyko come una minaccia, perché se non aveva intuito male quel tipo avrebbe dato qualsiasi cosa per ridurla in marionetta. Era un marionettista?
Sicuro. 
«Ohi, Sasori, non esagerare. Lei è una di noi adesso, ha accettato di unirsi all’Akatuski quindi piantala di blaterare cose senza senso sulla tua stupida arte
Ad apostrofarlo fu lo stesso biondo di prima che lo raggiunse, mettendosi fra loro due, come a voler catturare la completa attenzione del ragazzo. 
Sasori. Un marionettista. Possibile che fosse il famoso Sasori della Sabbia rossa? Era uno di quegli elementi pericolosi di cui lo stesso Raikage aveva parlato più e più volte, un individuo capace di terrorizzare la Nazione del Vento. Sì, decisamente doveva trattarsi di lui perché in quell’organizzazione non c’erano persone da sottovalutare da quel che aveva capito. 
Reyko provò a schiudere le labbra per parlare, cercando di rispondere quasi a tono a quella sorta di mera intimidazione appena rivoltale, ma in quell’istante un braccio le circondò le spalle, costringendola a pietrificarsi. Sen iniziò a ringhiare, mostrando minacciosamente ai denti alla figura che le si era posta accanto con aria di assoluta sufficienza. Capelli bianchi tirati indietro, faccia da schiaffi, addominali in bella vista ed una stranissima arma rossa tenuta sulle spalle. 
Il primo istinto della ragazza fu quello di mollare una gomitata ben assestata a quel tipo, ma le parole che le pronunciò all’orecchio la fecero desistere. 
«Sono tutti un po’ strani qui dentro, non farci caso. Io sono quello più normale di tutti, come puoi ben vedere, e tutto per merito di Jashin.» 
«Già…» commentò laconica Reyko prima di divincolarsi da quella presa in modo da mettere una considerevole distanza fra di loro. 
«Andiamo, non mordo mica, e dì al tuo cane di stare buono, non voglio farti niente. Volevo solo darti il benvenuto nell’organizzazione. Le hai prese da uno di loro tre? Oh Jashin, dimmi che non è stato il dinamitardo fastidioso a metterti KO perché sarebbe davvero assurdo.»
La ragazza sfarfallò le lunghe ciglia per qualche secondo prima di capire che cosa volesse davvero sapere, ed allora allungò una delle mani fasciate in direzione di Kisame, e quel tipo la seguì con uno sguardo prima di emettere un lungo fischio.
«Capisco, quindi ti sei battuta con Kisame. D’accordo lui è accettabile, è un osso duro e—…»
Ma la parlantina dello strano ragazzo venne interrotta bruscamente dall’intromissione di colui che era stato il primo a parlare. L’unico con il viso praticamente del tutto mascherato. 
«Hidan, adesso stai un po’ zitto. Sei fastidioso.»
Hidan, perché a quanto pareva era questo il suo nome, fece una smorfia infastidita, piegando le braccia all’altezza del petto.
«Tu non mi dai ordini, Kakuzu, ci siamo capiti? Né ora né mai.»
«Io ti uccido, Hidan. Ti ucciderò proprio qui davanti a tutti.»
Quella sorta di battibecco fra i due sembrava la prassi perché nessuno, eccezione fatto per un curioso Deidara, stava loro prestando attenzione. Anzi, sembrava essere una cosa che non faceva più effetto nonostante le svariate minacce di morte, anche abbastanza serie. Di certo quei due non erano amici ed in parte la sollevò, perché Reyko non aveva davvero voglia di stringer amicizia con loro, altri criminali. Era come se cercasse di mettersi su un piano totalmente differente dal loro, come se le proprie motivazioni fosse “più giuste” rispetto le loro, qualsiasi cosa avessero fatto.
La realtà, purtroppo, era che nessuno di tutti coloro erano in quella sala avevano il diritto di definirsi dei santi. 
