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Autore: _kookieo    22/11/2017    4 recensioni
“Quella notte qualcuno tra le nuvole lassù sembrava aver deciso di voler ricordare ai mortali il vero significato della stagione che loro definivano con il nome inverno. La temperatura aveva raggiunto i -10°, quattro gradi più sotto delle minime medie invernali per la città di Seoul. […] Non avrebbe potuto esserci un contrasto maggiore tra ciò che si stava consumando all’esterno e l’atmosfera nell’appartamento 503.” 
 
Uniti da una salda amicizia, i giovani Jin, Yoongi, Jimin, Namjoon, Hoseok, Taehyung e Jungkook trascorrono sereni la loro vita a Seoul, riempiendo l’uno le giornate dell’altro da ormai alcuni anni. Ora che la fine di dicembre si avvicina è tempo di organizzare la loro solita festa di fine anno. Ci sono però sentimenti non ancora espressi che combattono sempre più per venire alla luce e che sconvolgeranno l’alba del nuovo anno. I ragazzi dovranno imparare che quello che sembra essere un equilibrio perfetto in realtà può imprigionare e immobilizzare come ghiaccio e che se si vuol vivere davvero bisogna permettere al sole di entrare.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO XIII

 

“E credi che la tua gentilezza mi ha indotto ad amarti più profondamente di quanto farei

se meritassi il tuo amore, e sebbene non potrei, e non posso fare a meno di mostrarti la mia natura,

me ne rammarico e me ne pento; e me ne pentirò e rammaricherò fino alla morte.”

 

(Emily Brontë, Cime Tempestose)

 

20 gennaio 2107

Un’altra ondata di maltempo è prevista su Seul e zone limitrofe durante il fine settimana. Dopo le intense piogge di inizio settimana, alla pausa degli ultimi due giorni seguirà un nuovo abbassamento delle temperature e si avranno forti nevicate tra i giorni di sabato e domen-”

Yoongi cambiò canale. Il meteo gli interessava fino ad un certo punto. Nessun disastro naturale era stato annunciato e questo gli bastava, il resto era ciò che c’è da aspettarsi da un normale inverno. Comunque, lui non sarebbe dovuto andare da nessuna parte durante il fine settimana per cui la cosa non lo avrebbe riguardato in ogni caso. Prese un sorso dalla tisana allo zenzero che stava bevendo e si sistemò meglio tra i cuscini del divano. Non stava facendo nulla di particolare al momento e come i giorni precedenti si stava semplicemente godendo l’ozio da cui sarebbe stato costretto ad uscire dalla settimana successiva. Eppure, si sentiva appagato. Era contento di essere tornato a Seul, era contento di trovarsi adesso in questa casa, in questa sala, su questo divano. Era anche contento di non aver rinunciato ai giorni che gli erano stati concessi dall’etichetta. Non se ne sarebbe potuti permettere più per un bel po’, lo sapeva, ma non era pentito della sua decisione. Aveva bisogno di rimanere concentrato su ciò che era più importante per lui adesso, senza che stanchezze e nervosismi esterni si mettessero in mezzo a rendergli tutto più complicato. Fin da quando aveva varcato la soglia del 503, ignorando lo sguardo sconvolto di Namjoon e dicendogli un semplice “ciao” – aveva pensato che comportarsi in modo naturale sarebbe stato il metodo più sicuro per assicurarsi l’assenza di domande, ma ovviamente Jin era Jin, anche se non era stato pressante come suo solito – si era arrovellato su un unico punto: cosa fare quando avrebbe rivisto Jimin. Ci aveva pensato e ripensato, improvvisato mille discorsi e progettati altri mille, ma nulla gli suonava efficace. Il problema principale era che neppure lui era sicuro di come avrebbe reagito di fronte al ragazzo. L’ultima volta che lo aveva visto le cose non erano andate bene e lui era spaventato dal ripetere lo stesso errore. Il tempo per riflettere però iniziava a scadere e fra non molto più di un quarto d’ora probabilmente tutti i ragazzi sarebbero stati già lì, incluso Jimin. Non gli aveva scritto una volta tornato e si era chiesto se qualcuno degli altri lo avesse avvisato. Immaginò di sì, così come qualcuno di sicuro a un certo punto doveva averlo informato due settimane prima sulla sua improvvisa partenza. Il pensiero di aver lasciato Jimin così, senza una spiegazione, senza modo di parlargli, faceva ancora sentire a Yoongi una morsa al cuore. Se anche un giorno Jimin lo avesse perdonato, di sicuro lui non lo avrebbe mai fatto. Yoongi cambiò di nuovo canale e si fermò su un programma di varietà. Le persone risero divertite a qualcosa che il conduttore aveva detto, ma lui rimase serio. Non stava in realtà seguendo, guardava solo le figure sperando che lo distraessero dalle paure che lo stavano infestando. Chissà se Jimin sarebbe venuto. Chissà se gli avrebbe parlato. Forse ormai lo odiava. Forse si era dimenticato di lui. Forse non lo odiava, e Yoongi gli era semplicemente indifferente. Lo scenario peggiore. Yoongi sentiva come ogni centimetro del suo corpo, ogni suo istinto più radicato gli urlassero di tornarsene in camera, uscirne solo per cena, sedersi a tavola vicino a Hoseok, chiacchierare un po’ con lui e rimanere in disparte il resto del tempo, ma non avrebbe ceduto questa volta. Si era messo su quel divano apposta. Doveva riuscire quanto meno a rimanere in sala tutto il tempo, con Jimin davanti a lui. Non sapeva ancora bene come avvicinarglisi o approcciarlo, ma era sicuro, così come era sicuro di chiamarsi Min Yoongi, che non si sarebbe nascosto un’altra volta. Sarebbe riuscito a parlare con Jimin, anche a rischio che l’altro gli sbattesse la porta in faccia.

Il campanello suonò e Yoongi sentì lo stomaco affondare, ma il suo viso non tradì nessuna emozione.

Fu Namjoon ad andare alla porta, quando si accorse che Yoongi non lo avrebbe fatto. Se avesse potuto lo avrebbe sollevato lui stesso da quel divano, ma era anche dell’idea che non bisognasse accelerare troppo le cose e dunque di dare ancora un po’ di tempo all’amico. Poteva immaginare quello che stava pensando. Dietro quel citofono ci sarebbe potuto benissimo essere Jimin e capiva come questa idea potesse spaventare Yoongi. Rispose pregando in cuor suo che fosse solo un momento di iniziale imbarazzo. Due voci in coro risposero, quelle di Taehyung e Jungkook.

– Siete venuti insieme?

No, sono venuto con Jiminie, ma Kookie era da qui poco prima di noi per cui ci ha aspettati. Hyuuuuuung aprici però, che fa freddo!

