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Autore: Inquisitor95    23/11/2017    1 recensioni
Endymion è un continente vasto, da poco uscito dal terribile dominio degli elfi. Ma finalmente gli umani vedono la luce in quella che si prospetta l'Era della Gloria e sono tornati a dominare i loro castelli e le loro terre com'era prima; saranno davvero finite le sofferenze? Il continente si adatterà alle nuove condizioni politiche o finirà distrutto dal gioco delle Casate? A tramare dietro questo pericoloso gioco, c'è una setta di maghi che minaccia l'ordine con il caos.
Vivere o morire. Questa è la costante scelta che i tre protagonisti saranno obbligati a compiere passo dopo passo. Il fuoco dilaga, combatterai o brucerai con esso?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Dantos}

22.

False accuse

  

Erano passati ormai diversi giorni dalla morte di Donchad e dagli eventi che avevano seguito quella triste giornata di metà mese. Dantos camminava lungo il corridoio che dalla torre di guardia lo avrebbe condotto alla sala del trono dove il Re aveva chiesto di incontrarlo quella mattina dopo colazione e lui senza ulteriore indugio aveva corso per raggiungere il suo protetto.

Quando il cavaliere mise piede fuori dalla torre di guardia aveva provato il piacere della pesante armatura: in estate quell’involucro di titanio era una vera e propria sofferenza ma adesso che l’inverno di stava avvicinando era piacevole sentire il conforto degli abiti e della corazza della guarnigione di Altura Silente.

Aprì la porta entrando nella sala del trono, quella mattina era particolarmente vuota e dopo dieci giorni dal lutto, Drustan aveva finalmente deciso di togliere gli arazzi dipinti di nero dai grandi finestroni a dalle pareti facendo appendere quelli che solitamente adornavano la sala di blu e bianco e rosso e verde.

« Mio Re, mi hai convocato. » disse Dantos salutando il proprio protetto, quel mattino Drustan era notevolmente curato: ogni giorno il Re veniva pettinato e vestito dai suoi servitori più stretti, ma quella mattina finalmente era tornato al suo splendore indossando abiti blu scuri con  ghirigori bianchi.

La Corona Splendente poggiata sempre sulla sua testa come ogni altro giorno e indossava una cappa neutra color panna acida. « Avevo bisogno di un po’ d’aria fresca. Vorrei quindi uscire dal castello e camminare un po’ per le strade; il popolo deve sapere che la corona è forte. » disse il giovane sovrano, Dantos come sempre era preoccupato di uscire dal castello ma gli sarebbe bastato indossare l’elmo per nascondersi alla vista dei popolani.

« Se credi che sia la cosa giusta allora ti seguirò. La Regina viene con noi in questa escursione in città? » chiese Dantos, come se l’avesse chiamata poi Nynniew entrò dal lato opposto della sala indossando un abito che le risaltava il corpo illuminandola con i colori brillanti della sua casata.

« Credo che sia una risposta sufficiente. » disse Drustan senza preoccuparsi di velare il proprio sarcasmo; la Regina indossava uno scialle molto grande che le contornava le spalle e ovviamente c’era la scorta delle sue guardie, quella mattina Karpos Painer era insieme a loro anziché compiere il giro delle strade.

Dantos capì che probabilmente quella mattina sarebbe andato qualcosa storto a discapito della piacevole passeggiata del Re. « Credo siamo tutti. Possiamo andare. » disse il Re spostandosi insieme alla propria guardia verso il portone d’ingresso ignorando quasi del tutto la propria moglie, Dantos era certo che si fossero già visti a colazione e per questo non l’aveva salutata.

Ma era visibile che i rapporti tra i due ragazzi erano più freddi, Drustan sempre meno spesso giaceva con lei e la ragazza sempre più di rado osava avvicinarsi alla stanza da letto del Re.

« Sono preoccupato, mio Re. Riguardo voi e vostra moglie. Non credete che i Lucarhis potrebbero infastidirsi la vostra situazione sentimentale con la loro figlia? » chiese Dantos quando la carovana fu ormai in giro per le strade della città. Drustan aveva intenzione di visitare il grande mercato, luogo che ispirava tanti ricordi al cavaliere e che era quasi ansioso di visitare.

