CAPITOLO
XIII
“E
credi che la tua gentilezza mi ha
indotto ad amarti più profondamente di quanto farei
se
meritassi il tuo amore, e sebbene non
potrei, e non posso fare a meno di mostrarti la mia natura,
me
ne rammarico e me ne pento; e me ne
pentirò e rammaricherò fino alla morte.”
(Emily Brontë,
Cime
Tempestose)
20
gennaio 2107
“Un’altra ondata di maltempo è
prevista su Seul e zone limitrofe durante
il fine settimana. Dopo le intense piogge di inizio settimana, alla
pausa degli
ultimi due giorni seguirà un nuovo abbassamento delle
temperature e si avranno
forti nevicate tra i giorni di sabato e domen-”
Yoongi
cambiò canale.
Il meteo gli interessava fino ad un certo punto. Nessun disastro
naturale era
stato annunciato e questo gli bastava, il resto era ciò che
c’è da aspettarsi
da un normale inverno. Comunque, lui non sarebbe dovuto andare da
nessuna parte
durante il fine settimana per cui la cosa non lo avrebbe riguardato in
ogni
caso. Prese un sorso dalla tisana allo zenzero che stava bevendo e si
sistemò
meglio tra i cuscini del divano. Non stava facendo nulla di particolare
al
momento e come i giorni precedenti si stava semplicemente godendo
l’ozio da cui
sarebbe stato costretto ad uscire dalla settimana successiva. Eppure,
si
sentiva appagato. Era contento di essere tornato a Seul, era contento
di
trovarsi adesso in questa casa, in questa sala, su questo divano. Era
anche
contento di non aver rinunciato ai giorni che gli erano stati concessi
dall’etichetta. Non se ne sarebbe potuti permettere
più per un bel po’, lo
sapeva, ma non era pentito della sua decisione. Aveva bisogno di
rimanere
concentrato su ciò che era più importante per lui
adesso, senza che stanchezze
e nervosismi esterni si mettessero in mezzo a rendergli tutto
più complicato.
Fin da quando aveva varcato la soglia del 503, ignorando lo sguardo
sconvolto
di Namjoon e dicendogli un semplice “ciao”
– aveva pensato che comportarsi in
modo naturale sarebbe stato il metodo più sicuro per
assicurarsi l’assenza di
domande, ma ovviamente Jin era Jin, anche se non era stato pressante
come suo
solito – si era arrovellato su un unico punto: cosa fare
quando avrebbe rivisto
Jimin. Ci aveva pensato e ripensato, improvvisato mille discorsi e
progettati
altri mille, ma nulla gli suonava efficace. Il problema principale era
che
neppure lui era sicuro di come avrebbe reagito di fronte al ragazzo.
L’ultima
volta che lo aveva visto le cose non erano andate bene e lui era
spaventato dal
ripetere lo stesso errore. Il tempo per riflettere però
iniziava a scadere e
fra non molto più di un quarto d’ora probabilmente
tutti i ragazzi sarebbero
stati già lì, incluso Jimin. Non gli aveva
scritto una volta tornato e si era
chiesto se qualcuno degli altri lo avesse avvisato. Immaginò
di sì, così come
qualcuno di sicuro a un certo punto doveva averlo informato due
settimane prima
sulla sua improvvisa partenza. Il pensiero di aver lasciato Jimin
così, senza
una spiegazione, senza modo di parlargli, faceva ancora sentire a
Yoongi una
morsa al cuore. Se anche un giorno Jimin lo avesse perdonato, di sicuro
lui non
lo avrebbe mai fatto. Yoongi cambiò di nuovo canale e si
fermò su un programma
di varietà. Le persone risero divertite a qualcosa che il
conduttore aveva
detto, ma lui rimase serio. Non stava in realtà seguendo,
guardava solo le
figure sperando che lo distraessero dalle paure che lo stavano
infestando.
Chissà se Jimin sarebbe venuto. Chissà se gli
avrebbe parlato. Forse ormai lo
odiava. Forse si era dimenticato di lui. Forse non lo odiava, e Yoongi
gli era
semplicemente indifferente. Lo scenario peggiore. Yoongi sentiva come
ogni
centimetro del suo corpo, ogni suo istinto più radicato gli
urlassero di
tornarsene in camera, uscirne solo per cena, sedersi a tavola vicino a
Hoseok,
chiacchierare un po’ con lui e rimanere in disparte il resto
del tempo, ma non
avrebbe ceduto questa volta. Si era messo su quel divano apposta.
Doveva
riuscire quanto meno a rimanere in sala tutto il tempo, con Jimin
davanti a
lui. Non sapeva ancora bene come avvicinarglisi o approcciarlo, ma era
sicuro,
così come era sicuro di chiamarsi Min Yoongi, che non si
sarebbe nascosto
un’altra volta. Sarebbe riuscito a parlare con Jimin, anche a
rischio che
l’altro gli sbattesse la porta in faccia.
Il
campanello suonò e
Yoongi sentì lo stomaco affondare, ma il suo viso non
tradì nessuna emozione.
Fu
Namjoon ad andare
alla porta, quando si accorse che Yoongi non lo avrebbe fatto. Se
avesse potuto
lo avrebbe sollevato lui stesso da quel divano, ma era anche
dell’idea che non
bisognasse accelerare troppo le cose e dunque di dare ancora un
po’ di tempo
all’amico. Poteva immaginare quello che stava pensando.
Dietro quel citofono ci
sarebbe potuto benissimo essere Jimin e capiva come questa idea potesse
spaventare Yoongi. Rispose pregando in cuor suo che fosse solo un
momento di
iniziale imbarazzo. Due voci in coro risposero, quelle di Taehyung e
Jungkook.
–
Siete venuti
insieme?
–
No, sono venuto con Jiminie, ma Kookie era
da qui poco prima di noi per cui ci ha aspettati. Hyuuuuuung aprici
però, che
fa freddo!
–
Ah sì, giusto!
Scusate! – rispose Namjoon come se si fosse accorto solo ora
di star
comunicando con i ragazzi attraverso un citofono e non un telefono e
quindi era
il caso di frenare la sua curiosità almeno finché
non fossero saliti al caldo.
Rimettendo il ricevitore al proprio posto non poté fare a
meno di chiedersi
come sarebbe andata la serata. Poteva davvero andare in qualsiasi modo.
Sarebbe
potuta diventare la cena più imbarazzante di sempre. Sarebbe
potuta finire in
tragedia, con urla e strilla. Ma sarebbe anche potuta finire bene, come
lui,
Jin, Taehyung e Hoseok speravano. Avevano deciso di spostare prima
possibile la
loro cena di gruppo per far sì che la situazione di Jimin e
Yoongi potesse
sbloccarsi al più presto, ma avevano anche concluso di
comune accordo che,
prima di qualsiasi tipo di intervento, avrebbero solamente monitorato
la
situazione. Volevano dare a Jimin e Yoongi la possibilità di
muoversi per conto
proprio, e dunque l’idea era che avrebbero dato il via al
loro piano solo
qualora avessero visto la necessità di una spintarella. Non
avrebbero comunque
per il momento fatto nulla di troppo invasivo. Continuavano tutti a
rimanere
dell’opinione che fosse giusto che i due ragazzi se la
sbrigliassero da soli e
per questo motivo, almeno all’inizio, loro avrebbero solo
aiutato a creare le
condizioni per un’eventuale rappacificazione. Con
l’arrivo adesso di tutti e
tre i ragazzi, tutti i personaggi del loro piano, qualora ce ne fosse
stato
bisogno, erano sulla scena.
