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Autore: Amanda_nikita    18/11/2017    1 recensioni
Il mondo monotono e rigido dei purosangue e dei mangiamorte é scosso da due ragazze, due migliori amiche, due streghe appartenenti a Case opposte. Il loro legame verrá messo alla prova, la loro forza dovrá reggere innumerevoli attacchi: riusciranno a portare a termine il loro destino? Fra incantesimi, tradimenti e colpi di scena, la loro avventura cambierá il mondo magico.
Dal testo: < ...dovevo fare in modo che qualcuno venisse a liberarmi dal controllo di quella pazza. Avrei potuto usare il Patronus, ma non l'avevo fatto mai prima di quel momento e si sa, la teoria è sempre molto diversa dalla pratica. Mi sforzai di ripescare dalla mente ricordi felici e tentai: non successe nulla. Non potevo arrendermi!
Ero già al quarto tentativo, e finora avevo prodotto solo qualche sbuffo di fumo; continuai a concentrarmi talmente tanto da farmi venire il mal di testa, ma... Ecco! C'era quel racconto di mio padre...>
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Alexia’s pov
“Black, apri gli occhi…” la sua voce mi aveva fatto svegliare ,per la prima volta in tutta la mia permanenza a villa Malfoy, con il sorriso sulle labbra.
Quando, però, mi resi effettivamente conto delle cose il mio sorriso si affievolì.
Mi alzai di scatto ,rendendomi conto di essere nuda, e coprendomi con il lenzuolo.
Si sentivano delle voci fuori dalla stanza.
“sono loro, vai via vero?” l’ingenuità delle mie parole gli fece scappare un sorriso.
“ci vedremo molto presto, sii forte” facile a dirsi, quasi impossibile a farsi.
Mi alzai con tutto il lenzuolo addosso e lo guardai, riluttante a lasciarlo andare, impaurita di non vederlo più, cosciente dell’immediata nostalgia che avrei provato appena avrebbe varcato la soglia.
“ti amo e sono orgoglioso di te Black, sono orgoglioso della donna che sei e della guerriera che sei diventata” si inginocchiò ai miei piedi, poggiando le sue mani sui miei fianchi.
Un tocco naturale, ma che mi ricordava la notte prima.
“vuoi che ti dia una certezza alla quale appigliarti vero?” annuii lasciando scendere le lacrime.
“so che ce la farai, so che ci vedremo e che allevierò tutto il dolore che hai provato.” Mi asciugò le lacrime, alzandosi e abbracciandomi.
Mi lasciai andare, affondando il viso nel suo petto.
Qualcuno proprio dietro la porta stava per aprirla.
Severus mosse velocemente la bacchetta ed ero di nuovo vestita, lasciai scivolare il lenzuolo a terra.
La porta si spalancò.
I cardini scricchiolarono.
“via di qui Piton, ti do una mano e tu ti prendi il braccio. Ti avevo detto che potevi parlarle, non trasferirti qui. Ringrazia che non ci fossi.” Una Bellatrix in camicia da notte di pizzo nero, ci scrutava quasi fossimo uno spettacolo ripugnante.
“stavo andando” rispose Severus, sciogliendo quel nostro abbraccio così dolce ed amaro allo stesso tempo.
“dammi altri cinque minuti” Bellatrix fece qualche passo in avanti contrariata.
“non se ne parla, o vai ora o ti caccio fuori io” Severus alzò un sopracciglio, rimanendo in silenzio e facendola arrabbiare ancora di più.
“entrate!” al suo ordine, la porta di aprì nuovamente e tre uomini in nero si fecero strada arrivando alle braccia di Severus.
Gli andai in contro cercando di spostarli.
“hey! Lasciatelo!” di tutta risposta uno di loro mi strattonò via così forte da farmi ruzzolare a terra.
Il pugno di Severus fu più veloce dei riflessi del tipo, che cadde qualche metro lontano da noi.
“questa la pagherai Piton!” il mangiamorte tirò fuori la bacchetta, pulendosi il sangue dal labbro.
“verrà con voi, non fategli del male!” mi alzai guardandolo esortativa.
Lo trascinarono vicino alla porta, aprendola.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Ci fissammo per quella che sembrò un’eternità.
Volevo un ultimo abbraccio, volevo un ultimo bacio e un ultimo “ti amo”, ma non c’era tempo.
O forse si…?
Severus strattonò via gli uomini che lo trattenevano e fece una cosa che non mi sarei mai aspettata.