Drustan e Dantos erano i primi della fila, distanti dagli altri di alcuni metri quindi poterono permettersi il lusso di parlare con tono di voce normale. « Io e Nynniew siamo spostati da quasi tre mesi. Non è mai troppo presto per parlare di futuri eredi ma abbiamo ancora molto tempo. Inoltre sembra che in questo periodo le cose siano cambiate talmente tanto in fretta… »

Un uomo era steso per terra, indossava abiti sporchi e logori ed aveva lo sguardo di chi aveva deciso di terminare la sua vita, lo sguardo di chi ormai era troppo stanco per andare avanti, nonostante il vento che spirava con forza non sembrava preoccuparsi del freddo che lo circondava. « La mia città sta ancora soffrendo, Maxwell. Comincio a dubitare delle mie azioni come sovrano. » confessò Drustan quando superò il pover’uomo disteso sul ciglio della strada.

Dantos rivolse uno sguardo confuso al proprio protetto che però non poté vederlo visto che continuava a guardare in avanti. « Gli investimenti fatti sul Respiro del drago sono un’ottima mossa, mio Re. Ma come hai detto tu stesso, è ancora troppo presto. Una crisi non si risolve in poco tempo, ma è già tanto che le rivolte siano state sedate. » disse il cavaliere in risposta anche se la cosa da un lato non lo fece stare per niente tranquillo.

Lady Saisyll aveva chiaramente voluto quell’alleanza con l’Inquisizione: a che pro? Il Supremo Sacerdote già in passato aveva avanzato richiesta di guidare la capitale, avrebbe potuto farlo nuovamente. In tutto questo Dantos non ci capì nulla visto che le mosse dei Lucarhis sembravano volte all’autodistruzione.

« Maxwell, se ci fosse qualcosa che non va o qualcosa che ti turba me lo diresti, giusto? » chiese Drustan dopo diversi minuti di silenzio, avevano avuto il tempo di camminare fino alla cancellata spalancata del mercato dove la vita si faceva sentire tramite le urla dei mercanti e le risate di bambini che si rincorrevano.

« Certo, mio Re. » disse Dantos pronto a mentire, alle sue spalle Karpos Painer lo raggiunse velocemente scontrandosi contro di lui e facendolo passare per una svista.

« Certo, come no. Codardo… » disse l’Alto-comandante con un sussurro nel preciso istante in cui andò a sbattere contro Dantos, in un primo momento il cavaliere non capì quello che aveva detto, ma fu facile per lui intuire che Painer l’aveva in qualche modo insultato. Drustan aveva osservato la scena per tutto il tempo, l’Alto-comandante sembrava avanzare velocemente e questo perché Nynniew era finalmente arrivata dietro i due uomini.

« Stiamo forse partecipando ad una maratona, marito caro? Dal castello al mercato ci abbiamo messo trenta minuti. Non mi aspettavo di certo di dover correre o mi sarei messa un paio di scarpe più adatte al fango di questa città! » disse la Regina in maniera stizzita, Dantos sorrise tra sé e sé vedendo quanto la ragazza fosse somigliante nei modi di fare alla madre.

Era ovvio che non avesse però la sua astuzia e ingegno. Probabilmente era ancora convinta che tra il Re e la sua guardia ci fosse ancora qualcosa a livello intimo. « Moglie adorata, se indossi un paio di scarpe si pensa che tu sia in grado di camminarci senza fare troppe storie, forse dovresti camminare scalza! » rispose Drustan con tono piuttosto seccato ma senza mancare di fare un sorriso falso alla propria moglie.

Dantos rimase colpito da come si era rivolto nei confronti della moglie, Nynniew stessa rimase piuttosto sconvolta e faticò a riprendersi dalla risposta datale. « Io pensavo che avremmo camminato più piano, mi aspettavo una visita di piacere. Non di certo una corsa nel posto più sporco del mondo! »

« Vi assicuro, Vostra Altezza, che il mercato di Altura Silente non è il peggiore. Ad ogni modo è colpa mia se il Re ha corso, credo che avessi voglia di fare una bella corsa in giro per le strade. » disse Dantos evitando che il conflitto tra i due sovrani si marcasse più di quanto non fosse già, Drustan non rispose e Nynniew accettò di buon grado le scuse del cavaliere avanzando poi all’interno del mercato per prima con un sorriso.

« Non farlo mai più! » disse Drustan lapidario rivolgendosi al cavaliere, i due si guardarono e Dantos vide lo sguardo del Re alla ricerca del suo. « Non voglio che i Lucarhis mettano in discussione la tua posizione al mio fianco, sei l’unico di cui mi fidi, adesso. » senza ulteriore indugio poi avanzò all’interno del mercato dove si creò un cordoglio di persone che salutavano il Re, molti erano felici di quella sorpresa, ma Dantos vide anche che alcuni sputavano di lato al passaggio del sovrano.

