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Autore: dreamlikeview    03/12/2017    4 recensioni
Cosa succede, quando improvvisamente sette anni della tua vita svaniscono? Cosa succede quando dimentichi la persona che ami? Gli incidenti possono accadere, ma l'amore può sopravvivere?
[Destiel, human!AU, mini-long]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: La storia è scritta senza alcun fine di lucro, io non ci guadagno assolutamente nulla (al massimo ci perdo la faccia); niente di tutto ciò è finalizzato a offendere in alcun modo i personaggi (perché dovrei, se li amo uno ad uno?) e non mi appartengono in alcun modo (ma desidero un Castiel o un Dean o un Sam tutto mio, ma dettagli).

Avviso: Le mie competenze mediche si limitano alla visione di Grey's Anatomy e Doctor House, e un po' di wikipedia. Ho cercato di essere più precisa possibile, e ho fatto molte ricerche, ma non si può mai sapere, potrei aver sbagliato qualcosa, consideratela una licenza poetica in quel caso.
______

7 anni dopo: Total eclipse of the heart.

 
Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart
 
Dean tornò a casa presto quel giorno, era davvero stanco, aveva un mal di testa tremendo e si sentiva davvero distrutto, al lavoro era stata una giornata molto pesante, non aveva mai riparato tante auto come quel giorno, sembrava che a tutti le auto avessero dato problemi nella sua zona; non che gli dispiacesse, amava il suo lavoro e riparava auto fin dai suoi quindici anni, ma era stato davvero sfiancante quel giorno. Casa sua era piccola, ma accogliente, e non poteva evitarsi di sorridere in modo dolce, una volta entrato dentro. Conviveva da quattro anni con il suo compagno, Castiel, erano andati a vivere insieme dopo tre anni di relazione, perché da quel giorno, dal giorno che Cas si era dichiarato e aveva detto di volere una cosa seria e ufficiale, e Dean gli aveva risposto di sì, non si erano mai lasciati – anche se più di una volta avevano preso delle pause di riflessione, soprattutto quando avevano deciso di andare a vivere insieme, perché ormai Sam, che all’epoca stava per laurearsi, non ne poteva più di sopportarli atteggiarsi a coppietta ogni volta che li incrociava, e di certo Cas non poteva portare Dean troppo spesso a casa dei suoi genitori, sarebbe stato davvero imbarazzante, anche se i suoi suoceri lo adoravano e si preoccupavano costantemente che lui e Cas avessero tutto ciò di cui necessitavano. Erano stati tempi difficili quelli, ma poi tutto era andato per il meglio e, dopo diverse discussioni e giornate trascorse senza vedersi, avevano fatto i bagagli ed erano andati a vivere insieme. Ogni giorno sembrava il primo, anche se convivevano da quattro anni, erano sempre più innamorati l’uno dell’altro. Dean non avrebbe mai immaginato di trovare una persona così, una persona a cui poteva raccontare tutto, senza la paura di essere giudicato, una persona che lo completava e lo faceva sentire al sicuro. Cas si era laureato, qualche mese prima di trasferirsi nella casa nuova, e dopo un anno, aveva trovato lavoro come insegnante di spagnolo in una scuola media. Dean aveva continuato invece a fare il meccanico e ad aiutare Sammy con le sue spese, fino al giorno della sua laurea, avvenuta circa due anni prima. Sam si era laureato da quasi due anni, e già aveva lavorato in diversi ospedali, come tirocinante, e successivamente come specializzando in neurochirurgia. Era davvero fiero di lui, ce l’aveva fatta nonostante gli ostacoli che aveva posto loro padre. Dean era felice, davvero tanto, e con Cas aveva trovato una dimensione perfetta di serenità e di complicità. Era strano sentirsi così con una persona, ma aveva imparato a convivere con le sensazioni sconvolgenti che il suo compagno gli faceva provare.
Dean, ho una riunione con i colleghi, rientro tardi, non aspettarmi, ok? Ti amo, a dopo” – fu il messaggio che ricevette da lui, sbuffò leggendolo e ignorò il magone che lo prese da dentro. Non sopportava le riunioni di Castiel, finivano sempre troppo tardi, c’era quello spaventapasseri che ci provava costantemente con lui, che lo faceva sentire geloso e, inoltre, lui andava in carenza d’affetto – davvero, si era scoperto un amante delle coccole e del contatto fisico, e non lo era prima di Cas, ma ci conviveva ormai – sbuffò e si convinse mentalmente che avrebbe aspettato il suo compagno stravaccato sul divano con una pizza surgelata, una birra e del sano zapping televisivo – avrebbe guardato volentieri gli episodi che gli mancavano della nuova stagione di Stranger Things, ma Cas lo avrebbe visto come un vero e proprio tradimento se l’avesse guardata senza di lui. Da quando avevano fatto l’abbonamento a Netflix, solo per provare, erano diventati dipendenti dalle serie tv, e Dean si diceva che era una questione genetica, era colpa di Sam se era diventato così, tra di loro il nerd era sempre stato il più piccolo.
Qualche ora dopo la porta di casa si aprì, Dean era davvero sul divano, una lattina di birra vuota e un piatto con degli avanzi di pizza surgelata giacevano sul tavolino di fronte al divano, era quasi appisolato, stava guardando una partita di baseball, ma non era molto avvincente, e inoltre era un po’ preoccupato per Cas, perché alle dieci di sera non era ancora tornato, e sì, sapeva che probabilmente era andato a cena da qualche parte con i suoi colleghi, ma non lo aveva nemmeno avvisato. E lui era sempre stato un tipo un po’apprensivo, non eccessivamente, il tanto giusto.
«Ciao Dean» lo salutò a bassa voce «Dormi?» domandò raggiungendolo, stampandogli un bacio sulla guancia.
«No» grugnì lui, mettendosi dritto «Ti aspettavo» disse, con mezzo sorriso sul volto «Mi sei mancato».
«Anche tu» disse sedendosi accanto a lui e allacciandogli le braccia attorno al collo «Mi dispiace, davvero» gli sussurrò ad un centimetro dal volto «Ma è stato per una buona causa» mormorò.
«Sì, quel bellimbusto di Balthazar ti ha invitato di nuovo a cena?» domandò con il tono leggermente irritato, geloso.
«Sì, come sempre, ma non ho accettato» rispose «In realtà, non avevo alcuna riunione oggi» confessò.