Mi raggiunse e, incorniciandomi il viso con le mani, mi baciò sotto gli occhi increduli di Bellatrix.
Risposi al bacio e poi, finito quello, poggiai la mia fronte sulla sua.
“ti amo Alexia Black” quattro parole sussurrate con la forza necessaria ad aprire un cuore di una persona.
“anch’io…” mi fissò per qualche altro attimo che servì ai mangiamorte per raggiungerlo nuovamente.
Voleva dirmi tante altre cose, ma non poteva.
Diedi una risposta ai suoi pensieri inespressi.
“lo so…” asserii stringendo gli occhi e baciandogli una guancia.
Un uomo lo prese per le spalle e fu portato via di forza dalla stanza.
Avrei lottato per lui.
Avrei lottato per noi.
Rimasi ad occhi chiusi toccandomi le labbra con le mani.
“Questa si che è una novità con i fiocchi! Non sarà un po’ troppo vecchio…?” ignorai i commenti di Bellatrix, girandomi per tornare seduta sul letto e una cosa attirò la mia attenzione.
Sul materasso c’era una chiazza di sangue.
Sul materasso c’era la prova schiacciante della mia storia con Severus.
Mi sedetti velocemente, coprendola.
“che avete fatto?” la sua domanda era seria questa volta.
“ci siamo fatti le treccine, abbiamo chiamato Voldemort e poi abbiamo riattaccato…” si avvicinò velocemente, ma stranamente calma.
Si sedette sul letto ad un palmo dal mio viso.
Le sue mani si chiusero velocemente sulla mia gola e mi ancorò alla spalliera del letto.
Non riuscendo a reagire, appoggiai le mie mani sulle sue provando ad alleggerire la presa.
Provai a graffiarla sulle spalle nude, ma fu inutile.
Era la prima volta che non la vedevo in tenuta mangiamorte.
“ora vuoi rispondermi, per favo…” attaccandomi, mi aveva spostata e i suoi occhi erano stati catturati dalla macchia di sangue.
“spiegami perché, se non ti ho ancora attaccata tu sanguini già…” la fissai senza proferire parola.
“allora?!” lo aveva sussurrato stringendo la presa e impedendomi quasi di respirare.
“ho… ho le mestruazioni…” inventai senza voce.
Mi lasciò di colpo e mi allontanai dal letto tossicchiando in riserva d’aria.
“ah si? Hai le mestruazioni? Non ti dispiacerà se controllo quindi?” che voleva dire per controllare…?
In un attimo mi fu addosso buttandomi a terra e alzandomi il vestito.
“no! Lasciami!” Non volevo mi toccasse o guardasse così intimamente.
Le sue mani si fecero sui miei fianchi ,afferrando gli slip e tirandole giù.
Spostai la testa verso sinistra piangendo in silenzio e probabilmente anche tremando.
Si alzò da me senza dire una parola.
Mi guardò di sfuggita e un forte calcio allo stomaco mi lasciò di un fianco senza più ossigeno nei polmoni.
Entrambe le mani si tenevano lo stomaco e tossivo sentendo la testa più leggera che mai.
“Quella era la tua verginità ragazza?!” non volevo parlarne, volevo mi lasciasse in pace. Annuii.
“hai lasciato che quell’essere ti toccasse?!” il suo tono si era alzato di molto.
“IO LO AMO!” urlai con tutta la forza che mi rimaneva.
Un altro calcio che questa volta mi riverso a pancia in su.
Un conato mi fece tossire e mi misi seduta.
Una risata irruppe nell’aria. Bellatrix rideva istericamente, girandomi intorno.
“tu e quel… traditore! Oh ma per favore…” provai ad alzarmi ma di tutta risposta un suo tacco si puntò sull’incavo della mia spalla tenendomi per terra.
“sta giù… ti intoni con il pavimento” non potevo fare nulla, niente di quello che io avrei detto o fatto avrebbe potuto fermarla, dovevo solo aspettare che si stancasse.
Si sedette a cavalcioni su di me, giocando con i miei capelli.
Quando provai a rialzarmi, sbilanciandola le bastò afferrare i mei capelli e riportarmi alla posizione di partenza.
“non va bene Alexia, no… proprio per niente” commentò a bassa voce, guardandomi dritta negli occhi.
“decidi tu cosa va bene e cosa no?!” risposi, rimanendo ferma.
“si, sei mia, perciò decido io” cosa?! Io non ero di nessuno, tantomeno di quella pazza.