– Ah sì, giusto! Scusate! – rispose Namjoon come se si fosse accorto solo ora di star comunicando con i ragazzi attraverso un citofono e non un telefono e quindi era il caso di frenare la sua curiosità almeno finché non fossero saliti al caldo. Rimettendo il ricevitore al proprio posto non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe andata la serata. Poteva davvero andare in qualsiasi modo. Sarebbe potuta diventare la cena più imbarazzante di sempre. Sarebbe potuta finire in tragedia, con urla e strilla. Ma sarebbe anche potuta finire bene, come lui, Jin, Taehyung e Hoseok speravano. Avevano deciso di spostare prima possibile la loro cena di gruppo per far sì che la situazione di Jimin e Yoongi potesse sbloccarsi al più presto, ma avevano anche concluso di comune accordo che, prima di qualsiasi tipo di intervento, avrebbero solamente monitorato la situazione. Volevano dare a Jimin e Yoongi la possibilità di muoversi per conto proprio, e dunque l’idea era che avrebbero dato il via al loro piano solo qualora avessero visto la necessità di una spintarella. Non avrebbero comunque per il momento fatto nulla di troppo invasivo. Continuavano tutti a rimanere dell’opinione che fosse giusto che i due ragazzi se la sbrigliassero da soli e per questo motivo, almeno all’inizio, loro avrebbero solo aiutato a creare le condizioni per un’eventuale rappacificazione. Con l’arrivo adesso di tutti e tre i ragazzi, tutti i personaggi del loro piano, qualora ce ne fosse stato bisogno, erano sulla scena.

 Mentre Namjoon apriva la porta d’ingresso dell’appartamento, socchiudendola per bene così che non entrasse troppo freddo in casa, i tre ragazzi più giovani stavano coprendo in verticale, chiusi nel gabbiotto dell’ascensore, la distanza tra il piano terra e il quinto piano. Taehyung cercava di capire cosa stava pensando Jimin, il quale era appoggiato nell’angolo con un’espressione piuttosto seria, ma che non lasciava intravedere molto dei pensieri che sicuramente dovevano star fluttuando nella sua testa. Come parte del piano, solo il giovedì sera, all’ora di cena e nei loro rispettivi appartamenti, Hoseok e Taehyung avevano riferito a Jungkook e Jimin del ritorno di Yoongi avvenuto il mercoledì, e solo dopo essersi assicurati della loro disponibilità per una cena al 503. Jungkook era stato avvisato nello stesso momento di Jimin per evitare che per qualche motivo decidesse di riferirglielo lui stesso prima di quando Jimin avrebbe dovuto saperlo, e si era deciso che Jimin dovesse saperlo quasi all’ultimo per evitare che se ne tirasse indietro. Taehyung aveva in realtà avuto paura di una scusa all’ultimo momento da parte di Jimin, ma quando entrambi furono per strada disse addio a questo timore. Jimin però era rimasto abbastanza silenzioso durante il viaggio in tram e questo Taehyung lo aveva notato. Anche adesso nell’ascensore continuava a non parlare. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, incoraggiarlo, rassicurarlo che se aveva bisogno di un appoggio lui ci sarebbe stato, ma non poteva senza rischiare di far capire a Jimin che lui qualcosa sapeva mettendo così in pericolo tutto il loro piano. Il piano… l’aver dovuto tenere Jungkook fuori non era stato semplice per Taehyung. Si sentiva il cuore stringere a vederlo così sorridente e allegro come sempre sapendo di star tenendolo all’oscuro di una situazione che in qualche modo, purtroppo, coinvolgeva anche lui. Ma come avrebbero potuto metterlo a parte del loro piano? Taehyung sapeva perfettamente che se Jungkook avesse saputo che Jimin e Yoongi erano in cattivi rapporti sarebbe stato il primo a volerli aiutare. Il problema era che non sarebbe stato possibile spiegargli questo senza metterlo anche al corrente del modo in cui tutti loro erano giunti a questa conclusione. Era impensabile credere che il ragazzo non avrebbe fatto domande, non avrebbe voluto sapere tutti i dettagli ed era dunque assurdo pensare che la questione della gelosia di Yoongi non sarebbe venuta fuori. E non poteva, non doveva, venire fuori, non con Jungkook. Se gli avessero detto “abbiamo capito che Yoongi è geloso di Jimin e vorremmo aiutarlo ad avvicinarglisi di nuovo senza nessuno in mezzo” sarebbe stato come dirgli tutti in coro “abbiamo deciso che fra i due chi deve farsi da parte sei tu”. Avrebbe interpretato il loro atteggiamento come un chiaro favoritismo nei confronti di Yoongi sentendosi tradito dai suoi stessi amici e Taehyung questo non poteva proprio permetterlo. Innanzitutto, Yoongi sarebbe potuto benissimo essere geloso di Jimin semplicemente in quanto suo amico. Non era assolutamente detto che provasse per il ragazzo altri sentimenti, per cui la ripresa dei rapporti tra i due avrebbe potuto lasciare intaccata la relazione tra Jimin e Jungkook. In secondo luogo, qualora invece il tutto avesse preso un’altra piega, Taehyung sapeva che il favore vero che tutti stavano facendo era anche proprio nei confronti di Jungkook. Ma questi erano argomenti troppo logici e come si fa a parlare con la logica ad un cuore giovane e innamorato? Il ragazzo avrebbe visto un chiaro rischio in questa serata e sarebbe potuta diventare una pedina imprevedibile. Tra l’altro, anche qualora avesse accettato di lasciare spazio a Yoongi per questa sera, sarebbe stato giusto chiederglielo? Tutti e quattro i ragazzi avevano convenuto di no.

Jungkook entrò in casa lanciando un sonoro “ciao” seguito a ruota da quelli di Taehyung e, ben più flebile, quello di Jimin. Aveva visto Yoongi sul divano e si era sentito più agitato che mai. Fece tuttavia del suo meglio per sembrare tranquillo e fu aiutato in questo dal comportamento di Jungkook. Mentre Namjoon prendeva i loro cappotti per andare a portarli in camera, fu lui che si rivolse a Yoongi per primo:

– Hyung! Bentornato!

Yoongi, che non si era ancora alzato dal divano, ma si era obbligato a smettere di guardare la televisione e girarsi in direzione dei tre ragazzi, fu grato a Jungkook per essere stato lui a rompere il ghiaccio:

– Grazie – disse, annuendo e sorridendogli brevemente. I suoi occhi si posarono poi su Taehyung, il quale aggiunse anche lui un “bentornato, hyung” e guardò poi Jimin. Il ragazzo dette solo un piccolo assenso alle parole di Taehyung facendo un cenno del capo e mormorando “mmh” come a dare ragione all’amico. Yoongi avrebbe preferito che gli parlasse direttamente, ma sapeva di non poter pretendere troppo. Si guardarono solo per un momento perché poi Jimin spostò subito lo sguardo verso il corridoio con le camere, da cui Jin stava facendo capolino.

– Scusatemi, ero di là a cambiarmi! Siete arrivati tutti?

– Hoseok-hyung no, mi ha detto di avvisare che arriva più tardi, non ho capito bene perché.

– Oh, ok, va bene, tanto ancora non ho iniziato a preparare niente – rispose Jin con tranquillità. In realtà sapeva benissimo che Hoseok non sarebbe venuto subito. Per esigenze di copione occorreva che per il momento non fosse presente, poiché sarebbe stato più semplice attivare il loro piano con meno persone in casa. Nel caso in cui la situazione si fosse risolta da sola gli avrebbe scritto per dirgli di salire, altrimenti il ragazzo li avrebbe aspettati come d’accordi in un bar poco distante da casa loro.