Drustan era un sovrano amato da molti, ma c’era ancora chi credeva che non fosse altro che un sovrano privo di interessi verso il popolo. Probabilmente anche Dantos avrebbe creduto la stessa cose se non avesse avuto il piacere di conoscerlo. I suoi pensieri vennero infine distratti dal trambusto che si era creato poco più avanti; sia il Re che la sua guardia e molte altre persone intorno accorsero così da vedere quello che stava succedendo.

Dantos avanzò prima del suo sovrano riuscendo a superare il cerchio delle guardie e spalancando gli occhi alla vista della scena che si parava davanti: Karpos Painer si trovava in piedi con la spada sguainata e la puntava alla gola di un giovane uomo dell’età di Dantos che si trovava in ginocchio e privato della sua camicia che si trovava strappata ai suoi piedi per via della violenza delle guardie.

« Brutto figlio di puttana, giuro che ti ammazzerò! » disse urlando Karpos Painer, mise da parte la spada per sferrare un pugno in pieno viso all’uomo che era in ginocchio avanti a lui, solo in quel momento Dantos ne riconobbe i tratti.

La lunga cicatrice al petto che non voleva mai mostrare, i capelli corti e marroni come le foglie degli alberi che cadevano, occhi verdi dal taglio orientale delle terre di Sol Levante: Dantos riconobbe Velasco, il suo migliore amico e compagno di squadra delle Lame dell’oscurità, il gruppo di mercenari al quale apparteneva.

« Succhiami l’uccello! » urlò Velasco a suo volta, il suo accento chiaramente orientale non poteva non essere la conferma di quello che Dantos stava assistendo. Nuovamente Karpos Painer sferrò un pugno al malcapitato facendogli uscire fiotti di sangue dal naso.

Un allarme scattò quindi nella testa di Dantos che senza controllarsi cominciò a correre contro l’Alto-comandante per fermarlo, in un primo momento lo spintonò così da allontanarlo dal suo amico. « Sta’ lontano da lui, figlio di puttana! » urlò.

L’intero mercato aveva gli occhi puntati contro di loro, mettendosi in mezzo Dantos si era esposto a tutti, ma l’elmo che indossava non fu una protezione sufficiente: Karpos Painer non mostrò riserva nell’estrarre la spada per sferrare un colpo a Dantos senza utilizzare la parte affilata, fu talmente tanto forte che il mercenario venne spintonato a terra, fece un giro su se stesso e senza rendersene conto l’elmo gli era scivolato via.

« Ora ti spacco il cranio come avrei dovuto fare molto tempo fa! » urlò l’Alto-comandante alzando la propria spada e tenendola con entrambe le mani, digrignò i denti mostrando la sua famosa risata aguzza di cui però Dantos non aveva paura.

Il cavaliere in risposta estrasse la spada pronto a combattere contro Karpos Painer senza distogliere lo sguardo dagli occhi scuri e riempiti dalla furia omicida dell’uomo. « Fatti sotto se ne hai il coraggio! » disse Dantos a sua volta, sicuro che Velasco lo aveva riconosciuto e insieme a lui molti altri probabilmente.

« Per i nove Titani che sta succedendo qui!? » urlò Drustan giungendo per capire la situazione che si era creata. I suoi occhi paludosi vacillarono da Dantos e Karpos all’uomo che era stato picchiato e maltrattato.

Nel momento in cui il Re aveva fatto la sua comparsa in scena Karpos Painer si voltò come se nulla fosse poggiando la punta della spada a terra e inginocchiandosi. « Quest’uomo è un criminale, mio Re. Abbiamo scoperto che è implicato in qualcosa di più grande: pare sia stato assoldato per uccidervi! »

Drustan ebbe la stessa reazione di stupore di Dantos che però dentro di sé sapeva bene che non era la verità, Velasco non era il responsabile per quanto accaduto. « Questo non è vero! » intervenne Dantos, proprio non capiva il perché di quelle accuse.

Era la prima volta che Drustan aveva modo di vederlo infuriato, i loro occhi si incrociarono e il Re si accigliò appena cercando di formulare una tesi. « Un mercenario? Ci sono delle prove delle accuse mosse contro di lui? » disse Drustan rimanendo neutrale; Dantos non avrebbe potuto dire nulla in merito visto che non si trattava di Velasco ma di se stesso. Era lui il mercenario in questione.