«Mi hai mentito?» domandò, ormai del tutto ripreso, con gli occhi spalancati e una pessima sensazione che gli saliva dal fondo dello stomaco. Cosa? Perché Cas gli aveva mentito? Perché era sparito tutto il giorno? Con chi era stato? Perché non gli aveva detto niente? Dove era stato fino a quell’ora? Perché glielo diceva solo in quel momento?
«Una bugia a fin di bene» rispose con il sorriso sulle labbra «Ero con Sam» gli disse immediatamente, per rassicurarlo. Ma Dean era in modalità paranoia, e già stava pensando a Castiel e suo fratello che correvano felici verso il tramonto e mettevano su famiglia, compravano una casa più bella e grande di quella che avevano loro e acquistavano anche un gatto. Cas aveva sempre desiderato un gatto, ma Dean aveva quella stupida allergia al pelo dei gatti, e non aveva potuto realizzare il suo desiderio. Forse era per questo che Cas lo aveva tradito con Sam?
«Perché con lui?» chiese con un filo di voce.
«Perché ti conosce meglio di chiunque altro, ed era l’unico che poteva aiutarmi» rispose con sincerità «Dean, posso sentire il rumore dei tuoi pensieri fin da qui. E no, non penso che io e Sam scapperemo insieme, non siamo compatibili, io amo te» gli disse ridacchiando «Sam doveva aiutarmi a decidere una cosa importante. Per me e te, Dean» precisò «Ero così agitato che mi ha offerto da bere, per farmi rilassare, tutto qui» disse leggermente agitato «Non ha funzionato molto, a dire la verità, ma… se non lo faccio ora, potrei pentirmi» spiegò, guardandolo negli occhi.
Dean batté le palpebre qualche istante, senza capire. Cas lo amava ancora allora? Perché si sentiva così strano in quel momento? Come se la gola fosse troppo secca e qualcosa bloccasse le sue vie aeree?  
«Stiamo insieme da sette anni, e sono tantissimi. Sei la persona con cui ho avuto la relazione più lunga, ma ho capito che eri l’uomo perfetto per me, quando alla mia laurea, mi guardavi con quello sguardo carico d’amore e di orgoglio, e ho capito che volevo essere guardato così per sempre» confessò, inginocchiandosi di fronte a lui «Non siamo la classica coppia romantica, noi ci prendiamo in giro su tutto, e preferiamo rimanere a casa a guardare Netflix invece di andare in ristoranti al lume di candela. E io ti amo, Dean, ti amo esattamente così come sei, e non cambierei niente di te» Dean sentiva il cuore che stava per esplodere nel suo petto, le parole di Cas lo rendevano, se possibile, ancora più felice, il suo stomaco aveva iniziato a fare delle strane capriole e sentiva una sensazione del tutto nuova, mai provata prima «Amo le tue lentiggini, che sono più evidenti quando sei in imbarazzo e arrossisci, amo il modo in cui ti mordi le labbra quando sei nervoso, amo il tuo essere stonato e voler cantare ugualmente a squarciagola sotto la doccia o al karaoke, amo il fatto che ci sei sempre quando ho bisogno di te, amo il tuo sorriso accennato, perché tu devi essere un uomo tutto d’un pezzo e non sia mai che un uomo tutto d’un pezzo mostri una piccola emozione, amo quelle piccole rughette che si formano vicino ai tuoi occhi quando raramente sorridi, amo il fatto che a farti sorridere sia io» disse, facendo sprofondare Dean in uno stato davvero pietoso, se avesse pianto, non sarebbe stata di certo colpa sua, ma di qualche moscerino che era entrato nei suoi occhi, forse più che un moscerino, doveva essere un elefante, a detta sua, perché sentiva di star per scoppiare in lacrime come un bambino «Amo svegliarmi tutte le mattine accanto a te, e sentirti russare, amo il fatto che tu non riesca ad andare in moto senza il tuo caffè mattutino, amo il tuo essere ritardatario, amo il tuo modo di commentare in modo ironico ogni cosa che guardiamo, non potrei più farne a meno» disse ancora, e una lacrima sfuggì agli occhi di Dean, il quale stava perdendo qualunque capacità motoria «Odierei vivere senza di te e il tuo essere un po’ rude, ma contemporaneamente la persona più adorabile del mondo» continuò e Dean era sicuro che se avesse continuato così, si sarebbe sciolto come neve al sole «Se tu vuoi, vorrei trascorrere tutta la vita con te, ufficialmente» gli disse, con il sorriso sulle labbra, e gli occhi leggermente lucidi, anche Dean era nelle stesse condizioni, ma ancora non capiva cosa stesse accadendo esattamente «Dean Winchester, mi vuoi sposare?» gli chiese alla fine, porgendogli un piccolo anello d’argento. Dean dovette deglutire diverse volte, prima di riuscire a spiccicare una parola che avesse un senso. Quando si rese conto di non essere affatto in grado di rispondere, semplicemente si sporse verso la bocca del suo compagno – futuro marito – e lo baciò con dolcezza, sorridendo contro le sue labbra. Santo cielo, forse quello era il paradiso. E Cas non ebbe bisogno di altre risposte, per rendersi conto che quello, in effetti, era un .
 
Sebbene fosse felice come non lo era mai stato prima, Dean si sentiva fiacco, era da un po’ di tempo che soffriva di forti emicranie che stavano peggiorando, a cui, nelle ultime settimane, si erano aggiunti dei fastidiosi vuoti di memoria, a volte dimenticava persino cosa aveva fatto un minuto prima e ripeteva azioni già fatte nel corso della giornata. Non sapeva cosa volesse dire, e quelle emicranie non andavano via, se all’inizio con le aspirine si affievolivano, adesso non bastavano, a volte erano così forti da costringerlo a fermarsi e a mettersi seduto o addirittura a letto. Sapeva che fossero causate dal troppo stress, il lavoro, una casa da portare avanti, l’organizzazione del matrimonio… lui e Cas volevano sposarsi in un parco, ma a quanto pareva per farlo, ci voleva un secolo, era appena il mese di marzo, e avevano avuto la disponibilità per la location per il 18 settembre, era davvero tantissimo tempo. Era sempre più irritato e infastidito dalla cosa, perché per fare una semplice cerimonia con pochi invitati, doveva aspettare così tanto tempo? Lui e Cas erano d’accordo, volevano festeggiare solo con i parenti più stretti e pochi amici, non sarebbero arrivati a cento invitati, allora perché era difficile e dovevano aspettare tanto? Cas gli diceva sempre che fosse troppo nervoso, di calmarsi un po’, perché non c’era fretta, potevano organizzare tutto con calma e bene, senza stressarsi eccessivamente. Un altro motivo di stress era suo padre, con cui aveva mantenuto un rapporto abbastanza civile, anche dopo il divorzio, che continuava a dirgli che le sue scelte erano pessime, che sposare un uomo non lo avrebbe portato da nessuna parte, che il matrimonio in generale era una fregatura, che lui ne era uscito ferito e con un evidente problema d’alcool. Sua madre invece aveva insistito per avere sia lui che Cas a cena e parlarne insieme, perché voleva essere presente durante i preparativi della festa. Come se tutto quello non fosse stato sufficiente, la madre di Castiel aveva avuto da ridire su ogni decisione presa e l’avevano dovuta coinvolgere. Lei e Mary litigavano sempre su questa o l’altra cosa, e Dean non ne poteva più, si sentiva così sotto pressione e stressato che sentiva di star per impazzire, soprattutto per quei terribili mal di testa, che non accennavano ad andare via. Sam gli aveva consigliato di riposare un po’ e rallentare, ma ovviamente Dean non aveva potuto, perché, maledizione, tutto era contro di lui.