A catturare però l’attenzione della nunkenin furono due figure, quasi in disparte rispetto agli altri, ma con sguardo particolarmente serio. Il primo fra loro due aveva capelli arancio e piercing un po’ ovunque ed al suo fianco, che sembrava quasi esser la sua stessa ombra, vi era il viso bellissimo di una ragazza dai capelli violacei. Questo in parte la sollevò moralmente perché l’idea di essere l’unica di sesso femminile era un’idea davvero molto poco allettante. Ma c’era un’unica particolarità che catturò la vera attenzione della kunoichi: gli occhi del ragazzo. Erano grandi e viola, con dei cerchi concentrici. Un motivo decisamente strano e difficile da ricordare. Possibile che si trattasse di una qualche abilità oculare che lei sconosceva? Sicuramente, e per questo motivò si ricordò mentalmente di indagare in seguito. Quello era stato uno dei dettagli attualmente più interessanti e dallo sguardo serio e la rigida postura probabilmente era lui quello che veniva definito il Leader. 
Mosse, così, un paio di passi verso di lui ignorando ciò che gli altri urlavano (ovvero le minacce di reciproche uccisioni da parte di Hidann e Kakuzu) e poi si avvicinò a quei due. Entrambi la scrutarono con la stessa attenzione con cui lei stessa li stava analizzando, era una cosa reciproca in quei casi. 
«Reyko. Finalmente ti sei unita a noi.»
Quella divisa uguale a tutte le altre, gli copriva le labbra, quindi sembrò rimanere immobile nonostante le parole appena dette. 
«Non che abbia avuto molta scelta, o sbaglio?» domandò lei con un lieve tono saccente, che fece forse accigliare la ragazza al fianco del Leader. 
«Non sbagli, effettivamente, ma la tua presenza nell’Akatsuki era fondamentale per completare definitivamente la nostra formazione.»
La kunoichi assottigliò lo sguardo, inarcando appena le sopracciglia, mentre le braccia andarono ad intrecciarsi all’altezza del petto. 
«Ancora non ho capito che cosa vuole l’Akatsuki, se devo essere sincera.»
«La Pace
La risposta scioccante e secca giunse quasi come il colpo di un Kunai in pieno petto. Perché dei criminali stavano cercando la pace? Probabilmente il suo viso subì una mutazione, perché il Leader se ne accorse.
«Non fare quella faccia, Reyko. E’ la verità. In un mondo martoriato dalle guerre e dall’odio noi dell’organizzazione Akatsuki riusciremo a creare la pace. La controlleremo a modo nostro e per farlo dobbiamo seguire delle delicate fasi di un piano.»
«E quale sarebbe questo piano?»
«Ogni dettaglio rilevante verrà svelato a tempo debito, Reyko, adesso devi semplicemente sapere che l’Akatsuki ha bisogno di continuare a costruirsi il proprio nome. Dobbiamo essere noi quelli affidabili e non gli shinobi dei grandi paesi. »
La mente elastica di Reyko non ebbe problemi a cogliere ciò che in realtà voleva dire il Leader: l’Akatsuki si sarebbe fatta pagare per portare a termine le missioni che normalmente spettavano agli shinobi. Era come metter su una sorta di business per privatizzare i servizi e chi poteva farlo se non degli shinobi allontanati dai loro rispettivi villaggi? Beh, il suo piano poteva avere una logica inoppugnabile, il che non era neanche troppo brutta come cosa, quindi forse il Leader era davvero riuscita a convincere l’eremita. 
«D’accordo, quindi noi dell’Akatsuki portiamo a termine delle missioni che ci vengono assegnate, ho capito bene?»
La ragazza dai capelli viola e con il fiore bianco incastrato fra essi, annuì in maniera impercettibile, lasciando i grandi occhi ambrati la studiassero. 
«Questa è solo la prima fase del piano, poi ti spiegheremo anche la seconda. Per il momento ti basti sapere che sarai in coppia con Zetsu e che voi vi occuperete dello spionaggio.» e con un gesto della mano le indicò la più strana fra le creature in quella stanza.
Sembrava una pianta carnivora, per metà bianca e per metà nera, che però sollevò una mano in segno di saluto, agitandola anche piuttosto vistosamente. Reyko lo fissò per qualche istante chiedendosi che cos’avesse fatto di male per esser finita in coppia con quel tipo strano, a cui ovviamente avrebbe fatto il terzo grado. Sperò che rimanesse a debita distanza ma quella pianta, Zetsu, le andò incontro porgendole qualcosa che teneva stretto fra le braccia. 