****

La situazione non sembrava starsi risolvendo da sola. Erano le sette e quarantacinque, Jungkook, Jimin e Taehyung erano arrivati da ormai quasi mezz’ora, ma ancora nulla. Fingendo di andare un attimo in camera sua, Jin attraversò la sala per studiare bene ciò che stava avvenendo. Yoongi non si era mosso dal divano. La televisione era accesa, ma lui non sembrava starla guardando, e pareva più preso a fissare il quadro nuovo recentemente appeso in casa come se volesse memorizzarlo fin nei minimi particolari. Namjoon non si era appositamente seduto vicino a lui, sperando così di lasciare spazio a Jimin qualora volesse andare a parlarci, ma ancora il ragazzo non lo aveva fatto, né aveva dato segnali di volerlo fare. Come un po’ tutti avevano previsto, chi era più difficile da gestire era Jungkook. Come d’aspettativa, il ragazzo era seduto al tavolo della sala vicino a Jimin e continuava a tenerlo impegnato. Taehyung, seduto vicino a loro, cercava di distrarlo ogni tanto, portando il discorso su argomenti a cui Jimin non poteva partecipare, sperando che l’amico afferrasse quello spiraglio e decidesse di usarlo per alzarsi e andare da Yoongi, ma nulla. Jin esitò un minuto in camera, per dare l’impressione di aver effettivamente un motivo per essere lì, ed uscì di nuovo tornando in cucina e facendo cenno a Namjoon, seduto anche lui al tavolo della sala, di raggiungerlo dentro. Senza dirsi nulla, i due ragazzi si mandarono occhiate che esprimevano benissimo tutta la loro frustrazione. Subito dopo si levò la voce di Jungkook:

– Vado un momento in bagno. Torno subito.

Entrambi i visi di Namjoon e Jin si illuminarono a questo. Namjoon chiuse gli occhi in attesa e Jin li sollevò al cielo a mo’ di preghiera, entrambi sperando che Taehyung capisse cosa doveva fare.

– Vado a prendere un bicchiere d’acqua.

SI! Pensò Jin, bravo Taehyungie! Il giovane entrò in cucina e lanciò anche lui uno sguardo eloquente ai ragazzi sollevando le sopracciglia. Nella sala rimanevano, anche se ancora troppo distanti, solo Jimin e Yoongi e dunque nel caso in cui uno dei due avesse voluto fare una mossa verso l’altro questo sarebbe stato il momento perfetto. Taehyung si portò vicino alla credenza e iniziò a fare dei rumori a caso con i bicchieri per dare l’impressione di star facendo qualcosa e anche Namjoon e Jin si misero a parlottare di cose inutili. Credevano che il messaggio che stessero lanciando fosse chiaro: non facciamo caso a voi, parlatevi tranquilli. Sentirono la sedia di Jimin spostarsi e tutti e tre rimasero con il fiato sospeso. Dei passi. Prima che la gioia potesse invaderli si accorsero che invece che allontanarsi, si avvicinavano. La testa di Jimin fece capolino dalla porta:

– Posso aiutare? – ed entrò anche lui in cucina. Namjoon si lasciò sfuggire un sospiro. Taehyung prese a riempire il suo bicchiere scuotendo appena la testa, mentre Jin capì che era giunto il momento di fare davvero qualcosa. Meglio ancora che Jungkook fosse in bagno, e Jimin avesse posto questa domanda. Sarebbe sembrato ancora più scontato che avesse chiesto proprio a lui il favore di cui aveva bisogno.

– In effetti si Jiminie! Stavo notando proprio ora che sono a corto di scorte. Mi dispiace tanto, ma è stata una giornata un po’ indaffarata oggi e non ho avuto modo di ricontrollare per bene che avessi tutto – ovviamente era perfettamente al corrente della condizione della sua dispensa al momento, ma non c’era bisogno che Jimin ne fosse informato – Vieni con me.

Mentre accompagnava Jimin alla porta d’ingresso, Namjoon prese il cellulare e ebbe un brevissimo scambio di messaggi:

 

--- venerdì 20 gennaio 2017 ---

Kim Namjoon

19:54 Bar.

Hoseokah

19:54 Ok!

 

Vicino alla porta, Jin prese delle chiavi appese a un chiodino vicino al citofono e le passò a Jimin:

– Ho bisogno che tu mi prenda tre pacchi di riso tra quelli che sono dentro la scatola verde al terzo ripiano della scaffalatura in cantina. Puoi farlo per favore? – vide con la coda dell’occhio che Jungook stava uscendo dal bagno e si era fermato in piedi davanti alla televisione, evidentemente interessato a qualcosa che stava venendo trasmesso.

– Terzo ripiano, scatola verde, ok! Vado e torno, tranquillo.

Chiusa la porta dietro a Jimin, Jin sapeva che adesso dovevano fare tutto abbastanza celermente. Il ragazzo non sarebbe tornato subito, aveva l’ascensore da prendere, sia all’andata che al ritorno, e poi bisognava anche camminare un po’ per arrivare alla porta del loro fondaco. In più, Jin aveva messo apposta la scatola con i pacchi di riso – solitamente per terra vicino alla porta perché era l’alimento che finiva più spesso ed era logico tenerlo a portata di mano – nello scaffale più alto, sapendo che Jimin per arrivarci avrebbe dovuto utilizzare la scala che avrebbe trovato sempre lì nel loro fondaco. Questo avrebbe dunque rallentato la sua ricerca, ma comunque non potevano sperare di avere più di cinque, massimo dieci minuti a disposizione per andare avanti con il resto del piano. Si affrettò in cucina e Jungkook gli si accodò:

– Dove è andato Jiminie?

– A prendere del riso sotto, ho fatto un po’ di confusione stasera.

– Tu in confusione sul cibo, hyung?

– Capita anche ai migliori, Jungkookie – gli disse Jin sorridendogli – Mi sono scordato di comprare anche altre cose temo.

– Se vuoi posso andare io al supermercato – rispose immediatamente Taehyung – Kookie, vuoi venire con me? Jin-hyung poi deve cucinare, la spesa possiamo almeno farla noi.

Jungkook annuì:

– Si, certo! – e aggiunse poi ridacchiando – Immagino Namjoonie-hyung sia escluso a priori, giusto?

Namjoon sollevò gli occhi al cielo sorridendo e si morse la lingua. Era necessario che entrambi i ragazzi se ne andassero al più presto per cui adesso non poteva mettersi a discutere, ma il tempo per la vendetta sarebbe venuto. La sfrontataggine di Jungkook lo aveva quasi convinto a sentirsi meno in colpa sul fatto che lo avessero escluso. Quasi. Non era contento nemmeno lui che il ragazzo venisse raggirato in questo modo, ma vedendo come Jimin e Yoongi si stavano comportando non riusciva a vedere altra soluzione. Taehyung andò velocemente in camera di Namjoon a prendere i cappotti e aprì la porta, fermandosi sulla soglia con entrambi in mano:

– Kookieee!

– Si, eccomi. Dammi il mio.

Taehyung uscì fuori infilandosi il proprio capotto e urlando un “A dopo hyung!” con Jungkook che lo seguiva sul pianerottolo mentre ancora anche lui doveva finire a indossare il suo giaccone.