“Cosa?! No! No… i-io non sono di nessuno! Di nessuno… tantomeno tua!” quelle parole sputate via con più titubanza che voce sembrarono divertirla.
Mi accarezzò una guancia con fare materno e poi fece scorrere la mano lungo la mia spalla, il marchio che mi aveva impresso comincio a bruciare.
“te l’avevo lasciato come promemoria, ce n’è bisogno che te ne faccia un altro o hai afferrato il concetto?” mi bloccai come paralizzata.
“brava la mia bambina…” si alzò da me, stampandomi un bacetto sulla fronte.
“non sarò mai tua. Ne tantomeno di quel serpente, quel marchio non significa nulla! Non ha mai significato nulla!” mi alzai fronteggiandola.
“non potrei mai appartenere ad una persona come te, ad un mostro come te!” mi scaricò contro la maledizione cruciatus più potente che avessi mai provato e caddi in ginocchio di fronte a lei ,annaspando.
I muscoli erano ancora indolenziti e la testa mi batteva forte.
Mi incorniciò il volto con le sue mani.
“cambierai idea, o te la farò cambiare io.” Mi scrutò per qualche secondo per poi continuare.
“il Signore Oscuro non sarà felice di sapere che ti sei donata a qualcun altro prima che a lui…” che voleva dire? Cosa voleva fare?
Il mio viso sconcertato dall’orrore e dal disgusto bastò a farle capire la difficoltà che avevo ad articolare un concetto.
“perché naturalmente tutte lo fanno. Io per prima…” niente, provavo a parlare ma le parole non uscivano.
Io mi sarei dovuta donare a quell’essere, io avrei dovuto… i conati mi colpirono prima di quanto pensassi.
“oh avanti non fare questa faccia. Credo che ormai tu sappia benissimo come si faccia!” rise, schernendomi.
Due minuti prima mi picchiava perché non ero più vergine e ora mi derideva.
Ma di cosa mi preoccupavo, era Bellatrix, magari nemmeno le importava nulla, anzi…di sicuro non le importava niente.
“non pensarlo nemmeno per sogno” il fatto che continuasse a leggere nei miei pensieri mi dava più fastidio del dovuto.
“per me sei importante Alexia!” lasciandomi in ginocchio, si spostò dietro di me.
“sei quello che di più vicino ho ad una figlia! Te l’ho già detto. Mi dispiacerebbe se morissi” non so se fossi più scioccata per quello che aveva appena detto o dal fatto che un piccolo sorriso si dipinse sulle mie labbra.
Non lo assecondai per molto e non mi fermai nemmeno troppo tempo a riflettere sul perché di quel riflesso incondizionato, forse stavo davvero impazzendo.
“alle figlie non si fa questo” le dissi dopo poco.
Avvertii le sue braccia intorno alle mie, si era inginocchiata anche lei dietro di me.
“se sono disubbidienti lo si fa” si avvicinò ai miei capelli, spostandoli.
“…le si raddrizza” così dicendo fece scrocchiare la mia schiena, mettendomi dritta con poca attenzione alla forza.
“…le si punisce” continuò ad avvicinarsi fino a che non vidi le sue ciocche di lunghi capelli nero corvino arrivare sulle mie spalle e solleticarmi la pelle.
“…le si tortura” un respiro mi si ruppe, sembrò quasi fare rumore visto che Bellatrix aveva sussurrato quelle parole.
“allora hai una visione distorta di amore” mi voltai velocemente, trovandomela a meno di due centimetri dal viso.
“…o magari non ce l’hai proprio” guardò dentro i miei occhi marroni, ci sguazzò dentro.
Potevo avvertire la sua attenzione catalizzata nelle smerigliature giallastre delle iridi.
Le si allargò un sorriso sul volto.
“sono una brava mamma” disse con una voce parecchio roca.
“e le brave mamme insegnano come si vive alle figlie. Io ti insegnerò molte cose Alexia, ti saranno utili siccome stai per diventare una mangiamorte.” La ignorai, ma era chiaro che stava cercando di arrivare ad un punto.
“ora… ho ragione di credere che quell’essere indegno di Piton ti abbia vista nuda” le mie guance si tinsero di rosso immediatamente.
“credo che una punizione adeguata sarebbe lasciarti senza vestiti non trovi?” sbiancai, spalancando gli occhi.
“non lo farai davvero” quel pensiero a voce alta serviva solo a cercare di calmarmi.
