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Autore: Mirae    20/11/2017    2 recensioni
Alla fine della Seconda Guerra Magica, Kingsley Shaklebolt convince il Wizengamot ad avviare una serie di controlli clinici sui sopravissuti. In questo modo, si scopre che molti anni prima Lucius Malfoy si era macchiato di un crimine orrendo: come reagiranno i protagonisti e come verranno influenzate le loro vite e quelle di chi li attornia? *Blamione* liberamente ispirata all'omonimo romanzo di Dot Hutchison.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Signori Granger | Coppie: Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Lucius/Narcissa
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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2.

                Villa Vaughn non è al centro del parco come Malfoy Manor, ma è situata in un angolo piuttosto lontano dall’ingresso, nascosta da alti platani centenari: si racconta, che uno di essi, quello che con la chioma fa ombra alla camera da letto di Blaise sia stato piantato dal capostipite, un certo Barthemius. Draco si è sempre chiesto perché la madre del suo amico cambiasse dimora con la stessa frequenza con cui cambiava mariti, dal momento che la leggenda voleva discendesse da Mordred, il figlio illegittimo di Morgana e Artù e quindi proprietaria di uno dei castelli più protetti di tutto il Mondo Magico: forse, si era risposto una volta, si trattava veramente di una leggenda, dal momento che lo stesso Blaise era restio a parlare dei suoi antenati materni. Certo, ora gli farebbe veramente comodo che l’ascendenza dell’amico fosse reale e che quel castello esistesse veramente: in quel modo, potrebbe nascondersi lì, fino al termine di quella storia assurda.
«Ehi, amico», lo saluta Blaise, in attesa in cima allo scalone esterno.
«Lady Vaughn. Blaise», li saluta Draco. Non c’è sir Vaughn, ma lui non si sarebbe mai abbassato a salutare un Mangiamorte, pensa il ragazzo. È assente anche Lord Annwyn, lo zio materno di Blaise, forse impegnato in qualche processo al Wizengamot.
«Draco, sono contenta di vederti. Come stai?» Lady Avalon Vaughn, già vedova Zabini, accetta il baciamano da parte del biondo, riservando solo un fugace sguardo ai due Auror di scorta.
«Se non fosse per tutto questo, direi benissimo, mia Signora».
«Sono sicura che la situazione si sistemerà molto presto. Ti ho fatto preparare la camera accanto a quella di Blaise, mentre i tuoi accompagnatori possono sistemarsi nella dependance. Se volete attendere qui, vi mando subito un elfo per accompagnarvi nella vostra nuova sistemazione, signori», li liquida la donna.
«Non c’è bisogno che si disturbi, milady», prende la parola il più anziano, «al giovane Malfoy è stata ristabilita la Traccia, quindi la nostra presenza è del tutto irrilevante».
Draco stringe i pugni, mentre digrigna i denti: non solo potrebbe essere affetto da una malattia potenzialmente mortale, ma addirittura, anziché preoccuparsi di trovare una cura, i togati del Wizengamot hanno ben pensato di umiliarlo allontanandolo dalla famiglia e affibbiargli la Traccia, neanche fosse ancora sotto processo.
«Come preferite, signori. Per smaterializzarvi, dovete uscire dalla proprietà. Nano!», chiama un elfo e questo appare subito, vestito con una livrea blu, «Accompagna i signori all’uscita affinché possano smaterializzarsi senza problemi».
Rimasti soli nella sua nuova camera, Draco si butta sul letto: «Non capisco perché non mi abbiano trattenuto al San Mungo: sono malato, dovrei stare in ospedale».
Il copriletto è verde, come anche il baldacchino, ma alle pareti si rincorre lo stemma della famiglia Vaughn: un Petardo Cinese in campo bianco e verde. Che cosa ci faccia un drago asiatico sullo stemma di una delle più antiche famiglie magiche gallesi, Blaise se l’è sempre chiesto.
«Preferiresti essere attorniato da Medimaghi sconosciuti, anziché stare in compagnia del tuo migliore amico? Beh, però hai ragione: almeno lì, saresti stato in camera con la Granger e io avrei avuto modo di farle compagnia», lo punzecchia lui.
«Grazie tante, eh! Preferisci la compagnia di una Natababbana alla mia?» Si infastidisce Draco, senza muovere un solo muscolo del suo corpo.
«I suoi attributi sono più interessanti dei tuoi», continua a scherzare Blaise.
«I suoi attributi sono di esclusiva proprietà della Donnola, Blaise. Mettiti il cuore in pace e non mi ammorbare più con questa storia che ti piace quella lì». Questa volta, Draco si degna di mettersi seduto e guardarlo in faccia.
