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Autore: Yuphie_96    14/11/2017    0 recensioni
Dal Prologo:
L’uomo annuì, accarezzando un attimo la fronte del fagottino, poi si voltò nella direzione da dov’era venuto e si mise a correre per raggiungere la sala operatoria.
“Ah figliolo! Un attimo solo!”
L’uomo si voltò verso il padre.
“Come si chiama?”
Chiese l’anziano.
L’uomo sorrise.
“Amèlie”
E riprese a correre.
“Amèlie eh…”
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio | Coppie: Roy/Ed
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Buonasera bella gente, come state?
Io, personalmente, da schifo perchè proprio ieri mi sono rotta la caviglia, che bel modo per iniziare la settimana eh?
Comunque in questo capitolo abbiamo un leggerissimo scorcio sulla mia otp di questo fandom, credo non sia molto difficile capire qual è, ma se siete curiosi allora leggete u.u.
Si, non do altre anticipazioni, il gesso mi rende ancora più pigra (?).
Buona lettura <3.



“Se qualcuno mi avesse dato del tempo in più, adesso non sarei sotterrato qui sotto!”
Sbottò per la quindicesima volta il colonello Mustang, ed erano passati solo pochi secondi dalla quattordicesima.
“Se qualcuno avesse incominciato a firmarli quando sono arrivati sulla scrivania, adesso non sarebbe sotterrato da quei fogli”
Sottolineò il tenente Hawkeye, tenendo la sua fidata pistola in traiettoria, giusto per ‘aiutare’ Roy a sbrigarsi nel suo lavoro.
I sottoposti girarono la testa dall’altra parte per fare una risatina, giusto per non venire incendiati; l’unico che, ahimè, si fece scappare la risata proprio davanti al superiore, fu Havoc che si prese una sorta di rivincita visto che la settimana scorsa il colonello gli aveva fregato la ragazza.
Rivincita che durò poco.
“Paga tagliata!”
Urlò Mustang, incenerendolo con lo sguardo.
“Ma non è giusto!”
“Così impari a ridere del tuo superiore!”
Il sottotenente stava per iniziare a difendersi per riottenere la sua, già misera, paga, ma dei rumori, o meglio urla, fuori dalla porta fecero azzittire tutti.
“Mi fai male! Lasciami, so camminare da sola!”
“Fratellone, la stai stringendo con l’auto-mail , le lascerai il segno!”
“State zitti! Siamo arrivati”
Un calcio alla porta e i tre urlatori entrarono nel caos dell’ufficio.
“Delicato come un elefante in un negozio di cristalli, come sempre, acciaio”
Borbottò, lasciando andare la penna sul tavolo, Roy per poggiare il mento sulle mani.
La cosa buona di avere lì Edward era che almeno aveva una scusa decente per prendersi una pausa da quelle scartofie.
“Cosa ti porta qui? Di nuovo? Oh, aspetta, sentivi la mia mancanza magari?”
“Stia zitto, colonello lavativo!”
Urlò Ed, furibondo sempre di più.
Tirò avanti Amèlie, facendola quasi inciampare tra i tavoli mentre gli altri la guardavano confusi.
“Edward!”
Urlò Riza, andando a vedere se la ragazza si era fatta male, ma il biondo la indicò.
“Che significa Mustang?!”
“Che significa cosa, sei tu che hai portato qui questa povera ragazza maltrattandola”
Specificò Roy.
Sapeva benissimo che il carattere del ragazzo era abbastanza… focoso, soprattutto quando erano da soli, ma non l’aveva mai visto accanirsi in quel modo contro una sconosciuta, anche se a dirla tutta la ragazza gli ricordava qualcuno, ma le urla del giovane maggiore riportarono l’attenzione del colonello su di lui.
“L’ho portata qui perché ha una copia del mio orologio d’argento!”
Urlò ancora Edward, tirando fuori i due orologi identici.
Il silenzio cadde in un momento nella stanza, tutti gli occhi puntati sulla castana, Riza che irrigidì la presa, prima gentile, su di lei.
“Posso spiegare, come ho spiegato a loro-“
“Farai meglio a farlo in fretta signorina, altrimenti passerai dei grossi guai”
Intervenne Roy, alzandosi dalla poltrona, prendendo le parti del suo adorato fagiolino.