“mh? Dici? Fallo tu o ci penserò io, ora Alexia” mi alzai, sentendo tutte le mie ossa scricchiolare e mi allontanai da lei, schiacciandomi contro il muro.
“oh… quindi hai scelto l’opzione due? Bene, ci penserò io dunque. Sarà più divertente” cominciò ad avvicinarsi a passi lenti e contenuti.
Ero totalmente pietrificata, non so se pensassi di poter passare attraverso il muro per scappare.
“il mio agnellino è spaventato…” rise di gusto, leccandosi le labbra.
Stavo tremando.
I brividi mi scendevano nella schiena.
In molti avrebbero di sicuro preferito quello ad una tortura ma io… io non lo volevo.
Sarebbe stato meglio essere frustata o picchiata o… tutto ma non quello.
Non volevo che mi vedesse nuda, non volevo che mi spogliasse o tantomeno che mi toccasse.
Non lo volevo ma allora perché non mi stavo spogliando io?
Avevo troppa paura anche solo per muovermi o… o una parte di me era ancora coraggiosa e orgogliosa al punto tale di dire “fanculo! Se vuoi che lo faccia dovrai farlo tu!”?
Era davanti a me, mi guardava sorridente e una sua mano arrivò presto sulla spallina del vestito afferrandola.
Non mi muovevo. Dannazione i miei muscoli erano praticamente bloccati!
Fissavo i suoi occhi come ipnotizzata e speravo finisse presto.
Speravo che una volta che avesse finito sarei potuta rimanere li, sola e tranquilla.
“vedessi la tua faccia ora…” sussurrò alle prese con la zip del vestito che venne giù velocemente.
L’unica cosa che riuscii a fare fu serrare le braccia contro il busto per non farlo scivolare via.
Abbassai il capo.
“ah ah… Alexia, via il vestito. Veloce” mi ricordo di aver iniziato a fare di no con la testa chiudendomi a terra.
Si chinò, schiacciandomi il viso contro il pavimento e mi tolse il vestito tenendomi giù con un ginocchio piantato sulla mia schiena.
“mmm… che brutte bue che abbiamo qui…” commentò con la voce di una bambina toccandomi la schiena.
Con le dita cammino lungo tutta la mia spina dorsale fino ad arrivare al reggiseno.
Piagnucolai senza volerlo dei “no” sommessi, intervallati da quale “per favore”.
I primi due gancetti si sganciarono con facilità.
“quanto sei tesa” soffiò sul mio collo, facendomi accapponare la pelle.
“rilassati un po’ ragazza!” stava continuando a giocare come se niente fosse.
Anche l’ultimo gancetto fu sganciato e le coppe rimasero su solo perché il mio peso le schiacciava.
Avvertii la sua presa nei miei capelli.
Mi lasciai scappare un gemito disperato di dolore, mi aveva praticamente alzata da terra solo stringendomi i capelli.
Il reggiseno era caduto a terra.
Lo fissavo sperando che la mia sola vista potesse riportarlo a dov’era prima.
Per fortuna Bellatrix mi dava le spalle.
Mi coprii il seno con le braccia e rimasi ferma, scossa da tremiti.
“voltati” silenzio, la mia unica preoccupazione era proteggermi il più possibile.
“ti ho detto di voltarti Alexia” non seppi come ma me la ritrovai davanti.
“eppure credo di essere una persona chiara, togli quelle braccia.” Stiamo scherzando?! Non mi sarei mai lasciata vedere in quello stato.
Un manrovescio ben piazzato mi fece cadere a terra con un labbro che reclamava vita.
In men che non si dica me la ritrovai sopra di me, a cavalcioni che brandiva un paio di forbici.
“mmm…però, siamo messe meglio di Irina eh?” il petto mi si alzava ed abbassava ad una velocità pazzesca.
Non risposi al suo giochetto e rimasi a fissarla.
“ora devi rimanere ferma” come se mi fossi mossa durante quella tortura.
Avvicinò le forbici ai miei slip e lì capii.
“no! Ti prego, basta così! Non anche questo…” urlai provando ad alzarmi.
I suoi gomiti si andarono ad appuntare sulle mie costole e si incorniciò il viso con le mani studiandomi.
Non riuscivo a muovermi, anche solo respirare era difficile.
“sto anticipando il signore oscuro… di certo loro gli piaceranno” passò una mano sopra le mie braccia in protezione del seno e ridacchiò.
“potrei tagliarti sai…” le sue mani erano sulle mie cosce a premerle vicine per affinare la mira.
