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Autore: StewyT    02/12/2017    2 recensioni
1625 Inghilterra: Carlo I vuole ottenere la supremazia su tutte le terre in territorio Inglese, ma Robert Lightwood, Re di Scozia non accetterà mai di cedere a quello che si dichiara unico vero re del Regno Unito con un’unica religione, e l'unica possibilità che gli resta è il Re Magnuspossessore del più grande esercito conosciuto al mondo, a cui promette la mano di sua figlia Isabelle.
Magnus Bane, il più ricco possidente terriero conosciuto al mondo, regna nelle calde isole indonesiane e in Scozia non ci metterebbe mai piede se non fosse che tempo prima, lì ci ha lasciato la donna che credeva di amare: Camille Belcourt.
Arrivato in Scozia, però, tutto quello che Magnus aveva in mente scompare con un soffio di vento dagli occhi blu e i capelli neri. Magnus, infatti, allettato all’idea di conoscere Isabelle, viene totalmente colpito da Alexander, fratello maggiore di quest’ultima, e timido ragazzo dal carattere forte chiuso in sé stesso.
Riuscirà la magia che scorre nelle vene di Magnus ad avvolgere il cuore freddo e cinico di Alec e a salvare Isabelle da un matrimonio obbligato? L'amore, in fondo, è in grado di compiere grandi magie.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Do you walk in the valley of Kings?

Ci aveva riflettuto a lungo prima di accettare la proposta di quell’uomo.
Conosceva Robert Lightwood da ben quindici anni, ormai, e lo disprezzava sempre allo stesso modo sebbene non fosse più il principe di Scozia ma il Grande e solo Re di Scozia accompagnato dalla sua bellissima quanto fredda moglie Maryse. Ancora non riusciva a capire come quei due potessero stare assieme e fingere di amarsi da così tanti anni. Ad ogni modo la sua antipatia nei confronti di Re Robert non derivava dall’antipatia per la regina, né tantomeno per quella verso i due figli - che all’epoca in cui era stato nel ricco castello dei Lightwood avevano poco meno di dieci anni ciascuno – che neanche ricordava esistessero; quell’antipatia veniva da un luogo molto più profondo.
Quindici anni prima, quando pressappoco ventenne aveva seguito Re Asmodeo, suo padre, in quelle verdi e desolate lande scozzesi, Robert Lightwood era sposato da ben dieci anni eppure intratteneva già smoderate relazioni con altre donne, tra cui Camille Belcourt. La donna di cui Magnus si era innamorato. La donna con cui Robert aveva complottato alle sue spalle. La donna da cui era stato salvato grazie all’intervento di Jocelyn, migliore amica della allora principessa Lightwood, incinta ormai da più di otto mesi di quella che sarebbe diventata la sua intelligente e caparbia consigliera, Clary. Era stata Jocelyn con i suoi occhi verdi pieni di lacrime e i capelli rossi come il sangue che le macchiava l’elegante abito verde, a pregarlo di portare via quella bambina appena nata, di farla crescere in un mondo che non fosse sporco e corrotto come quello in cui aveva vissuto lei; di tenerla il più lontano possibile da suo padre Valentine, traditore della patria, e di farla crescere con sani principi e valori. E Magnus così aveva fatto. Aveva portato la neonata e vivace bambina con sé, nascondendola tra le braccia di una serva, e una volta morto il padre l’aveva cresciuta come se fosse stata sua figlia per poi diventarle amico. L’unica vera amica che avesse mai avuto a parte sua madre.
E in quel momento, mentre veniva sballonzolato da una parte all’altra della carrozza e il freddo pungente di quel maledetto posto già oltrepassava gli strati di pura seta che lo rivestivano, si stava domandando perché allora, ci fosse tornato.
Si era ripromesso che non lo avrebbe mai fatto. Allora perché ci stava tornando?
Forse per cercare Camille e sposarla, avverando finalmente il sogno di quando aveva vent’anni?
Sorrise da solo, scuotendo la testa contrariato; ovviamente non era quella la risposta.
Non era mai stato un ragazzo ingenuo, neanche a vent’anni, e non si sarebbe certo fatto distruggere nuovamente la vita da quella maledetta quanto bella donna solo per un sentimento chiamato amore, diventato ormai così traslucido da potersi considerare dissolto!
Certo, se si fosse ritrovato l’ammaliante bionda nuda avanti agli occhi, con quei suoi setosi capelli d’oro, quegli occhi tanto chiari da sconvolgergli i pensieri, il seno prosperoso e sodo a richiamare tutti i suoi vecchi pensieri, forse sarebbe andato oltre uno sguardo ed un sorriso ammaliante, ma non ci sarebbe mai più stato qualcosa che andasse al di là del fattore fisico tra lui e la Belcourt.
Se lo era giurato e quella volta avrebbe rispettato il suo giuramento.
“Come ti senti?” gli chiese Clary, al che distolse lo sguardo dalle proprie scarpe dorate e lo portò in quello verde della ragazza; avanti a quegli occhi lucidi non riuscì a fare altro che sorridere. La ragazza aveva solo quindici anni eppure era così cresciuta, così consapevole del mondo, così uguale a sua madre.