«Dean?» lo chiamò Cas sorridendo, allacciandosi una camicia bianca «Sei pronto?»
«Per cosa?» chiese Dean, confuso.
«Per accompagnarmi alla festa della scuola» gli rispose il compagno «Ricordi? La rimpatriata con i vecchi amici di scuola? Avevi promesso che saresti venuto con me, stavolta» gli ricordò. Dean lo guardò ancora più confuso. Un altro vuoto di memoria, quando era successa una cosa del genere? Non molto tempo prima, altrimenti lo avrebbe ricordato. Che diavolo gli stava succedendo?
«No, Cas, lo avevo dimenticato… arrivo subito» disse alzandosi dal divano. Castiel sospirò, ovviamente, Dean lo aveva dimenticato, perché lui dimenticava sempre le cose importanti, o che non gli interessavano. Non disse niente solo per non litigare, sapeva che nell’ultimo periodo il suo compagno fosse un po’ agitato per via dei preparativi, e a causa delle loro madri insistenti che non volevano affatto rallentare e smettere di pressare entrambi con le loro stupide idee e litigi, lo capiva, davvero, era stressato anche lui, dopotutto. Dean voleva una cosa semplice, loro volevano strafare, e anche Cas era in disaccordo con entrambe. Il biondo lo raggiunse in pochi istanti, vestito in modo impeccabile, con un completo che lo fasciava davvero bene, quello che Cas gli aveva preparato sul letto, e l’espressione rammaricata. Cas si rese conto che non fosse stato volontario il suo dimenticare l’evento e gli si avvicinò per sistemargli la cravatta – ogni scusa era buona per poter avere del contatto fisico con lui – poi gli stampò un leggero bacio sulla guancia, per rassicurarlo del fatto che non fosse affatto arrabbiato con lui. Come poteva, dopotutto, arrabbiarsi con lui, quando lo guardava con quello sguardo da cucciolo bastonato e l’espressione molto rammaricata? Era semplicemente impossibile anche solo tenergli il broncio.
«Perdonami, Cas» gli disse a bassa voce «Ultimamente, ho… questi vuoti di memoria assurdi, come dei post-sbronza, ma sono certo di non toccare alcool da settimane ormai» gli disse. Era la prima volta che esternava questo suo malessere, non si sentiva se stesso e odiava vedere Cas deluso da lui. Non avrebbe mai voluto fargli del male in alcun modo.
«Non importa» gli disse, lisciandogli le maniche della giacca «So che sei stressato ultimamente…»
«Già, molto» sbuffò, leggermente «Ma non importa, stasera ci divertiamo e ci rilassiamo, okay?»
«Sono d’accordo» rispose sorridendo, allungandosi verso di lui per lasciargli un bacio sulle labbra «Stai bene?»
«Ho solo questo fastidioso mal di testa che non mi lascia mai in pace» sospirò «Sopravvivrò, fammi strada». Castiel gli prese gentilmente la mano e lo condusse verso l’auto. Dean ebbe per un momento un giramento di testa e dovette reggersi alle spalle del suo fidanzato per non cadere. Castiel lo guardò allarmato, ma lui evitò di proferire alcuna parola. Non sapeva cosa gli stesse succedendo e non voleva far preoccupare troppo Cas, che si stava comunque già allarmando. Dean permise a Cas di guidare la sua auto, e fu in quel momento che il moro si rese conto che qualcosa davvero non andasse, perché Dean non gli aveva mai permesso in sette anni di guidare la sua preziosa auto, doveva sentirsi davvero poco bene – o decisamente molto stanco – per permettere una cosa del genere.
Era una stupida riunione degli ex-studenti, le cose che Dean odiava di più al mondo, ma aveva promesso a Cas che sarebbe andato con lui e si sarebbe comportato bene, ed era esattamente ciò che aveva intenzione di fare, se tutti i presenti avessero tenuto a posto le mani.
Cas parcheggiò in modo impeccabile nel parcheggio della scuola, e si guardò intorno con aria sognante, se chiudeva gli occhi poteva immaginare lo studentello un po’ sfigato che era stato correre per quel cortile e dirigersi a lezione. Sospirò di felicità, e trascinò con sé Dean all’interno della scuola, tenendogli la mano, come gli aveva promesso. Incontrò diversi compagni di scuola con i quali scambiò qualche parola, gli presentò Dean – prendendosi la sua rivincita verso coloro che gli avevano sempre detto che non avrebbe mai trovato qualcuno con cui passare la vita. Dean bevve un paio di drink per distrarsi e smettere di badare a quegli stronzi che lo guardavano con pietà, come se stare con Cas fosse stato un qualcosa di negativo; per tutta risposta a quegli sguardi, Dean fece per avvicinarsi a Cas e baciarlo in modo plateale davanti a tutti, ma i suoi piani fallirono quando, mentre stava per raggiungere il suo compagno, una fitta tremenda alla testa lo fece arrestare immediatamente, vide tutta la stanza vorticare in modo frenetico e cadde sul pavimento della sala, mentre Cas e altre persone gli correvano incontro. «Dean!» sentì la voce del moro chiamarlo, non sapeva dove fosse, ma lo sentiva; poi vide solo gli occhi di Cas disperati cercare i suoi, poi svenne lì, tra gli invitati alla festa, davanti a Cas. «Dean!» fu l’ultima cosa che udì, prima di perdere totalmente i sensi.