Sentii le lame delle forbici sfiorarmi l’inguine e infilarsi sotto il tessuto degli slip per poi tagliuzzarlo.
Da lì in poi fui silente, non una parola uscii dalle mie labbra, rimasi in quella posizione tremando come un pulcino.
“mia cara non sei abituata a stare nuda eh?! Cosa sono tutte queste storie avanti! Sono tua zia, sai quante volte ti ho vista così da piccola?!” terminò con una risata agghiacciante.
Non valeva più nemmeno la pena spiegarle cosa provavo.
Volevo che se ne andasse, che mi lasciasse sola.
Non ricordo cos’altro mi disse, so solo che ad un certo momento, credo stanca di infierire senza che le rispondessi, si alzò da me.
Fece qualche passo verso la porta e la aprì.
“cerca qualcosa per coprirti, qui le notti sono fredde” uscì senza dirmi altro.
Scoppiai a piangere, senza alcun ritegno, rischiando di strozzarmi tra i singhiozzi.
Scossa dall’esperienza appena avuta e memore del fatto che non sarebbe finita lì.
Non so con quale forza mi spinsi sul letto, coprendomi con il lenzuolo.
Lo abbracciai quasi compulsivamente e mi chiusi su me stessa serrando gli occhi e cominciando a canticchiare.
you shout it out, but i can’t hear a word you say…” dove avevo sentito quella canzone?
Forse in una radio babbana quando io e Irina ci eravamo intrufolate nella loro Londra, infrangendo tutte le regole che ci erano state date.
…i’m talking loud, not saying much…” ed era stata una giornata stupenda, piena di sospiri meravigliati davanti a quella che loro chiamavano tecnologia.
Quelle loro stecchette piene di pulsantini che, a detta loro, accendevano una grande tavolozza tutta nera.
Le risate che ci eravamo fatte davanti ai loro occhi turbati al sentire della nostra ignoranza a riguardo.
i’m criticized but all your bullets ricochet… you shoot me down, but i get up…”  ora non ci sarebbero più state delle gite.
Ora non avremmo più riso, ne scherzato.
Perché mi aveva tradita?
Questo solo lei lo sapeva, con tutto quello che avevo fatto per noi…
Io ero qui dentro e non sarei uscita da mangiamorte.
Mi sarei fatta ammazzare in qualche modo.
i’m bulletproof, nothing to loose. Fire away, fire away. Ricochet… you take your aim…” la voce rotta dal pianto faceva sembrare quella canzone ,che I babbani probabilmente avrebbero definito pop, una nenia patetica.
Fire away, fire away…you shoot me down but i won’t fall i’m …” non riuscivo nemmeno a dire quella parola, quel verso della canzone tanto menzognero di fronte alle mia condizioni.
Avrei dovuto dire … sono di titanio.
Io?! Ma non prendiamoci in giro, ero lontana dall’essere una forte scocca di protezione.
Ero… ero una ragazza senza più casa ne identità, una spiga di grano in balia del vento e delle intemperie.
I’m titanium…” mi vergognavo delle mie condizioni.
Mi alzai, raggiunsi lo specchio e mi sforzai a fissare il mio riflesso.
Partii dal capo, capelli asimmetrici cadevano appena sulle spalle, tagli all’attaccatura.
Un sopracciglio spaccato sul quale si raggrumava del sangue secco di giorni.
Un taglio abbastanza grande si estendeva su una guancia livida già di suo, le labbra martoriate e del sangue anche su di esse.
Il collo, invece, era complice delle mani di Bellatrix, appariva ,sulla pelle diafana, ancora il loro segno, quattro o cinque dita che lasciavano sfumature violastre attorno alla gola.
Dei tagli apparivano anche lungo il seno e il costato era ormai un’enorme contusione.
Sulla coscia destra c’era il marchio del suo tacco. Non ricordo nemmeno quando me lo fece, ma ricordo il dolore, quello si.
Attorno ad esso una costellazione di abrasioni.
Sulle tibie era addirittura difficile distinguere il rosa della carne per tutte le ferite.
Per finire, sui polsi e sulle caviglie c’erano tagli e cicatrici causati da corde, scotch o chissà quali strumenti volti al farmi rimanere immobile.
E poi…. Poi la ciliegina sulla torta.
Il marchio orrendo che mi si figurava sulla spalla.
Dovevo accettare quello che vedevo.
Non so con quale- forza ma dovevo farlo.
Quella era Alexia ora.
Che schifo.
