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Autore: Longriffiths    17/11/2017    6 recensioni
La pace aleggia nel Mondo Magico, ed Hogwarts è pronta ad ospitare la più numerosa combriccola mai capitata nelle mura del Castello: i rampolli della famiglia Weasley/Potter.
Vi è inoltre un ragazzo vittima dei pregiudizi della gente ancora stabili e fondati sulle colpe di cui la sua intera famiglia si è macchiata, un ragazzo nobile e complicato, fiero ed orgoglioso. Scorpius Malfoy danna chiunque, insidiandosi volente o nolente nei pensieri di ogni singolo individuo che abbia a che fare con lui. Una sola persona pare tenersi volontariamente a distanza, e sarà proprio quella che col tempo, scoprirà essere perdutamente innamorata di lui. L'unico ostacolo è il suo cognome.
Riuscirà quell'amore a coronarsi, malgrado i piani del Malfoy Senior?
Vecchie rivalità, il passato verrà ancora e ancora a bussare alle loro porte, trascinandoli in un vortice irremovibile di emozioni e mura da abbattere.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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27.11.2021. {La Tana; 21:45 P.M}


Cinque anni passarono dal momento in cui i due annunciarono apertamente il loro reciproco amore, manifestando la voglia di iniziare un cammino insieme, fianco al fianco. Relazione che suscitò nell’immediato una reazione del tutto positiva da parte di tutti i membri della famiglia, compresa quella del proprio padrino che aveva ospitato il ragazzo a casa propria sino a che egli non divenne in grado di permettersi un piccolo appartamento a Godric’s Hollow, prima dell’impiego ad Hogwarts in veste di professore. Il ventiquattrenne infatti, considerato parte della famiglia da ogni punto di vista e secondo l’oggettiva opinione di ognuno degli individui che la componevano, s’impegno nel corso del tempo a non lasciare che la stima provata nei suoi confronti andasse a scemare, comportandosi con la propria fidanzata costantemente in maniera esemplare. Mai le diede modo di affrontare una lite se non per frivoli inconvenienti in cui prima o poi ogni coppia andava a trovarsi, tornava a casa ogni week-end soltanto per vederla tentando di non farle patire troppo la mancanza della sua persona, non si azzardò mai a dormire nel suo stesso letto nelle notti passate sotto lo stesso tetto -qualunque fosse stata l’abitazione familiare in cui soggiornavano-, e soprattutto, senza bisogno di andare incontro all’esibizionismo per dimostrare le sue reali intenzioni pubblicamente, aveva amato quella ragazza con tutto il proprio cuore. Lei, che aveva ammaliato i suoi sensi sin dai corridoi della scuola che insieme avevano frequentato, esageratamente contraddistinta da una bellezza rara paragonabile a nessuna di cui aveva tutti i diritti e ragioni di vantarsene, in possesso di un fermo e deciso carattere che esaltava l’astuzia e l’intelletto, in grado di farla riconoscere alle genti per quanto ella valesse, tralasciando il suo sangue Veela ereditato seppur per un quarto, vistosamente presente in lei. Ciò non andava ad influire sulla sua innata dolcezza, ma contribuiva senza ombra di dubbio alle sue spontanee movenze seduttorie dove ogni forma di malizia era assente, e l’eleganza nel parlare proiettata verso l’accento di quel che era considerata al mondo la lingua dell’amore. La stessa donna che provava per lui un forte sentimento che aveva permesso di portare avanti quella relazione basata su fiducia, rispetto e lealtà, che in quel momento, teneva stretta tra le proprie una mano del giovane accarezzandone il dorso, nel tentativo di calmare gli spasmi muscolari e l’accelerato battito cardiaco. Malgrado tentasse di infondergli quiete e serenità, anch’ella internamente era molto più che turbata. Per un’impiegata al Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti magici, una missione di quella portata sarebbe dovuta risultare innocua e relativamente semplice, ma un dialogo in compagnia dell’intera famiglia Weasley in merito alla notizia tenuta in serbo dai due ormai da un mese, non avrebbe potuto rivelarsi facile per nessun uomo o donna esistenti. Su richiesta di entrambi, poco era il tempo che separava ognuno degli zii da un informale incontro che si sarebbe tenuto in casa dei nonni paterni, ove Ted e Victoire avevano pazientemente trascorso parte del pomeriggio, consumando a stento il pranzo che Molly aveva amorevolmente preparato. Il terribile nodo allo stomaco non dava loro modo di acquietarsi, ma come ogni altra ardua sfida che si era presentata nelle vite dei due, insieme l’avrebbero superata. La ventiduenne attese armoniosa scambiando ogni genere di chiacchiere con i padroni di casa, concentrandosi maggiormente sul proprio lavoro per deviare qualsiasi altro argomento, in modo da non rispondere alla domanda che entrambi sapevano essere la più ambita dai parenti -genitori compresi- in procinto di arrivare a destinazione: per quale motivo Teddy aveva richiesto congedo dalle le sue mansioni?

