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Autore: queenjane    20/11/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Dai quaderni “.. puoi pensare e scrivere quello che vuoi, tranne che i gesti non mentono.. Guardavi Aleksej con occhi d’aquila, attenta a ogni gesto, apristi le braccia e  lui ti si fiondò addosso, mentre  brandiva i precoci bucaneve, ti congratulavi e non lo mollavi, disse che era un poco stanco, come no, voleva farsi coccolare senza essere brontolato.. E ti aveva buttato le braccia sul collo, come al funerale di padre R. rimanesti con lui, attimo su attimo. Eri e sei la sua mamma, fine della discussione“Ah Aleksey.. mi viene in mente una foto.” “Quale ?” “Sono seduta nella mauve room della zarina e ho te in braccio, dormivi e zac, il  rumore ti ha svegliato, anzi, ero io che ti avevo stretto di più, per la sorpresa ed il nervoso ed ho camminato  per calmarti” “Eravate buffissimi, tutti e due, dovevi fare dieci anni, lui avrà avuto quattro mesi..Della serie, passa il tempo e non cambiate mai” “ E appena mi fermavo, ti mettevi a piangere, riprendevo a camminare e smettevi, via così per un pezzo.” “Che mi dovevi dare retta, sempre, ora ti fai fotografare senza troppe smorfie” “Scaltro pure se piccolo” ti toccò il naso, poi ti chiese di mollare la stretta. E avevamo appurato che non fosse troppo stanco o sudato, dicevamo, prima ancora di partorire eri una mamma, come io e le mie sorelle, con la differenza che nei limiti lo lasciavi fare. Non che lo amassi di meno, anzi, era ancora di più.”
“Una metafora, glielo avevo raccontato dopo Spala”Un ricordo di puro orrore, avevo lo sguardo velato, rievocando come era, le urla e gli spasimi, che invocava la morte come una liberazione. Intanto faceva a gara di palle di neve con le altre sorelle, Marie e Anastasie erano tornate dai loro reparti, ogni giorno continuavano a portare fiori, un sorriso, scrivere per chi aveva bisogno. E visitavano il cimitero dei caduti costruito per dare l’ultimo riposo a chi era morto, un omaggio, una preghiera. Ed erano ancora ragazzine, che si divertivano con poco.  Che la guerra era in stallo, ma i feriti abbondavano. Tanik era in reparto, era inflessibile, infaticabile, la sua resistenza era ultraterrena, mai nessun cedimento apparente. “Un inverno la zarina Caterina II scorse un bucaneve precoce e lasciò una guardia a vigilare, che era una cosa splendida ma bisognosa di attenzione, che resisteva .. “
“Mi chiedo quale sia il bucaneve e chi la guardia, tra i due. E di Achille, a quel giro me lo ricordo pure io” Una pausa “Non è che gli vuoi bene, qualcosa di più..” io ero il bucaneve e Aleksej la guardia. E viceversa, uno scambio di ruoli, lo amavo fino allo spasimo.
“Ti adora, disgraziata, citando te” Sbuffò e stava per replicare quando colsi un movimento con la coda dell’occhio “Buttiamoci giù, che attaccano con le palle di neve..” Da davanti, in rapida e simultanea maniera, finimmo sul morbido e candido manto, attaccando a nostra volta.
E lo sentii.
Come avere inghiottito champagne a digiuno, un lieve battito intorno all’ombelico. Come una farfalla, premetti il palmo sul ventre, sorpresa, si incurvava appena e Lui.. c’era. La neve mi piovve sul viso e le spalle, non reagii.
FELIPE..  sussurrai dentro di me, un nuovo sfarfallio.
FELIPE.. è la tua mamma, benvenuto, tesoro mio.  E ora concentriamoci .. E Olga comprese al volo, senza che nulla osservassi, mi leggeva il viso come un libro aperto, quando non mettevo filtri,che leggeva dopo poco, chiariamo,  mi posò il palmo aperto sull’addome, dalle profondità del mio corpo salì un nuovo palpito, che percepì nonostante la pelliccia, gesti di confidenza che avrei concesso a lei e pochi altri “ E qui chi abbiamo? “Un ulteriore fremito, che quando mio figlio decise di muoversi si annunciò, ineludibile, senza fallo.
“Ciao, ci sei, allora Felipe .”Commossa “Potrebbe essere la digestione.. O una bambina, cosa ne sai “ coprendole le mani con le mie “ Io so che sarà un maschio, fidati, lo so” Un piccolo sospiro “E tanto io non ho mai torto.. Sarà Felipe.. Che, perdonami, Felipa in russo è uno strazio” per farmi ridere. “Forse.. e tanto..” le grida di Alessio su non so cosa, la protesta di Anastasia, Marie  che metteva pace ci inibirono dal proseguire“Tanto nulla, vai dai tuoi bambini elettivi..” che si sentiva Olga e Catherine, e Cat in ogni angolo “Dai nostri, semmai” “Alessio e Anastasia te li becchi tu” mi si cacciarono entrambi tra le braccia, ridendo, proprio due bambini. “Vieni qui, zarevic” mi si serrò addosso, annotai che ero stanca e avevo freddo, filammo a prendere il tè, ridendo, la gioia era ancora possibile.
Gli scoccai un raro gesto di affetto, un bacio vicino all’angolo delle labbra, un tenero tributo che richiedeva alle sue sorelle e a sua madre, le spalle accostate per non farmi vedere “ Grazie, CAT”
“Prego”
“Che bello quando sei affettuosa”
 “Mi manchi, Aleksey”confessai “Mi ero abituata a stare con te molto di più”
“Anche tu, sei brava a fare le patatine fritte come nessuno, mi facevi ridere tanto..” un barbaglio azzurro, divertito “Quando me le rifai?”