“Come uno che sta per conoscere la sua futura sposa” rispose lui, ridacchiando.
Sapeva che non avrebbe sposato Isabelle Sophie Lightwood solo perché in un certo senso glielo stava ordinando Re Robert; lui, Re Magnus, non gli doveva niente. Era pura curiosità la sua. Si stava chiedendo, dal momento in cui l’ambasciatore scozzese gli aveva riportato la proposta del Lightwood, come fosse fatta quella ragazzina che a stento ricordava. Aveva gli stessi occhi blu e profondi di suo padre?  E la stessa chioma nera e lucente con l’incarnato bianco come porcellana di sua madre? 
E il carattere timido ma forte che ricercava in tutti i suoi amanti?
In quel caso ci avrebbe seriamente pensato su un attimo prima di rispondere con un secco “no” e ritornarsene nelle sue calde e magiche terre.
Clary al suo fianco rise e circondò un dito con un ricciolo della sua lunga chioma “sono curiosa” disse guardando dalla finestrella della carrozza “Mi sembra così freddo questo posto” sussurrò poggiando una mano sul vetro. Pensava che si sarebbe sentita a casa, in un certo senso, non appena sarebbero sbarcati su quelle terre. Eppure non era stato affatto così, anzi. Casa sua era la corte di Magnus, doveva riconoscerlo.
Eppure voleva cercare sua madre, doveva farlo. Doveva conoscere le proprie origini sebbene alla fine sarebbe tornata con Magnus tra l’oro e il caldo dell’Indonesia. Ma doveva prima sapere quel nome che tanto gelosamente Magnus custodiva. Aveva persino provato ad estorcerglielo dalla bocca facendolo ubriacare o peggio ancora facendogli inalare le sue erbe preferite, ma nulla di quello era mai servito: tutto quello che era uscito dalle labbra del suo Re era stato un “Non posso dirtelo, me l’ha fatto giurare” e poche cose per Magnus erano serie e sacre quanto i giuramenti fatti ad amici cari e sua madre era un’amica cara.
Sapeva poche cose di lei: che Magnus le era estremamente grato, che le somigliava molto, che era stata la migliore amica della regina, che aveva vissuto a corte per tutta la sua vita e che era morta dandola alla luce.
“Oh Biscottino” rise Magnus “Queste lande sono davvero fredde; ma si trova sempre qualcuno che riscalda alla grande. Come riscaldano gli scozzesi, nessuno” le fece un occhiolino e rise, seguito a ruota da lei, che tutto pensava tranne che a qualcuno che potesse riscaldarla, ma la mente di Magnus volava e girava sempre e solo attorno ad affascinanti ragazzi e ragazze. Come faceva a non stancarsi mai?
Finalmente gli occhi verdi dell’uomo ricaddero sulla finestrella della carrozza e si fecero trasportare tra il verde e l’azzurro del mare e il grigio del cielo che si univano in un’unica macchia indistinta tra i colori degli abiti di Camille, nella sua mente; aveva amato così profondamente quella donna e lei lo aveva mandato in pezzi con così tanta nonchalance! Non la amava più, eppure era così maledettamente curioso di sapere che fine avesse fatto.
Avanti ai suoi occhi l’enorme castello grigio diventava sempre più grande, così come il disgusto che lo divorava; perché dovevano avere dei posti così alti, trascurati, grigi e tristi?
Gli mancava già la sua corte con le mura bianche ricoperte di piante rampicanti e guglie d’oro, i suoi giardini colorati da tulipani rossi e arancio, le sue ancelle allegre rivestite di ogni colore riconosciuto.
Gli venne da piangere quando la carrozza si fermò e tutto quello che riuscì a vedere fu un’enorme distesa di prato verde che circondava un castello composto da alte torri con poche finestre, ed immaginò già quella che sarebbe diventata la sua vita se avesse accettato di sposare la dolce e sensibile Isabelle.
Sentì nitrire i cavalli e poi un uomo interamente vestito di blu gli aprì la porta e fece un inchino togliendosi il cappello – anch’esso blu- con una piuma alta in cima, e poi si fece da parte per farlo passare; Magnus chiuse gli occhi, prese un grande respiro e quando l’aria fresca e pulita di quel posto gli entrò nei polmoni al posto dell’aria calda e speziata di casa sua, si ricordò che poteva farcela: era forte.
Scese quindi dalla carrozza e poi si girò, dando una mano a Clary che scese a sua volta, guardandosi quasi meravigliata di vedere tanto verde e tanto vuoto in un unico posto.
L’uomo vestito di blu gli indicò un piccolo ponticello e gli disse che una volta arrivati lì avrebbero trovato la famiglia regale ad aspettarli. Magnus non vedeva l’ora. Era talmente eccitato all’idea di rivedere Robert Lightwood che piuttosto avrebbe preferito rifare la strada a ritroso e gettarsi di sua spontanea volontà nei mari ghiacciati della Scozia. Invece lo seguì, prendendo sotto braccio Clary, con le gambe che tremavano ad entrambi, e le mani già più fredde, proprio come i loro cuori.