Finalmente, l’orologio annunciò l’ultimo rintocco segnante la fine della pace e l’inizio della tempesta, e con pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, il campanello risuonò ripetutamente tra le mura della stramba struttura che per tutti significava casa. Il calore che animava quell’abitazione nel momento in cui questa andava a riempirsi delle decine di toni fastidiosamente alti per qualunque altro essere umano normale, questo pareva irradiarsi senza confine di distanza, tanto da poter quasi sicuramente essere avvertito nel raggio di parecchi chilometri. Loro erano l’apoteosi della felicità, e di tutto ciò che una famiglia avrebbe dovuto contenere in essa. Naturalmente, non poche pecche correvano di tanto in tanto tra i cuori delle persone in merito alle troppe lingue che alle volte, potevano fraintendersi a vicenda, ma mai ci fu tra loro screzio durato più di un paio di giorni. Era sempre un piacere ritrovarsi e trascorrere del tempo assieme anche al di fuori delle festività. Com’era naturale aspettarsi, le prime informazioni richieste al docente di Trasfigurazione, furono aggiornamenti con l’allegata raccomandazione di non tralasciare alcun dettaglio, sullo stato disciplinare e didattico dei figli di ognuno. Egli rapportò prima di ogni altra cosa, i meriti riconosciuti alla figlia dell’ultimo rampollo maschio dei nonni, grazie alla sua vicinanza in posizione di tutor, al figlio di un uomo con il quale non scorreva affatto buon sangue, notizia che creò un certo scompiglio in alcuni dei presenti, in special modo nel padre interpellato. Senza contare il moto d’agitazione iniziale, per i ragazzi tutto procedeva nel migliore dei modi, ed ora era tempo di rivelare la reale radice di quel diretto colloquio richiesto tanto urgentemente.


03.12.2021. {Azkaban; 10:09 A.M.}


Il solito lungo viaggio verso la remota isola di Heligoland fu per la gioia del ragazzo, ristretto al lasso di tempo di pochi secondi data la capacità di smaterializzazione dei due maghi adulti, che egli avrebbe imparato solo tra altri due anni. La fretta di ritornare a seguire le lezioni l’indomani aveva facilitato l’assenso alla domanda del giovane di evitare mezzi pubblici per mancanza materiale di tempo a disposizione, nel raggiungere la fredda Germania dalla loro posizione. Dopo essere stato per alcuni istanti ancorato al terreno con le palpebre calate nel tentativo di destarsi dal capogiro avvertito nel quasi implodere del suo stesso corpo, di cui era sicuro non avrebbe mai fatto l’abitudine, Scorpius intese d’essere in quel tetro luogo non dalla sensazione di leggerezza al seguito della percezione di venire liberati da quel che poteva sembrare una morsa in grado di schiacciare integramente ogni più piccolo lembo di pelle, bensì dallo sfumare di ogni particella di allegria presente nelle sue membra, sostituita dall’orribile voglia di porre fine a quel che in quell’istante, nient'altro pareva che una futile esistenza indegna di essere portata avanti. Nell’aprire gli occhi confondendo il tono piombo delle iridi al manto ceruleo del cielo, un sospiro infastidito lasciò il petto del biondo, incamminatosi verso la prigione di massima sicurezza più famosa dell’intero mondo magico nascosta impeccabilmente ad ogni babbano, della quale aveva fatto parte quasi metà della propria famiglia. Manti oscuri incombevano sulla struttura aleggiando in circolo strettamente vicini alle sbarre di ogni cella, da cui ululati e forti grida di disperazione andavano a levarsi senza sosta o possibilità di silenzio. Il dolore avvertito da chi solo era spettatore di quelle atrocità era palpabile e restrittivo da interpretare ed espletare a parole, poiché nulla sarebbe stato all’altezza di una spiegazione valida a specificare lo stato d’animo influenzato da quel posto.