E anche Tanik lo comprese al volo, le bastò vedere la mia faccia mentre le portavo una tazza di orzo, la mia mano sull’addome,  lei aveva cura di tutti, ma chi curava lei? “Posso.. ‘?” Tenera. “Che dolcezza, Catherine..davvero” esitante, delicata“Nemmeno fossi la prima donna che aspetta un bambino, a questo stadio si muovono, credo”Rise, una ventata di allegria dopo le brutture dell’ospedale“Hai finito il turno, per oggi? Mettiti sul divano”Borbottò qualcosa che non volli identificare, le massaggiai i piedi gonfi, la convinsi a mangiare e riposarsi, dopo una lunga contrattazione per sfilare le scarpe, in cambio si divertiva con un nuovo passatempo, i calci di mio figlio nel ventre, definirla commossa era un eufemismo. Nessuna parola, solo i gesti, le dita  allacciate, anche lei pronosticò un maschio. Come io e Andres pensavamo da mesi. Felipe.
FELIPE .. Felipe Fuentes, principe,  signore di Ahumada y la Cruz, conte di Sierra Morena, il bambino dell’estate.. (mia figlia arrivò molto dopo..)
“Si vede.. “ “Finalmente sì.. “ Mi misi di profilo, ero senza busto e LUI si palesava. C’era, non era una favola che mi ero inventata. “Arriverà per il tuo compleanno, dopo ..pochi giorni..” “Che bel regalo” “Lo sai che ti voglio bene .. Tata, sempre” “Lo so” Una pausa“Felipe.. sarà un maschietto”  deglutì “Mi piace, che bel nome”

Quella sera, tirai fuori una confezione di marmellata di fragole, deponendola accanto a un cestello di ghiaccio con champagne, a un vaso con UN  bucaneve (Alessio aveva distribuito gli altri cinque tra madre e sorelle) e candele accese, pane tostato, insalata di pollo e patate,  una romantica atmosfera, seducente come la sottoscritta scalza e avvolta in una vestaglia di seta color cipria, con biancheria coordinata, i capelli scuri, lavati di fresco che piovevano sulle spalle. Seducente come una principessa orientale, mi ero concessa un lungo bagno e usato essenza di rosa e arancia amara, volevo essere irresistibile. Struggente.
“Catherine.. “annottando il trucco leggero, l’ombretto che mi faceva gli occhi ancora più grandi, un poca di cipria sugli zigomi e il rossetto chiaro. “Sei ..incantevole, ho dimenticato qualcosa?”perplesso, che ben di rado usavo i cosmetici.
“Andres.. non hai saltato nulla” rientrava esausto dalla ennesima riunione, ormai era un officioso aid de camp dello zar, era un diverso, cattolico, leale alla Russia, che sua madre era russa, saggio, umile e distaccato, un eroe oltre che mio marito, e io russa fino all’ultima goccia di sangue.
La  sua modestia un vessillo. I suoi titoli valevano un patrimonio, mai avrebbe fatto carriera sulla altrui corruzione. “Non hai omesso compleanni o anniversari .. Tranne che .. Oggi tuo figlio si è mosso e..Senti.. Un nuovo sfarfallio. “ mi  posai la destra sul ventre, avevo trascorso ore in quel nuovo passatempo, con Olga  e Tatiana.
“Oddio.. “con un viso che mai gli avevo visto, le sopracciglia corrugate, le iridi indefinibili, di fumo.
 “Andres..ho sbagliato qualcosa?”timida. Forse stava pensando a Isabel e Xavier, era ritornato a loro e soffriva nel ricordo. E ancora ignoravo il regalo che gli  avrebbe dato Erszi, lui forse ci aveva riflettuto e non aveva osato formulare ipotesi.
“Catherine, sei il mio tesoro.. “ Sotto il palmo, come istigato, ecco nuove vibrazioni, come se il feto riconoscesse il tocco di suo padre. E sorrise scacciando le ombre.
“Amore mio..” quindi “Ehm..” Riconoscendo un noto e familiare gonfiore.
“Ho voglia di te..sarà mai possibile, sono esausto.. pure”la saracinesca delle palpebre si fletté per un momento sui suoi occhi, adesso,  color malachite.
“Celebriamo la tua paternità.. Andres, io ti amerò per sempre “
“ E io pure..” si tuffò ridendo tra le mie cosce.

