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Autore: Shatzy    23/06/2009    9 recensioni
Raccolta di due capitoli.
Capitolo Uno. “Dove vorresti andare, bell’addormentato?”
Ancora quel tono di scherno. Shikamaru si portò una mano sugli occhi, a schermare quel maledetto raggio di sole, e mise a fuoco il proprietario di quella voce.
“T-Temari?” cercò di sembrare il più sorpreso possibile, sgranando anche gli occhi, ma la voce impastata dal sonno non gli fece ottenere l’effetto sperato.
“Oh, bene, almeno la botta in testa non ti ha fatto perdere la memoria” scherzò lei.
Capitolo Due. “Ho un po’ di sonno…” dichiarò lei, socchiudendo gli occhi.
Lui sorrise, sfiorando con una mano la sua spalla. “E dormi allora.”
Temari chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare impercettibilmente. “Ho caldo.”
“Lo so” sbuffò lui. “Vado a prenderti dell’acqua.”
[Black is Back]
[ShikaTema (black day
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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febbre Note: esatto, questa cosa era una raccolta. No, non me ne ero dimenticata e sì, sono davvero passati più di 6 mesi. Andiamo oltre che è meglio…
Ho deciso di concludere questa shot iniziata mesi e mesi fa, per lo ShikaTema Day di oggi. Perché una piccola commediola scema e romantica ci sta bene (soprattutto dopo l’altra cosa che ho avuto il coraggio di pubblicare oggi. Se lasciavo solo quella sarei stata linciata).
Bene, buona lettura ^^
E un grazie speciale a Clà, ottima organizzatrice ^^ 
Buono ShikaTema Day <3



Useful Fever
( In salute e in malattia )



Le avevano insegnato che un ninja deve saper sopravvivere in qualunque ambiente, adattandosi senza lamentarsi a qualsiasi avversità. E lei aveva appreso tutto senza fare domande, e aveva seguito le linee guida del suo maestro senza mai fiatare, come se non ci fosse scelta. Poteva benissimo ammettere di essere la migliore nel suo Villaggio, era raro trovare kunoichi così motivate e così straordinariamente forti.
Però, quando si ritrovava avvolta da coperte pesanti, su un giaciglio morbido e caldissimo, davvero non poteva non pensare che ogni tanto non era male comportarsi da persona normale, come se fosse stata una ragazza come tutte le altre. Che male c’era, in fondo? Bastava non dirlo a nessuno…
Temari si girò su un fianco, accoccolandosi meglio tra le coperte e sospirando contenta. Sentì qualcosa muoversi, accanto a lei, ma non vi badò. Almeno fino a quando i suoi sensi di ninja non si risvegliarono del tutto, indicandole la presenza di qualcun altro, troppo vicino a lei.
Aprì piano gli occhi, cercando di mettere a fuoco l’ambiente. Non che le fu permesso, però, dato che la prima cosa che vide fu il viso di Shikamaru a circa sei centimetri e mezzo dal proprio.
“Ahhh!” urlarono entrambi, mentre lei si alzava a sedere e lui tornava seduto sulla sedia.
“Che cavolo volevi fare?” lo aggredì.
“Non lo so!”
“Che vuol dire non lo so?!”
“Ti sei mossa e volevo controllare che stava succedendo” si difese, arrossendo.
“Non ho mai sentito una scusa più idiota di questa!”
“E allora che stavo facendo secondo te?” domandò, ancora spaventato.
“Ti volevi approfittare di me!”
“Cosa? Tu sei matta!” si allarmò.
“Io?! Fino a prova contraria sei tu che mi hai svegliato standomi appiccicata!”
“Non è quello che-”
“Ah…” ma lei si calmò improvvisamente.
“Tutto bene?” chiese preoccupato Shikamaru.
“Ma dove sono?” domandò piano, guardandosi finalmente intorno. “E che mal di testa!” si lamentò, tenendosi le tempie con le mani e scivolando di nuovo al caldo sotto le coperte.
“Ma scusa, solo adesso ti accorgi di dove sei?” disse lui, espirando.