Ad aspettarli nel grande giardino, seduti su eleganti poltrone di vimini – anche esse grigie! Era tutto così dannatamente verde e azzurro e grigio in quel maledetto posto- c’erano cinque adulti ed un bambino; l’ambasciatore si avvicinò all’allegra famigliola, si inchinò e li annunciò, dopodiché fece un altro inchino verso la famiglia regale e poi una verso loro due. Clary si inchinò leggermente, Magnus gli sorrise freddo.
Prese un altro grande respiro e finalmente volse lo sguardo verso le cinque persone  e il bambino seduti al tavolo. Il primo ad alzarsi fu Re Robert, seguito poi da sua moglie, da un meravigliosamente attraente uomo dagli scuri capelli neri, la chiara pelle bianca distesa su due rosee gote e dei profondi occhi blu – odiava l’azzurro, ma non c’era nulla di più bello di un bel paio di occhi blu o azzurri adornati con meravigliosi e lucenti capelli neri – e poi fu la volta dell’unica ragazza seduta al tavolo e quindi la sensuale – e tutt’altro timida- Isabelle Sophie Lightwood, sua promessa sposa, seguita dall’unico ragazzo biondo della famiglia che fece un inchino verso Clary, e per ultimo toccò al piccolo bambino dagli enormi occhi blu simili al fratello più grande.
Magnus si avvicinò a Robert, distogliendo finalmente l’attenzione dal ragazzo dagli occhi blu che lo fissava a sua volta, e gli allungò una mano. “È un piacere averti qui, Re Magnus” esordì quello, ma entrambi sapevano che era tutt’altro che un piacere. Né tantomeno un “Per me è un onore, Re Robet” cosa altrettanto falsa e frivola che gli uscì dalle labbra. Dopodiché fu il turno di inchinarsi e baciare la mano di Maryse Lightwood; era invecchiata eppure era sempre semplicemente bella con quei due occhi blu ad illuminare un viso altrimenti troppo chiari, e la crocchia di capelli neri raccolti per metà.
Quando i saluti furono fatti fu il turno di presentare a Magnus la famiglia regale e quello fu un vero piacere; non tanto per la ragazza e il ragazzo biondo, ma per quella meraviglia con le guance rosse che lo fissava da quando era arrivato.
“Loro sono i miei figli” esordì Robert, indicando prima Isabelle come era giusto che fosse “Lei è Isabelle Lightwood” disse, con un sorriso sulle labbra.
Magnus la guardò e restò incantato dalla sua bellezza; era davvero uguale a sua madre quando era più giovane, sebbene avesse ereditato qualche tratto meno gentile come le labbra più pronunciate, dal viso del padre e avesse degli enormi occhi neri al posto di quelli profondi e blu della madre.
“Incantato, Principessa Isabelle” disse Magnus inchinandosi per baciarle poi la mano, dopodiché risollevò lo sguardo nel suo e ci lesse tanto divertimento ed un pizzico di malizia, ma anche paura e desolazione.
“Piacere mio, Re Magnus” rispose lei, piegando le labbra colorate di rosso su un sorriso bianco ed elegante ma per nulla timido come lo aveva immaginato.
“Avrete tempo per conoscervi poi” si intromise Robert “Suppongo che Re Magnus sia stanco quindi potresti accompagnarlo a vedere le sue stanze!” sorrise leggermente alla figlia che si fece avanti, ma Magnus non prese la sua mano, restando al suo posto “Sono stanco ma non abbastanza da rimandare le presentazioni” sorrise sarcasticamente e allungò una mano verso il ragazzo dagli occhi blu, dannatamente curioso di conoscere la sua voce ed il suo nome. Quello lo guardò dritto negli occhi e fece scorrere poi lo sguardo lungo tutta la sua figura a partire dagli occhi per poi scendere sulle labbra, sul petto elegantemente rivestito da una tunica d’oro intarsiata con ghirigori rossi, e poi sui pantaloni abbastanza aderenti da rendere visibile la mascolinità dell’uomo che sorrise immaginando le mani di quel ragazzo al posto dei suoi occhi; gli sarebbe piaciuto essere percorso da quelle mani grandi che aveva sciolte lungo i fianchi, o ancora meglio di quella lingua che stava passando sul labbro inferiore. Avrebbe preferito essere accompagnato da lui in camera piuttosto che da Isabelle, in effetti. Sebbene Isabelle fosse bellissima. Quel ragazzo aveva qualcosa che lo stregava e gli faceva pensare che si sarebbe piegato per avverare qualsiasi sua volontà.