Mentre Namjoon apriva la
porta d’ingresso
dell’appartamento, socchiudendola per bene così
che non entrasse troppo freddo
in casa, i tre ragazzi più giovani stavano coprendo in
verticale, chiusi nel
gabbiotto dell’ascensore, la distanza tra il piano terra e il
quinto piano.
Taehyung cercava di capire cosa stava pensando Jimin, il quale era
appoggiato
nell’angolo con un’espressione piuttosto seria, ma
che non lasciava intravedere
molto dei pensieri che sicuramente dovevano star fluttuando nella sua
testa.
Come parte del piano, solo il giovedì sera,
all’ora di cena e nei loro
rispettivi appartamenti, Hoseok e Taehyung avevano riferito a Jungkook
e Jimin del
ritorno di Yoongi avvenuto il mercoledì, e solo dopo essersi
assicurati della
loro disponibilità per una cena al 503. Jungkook era stato
avvisato nello
stesso momento di Jimin per evitare che per qualche motivo decidesse di
riferirglielo lui stesso prima di quando Jimin avrebbe dovuto saperlo,
e si era
deciso che Jimin dovesse saperlo quasi all’ultimo per evitare
che se ne tirasse
indietro. Taehyung aveva in realtà avuto paura di una scusa
all’ultimo momento
da parte di Jimin, ma quando entrambi furono per strada disse addio a
questo
timore. Jimin però era rimasto abbastanza silenzioso durante
il viaggio in tram
e questo Taehyung lo aveva notato. Anche adesso
nell’ascensore continuava a non
parlare. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, incoraggiarlo, rassicurarlo
che se
aveva bisogno di un appoggio lui ci sarebbe stato, ma non poteva senza
rischiare di far capire a Jimin che lui qualcosa sapeva mettendo
così in
pericolo tutto il loro piano. Il piano… l’aver
dovuto tenere Jungkook fuori non
era stato semplice per Taehyung. Si sentiva il cuore stringere a
vederlo così
sorridente e allegro come sempre sapendo di star tenendolo
all’oscuro di una
situazione che in qualche modo, purtroppo, coinvolgeva anche lui. Ma
come
avrebbero potuto metterlo a parte del loro piano? Taehyung sapeva
perfettamente
che se Jungkook avesse saputo che Jimin e Yoongi erano in cattivi
rapporti
sarebbe stato il primo a volerli aiutare. Il problema era che non
sarebbe stato
possibile spiegargli questo senza metterlo anche al corrente del modo
in cui
tutti loro erano giunti a questa conclusione. Era impensabile credere
che il
ragazzo non avrebbe fatto domande, non avrebbe voluto sapere tutti i
dettagli
ed era dunque assurdo pensare che la questione della gelosia di Yoongi
non
sarebbe venuta fuori. E non poteva, non doveva,
venire fuori, non con Jungkook. Se gli avessero detto
“abbiamo capito che
Yoongi è geloso di Jimin e vorremmo aiutarlo ad
avvicinarglisi di nuovo senza
nessuno in mezzo” sarebbe stato come dirgli tutti in coro
“abbiamo deciso che
fra i due chi deve farsi da parte sei tu”. Avrebbe
interpretato il loro
atteggiamento come un chiaro favoritismo nei confronti di Yoongi
sentendosi
tradito dai suoi stessi amici e Taehyung questo non poteva proprio
permetterlo.
Innanzitutto, Yoongi sarebbe potuto benissimo essere geloso di Jimin
semplicemente
in quanto suo amico. Non era assolutamente detto che provasse per il
ragazzo
altri sentimenti, per cui la ripresa dei rapporti tra i due avrebbe
potuto
lasciare intaccata la relazione tra Jimin e Jungkook. In secondo luogo,
qualora
invece il tutto avesse preso un’altra piega, Taehyung sapeva
che il favore vero
che tutti stavano facendo era anche proprio nei confronti di Jungkook.
Ma
questi erano argomenti troppo logici e come si fa a parlare con la
logica ad un
cuore giovane e innamorato? Il ragazzo avrebbe visto un chiaro rischio
in
questa serata e sarebbe potuta diventare una pedina imprevedibile. Tra
l’altro,
anche qualora avesse accettato di lasciare spazio a Yoongi per questa
sera,
sarebbe stato giusto chiederglielo? Tutti e quattro i ragazzi avevano
convenuto
di no.
Jungkook
entrò in
casa lanciando un sonoro “ciao” seguito a ruota da
quelli di Taehyung e, ben
più flebile, quello di Jimin. Aveva visto Yoongi sul divano
e si era sentito
più agitato che mai. Fece tuttavia del suo meglio per
sembrare tranquillo e fu
aiutato in questo dal comportamento di Jungkook. Mentre Namjoon
prendeva i loro
cappotti per andare a portarli in camera, fu lui che si rivolse a
Yoongi per
primo:
–
Hyung! Bentornato!
Yoongi,
che non si
era ancora alzato dal divano, ma si era obbligato a smettere di
guardare la
televisione e girarsi in direzione dei tre ragazzi, fu grato a Jungkook
per
essere stato lui a rompere il ghiaccio:
–
Grazie – disse,
annuendo e sorridendogli brevemente. I suoi occhi si posarono poi su
Taehyung,
il quale aggiunse anche lui un “bentornato, hyung”
e guardò poi Jimin. Il
ragazzo dette solo un piccolo assenso alle parole di Taehyung facendo
un cenno
del capo e mormorando “mmh” come a dare ragione
all’amico. Yoongi avrebbe
preferito che gli parlasse direttamente, ma sapeva di non poter
pretendere
troppo. Si guardarono solo per un momento perché poi Jimin
spostò subito lo
sguardo verso il corridoio con le camere, da cui Jin stava facendo
capolino.
–
Scusatemi, ero di
là a cambiarmi! Siete arrivati tutti?
–
Hoseok-hyung no, mi
ha detto di avvisare che arriva più tardi, non ho capito
bene perché.
–
Oh, ok, va bene,
tanto ancora non ho iniziato a preparare niente – rispose Jin
con tranquillità.
In realtà sapeva benissimo che Hoseok non sarebbe venuto
subito. Per esigenze
di copione occorreva che per il momento non fosse presente,
poiché sarebbe stato
più semplice attivare il loro piano con meno persone in
casa. Nel caso in cui
la situazione si fosse risolta da sola gli avrebbe scritto per dirgli
di
salire, altrimenti il ragazzo li avrebbe aspettati come
d’accordi in un bar
poco distante da casa loro.
****
La
situazione non
sembrava starsi risolvendo da sola. Erano le sette e quarantacinque,
Jungkook,
Jimin e Taehyung erano arrivati da ormai quasi mezz’ora, ma
ancora nulla.
Fingendo di andare un attimo in camera sua, Jin attraversò
la sala per studiare
bene ciò che stava avvenendo. Yoongi non si era mosso dal
divano. La
televisione era accesa, ma lui non sembrava starla guardando, e pareva
più
preso a fissare il quadro nuovo recentemente appeso in casa come se
volesse
memorizzarlo fin nei minimi particolari. Namjoon non si era
appositamente
seduto vicino a lui, sperando così di lasciare spazio a
Jimin qualora volesse
andare a parlarci, ma ancora il ragazzo non lo aveva fatto,
né aveva dato
segnali di volerlo fare. Come un po’ tutti avevano previsto,
chi era più
difficile da gestire era Jungkook. Come d’aspettativa, il
ragazzo era seduto al
tavolo della sala vicino a Jimin e continuava a tenerlo impegnato.