“Lo so benissimo anch-“
“Voglio delle spiegazioni immediatamente”
“Se mi fa parl-“
“Copiare l’orologio d’argento di un alchimista di stato è un reato gravissimo! Punibile con la prigione e-“
“VUOI FARMI FINIRE DI PARLARE VECCHIACCIO?!”
Urlò Amèlie.
“SE MI LASCIASSI FINIRE DI PARLARE, POTREI SPIEGARE TUTTO, COS’è, TI PIACE COSì TANTO IL SUONO DELLA TUA VOCE CHE VUOI FARE UN INTERO MONOLOGO?! VECCHIO! LAVATIVO! VANESIO! VECCHIO!”
Sbraitò la ragazza, agitando le braccia, impazzita.
Calò di nuovo il silenzio nella stanza, stavolta per un motivo decisamente diverso.
Tutti i presenti, tranne Roy che al secondo ‘vecchio’ si ritirato a lavorare nuovamente con una nuvoletta nera sulla testa, si ritrovarono a guardare prima la ragazza e poi l’alchimista d’acciaio, poi da questo rispostarono gli occhi sulla ragazza, accorgendosi anche loro di una vaga somiglianza che prima aveva visto il colonello.
“Cosa c’è?”
Chiese Ed a chi gli puntava gli occhi addosso.
“Fratellone…”
Mormorò Al.
“Sembrava di vedere te che urlavi sulla tua altezza”
Proseguì Fury, innocentemente.
“Grazie tante, sono sua nipote!”
“…Ah”
Fu l’unica cosa che seppero dire i presenti.

“Dunque, ricapitoliamo, tu sei la nipote di acciaio, e sei finita qui dopo una trasmutazione che l’anziano acciaio ha compiuto per salvarti da un pazzo che voleva venire a Shamballa, hai detto”
Concluse Roy.
Amèlie, seduta davanti a lui, con di fianco i due Elric, annuì.
Le anime, alias Ed, si erano calmate, tutti si erano seduti e avevano ascoltato il racconto che la castana aveva già detto ai due fratelli, nel mentre Fallman aveva controllato la fattura dei due orologi, trovandola diversa, mentre Fury era andato a prendere i registri di suddetti, non trovando segnato quello di Amèlie.
“Che sia la verità?”
Chiese Breda, sottovoce, al tenente, ma quella alzò le spalle.
Come racconto era quasi impossibile, ma da quando avevano conosciuto Ed e Al, tutti quanti avevano avuto di che ricredersi sull’impossibile.
“La fattura degli orologi è diversa da quella dell’esercito”
Ripeté Mustang, prendendo gli oggetti che il maresciallo gli porgeva.
Li aprì, facendo sussultare Ed che, anche se glielo aveva già fatto vedere non dicendo niente ad Al, rimaneva comunque molto fragile riguardo a quella incisione, e fece passare le dita sui rilievi.
“Anche questi sembrano fatti da due mani diverse, quindi di sicuro non ha potuto ricopiarlo dal tuo originale acciaio”
Il colonello porse l’orologio al ragazzo, che si affrettò a chiuderlo e a nasconderlo nella tasca dei pantaloni, arrossendo leggermente e facendo scappare un piccolo sorriso al moro prima che questi riprese con la castana.
“Te l’ha dato tuo nonno?”
Chiese, nuovamente, Roy.
“Si, mi ha detto che me l’ha regalato il giorno in cui sono nata”
“Ovvero la data scritta qui sotto”
“Esatto”
Il biondo di fianco a lei lasciò andare uno sbuffo infastidito.
Il colonello cercò di ignorarlo e continuò con le domande.
“Hai un documento con te?”
Amèlie si alzò e tirò fuori dai pantaloni il portafoglio, prendendo la carta d’identità per porgerla e Mustang la lesse ad alta voce.
“Amèlie Elric, nata a Monaco il 1 dicembre xxxx, capelli castani, occhi verdi, professione studentessa, stato nubile, segni particolari occhi screziati, corrisponde tutto a quanto vedo”
Roy alzò lo sguardo, dopo aver soppesato un po’ la situazione.
“Bene, signorina Amèlie, sinceramente non so cosa dire, questa storia è assurda ma veritiera, a questo punto possiamo fare solo degli esami per vedere se anche la storia che sei la nipote di acciaio è vera”
“Ovvio che non lo è!”
Disse la sua, Ed.
“Lo è, invece! Perché dovrei inventare una cosa del genere?!”
