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Autore: _Schwarz    05/12/2017    2 recensioni
Prima mia fanfiction nel mondo di Dragon Age, si basa sulla domanda che mi sono fatta mentre giocavo le origini dei nani: perché Duncan non avrebbe potuto essere ancora nelle Vie Profonde quando il nano nobile viene esiliato?
E quindi eccole, Nahir Brosca e Sereda Aeducan, due nane che stanno per insegnare agli umani come si combattono i Prole Oscura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Altri, Custode, Leliana, Zevran Arainai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In War, Victory

 

“Do not pity the dead; pity the living,
and above all those who live without love”.
~ J.K.Rowling, Harry Potter and the Deathly Hallows.
 
 


Leske l’aveva tradita: il suo più vecchio compagno, il suo salroka* l’aveva servita a Jarvia su un vassoio d’argento, come usavano dire gli umani.
Ancora non poteva crederci, doveva ringraziare Sereda se era ancora viva, perché se non ci fosse stata lei con il suo gruppo, non sarebbero usciti dai bassifondi di Dust Town: Jarvia era più che preparata per loro, tra mercenari e senza casta, oltre che ben decisa ad avere la testa di Nahir su una picca.
Ripensò alle parole di Leske, ricordando com’era, nemmeno un anno prima, correre da una parte all’altra per soddisfare quel mostro di Berath, e si rese conto che in fondo capiva cosa lo aveva spinto a tanto.
Era stato ingenuo da parte sua pensare che le cose non sarebbero cambiate, con lei dall’altra parte del soffitto, e lui qui sotto, ancora a fare il lavoro sporco per altri che potevano decidere come e quando sarebbe morto in ogni momento.
Sì, era stata proprio una povera sciocca.
A distrarla dai suoi pensieri giunse una mano dalla pelle dorata, che si poggiò delicatamente sulla sua spalla: Nahir notò i guanti in stile Dalish che la ricoprivano immediatamente – glieli aveva regalati lei quei guanti, senza sapere di quelli di sua madre – per poi vedere il viso di Zevran e sorridere mestamente.
Con la coda dell’occhio notò Sereda frugare in una pila di fogli, non sapeva cosa stesse cercando e non le importava, si limitò a prendere uno dei pugnali di Jarvia e a lanciare l’altro a Leliana, frugando anche lei qua e là, trovando oro, pietre preziose e quant’altro.
Tutta Dust Town avrebbe potuto vivere nel lusso dai ricavati di Berath prima e Jarvia poi, invece quei due si tenevano praticamente ogni centesimo, mentre lei e i suoi fratelli e sorelle senza casta crepavano per loro: quei due avevano meritato la loro morte già solo per quello, pensava vendicativa Nahir, ricordando come se fosse ieri la cella in cui Berath l’aveva chiusa e le parole con cui aveva autorizzato lo stupro di Rica.
Ma ormai sia lui che Jarvia erano morti, e non restava altro da fare se non tornare da Bhelen e Harrowmont e vedere che altro avevano in serbo per loro quei due.
«Spero che abbiamo finito, perché questa situazione inizia a darmi sui nervi» disse in quel momento Sereda, mettendo via alcune lettere, probabilmente trovate sulla scrivania di Jarvia, e tutti si limitarono ad annuire e seguirla, sperando davvero di aver finito con le “prove” per i nobili.
 
