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Autore: Iron_Captain    21/11/2017    3 recensioni
Un killer misterioso che sta terrorizzando la città... Una verità che sconvolgerà la vita di Judy... Cosa accadrà e come riuscirà Judy Hopps ad affrontare e gestire queste situazioni?
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 17: Situazione complicata

Judy aspettò tutto il giorno davanti la sala operatoria in cui era ricoverato Nick: era seduta su una delle sedie che si trovavano nel corridoio, con la testa piegata in avanti e le mani, chiuse a pugni, appoggiate sulle ginocchia; era furiosa e desiderava andare a caccia quella killer e massacrarla. Tuttavia era preoccupata anche per le condizioni del proprio partner, che si trovava dentro la sala operatoria da parecchio tempo, e la lampada rossa era ancora accesa.
In quel momento arrivò un tasso femmina che indossava il camice bianco e portava con sé una cartella clinica.
“Agente Hopps: deve venire con me per sottoporsi a delle analisi.”
La coniglietta, preoccupata che potesse accadere qualcosa a Nick durante l'operazione, non aveva intenzione di seguirla.
“Me ne andrò solo quando saprò che Nick starà meglio e sarà fuori pericolo.” disse la leporide con tono acido.
La dottoressa esitò: le zampe le tremarono, ed era indecisa su come convincere la paziente.
La coniglietta notò i suoi gesti, dovuti probabilmente dal fatto che non aveva un carattere deciso, o che fosse alle prime armi. In entrambi i casi, sapeva come affrontarla.
“Ascolti; i dottori si stanno occupando del tuo partner affinché le sue condizioni possano migliorare…”
“A proposito di questo…” intervenne Judy, interrompendo la risposta della dottoressa. “Dove cazzo eravate ieri notte, quando era scoppiata quella sparatoria, eh?”
Il tono leggermente alterato della coniglietta fece tremare il tasso femmina, che smise di parlare all'istante.
“Come mai ci avevate messo così tanto ad arrivare? Volevate far crepare quella povera volpe?”
A quel punto la leporide si alzò dalla sedia, con le zampe chiuse a pugno, e si avvicinò alla dottoressa con passo deciso.
“Finché non avrò saputo che il mio partner sta meglio, non andrò a sottopormi a nessuna visita; e se dovesse morire…ve la farò pagare cara.” disse la coniglietta con tono minaccioso, tenendo stretto tra le proprie zampe il collo del camice della dottoressa.
“C…Certo.” si limitò a rispondere il tasso esitante, che cominciò a temere di venire presa a pugni da quella poliziotta isterica.
Non appena Judy mollò la presa, la dottoressa decise di andarsene via, con l'intenzione di stare il più lontano possibile da quella poliziotta isterica.
Per un breve istante, la coniglietta rimase indifferente, ma poi pensò alla reazione che aveva appena avuto: era stata troppo dura con lei e l'aveva quasi aggredita, arrivando a impaurirla e a demoralizzarla. Ritornò a sedersi e a riavere la stessa postura di prima: piegata in avanti, con le orecchie e il viso abbassati, e le zampe chiuse a pugni.
Ma che diavolo sto facendo?
Incominciò a riflettere sulla reazione che aveva avuto con la dottoressa, la quale non aveva alcuna colpa per quanto riguardava le condizioni di Nick; forse neanche sapeva il motivo per cui i medici erano arrivati in ritardo. Probabilmente non era neanche di turno quando era successo quel maledetto fatto. Cominciò a sentirsi in colpa: a causa di ciò, probabilmente, non sarebbe più stata così gentile, sorridente ed soddisfatta del proprio lavoro; forse avrebbe cominciato ad avere difficoltà a rivolgersi ai pazienti. E se a causa di ciò avesse iniziato ad essere offesa e a rispondere male a chiunque? A causa di quella reazione, che aveva minato la sua autostima, e di quelle riflessioni, la leporide iniziò ad essere arrabbiata con se stessa.

“Ricordati, Carotina: a ogni azione che compi, seguono sempre delle conseguenze.”