“Alexander Gideon Lightwood” grugnì suo padre, al che il ragazzo dagli occhi blu di cui aveva appena conosciuto il nome, batté le palpebre un paio di volte e poi allungò una mano verso la sua – sebbene darsi la mano non era un’usanza così amata lì in Scozia- e balbettò qualcosa come “Benvenuto” che alle orecchie di Magnus suonò come un ‘sono meglio nudo’. Ma era ovviamente colpa della sua mente perversa che già stava calcolando l’angolazione migliore per riuscire a baciare quelle labbra naturalmente rosse e torturate da quei denti bianchi come il latte che affiorarono quando Alexander fece un mezzo sorriso imbarazzato.
Fu quando Magnus gli sorrise ed Alexander assunse tutte le colorazioni di rosso conosciute al momento che Magnus capì che la ragazza che aveva immaginato di trovare, con grandi occhi blu, lucenti capelli neri, pelle bianca e gote rosse, dal carattere forte nascosto dietro un velo di timidezza, non era altro che un ragazzo: Alexander Gideon Lightwood gli aveva appena rapito il cuore.
Era appena arrivato in quella desolata landa eppure aveva già trovato qualcuno che gli avrebbe riscaldato e protetto il cuore dal freddo gelido che rivestiva quelle colline verdi.
Quel momento sembrò durare all’eterno; la mano di quel giovane principe era così grande ma così morbida e gentile da fargli immaginare quanto sarebbe stato bello essere sfiorato con quelle dita lunghe e flessuose, e dovette metterci tutto sé stesso per staccare la mano dalla sua quando il ragazzo biondo tossì leggermente e si inchinò verso Clary presentandosi come Jace Lightwood seguito dal bambino più piccolo che sorrise alla rossa e poi a lui – ma il suo sguardo era ancora rapito dagli occhi blu del fratello maggiore -  presentandosi come Max Lightwood.
Quando allontanò lo sguardo dal suo sentì il peso del mondo sulle proprie spalle e improvvisamente si sentì stanco e spossato e fu invaso dall’idea di sdraiarsi sul letto e dichiarare il suo amore per il principe Alexander con le parole migliori che avesse mai usato in vita sua, conscio del fatto che Clary, stesa al suo fianco, lo avrebbe preso in giro fino a farlo morire dal ridere. Sì, era proprio quello che ci voleva.
Tossì leggermente guardando con distrazione il biondo che sorrideva sornione e poggiò lo sguardo sul suo bel principe, non curandosi minimamente del sorrisetto divertito sulle labbra della promessa sposa e il cipiglio infastidito sul viso di Robert e Maryse Lightwood.
“Credo di essere davvero stanco” disse con voce profondamente roca che fece arrossire ancora di più le guance del bruno che aveva avanti “Mi piacerebbe visitare le mie stanze, se non è un disturbo, Re Robert” chiese con un falso sorriso gentile, allungando già un braccio verso Clary e l’altro verso Isabelle che però non lo prese “Re Magnus, spero che non sia un problema se mi ritiro anche io non le mie stanze” socchiuse gli occhi “Non mi sento molto bene e non mi sembrerebbe giusto annoiarvi lungo il percorso” girò il viso verso suo fratello e a Magnus venne leggermente da ridere, capendo esattamente dove Isabelle voleva andare a parare. Quella donna era un diavolo e già la adorava: sarebbero diventati ottimi amici.
Robert la guardò con disappunto e Maryse scosse la testa come per maledirsi per non essere riuscita ad educare la figlia nell’arte di essere una buona promessa sposa, eppure la ragazza dalle grosse labbra rosse non fece una piega, anzi, ritornò a sorridere verso Magnus e Clary ed indicò Alexander, stringendo una mano a Magnus “Alec ti dispiacerebbe accompagnare il Re alle sue camere? Tu conosci la storia del castello molto meglio di me e sicuramente in questo momento sarai una compagnia migliore di me”.
Alec, così lo aveva chiamato, che fino a quel momento era rimasto con le braccia stese lungo i fianchi e gli occhi in quelli di Magnus, arrossì ma annuì irrigidendosi tutto e anche quello fece sorridere il Re che si sentì tutt’altro che offeso dalla proposta di Isabelle.
“Buon riposo, allora, mia dolce Isabelle” sussurrò con voce melliflua Magnus abbassandosi a baciarle la mano “Spero di rivederla a cena” le sorrise e guardò i genitori “Grazie per il meraviglioso benvenuto”.
Restò fermo ed in silenzio fino a quando Alec non si ricordò di doverlo accompagnare, quindi con un leggero colpo di tosse si diresse avanti al Re per fargli strada, seguito dal biondo che aveva dichiarato un
“Io accompagnerò la signorina Clarissa, se non è un problema” seguito da un sorriso di Magnus e due enormi schiocche rosse su viso di Clary. Così i quattro si allontanarono diretti verso le loro rispettive camere.
 
Il castello era enorme, solo per seguire il percorso che li avrebbe portati dentro impiegarono circa cinque minuti e non era neanche chissà quanto piacevole camminare sotto quel cielo grigio, circondati da quel verde spiccante e quel vento gelido; camminare al fianco del Principe però era tutt’altro che sgradevole.