Taehyung,
seduto vicino a loro, cercava di distrarlo ogni tanto, portando il
discorso su
argomenti a cui Jimin non poteva partecipare, sperando che
l’amico afferrasse
quello spiraglio e decidesse di usarlo per alzarsi e andare da Yoongi,
ma
nulla. Jin esitò un minuto in camera, per dare
l’impressione di aver
effettivamente un motivo per essere lì, ed uscì
di nuovo tornando in cucina e
facendo cenno a Namjoon, seduto anche lui al tavolo della sala, di
raggiungerlo
dentro. Senza dirsi nulla, i due ragazzi si mandarono occhiate che
esprimevano
benissimo tutta la loro frustrazione. Subito dopo si levò la
voce di Jungkook:
–
Vado un momento in
bagno. Torno subito.
Entrambi
i visi di
Namjoon e Jin si illuminarono a questo. Namjoon chiuse gli occhi in
attesa e
Jin li sollevò al cielo a mo’ di preghiera,
entrambi sperando che Taehyung
capisse cosa doveva fare.
–
Vado a prendere un
bicchiere d’acqua.
SI!
Pensò Jin, bravo Taehyungie! Il
giovane entrò in
cucina e lanciò anche lui uno sguardo eloquente ai ragazzi
sollevando le
sopracciglia. Nella sala rimanevano, anche se ancora troppo distanti,
solo
Jimin e Yoongi e dunque nel caso in cui uno dei due avesse voluto fare
una
mossa verso l’altro questo sarebbe stato il momento perfetto.
Taehyung si portò
vicino alla credenza e iniziò a fare dei rumori a caso con i
bicchieri per dare
l’impressione di star facendo qualcosa e anche Namjoon e Jin
si misero a
parlottare di cose inutili. Credevano che il messaggio che stessero
lanciando
fosse chiaro: non facciamo caso a voi,
parlatevi tranquilli. Sentirono la sedia di Jimin spostarsi e
tutti e tre
rimasero con il fiato sospeso. Dei passi. Prima che la gioia potesse
invaderli
si accorsero che invece che allontanarsi, si avvicinavano. La testa di
Jimin
fece capolino dalla porta:
–
Posso aiutare? – ed
entrò anche lui in cucina. Namjoon si lasciò
sfuggire un sospiro. Taehyung prese
a riempire il suo bicchiere scuotendo appena la testa, mentre Jin
capì che era
giunto il momento di fare davvero qualcosa. Meglio ancora che Jungkook
fosse in
bagno, e Jimin avesse posto questa domanda. Sarebbe sembrato ancora
più
scontato che avesse chiesto proprio a lui il favore di cui aveva
bisogno.
–
In effetti si
Jiminie! Stavo notando proprio ora che sono a corto di scorte. Mi
dispiace
tanto, ma è stata una giornata un po’ indaffarata
oggi e non ho avuto modo di
ricontrollare per bene che avessi tutto – ovviamente era
perfettamente al
corrente della condizione della sua dispensa al momento, ma non
c’era bisogno
che Jimin ne fosse informato – Vieni con me.
Mentre
accompagnava
Jimin alla porta d’ingresso, Namjoon prese il cellulare e
ebbe un brevissimo
scambio di messaggi:
---
venerdì
20 gennaio 2017 ---
Kim
Namjoon
19:54
Bar.
Hoseokah
19:54
Ok!
Vicino
alla porta,
Jin prese delle chiavi appese a un chiodino vicino al citofono e le
passò a
Jimin:
–
Ho bisogno che tu
mi prenda tre pacchi di riso tra quelli che sono dentro la scatola
verde al
terzo ripiano della scaffalatura in cantina. Puoi farlo per favore?
– vide con
la coda dell’occhio che Jungook stava uscendo dal bagno e si
era fermato in piedi
davanti alla televisione, evidentemente interessato a qualcosa che
stava
venendo trasmesso.
–
Terzo ripiano,
scatola verde, ok! Vado e torno, tranquillo.
Chiusa
la porta
dietro a Jimin, Jin sapeva che adesso dovevano fare tutto abbastanza
celermente. Il ragazzo non sarebbe tornato subito, aveva
l’ascensore da
prendere, sia all’andata che al ritorno, e poi bisognava
anche camminare un po’
per arrivare alla porta del loro fondaco. In più, Jin aveva
messo apposta la
scatola con i pacchi di riso – solitamente per terra vicino
alla porta perché
era l’alimento che finiva più spesso ed era logico
tenerlo a portata di mano –
nello scaffale più alto, sapendo che Jimin per arrivarci
avrebbe dovuto
utilizzare la scala che avrebbe trovato sempre lì nel loro
fondaco. Questo
avrebbe dunque rallentato la sua ricerca, ma comunque non potevano
sperare di
avere più di cinque, massimo dieci minuti a disposizione per
andare avanti con
il resto del piano. Si affrettò in cucina e Jungkook gli si
accodò:
–
Dove è andato
Jiminie?
–
A prendere del riso
sotto, ho fatto un po’ di confusione stasera.
–
Tu in confusione
sul cibo, hyung?
–
Capita anche ai
migliori, Jungkookie – gli disse Jin sorridendogli
– Mi sono scordato di
comprare anche altre cose temo.
–
Se vuoi posso
andare io al supermercato – rispose immediatamente Taehyung
– Kookie, vuoi
venire con me? Jin-hyung poi deve cucinare, la spesa possiamo almeno
farla noi.
Jungkook
annuì:
–
Si, certo! – e
aggiunse poi ridacchiando – Immagino Namjoonie-hyung sia
escluso a priori, giusto?
Namjoon
sollevò gli
occhi al cielo sorridendo e si morse la lingua. Era necessario che
entrambi i
ragazzi se ne andassero al più presto per cui adesso non
poteva mettersi a
discutere, ma il tempo per la vendetta sarebbe venuto. La
sfrontataggine di Jungkook
lo aveva quasi convinto a sentirsi meno in colpa sul fatto che lo
avessero
escluso. Quasi. Non era contento nemmeno lui che il ragazzo venisse
raggirato
in questo modo, ma vedendo come Jimin e Yoongi si stavano comportando
non
riusciva a vedere altra soluzione. Taehyung andò velocemente
in camera di
Namjoon a prendere i cappotti e aprì la porta, fermandosi
sulla soglia con
entrambi in mano:
–
Kookieee!
–
Si, eccomi. Dammi
il mio.
Taehyung
uscì fuori
infilandosi il proprio capotto e urlando un “A dopo
hyung!” con Jungkook che lo
seguiva sul pianerottolo mentre ancora anche lui doveva finire a
indossare il
suo giaccone.
–
Jin-hyung mi ha
dato la lista delle cose da prendere – disse Jungkook
mostrando un foglietto a
Taehyung mentre aspettavano l’ascensore –
è un po’ lunga, non fa spesa da
giorni?
Taehyung
dette
un’occhiata alla lista e iniziò a leggere
ciò che vi era scritto ad alta voce
per evitare di rispondere a Jungkook.
****
In
casa ora erano
rimasti solo Namjoon e Jin. Dovevano uscire al più presto.
Jin portò qualche
ciotola in sala per vedere cosa stesse facendo Yoongi. Sempre su quel
divano.
Andò di nuovo in camera sua, prese il cellulare e
telefonò a Namjoon, ancora in
cucina.