«Queste sono per te. Il mantello dell’Akatsuki e l’anello. Si tratta dell’Etere e dovrai metterlo al mignolo sinistro.»
La ragazza sbatté più volte le ciglia, non molto convinta, mentre Sen si avvicinò titubante alla figura di Zetsu, che guardò impressionato il lupo, ed allora allungò le mani per prendere ciò che le venne affidato. Indossò l’anello nel mignolo sinistro, studiando con attenzione il simbolo dell’Etere di color verde chiaro, e poi con un rapido e quasi impercettibile gesto spiegò il mantello che le venne posto. Era identico esattamente a quello di tutti gli altri, con le nuvole rosse. 
Un tempo anche lei aveva indossato un mantello, ben più pregiato, che adesso teneva nascosto per paura che esso mostrasse più di quanto dovesse. Era la cappa eremitica, che veniva consegnata solamente dopo aver raggiunto quello status. 
Quasi con gli stessi abili movimenti Reyko allargò quella cappa scura come la notte e la indossò, lasciando che le lunghe maniche coprissero le mani fasciate e l’anello. Le stava grande, forse un po’ troppo grande, ma non le importava. Tutti quanti indossavano quel tipo di abiti e lei non sarebbe di certo andata contro corrente. 
Non ne aveva la forza.
Non ne aveva voglia. 

Chiuse la cappa, quasi fino all’altezza massima ed allora scostò appena delle ciocche di capelli che le ricaddero ai lati del viso. 
«Adesso che finalmente anche l’ultimo membro è stato trovato possiamo effettivamente cominciare con le missioni più importanti. Ad ogni coppia domani verrà assegnata una missione e domani partirete. Intesi?»
Ed a quelle parole tanto autoritarie Reyko volse lo sguardo verso gli altri membri dell’organizzazione, che stranamente avevano smesso di discutere o anche solo di parlare, interessanti ed assorti dal discorso del leader. Qualcuno annuì, qualche altro fece finta di lamentarsi per poi far cenno di aver capito. Ad esempio il suo compagno, quella sorta di pianta carnivora protetta da quelle—… non sapeva neanche lei come definirle… le sollevò un pollice in segno d’assenso, cosa che lasciò parecchio stupita. 
«Allora vi faremo sapere il prima possibile.
»
Il leader, colui che aveva dettato legge fino a quel momento, si voltò, facendo svolazzare la cappa scura, seguito a ruota dalla ragazza e fu come se si fosse disperso nelle tenebre in corrispondenza di una seconda uscita dalla grotta. Reyko rimase qualche istante ai piedi della statua con le mani spalancate. Era un caso se Zetsu le aveva detto di indossare quell’anello al mignolo sinistro? No, e questo poteva aver a che fare con quelle mani giganti della statua? Non era certa neanche di questo ed una parte di lei, neanche troppo distante, le suggerì che questa avrebbe forse fatto parte della fase successiva del piano. Ancora non aveva ben idea di come sarebbero potute andare le cose in futuro, ma di una cosa era certa: ci sarebbero stati dei guai.
Sen, fermo al suo fianco, la guardò con i grandi occhi verdi sgranati, alternando lo sguardo fra lei e le ombre in cui erano spariti quei due, e solo quando la voce di Deidara giunse alle sue orecchie entrambi si voltarono a guardare il biondo. 
«Allora, ragazzina, vuoi venire con noi alla base oppure rimarrai qui in eterno?»
«Arrivo.» mormorò in risposta, beccandosi qualche occhiata scettica.
Stranamente, in quei momenti, desiderò poter avere al proprio fianco anche il suo nuovo compagno, la piantina, ma Zetsu sembrava essere in testa a tutti quanti, pronto a fare strada verso il luogo che il biondo dinamitardo aveva chiamato come base. 
Reyko ed il lupo si scambiarono l’ennesima occhiata poco convinta ma alla fine si decisero a muoversi, pronti a seguire il resto del gruppo, ripercorrendo la strada nel tunnel da cui erano giunti.
   
 
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