 
 
 
 
Irina’s pov
Mi girai di fianco e urlai, allora provai a cambiare posizione rivolgendo il petto al letto… peggio di prima.
Era una tortura anche solo cercare una posizione che mi desse sollievo.
Finii per singhiozzare, accovacciata, poi tutto nero; poi il sonno mi accolse.
Sentii qualcuno mugugnare un motivetto, ero troppo stanca anche solo per aprire gli occhi.
Avvertii come una spugna dietro la mia schiena che tamponava via il sangue.
“bambolina sveglia…” sussurrò. Era Bellatrix. Aprii gli occhi di scatto provando a muovermi.
“no, no, no, no, no” cantilenò sbrigativa tenendomi giù. “sto sistemando queste brutte ferite!” gracchiò,  continuando a tamponare.
“dobbiamo rimetterti a nuovo piccolina…” commentò vicino al mio orecchio “il signore oscuro vuole parlarti” il mio cuore perse un battito, premendo forte contro la cassa toracica.
Mi afferrò stretta per le spalle, voltandomi e strappandomi un urlo appena la schiena toccò la stoffa del lenzuolo.
“shh…” sussurrò ad un centimetro dal mio viso. “devo finire bambolina” sorrise, abbassando lo sguardo sul mio seno e rialzandolo velocemente come se si fosse scordata qualcosa.
Alzò un dito come per richiamare l’attenzione. “non muoverti, potrei farti…male” mi tolse la maglietta con delicatezza e rimasi di nuovo nuda.
Mi sarei voluta opporre, ma ero senza forze e probabilmente sarei stata punita per quello, cosa che volevo vivamente evitare.
Durante tutta la medicazione rimasi in silenzio, con i suoi ricci che mi solleticavano il viso.
“fatto…” disse continuando a tamponare, ma guardandomi negli occhi.
“tirati su, andiamo” alzai anch’io lo sguardo.
Potevo uscire?! Sarei davvero potuta uscire da quell’incubo?!
Fissai la mia mano ormai piena di segni e contai le lineette, 28.
Le lacrime arrivarono veloci e non provai nemmeno a trattenerle.
“dammi qualcosa da mettermi addosso!” replicai con decisione.
Con uno svogliato accenno di bacchetta mi cambiò, avevo una camicia da notte nera di seta, uno scollo non troppo abbondante da attirare attenzione, ma nemmeno troppo accollato da nascondere i segni delle torture.
“ora sei vestita, andiamo.” Sembrava nervosa, aveva totalmente abbandonato le buone maniere.
Oltrepassai quella porta e mi sembrò addirittura che l’aria cambiasse.
Il corridoio infinito ci condusse alla sala ricevimenti della villa.
“siediti” Draco…
Non l’avevo nemmeno sentita, c’era Draco alla mia sinistra, in piedi appoggiato allo stipite della porta.
“Draco…” sussurrai con gli occhi che pizzicavano.
Corsi verso di lui a perdifiato.
Aprì le braccia e io mi ci tuffai dentro.
Appoggiò il mento sulla mia testa e mi strinse a se.
Senza accorgermene iniziai a singhiozzare e mi accucciai.
“shh… sei con me ora” sussurrò forse con la paura che Bellatrix lo sentisse.
Sciolsi l’abbraccio solo per guardarlo negli occhi.
“sei bellissima…” commentò, tenendomi la mano.
Belissima?! Ero a pezzi.
“ho visto giorni migliori” risposi, abbassando lo sguardo.
“oggi è il giorno migliore” disse sicuro, baciandomi.
Lo strinsi più forte che potevo, speravo non scomparisse come fumo tra le mie mani.
Un applauso distante, un gesto di scherno ripetuto, accompagnato da una risata tetra.
“non curatevi di me, continuate pure…” avvertii Draco irrigidirsi immediatamente, le sue mani si bloccarono sui miei fianchi e il suo sguardo verso la parete opposta a quella dove ci eravamo appoggiati.
I passi di quell’ignoto si portarono dietro le risate gutturali di Bellatrix.
Mi voltai anch’io e il mio cuore smise di battere.
Voldemort ci fronteggiava e Bellatrix era in ginocchio alla sua desta.
“…allora Bella converrai con me sul fatto che il giovane Malfoy ha imparato dal padre l’arte del corteggiamento… so più storie io su Lucius e Narcissa che tuo nonno ragazzo. Se solo Malfoy mi fosse fedele almeno la metà di quanto è fedele alla sua vita da Don Giovanni…” Bellatrix scoppiò in risate derisorie.