Ripensò più volte a quelle parole che le aveva detto Nick una volta, durante uno dei loro turni di pattuglia.
A quel punto iniziò a sentirsi in colpa per averle risposto in quel modo, nonostante sapesse molto bene il motivo per cui avesse reagito così diverse volte: la killer. Il fatto che tenesse sulle spine la sua vittima e, oltre a minacciare, di poter far fuori tutti i mammiferi a cui teneva senza riuscire a proteggerli, la facevano innervosire parecchio; senza contare il fatto che anche la propria famiglia era diventata un bersaglio e un motivo di ricatto per spingere la coniglietta ad indagare su quella mammifera psicopatica. Per la prima volta, in tutta la sua vita, non si era mai sentita così vulnerabile e presa di mira così intimamente; ma d'altronde i serial killer erano fatti così: studiavano bene le loro vittime per poi far loro del male, puntando alle loro fragilità.
Nonostante le fosse capitato di essere stata una preda da parte di alcuni predatori, non si era mai sentita così braccata e messa sotto pressione in questo modo. Era in difficoltà: non sapeva come affrontare questa situazione, nonostante fosse in grado di difendersi fisicamente da quella criminale: poiché ad andarci di mezzo erano i suoi colleghi di lavoro, gli amici e la famiglia, che erano stati presi di mira dall'assassina, che riusciva a stare sempre un passo avanti a lei, impedendole di proteggere i propri cari.
L'unico particolare che non era ancora riuscita a sapere era se quella killer fosse soltanto invidiosa di lei, o se c'era qualcos'altro che le continuava sfuggiva. In entrambi i casi, avrebbe fatto di tutto per fermarla.
La leporide si sentì talmente stanca da essere sul punto di addormentarsi.
“Judy!”
La coniglietta ritornò vigile e si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce: due conigli adulti si stavano avvicinando. Non appena li riconobbe, corse loro incontro.
“Mamma, Papà!” esclamò Judy abbracciandoli.
“Tesoro mio, stai bene?” chiese Bonnie preoccupata.
“Abbiamo saputo che ti sei sentita male e che eri stata aggredita da un criminale.” disse subito dopo Stu.
“Sto bene. Però voi non dovreste trovarvi qui.” rispose Judy, consapevole del fatto che erano ancora in pericolo.
I due conigli adulti si scambiarono un'occhiata preoccupata; poi fu il papà a prendere la parola.
“Judy, lo sai cosa siamo noi? Siamo una famiglia: e per questo motivo ci preoccupiamo, ci aiutiamo e ci prendiamo cura l'uno per l'altro, senza neanche sfiorare l'idea di abbandonare un membro della nostra famiglia.”
Sentendo quelle parole, la leporide ruppe bruscamente l'abbraccio e si allontanò dai suoi genitori. Aveva lo sguardo impaurito e preoccupato.
I genitori, nel vedere quella reazione, e il naso della loro amata figlia che tremava tanto, si preoccuparono come non mai.
“Judy…?”
“No: voi dovete stare lontani da me.” rispose la leporide terrorizzata. “Possibile che non riusciate a capire che questa assassina vi vuole morti, e che si diverte a dirmi che può uccidervi come e quando vuole!”
Per qualche minuto, regnò il silenzio totale, in cui nessuno dei tre familiari parlò. In quel momento, la luce rossa al di sopra della porta si spense; a quel punto i medici uscirono con alcune apparecchiature.
Judy fu sul punto di chiedere come stava il suo amico, ma fu il dottore ad anticiparla, dicendole che l'operazione era andata bene e che poteva vederlo anche subito. La coniglietta corse immediatamente dentro la stanza, senza dare la possibilità ai propri genitori di fermarla.
La volpe era sdraiata sul letto, ben rilassata; non appena vide la sua partner entrare nella camera, sorrise.
La leporide, senza riuscire a trattenere le proprie emozioni, corse ad abbracciarlo.
“Nick!” esclamò Judy in lacrime, felice di vedere che il proprio partner non fosse morto.
“Ehi…piano Carotina.” disse il canide, che sentì l'abbraccio di Judy molto stretto.
Senza dire una parola, la coniglietta allentò un po' la presa, ma continuò a piangere.
Entrambi i mammiferi pensarono a cosa dire, ma nessuno parlò; tuttavia la volpe decise di abbracciare la povera leporide, continuamente messa alle strette da quella criminale psicopatica.