 
Un fastidioso bip risuonava nelle sue orecchie, e quando aprì gli occhi si ritrovò davanti il suo fratellino con il camice da medico e lo sguardo preoccupato di chi stava vedendo una persona prossima alla morte. Che diavolo stava succedendo? Perché era in ospedale?
«Sammy?» lo chiamò stordito, quanto tempo era rimasto fuori gioco? Dov’era Cas? Avevano avuto qualche incidente?
«Ehi, Dee» lo salutò il minore sorridendo «Ci hai fatto preoccupare a morte».
«Che è successo?» chiese «Cas sta bene?»
«Dean, quello di cui dobbiamo preoccuparci sei tu, non Cas» gli spiegò il fratello «Sei svenuto nel bel mezzo della festa, e hai battuto la testa, quindi dobbiamo tenerti sotto osservazione per qualche giorno e farti delle analisi per verificare che sia tutto a posto, va bene, Dean?»
«Sei tu il dottore qua, se dici così, mi fido» brontolò sistemandosi nel letto d’ospedale «Ma vedi di sbrigarti che ho un matrimonio da organizzare» si lamentò, aveva troppe cose da fare, non poteva perdere tempo in ospedale, ma cosa era successo? Lui non ricordava assolutamente niente di quello svenimento, lui e Cas si stavano preparando per andare a un’assurda festa nella vecchia scuola di Cas, e lui lo aveva dimenticato, e poi… il vuoto. Non ricordava cosa fosse successo dopo quel momento, e più si sforzava di ricordare, più le azioni che aveva compiuto prima di svenire si allontanavano da lui, dissolvendosi come un leggero fumo. Si guardò intorno confuso, cosa ci faceva in ospedale?
«Dean?» lo chiamò Sam «Stai bene?» chiese, notando che si fosse assentato con la mente per qualche istante.
«Cosa?» chiese il maggiore «Di che parlavamo, scusa?»
«Che tu sei svenuto alla festa e hai battuto la testa, non ti ricordi?» Dean si accigliò. No, non ricordava di aver parlato con Sam, perché era in ospedale? Aveva avuto un incidente? Castiel dov’era? Stava bene? Cosa gli stava succedendo? Perché non ricordava più nulla?
«Io… Sam, non mi ricordo» disse scioccato «Non ricordo nulla…»
«Hai battuto la testa, sono cose comuni, cerca di riposare, okay? Cas sarà qui a momenti» cercò di mantenere un tono deciso e sicuro, cercando di nascondere la crescente preoccupazione per suo fratello. Si vedeva che Dean non stava bene, poteva vedere il malessere di suo fratello e sentirlo sulla propria pelle, e si sentiva impotente persino come medico, cosa poteva fare per aiutarlo? Decise che ne avrebbe parlato con un superiore, non avrebbe fatto uscire suo fratello dall’ospedale se non avessero scoperto cosa aveva, e non avessero risolto il problema.
«D’accordo» rispose il maggiore «Senti, non potresti darmi qualcosa per questo mal di testa terrificante?» chiese.
«Ti farò avere un antidolorifico» gli rispose il fratello con un sorriso comprensivo sul volto. Sam uscì dalla stanza in cui era ricoverato Dean e incontrò Cas, che era ancora lì, non era andato via, perché era troppo ansioso Non era servito molto rassicurarlo che l’altro fosse in buone mani, semplicemente voleva essere lì.
«Sam, come sta Dean?» chiese immediatamente, alzandosi e avvicinandosi a lui in fretta.
«Sta bene, Cas, è solo svenuto e ha battuto la testa, ma è sveglio ed è fastidioso come suo solito» lo rassicurò con un sorriso «Se vuoi entrare per vederlo, puoi farlo, okay?»
«Grazie Sam» lo ringraziò abbracciandolo, tirando un sospiro di sollievo. Sam ricambiò la stretta e gli diede una pacca sulla spalla, capiva perfettamente il suo stato d’animo, d’altra parte era suo fratello quello ricoverato in ospedale. Cas entrò nella stanza di Dean e lo raggiunse subito, abbracciandolo forte, senza dargli nemmeno il tempo di salutarlo, era stato orribile vederlo svenire in quel modo, non era mai successo, e si era spaventato a morte.
«Ehi, ehi Cas» lo strinse contro di sé, accarezzandogli i capelli scuri «Sto bene, ho solo battuto un po’ la testa» disse con tranquillità, senza smettere di passare le mani tra quei soffici capelli piumosi «Anche se non ricordo cosa è successo, non credo sia qualcosa di così grave da allarmarti tanto, okay?»
«Non dire assurdità» disse alzando lo sguardo in quello del suo compagno «Un attimo prima eri lì, e poi… per terra, e io… non lo so, ho chiamato Sam, il 911 non sapevo che altro fare e ti hanno portato qui…» mormorò, Dean giurò a se stesso di non averlo mai visto così abbattuto e preoccupato, santo cielo, perché lui non riusciva a ricordare cosa fosse accaduto? «… Aspetta non ricordi cosa è successo?» chiese, forse ancora più ansioso di prima «Lo hai detto a Sam? Che ha detto? Controlleranno? Dean, hai battuto la testa, potresti avere dei traumi gravi e…» il biondo alzò gli occhi al cielo e si sporse verso di lui, baciandolo piano sulle labbra, zittendolo all’istante.
«Ho già detto a Sam del vuoto di memoria, ha detto che è una cosa che capita. Va tutto bene, Cas» lo rassicurò, sorridendogli in modo dolce «Lo so che ti preoccupi per me, ma va bene. Va tutto bene. Domani mattina uscirò da qui, e potremmo tornare ad organizzare il nostro matrimonio, okay?» Cas parve calmarsi un attimo, guardando negli occhi il suo fidanzato, e gli sorrise in modo dolce, Dean aveva il superpotere di tranquillizzarlo sempre.
«Mi piace quando lo dici. Non vedo l’ora di sposarti, Dean Winchester» mormorò, baciandolo di nuovo a stampo. Dean lo strinse contro il proprio corpo. Si separarono solo diversi minuti dopo, e Cas si sedette su una seggiola accanto al biondo, tenendogli la mano destra tra le sue, stringendola con forza, e accarezzandone il dorso con i polpastrelli con delicatezza.