–
Pronto? – la voce
dell’amico che rispondeva al telefono giunse a Yoongi
– Oh, ciao Kangdae-hyung!
No, non disturbi. Oh, adesso? Va bene, se è urgente certo.
No, non c’è
problema, arriviamo subito! Aspettaci lì.
A
Jin era venuto da
ridere durante la conversazione e si dovette coprire la bocca con la
mano
quando Namjoon lo chiamò correndo verso la sua camera
affannato. Stava
recitando bene, forse avrebbero dovuto includere anche lui nello
spettacolo
l’anno successivo.
–
Jinah,
Kangdae-hyung ha appena chiamato. C’è una cosa
urgente di cui deve parlarci per
lo spettacolo.
–
Adesso?? – Jin si
stava comportando come se dovesse recitare la parte più
importante della sua
vita e tirò fuori il tono più genuinamente
sorpreso di cui fosse capace. I suoi
occhi però tradivano una punta di divertimento che quelli di
Namjoon ricambiavano
completamente – Cosa chiama a quest’ora della sera?
Dovremmo dirgli-
–
No Jinah, lo sai
che non possiamo. Credo abbia del materiale importante da consegnarci,
ma ha
detto che deve dare istruzioni a entrambi e siccome sta passando di qui
ed è
urgente ha chiesto di vederci. Non potevo davvero dire di no.
–
Ok, ok – disse Jin
mettendosi il cappotto di fretta e Namjoon corse in camera sua a fare
lo
stesso. Yoongi li vide spuntare dal corridoio intabarrati nei loro
cappotti e
discutendo animatamente:
–
Sei sempre il
solito! Non potevi dirgli di venire qui?
–
Non ci ho pensato
Jinah, va bene?? Ma non mi sembrava avesse molto tempo. Ci aspetta al
semaforo
all’angolo.
–
Ma dove state
andando scusate? Uscite davvero?
Jin
aprì la porta,
Namjoon uscì fuori frettolosamente e il più
grande si fermò solo un attimo per
rispondere a Yoongi – È un’emergenza di
teatro, speriamo di cavarcela subito.
Tu non muoverti per nessun motivo, altrimenti chi apre a Jiminie?
Sarà qui a
breve.
Chiuse
poi la porta
dietro di sé, lasciando Yoongi da solo.
Nell’ascensore
Jin
dette un veloce bacio a Namjoon come a dirgli di aver fatto un buon
lavoro e
poi si lasciarono finalmente andare alle risate. Entrambi si erano
agitati di
non avere abbastanza tempo per cui tutta la loro performance aveva
avuto toni
più eccessivi di quanto avevano programmato. Però
sembrava tutto aver
funzionato. Hoseok era stato escluso fin dall’inizio
poiché ai ragazzi era
sembrato troppo complicato trovare una scusa per far uscire di casa
tutti e sei
e la sua assenza toglieva dunque un problema. Loro due sarebbero andati
nel bar
dove Hoseok già li aspettava e lì avrebbero
atteso quella che avevano reputato
essere una quantità ragionevole e credibile di tempo, ovvero
circa una ventina
di minuti, massimo mezz’ora, prima di tornare a casa.
Taehyung si sarebbe
occupato di tenere lontano Jungkook. In casa c’era solamente
Yoongi e Jimin di
lì a pochi minuti sarebbe risalito, trovandosi
così da solo in casa con lui.
****
Quella
notte era
piuttosto limpida. Le previsioni segnavano neve nel fine settimana, ma
oggi,
così come il giorno prima, il tempo era stato clemente.
Faceva sempre freddo,
ma le forti piogge dei giorni precedenti avevano spazzato via molte
nuvole e
dunque il cielo era più sereno. Jungkook e Taehyung
raggiunsero il supermercato
in cinque minuti e una volta dentro iniziarono a muoversi tra gli
scaffali per
riempire il cestino con le cose che Jin gli aveva detto di comprare.
Taehyung
cercò di rallentare il tutto il più possibile,
mettendo nel cesto le cose
sbagliate svariate volte e obbligando poi Jungkook a riportarle al loro
posto.
Jin gli aveva mandato un messaggio appena uscito di casa e Taehyung
aveva
capito che era lui senza nemmeno controllare dopo aver sentito la
vibrazione
del telefono in tasca. Sapeva che era da quel momento che avrebbe
dovuto
considerare almeno venti minuti. Era ora di cena, ma per fortuna non
trovarono
le casse vuote e anche se la fila non era eccessivamente lunga un
po’ di tempo
fu mangiato in questo modo. Alla fine uscirono. È
troppo presto, pensò Taehyung.
–
Kookie, che ne
diresti di fare tutto il giro dell’isolato? Potremmo passare
dalla parte del
fiume Han, oggi il cielo non è troppo coperto e deve essere
bello, ti va?
–
Ma non credi che
Jin-hyu-
–
Se si preoccupano
ci faranno sapere, non allungheremo di molto. Ti prego? Kookie? Vorrei
davvero
vedere il fiume, è tanto che non ci passo di notte.
Come
sempre quando
Taehyung lo guardava in quel modo, Jungkook non seppe dire di no. Lo
prese
sottobraccio e con un sospiro lo iniziò a guidare lui stesso
nella direzione
per andare lungo il fiume.
–
Se Jin-hyung se la
prende dico che la colpa è la tua – gli disse con
un ghigno.
–
Jin-hyung non se la
prenderebbe comunque mai con te Kookie – gli rispose
sorridente Taehyung.
Mentre camminavano tranquilli passarono di fronte a un piccolo stand
dove
preparavano zucchero filato.
–
Uuuh! – esclamò
Jungkook mentre lo sorpassavano e continuando a seguirlo per un
po’ con lo
sguardo – Mi piace tanto lo zucchero filato!
–
Perché non ne
prendi un po’?
–
Non ho più spicci,
gli unici che ho mi servono per il bus.
–
Ah, ok, capisco –
rispose Taehyung. Esclamò poi – Eccoci quasi!
Uscirono
dalla via
che avevano appena percorso e sbucarono sulla grande strada a lei
perpendicolare
che seguiva una delle sponde del fiume Han. Attraversarono per andare
dall’altro lato, quello che si affacciava sul fiume e presero
a camminare un
altro po’. Taehyung emetteva piccoli urletti ed esclamazioni
circa ogni cinque
secondi e Jungkook sapeva che forse sarebbe stato normale aver voglia
di dirgli
di smetterla, ma la realtà era che lui avrebbe potuto
osservare l’amico fare
così per sempre. Aveva una gioia di vivere così
contagiosa e in tutto questo
tempo non era mai cambiato. Era rimasto spensierato e dolce e innocente
come la
prima volta che lo aveva conosciuto, mentre incurante delle occhiate
strane che
poteva attirarsi si era messo a fare suoni molto simili a quelli di
adesso nel
mezzo della palestra.
–
Qui ti piace? –
chiese Jungkook dolcemente quando Taehyung si staccò da lui
per andare a
sporgersi di più emettendo un urletto più
entusiasmato degli altri.
–
Si, rimaniamo qui!
Jungkook
annuì e si
sistemò vicino a lui. Era davvero una bella vista, con
l’altra parte della
città che si stagliava di fronte a loro e tutte le luci che
si riflettevano
sull’acqua. Dopo un minuto di silenzio Taehyung disse a
Jungkook che doveva
allontanarsi un momento.
–
Dove devi andare?
–
Vado e torno, un
minuto solo, tu rimani qui buono, promesso?