Ciò che i detenuti sentivano quindi, doveva essere oltre il limite dell’umana immaginazione. Eppure, i segni sul collo e sui polsi dei prigionieri, le loro forme ossee visibili al di sotto della sottile e sbiadita pelle, il volto scavato e consumato rigato da graffi e lividi neri auto procurati o causa di zuffe nei momenti di passeggio, bastavano ad estirpare dalla mente dei visitatori ogni curiosità di conoscenza. Sette piani, sette giorni infernali. Come l’apice di una piramide, quanto più in alto si spingevano, maggiore era l’oscurità presente, mescolata all’opprimente aria viziata congiunta al putrido e nauseabondo puzzo di sangue secco, urina e carne in cancrena capace di appestare gli abiti appositamente scelti per la circostanza, al di fuori della sporcizia incrostata sulle pareti, sui pavimenti, ovunque. Due guardie accolsero dopo accurati e specifici controlli i tre Malfoy, senza più bisogno di condurli nell’esatta ubicazione per il numero delle volte in cui si erano già ritrovati lì, ma data la procedura di sicurezza e prevenzione, dovettero essere scortati da almeno un Auror, che avrebbe assistito allo scambio verbale. Nel percorrere quei corridoi, molti muscoli parte del viso, della gola, e del diaframma del ragazzo dovettero collaborare sincronicamente contraendosi per non piegarsi e rigettare tutto ciò che il suo stomaco aveva contenuto delle ultime settimane. Tra quelle mura, l’ego di Scorpius rimpiccioliva la sua misura di molte decine di stazze, correndo a rintanarsi all’interno del cuore tentando di servirsene da coperta, rannicchiato in un angolo con le ginocchia al petto e le mani sugli occhi, tremando di paura. Proprio come lui stesso, nei mesi della cattura di anni addietro. Il dover frequentare spesso quel luogo con la dovuta puntualità, contribuiva alla sua quasi abitudinaria mancanza di paura verso le bestie guardiane, poiché l’ombra celata all’interno del giovane avrebbe potuto tenerli alla larga da sé senza sforzo alcuni per la quasi totale assenza di felicità, negli istanti in cui si trovava a metter piede in carcere, la certezza di non avere plausibili motivazioni di continuare a vivere si accentuava. Eppure, egli era ancora lì, e non sarebbe andato via. Non vi era bisogno di costruire ulteriormente stanze finalizzate ad ospitare nuovi individui, dato il fatto che la maggior parte periva suicida, di inedia, fame o per condanna a morte dopo pochi mesi dall’incarcerazione. Il segreto, era semplicemente non posare lo sguardo su nessuno, ma il fattore più difficoltoso in assoluto, era tenere un apporto di distacco ignorando le suppliche dei prigionieri. I pianti ed i lamenti suscitavano nel ragazzo un angoscia paragonabile a niente di ciò che avesse provato in vita sua, e gli era quasi impossibile far finta che niente stesse accadendo. In quei momenti, egli espirava pesantemente facendo appello alla compostezza parte del proprio essere, invocando internamente il nome della madre perché gli desse forza di percorrere quel tratto senza che i suoni e le immagini impresse nella sua mente comportassero altre notti insonni. Egli non guardava in basso, per mostrarsi determinato alla sopportazione di quei supplizi impropri, anche se la verità era il fatto che stesse semplicemente evitando di agevolare la corsa delle lacrime già presenti nei condotti. Finalmente, l’area in cui era ubicata la cella in loro interesse fu raggiunta.