Lo guardò attentamente mentre gli camminava un paio di passi dietro e si congratulò con sé stesso per gli ottimi gusti. Era leggermente più basso di lui, ma quell’ atteggiamento regale che lo portava ad avere petto in fuori e pancia in dentro lo faceva sembrare ancora più statuario ed imponente; le spalle larghe rivestite da quel tessuto blu che faceva risaltare la sua pelle e i suoi splendenti occhi, gli facevano venire un mucchio di idee su quanto sarebbe stato fantastico strappare via quella camiciola bianca che si intravedeva oltre la pesante giacca. Per non parlare dei pantaloni aderenti che mostravano alla perfezione un sedere sodo e rotondo che andava a stimolare le sue più perverse fantasie.
Ad un certo punto quando il bruno si fermò di colpo e si girò, si ritrovò esattamente tra le sue braccia; troppo distratto dal suo fisico statuario, infatti, non si era accorto di quel brusco cambio di rotta e dunque aveva rischiato di cadere ma il suo prode cavaliere lo aveva salvato!
Alec gli sostenne le braccia per qualche secondo, con le guance in fiamme e le mani rigide, poi ad un tratto lo lasciò andare come se si fosse bruciato e distolse lo sguardo dal suo.
“Attenzione, Re Magnus” fu tutto quello che disse prima di girarsi dal lato opposto e ritornare a guardare avanti. “Non vorrei farmi male proprio durante questo interessantissimo giro di perlustrazione” sorrise lui, guardandosi attorno.
Il principe Alexander non parve rilassarsi, ma si schiarì la voce e prese a parlare, incantando Magnus con quel suo tono delicato ma la voce leggermente roca; si chiese come sarebbe stata quella voce durante un orgasmo. Sorrise al solo pensiero di vederlo godere. Poi però si maledisse mentalmente e tornò a seguire le parole che uscivano veloci dalle labbra del giovane.
“Si narra che attorno al 580 St.Columba, il monaco irlandese che per primo diffuse il cristianesimo tra i Pitti e che fondò il monastero sull’Isola di Iona, stesse viaggiando alla volta di Inverness per recarsi al castello di Bridei, figlio di Maelchon, un Re dei Pitti. Mentre passava nei pressi del Glen Urquhart a Loch Ness, venne urgentemente chiamato nella residenza di un anziano nobiluomo Pitto di nome Emchath, che era in punto di morte e desiderava essere battezzato. Columba non si limitò a battezzare solo Emchath, ma anche tutta la sua famiglia e benedì tutti i suoi possedimenti.” Parlava, parlava, parlava, senza mai prendersi una pausa.
Magnus rivide in quell’elegante uomo il ragazzino che poteva essere una volta: sempre ligio alle regole, attento a non disturbare nessuno, dedito allo studio. Sempre più convinto dell’idea di non piacersi.
Alec gli dava quell’impressione: sembrava non piacersi affatto, crogiolarsi nell’ombra dei fratelli, nel silenzio dell’ignoto e delle bugie.
Chissà se fingeva anche di provare interesse per le donne. O se aveva mai manifestato interesse per qualcuno. O se quelle dolci labbra erano mai state violate da quelle di qualcun altro.
“Mi- mi dispiace essere noioso” si interruppe ad un certo punto il giovane, notando che lo sguardo di Magnus faceva tutt’altro che soffermarsi sui dettagli che gli indicava o sulla storia che gli raccontava.
“Non sei- non è affatto noioso principe Lightwood. La sua voce mi sta facendo galleggiare tra le acque del lago di loch-ness, tra le antiche pareti di questa fortezza, sul dorso dei cavalli che un tempo hanno portato qui il Santo…” si interruppe, sconfitto dal fatto che non lo stava ascoltando affatto e in quel modo glielo stava dimostrando. Alec però sorrise leggermente “Columba” disse, abbassando lo sguardo sul pavimento di pietra illuminato da torce disposte qui e lì, ad intervalli regolari, tra i soldati che restavano immobili nelle loro armature lucenti. “Conosce il mostro di Loch-Ness, Re Magnus?”.
Magnus distolse lo sguardo dalle figure dei soldati e lo guardò, sorridendo.
“Non ho mai avuto il piacere, o forse dovrei dire il dispiacere, di vederlo dal vivo” rispose, camminando più lentamente. Voleva che quel viaggio durasse in eterno.
“Beh alcune testimonianze dichiarano che fu proprio ai tempi di Columba che iniziò a essere avvistato il mostro di Loch Ness!” rise, divertito e a Magnus brillarono gli occhi: quel sorriso era delizioso.
Luminoso e caldo, elegante ma maledettamente sexy.
“Mi scuso per il mio entusiasmo” disse rosso in viso “Mi interessa tanto la leggenda del mostro, in venticinque anni di vita non sono ancora stato capace di vederlo” rise leggermente e poi scosse la testa.
“Oh Alexander non si scusi. E sorrida! Ha un sorriso bellissimo” gli sorrise a sua volta e decise di non distogliere lo sguardo dalla sua bellissima figura che si fermava, lo guardava un attimo e poi velocemente allontanava lo sguardo prendendo a camminare più velocemente.