– Jin-hyung mi ha dato la lista delle cose da prendere – disse Jungkook mostrando un foglietto a Taehyung mentre aspettavano l’ascensore – è un po’ lunga, non fa spesa da giorni?

Taehyung dette un’occhiata alla lista e iniziò a leggere ciò che vi era scritto ad alta voce per evitare di rispondere a Jungkook.

 

****

In casa ora erano rimasti solo Namjoon e Jin. Dovevano uscire al più presto. Jin portò qualche ciotola in sala per vedere cosa stesse facendo Yoongi. Sempre su quel divano. Andò di nuovo in camera sua, prese il cellulare e telefonò a Namjoon, ancora in cucina.

– Pronto? – la voce dell’amico che rispondeva al telefono giunse a Yoongi – Oh, ciao Kangdae-hyung! No, non disturbi. Oh, adesso? Va bene, se è urgente certo. No, non c’è problema, arriviamo subito! Aspettaci lì.

A Jin era venuto da ridere durante la conversazione e si dovette coprire la bocca con la mano quando Namjoon lo chiamò correndo verso la sua camera affannato. Stava recitando bene, forse avrebbero dovuto includere anche lui nello spettacolo l’anno successivo.

– Jinah, Kangdae-hyung ha appena chiamato. C’è una cosa urgente di cui deve parlarci per lo spettacolo.

– Adesso?? – Jin si stava comportando come se dovesse recitare la parte più importante della sua vita e tirò fuori il tono più genuinamente sorpreso di cui fosse capace. I suoi occhi però tradivano una punta di divertimento che quelli di Namjoon ricambiavano completamente – Cosa chiama a quest’ora della sera? Dovremmo dirgli-

– No Jinah, lo sai che non possiamo. Credo abbia del materiale importante da consegnarci, ma ha detto che deve dare istruzioni a entrambi e siccome sta passando di qui ed è urgente ha chiesto di vederci. Non potevo davvero dire di no.

– Ok, ok – disse Jin mettendosi il cappotto di fretta e Namjoon corse in camera sua a fare lo stesso. Yoongi li vide spuntare dal corridoio intabarrati nei loro cappotti e discutendo animatamente:

– Sei sempre il solito! Non potevi dirgli di venire qui?

– Non ci ho pensato Jinah, va bene?? Ma non mi sembrava avesse molto tempo. Ci aspetta al semaforo all’angolo.

– Ma dove state andando scusate? Uscite davvero?

Jin aprì la porta, Namjoon uscì fuori frettolosamente e il più grande si fermò solo un attimo per rispondere a Yoongi – È un’emergenza di teatro, speriamo di cavarcela subito. Tu non muoverti per nessun motivo, altrimenti chi apre a Jiminie? Sarà qui a breve.

Chiuse poi la porta dietro di sé, lasciando Yoongi da solo.

Nell’ascensore Jin dette un veloce bacio a Namjoon come a dirgli di aver fatto un buon lavoro e poi si lasciarono finalmente andare alle risate. Entrambi si erano agitati di non avere abbastanza tempo per cui tutta la loro performance aveva avuto toni più eccessivi di quanto avevano programmato. Però sembrava tutto aver funzionato. Hoseok era stato escluso fin dall’inizio poiché ai ragazzi era sembrato troppo complicato trovare una scusa per far uscire di casa tutti e sei e la sua assenza toglieva dunque un problema. Loro due sarebbero andati nel bar dove Hoseok già li aspettava e lì avrebbero atteso quella che avevano reputato essere una quantità ragionevole e credibile di tempo, ovvero circa una ventina di minuti, massimo mezz’ora, prima di tornare a casa. Taehyung si sarebbe occupato di tenere lontano Jungkook. In casa c’era solamente Yoongi e Jimin di lì a pochi minuti sarebbe risalito, trovandosi così da solo in casa con lui.

****

Quella notte era piuttosto limpida. Le previsioni segnavano neve nel fine settimana, ma oggi, così come il giorno prima, il tempo era stato clemente. Faceva sempre freddo, ma le forti piogge dei giorni precedenti avevano spazzato via molte nuvole e dunque il cielo era più sereno. Jungkook e Taehyung raggiunsero il supermercato in cinque minuti e una volta dentro iniziarono a muoversi tra gli scaffali per riempire il cestino con le cose che Jin gli aveva detto di comprare. Taehyung cercò di rallentare il tutto il più possibile, mettendo nel cesto le cose sbagliate svariate volte e obbligando poi Jungkook a riportarle al loro posto. Jin gli aveva mandato un messaggio appena uscito di casa e Taehyung aveva capito che era lui senza nemmeno controllare dopo aver sentito la vibrazione del telefono in tasca. Sapeva che era da quel momento che avrebbe dovuto considerare almeno venti minuti. Era ora di cena, ma per fortuna non trovarono le casse vuote e anche se la fila non era eccessivamente lunga un po’ di tempo fu mangiato in questo modo. Alla fine uscirono. È troppo presto, pensò Taehyung.

– Kookie, che ne diresti di fare tutto il giro dell’isolato? Potremmo passare dalla parte del fiume Han, oggi il cielo non è troppo coperto e deve essere bello, ti va?

– Ma non credi che Jin-hyu-

– Se si preoccupano ci faranno sapere, non allungheremo di molto. Ti prego? Kookie? Vorrei davvero vedere il fiume, è tanto che non ci passo di notte.

Come sempre quando Taehyung lo guardava in quel modo, Jungkook non seppe dire di no. Lo prese sottobraccio e con un sospiro lo iniziò a guidare lui stesso nella direzione per andare lungo il fiume.

– Se Jin-hyung se la prende dico che la colpa è la tua – gli disse con un ghigno.

– Jin-hyung non se la prenderebbe comunque mai con te Kookie – gli rispose sorridente Taehyung. Mentre camminavano tranquilli passarono di fronte a un piccolo stand dove preparavano zucchero filato.

– Uuuh! – esclamò Jungkook mentre lo sorpassavano e continuando a seguirlo per un po’ con lo sguardo – Mi piace tanto lo zucchero filato!

– Perché non ne prendi un po’?

– Non ho più spicci, gli unici che ho mi servono per il bus.

– Ah, ok, capisco – rispose Taehyung. Esclamò poi – Eccoci quasi!

Uscirono dalla via che avevano appena percorso e sbucarono sulla grande strada a lei perpendicolare che seguiva una delle sponde del fiume Han. Attraversarono per andare dall’altro lato, quello che si affacciava sul fiume e presero a camminare un altro po’. Taehyung emetteva piccoli urletti ed esclamazioni circa ogni cinque secondi e Jungkook sapeva che forse sarebbe stato normale aver voglia di dirgli di smetterla, ma la realtà era che lui avrebbe potuto osservare l’amico fare così per sempre. Aveva una gioia di vivere così contagiosa e in tutto questo tempo non era mai cambiato. Era rimasto spensierato e dolce e innocente come la prima volta che lo aveva conosciuto, mentre incurante delle occhiate strane che poteva attirarsi si era messo a fare suoni molto simili a quelli di adesso nel mezzo della palestra.