–
O-ok, ma… – Taehyung
era già corso via. Jungkook rimase perplesso a seguirlo con
lo sguardo, finché
non lo vide scomparire per la via da cui erano venuti.
Sollevò gli occhi al
cielo ridacchiando per la stranezza dell’amico e riprese ad
osservare il fiume
di fronte a sé. Era inutile cercare di capire Taehyung, per
quanto spesso
sentisse di essere il solo a riuscire ad accompagnarlo quasi ovunque,
sapeva
anche che c’erano delle volte in cui la sua mente era
semplicemente troppo
distante per poter essere seguita. Aveva scelto davvero un bel punto,
pensò
ammirando la vista che aveva davanti. Taehyung aveva sempre avuto un
occhio
migliore del suo, anche per le fotografie e gli aveva insegnato tanto.
Jin
forse li avrebbe sgridati per questa deviazione, ma Jungkook non
rimpiangeva
l’aver assecondato l’amico. A un certo punto
sentì dei passi concitati dietro
di sé.
–
Tae, dove eri anda-
Ma che cosa hai preso?!
Di
fronte a lui c’era
Taehyung con in mano una stecca di zucchero filato, presa dallo stand
su cui
Jungkook aveva posato gli occhi poco prima. Gli tese la nuvoletta
azzurra e si
rimise vicino a lui.
–
Tu ne avevi voglia,
e io avevo i soldi. Eccolo qui, tutto tuo.
–
Ma Taehyungie non
dovevi! – rispose Jungkook prima di staccare un ciuffetto
morbido e metterselo in
bocca – Non dovevi davvero, ma grazie.
Taehyung
ricambiò il
sorriso del giovane e gli si portò ancora più
vicino, prendendolo sotto braccio
e appoggiandogli la testa sulla spalla. Jungkook non fece una piega e
continuò
tranquillo a mangiare il suo zucchero filato:
–
Ne vuoi un po’?
–
No, no, te l’ho
detto che è tutto per te Kookie.
–
Se lo vuoi dimmelo.
Sai, pensavo che questo sarebbe stato un bel punto per fare delle foto
per il
nostro progetto, peccato non avere l’attrezzatura.
–
È vero! Peccato sul
serio. Il progetto è vicino, ma io non sono per niente
convinto dei nostri
scatti, sai?
–
Nemmeno io e
infatti ci ho riflettuto un po’. Ascolta – si
fermò per far sciogliere in bocca
un po’ di zucchero – e se scattassimo qualcosa in
un posto innevato? Danno neve
per domani. Potremmo andare domenica.
–
Ma anche domenica
dovrebbe nevicare, no? – Taehyung aveva sollevato la testa
per guardare
Jungkook in viso, ma continuava a tenere il braccio incrociato al suo.
Jungkook
scosse la testa.
–
Ho controllato sul
telefono, pare ci sia sole di nuovo la mattina e il pomeriggio, mentre
la neve
riprenderà la sera. Potremmo approfittare, che dici? Secondo
me verrebbero
degli scatti bellissimi. Il sole, ma con la neve, quando riavremo
un’occasione
simile? Le nostre macchine fotografiche piangeranno di gioia.
Jungkook
sembrava
davvero convinto e Taehyung anche pensò fosse
un’idea molto buona. Accettò con
entusiasmo e i due ragazzi decisero che si sarebbero visti la domenica
per
trascorrere la giornata insieme nelle campagne limitrofe, intorno alla
zona
della villa di Jin. Si rimisero poi in silenzio ad osservare il lento
scorrere del
fiume Han, Jungkook che assottigliava con calma il suo bastoncino di
zucchero
filato e Taehyung che si era riappoggiato alla sua spalla. Era felice
di star
condividendo quel momento insieme. Sapeva che, formalmente, aveva
portato
Jungkook lì perché doveva, ma la
verità era che lui voleva. Voleva portarlo lì,
voleva stare con lui. Se a qualcuno di esterno fosse stata spiegata la
situazione, questi avrebbe visto in ciò che Taehyung stava
facendo ora solo un
modo per tenere Jungkook lontano da Jimin e Yoongi così che
loro potessero
avere il tempo di parlare e riprendere i rapporti. Ma Taehyung non la
vedeva
così. Sapeva che era uno solo il motivo principale per cui
stava facendo ciò
che stava facendo e sapeva che non lo avrebbe mai fatto se avesse
creduto che
potesse anche solo lontanamente far davvero male a Jungkook. Non lo
stava
tradendo, lo stava proteggendo. Si rendeva conto che non avrebbe potuto
farlo
per sempre, e era consapevole che prima o poi, se le cose fossero
andate in un
certo modo, la realtà avrebbe bussato anche alla porta di
Jungkook, ma, almeno
per questa sera, Taehyung si sarebbe messo in mezzo e le avrebbe
ostruito il
passaggio. Avrebbe tenuto Jungkook al sicuro ancora per un altro
po’.
****
–
Jin-hyung, scusa,
ci ho mes- –Jimin si interruppe appena vide che di fronte a
sé non c’era Jin,
bensì Yoongi. Era lì davanti, capelli neri
scompigliati, felpa grigia con
cappuccio e quei suoi soliti pantaloni neri che non si ostinava a
buttare,
sempre troppo larghi per lui. Jimin avrebbe voluto buttargli le braccia
addosso, ma si trattenne ovviamente – Oh,
hy-hyung… scusami, grazie. Scusa.
–
Perché ti scusi?
La
domanda prese
Jimin in contropiede. Perché ho
detto
scusa?
–
I-io… ti ho
scambiato per Jin-hyung e-e ti se alzato per me… quindi
scusa – erano
motivazioni sensate? Jimin sperò di sì. Non lo
sapeva bene nemmeno lui perché
si stesse scusando. Forse gli era semplicemente venuto spontaneo,
scusami se
infastidisco con la mia stupida esistenza.
–
Dovevo lasciarti
fuori? – Yoongi sentiva di star facendo il contrario di
ciò che avrebbe dovuto.
Voleva parlare con Jimin e si era aggrappato a questa occasione, appena
il
ragazzo si era finalmente rivolto a lui personalmente. Gli aveva dunque
risposto sperando che in qualche modo la conversazione prendesse quota
e non
voleva lasciarlo andare, ma chiaramente non aveva idea di cosa stesse
facendo.
Gli si stava rivolgendo in modo troppo diretto, troppo aggressivo.
Esattamente
come aveva temuto. Guardò Jimin e lo vide irrigidirsi appena
a quelle parole,
come se si stesse riscuotendo.
–
No, certo. Grazie –
Smettila di dire cose cretine, ringrazia
e basta. Già pensa che tu sia idiota a sufficienza, non
peggiorare tutto. Si
girò e dando le spalle a Yoongi lo lasciò
lì, dirigendosi verso la cucina. Vide
il tavolo vuoto e si accorse anche del silenzio nella casa. Si
fermò davanti
alla porta della cucina.
–
Dove sono finiti
tutti quanti?!
Yoongi
coprì velocemente
la distanza tra loro, prendendo dalle mani di Jimin due dei tre pacchi
di riso
che stava tenendo ed entrò nella stanza:
–
Per un motivo o per
un altro sono tutti dovuti uscire.
–
Ma cosa è
successo??
Yoongi
posò
pesantemente i pacchi sul bancone vicino al lavandino e Jimin fece lo
stesso,
ma posando il suo sul tavolino.
–
Jin-hyung e Joonie
sono dovuti correre da qualcuno per una cosa di teatro, mentre
Taehyungie e
Jungkookie sono a fare spesa, se non ho capito male. Realisticamente,
non so se
stasera riusciremo a mangiare.