«Hermione non è una ragazza che si accontenta di essere proprietà esclusiva», gli fa notare il moro, equivocando la frase dell’amico.
«Non mi è mai parsa una ragazza che amasse essere condivisa».
«Non intendevo quello, Draco: volevo dire che gli oggetti possono essere di proprietà esclusiva di qualcuno e da come ho capito il suo carattere, dubito si ritenga tale. Ergo, in questi mesi la conquisterò», gli sorride.
«Auguri amico. Lei è innamorata cotta di quel pezzente e se ho compreso  bene anch’io il suo carattere, dubito fortemente che ti degnerà di un solo sguardo. Inoltre, secondo la leggenda, tu discendi nientepopodimeno che da Morgana e Artù e dubito che tua madre e tuo zio ti lasceranno fidanzare con una Natababbana senza arte né parte», chiosa Draco, giocherellando con la sua bacchetta.
«Dimentichi una cosa: Hermione è un’eroina di guerra e sarebbe la moglie perfetta per aumentare l’importanza del seggio al Wizengamot di mio zio. E smettila di far roteare la bacchetta, che mi stai facendo venire il capogiro!»
Senza darsi pena di interrompere il suo giochino, Draco lo contraddice: «Davvero pensi che basterebbe questo perché tuo zio e tua madre ignorino la linea di sangue?» Lo spinge a una riflessione, ma il moro gli risponde con un sorriso in cui, non solo i denti risaltano sul suo volto scuro, ma anche gli occhi gli brillano: «Tu non li conosci, Draco».
«Se lo dici tu…». Finalmente il ragazzo interrompe il suo giochino e si lascia di nuovo cadere a peso morto sul letto.
«Ti lascio riposare».
Mentre Blaise esce, Draco mormora sottovoce: «Non sono stanco» e si avvicina alla parete, per esaminare le losanghe: «Un Petardo Cinese in Galles? Bah!»

 
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Villa Conchiglia è come se la ricordava. Anche la giornata è soleggiata come quella di qualche mese prima, quando lei, Harry e Ron furono costretti a cercarvi un riparo. Il vento che le scompiglia i capelli, gonfiandoli più di quanto non sia necessario, le fa anche arrivare al naso l’odore salmastro dell’Oceano Atlantico. Mentre gli Auror che l’hanno accompagnata bussano alla porta, chiude per un attimo gli occhi, inspirando a pieni polmoni e rivivendo il funerale di Dobby.
Le dispiace per il disagio che il suo arrivo può comportare a Bill e Fleur, ma è anche sollevata di non avere sempre intorno Ron.
«Hermione, finalmente!», la abbraccia Bill, «Ron stava impazzendo ad aspettarti. E stava facendo impazzire pure noi», le strizza l’occhio.
Hermione deglutisce a vuoto, mentre passa davanti ai tre uomini per entrare nel piccolo vestibolo: «Ron… è qui?»
«Sì, non voleva lasciarti da sola in questi giorni. Ha pregato mamma di lasciarlo venire qua, con la promessa che avreste dormito in camere separate, però non devi preoccuparti», si affretta a specificare Bill, «Fleur ha preparato solo una camera e in caso di arrivo improvviso di nostra madre uno di noi verrà ad avvisarvi subito».
La diagnosi ricevuta poche ore prima al San Mungo, quasi in contemporanea con la decisione espressa dal Wizengamot l’hanno spossata, tanto che fa fatica a comprendere appieno la frase dell’amico. Poi, pochi secondi prima di entrare in salotto, un’illuminazione: «Che cosa significa che Fleur ha preparato una sola camera?» gli domanda con un filo di voce, voltandosi appena a guardarlo.
«Che né io, né mia moglie vogliamo contrastarvi, tanto siete entrambi maggiorenni», le conferma l’uomo.
«Capisco… Ecco, io non vorrei darvi troppo pensiero, ma la diagnosi che hanno fatto all’ospedale non è molto chiara, però non potrei mai perdonarmi se dovessi contagiare anche Ron. È già successo con Malfoy…», cerca di spiegarsi, gesticolando e senza dar segno di voler entrare nella stanza, dove teme che assieme a Fleur ci sia il suo... Che cosa, per la precisione? Quasi ex fidanzato? Aspirante molestatore?
«Non credo ci sia questo pericolo, altrimenti ti avrebbero trattenuto in ospedale, però se non vuoi condividere la stanza con mio fratello lo capisco benissimo: è sempre stato uno zuccone e ha sempre avuto pessimi gusti in fatto di don… Cioè, volevo dire… mi riferisco al fatto che non riesce a togliersi dalla testa lavanda Brown».