“Ero impegnata ad impedirti di approfittare di me” ghignò. “E non hai risposto…”
“Sei a casa mia, avevi la febbre alta” spiegò, evitando il suo sguardo lucido da sotto le coperte che lo scrutava curioso. Temari mormorò qualcosa, ma non diede segno di impazienza, quindi lui proseguì cauto. “Ieri sera mi sei praticamente svenuta addosso, così ho preferito portarti qui che nel tuo albergo, almeno mio padre ha potuto darti qualche medicina e tenerti sotto controllo.”
“Mh.”
“Te l’avevo detto io che quel kimono è troppo leggero per il clima di Konoha! Ma tu non mi dai mai ascolto e continui a portare quel misero pezzo di stoffa…”
“Non mi sembra che agli altri dia poi così fastidio” chiarì, con quello che forse era un tono malizioso, senza la copertura del mal di gola.
“Nh. Siete tutte uguali, voi donne…” sbuffò contrariato, fissando il pavimento.
Temari sorrise. “Non fare finta di lamentarti, ho visto come mi guardi.”
“Io cosa? Devi avere ancora la febbre alta!” si difese, arrossendo ancora.
“Sto bene…”
“Questo fallo giudicare a me” le posò una mano sulla fronte, per sentire la temperatura, e tutto quello che ottenne fu un sospiro di piacere da parte della ragazza. “Che ho fatto?” chiese ritirando la mano, a disagio.
“Che fai? Non ci provare!” lo sgridò, recuperando la mano di lui e passandosela di nuovo sulla fronte, scendendo poi sulle guance.
“Ehm, Temari…” provò, un tantino imbarazzato per quel contatto. “Tutto bene?”
“Sei freddo” spiegò, passando la mano anche sul collo e sospirando ancora.
“Sei tu che sei calda!” le fece notare con un tono di voce più alto del normale e un rossore diffuso, mentre recuperava il possesso della sua mano.
Temari mugugnò qualcosa, infastidita, per poi girarsi dall’altra parte dandogli le spalle.
“Comunque la febbre è scesa, non hai niente di cui preoccuparti” notò lui, tanto per riprendere il discorso, con un minimo di serietà. “Ti lascio dormire” disse, facendo per alzarsi.
“Dove vai?” lo fermò, tornando sull’altro fianco e guardandolo negli occhi.
“E’ meglio se riposi un altro po’.”
“Non ho sonno, ho dormito abbastanza, posso anche alzarmi” evidenziò, portandosi a sedere e liberandosi dalle coperte.
“Ma sei impazzita? Torna immediatamente giù! Fino a poche ore fa non eri nemmeno cosciente e ora vuoi alzarti?” la bloccò, sedendosi sulla sponda del letto e costringendola a tornare supina.
“Ce la faccio benissimo!” provò, ma era troppo debole per ribattere altro o per non arrendersi al suo tocco. Shikamaru le rimboccò le coperte, tenendola ancora ferma, tanto per essere sicuri che non ci riprovasse. “Ho capito, sto qui, lasciami!” gli intimò, evitando di nominare il giramento di testa provato qualche secondo prima, solo per essersi alzata un po’.
Lui tolse le mani dalle sue spalle, e le spostò una ciocca di capelli dalla guancia, riportandola sul cuscino.
“Che fai?” chiese Temari, notando il gesto e ringraziando che la temperatura alta le impedisse di mostrare il rossore.
“Eh? Ah, niente…” si ritrasse, rendendosi conto che se lei era sveglia era tutto un altro discorso, e non poteva prendersi le libertà della notte prima.
“Almeno metti la mano sulla fronte, così mi passa il mal di testa” suggerì, chiudendo gli occhi e sporgendosi verso di lui. E Shikamaru non poté far altro che accontentarla. “Allora, mi dici che è successo?”
Espirò. “Te l’ho detto, ieri sera ti sei sentita male e ti ho portato qui. Avevi la febbre alta, mio padre ti ha fatto prendere una medicina, e mia madre ti ha cambiato” la informò, indicando la pila di vestiti su una sedia, poco più in là.
