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Autore: Herondale7    29/11/2017    2 recensioni
Piccolo avviso:
Il capitolo "Jacopo" appartenente a questa raccolta partecipa al contest “È nella mia natura...” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp.
Salve lettori!
Mi permetto di presentarvi questa raccolta di storie perché non c'è un filo conduttore tra i capitoli che leggerete.
Si tratta proprio di quello che vedete lassù nel titolo: frammenti di storie. Vi parlerò dei miei personaggi, di coloro che vivono nella mia mente e che, ahimè, non ne usciranno mai; sono davvero di ogni tipo e di ogni specie immaginabile, di ogni età e orientamento sessuale, di ogni realtà, da quella medievale a quella futuristica...
Ognuno di loro per me è speciale a modo suo, e spero che riusciranno a conquistare anche voi, che "sfoglierete" i loro passati.
Non mi resta che augurarvi buona lettura, vi aspetto in tanti!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: 

Per comprendere appieno l'istituzione dell'Accademia e come opera è necessario aver letto la seconda OS, Nimia ed Evelnora, dove è presente un'accurata spiegazione che non sono riuscita a inserire qui senza suonare ripetitiva. Ho comunque provato a sintetizzare qualcosina, ditemi se per voi va bene o non capisce molto ^-^




River

Lo odiava.
Per quanto ci provasse, River non riusciva a comprendere come mai Braum la obbligasse tanto ad allenarsi quando lei voleva solo andarsene di nascosto dall’Accademia.
L’Accademia era una scuola dove si imparava come tenere un coltello, e un posto di lavoro con valori basati sull’indifferenza degli spietati, i clienti erano i mandanti degli assassini e le contrattazioni si basavano sull’importanza degli obbiettivi.
Era differenziata dalle scuole civili per l’uso della lettera A maiuscola all’inizio, ne esisteva una sola in tutti e cinque i regni; coloro che uccidevano all’infuori di questa istituzione erano criminali. La politica di adozione permetteva di accogliere sotto la sua ala qualunque infante venisse lasciato fuori le sue porte al di sotto dei cinque anni, età perfetta per plasmarli.
River era entrata proprio al limite di età, e nonostante fossero passati troppi anni per ricordare i volti, teneva ben a mente i nomi dei suoi genitori. Nel caso li avesse incontrati gliene avrebbe dette quattro, per poi ucciderli.
Questa sua rabbia era davvero ben consolidata, ma non aveva intenzione di trasformarla in un’arma. Il capo Accademia non era il tipo da lasciarsi battere in testardaggine da una tredicenne svogliata, perciò anche quella mattina era andato a ripescarla in camera per trascinarla l’ennesima volta in cortile, ma la bambina si era rintanata nei bagni preventivamente, e non sembrava aver intenzione di uscirne a breve.
Era rannicchiata in una delle docce, stringeva le sue gambe al petto e le teneva ferme con due piccole mani. I suoi corti capelli azzurri le cadevano anche davanti gli occhi del medesimo colore, ma ciò non le dava particolare fastidio.
Era abbastanza alta per la sua età, appena tredici anni, ma così raccolta non sembrava affatto, e tantomeno si vedeva il suo seno appena accennato. Poggiò il capo alla parete e assunse un’espressione neutrale che le fece riacquisire quell’aria matura che la caratterizzava sin da piccola, e iniziò a perdersi nei suoi pensieri.
Sapeva bene che l’Accademia non aveva bisogno di pesi morti ma, non avendo motivazioni per agire, non le importava. Preferiva di gran lunga allenarsi solo quando le andava e da sola nel cortile la notte, non insieme agli altri ragazzi, non voleva essere messa in mostra solo perché aveva delle doti naturali.
D’altro canto Braum non poteva permettere che una così buona risorsa andasse sprecata, perciò nei limiti le consentiva di fare a modo suo. Era chiaro che ciò non avrebbe funzionato in eterno, questo avrebbe minato la sua autorità ma, fin quando non avrebbe trovato qualcosa per farla muovere di sua volontà, non aveva altre opzioni che non includessero l’ucciderla per insubordinazione.
River rimase lì dentro fino a notte fonda; pensò anche che sarebbe potuta essere una buona idea trasferirsi lì tutte le notti. Quando si sollevò da terra per andare a dormire, credendo di aver scampato la sgridata di quel giorno, sentì un piagnucolare dall’esterno proveniente da una finestra aperta. Quando si affacciò dall’entrata, vedendo due ceste, non riuscì a far a meno di uscire.