Hermione scoppia in una risata liberatoria (o forse è quello che si illude di credere): «Tranquillo, Bill, ho capito benissimo che cosa intendevi».
«Oh, bene, temevo di averti offesa. Comunque, Hermione», la trattiene per un braccio, ché la ragazza aveva accennato a un passo verso il salotto, «non devi cercare di essere gentile a tutti i costi con tutti. A volto, un bel cazzotto in faccia è molto più utile di mille parole».
«Bill! D’accordo», gli ricambia l’occhiolino, «farò tesoro del tuo suggerimento».
Come aveva previsto, nel salotto, trova ad attenderla Ron e Fleur che sta appoggiando sul tavolo tazze e teiera. Ovviamente, non potevano mancare i cream tea e i macarons.
«Hermione, finalmente!» Ron le corre incontro e la stritola in un abbraccio del tutto simile a quello di sua madre.
«Ciao, Ron, come sta Lavanda?» Gli chiede a bruciapelo lei.
«Mentre ti riposi un po’, vado a prepararti la camera», Fleur comprende subito il disagio della ragazza e passando davanti al marito gli scocca un’occhiata in tralice, alla quale lui risponde con un’alzata di spalle: come poteva immaginare che le cose non stavano esattamente come gli aveva raccontato il fratello minore? «Prego, signori, favorite anche voi», si rivolge ai due Auror che avevo scortato la ragazza sin dentro l’abitazione.
«No, grazie signora, noi dobbiamo andare», si congedano.
«Ma Fleur, non ce n’è bisogno: io e Hermione possiamo benissimo dormire assieme», cerca di trattenerla Ron.
«Non ti vergogni nei confronti di Lavanda? Come pensi che reagirebbe se venisse a saperlo? Inoltre, io sono malata», lo contraddice Hermione, mentre Bill si avvicina al tavolo con l’intenzione di prendere uno scone e assaporarlo sul divano, divertito da quello scambio di battute.
«Ma Lavanda è ancora al San Mungo, non verrebbe mai a saperlo, e poi la tua malattia non è niente di grave, altrimenti, ti avrebbero trattenuto lì», ragiona il ragazzo.
«Grave o meno, sono malata, quindi ho bisogno di riposo assoluto. E poi, dimmi che ho frainteso le tue intenzioni, Ronald Bilius Weasley!»
«E io come faccio a sapere se le hai fraintese o meno le mie intenzioni?»
«Morgana, ti prego, dammi la forza di trattenermi», invoca a occhi chiusi Hermione.
«Perché ti riferisci a Morgana e non a Godric?», chiede in modo forse troppo candido Ron.
Hermione agguanta un dolce e lo infila tutto in bocca, sedendosi sul divano accanto a Bill con la grazia di una mandria di Doxy.
«Ma che ho detto?» Chiede ancora Ron, evitando di avvicinarsi all’amica.
Bill, cercando di distendere l’atmosfera le chiede se è stata informata dell’audizione al Wizengamot.
Fregandosene di sputare a destra e a sinistra le briciole, Hermione biascica che sì, è a conoscenza del fatto che dovrà presentarsi al Ministero fra tre giorni, nella stessa udienza di Malfoy e che a essere sincera non ne capisce il motivo. Al San Mungo le hanno detto che ha una malattia rara di cui stanno cercando una cura, ma allora perché deve presentarsi davanti i Saggi e non più in ospedale? Che cosa le stanno nascondendo?
«Pe le toppe del Cappello Parlante, Hermione!», si scandalizza Ron, «vedere il tuo cibo masticato non rientra tra le mie aspirazioni. Non mi dirai che credi veramente a un complotto? Va beh che c’entra Malfoy, ma, insomma, Malfoy è solo Malfoy! Magari si tratta di una cura così segreta che hanno paura che Malfoy possa rubargliela».
«Se Malfoy è solo Malfoy, non vedo perché dovrebbero aver paura che gli rubi una pozione».
«Io mi riferivo a suo padre».
«Mi è venuto mal di testa. Vado a distendermi».
Hermione si alza dal divano con più grazia di come vi si era seduta, ma esce dalla stanza a passo sostenuto con le braccia lungo i fianchi che terminano con i pugni ben stretti.
«Ron! Potresti accompagnarmi sulla scogliera, per favore?», Bill lo richiama, impedendogli di seguire la ragazza. 


 
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Salve a tutt*. Vorrei ringraziare tutt* coloro che stanno leggendo questa nuova fanfic, anche se in silenzio, in particolare ringrazio roby90 per aver inserito la storia tra le seguite.
Per gli aggiornamenti, questa è la mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/TheMiraesDream/
   
 
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