Karpos Painer non aveva delle prove contro Velasco, era impossibile che ne avesse, pensò Dantos. Ma nonostante questo l’Alto-comandante alzò lo sguardo con sfida verso il proprio Re e digrignò soddisfatto. « Sì, mio signore. Abbiamo le prove che dimostrano la sua colpevolezza e l’implicazione di un gruppo di mercenari noto come “Lame dell’oscurità”. Vorrei avere il piacere e l’onore di mostrarvi le suddette prove al castello. »

Dantos si sentì cadere delle nuvole: in qualche modo qualcuno stava cercando di incastrare Velasco al suo posto, probabilmente lo Spettro Folle o Lady Saisyll stessa. Ma perché farlo?

Il Re rivolse uno sguardo a Velasco che era stato picchiato e il sangue gli riempiva metà della faccia, guardò poi Dantos che non riuscì a parlare, si limitò a guardarlo con occhi invocanti pietà. « Portatelo al castello, sbattetelo in prigione. Prenderò una decisione al processo di domani quando verranno presentate le prove contro quest’uomo. » disse infine Drustan.

Il girò in città si concluse in quel momento quando il corteo decise di tornare al castello, Drustan era nuovamente di pessimo umore e durante il viaggio di ritorno non aveva detto nulla in merito, Dantos era rimasto col capo scoperto tenendo il proprio elmo al fianco e senza riuscire a parlare col sovrano, cosa che sarebbe comunque successa una volta tornati negli alloggi reali.

Dopo pranzo Dantos si trovò con Drustan nella sua per metà incredulo e per metà amareggiato. « Conosci quel tipo, vero? Nessuno sarebbe tanto folle da sfidare l’autorità dell’Alto-comandante davanti a chiunque. Sai bene anche che in una situazione diversa avrei dovuto punirti per questo; l’Alto-comandante rappresenta l’autorità del sovrano nelle strade della capitale e tu l’hai quasi sminuito. » disse Drustan parlando con molta calma e ponderando bene le parole da usare.

« Forse è proprio perché c’è Karpos Painer a sorvegliare le strade che la gente non si fida della tua autorità. Quello è un pazzo assassino assetato di sangue! » disse Dantos al sovrano piuttosto seccato, Drustan strabuzzò gli occhi incredulo di come Dantos aveva risposto. « Scusami, mio Re. Sì, conosco quell’uomo. Velasco è un mio carissimo amico, la questione mi tocca personalmente. » disse Dantos abbassando il capo sentendosi in colpa per quanto aveva detto, si era quasi esposto.

Drustan annuì più volte. « L’avevo capito. Per quanto tu ne sappia pensi che in qualche modo sia coinvolto ai Lucarhis? » chiese senza curarsi del resto, i suoi dubbi erano più che comprensibili e totalmente fondati sulla realtà. Drustan sembrava ad un passo dal capire quello che stava succedendo al castello.

« Forse, mio Re. » rispose Dantos, quella risposta bastò a Drustan che sembrò voler cambiare argomento, si spostò verso la scrivania dove si trovavano libri e documenti importanti. « Non so che prove porterà Karpos, ma Velasco… » non poté parlare ancora, si sarebbe esposto troppo se avesse nominato gli altri mercenari. Ma a Drustan non sembrò importare ancora della cosa.

« Questo è per te. » disse il Re. Dantos non capì esattamente cosa gli stava venendo donato dal sovrano finché non prese l’oggetto tra le mani e poté osservarlo meglio.

Era un ciondolo interamente fatto in oro, una catenina dello stesso materiale era stata poi applicata affinché potesse essere indossata al collo da chiunque. Dantos osservò meglio il disegno che si trovava sull’oggetto realizzando che erano delle forme astrette. Alzò lo sguardo verso il Re con aria interrogativa.

« Che significa? Perché mi hai regalato un ciondolo? » chiese il cavaliere senza capirne il motivo, Drustan fece un mezzo sorriso chiudendo gli occhi e sospirando prima di rispondere.

« Dai documenti presentati per potermi servire pare che ventisei anni fa tu sia venuto al mondo. Per ogni compleanno ho ricevuto numerosi doni, questo volevo che fosse il tuo regalo. » rispose quindi il giovane sovrano, Dantos annuì sentendosi riempire da una sensazione di calore mai provato prima.