“Quando Columba raggiunse la riva del fiume, vide che stavano seppellendo un pover’uomo; i seppellitori dissero che, mentre stava nuotando, l’uomo venne preso e selvaggiamente morso da una bestia acquatica Mentre tutti inorridivano, Columba alzò le mani e ordinò alla bestia “Non toccare l’uomo; Vattene, e in fretta!”. Ovviamente, il mostro obbedì al monaco e l’uomo fu salvo.” Raccontò il giovane imitando persino la voce di quel Columba che non aveva mai sentito nominare prima. Certo che ne sapeva davvero tanto!
Alec si fermò, questa volta rallentando per dargli un preavviso.
“Siamo arrivati alla vostra camera, Re Magnus” disse girandosi verso una imponente porta di legno con rifiniture in oro. Quell’oro non sarebbe mai stato bello e lucente come quello del suo palazzo, mai.
Il re si dispiacque non poco di essere già arrivato; gli sarebbe piaciuto stare ancora per qualche istante in compagnia del principe.
“È un peccato” disse, guardandolo “È stato molto interessante sentire la sua spiegazione, ma non mi ha ancora raccontato di tutte le battaglie che si sono svolte in questo castello, di tutti i matrimoni e le feste…” Alec boccheggiò, e sorrise leggermente “Potrei- potrei raccontarle di più, Re Magnus” quelle guanciotte rosse erano quanto di più bello avesse mai visto “Con piacere” rispose lui.
“Ma ora sicuramente vorrà riposare, quindi potremmo riprendere in un altro momento”.
Oh, tutto quello che voleva era essere seguito da lui in camera, ma non lo disse; era troppo presto, non voleva farlo scappare. Quindi sorrise e annuì “Grazie, Principe” disse vedendolo allontanare verso camera sua. Doveva scoprire dove fosse. E non vedeva l’ora di rincontrarlo a cena.
Contava i minuti che lo separavano dal loro prossimo incontro.
 
La camera era grande, regale, elegante e confortevole, ma non era camera sua – con quel bellissimo balcone in marmo che dava sul mare in lontananza ed un enorme giardino fiorito a pochi metri di distanza; quelle tende dorate di velo a nascondere leggermente il panorama, tutti i doppi cuscini sparsi sull’enorme letto alto e comodo. Ah gli mancava già il suo letto -.
Si guardò attorno e prima ancora di cercare di capire come fosse fatta la camera indirizzò lo sguardo verso i due grandi bauli che si era portato dietro; era un Re, doveva pur sempre avere le sue pretese.
Quando fu tranquillo di non aver perso i suoi averi lungo il mare, fece un giro su sé stesso e posò gli occhi sul pavimento di pietra uguale a quella delle pareti illuminate da più torce attaccate al muro e una grande ruota luminosa sotto il soffitto, anch’esso di pietra grigia levigata. Al posto del suo balcone di marmo c’era una grande finestra alta con un balcone in comune con altre camere – quella di Clary, forse? -.
Non uscì dalla finestra ma vi si avvicinò per guardare il panorama e quasi restò senza fiato; quel posto era orribile con tutto quell’azzurro e quel verde, ma in quel momento, con il cielo scuro e la luna che si rifletteva nel lago attorno il castello, era quanto di più bello esistesse. A parte Alexander. Lui era meglio.
Si avvicinò al letto e vi ci sedette, constatando che gli scozzesi dormivano su letti alti e morbidi quasi quanto il suo, quindi sollevato decise di andare a fare un bel bagno caldo; si spogliò velocemente e decise cosa avrebbe indossato per cena: un completo verde acceso che avrebbe fatto giustizia ai suoi occhi verde dorati, con un grosso scollo sul petto che avrebbe –forse- fatto arrossire Alec. E non voleva altro.
Si avvicinò alla vasca di marmo al centro della camera, con i suoi piedini dorati a forma di leone, la riempì con l’acqua ancora bollente contenuta nelle brocche d’oro – non avendo assolutamente voglia di chiamare qualche servo per farsi aiutare- e così lentamente ci si immerse, lasciandosi andare ai suoi pensieri e al divertimento che girava attorno ad un solo argomento: la sua nuova ossessione per il bel tenebroso principe.
 
Clary, in un bellissimo vestito verde con delle foglie intarsiate in azzurro sui bordi della gonna e in vita, bussò alla porta di camera sua e Magnus rise ritrovandosela avanti in un vestito così tanto simile al suo, così simile a quello che aveva sua madre quindici anni prima quando gliel’aveva affidata. Le scendeva morbido lungo le curve poco delineate, rendendola ancora più elegante e dolce. Non era ancora una donna come sua madre, forse, ma era sul punto di diventarlo.