“Mh…”
“Se ti serve qualcosa, basta che…-”
“Ho fame.”
Lo dici a mio padre.
“Ah. Chiedo a mia madre se ti prepara qualcosa, appena torna dal mercato.”
“Ho fame ora. E voglio qualcosa di fresco!” si lamentò, rigirandosi nelle coperte.
Lui sbuffò, guardandosi intorno. Peggio di una bambina…
“Questo va bene?” propose quindi, prendendo una mela rossa dal cesto di frutta sul comodino.
Neanche fosse moribonda… I suoi genitori avevano esagerato un tantino con tutte quelle preoccupazioni! Va bene che era la sorella del Kazekage in visita nel loro Villaggio, va bene che la conoscevano da qualche anno, va bene che era un’amica – solo quello! – del loro unico figlio, e andavano bene le coperte in più, il cambio pulito di vestiti, il cesto di frutta, la bottiglia di acqua, il comodino pieno di medicine e la borsa del ghiaccio, ma… costringerlo a passare la notte lì, a vegliarla su una misera e scomoda sedia in legno era decisamente troppo, per una semplice influenza.
Non era colpa sua se per caso si era addormentato con la testa poggiata sulle gambe di lei mentre le teneva una mano. Era solo una ricerca di comodità involontaria, no? Non del suo calore, non di un contatto, e assolutamente non di Tema-
“Se proprio non c’è altro…” concesse lei, risvegliandolo dai suoi pensieri.
Lui alzò gli occhi al cielo, prendendo un coltello e cominciando a levare la buccia.
“Il tuo letto è scomodo” gli fece notare, rigirandosi ancora.
“Io lo trovo comodissimo.”
“Tu dormiresti bene anche sui sassi” evidenziò.
“Mh, probabile.” E continuò a sbucciare il frutto, sotto lo sguardo incuriosito di Temari.
Poi lei si guardò intorno, dando uno sguardo al resto della camera. Ora che ci pensava, non era mai entrata lì dentro, anche se spesso si era ritrovata a casa di lui per concludere qualche lavoro o per un semplice pranzo, invitata dai suoi genitori. E ora che guardava quella stanza… sì, non c’era dubbio che fosse proprio di Shikamaru, lo rispecchiava in pieno. Era semplice e modesta, niente di superfluo a parte una scacchiera impolverata in un angolo e un vaso di fiori ben curato sopra la scrivania, che insieme alla pulizia che regnava faceva intendere la presenza di una madre attenta e scrupolosa. Non doveva essere male avere qualcuno che si occupasse di te…
Temari tornò con lo sguardo a Shikamaru, che con espressione crucciata infilava il coltello nella buccia rossa della mela, per poi lavorarci su alzando il gomito.
“Chi sta vincendo la guerra?” scherzò, ridacchiando della fatica che il ragazzo stava impiegando e del suo sguardo confuso.
“Eh?”
“La mela. Ti ci stai accanendo… Ma sei capace di sbucciarla?” spiegò.
“Certo!” si difese arrossendo, nascondendo con le mani il suo operato.
Temari alzò le spalle, tornando con lo sguardo sul resto dell’ambiente. Pulito, ordinato… Tutto il contrario della camera di Kankuro. Semplice e sgombro da cose inutili, non come quella piena di libri e documenti di Gaara, che lavorava sempre fino a tardi invece di dormire, al contrario di come lei auspicava. E con un tocco femminile che nemmeno la sua aveva, a ben pensarci…
“Tieni.”
Temari si ritrovò un pezzetto di mela proprio davanti al viso, in un gesto brusco. “Cos’è?” chiese.
Shikamaru sbuffò. “Secondo te? Una mela.”
Secondo te? Intendo questo” spiegò, indicando proprio il pezzettino di fronte a sé. “È triangolare.”
“È una mela!” perseverò lui, arrossendo un po’.
Era una mela! Ma che le hai fatto? Ma che ti ha fatto? Guarda come l’hai ridotta…” lo prese in giro ridacchiando, facendogli notare quei frammenti di mela posati sul piattino, ognuno con una forma diversa, decisamente non regolare. “Guarda, questo è quasi una sfera perfetta!”