Draco diventò un peperone e abbassò il viso, stava tremando.
“Madame Lestrange…” iniziò, giocando col nome.
“…da quanto in qua non ci si inginocchia davanti a me…?!” osservò, guardando me e Draco.
Il giovane Malfoy si affrettò a farlo, cercando di tirare giù anche me.
Mi lasciai guidare, anche se in piegarmi in quel modo mi faceva risvegliare tutti i dolori alla schiena.
Il signore oscuro ci passò davanti, accarezzandoci le teste come un padrone farebbe con i suoi cuccioli.
Indugiò su di me e mi sforzai di non alzare il capo.
Il suo tocco divenne invadente e, velocemente, mi arpionò i capelli, alzandomi da terra e, probabilmente, strappandomi intere ciocche di capelli.
“Irina!” Draco si era alzato, venendoci incontro.
Voldemort si girò verso di lui.
“vi ho lasciati in vita Malfoy solo perché uccidere i proprietari di casa mi porterebbe più problemi che soddisfazioni, ma fai un solo passo falso e tua madre non avrà più nessun segno riconoscitivo di donna.” Draco spalancò gli occhi terrorizzato, guardò me perso, scuotendo la testa.
“…dammi solo un’insubordinazione come riprova della vostra miseria e slealtà e proverò estremo piacere nel ridurvi in polvere Draco” il ragazzo che amavo chiuse gli occhi, facendo veloci passi indietro e ricadendo in ginocchio.
Perché non mi difendeva?! Non mi amava? Non… non poteva…
Eravamo tutti schiavi, e sarebbe stato così per sempre.
“tornando a noi piccola ingenua…”  aveva chiuso una sua mano attorno alla mia gola e ora, anche respirare, mi sembrava impossibile.
“se credi che essere tornata da me ti metterà al sicuro e ti ricoprirà d’agi e ricompense ti sbagli di grosso” non l’avevo mai pensato, ma decisi di rimanere in silenzio, anche perché parlare era fuori discussione.
SI gustò un altro po’ la mia espressione di terrore puro e poi mi lasciò la gola, caddi a terra boccheggiando.
“dammi il braccio Irina…” chiese mellifluo.
Esitai, non riuscivo nemmeno ad alzarmi.
“cosa sono queste?” con la bacchetta sfiorò la mia schiena, scoprendo le cicatrici della sera prima.
“dovevo convincerla mio signore…” chiarì Bellatrix ridacchiando.
“credo tu abbia centrato il punto Bellatrix…” rispose lui, facendo più pressione con la bacchetta, iniziava a fare male.
“il braccio, ora.” Non so con quale forza, ma mi misi a sedere e glielo porsi.
Si piegò quanto bastava per averlo tra le mani e ci piantò la bacchetta sopra, proprio dove figurava il marchio, che si scurì, il serpente si mosse e provai immediatamente un dolore ceco.
“giurami che non mi lascerai più Irina, giuralo sul nome di tua madre o farò in modo che Bellatrix ti apra in due e giochi con i tuoi resti fino a che non si stancherà; e come avrai visto a Bella piace giocare… a lungo. Sfidami di nuovo e saprai cosa vuol dire venire lasciati al minimo della vita ogni volta che si è vicini alla morte” stavo piangendo, piangevo al solo immaginare il mio sangue lungo le pareti, il mio cuore nelle mani di quella… trattenni un conato di vomito e con un filo di voce dissi “ve lo giuro mio signore…” sorrise mellifluo, spostando la bacchetta dal mio braccio e tirandomi su all’improvviso attaccandomi a lui.
Mi spostò i capelli di lato, lasciando libero il collo.
Lo sfiorò con la fronte, impedendomi ogni movimento, come se avessi provato a scappare… ero pietrificata dalla paura.
Vidi Bellatrix farsi più avanti per guardarci meglio.
“mi sto trattenendo solo perché sono un signore magnanimo Irina, e perché conosco metodi peggiori per soddisfare la sete di vendetta inesauribile che provo nei tuoi confronti. Ora va, Bellatrix!” la richiamò, staccandosi da me.
“portala nella sua nuova stanza, fa in modo che si riprenda e che possa tornare ad avere un aspetto umano…” riuscii ad aprire bocca solo in quel momento.
“Alexia? Vorrei… vorrei parlare con lei” Voldemort ghignò.