–
Oh – fu il solo
commento di Jimin – e Hoseok-hyung? Non è arrivato?
–
No. Non so cosa
stia facendo.
–
Non lo sai?
–
No – Jimin aveva
usato un tono strano, quasi ironico, nel porre quella domanda che
Yoongi non
riuscì a capire – No, non lo so perché
ci stia mettendo tanto.
Jimin
annuì e basta.
Non sapeva cos’altro dire. Si guardò attorno.
Guardò il pacco di riso sul
tavolo. Lo prese di nuovo in mano.
–
Dove… dove credi
vada?
Non
ho idea,
stava per rispondere Yoongi, ma si fermò. Gli era appena
venuta in mente una
risposta migliore.
–
Lo puoi mettere qui
vicino a questi, poi ci penserà hyung – e dette un
colpetto con la mano ai due
pacchi di riso che aveva messo lui sul bancone. Per qualche motivo
quella
distanza tra loro lo stava rendendo ancora più nervoso.
Voleva Jimin un po’ più
vicino, nella speranza che sentirlo affianco a lui lo scaldasse quel
tanto
necessario a fargli dire ciò che tanto voleva. Non rimetterlo su quel maledetto tavolo.
Jimin
si sentì con le
spalle al muro. L’idea di avvicinarsi a Yoongi lo spaventava.
Temeva di non
riuscire a controllarsi, arrossire o mettersi a balbettare.
Però non aveva
davvero ragioni per non fare ciò che Yoongi gli aveva
chiesto. Dopo un attimo di
esitazione, si avvicinò lentamente e con apparente
tranquillità al bancone e
appoggiò il riso tenendo lo sguardo basso e facendo ben
attenzione a non
avvicinarsi troppo a Yoongi. Prima che potesse allontanarsi e trovare
rifugio
su una sedia del tavolo, fu Yoongi ad avvicinarsi ancora di
più. Quando lo vide
così vicino, Jimin non poté far altro che
sollevare gli occhi su di lui. La sua
espressione era strana, spaventata quasi. In effetti, quei pochi
centimetri di
distanza erano stati incredibilmente difficili da coprire per Yoongi.
Si
sentiva come se avesse appena attraversato un deserto intero e il cuore
gli
stava battendo freneticamente nel petto. Come sempre, sentì
tornare
quell’istinto così innato in lui di ritrarsi,
rimettere una distanza di
sicurezza ragionevole tra lui e Jimin e rimandare, possibilmente a mai,
quello
che stava per fare. Era terrorizzato, non si era mai comportato
così in vita
sua e onestamente non era nemmeno sicuro di esserne capace. La paura
aumentava
poi ancora di più non essendo sicuro di come avrebbe reagito
Jimin. Era un
rischio che però andava preso. Se lo era detto:
così come era sicuro di
chiamarsi Min Yoongi, non si sarebbe nascosto un’altra volta.
– Jiminah, aspetta
– si sorprese a vedere che
Jimin effettivamente si mise ad aspettare. Stava chiaramente per andare
a
mettersi a sedere, ma le sue parole dovevano essere già
state sufficienti a
fermarlo. Non aveva girato i tacchi ignorandolo. Forse era un buon
segno. Forse
no. Ma forse sì. Questo
pensiero gli
dette un po’ più di coraggio – Mi hai
detto scusa prima. Ti ho chiesto perché.
Forse sono sembrato brusco. È che…è
che stavo pensando che non sei tu che devi
scusarti. Jiminah, te l’ho detto mille volte, devi imparare a
farti rispettare!
– Vide gli occhi di Jimin sgranarsi in
un’espressione confusa. Evidentemente le
sue parole dovevano averlo colto di sorpresa. Avevano colto di sorpresa
anche
lui in effetti, non era così che aveva pensato di iniziare
il suo discorso. La vuoi smettere di
spaventarlo?? Cercò
di rilassare di più le spalle e ammorbidire la propria voce
– Mi dispiace. Mi
dispiace Jiminah – allontanò il suo sguardo, ma si
obbligò a riportarlo subito
su Jimin. Continuava ad apparire tra lo spaesato e il dubbioso, e
Yoongi
dovette deglutire un momento prima di riuscire a proseguire. Era
difficile,
porca miseria. Così difficile. Si arrese al fatto che non
sarebbe riuscito a
dire, e soprattutto adeguatamente, tutto ciò che voleva, ma
decise che
quantomeno sarebbe dovuto riuscire a comunicare la cosa più
importante – Mi dispiace
non averti detto nulla della mia partenza, mi dispiace averti trattato
male
quando non ti sentivi bene e mi dispiace non essermi fatto sentire,
né averti
chiesto come stavi. Sono stato un pessimo amico – Si,
così andava bene. Non era
tutta la verità, ma almeno ne era una parte –
Scusami.
Jimin
dovette fare un
grande sforzo per trattenere le lacrime. Yoongi-hyung si stava scusando
con
lui. Non solo gli aveva rivolto la parola, ma adesso stava anche
chiedendo
scusa. Jimin non era sicuro di potersi permettere la speranza che gli
era nata
in petto. La speranza che le scuse di Yoongi potessero significare un
prossimo
riavvicinamento. Jimin aveva atteso moltissimo il momento di rivedere
Yoongi,
ma dopo la sua improvvisa partenza aveva quasi perso ogni fiducia nelle
sue
capacità di potergli di nuovo andare vicino. Aveva
interpretato il suo silenzio
come un chiaro segnale da parte del ragazzo del fatto che lui non era
poi una
parte così importante della sua vita e dunque tutta quella
volontà che aveva
provato i primi giorni dell’anno di dare la
possibilità a Yoongi di tenerlo
vicino a lui, in qualunque modo preferisse, era andata via via
scomparendo
sempre più. Il suo ritorno, di nuovo improvviso e non
annunciato, lo avevano
definitivamente convinto di questo: era inutile ormai tentare di farsi
benvolere. Doveva accettare le cose come stavano e mettersi una volta
per tutte
l’anima in pace sul fatto che Yoongi probabilmente non lo
avrebbe più cercato.
Invece adesso era qui, che lo guardava serio, con occhi quasi
colpevoli,
cercando il suo perdono. Si stava scusando per ciò che aveva
fatto, per
essersene andato e per non avergli parlato. Jimin non sapeva cosa
provare. Era
felice, ma aveva paura. Aveva paura di leggere nelle parole
dell’altro più di
quanto in realtà ci fosse. Il ragazzo poteva benissimo
sentirsi in colpa per
come lo aveva trattato, ma comunque non intendere che aveva intenzione
di
ripristinare il loro antico rapporto. Eppure aveva detto
“sono stato un pessimo
amico”. Jimin volle credere che significassero ciò
che lui sperava. Riprendiamoci almeno la
nostra amicizia.
Decise di andargli incontro:
–
Hyung… non mi devi
chiedere scusa – iniziò con voce leggermente
tremante, ma riuscì ad acquistare
progressiva sicurezza – Sono sicuro avrai avuto le tue
ragioni per-
–
Non avevo ragioni –
disse Yoongi interrompendolo con voce bassa, ma risoluta. Si mise le
mani in
tasca facendo spallucce – non avevo davvero nessuno motivo
per ignorarti così.
A volte… a volte il tuo hyung fa cose stupide, molto
stupide, e questa è stata
una di quelle.