Shikamaru intanto aveva raggiunto una colorazione imbarazzante, e con uno strattone brusco recuperò il piatto, nascondendolo dalla sua visuale. “E’ sempre una mela, anche se non è perfetta.”
“Non dirmi che era la prima volta che ne sbucciavi una…”
“E se anche fosse?” si mise sulla difensiva.
“Oh, la mammina ti taglia ancora la frutta? Che bravo che sei” lo prese in giro, allungando una mano per dargli un buffetto sulla guancia.
Lui si ritirò scontroso, e per togliersi dall’imbarazzo le portò un pezzetto di mela davanti al viso, come per farla tacere. Temari però sogghignò, mentre negli occhi lucidi passava una scintilla di malizia. Prese tra le labbra il frutto, andando poi a leccare casualmente le dita di Shikamaru, che vennero ritratte immediatamente sotto quella sensazione di umido.
“Ma che schifo!” si lamentò infatti, arrossendo vistosamente e pulendosi la mano sulla maglietta.
“Pensavo volessi imboccarmi” spiegò lei, ridacchiando e affondando di nuovo nel cuscino, mentre sospirava.
“Non è divertente!” le fece sapere, sistemando il piatto sul comodino dopo aver abbandonato l’idea malsana di farle mangiare la mela – ma non aveva fame? – per poi sbuffare seccato, mettendosi ad osservare qualcosa nella sua stanza che lo tenesse ben lontano con gli occhi da lei.
Certo che quel vaso di fiori poteva pure toglierlo… Ora di sicuro lei lo avrebbe preso in giro su quanto fosse effeminato… e a ragione, pure.
E poteva buttare qualche foglio qua e là sulla scrivania, e magari qualche maglietta sporca per terra, tanto per dare alla stanza un’aria più maschile, e non far notare il tocco di pulizia materna. E ci avrebbe aggiunto pure un paio di mutande in bella vista, tanto per far vedere che era lui l’uomo della situazione.
Che idiota… Si sentiva proprio un ragazzino a disagio, nella sua camera e con Temari che si muoveva tra le sue lenzuola.  
E quest’ultimo fattore non era proprio facile da lasciar passare inosservato.
Sbuffò, ancora, osservando con interesse la sua scacchiera impolverata – troppo! Ma da quanto tempo era lì? – nell’angolo, sentendosi tanto un re sotto scacco matto quando si trovava chiuso nella stessa stanza con Temari: con le spalle al muro e incapace di reagire.
Patetico… E infantile!
Di nuovo, sì. Doveva trovare una soluzione a questa storia, e anche alla svelta. Se poi lei la smetteva di agitarsi nel suo letto lasciando andare pure qualche mugugno, forse…
“Oh insomma, che hai?” sbottò Shikamaru, tornando con lo sguardo sulla ragazza.
Ragazza che nel frattempo si era liberata dalle coperte e tentava di slacciare i bottoni della sua camicia da notte, e che lo fissava con gli occhi lucidi e le guance arrossate.
Lui la guardò strabuzzando gli occhi, mentre il suo cervello gli suggeriva che sì, doveva liberarsi il prima possibile di quella colossale seccatura il prima possibile per il bene del mondo intero, e no, quello non era un sogno, anche se lui era da solo in una stanza con la ragazza che gli piaceva, anche se la ragazza in questione era stranamente silenziosa per via della febbre, e anche se trovava quella camicia da notte rosa a fiori di sua madre inspiegabilmente eccitante ora.
Forse alla fine la febbre se l’era presa lui…
“Ho caldo” sussurrò Temari, agitandosi tra le lenzuola. “Fa’ qualcosa” lo pregò, allentandosi il colletto dell’indumento.
Ok, quel sogno stava prendendo una piega un po’ particolare…
“Ferma!” la bloccò, assumendo lo stesso colore della buccia della mela di poco prima. “Ti è tornata la febbre, ovvio che hai caldo! Ti sei agitata troppo, lo sapevo…” la sgridò, cercando di togliersi d’impaccio e tentando di coprirla di nuovo con le lenzuola.