– Qui ti piace? – chiese Jungkook dolcemente quando Taehyung si staccò da lui per andare a sporgersi di più emettendo un urletto più entusiasmato degli altri.

– Si, rimaniamo qui!

Jungkook annuì e si sistemò vicino a lui. Era davvero una bella vista, con l’altra parte della città che si stagliava di fronte a loro e tutte le luci che si riflettevano sull’acqua. Dopo un minuto di silenzio Taehyung disse a Jungkook che doveva allontanarsi un momento.

– Dove devi andare?

– Vado e torno, un minuto solo, tu rimani qui buono, promesso?

– O-ok, ma… – Taehyung era già corso via. Jungkook rimase perplesso a seguirlo con lo sguardo, finché non lo vide scomparire per la via da cui erano venuti. Sollevò gli occhi al cielo ridacchiando per la stranezza dell’amico e riprese ad osservare il fiume di fronte a sé. Era inutile cercare di capire Taehyung, per quanto spesso sentisse di essere il solo a riuscire ad accompagnarlo quasi ovunque, sapeva anche che c’erano delle volte in cui la sua mente era semplicemente troppo distante per poter essere seguita. Aveva scelto davvero un bel punto, pensò ammirando la vista che aveva davanti. Taehyung aveva sempre avuto un occhio migliore del suo, anche per le fotografie e gli aveva insegnato tanto. Jin forse li avrebbe sgridati per questa deviazione, ma Jungkook non rimpiangeva l’aver assecondato l’amico. A un certo punto sentì dei passi concitati dietro di sé.

– Tae, dove eri anda- Ma che cosa hai preso?!

Di fronte a lui c’era Taehyung con in mano una stecca di zucchero filato, presa dallo stand su cui Jungkook aveva posato gli occhi poco prima. Gli tese la nuvoletta azzurra e si rimise vicino a lui.

– Tu ne avevi voglia, e io avevo i soldi. Eccolo qui, tutto tuo.

– Ma Taehyungie non dovevi! – rispose Jungkook prima di staccare un ciuffetto morbido e metterselo in bocca – Non dovevi davvero, ma grazie.

Taehyung ricambiò il sorriso del giovane e gli si portò ancora più vicino, prendendolo sotto braccio e appoggiandogli la testa sulla spalla. Jungkook non fece una piega e continuò tranquillo a mangiare il suo zucchero filato:

– Ne vuoi un po’?

– No, no, te l’ho detto che è tutto per te Kookie.

– Se lo vuoi dimmelo. Sai, pensavo che questo sarebbe stato un bel punto per fare delle foto per il nostro progetto, peccato non avere l’attrezzatura.

– È vero! Peccato sul serio. Il progetto è vicino, ma io non sono per niente convinto dei nostri scatti, sai?

– Nemmeno io e infatti ci ho riflettuto un po’. Ascolta – si fermò per far sciogliere in bocca un po’ di zucchero – e se scattassimo qualcosa in un posto innevato? Danno neve per domani. Potremmo andare domenica.

– Ma anche domenica dovrebbe nevicare, no? – Taehyung aveva sollevato la testa per guardare Jungkook in viso, ma continuava a tenere il braccio incrociato al suo. Jungkook scosse la testa.

– Ho controllato sul telefono, pare ci sia sole di nuovo la mattina e il pomeriggio, mentre la neve riprenderà la sera. Potremmo approfittare, che dici? Secondo me verrebbero degli scatti bellissimi. Il sole, ma con la neve, quando riavremo un’occasione simile? Le nostre macchine fotografiche piangeranno di gioia.

Jungkook sembrava davvero convinto e Taehyung anche pensò fosse un’idea molto buona. Accettò con entusiasmo e i due ragazzi decisero che si sarebbero visti la domenica per trascorrere la giornata insieme nelle campagne limitrofe, intorno alla zona della villa di Jin. Si rimisero poi in silenzio ad osservare il lento scorrere del fiume Han, Jungkook che assottigliava con calma il suo bastoncino di zucchero filato e Taehyung che si era riappoggiato alla sua spalla. Era felice di star condividendo quel momento insieme. Sapeva che, formalmente, aveva portato Jungkook lì perché doveva, ma la verità era che lui voleva. Voleva portarlo lì, voleva stare con lui. Se a qualcuno di esterno fosse stata spiegata la situazione, questi avrebbe visto in ciò che Taehyung stava facendo ora solo un modo per tenere Jungkook lontano da Jimin e Yoongi così che loro potessero avere il tempo di parlare e riprendere i rapporti. Ma Taehyung non la vedeva così. Sapeva che era uno solo il motivo principale per cui stava facendo ciò che stava facendo e sapeva che non lo avrebbe mai fatto se avesse creduto che potesse anche solo lontanamente far davvero male a Jungkook. Non lo stava tradendo, lo stava proteggendo. Si rendeva conto che non avrebbe potuto farlo per sempre, e era consapevole che prima o poi, se le cose fossero andate in un certo modo, la realtà avrebbe bussato anche alla porta di Jungkook, ma, almeno per questa sera, Taehyung si sarebbe messo in mezzo e le avrebbe ostruito il passaggio. Avrebbe tenuto Jungkook al sicuro ancora per un altro po’.

****

– Jin-hyung, scusa, ci ho mes- –Jimin si interruppe appena vide che di fronte a sé non c’era Jin, bensì Yoongi. Era lì davanti, capelli neri scompigliati, felpa grigia con cappuccio e quei suoi soliti pantaloni neri che non si ostinava a buttare, sempre troppo larghi per lui. Jimin avrebbe voluto buttargli le braccia addosso, ma si trattenne ovviamente – Oh, hy-hyung… scusami, grazie. Scusa.

– Perché ti scusi?

La domanda prese Jimin in contropiede. Perché ho detto scusa?

– I-io… ti ho scambiato per Jin-hyung e-e ti se alzato per me… quindi scusa – erano motivazioni sensate? Jimin sperò di sì. Non lo sapeva bene nemmeno lui perché si stesse scusando. Forse gli era semplicemente venuto spontaneo, scusami se infastidisco con la mia stupida esistenza.

– Dovevo lasciarti fuori? – Yoongi sentiva di star facendo il contrario di ciò che avrebbe dovuto. Voleva parlare con Jimin e si era aggrappato a questa occasione, appena il ragazzo si era finalmente rivolto a lui personalmente. Gli aveva dunque risposto sperando che in qualche modo la conversazione prendesse quota e non voleva lasciarlo andare, ma chiaramente non aveva idea di cosa stesse facendo. Gli si stava rivolgendo in modo troppo diretto, troppo aggressivo. Esattamente come aveva temuto. Guardò Jimin e lo vide irrigidirsi appena a quelle parole, come se si stesse riscuotendo.

– No, certo. Grazie – Smettila di dire cose cretine, ringrazia e basta. Già pensa che tu sia idiota a sufficienza, non peggiorare tutto. Si girò e dando le spalle a Yoongi lo lasciò lì, dirigendosi verso la cucina. Vide il tavolo vuoto e si accorse anche del silenzio nella casa. Si fermò davanti alla porta della cucina.

– Dove sono finiti tutti quanti?!