Sapeva bene che era nato poco prima dell’inverno e verso la fine del mese della Ruota ma non sapeva il giorno esatto, questo perché per chi come lui era povero non contava nulla festeggiare un altro anno di vita che si era passati da povero. Non conosceva il giorno esatto della sua nascita e probabilmente chi lo aveva fatto entrare al castello con quei documenti falsi doveva aver scritto un giorno a caso tra quelli vicini la fine del mese.

« Io non so cosa dire, mio Re. È fantastico! Non ho mai ricevuto un regalo in vita mia… » rispose Dantos meravigliato, alzò lo sguardo trovando gli occhi di Drustan che lo stavano squadrando con evidente dubbio. « Voglio dire mai qualcosa di simile. » continuò Dantos nel tentativo di correggersi ma il giovane sovrano sembrò non essere intenzionato a replicare.

« Il suo significato è un po’ lugubre in verità, però penso sia un bel ciondolo e tu puoi farne ciò che vuoi. » disse Drustan cominciando a spiegare di cosa si trattasse. « Durante il dominio degli elfi, i Cavalieri d’élite indossavano questi pendenti nel quale veniva inserito un potentissimo veleno, in caso fosse accaduto il peggio avrebbero avuto la possibilità di suicidarsi piuttosto che fornire informazioni al nemico. » continuò il Re spostandosi dall’altro lato della stanza, solo adesso Dantos aveva notato che una piccola parte del ciondolo era rimovibile ed era quindi possibile inserire qualcosa al suo interno.

Il cavaliere aprì il fermo della collana passando la catenina attorno al proprio collo e chiudendola una volta che l’aveva indossata. « Grazie mille. Non avrei mai pensato di ricevere un regalo così importante. Lo apprezzo molto. » disse Dantos, era davvero sincero sui suoi sentimenti, non avendo mai ricevuto alcun regalo non conosceva quella bella sensazione.

Drustan ridacchiò quasi imbarazzato. « Non è nulla davvero, è l’ultimo pezzo che è rimasto in circolazione: tutti gli altri quarantanove dei Cavalieri d’élite sono stati fusi insieme per realizzare questa daga. » disse prendendo tra le mani l’oggetto che si trovava sul camino e togliendone il fodero.

Dantos osservò meravigliato la daga in oro tempestata di zaffiri e diamanti bianchi, non aveva mai visto Drustan con quell’oggetto in mano e probabilmente era una semplice daga ornamentale ma che grazie alla sua punta affilata sarebbe potuta essere utile.

« È una bellissima arma. » commentò quindi il cavaliere.

Poco più tardi Dantos fu costretto a lasciare la stanza visto che il Re gradiva riposare alcune ore prima della cena di quella sera, il cavaliere era quindi rimasto da guardia alla porta dovendo cacciare via il bibliotecario che aveva tanto insistito affinché il sovrano non perdesse neanche una lezione.

Dantos però l’aveva avuta vinta quindi l’uomo era andato via procedendo per la sua strada. Più tardi ancora una figura era comparsa dalle ombre in costante salita, il pomeriggio era passato in fretta e il sole stava cominciando a tramontare scendendo oltre le lontane Terre Centrali di Endymion che non erano visibili dalla torre in quando il corridoio si affacciava sulla baia.

« Eccoti qui, la “guardia vigilante” di Sua Maestà. Speravo di poter parlare col Re nel caso fosse in camera sua. » disse il Maestro di spie avvicinandosi con dei movimenti quasi incerti alla porta del sovrano, Dantos aveva visto Ollyson Gatling non appena aveva svoltato l’angolo del corridoio.

L’uomo aveva stampato un ghigno in faccia che deformava i suoi baffi e il pizzetto che copriva il mento. « Il Re è in camera sua ma sta riposando ed ha espressamente chiesto a nessuno di avvicinarsi o di disturbarlo! » rispose Dantos mantenendosi composto e rispondendo con serietà al ghigno.

« Capisco perfettamente; allora potrei avere il piacere di parlare con te? In amicizia, o da servitori di Re Drustan, scegli tu. » chiese educatamente Ollyson senza mostrare emozioni. Dantos annuì senza proferire parola e senza lasciare la postazione.