“Ah… Lasciami in pace!” lo aggredì, ma con gli occhi lucidi e quelle due guance rosse non è che sortisse l’effetto voluto, tanto che Shikamaru si ritrovò a sorridere. “Che c’è?” chiese scontrosa.
“Niente. Stai buona ora, vedrai che passa” la rassicurò, mentre lei si calmava.  
Le riassettò le coperte, tenendola ferma con un braccio, poi si inginocchiò vicino a lei quando Temari si girò su un fianco, verso di lui.
“Ho un po’ di sonno…” dichiarò lei, socchiudendo gli occhi.
Lui sorrise, sfiorando con una mano la sua spalla. “E dormi allora.”
Temari chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare impercettibilmente. “Ho caldo.”
“Lo so” sbuffò lui. “Vado a prenderti dell’acqua” propose, alzandosi. Ma una mano di lei lo fermò, artigliandosi al braccio. Shikamaru tornò seduto, guardandola stupito mentre lei si imbronciava appena e apriva gli occhi. “Che ho fatto ancora?”
“Grazie” sussurrò piano lei con la voce roca e tirando su con il naso, evitando di guardarlo in viso.
A momenti gli occhi di lui schizzarono via dalle orbite. “Eh?” domandò spaesato.
La febbre doveva essere arrivata alle stesse, decisamente…
“Ti ho detto grazie, scemo!” ripeté, a voce più alta.
“Ah, sì, avevo capito… Solo che… Perché?”
“Ma che razza di risposta è?”
“Ah, lascia perdere” si arrese subito, provando ad alzarsi. Ma ancora quella mano che lo tratteneva.
“Per essere stato in grado di non uccidermi, stanotte, incapace come sei a prenderti cura perfino di te stesso” spiegò scontrosa. “E per aver tentato di vincere per me la lotta contro una mela, mio eroe.”
Shikamaru allora ne approfittò per un enorme, liberatorio sbuffo, facendo uscire da sé tutta l’irritazione e l’imbarazzo e la stanchezza di cui si era riempito in quelle ore. “Dovere, mia principessa. Ora posso andare a prenderle dell’acqua o preferisce morire disidratata?”
Lei sorrise, lasciandogli ascoltare una piccola risata ingenua e infantile.
Ed era questo che si chiedeva… Perché?
Perché proprio ora doveva comportarsi così e mostrargli quel lato – colpa della febbre, ovvio, altrimenti chissà che ne avrebbe fatto di lui se coscientemente gli avesse lasciato vedere la parte più indifesa di sé – che lui sperava non esistere? Non sarebbe stato tutto più facile se avessero evitato queste situazioni?
E invece, chiaramente, doveva essere tutto così complicato, ed era troppo, a quanto pareva, chiedere a qualche entità superiore di farla uscire dalla testa in modo definitivo. Lei e quella sua risata ingenua, lei e quegli occhi lucidi, quelle guance rosse e quel caratterino che gli avrebbe scombussolato la camera, appena si fosse alzata. Era tanto se quelle coperte non erano già volate di sotto dalla finestra, ed era ancora più assurdo che non ci fosse ancora volato lui, giù dalla finestra.
Ma per ora si accontentava di guardarla così, anche se con i capelli spettinati, un occhio più gonfio dell’altro e le labbra secche – ma mai, mai, glielo avrebbe detto.
“Vai, ma sbrigati a tornare” ordinò lei, chiudendo gli occhi.
Shikamaru sorrise, alzandosi e avviandosi verso la porta.
“Shikamaru…” lo chiamò appena, trattenendolo. E sentendo che i suoi passi si erano fermati, continuò, facendosi coraggio. “Anche per non aver approfittato di me, stanotte” sussurrò. Grazie.
Lui infilò le mani in tasca, sbuffando per nascondere il sorriso. “Sono troppo pigro per morire.”
“Comunque non mi sarei arrabbiata” precisò. “Se ci avessi provato.”