“Per arrivare alla pietra! Per cos’altro sennò?!”
“L’unica pietra di cui ho mai sentito parlare è quella dei tuoi racconti!”
“Bugiarda!”
“Lo sono stata solo a scuola!”
Il colonello sbatté la mano sulla scrivania, riportando i due all’ordine.
“Sembrate fratello e sorella”
Borbottò Mustang, facendo incrociare le braccia al petto Edward, infastidito, di sicuro in quel modo si era giocato una buona settimana di sesso, ma era comunque l’uomo con il grado più alto quindi era lui a dettare legge lì dentro.
“E non farmi quella faccia acciaio, altrimenti ti spedisco al nord, comunque, Amèlie avrei bisogno di una tua ciocca di capelli”
La castana annuì mogia, e l’uomo fece un cenno a Fury che andò a tagliare una piccola ciocca alla ragazza.
“Bene, acciaio tu vieni con me adesso, andiamo dal Dottor Knox, Havoc tu dovrai sorvegliare Amèlie, voi altri invece…bocca chiusa, assolutamente, non è una storia che vorrei arrivasse ai piani alti”
“Le sembro davvero una persona che dev’essere sorvegliata?”
Chiese la castana.
“Mi dispiace mia cara, ma ho imparato che è sempre meglio non fidarsi della gente”

La ragazza ora era seduta sugli scalini che portavano al cortile interno del quartier generale, guardava in alto le nuvole, sperando che il tempo potesse tornare indietro alla mattina, per poter dar retta per una volta a suo padre e entrare al liceo per seguire le lezioni, e per non balzarsele, scappando fuori dal bagno.
“Cerchi una nuova bugia convincente?”
Chiese Havoc, arrivando da dietro per mettergli davanti una ciotola da cui proveniva un buon profumo.
“Il pranzo signorina”
“Grazie…e non sono bugie! Capito, razza di fumatore incallito?!”
Il biondo alzò il sopracciglio, sedendosi accanto a lei con la sua ciotola.
“Quando ti arrabbi non è difficile crederci, gli assomigli molto, specialmente per questa vena che pulsa sulla tempia”
Specificò Jean, dandole un buffetto sulla suddetta vena.
Amèlie abbassò lo sguardo sulla ciotola e diede una leggera mescolata alla porzione di stufato, il suo piatto preferito.
“Lo dice…lo diceva spesso anche papà”
Mormorò prendendo la prima cucchiaiata, lasciandosi sfuggire un gemito di piacere, non era come quello che le preparava Edward quando era piccola, ma era comunque squisito.
Il sottotenente le sorrise e iniziò anche lui a mangiare.
“Chi dei tuoi genitori sarebbe il figlio del capo?”
“Papà, si chiama Roy Elric”
L’uomo quasi si strozzò.
“Niente domande prego”
Chiarì lei, minacciandolo (?) con il cucchiaio.
“Si…decisamente meglio, si”
Disse Havoc.
“Già”
“Possiamo parlare del capo, allora?”
“Non ne ho voglia”
“Ah davvero?”
Amèlie morse il cucchiaio, indecisa, ma poi iniziò a sputare fuori tutto quello che le passava per la testa.
“Era il nonno migliore del mondo…lo so che lo dicono tutti i nipoti però lui era speciale…sai fin da piccola mi raccontava tante cose, dopo la scuola mi prendeva in braccio e m’insegnava cose che a scuola non facevamo perché diceva che quei maestri erano solo fanforoni, stessa cosa per le medie, papà lo sgridava ma lui continuava e i suoi racconti poi, oh quelli li ho sempre adorati, all’inizio me li raccontava solo prima di andare a letto e mi chiamava ‘fagiolina’, sempre, e io ridevo, poi ho iniziato a chiederglieli sempre di più e lui mi accontentava e papà gridava sempre di più e…e…”
“Ehi, respira!”
Jean le mise una mano sulla schiena, massaggiandogliela, per aiutarla a calmarsi; lei annuì e chiuse gli occhi, inspirando profondamente.