“Biscottino” si chiuse la porta della camera alle spalle “Così tutti crederanno che vestiamo tutti sempre dello stesso colore in Indonesia” Clary rise e gli strinse una mano “O che tutti abbiamo tanto buon gusto” gli fece un occhiolino e prese un grande respiro, concentrandosi sulle pareti, il pavimento, il volto degli uomini in armatura: tutto quello era stato già vissuto da sua madre. Aveva già camminato lei tra quelle pareti, aveva già calpestato quei pavimenti, visto quegli uomini, mangiato nella sala in cui stavano per entrare, dormito in quei letti, forse persino nel suo stesso letto. Stava vivendo lì dove aveva vissuto lei, eppure non sapeva neanche quale fosse il suo nome. Doveva scoprirlo a tutti i costi, o avrebbe dimenticato chi era.
Magnus le strinse la mano leggermente e prese a guardarla attentamente “Cosa c’è che non va?” le chiese, rallentando. Lei scosse la testa, come se non ci fosse stato nulla, ma Magnus la conosceva, quindi cercò di distrarla. “Come è andata la visita guidata col biondino? La mia visita è stata molto interessante” le fece un occhiolino e lei rise “Gli hai già fatto vedere quanto sei depravato?” chiese, dandogli una spintarella.
“Oh no, ho lasciato parlare solo lui. Anche se non ha parlato di altro che di questo maledetto castello. E il biondo?” chiese, nuovamente.
“Jace è… particolare” fu tutto quello che disse, dopodichè Magnus la prese sotto braccio e assieme fecero il loro regale ingresso nella grande sala da pranzo, senza neanche avvisare gli ambasciatori del loro arrivo.
Magnus spinse la porta di legno ed oro che divideva il corridoio dalla sala e portandosi dentro Clary vi entrò, sculettando a destra e sinistra, con un enorme sorriso sulle labbra e gli occhi puntati verso il centro delle sue attenzioni: Alexander Lightwood, già seduto al suo posto, lo guardava a bocca aperta.
Re Magnus scrutò il viso di tutti i presenti prima di sedersi lì dove Re Robert gli stava indicando: all’altro capo del tavolo, a buona distanza da lui e buona vicinanza ad Alexander; con Clary seduta alla sua sinistra, Isabelle alla sua destra ed Alec esattamente al fianco della sorella.
Isabelle, con le labbra colorate di un vinaccio scuro, nel suo bel vestito nero con i ricami rossi e un bellissimo ciondolo di cristallo rosso che le pendeva sulla scollatura, mettendo ben in evidenza il seno prorompente, gli sorrise e lui ricambiò, baciandole la mano.
“Site bellissima, mia principessa” si complimentò prima di sedersi al suo posto e tornare a guardare Alexander che lo guardava sua volta, chiuso nel suo mutismo.
Robert batté le mani due volte e uno stormo di uomini vestiti con degli stupidi pantaloncini a sbuffo con delle orrende calzamaglie bianche come la camicia che indossavano sotto un gilet dello stesso vomitevole colore dei pantaloncini, si avvicinò con le mani ricolme di piatti d’argento pieno di cibo fino all’orlo;
 Magnus odiava persino il cibo di quel posto. Dovette farsi forza per mangiare e non vomitare.
Dovette farsi forza anche per non alzarsi e dichiarare di essere stanco, per quanto era poco di compagnia quel gruppo disomogeneo di persone sedute al tavolo. C’era Alexander da guardare, ed era assolutamente una bella visione, ma ad un certo punto persino la sua perversa fantasia si arrestava se il bel principe che aveva avanti non faceva che guardarlo di tanto in tanto, quando distoglieva lo sguardo, per finire a non rivolgergli per nulla la parola.
Mai serata era stata così noiosa; se non fosse stata per Clary ed Isabelle che ogni tanto gli rivolgevano la parola con qualche battutina, si sarebbe volentieri alzato e gettato dalla finestra nel lago ghiacciato; magari avrebbe avuto la fortuna di incontrare il misterioso mostro ed essere divorato.
La cena stava grazie a Dio per volgere al termine e lui non aveva fatto altro che guardarsi attorno, quindi aveva ben notato il modo in cui Jace Lightwood guardava e parlava con Clary: così vicino, con quel sorriso ebete e quegli occhi luminosi. La stessa espressione che avrebbe voluto vedere sul viso di Alec il muto.
Aveva notato anche il petto di Isabelle sollevarsi un po’ di più quando al tavolo si avvicinava uno dei ragazzi vestiti di oro che a differenza degli altri non aveva i capelli raccolti con qualche colla strana, ma dei favolosi riccioli ribelli, e due grandi occhi che si soffermavano un po’ troppo a lungo sulla sua figura.
“A quanto pare qualcuno di molto biondo e molto carino sembra interessato a qualcuna molto rossa e carina” ridacchiò, sussurrando a Clary che arrossì di colpo.
“Oh parli proprio tu!” sussurrò lei a sua volta “Tu che non togli occhi da occhi blu!”.
Magnus rise, facendo il finto offeso “Suvvia, non puoi farmi passare per un pedofilo! Non guarderei mai Max! È solo un bambino!”.
Clary lo guardò di traverso e poi gli diede uno schiaffo sul braccio “Sai a chi mi riferivo” sbuffò, pulendosi poi le labbra. “E comunque il tuo bel principe azzurro non sembra molto interessato. Non fa che guardarti stranito” girò il coltello nella piaga, sorridendo maligna.