“Ti saresti arrabbiata eccome!” precisò lui, arrossendo. Per fortuna che lei teneva gli occhi chiusi…  
“Sì” ammise. “Ma non mi avrebbe dato fastidio.”
Lui sospirò, andando a sistemarsi i capelli pur di tenersi impegnato in qualcosa, altrimenti sarebbe arrossito come un lattante, avrebbe urlato per lo stress e probabilmente balbettato come un idiota. “Beh, vado, eh!” dichiarò soltanto, muovendo altri passi verso la porta.
Perché?
Bella domanda. Peccato che la risposta non esisteva da nessuna parte.
Era convinto che peggio di quella donna seccante che si ritrovava nel suo letto e che si trasformava in una bambina rompiscatole al primo raffreddore ne esistevano poche, al mondo.
Davvero fortunato, lui, ad averla conosciuta.
Sì…
Adesso però, l’unica cosa da fare era farla guarire il prima possibile, anche solo per riavere il possesso del suo amato letto. E lei fuori dalla sua infantile e troppo femminile camera.
Sospirò, aprendo la porta.
“Shikamaru…” lo richiamò però lei. “Ho tanto caldo… Non è che mi compreresti un gelato?” chiese con gli occhioni lucidi e una vocina timida e implorante che non le era affatto propria. E il ragazzo non riuscì a resistere. Ancora.
“D’accordo. Torno subito. Tu però cerca di dormire, eh!”
“Al cioccolato e con tanta panna sopra?” chiese speranzosa, mentre il suo tono ritrovava un po’ della sua fierezza.
“Mpf. D’accordo, come vuoi. Vado.”
“E con la granella di nocciole!” ordinò, mentre l’altro spariva dietro la porta con uno sbuffo esasperato.
Perché febbre o non febbre, Temari riusciva sempre a rigirarsi la situazione, e lui, come voleva lei. Non che poi a Shikamaru desse tanto fastidio, bastava saperlo e l’abitudine ormai era già fatta.
O forse ci era nato, con questa particolare predisposizione al martirio, perché sembrava proprio che se la fosse cercata con tutto se stesso. Con tutte le ragazze che c’erano, proprio quella… Non si riusciva a capire nemmeno da solo. Ma che gli importava? Bastava che pensasse al suo sorriso per sentirsi più leggero.
E ora, anche se stava correndo verso il primo chiosco di gelati aperto in pieno inverno, anche se avrebbe dimenticato la granella di nocciole, anche se Temari gliela avrebbe fatta pagare più tardi, infuriandosi per quel dettaglio mancante, non riusciva davvero a pensare ad altro.  


Fine


Note: se anche il prossimo fandom che seguirò avrà il day nel mese di giugno, urlo XD
Ok, passiamo al capitolo. Il fatto che la mela fosse rossa era un puro caso, il fatto che lei è bionda e lui moro è un puro caso, il fatto che uno dei due è a letto malato è un puro caso. Ok, sono banale. Episodio 51 di FMA, c’è un vago riferimento alla scena della mela ^^"
L'idea di Shikamaru che non sa sbucciare nemmeno una mela l'ho copiata dalle abili capacità di una mia amica :P Eh, già, c'è ancora gente che non ne è capace... *fishietta e fugge*


Ringrazio di cuore:
valy88 (alla fine il secondo capitolo… è qui! No, non ci credevo nemmeno io XD)
Saffo
bambi88 (no, gli anni più spesso non li compio, fosse per me avrei un compleanno quinquennale)
Lely1441
Fly_92 (compiamo gli anni lo stesso giorno *-* che figata! XD)
Rinalamiseriosa
Lily_90
Amaranth93
kalahary
Gloria7
Per aver commentato il primo capitolo di questa raccolta (_ _)


E grazie a tutte per aver partecipato allo ShikaTema day *-* ora ho veramente tanto da leggere!
E sono contenta che le mosche nere non si siano estinte ^^ Siamo un bel gruppetto!
Mi aggiungo all'OMN anche io!
   
 
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