 
***
 
 
Ovviamente avevano parlato troppo presto.
«Qualcuno mi ricordi perché ho accettato di venire di nuovo qua sotto» gridò Sereda a nessuno in particolare, mentre uccideva un genlock particolarmente resistente; attaccata alle sue spalle Leliana scoccava una freccia dietro l’altra, le rune di fuoco impresse nel legno dell’arco di Marjolaine aiutavano contro i ragni e i deepstalker, ma non molto contro i darkspawn.
Sten e Oghren poco lontano da loro facevano a pezzi diversi nemici alla volta, con le loro enormi armi a due mani, mentre Alistair e Shale tenevano i nemici lontano da Morrigan e Wynne, troppo impegnate a creare gli incantesimi per potersi difendere efficacemente.
Zevran si muoveva velocemente vicino a Nahir, mentre Duster e Lady erano rimasti con i candidati delle rispettive padrone, non potendo rischiare che ingerissero il sangue dei darkspawn: li avevano curati una volta, ma non era detto che fossero immuni, e non avevano idea di come creare un antidoto, perciò avevano deciso di non rischiare.
«Quando te lo ricordi, non è che lo dici anche a me?» le rispose Nahir, infilando violentemente i suoi coltelli nei polmoni di un altro genlock, mentre Zevran ne approfittava per staccargli la testa.
Erano in dieci, c’era un Flagello in corso, il che significava che le vie profonde dovevano essere quasi vuote, eppure erano lì sotto da quasi una settimana a combattere quei mostri e di Branca avevano visto giusto l’ombra e i resti di un paio di campi.
Non fosse stato per l’insistenza di Oghren e la disperazione della loro situazione, probabilmente Sereda avrebbe ordinato di fare marcia indietro: stare troppo tempo nelle vie profonde, per chiunque non fosse un nano, non era mai una buona idea, la piaga del flagello poteva far ammalare chiunque in qualunque momento; senza contare, ovviamente, che il tutto brulicava di ragni, deepstalker e darspawn pronti a mangiarseli.
L’ultimo Hurlock cadde colpito in piena fronte da una freccia di Leliana e fu in quel momento che tutti e tre i Custodi del gruppo lo sentirono, chiaro e potente come un fulmine che colpiva la terra e la faceva tremare durante una tempesta: l’Arcidemone era lì, vicino a loro. Troppo vicino, perché non si accorgesse di loro.
E Sereda poté solo rivolgere una silenziosa preghiera alla Pietra perché li nascondesse da quel mostro.
 
 
Il quinto giorno tocca a una fanciulla sparire nel nulla.
Il sesto giorno di sognare cerchiamo, ma le sue urla son tutto ciò che sentiamo.
 
La voce era sottile, a tratti delicata, ma rimbombava comunque potente tra le mura delle Trincee dei Morti: la città che fino a poco tempo prima era il santuario di coloro che giuravano di difendere Orzammar anche dopo aver rinunciato alla vita, ora era piena di sporco, sangue e carne in putrefazione; Nahir, con i nervi a fior di pelle e i pugnali stretti tra le mani, teneva le orecchie tese, cercando di captare nel benché minimo rumore.
Non era l’unica in quello stato d’animo, tutto il gruppo camminava piano e quasi non respiravano, pur di non far rumore, e l’orribile nenia riprese, con l’orrenda verità che portava con sé.
 
Il settimo giorno lei crebbe, quando il loro vomito in bocca ebbe.
L’ottavo giorno violentata l’hanno, e noi tutti insieme li odiammo.
 
Nahir, incapace di ragionare, di connettere ciò che la voce diceva con le realtà – perché era troppo orribile da pensare, troppo terribile da concepire per essere vero – si voltò verso Sereda, certa che lei l’avrebbe rassicurata, ma l’altra nana non aveva alcun sorriso per lei questa volta, il suo volto era gelato in una maschera di sconcerto e paura e lì Nahir capì che Sereda sapeva cosa stavano per incontrare, e ne era terrorizzata.
 
Il nono giorno lei sogghignò e quelli della sua stirpe divorò.
 
«Che cosa è?» domandò Nahir, avvicinandosi a Sereda; questa si voltò verso di lei e chiese, come se non avesse compreso la domanda: «Che cosa è cosa?».
«Qualunque cosa stia venendo descritta da questa maledetta voce e non dirmi che non lo sai…!».
 
E la sua fame non è mai saziata, ora che la bestia lei è diventata.
 
Sereda impallidì vistosamente ma girò cautamente l’angolo e lì la videro: enorme, sporca di sangue e putridume, i tentacoli che si allungavano violenti in tutte le direzioni.
«Una Madre della Nidiata…» sussurrò infine la principessa esiliata, ma nessuno aveva la forza di rispondere, non dopo che Hespit aveva spiegato loro, in quella maniera orrida e cantilenante, chi era stata quel mostro, prima di essere trasformata.
 