Yoongi coprì velocemente la distanza tra loro, prendendo dalle mani di Jimin due dei tre pacchi di riso che stava tenendo ed entrò nella stanza:

– Per un motivo o per un altro sono tutti dovuti uscire.

– Ma cosa è successo??

Yoongi posò pesantemente i pacchi sul bancone vicino al lavandino e Jimin fece lo stesso, ma posando il suo sul tavolino.

– Jin-hyung e Joonie sono dovuti correre da qualcuno per una cosa di teatro, mentre Taehyungie e Jungkookie sono a fare spesa, se non ho capito male. Realisticamente, non so se stasera riusciremo a mangiare.

– Oh – fu il solo commento di Jimin – e Hoseok-hyung? Non è arrivato?

– No. Non so cosa stia facendo.

– Non lo sai?

– No – Jimin aveva usato un tono strano, quasi ironico, nel porre quella domanda che Yoongi non riuscì a capire – No, non lo so perché ci stia mettendo tanto.

Jimin annuì e basta. Non sapeva cos’altro dire. Si guardò attorno. Guardò il pacco di riso sul tavolo. Lo prese di nuovo in mano.

– Dove… dove credi vada?

Non ho idea, stava per rispondere Yoongi, ma si fermò. Gli era appena venuta in mente una risposta migliore.

– Lo puoi mettere qui vicino a questi, poi ci penserà hyung – e dette un colpetto con la mano ai due pacchi di riso che aveva messo lui sul bancone. Per qualche motivo quella distanza tra loro lo stava rendendo ancora più nervoso. Voleva Jimin un po’ più vicino, nella speranza che sentirlo affianco a lui lo scaldasse quel tanto necessario a fargli dire ciò che tanto voleva. Non rimetterlo su quel maledetto tavolo.

Jimin si sentì con le spalle al muro. L’idea di avvicinarsi a Yoongi lo spaventava. Temeva di non riuscire a controllarsi, arrossire o mettersi a balbettare. Però non aveva davvero ragioni per non fare ciò che Yoongi gli aveva chiesto. Dopo un attimo di esitazione, si avvicinò lentamente e con apparente tranquillità al bancone e appoggiò il riso tenendo lo sguardo basso e facendo ben attenzione a non avvicinarsi troppo a Yoongi. Prima che potesse allontanarsi e trovare rifugio su una sedia del tavolo, fu Yoongi ad avvicinarsi ancora di più. Quando lo vide così vicino, Jimin non poté far altro che sollevare gli occhi su di lui. La sua espressione era strana, spaventata quasi. In effetti, quei pochi centimetri di distanza erano stati incredibilmente difficili da coprire per Yoongi. Si sentiva come se avesse appena attraversato un deserto intero e il cuore gli stava battendo freneticamente nel petto. Come sempre, sentì tornare quell’istinto così innato in lui di ritrarsi, rimettere una distanza di sicurezza ragionevole tra lui e Jimin e rimandare, possibilmente a mai, quello che stava per fare. Era terrorizzato, non si era mai comportato così in vita sua e onestamente non era nemmeno sicuro di esserne capace. La paura aumentava poi ancora di più non essendo sicuro di come avrebbe reagito Jimin. Era un rischio che però andava preso. Se lo era detto: così come era sicuro di chiamarsi Min Yoongi, non si sarebbe nascosto un’altra volta.

  Jiminah, aspetta – si sorprese a vedere che Jimin effettivamente si mise ad aspettare. Stava chiaramente per andare a mettersi a sedere, ma le sue parole dovevano essere già state sufficienti a fermarlo. Non aveva girato i tacchi ignorandolo. Forse era un buon segno. Forse no. Ma forse sì. Questo pensiero gli dette un po’ più di coraggio – Mi hai detto scusa prima. Ti ho chiesto perché. Forse sono sembrato brusco. È che…è che stavo pensando che non sei tu che devi scusarti. Jiminah, te l’ho detto mille volte, devi imparare a farti rispettare! – Vide gli occhi di Jimin sgranarsi in un’espressione confusa. Evidentemente le sue parole dovevano averlo colto di sorpresa. Avevano colto di sorpresa anche lui in effetti, non era così che aveva pensato di iniziare il suo discorso. La vuoi smettere di spaventarlo?? Cercò di rilassare di più le spalle e ammorbidire la propria voce – Mi dispiace. Mi dispiace Jiminah – allontanò il suo sguardo, ma si obbligò a riportarlo subito su Jimin. Continuava ad apparire tra lo spaesato e il dubbioso, e Yoongi dovette deglutire un momento prima di riuscire a proseguire. Era difficile, porca miseria. Così difficile. Si arrese al fatto che non sarebbe riuscito a dire, e soprattutto adeguatamente, tutto ciò che voleva, ma decise che quantomeno sarebbe dovuto riuscire a comunicare la cosa più importante – Mi dispiace non averti detto nulla della mia partenza, mi dispiace averti trattato male quando non ti sentivi bene e mi dispiace non essermi fatto sentire, né averti chiesto come stavi. Sono stato un pessimo amico – Si, così andava bene. Non era tutta la verità, ma almeno ne era una parte – Scusami.

Jimin dovette fare un grande sforzo per trattenere le lacrime. Yoongi-hyung si stava scusando con lui. Non solo gli aveva rivolto la parola, ma adesso stava anche chiedendo scusa. Jimin non era sicuro di potersi permettere la speranza che gli era nata in petto. La speranza che le scuse di Yoongi potessero significare un prossimo riavvicinamento. Jimin aveva atteso moltissimo il momento di rivedere Yoongi, ma dopo la sua improvvisa partenza aveva quasi perso ogni fiducia nelle sue capacità di potergli di nuovo andare vicino. Aveva interpretato il suo silenzio come un chiaro segnale da parte del ragazzo del fatto che lui non era poi una parte così importante della sua vita e dunque tutta quella volontà che aveva provato i primi giorni dell’anno di dare la possibilità a Yoongi di tenerlo vicino a lui, in qualunque modo preferisse, era andata via via scomparendo sempre più. Il suo ritorno, di nuovo improvviso e non annunciato, lo avevano definitivamente convinto di questo: era inutile ormai tentare di farsi benvolere. Doveva accettare le cose come stavano e mettersi una volta per tutte l’anima in pace sul fatto che Yoongi probabilmente non lo avrebbe più cercato. Invece adesso era qui, che lo guardava serio, con occhi quasi colpevoli, cercando il suo perdono. Si stava scusando per ciò che aveva fatto, per essersene andato e per non avergli parlato. Jimin non sapeva cosa provare. Era felice, ma aveva paura. Aveva paura di leggere nelle parole dell’altro più di quanto in realtà ci fosse. Il ragazzo poteva benissimo sentirsi in colpa per come lo aveva trattato, ma comunque non intendere che aveva intenzione di ripristinare il loro antico rapporto. Eppure aveva detto “sono stato un pessimo amico”. Jimin volle credere che significassero ciò che lui sperava. Riprendiamoci almeno la nostra amicizia. Decise di andargli incontro:

– Hyung… non mi devi chiedere scusa – iniziò con voce leggermente tremante, ma riuscì ad acquistare progressiva sicurezza – Sono sicuro avrai avuto le tue ragioni per-

– Non avevo ragioni – disse Yoongi interrompendolo con voce bassa, ma risoluta. Si mise le mani in tasca facendo spallucce – non avevo davvero nessuno motivo per ignorarti così. A volte… a volte il tuo hyung fa cose stupide, molto stupide, e questa è stata una di quelle.