«Il 18 settembre mi sembra così lontano, Cas» mormorò Dean, guardando il volto del suo compagno «Non fraintendermi, voglio sposarti con ogni fibra del mio cuore, ma… questi preparativi mi stanno mandando fuori di testa» spiegò. Castiel annuì e si piegò su di lui, baciandogli la guancia.
«Sono stressato anche io. Facciamo così, domani quando esci da qui, diciamo alle nostre madri che vogliamo organizzare le cose a modo nostro, ce ne liberiamo e facciamo tutto come piace solo a noi, ci stai?» domandò.
«Speravo che lo dicessi» disse, poi afferrò la cravatta di Cas e lo tirò verso di sé, e lo baciò di nuovo, trasmettendogli con quello tutta la gratitudine che provava per la scelta che aveva appena preso. Sperava che fosse Cas a dirlo, perché se l’avesse detto lui, avrebbe fatto la parte del burbero e rude Dean Winchester, come al solito, e probabilmente avrebbero litigato perché non ti adatti mai alle situazioni, Dean. Restarono insieme, Dean raccontò a Cas dei tremendi mal di testa che lo perseguitavano da circa un paio di mesi, dei vuoti di memoria, e Cas si raccomandò di non fare l’idiota e chiedere se fosse solo causa dello stress o fosse altro; Dean tagliò corto il discorso dicendogli che ne aveva già parlato con Sam e poi chiese al suo fidanzato di prendergli qualcosa da bere, ovviamente discutere di cose del genere con Dean poteva finire solo in due modi, con un litigio pesante o con la rassegnazione da parte dell’altro.
Quando Cas tornò da lui con una bottiglia d’acqua fresca, Dean gli sorrise e gli disse che era il suo angelo, il suo modo per chiedergli scusa per essere stato intrattabile. Poi Sam, il solito uccellaccio del malaugurio, comunicò a Cas che l’orario di visite era finito, e che sarebbe potuto tornare la mattina dopo, perché adesso Dean doveva riposare, poiché nelle ore successive sarebbe stato sottoposto ad alcuni esami, e altre cose a cui Dean proprio non pensò. Non avrebbe voluto che Cas si allontanasse da lui, aveva questa strana sensazione negativa dentro e voleva solo tenere accanto a sé il suo fidanzato, che in qualche modo lo avrebbe rassicurato. Cas annuì, si abbassò su di lui e gli lasciò un bacio sulle labbra, raccomandandosi di riposare e guarire in fretta, era sottinteso che avrebbe dovuto chiedere delle emicranie e dei vuoti di memoria. Dean gli sorrise e annuì comprendendo le mute parole che gli aveva detto, indugiò qualche istante sulle sue labbra, e poi lo guardò uscire dalla stanza. Sospirò non appena richiuse la porta, la testa gli faceva un male assurdo e alcuni ricordi stavano iniziando a svanire – come il motivo per cui era lì, per cui Cas era così preoccupato per lui – non riuscì a riposare per nulla, perché la testa faceva male in un modo assurdo, e proprio non riusciva a focalizzare i ricordi delle ultime ore, più si concentrava, più essi si dissolvevano nel nulla come la nebbia.
La mattina seguente, un’infermiera andò da lui per fargli un prelievo – Dean imprecò contro di lei, perché odiava gli aghi e quello che lei stava usando era davvero enorme – Sam andò da lui per controllare i suoi parametri – e davvero non era necessario, Dean sapeva di stare bene – poi si presentò da lui un altro tizio, forse uno specializzando, e lo spostò su una sedia a rotelle, dicendogli che lo avrebbe portato a fare una tac e una risonanza magnetica al cervello, per constatare se avesse danni o traumi. Imprecò qualcosa sul suo stato di raccomandato perché fratello di uno dei medici più apprezzati dell’ospedale – Sam dopotutto era il medico più giovane che aveva fatto carriera in pochissimo tempo – e lo portò in una sala totalmente buia, lo fece sedere su una macchina e lo aiutò a distendersi. Dean immaginò di poter morire soffocato in quel tubo infernale. Lo sottoposero a decine di esami e poi lo rispedirono nella camera a lui assegnata, ordinandogli di riposare un po’; Dean odiava riposare, e si stava davvero annoiando in quell’ospedale. Sua madre andò a trovarlo nel corso della giornata, e si raccomandò di guarire presto, e lo rassicurò di non preoccuparsi, perché avrebbe pensato a tutto lei e avrebbe aiutato Castiel. Dean la ringraziò, ma davvero avrebbe fatto a meno di quell’aiuto. Suo padre gli telefonò per assicurarsi che fosse ancora vivo, e Bobby andò a trovarlo ordinandogli di prendersi dei giorni di malattia, per poter riposare e guarire. Dean alzò gli occhi al cielo, perché stava iniziando ad odiare la parola riposare, dopotutto, in ospedale non poteva fare molto. Non c’era nemmeno la TV.  Quella era una delle esperienze peggiori che avesse mai fatto; quando Sam andò da lui, per dirgli che non appena avessero avuto gli esiti degli esami, sicuramente positivi, sarebbe potuto uscire, Dean si trattenne dall’alzarsi dal letto e abbracciarlo, solo perché bloccato da un’altra terribile emicrania. Cas andò da lui in serata, si scusò per non essere andato la mattina, ma non c’era stato verso di prendere la giornata di permesso dalla scuola, gli portò la cena, il PC con dei DVD da guardare e un pacchetto di biscotti al cioccolato. Dean non avrebbe potuto amarlo più di così, davvero, lo conosceva così bene, che aveva capito di cosa avesse bisogno in quel momento per evitare la noia.
«Ti avrei portato anche dei porno» gli disse divertito «Ma sai che sono un tipo geloso, quindi sul PC ho messo anche delle mie foto sexy, spero che apprezzerai», Dean scoppiò a ridere di gusto, non si trattenne e lo tirò a sé, baciandolo con passione. Gli era mancato tutto il giorno, non avrebbe voluto altri che lui accanto, perché Cas sapeva come farlo ridere, anche quando era davvero molto preoccupato. Perché, per quanto potesse fingere di essere sicuro e tranquillo, dentro di sé stava morendo d’ansia per le risposte di quegli esami. Quando Cas andò via, promettendogli di tornare presto la mattina dopo, Dean sospirò e cercò un modo per distrarsi, fino a che, forse stanco e provato dalla giornata, non riuscì ad addormentarsi profondamente, forse anche a causa dei farmaci che gli avevano somministrato.