Sembrava
quasi
tranquillo nel suo modo di parlare, come se dicesse una
verità risaputa di cui
tutti erano a conoscenza, già verificata e la cui
accettazione non pesava più
ormai. Jimin si sentì di nuovo le lacrime in gola.
–
Hyung, credo che il
premio stupido dell’anno vada a me però. Mi sono
quasi ucci-
–
No Jiminah, no che
non va a te.
–
Io penso di sì.
–
Non ti ho appena
detto di non farti mettere i piedi sopra? – disse Yoongi
alzando leggermente la
voce e sgranando gli occhi, con un tono che non era irritato, ma
solamente
incredulo. Si fissarono per un secondo e poi entrambi si lasciarono
sfuggire
una piccola risata. Quel battibecco su chi fosse stato più
stupido stava diventando
ridicolo e se ne erano accorti entrambi.
–
Sei proprio ancora
senza speranza – disse Yoongi a Jimin guardandolo
affettuosamente, l’ombra di
un sorriso ancora sul suo viso.
–
Temo di sì hyung –
disse Jimin abbassando gli occhi – assolutamente senza
speranza – intendeva
molto più di quello che Yoongi avrebbe capito, ma andava
bene così. Si stavano
parlando. Yoongi-hyung si era scusato e adesso gli stava addirittura
sorridendo. Lo vide aggrottare gli occhi e portarli sulla sua pancia.
Jimin vi
portò le mani velocemente, arrossendo leggermente.
–
Temo di aver fame…
Yoongi
ridacchiò di
nuovo, andando verso il frigorifero, e Jimin pensò quanto
gli fosse mancato
questo suono.
–
A te il dolce piace
sempre giusto? Anche prima dei pasti se non sbaglio.
–
Mh, sì, perché?
Yoongi
aprì lo
sportello del frigo, prese qualcosa e tornò vicino a Jimin.
Gli posò davanti
una barretta di cioccolato fondente all’arancia,
staccò due cubetti e glieli
passò.
–
È la tua? – disse
Jimin per cortesia, ma mettendosela intanto in bocca.
–
Si, beh, non
distribuisco cibo altrui di solito – lo guardò con
aria di scherno – forse
dovremmo rivedere l’assegnazione di quei premi
stupidità a ben pensarci.
Jimin
per tutta
risposta si mise a ridere e staccò velocemente un pezzetto
dell’alluminio che
avvolgeva la tavoletta di cioccolato, gli dette la forma di una
palletta con le
piccole dita e la tirò poi a Yoongi. Il ragazzo non si
spostò, ma chiuse gli
occhi ridacchiando e annuendo come a dire che se lo meritava. Aveva
fatto
davvero la scelta giusta. Non vedeva nulla in Jimin di tutto
ciò che temeva
avrebbe incontrato. Non c’era astio, non c’era
rancore, non c’era chiusura in
lui. Non gli stava sbattendo il portone in faccia. Yoongi aveva fatto
la scelta
giusta ad aver lasciato a Jimin il diritto di scegliere da solo se
voleva
ancora avere a che fare con lui. Senza che Yoongi lo sapesse, quello
era
esattamente lo stesso pensiero di Jimin. Ho
fatto bene a venire qui questa sera.
–
Grazie, hyung. Per
la cioccolata e per le scuse. Però va bene così.
Non voglio riprendere la
discussione, promesso! – aggiunse velocemente sorridendo e
scuotendo una mano –
Voglio solo dirti che non devi sentirti in obbligo di darmi
spiegazioni. Dici
che fai cose stupide, ma io non credo sia così. È
vero, non mi hai avvisato, ma
in fondo sei stato preso dal trasloco e sicuramente ritrovarsi in un
nuovo
ambiente di lavoro non deve essere facile.
Yoongi
si sentì
stringere il cuore. Il ragazzo non sapeva che non c’era
nessun luogo di lavoro
a cui si era dovuto abituare.
–
Però… adesso sei
tornato, vero?
Perché
gli occhi di
Jimin sembravano quasi implorarlo? Era di sicuro solo una sua
impressione.
–
Sono tornato
Jiminah – Diglielo. Diglielo
Yoongi.
Dillo ora – …e tu mi devi ancora un
pomeriggio di consulenza.
Jimin
batté le
palpebre due volte e socchiuse le labbra in un’espressione di
sorpresa. Yoongi
gli sorrise:
–
Non pensare che me
ne sia scordato.
Ce
l’aveva fatta.
Glielo aveva detto. Cercava di mantenere un’apparenza
sciolta, ma si sentiva le
gambe tremare. Stava chiedendo a Jimin di continuare i loro pomeriggi
insieme.
Non sapeva neppure lui dove avesse trovato il coraggio. Continuava a
pensare
che fosse un’idea assurda, suicida. Lo avrebbe solo fatto
soffrire di più. Ma
aveva preso non solo la decisione di non fare più scelte per
Jimin, ma anche, e
soprattutto, quella ancora più importante di esporsi di
più, condividere
qualcosa di proprio, mostrare una parte di sé stesso. E
l’unico luogo da cui
Yoongi sapesse partire era la musica. Dopo aver comprato il biglietto
che lo
avrebbe riportato a Seul, il lunedì, aveva subito dopo
sentito di nuovo un
fiume di ispirazione, il primo da quando aveva avuto luogo il suo
ultimo
incontro con Jimin. Si era messo a scrivere e adesso aveva bisogno di
renderne
partecipe l’altro ragazzo. Ti prego
non
dirmi di no.
Jimin
non disse di
no.
****
–
Jinnie-hyung,
quanto tempo è passato?
Jin
prese il telefono
e appoggiò il mento su una mano:
–
Quasi un quarto
d’ora.
–
Voglio sapere cosa
sta succedendoooooo!
Hoseok
si portò un
po’ indietro con la sedia sulla quale era seduto, dentro il
piccolo bar fuori
mano a poca distanza dal palazzo del 503, e abbassò la testa
sul tavolo.
–
Hoseokah, è inutile
che batti i piedi! Abbiamo ancora dieci minuti di attesa e poi torniamo
su e
vediamo cosa è successo. Perché ti comporti come
un bambino?
–
Joonie fa tanto il
tranquillo, ma in realtà anche lui è nervoso come
te Hoseokie – disse Jin con
un sorrisino.
Namjoon
spalancò gli
occhi:
–
Non sono nervoso!
Jin
scoppiò a ridere:
–
Continui a battere
il piede e muovere la gamba, sei chiaramente nervoso. Pensi che non ti
conosca?
Hoseok
irruppe in una
risata che a Namjoon, diventato ora rosso, suonò come un
ghigno malefico. Jin
gli mise una mano dietro la nuca, accarezzandolo con delicatezza:
–
Non c’è niente di
male Joonie. Sarebbe strano il contrario.
–
Il telefono! – urlò
Hoseok facendo sobbalzare gli altri due – Jin-hyung
è Yoongi!
Jin
si precipitò a
recuperare il telefono che aveva poggiato sulla tovaglietta rossa del
tavolino
nero e rispose:
–
Si pronto, dimmi! –
esclamò facendo con la mano cenno di allontanarsi a Hoseok e
Namjoon, che nel
frattempo si erano portati vicino a lui nella speranza di riuscire a
sentire
parte della telefonata.
–
Ma dove siete?? Io e Jiminah abbiamo fame e
voi siete tutti dispersi! Volete farci morire?
Il
volto di Jin
sembrò illuminarsi e Hoseok e Namjoon spalancarono gli occhi
nello stesso
momento, curiosi di sapere di più.