Sembrava quasi tranquillo nel suo modo di parlare, come se dicesse una verità risaputa di cui tutti erano a conoscenza, già verificata e la cui accettazione non pesava più ormai. Jimin si sentì di nuovo le lacrime in gola.

– Hyung, credo che il premio stupido dell’anno vada a me però. Mi sono quasi ucci-

– No Jiminah, no che non va a te.

– Io penso di sì.

– Non ti ho appena detto di non farti mettere i piedi sopra? – disse Yoongi alzando leggermente la voce e sgranando gli occhi, con un tono che non era irritato, ma solamente incredulo. Si fissarono per un secondo e poi entrambi si lasciarono sfuggire una piccola risata. Quel battibecco su chi fosse stato più stupido stava diventando ridicolo e se ne erano accorti entrambi.

– Sei proprio ancora senza speranza – disse Yoongi a Jimin guardandolo affettuosamente, l’ombra di un sorriso ancora sul suo viso.

– Temo di sì hyung – disse Jimin abbassando gli occhi – assolutamente senza speranza – intendeva molto più di quello che Yoongi avrebbe capito, ma andava bene così. Si stavano parlando. Yoongi-hyung si era scusato e adesso gli stava addirittura sorridendo. Lo vide aggrottare gli occhi e portarli sulla sua pancia. Jimin vi portò le mani velocemente, arrossendo leggermente.

– Temo di aver fame…

Yoongi ridacchiò di nuovo, andando verso il frigorifero, e Jimin pensò quanto gli fosse mancato questo suono. 

– A te il dolce piace sempre giusto? Anche prima dei pasti se non sbaglio.

– Mh, sì, perché?

Yoongi aprì lo sportello del frigo, prese qualcosa e tornò vicino a Jimin. Gli posò davanti una barretta di cioccolato fondente all’arancia, staccò due cubetti e glieli passò.

– È la tua? – disse Jimin per cortesia, ma mettendosela intanto in bocca.

– Si, beh, non distribuisco cibo altrui di solito – lo guardò con aria di scherno – forse dovremmo rivedere l’assegnazione di quei premi stupidità a ben pensarci.

Jimin per tutta risposta si mise a ridere e staccò velocemente un pezzetto dell’alluminio che avvolgeva la tavoletta di cioccolato, gli dette la forma di una palletta con le piccole dita e la tirò poi a Yoongi. Il ragazzo non si spostò, ma chiuse gli occhi ridacchiando e annuendo come a dire che se lo meritava. Aveva fatto davvero la scelta giusta. Non vedeva nulla in Jimin di tutto ciò che temeva avrebbe incontrato. Non c’era astio, non c’era rancore, non c’era chiusura in lui. Non gli stava sbattendo il portone in faccia. Yoongi aveva fatto la scelta giusta ad aver lasciato a Jimin il diritto di scegliere da solo se voleva ancora avere a che fare con lui. Senza che Yoongi lo sapesse, quello era esattamente lo stesso pensiero di Jimin. Ho fatto bene a venire qui questa sera.

– Grazie, hyung. Per la cioccolata e per le scuse. Però va bene così. Non voglio riprendere la discussione, promesso! – aggiunse velocemente sorridendo e scuotendo una mano – Voglio solo dirti che non devi sentirti in obbligo di darmi spiegazioni. Dici che fai cose stupide, ma io non credo sia così. È vero, non mi hai avvisato, ma in fondo sei stato preso dal trasloco e sicuramente ritrovarsi in un nuovo ambiente di lavoro non deve essere facile.

Yoongi si sentì stringere il cuore. Il ragazzo non sapeva che non c’era nessun luogo di lavoro a cui si era dovuto abituare.

– Però… adesso sei tornato, vero?

Perché gli occhi di Jimin sembravano quasi implorarlo? Era di sicuro solo una sua impressione.

– Sono tornato Jiminah – Diglielo. Diglielo Yoongi. Dillo ora – …e tu mi devi ancora un pomeriggio di consulenza.

Jimin batté le palpebre due volte e socchiuse le labbra in un’espressione di sorpresa. Yoongi gli sorrise:

– Non pensare che me ne sia scordato.

Ce l’aveva fatta. Glielo aveva detto. Cercava di mantenere un’apparenza sciolta, ma si sentiva le gambe tremare. Stava chiedendo a Jimin di continuare i loro pomeriggi insieme. Non sapeva neppure lui dove avesse trovato il coraggio. Continuava a pensare che fosse un’idea assurda, suicida. Lo avrebbe solo fatto soffrire di più. Ma aveva preso non solo la decisione di non fare più scelte per Jimin, ma anche, e soprattutto, quella ancora più importante di esporsi di più, condividere qualcosa di proprio, mostrare una parte di sé stesso. E l’unico luogo da cui Yoongi sapesse partire era la musica. Dopo aver comprato il biglietto che lo avrebbe riportato a Seul, il lunedì, aveva subito dopo sentito di nuovo un fiume di ispirazione, il primo da quando aveva avuto luogo il suo ultimo incontro con Jimin. Si era messo a scrivere e adesso aveva bisogno di renderne partecipe l’altro ragazzo. Ti prego non dirmi di no. 

Jimin non disse di no.

****

– Jinnie-hyung, quanto tempo è passato?

Jin prese il telefono e appoggiò il mento su una mano:

– Quasi un quarto d’ora.

– Voglio sapere cosa sta succedendoooooo!

Hoseok si portò un po’ indietro con la sedia sulla quale era seduto, dentro il piccolo bar fuori mano a poca distanza dal palazzo del 503, e abbassò la testa sul tavolo.

– Hoseokah, è inutile che batti i piedi! Abbiamo ancora dieci minuti di attesa e poi torniamo su e vediamo cosa è successo. Perché ti comporti come un bambino?

– Joonie fa tanto il tranquillo, ma in realtà anche lui è nervoso come te Hoseokie – disse Jin con un sorrisino.

Namjoon spalancò gli occhi:

– Non sono nervoso!

Jin scoppiò a ridere:

– Continui a battere il piede e muovere la gamba, sei chiaramente nervoso. Pensi che non ti conosca?

Hoseok irruppe in una risata che a Namjoon, diventato ora rosso, suonò come un ghigno malefico. Jin gli mise una mano dietro la nuca, accarezzandolo con delicatezza:

– Non c’è niente di male Joonie. Sarebbe strano il contrario.

– Il telefono! – urlò Hoseok facendo sobbalzare gli altri due – Jin-hyung è Yoongi!

Jin si precipitò a recuperare il telefono che aveva poggiato sulla tovaglietta rossa del tavolino nero e rispose:

– Si pronto, dimmi! – esclamò facendo con la mano cenno di allontanarsi a Hoseok e Namjoon, che nel frattempo si erano portati vicino a lui nella speranza di riuscire a sentire parte della telefonata.

Ma dove siete?? Io e Jiminah abbiamo fame e voi siete tutti dispersi! Volete farci morire?