 
Cas era già arrivato, quando Sam, seguito da un medico dall’aria raffinata ed elegante, entrò nella stanza di Dean con l’espressione funerea di chi aveva appena ricevuto la peggiore notizia della sua vita. Dean si allarmò immediatamente, perché suo fratello aveva quella faccia? Che era successo? Qualcosa era andato storto? Perché Sam aveva quella faccia?
«Dean… lui è il dottor Fergus Crowley e…» iniziò il minore, ma venne interrotto dal dottore che era entrato con lui.
«Signor Winchester, dalle analisi e dagli esami a cui l’abbiamo sottoposta, abbiamo riscontrato una massa tumorale nel suo cervello» disse senza mezzi termini, a bruciapelo. Dean spalancò gli occhi scioccato, mentre Castiel sbiancò completamente. Cosa? Cosa significava? «I suoi vuoti di memoria sono dovuti al fatto che è situata vicino all’ippocampo» spiegò.
Dean, tuttavia, non stava più ascoltando, il flusso dei suoi pensieri si era fermato alla parola tumorale, questo significava che… «Ho… un tumore?» chiese, la mano di Cas strinse immediatamente la sua, per dargli forza in quel momento, Dean strinse a sua volta la mano del compagno, deglutendo con forza. Non riusciva a credere alle sue orecchie, non poteva credere di essere malato, non poteva credere di aver appena sentito quelle parole rivolte a se stesso, era la cosa più assurda che gli fosse capitata in tutta la vita, e se avesse voluto pensare che si trattasse di uno scherzo, l’espressione funerea di Sam, gli suggeriva che quello non era affatto uno scherzo, ma la cruda realtà.
Lui aveva un tumore, un tumore al cervello. Il mondo gli era appena crollato sulle spalle, e nemmeno riusciva a rendersene conto, era davvero assurdo. Pensava che quelle situazioni fossero solo da serie tv sui medici, tipo Grey’s Anatomy, non cose che accadevano nella vita reale, o almeno non a lui.
«Purtroppo sì, ma c’è una buona notizia, non è molto esteso, è operabile, e se lei risponde bene alle cure, potrebbe anche guarire completamente» gli spiegò di nuovo, Dean lo guardò accigliato, allora non era proprio una pessima notizia, anche se sentiva il ma aleggiare nella stanza come una spada di Damocle sulla sua testa «Tuttavia, l’intervento potrebbe avere degli effetti collaterali e lei potrebbe avere una piccola amnesia, non necessariamente permanente» spiegò ancora, Dean era senza parole e anche Cas non riusciva a trovare le parole da dire in quel momento, ad entrambi era crollato il mondo sulle spalle in meno di quindici minuti. Il dottore restò lì a spiegare i rischi e i benefici dell’intervento e le cure che avrebbe seguito Dean, poi si congedò da loro, lasciandogli il tempo di riflettere sul da farsi.
Sam, non appena il dottore uscì dalla stanza, lo raggiunse e lo abbracciò con forza, cercando di trasmettergli la forza di affrontare quella situazione. Era rimasto sconvolto anche lui quando gli avevano detto delle risposte di quegli esami, e voleva essere accanto a lui, quando gliel’avrebbero detto. Dean non riusciva a ragionare, non sapeva cosa fare, né cosa pensare. Rimase immobile quando Sam lo abbracciò, rimase immobile quando Cas cercò di riscuoterlo, non riusciva a reagire. Era malato, non stressato, per la prima volta nella sua vita si sentiva spaventato.
«Dean» lo chiamò Cas «Dean, lo supereremo, okay? Ascoltami, lo supereremo, tu sei forte, Dean».
«Ha ragione Cas, Dean» sentì la voce di suo fratello «Tu sei la persona più forte che conosca, e noi saremo qui con te». Subire l’intervento avrebbe significato perdere i ricordi, e preferiva morire con tutti i suoi ricordi, che perderli per stare bene. Scosse la testa, e scacciò entrambi, voleva restare da solo, aveva bisogno di riflettere e di digerire la notizia che aveva ricevuto. Alzò lo sguardo su di loro e scosse la testa, non voleva che assistessero ad un suo probabile crollo. Aveva bisogno di stare solo, di fare qualunque altra cosa, ma non davanti a loro, doveva stare da solo e ragionare, riflettere per non compiere azioni di cui si sarebbe potuto pentire.
«Lasciatemi solo».
«Dean, noi…» tentò Cas, ma Dean lo guardò in modo eloquente, per fargli capire di voler restare davvero da solo e non avrebbe accettato obiezioni. Era una cosa con cui doveva fare i conti lui, per quanto amasse Cas e volesse bene a Sam, aveva bisogno di stare qualche minuto – forse anche ora – da solo a riflettere su quanto accaduto.
«Siamo qui fuori se hai bisogno di noi» affermò Sam, stringendogli una spalla con forza, lasciando la stanza.
«Sono qui se hai bisogno di me, okay?» gli disse Cas, dandogli un bacio sulla guancia, prima di lasciare con l’altro la stanza. Quando si ritrovò da solo, Dean fissò davanti a sé, sperando di avere una delle sue maledette perdite di memoria, e di dimenticare ciò che aveva appena sentito. Non riusciva a credere al fatto di essere malato, lui che a malapena aveva preso qualche raffreddore in tutta la sua vita. Strinse i pugni con forza, si alzò dal letto e colpì con forza il muro accanto al letto, lo colpì più volte, scuotendo la testa, non volendo accettare ciò che gli era appena stato detto. Strinse gli occhi per non lasciare che le lacrime che stava trattenendo uscissero dai suoi occhi.  Colpì ancora il muro con forza, sentendo le nocche della mano iniziare a fargli male, non riusciva a smettere di colpire, voleva solo che ciò che aveva appena sentito svanisse dalla sua testa, dalla sua memoria. Voleva solo sfogarsi in qualche modo, ma lui doveva essere forte. In quel momento non si sentiva affatto forte, si sentiva vulnerabile, malato, strano. Colpì di nuovo il muro, e si sentì mancare nelle gambe, troppo provato e scioccato; stava per crollare sulle sue stesse ginocchia, ma si sentì afferrare per i fianchi e poi sentì la sua schiena venire a contatto con un petto caldo e accogliente.
«Dean» sussurrò Cas contro il suo orecchio «Dean, sono qui» disse, facendolo voltare verso di sé «Non sei solo, okay? Sono qui con te, andrà tutto bene».