“Vedrai che la prenderemo.” rispose infine il partner, cercando di consolarla.
La leporide si limitò ad annuire; i suoi pensieri però si soffermarono sul suo partner, che aveva rischiato di perderlo per sempre, come era successo ai loro colleghi, con la sola differenza che era particolarmente legata a quella volpe: se fosse morto…non se lo sarebbe mai perdonato, e sarebbe uscita fuori di testa.
Non appena Judy fu sul punto di parlargli, finalmente, uno dei dottori entrò nella camera.
“Agente Hopps: deve sottoporsi a delle analisi.”
La coniglietta guardò prima il dottore, poi Nick.
“Non preoccuparti, Judy: sono in buone zampe.” rispose il canide sorridendole.
Come se stesse parlando con un genitore, la leporide annuì. Non appena scese dal letto e seguì il dottore, si sentì invasa da milioni di pensieri: si sentì invasa dal senso di colpa per essersi comportata male con quella dottoressa; poi ripensò alla notte scorsa, quando aveva visto il suo partner cadere a terra perché era stato ferito: aveva rischiato di perderlo per sempre; e quando l'assassina le aveva mentito dicendole che lo aveva ucciso, aveva sentito il mondo crollarle addosso, proprio perché, nonostante i suoi sforzi, non era riuscita ad impedire che ciò accadesse.
Nonostante sapesse il movente di quell'assassina, c'erano ancora alcuni particolari che purtroppo le sfuggivano…e lo aveva capito dal tono di voce, furibondo, che aveva usato.
In quel momento, la coniglietta sentì appoggiarsi sulla spalla una zampa. Ebbe una strana reazione di paura che la fece rabbrividire, rendendola incapace di reagire.
“Judy.”
La leporide si voltò, non appena seppe che era sua madre.
Bonnie fu sul punto di dirle qualcosa, ma non appena vide l'espressione impaurita della figlia, si bloccò. Le due leporidi si squadrarono a lungo senza dire una parola: era come se volessero evitare di confrontarsi. Persino Stu sembrò essere paralizzato: non volle intervenire, ma allo stesso tempo temette, inutilmente, che avrebbero cominciato a litigare.
“Stai tranquilla, piccola mia.” disse infine la mamma della leporide accarezzandole la guancia.
Dopo essersi limitata ad annuire, Judy riprese a seguire il dottore per sottoporsi alle analisi.
Dopo aver visto tutta la scena, Stu si rivolse a sua moglie; “Che cosa ti è preso, amore?”
Bonnie sapeva bene che doveva dire una cosa importante a Judy, ma nel momento in cui l'aveva osservata, era come se avesse avvertito la sua paura e la stesse provando.
“Io…Scusami caro…”
In quel preciso momento squillò il cellulare di Judy, che si trovava all'interno della borsa della mamma: mentre la figlia si trovava in “prognosi riservata”, aveva chiesto ai dottori se poteva avere gli effetti personali della figlia, in modo particolare il cellulare e il portafoglio, affinché non li avesse persi.
“Pronto?” disse Bonnie che, dopo aver visto che sullo schermo apparve la scritta “Numero Privato”, rispose alla chiamata.
“Voglio parlare con Judy.” disse la killer con la sua solita voce metallica mascherata dopo qualche secondo di silenzio.
Le orecchie della coniglietta adulta si abbassarono, e la sua espressione era sconvolta.
“Stammi bene a sentire: se non lasci mia figlia in pace, ti farò pentire amaramente di averle fatto del male di averla molestata!” rispose alterata, intuendo che fosse l'assassina che aveva preso di mira la sua amata figlia.
Dopo qualche altro secondo di silenzio, la criminale terminò la chiamata.
Dopo aver osservato per un breve istante il telefono della propria figlia, Bonnie lo rimise in borsa.
“Chi era, tesoro?” chiese Stu preoccupato, dopo aver assistito alla brusca risposta di Bonnie al telefono.
“Noi…dobbiamo fare qualcosa per nostra figlia.” disse la coniglietta, che non aveva affatto l'intenzione di assistere e aspettare che venisse fatto del male a Judy.

Angolo autore
Rieccomi qui, con un nuovo capitolo. Ho passato il resto della settimana a pensare come impostarlo e scriverlo: le idee sono state parecchie, una più bella dell'altra…ma alla fine ho pubblicato questo…e spero possa piacervi. Nei prossimi capitoli…vedrò di inserire le idee che avevo intenzione di pubblicare da un po' di tempo.

   
 
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