《Scorpius.》

《Mh? Oh.》Al richiamo paterno, il ragazzo provvide immediatamente ad armeggiare sul lato alto dell’orecchio per rimuovere il cristallo che da qualche anno portava, essendosi fatto bucare la parte interessata in una delle visite nella Londra babbana in compagnia del proprio migliore amico, riponendo l’oggetto in tasca. Non avrebbe potuto presentarsi all’uomo conciato in tal modo. Pochi minuti più tardi, il secondino mostrò loro l’entrata in una stanza, la cui barricata in vetro separava tre sedie da una posizionata di fronte alle altre, un solo foro permetteva alle voci di attraversare il muro, e ai presenti di dialogare tra loro. A caratteri maiuscoli, un’incisione la quale si sarebbe autonomamente dissolta alla fine della visita, recitava la frase ‘Azkaban Prison n. 537 – Malfoy’. Al solo posare gli occhi ogni volta su quelle lettere associate a quel cognome, l’intera spina dorsale del biondo pareva essere attraversata da centinaia di saette, e s’incrementava la sua convinzione di non andare mai incontro ad un cammino del genere, di non assomigliare minimamente a nessun membro di quella famiglia. Narcissa Black prese posto sulla prima postazione, affiancata dal figlio, che la separava dal suo unico nipote. Un sinistro stridio di una porta strisciante al suolo allertò i tre dell’imminente arrivo del Malfoy Senior, e pochi istanti più tardi, una quasi scheletrica figura apparve alle loro visuali. Egli era tenuto fermo da catene in ogni estremità degli arti, i capelli un tempo perfettamente curati ed in ordine ridotti ad un grigio groviglio di nodi, ed era possibile seguire il percorso di ogni singola vena che mappava le visibili parti nude del suo corpo, tant’era scolorita la carnagione che lo ricopriva. Le borse scure sotto gli occhi mettevano in risalto il limpido azzurro delle sue iridi, palesemente contente ogni qualvolta esse si posassero suo suoi cari, sensazione che avrebbe dovuto reprimere se una visita dei Dissennatori alla sua cella sarebbe stata poco gradita. Nessun sentimento correva nel giovane nei confronti di quell’essere tanto simile quanto differente da lui, solo una profonda pena sostituita quasi nel momento stesso da un ripensamento dettato dalla ragione e dalla giustizia, benché dopotutto, quella era una conseguenza a tutti i crimini commessi. Data la profonda conoscenza in merito alle guerre magiche avvenute, ed il fatto di non aver mai trascorso giorno in compagnia di quell’uomo al di fuori del contesto in cui ora si trovavano, Scorpius proferì le uniche parole parti del vocabolario utilizzato nei suoi riguardi, a meno che dalla sua avvizzita voce non partisse una domanda a cui avrebbe dovuto per educazione e cortesia rispondere.

《Ciao, nonno Lucius.》



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Salve a tutti! Vogliate scusarmi per questo esagerato ritardo, il fatto è che  avevo deciso di continuare questa storia -che si prospetta davvero lunga- solo al termine di un mio altro lavoro in corso, ma mi sono ricreduta. Anche se più lentamente delle altre, la continuerò non appena avrò possibilità di volta in volta, e spero di avervi incuriositi. Vorrei ringraziare tutti voi che avete inserito questo mio lavoro tra le seguite/preferite, ed un grazie speciale a paige95 per il suo supporto♡

Alla prossima!♡♡

   
 
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