« Ho saputo quanto è successo oggi al mercato, non posso non mostrare quindi il mio dispiacere per quello che è capitato al tuo amico. Perché era un tuo amico quello, giusto? » chiese il Maestro di spie, il tono che aveva usato lasciava intendere che stava seguendo il proprio filo del discorso per arrivare ad un altro punto.

« Ho conosciuto quell’uomo. Questo non fa di me un suo amico. » disse Dantos in risposta assicurandosi di mantenere lo sguardo fisso negli occhi scuri dell’uomo davanti a lui.

« Hai assolutamente ragione, anche se le mie fonti mi hanno riferito molto diversamente. Tu credi che questa corte non ti conosca, sei convinto che i topi di fogna come te siano invisibili agli occhi della corona ma ti sbagli, Dantos. » disse Ollyson Gatling usando un tono freddo, il suo ghigno si allargò quando il cavaliere mostrò stupore davanti al fatto che conosceva il suo vero nome.

« Di cosa stai parlando? » chiese Dantos nel tentativo di deviare le attenzioni, ma non era un così bravo attore e le sue emozioni lo avevano appena tradito agli occhi di un acuto osservatore come il Maestro di spie che la sapeva lunga.

« Sì, so qual è il tuo ruolo. Qual è il tuo vero nome. Chi sei davvero ed è un piacere poter finalmente parlare con te in totale sincerità, visto che il tempo a tua disposizione passa ogni giorno sempre di più… » disse ancora il Maestro di spie, era ovvio che si stava riferendo alla missione che gli era stata assegnata, non poteva esserci altra spiegazione al riguardo.

« Tu sei lo Spettro Folle! » disse Dantos realizzando la cosa come se gliel’avessero spiegata per filo e per segno, doveva essere così: tutti gli elementi del cerchio si chiudevano con quello.

Ollyson Gatling però non fece altro che sorridere. « Io sono cosa? Spettro Folle? Questo appellativo mi è sconosciuto. Non sono altro che un uomo in una buia taverna che parla con un mercenario per un regicidio. Sono solo un vecchio uomo che in una lontana città del nord parla con un Osservatore dell’Abisso. Sono solo una vecchia balia che veste due gemelli nelle terre più fredde di Endymion. Una guardia al Cancello del Serpente quando ti sei presentato il primo giorno in piena estate, tutto confuso e sospettoso. »

« Non capisco. Che intendi dire? » chiese ancora una volta Dantos, era certo che quello che aveva di fronte fosse lo Spettro Folle ma Ollyson era un tipo talmente tanto evasivo che gli venne quasi il dubbio che fosse così.

« Sto cercando di dirti che sono molte cose, i miei occhi e le mie orecchie arrivano in ogni angolo del continente e che quello di “Spettro Folle” è un appellativo che i miei contatti mi hanno assegnato, d’altronde nessuno di loro mi ha mai visto in faccia, per loro sono proprio come un fantasma. » disse il Maestro di spie spiegando quello che intendeva, era ovvio che un uomo come lui che avesse spie in ogni angolo potesse essere lo Spettro Folle.

« Cosa vuoi da me? Perché sei venuto qui? » chiese Dantos cercando di scoprire il perché della sua confessione, era forse un modo per minacciarlo ma al cavaliere non piaceva.

« Io? Non voglio proprio nulla da te, non hai nulla che potresti darmi. In questi mesi ti sei più spesso tormentato e prodigato per scoprire chi io sono che ho provato quasi pena nel vederti fallire. Mi sembrava giusto presentarmi ufficialmente, inoltre non abbiamo mai avuto modo di parlare da soli. È stata un’insolita e produttiva chiacchierata, non trovi? » chiese Ollyson senza abbandonare quel fastidioso ghigno dalla propria faccia, l’uomo fece quindi per andarsene proprio da dove era venuto.

« Credo che tu stia mentendo. Se tu fossi davvero chi dici di essere non saresti mai venuto a dirmelo. » disse Dantos spostandosi di pochi passi dalla porta del sovrano, non abbastanza per avvicinarsi ad Ollyson Gatling che si era fermato poco più avanti al centro del corridoio e si era voltato.

« Credi che sia davvero così scontato!? Anzi, ho una cosa per te, visto che pare che oggi sia il tuo compleanno. » disse il Maestro di spie avvicinandosi ancora una volta alla guardia, prese qualcosa dalla propria tunica e la tenne sospesa a mezz’aria davanti gli occhi di Dantos che non poté non osservarla.