“oh… fidati, non quanto vorrei farlo io” commentò lui “ma, sfortunatamente per noi, Bella non vuole che abbia interazioni con altre persone finché è li dentro…” rise indicando, le scale. Come se Bellatrix potesse decidere qualcosa che a lui non vada bene… realizzai solo in quell’istante.
Alexia era lì dentro?!
“no…” scossi la testa “ma… Alexia è una mangiamorte! Alexia è dalla vostra parte! Alexia mi ha tradita!” urlai non volendolo.
A quel punto Bellatrix si alzò e ci venne incontro, Voldemort sorrise fissandola.
“ci sarà pur un motivo se è la mia luogotenente migliore…” le passò una mano sul fianco.
“hai giocato con le loro menti?” chiese più a se che a Bellatrix “ma certo che l’hai fatto…”.
Draco mi fissò per un attimo, abbattuto, aveva le mani legate, e non poteva fare altro.
“no! Mi rifiuto di crederci! Non è possibile! Ho sentito la sua voce! Ho sentito la sua voce!” non poteva essere vero… non potevo essere di nuovo io quella in torto!
Bellatrix tossicchiò, con la mano davanti alla bocca e poi parlò… con la voce di Alexia…
“Irina! Aiuto! Mi fa del male! Irina...” cominciò ad urlare, ricreando le urla della mia amica. Mi schiacciai contro il muro, tappandomi le orecchie, no…
“IRINA! SALVAMI TI PREGO!” scivolò a terra, sotto gli occhi divertiti del suo padrone.
Strisciò fino ad arrivarmi addosso e si sbottonò il mantello, rivelando il suo petto e le sue braccia piene zuppe di sangue.
Fui io ad urlare a quel punto.
Si portò le unghie alla bocca e inziò a mordicchiarle come faceva sempre Alexia, si passò una mano tra i capelli, facendoci delle trecce e infine mi fissò, riuscendo a farsi uscire delle lacrime e, fece ciò che la mia migliore amica faceva periodicamente quando piangeva, tirò su col naso e poi guardò in alto, guardò in alto per trattenere le lacrime negli occhi.
“sono io, vedi…non mi riconosci?!” poi si lasciò andare e mi accarezzò il viso con un’aria stanca.
“irina… ha vinto lei…” tossicchiò di nuovo e ritornò alla sua vera voce.
“ho aspettato questo momento da quando vi ho viste insieme piccola stupida ragazzina…” mi alzò il mento con la mano.
“inseparabili, sempre disponibili a salvarvi a vicenda, sorelle… a vostra detta. E ora? Ora che tua sorella è lì dentro ad agonizzare tu dove sei? Qui fuori. Sei qui con noi al riparo. Volevo questo irina, si… “ mi fissò negli occhi “cercavo questo sguardo qui. Degli occhi distrutti, degli occhi che non riconoscono più la verità dalle bugie, degli occhi pieni di senso di colpa, ma anche di… rabbia” ghignò sadicamente, fremendo.
“sfrutterò questa rabbia irina, la modellerò, le darò una forma e sarà il corpo straziato di tua…” rise con gusto scimmiottando la mia voce “…sorella!” mi afferrò la mano e se la mise sul petto, sporcandomela di sangue, fece lo stesso con l’altra e poi me lo sparse nel viso, senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
“sei stata tu a farglielo, e lei lo sa” Si portò un dito alle labbra e succhiò via il sangue…
“inconfondibile… è così dolce da dar fastidio, ma crea dipendenza” mi stavo sentendo male, la sua voce stava diventando ovattata.
“…è proprio di Alexia…” commentò. “assaggia il frutto della tua mostruosità” fu poco difficile per lei infilarmi un suo dito in bocca e in men che non si dica mi ritrovai a sentire il sapore ferroso del sangue di Alexia.
La testa divenne leggera, le gambe pesanti, il corpo non mi sostenne più e caddi, chiudendo gli occhi, stavo perdendo i sensi.
Ero un mostro.
Non mi avrebbe mai perdonata.
Volevo tornare lì dentro, volevo morire con lei.
Diamine se era dolce quel sangue.



Ciao a tutti! 
I'm back! Siamo quasi alla fine di qesto filone a Villa Malfoy, spero vi sia piaciuto.
Ora le ragazze sono l'una contro l'altra e sarà difficile riportarle alla condizione di prima.
Mi fa piacere sapere che seguite la storia e la laggete! 
Sto cercando di aggiornare con più regolarità! 
Al prossimo capitolo! 
Amanda_nikita <3!!!

 
   
 
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