–
S-si, Yoongiah, io
e Joonie abbiamo quasi finito. Mi dispiace tanto per
l’attesa. Jiminie quindi è
lì?
–
Dove vuole essere scusa?
Jin
sentì un rumore e
poi un’altra voce, ben più squillante di quella
bassa e roca di Yoongi.
–
Jin-hyuuung! Vuoi dirci intanto se
c’è
qualcosa che possiamo iniziare a fare? Altrimenti
io e Yoongi-hyung ce ne andiamo a mangiare da un’altra par-
–
Jiminah, io non mi muovo di qui, fa freddo,
che stai dicendo?
Yoongi
sembrava star
ridendo e lo stesso Jimin. Jin sentì un sollievo immenso
scendergli addosso e
avvolgerlo completamente. Le cose dovevano essere andate bene per forza.
–
Shhh Yoongi-hyung era una tecnica per farlo
venire prima!
–
Ma tecnica di cosa?? Jin-hyung davvero,
siamo disperati, torna a casa.
–
Guarda, abbiamo
proprio fatto, adesso arriviamo a salvarvi.
Spense
il telefono
con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Namjoon e
Hoseok, come
spesso capitava, dissero la stessa cosa insieme:
–
Tutto andato
liscio???
Jin
gli fece
l’occhiolino:
–
Parlavano e
scherzavano, non solo con me ma anche tra loro. Ragazzi. Credo che ce
l’abbiamo
fatta!
Il
“si” che lanciò
Hoseok fece scoppiare Jin a ridere e spinse Namjoon a prenderlo per le
spalle e
trascinarlo fuori, ridendo però anche lui.
–
Mando un messaggio
a Taehyungie – disse Jin quando furono usciti. Il piano
prevedeva che quando i
tre ragazzi avessero lasciato il bar, Jin avrebbe mandato un messaggio
indecifrabile a Taehyung, che lui avrebbe interpretato come segnale per
tornare
a casa, ma che avrebbe potuto far passare per un errore del
più grande nel caso
in cui Jungkook per qualche motivo lo avesse visto. Digitò
un carattere a caso
e premette invio – Ok, torniamo a casa.
****
Yoongi
chiuse la
chiamata.
–
Pare stiano
arrivando a salvarci.
–
Speriamo si
muovano. Tutti scomparsi, non ci posso credere.
Yoongi
fece un gesto
come a dire che ormai non ci si poteva più far nulla e
tornò in sala,
riprendendo il suo posto sul divano davanti alla televisione. Jimin lo
seguì e
in silenzio si mise seduto vicino a lui. Per tutto il tempo che
rimasero soli
nessuno dei due disse più nulla, tranne occasionali commenti
veloci o risatine
per il varietà che stavano guardando, ma nella
semplicità di quell’azione
entrambi ritrovarono ciò che credevano di aver perduto. Pur
non sapendolo, i
pensieri che stavano facendo erano gli stessi. Entrambi avevano
l’impressione
di star vivendo un piccolo miracolo, e si sentivano ancora stupiti di
come
fossero riusciti a ritrovarsi qui, in questo momento, seduti vicini a
vedere la
televisione come se non fosse mai accaduto nulla. Era stato difficile,
ma al
tempo stesso così semplice. Prendere il coraggio di provare
ad avvicinarsi
estremamente faticoso, ma fare breccia l’uno
nell’altro incredibilmente facile.
Non c’erano state asce di guerra sollevate, muri eretti,
rancori portati. L’uno
aveva colto nell’altro la volontà di ritrovare un
contatto e questo era stato
sufficiente a far nascere un ponte tra loro. Erano anche entrambi
consapevoli
però che questo era solo l’inizio. Le cose
potevano sembrare come prima, ma non
lo erano. Avrebbero dovuto trovare un nuovo equilibrio, capire meglio
cosa
l’uno poteva dare all’altro ora che non erano
più soli nella loro relazione,
come entrambi a causa del malinteso non ancora chiarito credevano.
Questa idea
creava inquietudine sia a Yoongi che Jimin. Se su quel divano entrambi
avevano
deciso di godere di quel momento fine a sé stesso ed evitare
ulteriori parole
che potessero portare nella direzione sbagliata, d’altro
canto nessuno dei due
poteva smettere di pensare al rischio che stava correndo. Sarebbero
potuti
essere amici? Sarebbe potuto il loro rapporto continuare a funzionare
anche in
questa situazione? Escludere l’altro dalla propria vita non
era più un’opzione,
per nessuno di loro, ma quanto dolore avrebbe causato questa scelta? La
tranquillità del momento presente, sarebbero riusciti a
mantenerla? Forse sì,
pensavano, se solo fossero stati cauti e si fossero avvicinati solo
quel tanto
che bastava a non tagliare il cordone, ma allo stesso tempo anche a non
creare
fastidio l’uno nella vita dell’altro. Eppure
entrambi sentivano comunque che
questa era probabilmente la cosa peggiore che potessero fare, tornare a
stare
vicini, quando tutto era così diverso, quando vedersi faceva
così male. Avrebbero
resistito a quella vicinanza, pur sapendo che la persona amata
apparteneva ora
ad un altro? Avevano paura, allo stesso modo, per gli stessi motivi, ma
non lo
sapevano. Così rimasero muti, a guardare uno schermo, senza
che i loro pensieri
trovassero una voce, per un altro po’, fino a quando
finalmente una chiave non
girò nella toppa.
Note
dell’autrice: Hello
everybody, eccoci qui con un altro capitolo ~
Non ho
troppissimo da dire questa volta, mi sembra che tutto parli un
po’
da solo. Il piano sembrerebbe aver funzionato! Grazie al tempo da soli
che i
ragazzi hanno regalato loro, Jimin e Yoongi sono finalmente riusciti
almeno a
parlarsi e a ricostruire un ponticello. Non si sono verificati
melodrammi, non
ci sono state scene madri, né lacrime. I due piccini si
mancavano a vicenda ed
hanno così trovato abbastanza facilmente il modo per
rientrare in contatto. Ci
sono però troppe cose che devono ancora uscire, no? Per il
momento, nessuno dei
due ha voglia di parlarne, pur sapendo che però questa stasi
non può durare per
sempre e lo sappiamo anche noi ovviamente che non potranno continuare
così
ancora a lungo, per cui stiamo a vedere che cosa succede. Il prossimo
capitolo
è molto importante, mi raccomando leggetelo ~~
Credo sia
chiaro, ma comunque volevo precisare che non ho idea di come sia
fatta effettivamente Seul, quindi visto che siamo in un AU facciamo che
anche
abbiamo anche una Alternative Seul, visto che la descrizione della
strada che
fanno Taehyung e Jungkook è stata fatta a fantasia ahah
Io mi fermerei
qui, come ho già detto non ho cose particolari da aggiungere
in questo capitolo. Il primo passo verso un ricongiungimento
è stato fatto,
adesso è solo questione di vedere come si
evolverà il tutto, se Yoongi e Jimin
continueranno a cercare di rimanere solo in rapporti di amicizia, o se
uno dei
due deciderà comunque di farsi avanti, o se questo non
chiarirsi porterà Jimin
ad avvicinarsi di più a Kookie o se prima o poi qualche nodo
verrà al pettine.
Tante strade possibili, vedremo quale sarà quella intrapresa
;)
Grazie come
sempre di aver letto il capitolo e queste noticine, fatemi
sapere cosa ne avete pensato ♥ Vi aspetto qui
sugli stessi schermi la settimana prossima
~
Baci, Elle ♥