« Non può essere… » disse Dantos restando senza parole, davanti a sé c’era un lungo nastro di raso bianco su cui era ricamato il nome di una donna, Dantos era certo che fosse quello originale visto che una volta mentre stava giacendo con lei aveva per sbaglio versato del vino sul nastro e da allora l’alone non era mai scomparso.

« Abbiamo la tua stupida puttana, Rosa. La uccideremo se non adempirai al tuo compito. E poi faremo in modo di uccidere anche te prima che possa parla a chiunque di questo. » disse Ollyson mantenendo quello sguardo sicuro di sé e quel ghigno visibilmente soddisfatto del potere che stava esercitando. « Ora capisci perché non ha così importanza che tu sappia chi sono io davvero? Perché quando sarà tutto compiuto, il castello non sarà più in mano ai Grimalder e tu… tornerai nel fango dal quale vieni. » continuò l’uomo quasi sibilando come un serpente, questo fece prendere una piega alle strane rughe simili a scaglie che aveva sul collo.

« Ho capito! Lo farò, non preoccuparti! » disse Dantos in risposta e pieno di rabbia, qualunque suo tentativo di trovare Rosa era inutile visto che non avrebbe mai potuto indagare per cercarla. Era chissà dove bloccata in una stanza ma non poteva trovarla.

Quella sera Dantos non riuscì a parlare con nessuno che non fosse la propria mente, ogni parola che cercava di dire o pensare restava bloccata ad echeggiare costantemente nella sua propria testa, Drustan si era accorto del fatto che il cavaliere fosse di umore nero ma non sembrava intenzionato a violare il suo silenzio.

A metà della cena aveva ricevuto il cambio da un’altra guardia del castello e lui era potuto andare a cenare nella torre di guardia, aveva un buco allo stomaco e mangiò tutto lo stufato e purè di patate che aveva nel piatto dando un morso ad un tocco di pane che però non riuscì a finire. Quando ebbe finito tornò verso gli appartamenti reali e nella strada di ritorno incontrò Jorge il Santo.

Il cavaliere dell’Inquisizione era fermo in uno dei corridoi principali degli alloggi e indossava la sua splendente armatura bianca e dorata, sembrava pronto per andare via. « Oh Sir Maxwell, temevo di non riuscire a salutarti prima della mia partenza. » disse il giovane sacerdote guerriero avvicinandosi di gran carriera.

« Dove stai andando? Credevo che il tuo posto fosse ormai qui a corte. I cavalieri dell’Inquisizione sono ancora qui a pattugliare le strade. » chiese Dantos, Sir Jorge si avvicinò a lui prendendogli la mano e abbracciandolo, quel saluto lasciò il cavaliere piuttosto spiazzato. « Perché lo hai fatto? »

« Nelle Valli Nebbiose salutiamo così i nostri amici. So che mia cugina Saisyll non è espansiva quanto me, probabilmente sono stato adottato! » disse Sir Jorge con un leggero sorriso, Dantos aveva avuto poco tempo per conoscerlo e tra i vari impegni che entrambi avevano non c’era stato modo di poter stringere il rapporto.

Ma il cavaliere era sicuro che sarebbe stato in piacevole compagnia davanti ad una birra e il Santo al suo fianco.

« Ad ogni modo, l’Inquisizione ha richiesto la mia attenzione altrove, dal Tempio di Hael sono arrivate notizie di alcune rappresaglie nelle Terre Centrali e il Supremo Sacerdote ha richiesto la mia presenza a risolvere la cosa. » rispose Jorge senza rivelare troppi dettagli in merito, Dantos annuì non sapendo esattamente cosa fosse il tempio da lui nominato ma immaginò che fosse la base dei cavalieri dell’Inquisizione.

« Questo è un addio allora! » disse Dantos.

Ma Jorge il Santo sorrise scuotendo il viso. « Per i nove Titani, spero di no! Questo è un arrivederci, mio caro cavaliere cagnolino! » disse chiamandolo con un nomignolo che Dantos non piaceva sentirsi dire, nonostante tutto però non disse nulla. « A presto, Sir Maxwell. Che le nostre strade e spade possano incrociarsi ancora da amici. » disse il giovane uomo dai capelli argentei, oltrepassò Dantos camminando verso i corridoi che lo avrebbero condotto ai cancelli.

Dantos si voltò quindi dall’altro lato avanzando per la sua strada e sperando davvero che le loro strade si sarebbero incrociate ancora in situazioni diverse e più serene.

  
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