 
***
 
 
Sereda non aveva avuto dubbi su chi scegliere tra Branka e Caridin, e sapeva che quasi tutto il gruppo concordava con lei: nel momento in cui aveva capito cosa quella pazza aveva fatto ai membri della sua casa aveva deciso che non sarebbe uscita dalle vie profonde.
E non avrebbe permesso che una simile arma come l’Incudine del Vuoto finisse nelle mani di mostri senza scrupoli come la Paragon o suo fratello Bhelen, né in quelle altrettanto incapaci di Harrowmont, sapeva cosa altrimenti sarebbe successo di ogni “nemico” che si fossero trovati davanti e non sarebbe stata lei a dare inizio a quella mattanza.
Distruggere l’incudine, nonostante le rimostranze di Morrigan era l’unica cosa davvero saggia che avessero fatto da quando avevano rimesso piede a Orzammar, e così ritornarono, con una corona forgiata da Paragon Caridin e la consapevolezza che, qualunque cosa fosse successa, ne sarebbero usciti con l’aiuto dei nani contro il Flagello.
 
Furono ricevuti per la seconda volta dall’Assemblea esattamente nello stesso modo in cui l’avevano trovata la prima volta, ossia mentre litigavano animatamente per sciocchezze di cui a nessuno in quella stanza importava davvero.
Questa volta però avevano la risposta che tutti là dentro volevano, e Sereda quasi si trovò a ghignare, quando si rese conto della situazione: nove mesi prima buona parte di quei nobili l’aveva mandata a morte, e ora pendevano dalle sue labbra mentre lei decideva il loro destino, oltre che il loro sovrano.
Com'era bizzarra la vita a volte.
«Diteci, Custodi Grigi, chi è stato scelto come nuovo Re di Orzammar?» domandò allora il cancelliere dell’assemblea.
 
«Ho pensato molto alla nostra situazione» aveva detto Nahir, la notte prima di rientrare in città, sedendosi vicino a Sereda e abbassando considerevolmente la voce.
«Se con situazione intendi il fatto che abbiamo una corona ma non un re a cui darla, ti ascolto» rispose la Aeducan.
«Nessuno dei due sarà un buon re: Bhelen è un progressista, e sicuramente porterebbe avanti Orzammar di parecchi anni, ma è anche un uomo senza scrupoli e mi chiedo se davvero ci sia qualcosa che lo interessi più della vittoria; Harrowmont non ha spina dorsale, è vecchio e debole, oltre che un tradizionalista convinto, potrebbe fare tanti danni quanti Bhelen» iniziò a spiegare la senza casta, ascoltata attentamente dalla principessa.
«E fino a qui la situazione sembra senza via d’uscita, poi però ho capito che non ci sono solo due candidati al trono di Orzammar» continuò Nahir, sorridendo.
«Hai un terzo candidato di cui io – e tutta Orzammar – non so niente?» domandò Sereda scettica.
«Sì, tu Sereda. Sereda Aeducan, figlia di Re Endrin. Sua secondogenita, in effetti, il che ti da preferenza rispetto a Bhelen» disse Nahir guardandola dritta negli occhi, e da quello sguardo Sereda capì che la senza casta non scherzava.
«Hai solo scordato che sono stata esiliata per fratricidio e che il mio nome è stato cancellato dalle memorie, il che rende la mia salita al trono vagamente complicata».
«È vero, ma se tu sconfiggessi il flagello e diventassi Paragon, nessuno potrebbe vietarti il ritorno ad Orzammar, e nemmeno il trono».
«Ne parli come se fosse semplice!».
«Lo è, e lo hai anche giurato insieme a me e Alistair, quindi a meno che tu non ti voglia rimangiare la tua parola, direi che devi darti da fare per salvare Orzammar da se stessa, altezza».
Le due nane si guardarono e si sorrisero a vicenda: il piano era pronto, ora andava solo portato a termine.
 