E allibii, era stanco e tanto il suo uccello risorgeva rapido, glorioso, come un tuono, come se avesse 18 anni e non 34.
Era un leone.
Era Andres Fuentes.
E rompemmo un letto per la foga.

Mi sarei scavata una ipotetica fossa per l’imbarazzo, quindi ci mettemmo a ridere.
Lui sbadigliò, pigro e soddisfatto, appariva un gattone, pardon, un felino, in riposo dopo la caccia, le iridi scure come tenera giada.
“Come ho desiderato e desidero te non è mai stato con nessuna”
“Bada che resti così”lo avvisai.
“E viceversa..” mi sfiorò la clavicola, scendendo alle coppe dei seni, pesanti e vellutati, una nuova pienezza che colse sotto le falangi, al ventre teso, finalmente la gravidanza si palesava“ Ti osservo e dovrei essere pieno di reverenza, trattenermi e declinare la sfumatura della tua pelle, come i tuoi capezzoli paiano ciliegie mature”Un brivido, me li sfiorò con la punta della lingua, iniziai ad ansimare” La trama dei polsi, la perfezione delle anche e..” Con delicatezza, approfondimmo l’esame delle mie bellezze e ricambiai con zelo riguardo alle sue  “..la madre di mio figlio, una principessa e ..” era in ottima forma, adesso, ristorato e .. pericoloso, da supino rotolò sullo stomaco, predisponendosi a una nuova sessione.
“Una donna con il suo uomo, che si amano”
Con i gesti, i corpi e le parole, ci stordimmo a vicenda.

Lui si rammaricava di non essere molto romantico, quindi allibii ben bene quando trovai tre rose blu dinanzi alla mia toilette, accanto al famoso bucaneve.

Rientravo da una giornata movimentata, ero stata a Piter ( come gli abitanti continuavano a annoverare la capitale, il diminutivo di San Pietroburgo, rispetto all’attuale Pietrogrado) per noblesse oblige e all’orfanotrofio di Ella, quello della capitale, che ne aveva fondati e diretti almeno altri tre, quello che avevo inventato era forse una bella trovata. Far innalzare una giostra e sospendere le lezioni per un mezzo pomeriggio (Alexei ben si prestava in quel senso come fonte di idee) ed ecco la merenda con torte di mele, tavolette di cioccolato, introvabili rarità, dopo una battaglia a palle di neve.. il fiato corto, le guance rosse.
“Rose bianche di serra.. immerse nell’inchiostro”annotò, mentre mi massaggiava la schiena “Invenzione Fuentes..”E le spalle “Qui come va?” “Bene.. Avrei voluto portarli tutti via con me..Sai, ne ho presi in braccio due o tre, gli altri mi si sono attaccati alle gonne e ..”Un nodo di piombo. Per un gioco di dadi, mio figlio poteva nascere senza nulla, nemmeno una madre, alcuni bambini erano stati condotti lì per avere un riparo, cibo e riscaldamento, una possibilità di istruzione, e la guerra aveva aumentato il numero, molti padri non tornavano e le madri li mandavano lì per non farli morire di fame. E la rabbia e la frustrazione crescevano come un serpente pronto ad attaccare.
 “ Da zero a trenta” enunciò Andres. “E domani andrai a vedere le famiglie bisognose, come tua madre..” “Senza mettere una pelliccia di zibellino..Sarebbe vista come una inutile provocazione” “Come sei accorta..”Mi flettei a baciarlo “Non posso cambiare tutto il mondo, il mio egocentrismo non è ancora così sviluppato, qualcosa di utile si può sempre provare ..”una pausa “Vieni qui, Fuentes” il suo sesso sorgeva, miracoloso, tra le mie mani, planò allegro tra le mie cosce. Di nuovo.

La gente continuava a benedire chi aveva ucciso Rasputin, vi erano scioperi, manifestazioni in onore della “domenica di sangue” del 1905, la Duma aveva riaperto i lavori. Nulla di risolto, in pratici termini, se il freddo inibiva l’offensiva, andava osservato come gelo, viveri scarsi e prezzi esosi esautorassero le persone, la cui dieta principale era zuppa e pane raffermo. 
   
 
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