Accanto a quella di destra v’era accovacciata una figura femminile che la notò e poi scappò via. Probabilmente la madre. Dalla bocca di River non uscì una sillaba riguardo il fermare la donna, così si limitò ad avvicinarsi di più e accovacciarsi in mezzo alle due costruzioni in vimini.
In quella a destra c’era una bambina smagrita con la pelle mulatta, una peluria scura in testa e due occhi socchiusi, non se ne vedeva il colore. La sua cesta era bellissima, decorata con dei fiori e con un lenzuolino di seta rosa. Senz’altro la sua famiglia di provenienza era benestante.
Nell’altra giaceva una bimba più rotondetta, era lei quella che piangeva per il freddo e si contorceva. La sua pelle era molto scura e i piccoli capelli erano pece, i suoi occhi erano chiusi fortemente, circondati da acqua salata. Non era dello stesso rango della prima, anzi, i vimini erano spezzati e non era presente nemmeno una coperta.
Le leggi dell’Accademia non prevedevano che due bambini potessero venire accolti nello stesso giorno. River le portò entrambe dentro, avrebbe detto che la più in carne era lì fuori da prima della mezzanotte, poiché toccandole la pelle era ghiacciata. In un primo momento non le importò se quella sarebbe stata la volta buona che Braum l’avrebbe ammazzata, ma ripensandoci si chiese se non avesse potuto fare qualcosa da viva per evitare che le due piccole venissero educate dagli insegnanti dell’Accademia.
Spesso si era chiesta se sarebbe stato possibile essere educati da altri membri, poiché in quel caso non le sarebbe toccato venire esposta come un gioiello grezzo. Le era stato detto di sì, se qualcuno l’avesse voluta, ma nessuno si era voluto prendere la responsabilità di crescere una bambina. Non avrebbe lasciato che quelle due avrebbero fatto la sua stessa fine, a prescindere dalle loro abilità; gli insegnanti dell’Accademia erano freddi, rigidi e pieni di sarcasmo, persone che dopo poco non avevi più voglia di vedere.
Per prima cosa, per richiedere di tenere lei le piccole, avrebbe dovuto ingraziarsi Braum con qualsiasi mezzo; così iniziò a pensare a tutti i modi di scusarsi esistenti: indirettamente, con le parole, riprendendo con indifferenza e costanza ad allenarsi (anche se ovviamente sempre sola…). Mentre saliva le scale era così presa dai suoi pensieri che non si accorse del segretario Joan, che vedendola dopo ore di ricerche si convinse a portarla con entrambe le neonate nell’ufficio del capo.
Quando Braum entrò River non riuscì a scegliere uno dei mezzi precedentemente citati e si limitò a fissarlo attendendo la sua prima mossa.
«Se vuoi fare entrare entrambe le marmocchie all’Accademia mi costringerai a mettere due date differenti, e questo ti costerà degli allenamenti con me.» Disse l’omone senza troppi giri di parole. Si mise braccia conserte, i suoi capelli già molto corti sembrarono mettere in risalto la fronte corrucciata e le sopracciglia nere abbassate.
«Voglio crescerle io, non voglio solo farle entrare. Quando compiranno tre anni me le dovrai affidare e nel frattempo non dovranno subire alcuna violenza.» La giovane sapeva di star osando con le richieste, essendo già nel torto, ma preferì infischiarsene e giocarsi il tutto per tutto. Voleva evitare che le due fossero seguite da persone rigide.
«Se tra due mesi entri in servizio come sicario mi sta bene.» ci fu un momento di silenzio assoluto, poi riprese. «Dammi una risposta certa domani, chiaro? Ti aspetto alle sei in armeria.» River annuì.
Quella notte la tredicenne pianse di gioia appena rientrata in camera con le due piccole, che presero a imitarla poco dopo. Era finalmente riuscita a trovare qualcosa per il quale valesse la pena impegnarsi e per cui avrebbe agito nel bene.
Da quel momento Braum smise di preoccuparsi, sedendosi alla scrivania e concedendosi un paio di bicchieri di vino; sapeva che ciò che era successo avrebbe reso River un membro attivo e non solo, infatti sarebbe stata la sicario donna più giovane in servizio dalla fondazione dell’Accademia. Non si preoccupò nemmeno per le due bambine.
Sapeva che le avrebbe cresciute bene.




 
  
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