«Caridin ha scelto Harrowmont» disse Sereda, indicando la corona che Nahir teneva in mano.
«No, non andrà così, non lo permetterò!» urlò Bhelen, tirando fuori le armi, imitato da tanti altri membri dell’assemblea; «Attenzione, sono armati!» gridò qualcuno, ma Sereda non lo ascoltò.
Non sentì niente e nessuno, mentre si parava di fronte a suo fratello e lui le sibilò: «Perché, perché sei tornata! Che cosa vuoi?».
«Nulla, da te nulla. Arrenditi Bhelen».
«MAI!» urlò lui, lanciandosi verso di lei, e ancora una volta lei notò come lui ignorasse sempre gli avvertimenti degli altri.
“Trian gli ha detto mille volte di quella apertura sulla destra”, pensò mestamente per una frazione di secondo, per poi sfruttarla e infilare il suo pugnale nel collo del fratello.
Lo guardò dissanguarsi sul pavimento, senza preoccuparsi dei combattimenti attorno a lei, e solo quando Nahir e Leliana le si avvicinarono e le chiesero come stava parlò: «Alla fine ce l’ha fatta a farmi diventare una fratricida».
 
 
***
 
 
«Re Harrowmont ha giurato di aiutarci contro il flagello, Rica, mia madre e il piccolo Endrin vivono ancora con Casa Aeducan… Direi che abbiamo vinto» disse Nahir, mentre scendevano verso valle, per cominciare il loro viaggio verso la foresta di Brecilian, dove speravano di trovare almeno un clan Dalish.
«Non canterò vittoria fino a che non avremo ucciso l’arcidemone» le rispose Sereda, camminando vicino a lei.
«… Dimmi una cosa: come facevi a sapere cosa fosse quel mostro che abbiamo incontrato prima di trovare Branka?» domandò Nahir, guardando verso di lei.
«Ne avevo sentito parlare dai racconti dei guerrieri anziani, capita di trovare nidi a volte… Ma pensavo fosse solo un altro tipo di darkspawn, non che venissero create da… da donne».
«Però questo in effetti spiega perché ci sono così tanti tipi diversi di Darkspawn: diverse specie di madri creano diversi tipi di darkspawn».
«Spiega anche perché ci sono pochissime donne nei Custodi Grigi» si intromise nella discussione anche Alistair, «per evitare, quando scendiamo per la chiamata, che vengano catturate e trasformate in quelle cose».
«Quando verrà il momento della tua chiamata, anche se non sarà ancora arrivata la mia, scenderò con te» giurò improvvisamente Sereda a Nahir, che annuì, giurando a sua volta.
La loro vita era cominciata e sarebbe finita sotto un soffitto di pietra, ma non sarebbero morte da sole.





Note autrice:
Ce l'ho fatta, non ci speravo più!
E così l'avventura ad Orzammar è giunta alla fine, un po' mi dispiace, è probabilmente la mia parte preferita di Origins, ed è stato bello scriverla in questa storia :)
Penso che tutti sappiate che cosa è il salroka quindi eviterò di dirlo ^^
Avrei preferito scrivere "Broodmother" al posto di "madre della nidiata", ma per una volta la traduzione non mi dispiace e niente, l'ho lasciata.
Ho sempre pensato che, al contrario di tutte le altre origini, fosse probabile che il nano nobile sapesse delle/avesse visto una "madre" almeno una volta: la mia Sereda non ne ha mai vista una - anche se avessero beccato un nido, Endrin avrebbe tenuto sua figlia ben lontana da quella roba - ma ne aveva sentito parlare, probabilmente da Trian e suo cugino Piotin.

E no, le lettere alla fine non sono servite contro Bhelen, ma chissà che non vengano fuori in un altro momento.
Alla fine, dimostrando una insolita mente strategica, ad avere l'idea giusta è stata Nahir, che pensa che in effetti la scelta migliore per quel benedetto trono sia davvero Sereda: la nuova principessa, quella cambiata dalla vita in superficie. E niente, ci vediamo al prossimo capitolo!
_Schwarz
 
   
 
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