Il volto di Jin sembrò illuminarsi e Hoseok e Namjoon spalancarono gli occhi nello stesso momento, curiosi di sapere di più.

– S-si, Yoongiah, io e Joonie abbiamo quasi finito. Mi dispiace tanto per l’attesa. Jiminie quindi è lì?

Dove vuole essere scusa?

Jin sentì un rumore e poi un’altra voce, ben più squillante di quella bassa e roca di Yoongi.

Jin-hyuuung! Vuoi dirci intanto se c’è qualcosa che possiamo iniziare a fare? Altrimenti io e Yoongi-hyung ce ne andiamo a mangiare da un’altra par-

Jiminah, io non mi muovo di qui, fa freddo, che stai dicendo?

Yoongi sembrava star ridendo e lo stesso Jimin. Jin sentì un sollievo immenso scendergli addosso e avvolgerlo completamente. Le cose dovevano essere andate bene per forza.

Shhh Yoongi-hyung era una tecnica per farlo venire prima!

Ma tecnica di cosa?? Jin-hyung davvero, siamo disperati, torna a casa.

– Guarda, abbiamo proprio fatto, adesso arriviamo a salvarvi.

Spense il telefono con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Namjoon e Hoseok, come spesso capitava, dissero la stessa cosa insieme:

– Tutto andato liscio???

Jin gli fece l’occhiolino:

– Parlavano e scherzavano, non solo con me ma anche tra loro. Ragazzi. Credo che ce l’abbiamo fatta!

Il “si” che lanciò Hoseok fece scoppiare Jin a ridere e spinse Namjoon a prenderlo per le spalle e trascinarlo fuori, ridendo però anche lui.

– Mando un messaggio a Taehyungie – disse Jin quando furono usciti. Il piano prevedeva che quando i tre ragazzi avessero lasciato il bar, Jin avrebbe mandato un messaggio indecifrabile a Taehyung, che lui avrebbe interpretato come segnale per tornare a casa, ma che avrebbe potuto far passare per un errore del più grande nel caso in cui Jungkook per qualche motivo lo avesse visto. Digitò un carattere a caso e premette invio – Ok, torniamo a casa.

****

Yoongi chiuse la chiamata.

– Pare stiano arrivando a salvarci.

– Speriamo si muovano. Tutti scomparsi, non ci posso credere.

Yoongi fece un gesto come a dire che ormai non ci si poteva più far nulla e tornò in sala, riprendendo il suo posto sul divano davanti alla televisione. Jimin lo seguì e in silenzio si mise seduto vicino a lui. Per tutto il tempo che rimasero soli nessuno dei due disse più nulla, tranne occasionali commenti veloci o risatine per il varietà che stavano guardando, ma nella semplicità di quell’azione entrambi ritrovarono ciò che credevano di aver perduto. Pur non sapendolo, i pensieri che stavano facendo erano gli stessi. Entrambi avevano l’impressione di star vivendo un piccolo miracolo, e si sentivano ancora stupiti di come fossero riusciti a ritrovarsi qui, in questo momento, seduti vicini a vedere la televisione come se non fosse mai accaduto nulla. Era stato difficile, ma al tempo stesso così semplice. Prendere il coraggio di provare ad avvicinarsi estremamente faticoso, ma fare breccia l’uno nell’altro incredibilmente facile. Non c’erano state asce di guerra sollevate, muri eretti, rancori portati. L’uno aveva colto nell’altro la volontà di ritrovare un contatto e questo era stato sufficiente a far nascere un ponte tra loro. Erano anche entrambi consapevoli però che questo era solo l’inizio. Le cose potevano sembrare come prima, ma non lo erano. Avrebbero dovuto trovare un nuovo equilibrio, capire meglio cosa l’uno poteva dare all’altro ora che non erano più soli nella loro relazione, come entrambi a causa del malinteso non ancora chiarito credevano. Questa idea creava inquietudine sia a Yoongi che Jimin. Se su quel divano entrambi avevano deciso di godere di quel momento fine a sé stesso ed evitare ulteriori parole che potessero portare nella direzione sbagliata, d’altro canto nessuno dei due poteva smettere di pensare al rischio che stava correndo. Sarebbero potuti essere amici? Sarebbe potuto il loro rapporto continuare a funzionare anche in questa situazione? Escludere l’altro dalla propria vita non era più un’opzione, per nessuno di loro, ma quanto dolore avrebbe causato questa scelta? La tranquillità del momento presente, sarebbero riusciti a mantenerla? Forse sì, pensavano, se solo fossero stati cauti e si fossero avvicinati solo quel tanto che bastava a non tagliare il cordone, ma allo stesso tempo anche a non creare fastidio l’uno nella vita dell’altro. Eppure entrambi sentivano comunque che questa era probabilmente la cosa peggiore che potessero fare, tornare a stare vicini, quando tutto era così diverso, quando vedersi faceva così male. Avrebbero resistito a quella vicinanza, pur sapendo che la persona amata apparteneva ora ad un altro? Avevano paura, allo stesso modo, per gli stessi motivi, ma non lo sapevano. Così rimasero muti, a guardare uno schermo, senza che i loro pensieri trovassero una voce, per un altro po’, fino a quando finalmente una chiave non girò nella toppa.

 

 

 

Note dell’autrice: Hello everybody, eccoci qui con un altro capitolo ~

Non ho troppissimo da dire questa volta, mi sembra che tutto parli un po’ da solo. Il piano sembrerebbe aver funzionato! Grazie al tempo da soli che i ragazzi hanno regalato loro, Jimin e Yoongi sono finalmente riusciti almeno a parlarsi e a ricostruire un ponticello. Non si sono verificati melodrammi, non ci sono state scene madri, né lacrime. I due piccini si mancavano a vicenda ed hanno così trovato abbastanza facilmente il modo per rientrare in contatto. Ci sono però troppe cose che devono ancora uscire, no? Per il momento, nessuno dei due ha voglia di parlarne, pur sapendo che però questa stasi non può durare per sempre e lo sappiamo anche noi ovviamente che non potranno continuare così ancora a lungo, per cui stiamo a vedere che cosa succede. Il prossimo capitolo è molto importante, mi raccomando leggetelo ~~

Credo sia chiaro, ma comunque volevo precisare che non ho idea di come sia fatta effettivamente Seul, quindi visto che siamo in un AU facciamo che anche abbiamo anche una Alternative Seul, visto che la descrizione della strada che fanno Taehyung e Jungkook è stata fatta a fantasia ahah

Io mi fermerei qui, come ho già detto non ho cose particolari da aggiungere in questo capitolo. Il primo passo verso un ricongiungimento è stato fatto, adesso è solo questione di vedere come si evolverà il tutto, se Yoongi e Jimin continueranno a cercare di rimanere solo in rapporti di amicizia, o se uno dei due deciderà comunque di farsi avanti, o se questo non chiarirsi porterà Jimin ad avvicinarsi di più a Kookie o se prima o poi qualche nodo verrà al pettine. Tante strade possibili, vedremo quale sarà quella intrapresa ;)

Grazie come sempre di aver letto il capitolo e queste noticine, fatemi sapere cosa ne avete pensato Vi aspetto qui sugli stessi schermi la settimana prossima ~

Baci, Elle

   
 
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