«Cas…» mormorò stringendosi contro di lui, cercando in lui la sicurezza che non sentiva più di avere «Cas, non voglio essere malato…» disse ancora, mentre il moro lo stringeva con forza e lo sosteneva, cercando di confortarlo come poteva; quando aveva sentito i pugni di Dean infrangersi contro il muro, aveva capito di non poterlo lasciare solo in quel momento, anche se quello era stato il suo desiderio.
«Guarirai» gli sussurrò per rassicurarlo «Te lo prometto, faremo in modo che tu guarisca, Dean, okay? Il dottore ha detto che ci sono buone possibilità, fidati di me, andrà tutto bene» gli disse piano, accarezzandogli la schiena «Non ti lascerò mai solo, ti accompagnerò per tutto il percorso, lo giuro». Dean non riuscì a rispondere alle sue parole, semplicemente esplose in un pianto disperato, ancorandosi alle spalle di Castiel, del suo compagno, come unica zavorra per non finire sommerso in tutto quel caos che lo stava divorando vivo. Si sentiva in preda a uno stupido scherzo del destino, sentiva quel dolore riversarsi su di lui tutto insieme, con violenza. Lo travolgeva come un’onda travolgeva un naufrago, lo divorava come il fuoco divorava una casa durante un incendio. Castiel continuò a cullarlo e a rassicurarlo, sopprimendo contro la propria spalla tutti i suoi singhiozzi, asciugandogli le lacrime con la sua maglietta, stringendolo forte tra le sue braccia, accarezzandogli la schiena con gentilezza. Dean si sentì trasportare verso il lettino d’ospedale, ma non mosse il proprio volto dal petto dell’altro. Il dolore era troppo forte, ma tra le braccia di Castiel era meno doloroso. Sentiva le mani di Castiel accarezzarlo, e i suoi baci delicati sulle tempie, ma il vuoto che aveva dentro era insormontabile, era qualcosa di talmente forte da sopraffarlo. E sebbene ci fosse Castiel, non riusciva a contrastarlo, le lacrime che non avrebbe mai voluto versare, venivano fuori con violenza, tramite quei singhiozzi che gli stavano togliendo tutte le energie. Se non ci fosse stato Castiel a sorreggerlo, sarebbe crollato definitivamente in uno stato pietoso di sconforto, che da solo non sarebbe mai riuscito a superare. Era fortunato ad avere Cas al suo fianco.
«Ehi, io sono qui» gli disse ancora «Dean, io non ti abbandonerò» gli promise, stringendolo, quando sentì i suoi singhiozzi placarsi, poteva capire il suo stato d’animo, gli era stata appena sganciata una bomba addosso e lui non era affatto pronto a ricevere una notizia del genere – nessuno, in fondo, sarebbe stato pronto a una cosa del genere.
«Promesso?» chiese Dean alzando gli occhi verso i suoi. Cas annuì, e Dean sentì il proprio cuore più leggero. Non che dubitasse di Cas o dei suoi sentimenti, ma quella notizia aveva messo in discussione ogni cosa.
«Sì, ma ho bisogno che tu mi prometti che non ti arrenderai e che lotterai. Puoi promettermelo, Dean?»
«Te lo prometto, Cas» gli disse «Non mi arrenderò».
Poco dopo, anche Sam entrò nella stanza, senza dire una parola, si avvicinò al maggiore e lo abbracciò, promettendogli che avrebbe fatto di tutto, affinché ricevesse le cure migliori e il trattamento migliore. Dean sentì di avere una possibilità, e sentì meno il peso di quello che stava per affrontare sulle sue spalle, perché a condividerlo con lui c’erano sia suo fratello che il suo compagno, le due persone più importanti della sua vita.
 
Nei giorni seguenti, le cose si evolsero in fretta, Dean venne sottoposto ad altre analisi e il suo intervento finì in cima a quelli più urgenti. Seguì tutte le terapie impostegli dai medici prima dell’intervento, supportato da Sam, che si assicurava sempre che avesse tutto e da Cas che non lasciava mai l’ospedale, a meno che non dovesse andare al lavoro. Il giorno dell’intervento di Dean arrivò in fretta, circa un mese dopo il suo ricovero, e mentre il suo fidanzato era sotto i ferri, Castiel si ritrovò nella cappella dell’ospedale, a pregare qualunque entità fosse lassù di non portargli via la sua luce. Non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto, ma sapeva che era un’operazione delicata, che avrebbe impiegato del tempo per arrivare a termine, ma lui non ce la faceva, si sentiva perso, senza Dean. Sam lo raggiunse dopo poco, era fuori servizio, quel giorno, perché sapeva che non sarebbe riuscito a lavorare sapendo che il fratello era in quella situazione. Entrambi volevano che tutto passasse in fretta e subito, volevano rivedere Dean e vederlo stare bene di nuovo. Era assurdo come la vita potesse cambiare in un attimo, un momento prima erano felici, progettavano il matrimonio, avevano scelto la data, e stavano scegliendo le partecipazioni… e poi un momento dopo erano in ospedale, Dean era malato e doveva essere operato. Cas non aveva mai pianto davanti a lui, perché aveva dovuto essere forte per lui, per dargli tutto il sostegno di cui necessitava in quella situazione, ma quando si ritrovò da solo con Sam nella cappella, diede sfogo a ciò che stava provando in quel momento.
«Ti ho mai raccontato di quella volta in cui Dean, di nascosto, mi portò al lago?» gli chiese improvvisamente Sam, palesando la sua presenza in quel luogo di preghiera.  Cas si passò una mano sul volto per eliminare le lacrime, prima di voltarsi verso Sam, anche se l’altro aveva capito il suo stato d’animo e il suo sfogo.
«No, non credo» rispose Cas, schiarendosi la voce arrochita dai singhiozzi «Se vuoi, racconta. Magari il tempo passa più in fretta» disse tormentandosi le mani, non serviva molto pregare, in quel momento, la vita di Dean era in mano ai medici che lo stavano operando, non ad un’entità mitologica che probabilmente nemmeno era presente.