“Tu dici? Per me quello è desiderio” rise facendole un occhiolino prima di alzarsi in piedi.
“Se mi scusate sono estremamente stanco, ho bisogno di ritirarmi” disse ad alta voce prima di inchinarsi avanti ad Isabelle, baciarle la mano e sorriderle “Buonanotte, mia Isabelle” le sussurrò all’orecchio “E buonanotte anche a lei, Principe Alexander” gli fece un occhiolino, che lo fece arrossire, dopodiché salutò Robert e Maryse con un cenno del capo e si avviò verso la porta di legno ed oro che fu aperta per lui dal ragazzo che aveva gironzolato per tutta la sera attorno ad Isabelle.
Si fermò per qualche secondo fuori la porta, cercando di lasciare tutta la tensione nervosa in quel posto; odiava portarsela dietro in camera, rischiava di non riuscire a dormire. Dopodiché si avviò verso la camera.
Il problema di quei castelli maledetti era fondamentalmente la loro grandezza: erano labirinti.
Ogni parte uguale a sé stessa e Magnus ogni volta finiva per perdersi nell’intrico di corridoio, tra le luci soffuse, la luna che si vedeva a malapena dalle strette finestre nei corridoi, e gli omoni con le loro grandi spade fissi ad osservarlo. Quando sentì dei passi dietro di lui accelerò il passo: era un uomo coraggioso, ma non aveva voglia di combattere o fare altro, voleva solo andare a letto, dunque non voleva rischiare di cadere in spiacevoli incontri, ma dopo po’ sentì i passi diventare più veloci e riconobbe la voce che lo chiamò.
“Re Magnus!” diceva calma e lenta, sebbene roca come nel pomeriggio. Alexander.
Sorrise tra sé e sé, voltandosi “Principe Alexander” gli sorrise “Noto con piacere che ha riavuto la sua adorabile voce” Alec lo affiancò, con le guance rosse.
“Come?” chiese, titubante, al che Magnus scosse la testa.
“Credevo di averla deluso in qualche modo, mio Principe” sussurrò “Non mi ha rivolto parola per tutta la sera!”.
Alec sorrise leggermente “Non sono uno che parla molto” disse facendo spallucce “Non mi ha deluso, anzi..” sorrise ancora “Sono felice di aver capito che le è piaciuta la mia spiegazione sul castello” era imbarazzato da morire, la sua voce tremava e non stava dicendo davvero qualcosa di sensato.
Magnus aveva perso la testa. Gli si sarebbe voluto fiondare tra le braccia e baciarlo fino a far diventare quelle adorabili labbra rosse e gonfie.
“Mi è corso dietro solo perché voleva spiegarmi altro del castello?” scherzò “Perché al momento..” non avrebbe rifiutato del tempo con lui, non di certo, ma non aveva intenzione di passare del tempo ad ascoltare le sue storielle sul castello. Era stanco. Voleva dormire. O fare l’amore con lui.
Era stanco per qualsiasi altra attività.
“In realtà…” Alec rise, parve divertito. “Stavo semplicemente tornando nelle mie camere” disse indicando la il corridoio. “Oh, andate nella mia direzione?” chiese Magnus compiaciuto. Lo avrebbe incontrato molto spesso.
“Avente notato il balcone in comune con un’altra camera?” domandò, titubante. Magnus annuì col sorriso pronto. Oh, avrebbero fatto scintille loro due.
“Beh l’altra camera è la mia” fu tutto quello che disse, cadendo poi nel silenzio più assoluto mentre il Re già iniziava a pensare dei modi per sorprenderlo nei momenti più assurdi e vederlo nelle situazioni più strane.
Magari mentre dormiva, o mentre faceva il bagno, o mentre studiava qualche leggenda su quel vecchio castello.
Quella sì che era stata una gran bella notizia.
“Molto bene” sorrise il Re “Allora domani mattina forse ci incontreremo osservando l’alba” disse, arrivato alla sua porta. Avrebbe voluto concludere la serata con un’altra frase più simile a ‘domattina ci sveglieremo guardando l’alba assieme e rifaremo ancora una volta l’amore’. Ma non era il caso.
Lo avrebbe ucciso dicendogli quelle parole, ne era certo. Doveva andarci piano con Alexander.
“Io…” Fece per dire il bruno ma poi si bloccò “Buona notte Re Magnus” disse invece proseguendo verso il corridoio. Magnus sorrise guardandogli il sedere. Oh, sarebbe stata una notte fantastica nei suoi sogni.


Spazio autrice.
Ebbene, quando ho sospeso Lost in Memories vi avevo detto che stavo lavorando ad un nuovo progetto e questo è il progetto che ha assorbito la mia mente fino alle 19.35! Ho appena finito di scrivere questa nuova storia quindi ho deciso di postarla!
Come ho già detto è già finita quindi - ammesso che vi piaccia - posterò quasi regolarmente un capitolo a settimana.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

StewyT~
 
  
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