“Mio padre e mia madre hanno sempre avuto degli screzi fin da quando erano fidanzati, si sono sposati solo perché mamma è rimasta incinta e all’inizio andava tutto bene, almeno per quel che ricordo, poi sono iniziate le varie liti, le varie urla, fino a quando un giorno si sono dimenticati di venirmi a prendere all’asilo, io non mi ricordavo i recapiti e quindi i maestri hanno chiamato la polizia, il primo a correre da me, per quanto poteva, è stato proprio il nonno, mi ha riportata a casa e il giorno dopo i miei decisero di divorziare. Da quel giorno lui è diventato il mio porto sicuro, l’unico su cui sapevo di poter contare davvero, l’unico che non mi avrebbe mai lasciata cadere se mi fossi lanciata, era mio nonno ma era anche la mia ancora, fu lui a convincere papà a comprarmi una macchina fotografica, per papà era solo una sciocchezza che mi avrebbe allontanata dallo studio ma per lui no, quella era una passione e le passioni vanno coltivate. Quando papà ha deciso di portarlo in una casa di riposo ricordo che urlai come un’isterica e fu proprio il nonno a darmi una calmata, dandomi uno schiaffo, l’unica volta che mi abbia mai toccata in quel modo, dicendo che era la cosa migliore per lui, ma io non volevo rinunciare, così iniziai ad andarlo a trovare, saltando le lezioni, sai il liceo l’ha scelto papà, io volevo fare l’artistico ma per lui erano sciocchezze, mamma non ha detto niente perché era troppo impegnata con il lavoro, così scappavo, ogni giorno, andavo dall’unica persona al mondo che pensavo mi volesse bene…e ora sono qui, nel mondo dei suoi racconti, ho incontrato perfino il colonello di fuoco, quello che ci divertivamo a prendere in giro e mio nonno…mio nonno adesso mi odia, non crede che io sia sua nipote e…mi odia, non ho più nessuna ancora, adesso se cado nessuno mi prende…che bella vita, già”
Mormorò mettendo da parte la ciotola.
Havoc le tolse la mano della schiena e poggiò la sua ciotola vicino a quella della ragazza, accendendosi una sigaretta, inspirò una bella boccata prima di parlarle.
“Sai, io non conosco bene i due Elric, incontro Ed solo quando viene qui a Central per fare rapporto al colonello, però so che è un bravo ragazzo”
“Questo lo so anch’io”
Lo interruppe Amèlie.
“Allora adesso ti dirò una cosa che probabilmente non sai, o su cui non hai riflettuto, decidi tu. Il tuo Edward, tuo nonno, era in quel modo semplicemente perché lui ha vissuto cose che questo Edward non ha ancora sperimentato”
La ragazza aprì la bocca, ma non trovò niente con cui ribattere quindi il militare continuò.
“Tuo nonno era anziano, pieno di esperienza e credo che volesse essere quel qualcuno che ti afferrava per non farti commettere gli stessi errori che, molto probabilmente, ha compiuto lui. Questo Ed di errori ne ha fatti, ma ne dovrà fare ancora molti per poter arrivare al livello di aiutare te, non sa aiutare neanche se stesso…non dirglielo sennò mi arriva un pugno con l’auto-mail”
Amèlie rise e Havoc con lei.
“Dici che se gli esami sono positivi potrebbe cambiare idea su di me?”
“Non ne ho idea, è testardo e la sua famiglia è stata solo suo fratello per parecchio”
“Quindi dovrei…?”
“Dargli tempo, forse molto tempo”
“Già…forse è la cosa migliore…dimmi una cosa però, adesso”
“Dimmi pure, signorina Elric”
“Come mai sei solo sottotenente se sai dare consigli così utili?”
“Ho altri interessi invece che scalare le posizioni dell’esercito”
Mormorò Havoc, iniziando a fantasticare.
“Ovvero?”
Chiese Amèlie, ora incuriosita.
Jean alzò le mani davanti a sé, a poca distanza dal petto.
All’inizio la ragazza non capì il riferimento ma poi il militare abbassò lo sguardo sulla sua maglia a maniche corte, lei seguì lo stesso indirizzo.
“Oh”
“Eh”
Mormorò lui, ancora più sognante, muovendo le mani come per strizzare cose invisibili.
“Sai, ora che ci penso, nonno mi ha parlato anche di te”
“Ah si?”
Si risvegliò Havoc, molto stranito.
“Oh si”
Rispose Amèlie, prendendo le due ciotole e alzandosi per tornare all’interno.
“Tu sei il sottotenente che si faceva fregare le donne dal colonello”
“Ah…EHI!”
La risata della ragazza si fece sentire, prepotente, in tutto il corridoio che percorsero per tornare nell’ufficio di Mustang.

   
 
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