«Eravamo in vacanza, io avevo otto anni, Dean dodici, mamma e papà erano usciti, erano andati in paese a fare delle compere e ci avevano lasciati in questa casetta di montagna non troppo lontana dal lago» raccontò Sam «Io volevo davvero andare al lago, e fare il bagno, e Dean, Dean mi ci portò con la sua bici. Facemmo il bagno nel lago, Dean mi teneva a galla perché non sapevo nuotare e… e poi…» dovette fermarsi per deglutire, perché gli venne un groppo alla gola, che bloccò le sue parole, delle lente lacrime iniziarono a scendere anche dai suoi occhi «… santo cielo, mi faceva fare tutto ciò che volevo, solo perché voleva vedermi felice» spiegò con la voce spezzata «E io non sono in grado di prendermi cura di lui, dovrei essere lì e assicurarmi che stia bene, cazzo, è il mio lavoro, ma…»
«Non è colpa tua, Sam» gli disse Cas, stringendogli un braccio, in una stretta che doveva essere rassicurante «Sono certo che i tuoi colleghi stanno facendo un ottimo lavoro, e Dean uscirà presto da lì».
«Ne sono certo anche io» rispose Sam, passandosi una mano sul volto, per eliminare le lacrime «Dean è la persona più forte che conosca, è che… è che mi fa male pensare a lui lì dentro, e io sono qui impotente…»
«Andrà tutto bene, Sam, vedrai» gli disse Cas, per rassicurarlo e rassicurare anche se stesso. Non aveva mai visto Sam così abbattuto, ma poteva capirlo, suo fratello era in sala operatoria, e lui non poteva far nulla per aiutarlo, probabilmente anche lui se uno dei suoi fratelli fosse stato in una situazione del genere, sarebbe stato nel medesimo stato d’animo. Le ore passarono davvero troppo lentamente, entrambi si raccontarono aneddoti su Dean, per far passare il tempo più velocemente, Cas sapeva che Dean era un fratello maggiore esemplare, ma non avrebbe mai creduto quanto Sam stravedesse per lui, lo vedeva come una sorta d’eroe dei tempi moderni, Dean era un’ispirazione per il minore, era colui che lo aveva sempre supportato contro il volere di suo padre. Tornarono nella sala d’attesa e, dopo aver preso un caffè al distributore, attesero la fine dell’intervento chiacchierando anche con dei colleghi di Sam, per ammazzare il tempo. Quando il dottor Crowley uscì dalla sala operatoria, diverse ore dopo, e si tolse la mascherina, li guardò con aria soddisfatta e comunicò loro che l’intervento era perfettamente riuscito, che avrebbero potuto vedere Dean appena finito l’effetto dell’anestesia. Entrambi tirarono un sospiro di sollievo, sentendo un peso in meno sul cuore. Cas fu il primo ad entrare nella stanza, lo vide disteso sul lettino, ancora addormentato, con una fasciatura che prendeva tutta la sua testa, e il suo cuore si strinse, non avrebbe mai immaginato di vedere il suo Dean in quello stato, ma almeno era un passo avanti verso la guarigione. Sam lo seguì subito e si sedette accanto al fratello, attendendo il suo risveglio. Trascorsero diverse ore, prima che gli effetti dell’anestesia iniziassero a passare, e Dean a riprendere conoscenza. Quando finalmente gli occhi di Dean si aprirono di nuovo, e si guardò intorno, fissò lo sguardo sul fratello e: «Cos’è questo muso lungo?» chiese con la voce strascicata, cercando di essere spiritoso come suo solito.
«Dean? Come ti senti?» chiese subito, abbassando lo sguardo su di lui.
«Mmh… a pezzi, che succede?» chiese a bassa voce «Sembra che tu abbia appena visto un fantasma, Sammy». Sam scosse la testa e abbracciò il fratello, felice che stesse bene, e fosse abbastanza lucido.
«Ehi, ma chi è il tuo amico? Posso avere il suo numero?» chiese indicando Castiel, che alle spalle di Sam era appena rientrato nella stanza con due caffè, non sentì le parole di Dean, ma lo sguardo di Sam non prometteva niente di buono. Cosa si era perso? Si era assentato solo qualche istante, per prendere del caffè, perché sia lui che Sam erano stravolti.
«Dean, lui è Castiel» gli disse «Non ricordi?» domandò confuso. Castiel fece per avvicinarsi a Dean, ma restò congelato quando lo vide scuotere la testa, non poteva credere a ciò che stava avvenendo lì davanti ai suoi occhi, perché Sam sembrava mortificato per qualcosa? E perché Dean non lo stava neppure guardando?
«Non conosco nessun Castiel» rispose, guardando il fratello confuso «Mi spieghi che diavolo sta succedendo?»
Non appena sentì le parole di Dean, i bicchieri che aveva in mano gli caddero rovinosamente per terra. Dean non ricordava chi lui fosse, erano questi i famosi effetti collaterali? La piccola amnesia? Non credeva potesse essere reale eppure… «Ehi, amico, tutto bene?» gli chiese confuso, sentendo la domanda dell’altro, Cas scosse la testa, e non volle sentire cosa si dissero dopo, semplicemente decise di uscire dalla stanza, tenendosi una mano sullo stomaco, avrebbe solo voluto vomitare il dolore e la tensione che aveva accumulato durante quelle ore, e non aveva potuto. Ma adesso, Dean non ricordava chi era lui, e probabilmente non ricordava nemmeno un istante della loro vita insieme ed era la cosa peggiore che avesse mai provato. Mise una mano in tasca e sentì l’anello di fidanzamento tra le dita, Dean gliel’aveva dato prima di entrare in sala operatoria, e ora non avrebbe più potuto darglielo. Si sedette su una delle seggiole della sala d’attesa e si prese il volto tra le mani, scoppiando in lacrime, perché non sapeva cosa fare, come comportarsi. Dean lo aveva dimenticato, ed era come se lo avesse appena perso, lui per Dean era appena diventato un estraneo.

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Hola people!
Benritrovati con il secondo capitolo della mini-long!
Ci tengo a dire che non intendo offendere nessuno parlando di cancro, so cosa si prova ad avere persone affette da una malattia simile e il mio intento non è affatto quello di sottovalutare una cosa così grave.
Spero di non aver fatto troppe figure di merda con questo capitolo, ma è l'unico dove ci sono medici e ospedali (speriamo che Grey's Anatomy mi abbia istruito per bene...) Ebbene, ecco l'incidente, il momento in cui tutto viene sminchiato. Dean non ricorda nulla di Cas, ed erano lì lì per sposarsi, poveri piccini. Era partito bene, vero? La proposta di matrimonio, felicità e fluff ovunque... e poi, ops. Non li lascio in pace. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Stay tuned per vedere se Dean ricorderà Cas o continuerà a brancolare nel buio.
Ci si becca settimana prossima con il terzo capitolo!
   
 
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